Sei sulla pagina 1di 23

Arnaldo Cervesato

L’immunizzazione dalla malaria


(La nuova cura del dottor Guido Cremonese)

www.liberliber.it
Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so-
stegno di:

E-text
Web design, Editoria, Multimedia
(pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!)
www.e-text.it
QUESTO E-BOOK:

TITOLO: L’immunizzazione dalla malaria (La nuova


cura del dottor Guido Cremonese)
AUTORE: Cervesato, Arnaldo
TRADUTTORE:
CURATORE:
NOTE:
CODICE ISBN E-BOOK: n. d.

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza


specificata al seguente indirizzo Internet:
www.liberliber.it/online/opere/libri/licenze

COPERTINA: n. d.

TRATTO DA: Problemi d’Italia. Rassegna mensile dei


combattenti. - Anno II n. 8. - Roma, agosto 1925.

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 18 dicembre 2019

INDICE DI AFFIDABILITÀ: 1
0: affidabilità bassa

2
1: affidabilità standard
2: affidabilità buona
3: affidabilità ottima

SOGGETTO:
MED103000 MEDICO / Parassitologia
MED044000 MEDICO / Immunologia

DIGITALIZZAZIONE:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it

REVISIONE:
Catia Righi, catia_righi@tin.it

IMPAGINAZIONE:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it

PUBBLICAZIONE:
Catia Righi, catia_righi@tin.it

3
Liber Liber

Se questo libro ti è piaciuto, aiutaci a realizzarne altri.


Fai una donazione: www.liberliber.it/online/aiuta.
Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamo
realizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione inte-
grale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, video
e tanto altro: www.liberliber.it.

4
Indice generale

Liber Liber......................................................................4
L’IMMUNIZZAZIONE DALLA MALARIA
(La nuova cura del dottor Guido Cremonese)................6

5
L’IMMUNIZZAZIONE DALLA MALARIA
(LA NUOVA CURA DEL DOTTOR GUIDO CREMONESE)

Poichè il coscienzioso articolo Terra e malaria del


dott. A. Ilvento – ove si legge: «la guarigione della ma-
laria non lascia dietro di sè immunità a contrarre un'altra
volta la malattia» – trovasi nello stesso numero 1 e a po-
che pagine dal mio L'Italia che emigra, ove mi fu grato
segnalare «una serissima e grande scoperta italiana di
immunizzazione dalla malaria», così mi pare doveroso
dare, con le note seguenti, alcuni precisi ragguagli su
tale scoperta – di evidente, capitale importanza – che,
nel suo svolgimento, ha avuto in me uno dei più vicini

1 Vedi fascicolo dei Problemi d'Italia del febbraio u. s. p. 46


sgg.

6
spettatori.
Ne è autore, ho detto, uno scienziato italiano: il dottor
Guido Cremonese, docente d'igiene all'Università di
Roma.
Essa – come il lettore avrà modo tra breve di consta-
tare – è il risultato di lunghissime osservazioni e di inda-
gini diligenti e caute.
E, poichè delle une e delle altre io sono stato testimo-
nio (prima e dopo il mio lavoro su la Campagna Roma-
na), mi sembra debito di lealtà render pubblica la mia
testimonianza.

***

Anzitutto, è bene si sappia che l'intera carriera medi-


ca del Cremonese è stata – anche per necessità profes-
sionale – dedicata allo studio della malaria.
Per oltre un ventennio, essendo sanitario nelle zone
più impervie dell'Agro Romano, da Carano ad Ardea, a
Fiumicino (e – tra l'uno e l'altro soggiorno – ispettore
sanitario della provincia di Roma), egli ebbe sotto gli
occhi continuamente, per lunghi anni, il triste quadro
della diffusione malarica.
Personalmente io sono in grado di ricordare le nume-
rosissime osservazioni che egli (allora Ispettore sanita-
rio) accumulò nello inverno 1907-1908, facendo gite,
nelle quali gli ero compagno, nella zona di Castel di
Guido. Così, già nel 1911, pubblicando la prima edizio-
ne di Campagna Romana, stimai doveroso additare nel-

7
la prefazione del libro il dott. Guido Cremonese come
colui che mi aveva iniziato allo studio della vita e delle
miserie dei lavoratori dell'Agro».
Tale, in brevi tratti, l'uomo, il medico, lo scienziato
che annuncia di aver trovato l'immunizzazione dalla ma-
laria.

***

Ora, in che cosa consiste quest'annunciata nuova


cura?
II prof. Cremonese lo aveva già dichiarato in una me-
moria: Di alcuni preparati mercuriali nella cura e nella
immunizzazione dalla malaria (memoria strettamente
scientifica), pubblicata nel n. 5 della Malariologia, anno
1918.
E in essa narrava come egli si fosse indotto a curare,
essendo medico condotto a Fiumicino, alcuni casi di
malaria – refrattari al chinino – con iniezioni di un com-
posto mercuriale (il sublimato) in leggere dosi innocue e
con ottimo risultato.
E, a guisa di commento a tale sua memoria, il Cremo-
nese, nell'ottobre 1918, scriveva:
«Il problema della immunizzazione dalla malaria, di-
chiarato fino ad oggi insolubile, ritengo sia vicino alla
realizzazione.
A distanza di vari mesi dal giorno in cui scrissi questa
memoria, posso oggi affermare che, mentre è arduo il
metodo curativo, perchè le vecchie forme malariche re-

8
sistono abbastanza al mercurio (almeno quanto al chini-
no), è invece pieno di promesse il criterio della immu-
nizzazione.
Lottando in mezzo a diffidenze e ad astii personali,
ho trovato un ambiente difficile e ostile; e (avendo an-
che contraria la stagione) non ho potuto mercurializzare
i soggetti che con 20 cg. al massimo di sale: un terzo
della dose strettamente necessaria nella maggioranza dei
casi.
Ebbene: le guarigioni ottenute sono state durevoli in
quasi tutti i malati: due soggetti hanno avuto recidive;
uno, terzanario, ha avuto poi una estivo-autunnale; più
tardi una nuova terzana.
Negli altri non si sono avute nè recidive nè primitive,
malgrado la esiguità delle dosi di farmaco somministra-
to e sebbene forme malariche si siano manifestate nei
familiari. In mezzo al dilagare della epidemia malarica
tali risultati mi sembrano non senza significato. Di più
ho provato in altri soggetti la cura con buon esito; ed ho
ottenuto una interruzione e modificazione della curva
febbrile in un caso di estivo-autunnale.
Più di questo, nelle mie speciali condizioni, non ho
potuto tentare. Ed ora alla prova su più vasta scala e con
più larghi orizzonti!».
Tanto, nel 1918.

Seguirono per vari anni gli esperimenti e i controlli in


serie diligentissime e attraverso difficoltà non comuni;
poichè non poche delle persone e degli Enti a cui il Cre-

9
monese si rivolse per collaborazione, aiuto e autorevole
benevolenza, gli opposero invece i soliti stancheggia-
menti del misoneismo, dell'invidia, con l'aggiunta delle
ostilità dei più o meno legittimi interessi lesi...
Durante tale periodo di tempo, continuando infaticati
gli esperimenti dello scopritore (attraverso le indagini e
i risultati dell'esperienza), la nuova cura venne perfezio-
nata, aggiungendosi al mercurio l'antimonio.
Facendola pubblica, il prof. Cremonese può oggi pre-
sentare la sua scoperta con queste sicure e precise paro-
le:
«La terapia mercurio-antimoniale rappresenta la cura
biologica della malaria in quanto conferisce una immu-
nità e rientra nel tipo delle terapie biologiche, note sotto
i nomi di vaccino e sieroterapie. All'opposto, la cura
chininica allontana gli eccessi uno dall'altro, ma non
cura la malaria; il soggetto resta malarico e recidivo alla
prima occasione, come pure le epidemie non restano in-
fluenzate dall'uso generalizzato del chinino, come lo
mostrano le recrudescenze periodiche».

Siamo a questo punto.


Certo, la cura a base di chinino era stata presentata
come la cura classica per eccellenza: cura tanto classica
da far suscitare intorno all'annunzio di un'altra cura
(qualunque essa sia) un alone di incredula meraviglia.
Ma vi è forse qualcosa di definitivo nel campo
dell'indagine?
È uscito di recente, sulla malaria, un volume del prof.

10
G. Sanarelli di cui, in sede di questo articolo, è necessa-
rio dare non fugace ragguaglio.
In esso, l'illustre Direttore dell'Istituto d'Igiene
dell'Università di Roma dà un vivo quadro dello stato
attuale dei problema malarico. Una massima sta nelle
prime linee di esso, a monito supremo di governanti e
legislatori, questa: «I popoli malsani e deboli vengono a
trovarsi quasi sempre sopraffatti o isolati nella concor-
renza internazionale».
Il problema malarico è creduto, generalmente, scien-
tificamente risolto, ma in pratica non lo è affatto. Il chi-
nino non guarisce la malaria: lo afferma, col peso della
sua autorità e con quello di esperienze molteplici, il Sa-
narelli, in questo volume2.
Ed egli cita i più tenaci apostoli della lotta antimalari-
ca in Italia: il Polettini, il Dionisi, il Trambusti: essi
sono tutti concordi nel constatare la reale inefficacia del
chinino a debellare il morbo. Il Trambusti – che esperi-
mentò a lungo in Sicilia – scrive testualmente: l'espe-
rienza mi ha convinto della impossibilità di raggiungere
col solo chinino una radicale bonifica umana, ove la
malaria è grave.
E l'esperienza di guerra è stata – in proposito – decisi-
va, cioè scoraggiante, al massimo grado.
Le statistiche sanitarie della guerra – continua il Sa-
narelli (ed io voglio presentare le sue constatazioni con

2 Lo stato attuale del problema malarico. Roma, Ed. Garroni,


1925.

11
le sue parole medesime) – affermano, purtroppo, il ge-
nerale fallimento della profilassi chininica.
Durante la grande guerra, i medici delle truppe inte-
ralleate e nemiche, operanti in zone malariche, applica-
rono largamente questo metodo di difesa preventiva, che
appariva anche il più sbrigativo e il più accreditato.
Ma i giudizi che essi hanno espressi sono dei più sco-
raggianti. I medici inglesi che prestarono servizio in
Macedonia dichiararono che i loro soldati, abbenchè tut-
ti chininizzati, ammalarono di malaria in larga propor-
zione e molti di essi morirono. Anche fra le truppe fran-
cesi in Macedonia, malgrado la loro chininizzazione
precoce generale, si ebbe – secondo i dati di Abrami –
una morbosità malarica dell'85-95 per cento. «In Mace-
donia – ha scritto il Treadgold – la chininizzazione siste-
matica ha accresciuto la severità e la cronicità della ma-
laria e gli svantaggi di questa pratica hanno superato i
vantaggi. La chinino-profilassi – egli conclude – è una
frode pietosa»3.
3 Anche i medici dell'esercito italiano, che sull'Isonzo e sul
basso Piave ebbero a lottare penosamente contro la malaria grave
di quelle zone palustri, sono venuti presso a poco alle medesime
conclusioni.
Il Comesatti, che ha studiata l'organizzazione antimalarica del
nostro esercito durante la guerra, racconta che interi reparti di
truppe dislocate in località malariche, sebbene rigorosamente pro-
filassate, anche con gr. 0,80-1 di bisolfato di chinino al giorno,
contrassero l'infezione nella loro quasi totalita! «La chinina – egli
conclude – è venuta meno al suo còmpito profilattico». (SANARELLI
o. c. p. 21).

12
Ora, se i fatti sono fatti, come tali essi dovranno pure
venir – prima o dopo – riconosciuti.
E giova, sin d'ora, sperare che quelli dei nostri scien-
ziati che sono più ligi alla routine delle cure tradizionali,
non vorranno comportarsi, al cospetto di un fatto nuovo
– quale è la scoperta che oggi si annuncia –, come
quell'«accademico» citato dal Redi, che «si rifiutava di
porger l'occhio al cannocchiale» per non vedere le stelle
(i satelliti di Giove) di cui negava l'esistenza...
La malaria infierisce talmente, in questi mesi,
nell'Agro Romano che si è pensato di addivenire, per la
provincia di Roma, alla costituzione ufficiale di un Con-
sorzio antimalarico.
«D'accordo – scriveva un quotidiano della Capitale4,
che di questo problema si va occupando ragguagliata-
mente con una serie di articoli –, d'accordo: ma in che
può un Consorzio aver a che fare con la lotta contro il
flagello palustre se non in quanto, falliti i mezzi già in
atto, si proponga di adoperarsi viribus unitis per attuare
e diffondere un nuovo mezzo di cura risultato idoneo a
sostituire l'antico?
«Ora, che gli antichi mezzi di lotta siano in piena
bancarotta lo riprova, se non altro, e dolorosissimamen-
te, il rincrudire attuale del fenomeno malarico proprio in
questa provincia di Roma, dove più... si studia da vicino
il morbo e dove a tonnellate si somministra il chinino».

4 Il Sereno del 3 novembre 1924.

13
***

Per quanto l'esposizione scientifica della nuova tera-


pia Cremonese debba essere limitata alle sedi e riviste
speciali, mi pare necessario farne noto il carattere pecu-
liare e le vie della sua applicazione, per fortuna assai
semplici.
Soccorre all'uopo una intervista avuta di recente, col
Cremonese, da un medico giornalista (il dott. F. Casetti).
Ecco il dialogo tra lo scienziato e l'intervistatore.

Parla Guido Cremonese:


— Ritengo che il chinino sia efficace in estate perchè
solo allora trova parassiti malarici nel circolo sangui-
gno, ciò che gli permette di esplicare la sua funzione
particolare. Esso è utile a distanziare gli accessi febbrili
in estate, permettendo così al malarico di raggiungere
una seconda fase della malattia: il periodo sub-acuto
delle altre stagioni. Ma in questo periodo il chinino è
inattivo – e la esperienza lo dimostra – perchè i parassiti
si ritirano dal circolo sanguigno e la malaria diventa la-
tente. Viceversa, appunto perchè essa diviene latente,
l'organismo è, in tali tre stagioni, capace di vincere il
male; mentre il sopravvento che la malaria prende
sull'organismo in estate prova la incapacità biologica
dell'organismo a superare la malattia. Perciò è assurdo
pretendere di debellarla col chinino, visto che, nelle sta-
gioni in cui lo stato biologico organico è suscettibile di

14
terapia e di guarigione, il chinino non agisce. Occorreva
una terapia che, operando in accordo con le energie or-
ganico-umorali, stimolandole anzi, rendesse l'organismo
immune dalla malaria: è la mia.
— Questa immunità si forma?
— Le osservazioni che ispirarono il nuovo metodo, e
le prove di un biennio mi permettono di affermare reci-
samente di sì.
— Ella, dunque, col suo metodo avrebbe capovolta la
terapia della malaria?
— La terapia mercurio-antimoniale da me adottata è
efficace appunto nelle stagioni: autunno, inverno, pri-
mavera, ed agisce su qualunque forma di malaria, per
quanto grave.
— Ella si assumerebbe la cura di malarici, diremo
così, mal ridotti?
— Tutte le volte che mi è stato proposto di fare un
esperimento ho pregato di scegliere i soggetti più ma-
landati, le milze più grosse, le facce più terree, i «cate-
nacci» sui quali ogni speranza di terapia chininica era
«assolutamente perduta». Ed in questi casi – lo com-
prende – il risultato è più convincente.
— Ella crede che si possa smalarizzare l'Italia in poco
tempo?
— Se si applicasse la terapia alla generalità dei mala-
rici, in un anno o due sarebbe tutto finito. Ma i contadini
italiani, purtroppo, qualche volta vogliono discutere col
medico: e ne ho trovato, malaricissimi, che si rifiutano
alla cura dichiarando che l'avrebbero fatta quando aves-
15
sero la febbre alta. È la naturale conseguenza del mecca-
nismo del chinino, che agisce appunto solo a tal condi-
zione e che ha creato uno speciale abito mentale.
— Come spiega ella la immunità raggiunta?
— Non è facile rispondere brevemente alla domanda.
Innanzi tutto si sa che il mercurio forma anticorpi anti-
mercuriali. Data la sua lunga dimora nell'organismo, po-
trebbe essere qui cercata la ragione della immunità. Ma
probabilmente il ragionamento deve essere modificato.
Ella sa che di lue si ammala una sola volta; e la guari-
gione conferisce una immunità definitiva. Orbene, chi ci
dice che la guarigione definitiva della lue non sia dovuta
alla duplice azione dello spirochete e della terapia asso-
ciata e stimolante poteri di difesa che il solo spirochete
non determina? E siccome per la malaria abbiamo sol-
tanto ora, e con la cura mercurio-antimoniale, una tera-
pia specifica, chissà se non sia il meccanismo associato,
anche qui, quello che agisce? Do una spiegazione alla
buona e alla portata di tutti, avvertendo che, di fronte al
grande fatto che la malaria guarisce, tutte le teorie e
spiegazioni hanno ben poca importanza. Qui si tratta di
un immane fatto storico. Pensi alle conseguenze sociali
della fine della malaria!
— È vero che le guarigioni sono quasi del cento per
cento?
— Ella capisce che, in natura, vi sono tante qualità di
organismi quanti individui. Vi sono, ad esempio, dei
mercurio-resistenti: cosa nota da tempo. Ma, per quello
che riguarda la malaria, è verissimo che le guarigioni
16
raggiungono la quasi totalità.
— La cura è rapida?
— Un mese, per bocca; è enormemente economica, e
– per quanto fino a oggi ci risulta – dà l'immunità reale.
— E come mai, dopo sei anni dalla sua scoperta, la
cura non è ancora attuata?
— Vi sono troppi interessi organizzati sul fatto della
immanenza della malaria perchè si possa abbatterli. La
mia terapia si attua da due anni, ma per iniziative parti-
colari dei medici. Quelli che avrebbero dovuto occupar-
sene, hanno finora respinto le mie offerte gratuite fin da
sei anni fa.
— Come spiega ciò?
— La malaria ha questo di speciale: vi sono alcuni
che vorrebbero farsene un monopolio proprio; e poi il
misoneismo, ecco il nocciolo della questione. E assicuro
che, se non ci fosse l'attuale disastro nazionale di una re-
crudescenza e la fortuna di un fallimento clamoroso di
metodi antiscientifici, ancora oggi nessuno si occupe-
rebbe della mia scoperta.
— Si assumerebbe ella l'incarico di smalarizzare un
paese?
— Io vorrei che vigesse un sistema medioevale se-
condo cui il tiranno, di fronte a certe affermazioni come
la mia, chiamava il suddito e gli imponeva la prova di
fatto «pena la testa». E mi pare di avere detto abbastan-
za...

***

17
Certo, detto abbastanza sulla ormai più che legittima
sicurezza del dottor Cremonese, in merito alla sua sco-
perta.
La quale «privatamente» e quasi silenziosamente è
stata ormai sperimentata (non è a dire: controllata?) da
oltre un migliaio di medici italiani e stranieri, con risul-
tati trionfalmente (è la parola) favorevoli.
Lo è stata in Italia, nelle zone più micidialmente ma-
lariche, e poi in Somalia, in Palestina, in Turchia, in
Russia, nel Messico, nelle Indie Olandesi, nel Senegal.
Poichè, stanco di bussare alle porte chiuse della buro-
crazia italiana, il Cremonese, che per anni offerse inva-
no gratis all'Italia la sua scoperta, si è deciso, da un
anno, a mettere in vendita la formula non accettata in re-
galo, ed ha costituito un Consorzio neoterapico italiano
per la presentazione del suo rimedio, e, anzitutto, per la
sua tutela.
Il Cremonese possiede centinaia di lettere di medici
che hanno sperimentato la sua cura con vittorioso risul-
tato: sono, se occorra, il suo conforto in quest'ora per lui
ancòra incerta, epperò grigia.
Ne scelgo due a caso, tra le moltissime.
Una dell'ispettore sanitario di Trapani, il dott. Dante
Pollara:

«Con ammirazione ho seguito l'ardita campagna sostenuta


dal quotidiano Il Sereno per la rivendicazione e l'onore cui
deve assurgere la terapia mercurio-antimoniale della malaria
ed il principio che ha guidato lei nello studio prima, e nella

18
valutazione poi, della importanza scientifica del nuovo me-
todo, destinato indubbiamente a sconvolgere, per il bene del-
la Nazione, quel principio di adattamento a cui la nostra po-
polazione (non esclusi i maggiori malariologi) da tempo si
era piegata.
Con soddisfazione apprendo che finalmente una voce si
leva dal mondo scientifico per chiedere che il Governo veda
chiaro nella ormai dibattuta questione e studi il valore del
nuovo metodo e, se del caso, ricorra all'esperimento pratico.
Era tempo. Malgrado che di esperimento non vi sia più biso -
gno, perchè largamente è stato sperimentato il metodo e
ovunque con risultati meravigliosi, sorprendenti, insperati.
Lieto di poter contribuire, anche da questo estremo lembo
d'Italia, ma pur dove tanto si soffre per la malaria, in qualun-
que modo e con nuovi esperimenti all'inizio della redenzione
malarica della Nazione, realizzando così un sogno da anni
accarezzato, sento il dovere di dichiararmi sempre a sua di -
sposizione».

E l'altra del dottor Francesco Lunardi di Selvazzano


(Padova):

«Mi pregio attestare a V. S. che fino dallo scorso anno ho


esperimentato il suo metodo di terapia antimalarica con esito
felicissimo. Fino ad oggi ho curato una quindicina di casi
con forme di terzana, quartana, terzana mista (accertata mi -
croscopicamente) ottenendo guarigioni rapidissime e senza
recidive.
Anzi, tre soggetti provenienti e nati in zone malariche del
Basso Padovano, con malaria cronica, curati per un mese nel
decorso anno, non ebbero nel corrente alcuna recidiva.

19
Tanto ho attestato per la pura verità».

Ora, giova ripeterlo, queste lettere sono innumerevoli.


E le riassume tutte un articolo di un altro medico, il
dott. Pietro Verrienti, uscito sull'Epoca del 7 ottobre
1924, e di cui riporterò il brano centrale:

«Del metodo Cremonese posso dir questo: che esso guari-


sce radicalmente e definitivamente i soggetti curati in un
mese; che rende le forze ai cachettici, li libera dai sintomi
malarici, li spoglia, in una parola, dell'abito malarico, facen-
done non solo dei sani e validi, ma degli immunizzati contro
la malattia.
È, dunque, la salvezza del Paese a breve scadenza, "sol
che lo si voglia!". Della dottrina posso affermar questo: che,
pubblicata in Italia, attrasse e convinse la gioventù studiosa
che del primo saggio ebbe sentore (si trattò della pubblica-
zione in una rivista, a limitata tiratura); che poi, dopo un elo-
quente silenzio della stampa medica italiana, fu riprodotta da
una delle più importanti riviste di igiene del mondo, in Ger-
mania, conquistandosi così il suggello di serietà scientifica
che in Italia il silenzio dei tecnici voleva negarle; che in se-
guito venne fatta conoscere a tutto il mondo medico; e che
tutti coloro che onestamente hanno letto, si sono convinti di
essere davanti a un nuovo orizzonte scientifico.
E come medico, nella piena coscienza della mia missione
e dei doveri impostimi dalla medicina moderna, debbo do-
lermi che si sia voluto negare ogni esperimento ufficiale a un
metodo che, se non altro, si annunciava nuovo e diverso da -
gli altri; e si sia negato a priori ogni valore a ciò che si co-
nosceva e non si voleva sperimentare. Perchè? O forse si

20
aveva già la coscienza, se non la conoscenza, delle virtù del
rimedio? O forse si voleva ucciderlo nel nascere perchè non
capovolgesse la situazione assai comoda dei malariologi uf-
ficiali? Non è forse incluso un giudizio favorevole alla nuo-
va terapia, nel fatto di non volerla sperimentare e nel volerla
combattere ad ogni costo? O che metodo scientifico è code-
sto? Sono questi gli insegnamenti della scuola moderna?
A me sembra chiaro che non vi sia un momento da perde-
re e che occorra anzi riguadagnare gli anni perduti. Si tolga -
no di mezzo le cariatidi, poichè dichiarano di non volerne
sapere e di voler demolire in anticipo; e si vada innanzi con
metodo rigorosamente scientifico, sperimentando.
Anzi, poichè il Cremonese non ha perduto tempo, e la sua
terapia mercurio-antimoniale della malaria è stata sperimen-
tata in modo ineccepibile da innumeri medici con migliaia di
prove sempre riuscite, non si perda neppure il tempo in inu-
tili e forse "pericolosi" controlli, e si passi senz’altro
all'attuazione. Se si tratta di una ciarlataneria, questo è il mi -
glior modo per ismascherarla.
Ma quando penso che il Cremonese raccomandava agli
sperimentatori di scegliere per la cura i soggetti nelle peg-
giori e più disperate condizioni, non posso non ammirare
questo generoso apostolo della verità e non preoccuparmi
del male che ancora possono fare gli avversari della terapia
mercurio-antimoniale della malaria, per impedire il cammi-
no alla verità».

***

Come il lettore vede, ho voluto indugiare in citazioni


e attestazioni, poichè esse sole hanno valore in simile

21
tema.

E dall'estero soccorrono consensi di inattesa ampiez-


za: esempio quello del dottor Driessen, illustre malario-
logo olandese dimorante a Giava, che alla scoperta Cre-
monese dedica un intero volume appena uscito, diviso in
due parti: la prima sulle vedute dottrinarie del Cremone-
se, in rapporto alla immunologia della malaria, la secon-
da sulla terapia Cremonese, dimostrando che con essa
primamente il parassita della malaria «muore» nell'orga-
nismo, come le osservazioni microscopiche dimostrano.
È di questi giorni una coscienziosa, quanto entusiasti-
ca relazione sulla cura Cremonese del prof. P. Serbinov
dell'Istituto per le malattie protozoiche, di Karkow.
E già si profilano all'orizzonte i possibili plagiarii,
imitatori, sfruttatori: è già apparsa coll'alba, allegramen-
te tardiva, del febbraio 1925 la «trovata» di un medico
americano della Florida che segnala le mirabilia della
cura mercuriale della malaria, da lui testè scoperta!...
Siamo a questo punto.
Non ha torto dunque il dott. Cremonese se, chiedendo
al Ministero dell'Interno che alfine si facciano pubblici,
onesti esperimenti "ufficiali", può scrivere:
«Finalmente, dopo sei anni di ansiosa attesa, spero di
ottenere quello che per sei anni ho domandato invano: e
cioè la discussione, la critica, l'esperimento di un meto-
do di terapia destinato a liberare il mondo dal flagello».
Ora: sino a quando l'Italia «ufficiale» continuerà a
passare sotto silenzio la scoperta – la grande scoperta –

22
di uno scienziato italiano?
Il problema malarico è, per l'Italia, il terribile proble-
ma nazionale per eccellenza.
«Quando un Paese – concluderò con le parole mede-
sime di Guido Cremonese – è costituito da una terra fe-
race e da abitanti che hanno il primato dell'intelligenza e
dell'attività, e rimane povero di fronte agli altri Paesi
meno favoriti in molte cose dalla natura, è segno che,
nella sua capacità produttiva, esiste una falla, una via di
uscita dalla quale si disperdono le maggiori sue ricchez-
ze.»
Questa «falla» si chiama malaria, che depaupera i
due terzi del territorio nazionale, malgrado le cure sino-
ra esperite!

ARNALDO CERVESATO.

23

Potrebbero piacerti anche