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Disclaimer
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S Sommario
Introduzione: pag. 4
Esercizio pag. 39
Conclusione pag. 45
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I Introduzione
Nel mondo del trading, da qualunque parte lo approcci, scopri molto presto due
teoremi, direi meglio due vie da imboccare e seguire per essere profittevoli.
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Sono quasi 13 anni che bazzico in questo mondo e, francamente, sto ancora
cercandoli. Per anni infatti mi sono dedicato alla via numero 1, avendo scartato a
priori la 2. Non perché sia così automatico (altrimenti, basta vedere la quantità
di pubblicità, il trading non sarebbe ancora in voga), ma perché anch’io sono tipo
da mettermi a testa bassa quando decido di fare le cose.
È cominciato tutto così: era il 2004. Un giorno, durante una lezione del master di
economia, il professore ci presenta una slide con il grafico di un indice di borsa.
E ci spiega come si può leggere il mercato e il concetto di trading. Per me è
un’autentica folgorazione. Convinco il professore a fare due lezioni aggiuntive su
quel tema (che non era previsto nel programma) convincendo, a mia volta, i
compagni di corso a partecipare alle due lezioni. Da quelle famose lezioni è
iniziato il mio lungo rapporto con il trading che ormai dura da quasi 11 anni.
Allora decido di sospendere un po’. Forse non fa per me. Qualche tempo dopo
però, come un canto di sirene all’orecchio, riprendo. Una passione è una
passione: non la puoi reprimere a lungo. Un pò come avviene quando smetti di
sciare per un periodo di tempo. Rivedi un giorno gli sci in garage e ti viene la
nostalgia di quando scendevi accarezzato dal vento in qualche pista ben
innevata.
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Un grande desiderio e, come ti dicevo, riprendo a fare trading … ed è la volta
buona. Gran trading, belle operazioni: un momento magico. Ho in mano il
pallino giusto e mi sento veramente capace. Un po’ come essere sopra il tetto del
mondo. Ma qualche tempo dopo infilo il tunnel in senso opposto. Trading
asfittico, pochi gain (operazioni che si concludono in positivo) fino all'incontro
con il famoso, leggendario, temuto e conosciuto dai più come “il cigno nero”.
Fu un colpo durissimo. Certo non cambiava il mio tenore di vita (fa parte delle 3
regole), ma il capitale psicologico (vedremo più avanti cos’è), si era dissipato. Un
po’ come accade quando l’antimateria viene a contatto con la materia: la
dissoluzione. Fu un momento davvero duro con conseguente stop delle
operazioni di trading. Mi ritrovai a riflettere a lungo e a cercare una risposta che
il solo ambito del trading non mi poteva dare.
Devi sapere che, oltre ai numerosi corsi operativi fatti con altrettanto numerosi
trader, gli anni precedenti avevo acquisito un master in economia e gestione
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Com’è possibile che ci siano periodi di grandi
performance seguiti da altri di inefficienza tali da
mettere a repentaglio il lavoro e i gain dei mesi
precedenti?
Come se non bastasse, anche i diversi corsi “motivazionali” ai quali avevo nel
frattempo partecipato non avevano dato alcun risultato stabile.
Insomma, hai presente uno di quei momenti magici in cui tutto va bene, ti
sembra di avere il controllo assoluto di tutto ciò che sta intorno a te, senti quasi
di essere "infallibile" e hai la netta sensazione di avere capito come funziona
davvero questo affascinante mestiere, con la certezza, infine, che questo stato
non finirà mai?!
È successo però che, qualche tempo dopo, questo "stato di grazia" è finito
nuovamente. E ho continuato a lavorare sì, ma ... senza infamia e senza lode.
Risultati ancora positivi ma non paragonabili a quelli di prima. Ti suona?!
Nota che, per la vergogna che provavo, non dicevo quasi mai niente agli amici e
agli amici trader. "Come va?", "abbastanza bene" rispondevo. "Nè carne, nè
pesce". E se ottenevo risultati positivi, li tenevo per me perchè temevo che solo a
parlarne sarebbero svaniti.
Hai mai avuto un'esperienza simile a questa, anche in settori diversi dal trading
dove comunque devi produrre un risultato e generare performance? Insomma
un funzionamento di tipo ondivago: periodi di risultati scarsi, che magari
finiscono con un vero e proprio tonfo, seguiti da un periodo di stop, seguiti
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successivamente da altrettanti periodi di performance straordinarie. Il punto è
questo: ci sono periodi in cui pensi di avere capito tutto e soprattutto come fare
per rimanere in quello stato, e ti svegli poi una mattina accorgendoti che tutto
invece è tornato tristemente normale (cosa che spesso ci induce a non nominare
nemmeno le cose belle che ci succedono per evitare il rischio che la situazione
intorno a noi appunto cambi repentinamente).
La cosa peggiore però è che hai la netta sensazione che tutto questo dipenda dal
caso o comunque da cause esterne, più grandi di te. Se ti succede qualcosa di
bello allora questo stato potrà ritornare. Viceversa ti succede qualcosa di brutto
o spiacevole e tutto si ferma. Capita un evento positivo e i risultati professionali
migliorano. Succede un evento negativo e ne risente tutta la tua persona,
performance comprese (leggi sempre risultati professionali).
Hai presente una barca a vela in mezzo al mare a motore spento e vele
ammainate? Dove può andare? Da nessuna parte. È semplicemente in balia delle
onde e del vento. Non c'è il minimo controllo. Può essere la barca più tecnica del
mondo, ma in queste condizioni rimane senza controllo. Puoi avere tutte le
nozioni tecniche che vuoi ma in questa situazione non gira.
Ricordi quando hai imparato ad andare in bicicletta o sugli sci? E dimmi: per
caso, quella volta che sei caduto perché hai preso una buca o una curva troppo
stretta, hai perso forse la capacità di fare lo sport che ami? No. Anche nei
momenti peggiori le conoscenze e le abilità apprese rimangono. Tu sei sempre
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tu: abilità, capacità, doti, tecnica, operatività. Solo che ci sono momenti in cui
riesci ad accedere a tutto questo potenziale, ad essere realmente chi sei, altri
momenti invece no. E intuisci, senza magari rendertene conto, che non dipende
nè dalla quantità di cose che fai, dalla quantità e qualità delle cose che conosci,
nè dalle ore che passi in più a studiare o a lavorare. In pratica non dipende dallo
sforzo "operativo" che puoi mettere in atto in questo frangente. Dipende proprio
da una cosa diversa.
Non sono più gli eventi o qualcosa di esterno a te che, facendoti stare bene,
ridandoti il sorriso, determinano le tue performance. È una condizione che
decidi tu. Quando vuoi tu.
Portarti in questo setup che è tuo, unico, definito e dal quale hai accesso a tutte
le tue potenzialità in modalità autonoma, indipendente dalle circostanze esterne
è il fine del Trader's Performance System che ho ideato dopo anni di studio.
Come ti dicevo, dai miei studi ho scoperto che esiste un modello della
performance nel trading che non ha niente a che vedere con tutto quello che
avevo sperimentato precedentemente, e non ha niente a che fare con la continua
acquisizione di sole tecniche operative.
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performance di alto livello, ho trasportato e riprogrammato questo modello
anche per i trader attraverso il Trader’s Performance System che ho appunto
ideato. Del resto i risultati che ho ottenuto con alcuni campioni italiani, e non
solo, parlano chiaro.
Il punto strategico di tutto sta nel fatto di creare una stato di equilibrio tra
“sistema percettivo e sistema associativo”: i due sistemi principali di cui
ciascuno di noi dispone ma di cui, forse, non utilizza a pieno le potenzialità. Il
loro equilibrio di funzionamento ci permette, infatti, di generare e ottenere
risultati in modo molto più rilassato.
Quando un trader raggiunge questo equilibrio, i risultati che ottiene non sono
più dovuti alla cosidetta “psicologia del trader” che pur qualche sana indicazione
ha fornito, ma ad un qualcosa che “va al di là” della sola parte mentale. Diventa
una risposta completa fornita dall’armonia dei due sistemi connessi e quindi
dalla coerenza (cioè dal grado di sincronizzazione) di tutto l’essere.
Questo è ciò che significa riconoscere ‘al volo’ un segnale o un pattern. Entrare
in posizione perché sai che quella è la direzione corretta. Non sto parlando di
esoterismo, cose magiche, intuizione sensoriale, sesto senso, e tutta questa
simpatica genìa di cose, ma di accedere a qualcosa di radicato profondamente a
livello neurologico e somatico, ed accedere a queste capacità diventa, questa
volta si, intuitivo quando sei capace di oltrepassare la parte puramente mentale
e razionale.
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Tutte le scuole che ho frequentato partono, inevitabilmente, dal considerare il
problema.
Ad esempio:
non so tenere fermi gli stop loss ---> vediamo come risolvere la cosa
Le soluzioni che vengono fornite normalmente sono di due tipi, anche se prevale
nettamente il primo dei due:
Nessuna delle due però sarà definitivamente risolutiva. Non sto dicendo che non
va imparata la parte tecnico/funzionale, anzi. Deve essere conosciuta, studiata e
ristudiata fino all’eccellenza. E non sto dicendo nemmeno che la gestione delle
emozioni sia poco importante. Il punto è che la prima (tecnica) da sola non
basta, e la seconda (gestione delle emozioni) non è quasi per nulla conosciuta.
La cosa che posso fare con te è quella di utilizzare una precisa strategia del
Trader's Performance System per portarti nella tua assetto migliore in cui
diventi consapevole di ciò che realmente succede e dal quale riesci ad utilizzare
tutte le tue risorse che già possiedi.
Cos’è il tuo assetto in cui funzioni al meglio? È proprio quello che dice la sua
stessa definizione: una particolare stato, cioè modo di essere; uno “stato
dell’essere” dal quale prendi decisioni diverse e più razionali, perfettamente
allineate al contesto in cui ti trovi; risposte che non sono più assolutistiche o
irrazionali perché non sperimenti più i veri e propri blocchi dovuti agli ostacoli e
alle difficoltà.
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Che cosa succede a questo punto? Ti potrai accorgere che, forse, non avevi
bisogno di conoscere l'ennesima tecnica o l'ennesimo trading system per
ottenere risultati, ma di accedere al tuo potenziale indipendentemente dalle
circostanze esterne.
La – struttura - è ciò che sei, come sei, le decisioni e le scelte che operi.
La – funzione - è ciò che fai, le azioni che compi che dipendono, spesso in
maniere inconscia, dalla struttura che hai in quel momento.
Per migliorare ti devi concentrare sulla tua struttura, che non vuol dire
"prendere il controllo della propria mente, caricarsi motivandosi, lavorare sulle
convinzioni e poi buttarsi a mercato”.
In pratica il trading che non performa non lo risolvi più solo con tecniche
operative specifiche, ma con un diverso "stato della tua persona" (combinazione
sincronica di uno stato fisico, emotivo e mentale) in cui “ciò che non va” non lo
percepisci. E quando questo avviene, il risultato si estende ad ogni area e ad ogni
aspetto della tua esistenza perché tutti gli stimoli che ricevi vengono ricevuti ed
elaborati come "nuove possibilità", non più come limitazioni o costrizioni. E qui
anche le leggi della meccanica quantistica (la nuova fisica che studia come
funziona ciò che ci circonda) ci fa da supporto. Di questo però ne parlo duranti i
percorsi one to one e ne tratterò in una successiva pubblicazione.
Ora ti illustrerò quelle che, dai miei studi e dalla mia esperienza, sono le 3 regole
generali che permettono la generazione di performance nel trading.
È cosa ovvia che non sono le sole, ma queste 3, se non presenti, sono già una
grossa limitazione.
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1 Regola 1
Per spiegarti meglio questa regola, ti darò ora qualche cenno di come
funzioniamo, di come funziona il nostro cervello e il nostro sistema nervoso.
Se decidi di utilizzare soldi che ti servono per la vita di tutti i giorni (leggi: ciò
che ti serve materialmente per vivere) il cervello, utilizzando uno dei suoi
sistemi, il sistema limbico, percepisce da subito una situazione di "allarme e di
pericolo" per la possibile perdita degli stessi e la conseguente impossibilità di far
fronte al sostentamento vitale.
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Questo significa che il cervello si pone da subito in uno stato di paura che non è
assolutamente adatto (cioè non progettato) per analizzare la situazione,
prendere decisioni, calcolare e progettare, quindi per fare trading in modo
sereno, ottimale e virtuoso, ma solo ed esclusivamente (si, solo esclusivamente)
per
Non ci sono altre possibilità. (per la verità ce ne sarebbe una terza: rimanere di
fatto immobile, “paralizzato dalla paura” – che tra l’altro è un’espressione
popolare che senz’altro conosci). Ma inevitabilmente prima o poi questa terza
situazione si risolve necessariamente in una delle due precedenti.
In questi frangenti di reale pericolo di vita il tempo viene percepito come “ciò
che mi rimane prima che sia finita…” e di conseguenza “quanto tempo ho per
mettermi in salvo.”
Ora nella vita quotidiana, e soprattutto nel trading, non serve essere in mezzo ad
un incendio per percepire una situazione di pericolo.
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certo della bontà della mia view e ho quindi sovrastimato lo stop-loss (che è la
massima perdita decisa a priori per l’operazione in corso), altro che situazione
di pericolo percepisco!
raddoppio di posizione
mediazione al ribasso
spostamento di stop loss
martingala senza fine
edging
acquisto di altri strumenti a copertura
e chi più ne ha più ne metta.. Con il risultato di aver sprecato una quantità
enorme di energia psicofisica fino a vere e proprie forme di trading
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compulsivo (hai presente quando davanti ai grafici compri e vendi in
continuazione senza una specifica strategia, senza un piano, ma solo perché ti
trovi li davanti e devi “recuperare” una situazione sfuggita di mano)?
Non che alcune di queste attività siano utili e funzionali in certi frangenti e
contesti, anzi, ma certamente risultano deleterie se fatte in una situazione
percepita come pericolo.
Tranquillo, è già successo più volte anche a me. Più volte infatti ho pensato che
queste cose capitassero solamente agli altri e di esserne immune. Finché non ne
ho capito il meccanismo.
Ancora. Mi risulta che i grafici che noi trader guardiamo hanno tutti sull’asse
delle ordinate il valore dello strumento che stiamo osservando, e in ascisse il
tempo. Già il tempo! E se il nostro percepire il tempo è figlio di una situazione di
pericolo può succedere che l’operazione, magari in gain questa volta, possa
venire chiusa questa volta con un timing scorretto a causa di una percezione non
funzionale al momento presente?
Si, perché la cosa interessante è che il nostro cervello non fa distinzione tra un
pericolo percepito come reale o immaginario. Se sto tradando con soldi che
“percepisco” non essere “perdibili”, anche se so perfettamente che continuo a
vivere con altre risorse che comunque ho o posso trovare, se quei soldi ripeto
sono percepiti “vitali e non perdibili” per mille motivi, il pericolo che percepisco
alla fine è per me reale. Da qui l’innesco del meccanismo di difesa che,
verosimilmente, mi porterà ad una chiusura “in emergenza” (quindi in perdita o
con un gain più limitato) della posizione.
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Quando i muscoli sono tesi, il respiro affannoso e corto, la secrezione salivare
bloccata, pensi di essere nell’assetto ideale per valutare un buon pattern o una
proficua operazione?
Tieni presente, inoltre, che la “parte” della mente che gestisce questa situazione
è in grado di elaborare circa 40 milioni di bit di informazione al secondo, mentre
la mente conscia (quella che usi per prendere appunto decisioni e fare
materialmente anche il trading) ne elabora circa 40 di bit di informazioni al
secondo. In pratica ti trovi letteralmente a “combattere contro te stesso” ma
da uno stato di emergenza e pericolo, e quindi di assoluta inibizione e cioè
“perdente” fin da subito, perché il sistema cercherà la cosa che gli interesserà di
più: salvarti dal pericolo percepito.
Ricorda inoltre che le risposte che il nostro cervello fornisce per la gestione di
una situazione di emergenza o pericolo, non sono frutto di un ragionamento
conscio, ma sono guidate da un meccanismo automatico e sono generate dal
nostro sistema limbico (parzialmente localizzato nell’amigdala). In buona
sostanza interviene una sorta di “pilota automatico” che limita fortemente la
gamma dei possibili comportamenti riducendoli appunto ai due, di fatto, che hai
appena visto che sono quelli che hanno dimostrato da sempre di garantire la
maggiore possibilità di sopravvivenza.
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Non è quindi questione di incapacità, mancanza di conoscenze, mani forti e tutta
quella processione di situazioni spiacevoli che ho spesso sentito raccontare da
tanti trader, ma l’affrontare la questione da un presupposto e da un assetto
sbagliati.
Usa quindi solamente soldi che, se persi (può succedere, certo che può
succedere perché il trading non è una scienza esatta ma probabilistica), non
cambiano in alcun modo il tuo stile e tenore di vita. Soldi che non servono
per il tuo sostentamento e quello dei tuoi cari.
È l’insieme delle risorse e delle qualità che sono esclusivamente tue, che ti
sostengono nell’affrontare le diverse situazioni che si presentano davanti a te,
nel trading e in tutti gli altri ambiti della tua vita, in modo efficace e senza
scoraggiarti o darti per vinto. Dilapidare questo patrimonio è un danno di gran
lunga più grave della perdita di un, seppur necessario, patrimonio economico
perché non è proprio così facile ricostruirlo una volta perso e non puoi fartelo
prestare, a differenza del denaro, da nessuno.
Nei miei corsi illustro molto bene da dove nasce la paura e cosa ancora può
provocare. Si perché la conosco molto bene, è stata per tanto tempo compagna
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della mia vita e del mio trading. E, se ben ci pensi, il mondo della “borsa” è il
regno della paura, del panico e delle sue innumerevoli sfumature di grigio. Ti
ricordano qualcosa le famose “bolle” che periodicamente si affacciano sui
mercati finanziari?
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2 Regola 2
Immagina di avere appena vinto ad una lotteria la più bella automobile che hai
mai sognato, con la possibilità di averla potuta personalizzare del colore che hai
voluto tu, con tutti gli accessori che da sempre hai desiderato. Hai l’auto più
bella, tecnologica, sicura, efficiente che avresti mai potuto possedere.
C’è un piccolo dettaglio: manca il libretto delle istruzioni e non hai nemmeno le
chiavi per aprirla e metterla in moto … semplicemente perché non sono previste
e non sai come farla partire.
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Alla fine, dopo le delucidazioni del caso, hai scoperto che, essendo una macchina
davvero innovativa, al posto delle normali chiavi ha un sistema di
riconoscimento digitale delle tue impronte attraverso le quali poterla aprire e
metterla in moto.
“Se vuoi funzionare, devi sapere come funzioni”. E nel trading non si fa
eccezione.
Abbiamo già incontrato, nella regola precedente, l’amigdala. È una parte del
cervello il cui compito è quello di “gestire le emozioni” , in particolar modo
l’emozione della paura. Non è molto grande e assomiglia ad una mandorla (dal
greco amygdálē che significa appunto mandorla).
Vero o no che se sei appena entrato a mercato e ti vedi una bella candelona nera
contro senti subito una sensazione particolare allo stomaco?
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Ancora nel trading, ad esempio (ed è solo un esempio), quando lo strumento che
hai appena shortato (cioè venduto perché hai visto l’ultima operazione della
giornata da fare al volo su uno swing, magari tralasciando anche le cose più
basilari come mettere lo stop perché era facile facile) comincia a salire, salire,
salire senza più fermarsi, ancora prima che tu ti sia reso conto di quello che sta
succedendo (semplicemente che hai sbagliato operazione), hai già cliccato
chiudendo l’operazione in perdita … sui massimi, per poi vederla scendere e
bruciandoti così una fetta consistente del gain della giornata. E poi rimani lì a
chiederti perché hai fatto quello che hai fatto.
In buona sostanza hai provato paura prima ancora di renderti conto di quello
che stava realmente accadendo e così hai reagito.
Se l’amigdala ha percepito un pericolo, bypassa tutti gli altri circuiti nel tentativo
comunque di salvarti. E guai se non avessimo questo circuito!
Questo sistema è li per difenderci e quindi lasciagli fare il suo importante lavoro
ma non metterti a combatterlo.
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Quali potrebbero essere ancora i pericoli percepiti nel trading?
Per esempio:
Sono già 3 giorni che chiudo in perdita, non avrò più soldi a fine mese …
Con questa operazione mi sono bruciato tutto il gain del mese scorso …
A questi pensieri poi segue: … e se non avrò abbastanza soldi non potrò fare
questo e quello e … per me è finita!
Lo so, lo so, te l’ho già detto, non fai questi pensieri a livello conscio; è il tuo
sistema limbico che fa questa associazione ancor prima che tu riesca a fermarla
a livello conscio.
Non serve avere un leone vero di fronte che ti vuole mangiare per sentirsi in
pericolo di vita, come i nostri antenati; le strutture cerebrali che gestiscono il
pericolo non sono poi così tanto cambiate da allora. La nostra società ci incalza
continuamente con situazioni che percepiamo come una questione di vita o di
morte anche se, in fondo, non lo sono.
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Alla fine, se anche fai un’operazione maldestra e perdi il 50% del tuo capitale in
una volta sola, sei ancora vivo? Puoi respirare? Puoi camminare, saltare, guidare,
parlare e volendo divertirti ancora?! Certo che si! La percepisci come un
disastro, ma tu sei ancora tu e, di te, non è cambiato proprio niente.
Uno dei modi che ho trovato più validi ed efficaci per far fronte a tutto questo,
oltre a cercare di vivere una vita sana ed equilibrata, è l’ acquisizione e la
ripetizione costante di un comportamento virtuoso.
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In altre parole conoscere, e conoscere molto bene, un qualcosa che possa essere
usato con una certa sicurezza.
Gli strumenti finanziari non sono tutti uguali. Non è la stessa cosa trattare una
coppia di valute o un indice o una commodity (materia prima). Hanno
comportamenti diversi, caratteristiche diverse. Oserei dire un’”anima” diversa.
Ebbene il nostro cervello opera secondo una precisa metodologia che già usi
tutti i giorni e tutto il giorno: la legge della gradualità e della ripetizione.
Hai mai notato che gli sportivi, gli artisti, i musicisti ripetono centinaia e
centinaia di volte al giorno i movimenti del loro esercizio, sotto gli occhi attenti
del loro coach? E come lo stesso esercizio venga poi ripetuto per giorni e giorni,
settimane intere, mesi, a volte anni fino a rasentare la perfezione?
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Ogni tanto vado a giocare a golf, che mi piace particolarmente non solo per il
fatto che posso stare all’aria aperta in posti meravigliosi, ma sopratutto perché
sono solo con me stesso. Davanti al tee (il punto di inizio del primo colpo della
buca) sei da solo con il ferro che hai scelto. Certo il coach mi ha istruito, mi ha
corretto nell’impostazione dei colpi, mi ha dato consigli, mi riprende tutt’ora, ma
alla fine quando ti trovi alla prima buca sei lì a decidere, sa solo, il tipo di tiro, la
forza, l’impatto e tutto ciò che vuoi che sia. Certo ho studiato il terreno, ho
imparato i fondamentali del golf: lo stance, lo swing; ho imparato a scegliere il
ferro adatto per il colpo che sto facendo, ma alla fine sono io. Da solo e non c’è
più nessuno che mi possa aiutare.
Avere però ripetuto lo stesso pattern più e più volte, gli stessi movimenti
centinaia di volte con una pratica costante, mi aiuta e mi facilita a trovare il
colpo migliore e più appropriato con una modalità che definirei quasi
automatica.
Così è nel trading. E’ una disciplina, oltre che una professione, dove sei da solo
davanti al grafico. Il click col mouse sul bottone buy/sell lo devi fare tu. E se hai
provato e riprovato a riconoscere il pattern d’ingresso centinaia di volte ti sarà
più facile individuarlo ed utilizzarlo con successo.
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Molti anni fa, quasi all’inizio della mia esperienza di trader, mi trovavo ad un
seminario di trading tenuto da un relatore davvero in gamba, che stimo
tantissimo, e che, a mio parere e non solo, è uno dei più capaci e saggi trader
italiani. Durante la pausa mi avvicinai molto titubante e gli feci una sola
domanda: “Mi potrebbe gentilmente dire, secondo la sua esperienza, quanti anni
ci vogliono per diventare un buon trader?” E lui senza pensarci un attimo mi
disse folgorandomi: “Almeno 5 anni”.
Non puoi pensare di piantare una quercia, innaffiarla, nutrirla e accudirla per 15
giorni e poi pretendere di vedere già una pianta fatta e finita. La devi coltivare
per molto, molto tempo. Lo so che nell’era digitale del tutto e subito, del tutto e
facile, la parola disciplina suona arrugginita e antiquata. Ma al mercato, di
questo, non interessa granché e il nostro cervello continua ad apprendere e a
ricordare nello stesso modo. Può non piacerti, ma funziona così.
Ripeti il pattern che hai studiato. Cercalo e ripetilo centinaia di volte finchè
diventerà parte di te.
Dopo aver determinato la qualità del capitale che usi, che deve essere per forza
di tipo “non necessario per la sopravvivenza” per non rischiare di operare in
situazioni percepite di “pericolo”, e dopo aver letteralmente metabolizzato
alcuni pattern o trading system, rimane da studiare il 3° elemento che
caratterizza il trading che funziona: da quale “assetto” generi la performance e
l’attenzione che ci metti.
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E questo ci porta alla regola numero 3.
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3 Regola 3
Gli imput e i segnali che ci arrivano dall’esterno sono talmente tanti e tali che il
nostro cervello andrebbe veramente in tilt se li dovesse elaborare tutti. Esiste
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pertanto questo meccanismo che ci permette di filtrare gli imput esterni
secondo alcuni criteri che abbiamo deciso, così da far arrivare alla nostra
mente conscia, cioè alla nostra attenzione, solo ciò che per noi è importante e ci
interessa realmente.
In buona sostanza prima della tua attenzione, il SAR cancellava di fatto tutte le
auto di quel colore e non te le faceva notare non perché non ci fossero, ma
semplicemente perché non ti interessavano non ritenendole importanti. Ora
invece le noti perché hai modificato “i criteri di filtro” spostando il focus.
In tanti corsi che ho fatto con altrettanti professionisti del trading ho sempre
portato a casa quella che per me, per tanto tempo, è stata un’autentica “ipnosi”:
un’attenzione spasmodica, e a volte smodata, alla “perdita” e allo stop loss.
Sto dicendo che lo stop loss non è importante? No, e ci mancherebbe. Sto solo
dicendo che una volta deciso e fissato, non ci penso proprio più! Non so
nemmeno più che esista. E francamente quando faccio un’operazione prima
decido il target, poi (se vedo che rientra nei parametri che ho fissato) decido lo
stop.
Non solo.
Mi focalizzo sull’operazione che sto facendo, sul pattern che sto scegliendo e
riconoscendo, abituando quindi il mio cervello a farmi vedere le situazioni in
cui si “manifestano” le stesse circostanze che mi interessano (e che ho cercato e
ripetuto per molto tempo e molte volte). Ho “istruito” il mio SAR a farmi vedere
solo ciò che mi interessa vedere. Vuol dire che non sbaglio mai? No. Vuol dire
solo che faccio una selezione in base a ciò che mi interessa. E questo mi aiuta
ad impostare meglio le operazioni.
Qualsiasi sia la tecnica che usi, purché dotata di senso, puoi immagazzinarla
cercandola e ripetendola centinaia di volte finchè il tuo SAR te la farà “trovare e
vedere” più facilmente.
Rimane un ultima questione. Se ti trovi per buona parte del tempo in cui fai
trading in una situazione di pericolo e paura, riuscirai a vedere e a trovare le
operazioni migliori? Difficilmente perché, come hai visto, tutto il tuo sistema è
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impegnato a “metterti in salvo”. Da un assetto, che ho definito “di blocco”, non è
possibile vedere e cogliere le opportunità.
Come faccio per riconoscere al meglio la situazione più opportuna per eseguire
l’operazione?
Cos’è?
Facciamo un esercizio.
Prova a pensare ad un successo che hai avuto, che sia solo tuo, magari recente
se possibile, prova a riviverlo fin nei suoi dettagli, prova a risentire i suoni, i
colori, le emozioni di quel momento. Porta il tuo focus su quella esperienza di
successo che hai avuto. Magari proprio un’operazione di trading
particolarmente riuscita o quello che vuoi tu.
Ora dimmi, se la tua attenzione è su un momento andato particolarmente “alla
grande” e l’hai rivissuta intensamente nei suoi particolari, come ti senti?
Ebbene, quando ti trovi in uno stato come questo, hai una diversa percezione
della realtà che ti sta intorno. Gli stessi ostacoli, o semplicemente le piccole
cose che ti danno fastidio, non le percepisci più come tali, ma anzi i tuoi sensi
sono pronti e attenti a cogliere i segnali che ti giungono per andare nella
direzione corretta.
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l’unica cosa che davvero vorresti è proprio quella di … continuare a vivere
quella situazione! (magari un bel gain, perché no).
E potresti anche vedere che forse, per esempio, dopo due operazioni andate in
gain di prima mattina, puoi anche concludere l’operatività della giornata.
Oppure che non è il caso di fare l’ultima operazione della giornata (tanto era
facile) che ti porta via il gain dell’ultimo mese. Oppure che il pattern d’ingresso
che cerchi oggi proprio non c’è.
In altre parole, cosa deve succedere nella realtà perché tu possa fare un trading
che performa? Sarai tu stesso a trovarlo.
Se porti continuamente (ecco uno dei segreti), ripeto continuamente, per più
tempo, l’attenzione sui tuoi successi e a come sei quando vivi un successo, ti
accorgerai di essere molto più lucido e acuto del solito.
Molte delle obiezioni del tipo “eh oggi le mani forti non hanno fatto prigionieri”;
“ah che difficili i mercati in questo periodo” potrebbero lasciare il posto a nuove
soluzioni e idee.
Perché da questo, e dalle azioni che senti essere necessario fare, pian piano
nasce un nuovo “senso di possibilità”. Si, anche per me è possibile, anche per te
è possibile fare trading che performa. È possibile.
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Prova a chiederti mentre sei in questo stato:
“Come posso fare un buon trading, quali tecniche, quale approccio posso usare,
quali gli ostacoli da rimuovere?”
Cioè comincia a chiederti queste cose mentre non sei sotto scacco della
sensazione di perdita, e rispondi anche abbastanza di getto.
Farti queste domande mentre non percepisci pericoli produce risposte
decisamente diverse.
Non è così ovvio. E se la risposta fosse così semplicistica, non avrei scritto
questo ebook, e probabilmente non farei quello che faccio. Ti ho proposto un
esercizio solo per farti vedere cosa succede. Il punto è che siamo tutti abituati,
praticamente da sempre, a volere le cose solo quando ne abbiamo bisogno (o
delle quali sentiamo la mancanza). Ma questo è solo il risultato di essere stati
(tutti, compreso il sottoscritto) educati a volere le cose da uno stato di blocco
(di mancanza).
Con questo esercizio, se l’hai fatto correttamente, ho voluto farti sentire che
esiste la “possibilità” di fare qualcosa e anche il successivo “impulso ad agire”.
In definitiva agire ogni singolo momento facendo quello che serve proprio in
quel momento, senza aspettare di avere raggiunto l’obiettivo per essere felice, ti
fa ottenere proprio l’obiettivo prefissato con più facilità.
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Ora puoi fare due cose:
continuare a fare come hai sempre fatto, magari cercando l’ultima tecnica,
l’ultimo trading system che ti farà guadagnare, l’ultimo pattern di qualcun
altro che comunque non sarà mai il tuo. Della serie avrò successo quando
avrò conosciuto l’ennesima tecnica.
oppure
Arriverà quindi il successivo pensiero a dirti: “Adesso che conosci questa tecnica,
dovresti aggiungere anche quest’altra perché la prima non è sufficiente a gestire
tutte le situazioni di mercato”. E così non ti senti mai pronto. Da qui ricomincia il
giro alla ricerca del successiva tecnica, in un circolo che non finisce mai.
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Il trading, come il golf, è una stupenda metafora della vita. Il trade che fai, il
colpo che parte dipende da come sei, da chi sei in quel momento. Da quale
setup lo fai. Dipende da una nuova visione della vita stessa; da come questa
funziona e come tu funzioni.
I muscoli, la memoria, la concentrazione, tutto si allinea facendo in modo che la
mente critica si metta finalmente da parte e lasci al corpo e alle emozioni
finalmente in asse, compiere il suo lavoro dall’assetto che gli è ottimale.
Tu hai sicuramente un modo diverso dal mio per ottenere risultati. Ognuno di
noi usa strategie diverse. A volte però si finisce in veri e propri “circoli viziosi”
che limitano fortemente i risultati che si potrebbero ottenere.
Qui ti ho dato alcuni flash. Dal vivo è naturalmente un lavoro più profondo,
preciso, specifico e puntuale. Una delle cose che faccio nel mio lavoro, e che farò
assieme a te se lo vorrai, è farti vedere queste aree di vera e propria resistenza,
per fartele sostituire e farti funzionare da un livello di performance fino a quel
momento, per te, sconosciuto.
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E Esercizio
Volevo, a questo punto, suggerirti un esercizio pratico da fare. Essendo un
esercizio dovrai necessariamente utilizzare un conto demo.
Per cui:
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Quando sarai arrivato a chiudere un mese di borsa in gain costante, non
guardare più il monitor. Utilizza, per questo esercizio, solo lo smartphone e
punta a realizzare un trimestre consecutivo.
Se vuoi fare l’esercizio nella sua versione più complessa, utilizza solo il Dax
(l’indice tedesco) e una piattaforma che utilizzi solo dallo smartphone senza
l’utilizzo di un monitor grande. Arrivare a 58 sedute di gain consecutivo non
sarà proprio un giochetto (e volendo gli esercizi non finiscono qui).
Anche se è un conto demo, infatti, cosa farai quando, per esempio, le prime due
operazioni sono andate in loss? Aumenterai la size a dismisura per recuperare?
E se questa terza operazione andasse anch’essa in loss? E quando la prima
operazione del giorno è in gain, anche di poco, lascerai stare? Cosa farai dopo
che per 7 giorni di fila hai fatto la prima operazione corretta e l’8° giorno
cominci con un loss? E cosa farai al 19° giorno di gain consecutivo magari in una
giornata laterale?
Buono studio.
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Prima di concludere, volevo dirti due parole sul percorso che ho ideato: il
Mi sono dedicato allo studio del trading fin da subito credendo nel fatto che, se
avessi imparato le migliori tecniche dai migliori trader, avrei avuto anch’io il
successo desiderato. Così non è stato. Ho alternato momenti di trading
profittevole a momenti di buio.
Ora la domanda è: perchè devo far dipendere questi "stati di grazia" da eventi o
situazioni che non conosco, incontrollabili, che vanno e vengono come vogliono
loro? E se non mi capitano eventi particolarmente esaltanti per un lungo periodo
vuol dire che devo stare continuamente in uno stato di "normalità"?!
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Anche nei momenti peggiori le conoscenze rimangono. Tu sei sempre tu: abilità,
capacità, doti, tecnica, operatività. Solo che ci sono momenti in cui riesci ad
accedere a tutto questo potenziale, ad essere realmente chi sei, altri momenti
invece no. E intuisci che non dipende né dalla quantità di cose che fai, dalla
quantità e qualità delle cose che conosci, né dalle ore che passi in più a studiare o
a lavorare. In pratica non dipende dallo sforzo "operativo" che puoi mettere in
atto in questo frangente. Dipende proprio da una cosa diversa.
Non sono più gli eventi o qualcosa di esterno a te che, facendoti stare bene,
ridandoti il sorriso, determinano le tue performance. È una condizione che
decidi tu. Quando vuoi tu. E questo porta anche ad una visione nuova della vita.
L’idea del percorso è questa: ritrovare il tuo vero e proprio stato naturale e
consapevole; quello stato (che sei proprio tu) in cui tutto è sincronizzato e in
equilibrio, ma ora di fatto sepolto, e quindi nascosto, da tutti i sedimenti che si
sono stratificati in anni di educazione, addestramento e condizionamento a cui
tu, come tutti noi, sei stato sottoposto, e che ti ha portato a non riconoscere più
il vero lato della medaglia che in realtà è, ripeto, il tuo stato naturale e normale.
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Il risultato? Cercare al di fuori di te (cioè nella sola parte tecnico-operativa)
affidando solamente ai soli corsi operativi e al solo studio tecnico (che
naturalmente non dovrà mai mancare) la speranza dei tuoi risultati nel trading.
Al trader di successo non serve nuova abilità tecnica, non servono solo strategie,
ma trovare il modo di incrementare la performance e soprattutto, se possibile, di
farlo da uno stato “meno stressante”.
L’obiettivo è:
Nel trading non è vincente chi la sa più lunga… ma chi conosce meglio come
funzionano i suoi sistemi.
L’obiettivo del percorso (fatto di coaching one to one, corsi personalizzati,
corsi in aula, che durano tempi diversi a seconda della persona) è generare
performance migliori partendo da una conoscenza diversa di ciò che sei,
delle tue potenzialità agganciando poi, lo ribadisco ancora, la parte della
tecnica che fa, adesso sì, da valido e funzionale supporto.
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IN CONCLUSIONE
e ancora
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Tradi ciò che sei, non ciò che sai.
Grazie, e a presto
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Fb: giovannistefanicoach
giovanni@giovannistefani.it
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