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Ai margini del movimento. Le individualità anarchiche noglobal e il m... https://journals.openedition.org/qds/1160?

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33 | 2003
No global in Italia: identità, opposizione, progetto
la società italiana / No global in Italia: identità, opposizione, progetto

Ai margini del movimento. Le


individualità anarchiche
noglobal e il movimento dei
movimenti
Pʃʖʔʋʅʋʃ Cʊʋʃʐʖʇʔʃ-Sʖʗʖʖʇ
p. 21-43
https://doi.org/10.4000/qds.1160

Full text
1 Una forte ambivalenza sembra caratterizzare le interpretazioni del movimento
anarchico. Da un canto l’anarchismo viene studiato come un filone di pensiero
politico i cui esponenti hanno dato un contributo importante nella riflessione sulle
categorie e forme politiche occidentali; dall’altro, nel suo attuale sviluppo come
movimento, viene accusato quale minaccia alla democrazia e al modo di vita pacifico
e ordinato raggiunto dalle nostre società.
2 La considerazione del movimento anarchico viene, poi, resa ancora più vaga e più
confusa da imputazioni giudiziarie circa la matrice cosiddetta «anarchico-
insurrezionalista» di una serie di attentati terroristi. La mancata rivendicazione di un
qualsiasi attentato fa facilmente avanzare l’ipotesi dell’origine anarchica,
riconducendo all’anarchismo molti episodi di violenza. Malgrado questi problemi
interpretativi e la difficoltà di contattare a fini di ricerca esponenti anarchici che,
come ho accennato altrove1, dimostrano una forte diffidenza e spesso anche un
rifiuto nei confronti del mondo accademico e della stampa, non si può ignorare il
rilievo rivestito dal movimento anarchico, quale parte integrante sia della storia
europea, che dell’attuale opposizione noglobal. Gli anarchici noglobal e i Black Bloc,
non solo costituiscono – almeno sul piano dell’azione – un segmento non
trascurabile del movimento dei movimenti2, ma sono anche gli eredi di una
tradizione storico-politica che, soprattutto per quanto riguarda le sue forme
organizzative, ha fortemente influito sulle modalità relazionali e sulle tecniche

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adottate da tutti i movimenti noglobal. Ad esempio, la forma reticolare dei gruppi è


teorizzata nell’anarchismo molto prima della formazione della rete noglobal, così
come la lotta al capitale globale e alle internazionali per favorire il ritorno a piccole
comunità e salvaguardare i rapporti personali sono temi classici dell’anarchismo.
3 Per sgomberare il campo, per quanto possibile, da confusioni e per trovare un
modo più neutrale di discutere dell’anarchismo noglobal, conviene, allora, astenersi
dal sospetto sul legame fra anarchismo o «anarco insurrezionalismo» e terrorismo, e,
contemporaneamente tenere insieme sia l’analisi dell’anarchismo classico – inteso
come filone di pensiero che oggi ispira la maggior parte delle organizzazioni
anarchiche –, sia quella di gruppi sparsi che si riconoscono nell’anarchismo e
privilegiano forme di lotta diretta. Al contrario delle altre formazioni noglobal,
l’anarchismo ha origine in una tradizione storica, a cui è indispensabile rinviare per
interpretare le affermazioni apparentemente «banali» dei suoi membri: origine che
lo dota, rispetto all’arcipelago dei movimenti, di una spiccata autonomia. Come si
dimostra nel seguito, anche se all’origine si riconosce nella protesta noglobal, il
movimento anarchico ne rimane sempre al margine, quale testimone di una più forte
radicalità inscritta nella sua lunga storia.

1. L’identità senza confini: tra le istanze


di autonomia individuale e le necessità
organizzative
4 Sono proprio l’estrema indipendenza delle individualità e il rifiuto di
autorappresentarsi come partito e pertanto di fissare una gerarchia, una struttura e
qualsiasi forma di potere dall’alto che distinguono, in modo categorico, il movimento
anarchico, soprattutto nella sua organizzazione di sintesi3, dai partiti politici. Il tratto
distintivo dell’anarchismo rispetto al comunismo e al socialismo è proprio la
concordanza fra fini e mezzi, tra mondo futuro e organizzazioni anarchiche: non è
ammissibile nessuna dittatura oligarchica popolare, né alcuna burocrazia nel partito.
Se il fine è l’empowerment, e cioè il potenziamento delle libertà di tutti gli individui,
il mezzo deve essere qui ed ora la promozione dello sviluppo delle capacità
individuali attraverso organizzazioni fluide, destrutturate, che favoriscano
l’espressione individuale e che, d’altro canto, inducano con l’esempio e la
persuasione, alla solidarietà e all’azione collettiva e cooperativa.
5 Non solo i partiti – quelli di sinistra compresi – ma lo stesso modello democratico
fondato sul voto, vengono messi in discussione dall’anarchismo, per il quale la
rappresentanza costituisce una forma di dominio delle élites sulle masse: non
rappresentanti, bensì delegati con mandato imperativo sono i portavoce anarchici, i
quali, sempre secondo lo statuto della ʈʃʋ, non hanno alcun potere di prendere
decisioni che non siano state previamente concordate con i gruppi di base – chiamati
«gruppi di affinità». Inoltre, come più volte asserito da uno degli esponenti più
significativi dell’anarchismo internazionale, Noam Chomsky, le elezioni pseudo-
democratiche sono solo una gigantesca kermesse, in cui i rapporti di forza tra i partiti
sono già stabiliti dalla loro copertura mediatica e finanziaria. Una vera alternativa
democratica non si dà, in quanto le «regole del gioco» delle competizioni elettorali
prevedono non forme di partecipazioni dal basso, ma macchine burocratiche e oliate
tramite affari e compromessi4.

2. I Black Bloc
6 I Black Bloc costituiscono nel già molto variegato mondo anarchico una realtà

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difficilmente definibile nella sua identità e nei suoi rapporti sia con i noglobal che
con gli stessi anarchici. Se lo Schwarze Block (Blocco nero) nasce con gli autonomi
tedeschi degli anni 80, quando gruppi di giovani dichiarano la guerra al capitalismo e
alle istituzioni politiche per conseguire un cambiamento radicale nella società5, le
radici ideologiche della rivolta anarchica violenta sono da ricercarsi
nell’individualismo anarchico, ispirato teoricamente alle opere di Nietzsche e di
Stirner, nella pratica del terrorismo anarchico della fine ottocento e, più
recentemente, nel situazionismo. Quest’ultimo anticipa quasi tutti gli elementi e i
topoi estetico-politici della provocazione dei ʄʄ contemporanei: il gesto distruttivo
della proprietà e dei simboli capitalisti è al centro della concezione «poetica» e
politica dei situazionisti degli anni settanta. Basti paragonare il loro linguaggio con
quello dei ʄʄ. «Avete già provato il desiderio di bruciare un’organizzione
commerciale di distribuzione? In questo caso avete capito che ... l’incendio di un
grande magazzino non è un atto terrorista. In effetti, poiché la merce è concepita per
distruggersi da se stessa e venir rimpiazzata, l’incendio non distrugge il sistema
mercantile ma vi partecipa solo con un poco di brutalità in più ... bisogna distruggere
totalmente per costruire l’autogestione generalizzata»6 afferma Ratgeb 30 anni
prima che un ʄʄ asserisca che «L’incendio di un grande magazzino non è un atto
terrorista. In effetti, poiché la merce è concepita per distruggersi da se stessa e venire
rimpiazzata, l’incendio non distrugge il sistema mercantile, ma vi partecipa»7.
7 Comune ai situazionisti e ai ʄʄ è l’esaltazione dell’aspetto ludico ed estetico della
partecipazione politica, che si concretizza nell’intera vita del giovane ribelle. Gli altri
partiti e i movimenti non vengono criticati perché inefficaci o perché fingono di
opporsi al sistema capitalista senza uscirne, ma soprattutto perché propugnano un
modello di «politica» separato dalla vita e dall’arte. Se il situazionismo affermava che
«Bisogna che la parte ludica imprigionata e ingoiata nella politica si liberi nel gioco
dei rapporti tra gli individui e tra i gruppi di affinità, attraverso relazioni equilibrate
ed armoniose di accordi e di contrasti»8, non diversamente declama il Blocco Nero:
«I Black Bloc non sono dei militanti politici. I Black Bloc nella loro azione politica
prediligono l’estemporaneità, la contingenza e la mobilità»9. Politica e vita non
devono essere separate, anzi la politica non deve assorbire la vita, poichè «la politica
è la sfera pubblica della vita. La politica è la vita assieme. La vita comprende la
politica, non si fa prendere da essa»10. Diversamente da altri settori anarchici i ʄʄ
non si sottraggono alla spettacolarizzazione mass-mediatica, ma cercano di attirare i
mezzi di comunicazione e le forze dell’ordine in un vero e proprio gioco pericoloso in
cui «La violenza che esercitiamo sui simboli del potere globale dà visibilità alla
nostra sacrosanta protesta»11.
8 Una differenza sostanziale tra i situazionisti e i ʄʄ è il carattere meno «ideologico»
di questi ultimi: mentre i primi sono attenti a non agire autonomamente, ma a
rispettare una «linea tattica» che conduca allo sciopero selvaggio e all’esproprio
collettivo12, i ʄʄ rifiutano sia l’appartenenza politica, che qualsiasi piano di
realizzazione di un modello futuro. In effetti, si autodefiniscono come una riunione
temporanea di anarchici che rappresenta un contingente in una marcia di protesta13.
Il Blocco Nero è pertanto una tattica per alcuni aspetti simile alla disobbedienza
civile. In particolare le tecniche usate sono unarresting – la formazione di un gruppo
compatto per evitare di essere arrestati o per liberare un compagno preso dalla
polizia – e arm-linking o muro di braccia – tattica di formazione di blocchi fermi
davanti alla polizia. In questo senso, come afferma uno dei suoi più famosi esponenti,
Chuck Munson, i ʄʄ non si considerano l’avanguadia di qualcosa, ma vogliono
dimostrare la loro personale libertà e rabbia14.
9 La distanza da qualsiasi movimento politico, persino da quelli di sinistra e in taluni
casi dall’anarchismo, proviene dalla storia recente dei ʄʄ, formatisi attorno a
comunità abitative autogestite (squatters) e a centri sociali radicali, infoshops15,
librerie, coffehouses, bar, gallerie d’arte16. Le loro radici sono varie: dal punk-rock

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all’ecologismo municipalista di Murray Bookchin, al riferimento a John Zerzan,


scrittore americano primitivista17. Secondo un comunicato recente di un Black
blokker18, il Blocco Nero trova i suoi riferimenti nella ʈʃʋ (Federazione anarchica)
così come la ʅʐʖ spagnola (confederazione nazionale dei lavoratori di matrice
anarco-sindacalista). D’altro canto la definizione del Black Bloc come anarchico non
è esauriente. Se, infatti, alcuni compontenti si dichiarano espressamente tali, altri
affermano: «con tutta la simpatia e la stima che ho nei confronti del movimento
anarchico, non possiamo ritenerci tali: è come se qualcuno ti dicesse: tu sei tuo
padre, tu sei tuo zio»19. La disobbedienza volontaria mira alla sovversione del mondo
esistente e alla «riappropriazione» della vita attraverso lo sviluppo delle capacità
individuali di autogestione, autorganizzazione ed educazione alla solidarietà.
10 La storia del ʄʄ è storia di scontri. I rapporti fra forze dell’ordine e squatters sono
stati improntanti a violenza fin dalla metà degli anni ottanta, quando, a seguito della
morte dello squatter Hans Kok, Amsterdam fu teatro della loro prima azione di
guerra urbana. Poi, nel 1986, un migliaio di essi si oppose al tentativo della polizia di
sgomberare la Haffenstrasse ad Amburgo, luogo privilegiato della cultura alternativa.
Negli stessi anni si sviluppa il movimento zapatista, che diventa da allora un loro
punto di riferimento per la sua matrice antiliberista e comunista e per il modello
della democrazia diretta. Negli anni novanta i ʄʄ sbarcano in America come protesta
contro gli atteggiamenti ambigui e razzisti delle forze dell’ordine statunitensi20 e
rinforzano il loro carattere apolitico e non progettuale, affermandosi come
manifestazione del disagio dei ghetti e della guerra di bande. Protestano a
Washington nel 1998, poi nella marcia denominata Millions for Mumia il 24 aprile
del 1999 a Philadelphia; sono nel 1999 col «popolo di Seattle» per dimostrare contro
il vertice Wto; fanno parte nell’aprile del 2000 a Washington del corteo denominato
Revolutionary anti-capitalist Bloc e, infine, sono presenti al Summit delle Americhe
a Quebec City nel 2001. In Europa manifestano a Praga nel corteo blu nel settembre
del 2000 e successivamente a Nizza, Davos e Goteborg.
11 In Italia la loro partecipazione al Genoa Social Forum del 2001, che sfocia in
episodi di violenza contro magazzini e istituzioni, provoca non solo scandalo da parte
dei partiti politici tradizionali e da parte dei movimenti aderenti al ʉʕʈ, ma crea un
problema di identità nello stesso movimento anarchico. Successivamente, nel corteo
parigino che chiude il Forum Sociale Europeo il 15 novembre 2003, duemila
anarchici e ʄʄ sono insieme in fondo al corteo, ma senza che la loro presenza
pregiudichi l’andamento pacifico della manifestazione.
12 Si potrebbe ipotizzare che in Italia la pratica violenta dei ʄʄ non abbia più avuto
riscontri dopo gli episodi di Genova. L’attacco da parte di alcune componenti del
movimento anarchico e da parte di tutte le altre formazioni politiche probabilmente
ha isolato e reso più esigui i sostenitori delle tecniche dei ʄʄ. Se, infatti, essi hanno
una tradizione e riscuotono successo negli Stati Uniti, è pensabile che da noi
l’adesione di giovani, appartenenti a settori dell’anarchismo o ad altre aree politiche,
alle pratiche del blocco nero sia stata solo temporanea e sia scemata a causa della
diffusa condanna ricevuta. Del resto, la circostanza che il ʄʄ sia una tattica, una
pratica politica e non un gruppo organizzato, comporta che i suoi aderenti abbiano
un’appartenenza politica varia e «si travestano» da ʄʄ nelle manifestazioni. Pertanto,
l’abbandono delle pratiche ʄʄ non è né sanzionato a livello di riconoscimento
identitario, né percepito come «tradimento» di un gruppo o sconfitta politica da
parte di chi ne esce. È però necessario ora chiedersi se malgrado l’apparente declino
dei ʄʄ e la questione dell’uso della violenza nella lotta anarchica non si pongano in
altro modo, non si sposti cioè dalle forme di «violenza contro le cose», come
praticata dai ʄʄ, all’attacco mirato a personalità politiche e pertanto al terrorismo.

3. Anarchici e Black Bloc si

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confrontano col movimento


13 Gli anarchici non sono irriducibili diposti solo a scontrarsi con istituzioni e
formazioni politiche. La chiave di interpretazione dei ʄʄ non è applicabile a tutto il
movimento anarchico. I ʄʄ nascono come tattica per la resistenza e la
contrapposizione frontale e violenta – sulle cose – e, dopo i fatti di Genova, si
allontanano anche dal movimento «perché da quei giorni s’è visto chiaramente che [i
partecipanti al movimento] non sono anticapitalisti, ma capitalisti riformisti. E io –
afferma un ʄʄ – non voglio più mescolarmi con chi pensa che sia giusto danneggiare
un McDonald’s e non un macellaio qualsiasi: dov’è la differenza? Non sono due
espressioni diverse della medesima proprietà privata?»21.
14 Se nella maggior parte dei casi i ʄʄ si dichiarano ribelli verso le istituzioni politiche
e refrattari a qualsiasi tipo di acccostamento a partiti e movimenti, il movimento
anarchico ha un rapporto molto più complesso con la politica. Alcune consistenti
individualità del movimento anarchico hanno fatto confluire la propria protesta in
quella del movimento noglobal, che si pone come uno dei pochi interlocutori
dell’anarchismo. Gli anarchici trovano concordanze all’interno dei movimenti
antiglobalizzazione, in varie rivendicazioni: l’opposizione al dominio del Nord sul
Sud e dell’uomo sulla donna, la difesa della dignità di lavoratori e immigrati e
l’opposizione al connubio fra potere e ricchezza22. L’indicazione generale di questi
scopi comuni di lotta alla globalizzazione non sembra per ora sufficiente a evitare le
tensioni fra gli anarchici e ampi settori noglobal. Infatti, come si afferma da parte di
alcune rappresentative realtà anarchiche, «Internità [al movimento] ... non significa
di fatto o necessariamente appartenenza ad una struttura politica sovra-gruppale o
intergruppale nazionale o internazionale quale dir si voglia che fu il Genoa Social
Forum o altro, quanto l’idea di far parte di un movimento per l’appunto magmatico,
contraddittorio, in evoluzione... quello che in qualche modo caratterizza il
movimento anarchico di lingua italiana nel suo complesso, ad eccezione di sparuti
casi, è quello di avere per natura propria – genetica verrebbe di dire – una fortissima
diffidenza per tutte le forme verticistiche, leaderistiche, “autoritarie”, che il
movimento anti-globalizzazione si è date e si dà»23. Proprio la «passerella ineguale e
verticistica di gruppi atti, oltre che [alla] costruzione di ipotesi riformistiche, [alla]
riproduzione delle loro stesse carriere personali e dei loro ambiti di riferimento»24
che caratterizza i controvertici è rifiutata dagli anarchici come una prassi politica
inefficace a preparare la strada per un «mondo nuovo», sulla base della
considerazione che i mezzi devono essere commisurati al fine (la società degli eguali).
Su questa base e con queste riserve furono in molti a coordinarsi nel 2001 negli
«Anarchici contro i G8»25 sia per richiedere uno spazio autonomo, anche di critica,
nel movimento. I motivi comuni agli anarchici erano identificati nell’irriformabilità
dello stato e del capitalismo, nell’impossibilità di democratizzare organismi politici e
transnazionali e nel rifiuto della divisione nel movimento in buoni e cattivi26.
15 Se il gruppo gli «Anarchici contro i G8» optò per la comunicazione preventiva
delle azioni di protesta, in modo da ottenere una certa partecipazione della
popolazione e da convincere il pubblico esterno, non senza distinguere le proprie
iniziative da quelle degli altri noglobal27, i gruppi facenti capo al sindacalismo
anarchico furono più propensi a cercare la collaborazione con componenti di sinistra
non anarchiche, mentre, per parte sua, il blocco nero scelse la via della
spettacolarizzazione delle azioni dirette. Tale differenziazione non significava
tuttavia un rifiuto in via di principio dell’azione diretta tramite la violenza sulle cose,
ma solo la preferenza per i metodi tradizionali di lotta, quali cortei e scioperi.
16 Non tutti gli anarchici aderirono alle forme democratiche di contestazione,
convinti che tali forme «ortodosse» di protesta rinforzassero e legittimassero di fatto
l’apparente democraticità dei governi, senza mettere realmente in dubbio il sistema
capitalista. Tale fu la posizione del centro sociale El Paso di Torino il quale esercitò

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l’azione diretta28. È necessario precisare che il ricorso all’azione diretta e il il rifiuto


delle forme di protesta «legali» non hanno implicato per diversi gruppi
necessariamente l’aderenza a pratiche dei ʄʄ, poiché essi hanno scelto forme di
manifestazione non ortodosse, intermedie fra i cortei organizzati e la violenza contro
le cose, come i sit-in, la resistenza passiva, lo sciopero selvaggio e così via.
17 È così che durante le giornate di Genova, in seguito sia alla gestione della
manifestazione noglobal, sia agli esisti tragici della rivolta di piazza, si ridefinirono i
rapporti fra gli anarchici e il movimento noglobal e fra i primi e i ʄʄ. I problemi che
sorsero fra questi gruppi furono sia di tipo organizzativo e ideologico, sia legati alla
contingenza. Infatti, proprio a causa dei gravi incidenti di Genova, molti anarchici,
pur non condividendo le tecniche del blocco nero, si dissociarono dall’atteggiamento
di condanna diffuso nel movimento. Fu dichiarato che «la distruzione di cose non
può essere comparata alla violenza di chi bombarda popolazioni inermi, di chi
decreta la morte per fame, per malattia, per tortura; di chi stronca la vita di un
giovane refrattarario a colpi di pistola» e che «come anarchici, come sempre,
consideriamo strumentale qualsiasi divisione tra lotta violenta e non violenta, tra
azione „legale» ed «illegale», rinvendicandole tutte come appartenenti da sempre
alla storia ed al patrimonio di qualsiasi movimento di liberazione ed
emancipazione»29. Questa presa di posizione degli «Anarchici contro i G8» fu
analoga a quella della ʈʃʋ, che tramite la Commissione di Corrispondenza ribadì
come, pur non condividendo i metodi dei ʄʄ, fosse doveroso affermare la distinzione
fra lo «Stato assassino» e i neri che praticano violenza sugli oggetti30. Tale posizione
creò un solco fra le posizioni diffuse nel movimento, compresi i Disobbedienti, e
quelle degli anarchici, al cui interno, si deve notare, alcuni criticano aspramente i ʄʄ
come pericolosi, nichilisti e inefficaci, non riconoscendoli come veri anarchici31.
18 Non è però solo questa divergenza ad allontanare gli anarchici dal movimento,
bensì la questione organizzativa e ideologica. Diverse questioni sono oggetto della
critica anarchica: la non adeguatezza dei mezzi ai fini; la struttura gerarchica degli
interventi e la chiusura dei dibattiti all’esterno; l’uso dei controvertici per formare
politici di professione, insieme con la completa accettazione del modello democratico
ed elettorale e con la sporadicità delle riunioni noglobal, inadeguate a far nascere
un’elaborazione comune e continua32. Inoltre i tentativi di tenere insieme posizioni
riformiste con posizioni radicali sono incongruenti con la radicalità della visione
anarchica. Agli occhi di certi gruppi anarchici, la stessa pressione istituzionale delle
ali «meno dure» del movimento deriva proprio dalla capacità «di mediazione e di
repressione che riescono a mettere in pratica – o a giustificare – contro ogni
ribellione sociale»33. Se, come affermano gli anarchici, l’ascesa politica degli
esponenti del movimento è subordinata alla permanente possibilità di rivolta delle
ali dure, si dovrà ben presto fare i conti con la polarizzazione dei noglobal fra un’area
riformista e una anticapitalista.
19 A queste posizioni refrattarie a collaborare al movimento si contrappongono quelle
più disposte a parteciparvi, sia per non mancare un’occasione importante di lotta
politica contro il capitalismo e il liberismo imperanti34, sia perché riconoscono che,
malgrado le critiche, il movimento esprime la volontà popolare35.
20 La ʈʃʋ, ad esempio, ha instaurato un rapporto di «critica» e di confronto verso il
movimento noglobal: «La scelta che ha caratterizzato in questo movimento
l’anarchismo comunista, sociale e federato – si afferma nel comunicato del 2004 – è
sintetizzabile nello slogan «Radicali e radicati»: rifuggire la spettacolarizzazione
della protesta, voluta da vasti settori della piazza – bianco o nero vestiti –
privilegiando, invece, il coinvolgimento nella lotta contro la globalizzazione
capitalistica dei più vasti settori delle classi subalterne. Lottare, insomma, per la
globalizzazione della libertà e dell’uguaglianza, non per la mera estensione di diritti
formali e/o per una «moralizzazione» del sistema presente delle cose, ma senza
perdere il contatto con la realtà sociale»36.

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21 Questa relazione di «appartenenza/non-appartenenza» si concretizza nella ricerca


di luoghi di incontro e in manifestazioni alternative, ma non competitive, rispetto a
quelli del movimento noglobal. Per esempio, durante il Forum Sociale Europeo di
Parigi, svoltosi a novembre del 2003, gli anarchici organizzarono un proprio forum
sociale libertario (dall’11 al 16 novembre a Saint-Ouen e Ivry-sur-Seine), con lo
scopo, secondo quanto dichiarato dall’esponente della federazione anrchica francese
Wally Rosell, di «portare un progetto alternativo e rivoluzionario» che non lavorasse
solo alla «ricomposizione della socialdemocrazia» come invece accadeva nel ʈʕʇ37.
Molto rilevante, in tale occasione, è stato il dibattito sulla cooperazione fra
anarchismo e sindacalismo e sull’appoggio del primo alle iniziative delle aree
sindacaliste di sinistra38. In effetti, l’impegno a sostegno degli scioperi e ai sindacati
– in particolare ai sindacati di base ʅʗʄ, ʗʕʋ-ʃʋʖ, ʕʎʃʋ – è l’attività attualmente più
prominente del movimento anarchico, di cui fa parte il sindacato ʗʕʋ-ʃʋʖ: il fine che
si pone il movimento anarchico è che la lotta sindacale, non più irregimentata dai
sindacati confederali, possa essere affiancata a manifestazioni contro la guerra e la
globalizzazione e, a lungo termine, a una trasformazione sostanziale dei rapporti di
lavoro39.

4. Anarchici contro: la dimensione


antagonista
22 La radicalità dei metodi e del linguaggio politico caratterizza sia i ʄʄ che in genere
il movimento anarchico. Mentre, però, i ʄʄ finalizzano la propria «azione diretta»
alla spettacolarizzazione, utilizzando i mass– media e le adunate politiche
internazionali per darsi visibilità, molti degli anarchici ricusano totalmente le regole
dei mezzi di informazione40. Comuni a tutti – e anche al movimento noglobal – è
l’impiego di mezzi espressivi alternativi, come la musica e l’happening, e, spesso,
l’uso della protesta come gesto simbolico per riaffermare la propria identità.
23 Tra gli anarchici che non si riconoscono nei ʄʄ, è necessario operare un’ulteriore
specificazione, dovuta alla debole strutturazione e coordinamento dei gruppi del
movimento anarchico. Mentre la ʈʃʋ e i gruppi ad essa collegati – come gli Anarchici
contro i G8 – privilegiano le forme tradizionali di protesta – scioperi e dimostrazioni
–, altri gruppi di affinità preferiscono forme di azione diretta, che vanno dal
boicottaggio, al sabotaggio in tutte le sue forme, alle occupazioni, alla propaganda
antimilitarista, «e in casi particolarmente critici (...) alla resistenza armata della
gente per proteggere la propria vita e libertà»41. Tale spettro di azioni dirette
comprende anche, però, forme non violente, come i collettivi per l’aiuto di gruppo, i
campi per la pace, l’occupazione di case e le forme spontanee di rivolta, come il non
pagamento delle tasse, il blocco delle strade, il boicottaggio commerciale e così via42.
24 Tradizionalmente gli anarchici si oppongono al capitalismo, in quanto sistema di
sfruttamento e sulla competizione. Inoltre attaccano lo Stato, il quale obbliga i
cittadini a delegare alle istituzioni giurdiche e politiche tutte le competenze e le
responsabilità di gestione della propria vita, legittimando la strutturazione
gerarchica del sistema politico, che invece, dovrebbe essere fondato su rapporti di
partecipazione orizzontale. Come si è accennato, anche il voto viene considerato
come una messinscena tra lobbies e strutture partitiche potenti e chiuse. Insieme con
lo Stato e con il capitalismo, gli anarchici rifiutano le forme partitiche, il principio di
rappresentanza politica, le istituzioni burocratiche, il sistema finanziario e bancario
internazionale e, infine, tutte le istituzioni che non permettono il coinvolgimento
diretto del cittadino, la sua partecipazione attiva e la sua responsabilizzazione. Per
tale ragione la proprietà è aborrita dall’anarchismo: il proprietario è un despota, che
esclude la partecipazione di tutti ad un bene che è originariamente collettivo. Alla
proprietà gli anarchici contrappongono il possesso personale, e cioè l’uso di oggetti,

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che non implica nessun monopolio o privilegio circa l’appartenenza43.


25 Fin qui le posizioni teoriche del pensiero anarchico, che, seppur alla base delle
attuali rivendicazioni del movimento anarchico, spesso si differenziano, per il loro
carattere «accademico», dalle posizioni dei gruppi anarchici contemporanei. In
particolare questi ultimi si sono mobilitati contro le guerre – in particolare la guerra
degli Stati Uniti all’Irak –, contro la chiusura delle frontiere (ad esempio gli accordi
di Schengen e la legge Bossi-Fini), contro i tagli nelle grandi imprese e nei servizi
pubblici. Nel mirino degli anarchici non è, però, solo il governo attuale di
centrodestra, bensì tutti i partiti che hanno governato l’Italia fin dal dopoguerra44.
26 I nodi tematici di fusione e di protesta del movimento anarchico in questo
momento storico sono costituiti dalla lotta contro l’imperialismo degli Stati Uniti e
dal rifiuto della guerra e, in particolare, dell’attacco alla popolazione civile messo in
atto nella guerra in Irak e in Afganistan, dell’uso di un apparato militare prezzolato e,
infine, della deresponsabilizzazione delle popolazioni civili, rese incapaci di liberarsi
dalla tirannia e di scegliersi il proprio modo di organizzazione politica45.
27 Anche in questo caso, però, il movimento anarchico non può riflettersi senza
riserve nella protesta dei noglobal: il rifiuto della «violenza imperialista», comune a
tutto lo spettro dei movimenti, si combina nel caso degli anarchici con la
trasformazione radicale delle forme organizzative sociali ed economiche: «Noi
anarchici – afferma un importante gruppo di affinità – crediamo ... che queste
battaglie per la dignità Umana non potranno mai essere definitivamente vinte da
nessuno, all’interno delle odierne forme organizzative sociali basate sul potere. Per
questo propugnamo organizzazioni di lotta sociale e sindacale autogestite e
assolutamente orizzontali, schive da ogni leaderismo e libere da ogni coinvolgimento
con il potere politico, economico, religioso, militare o culturale della società che ci
prefiggiamo di trasformare. Tali organizzazioni di lotta sociale e sindacale, cresciute
sulla resistenza all’oppressione ed allo sfruttamento faranno lievitare una sempre
maggiore necessità di conquista di libertà e di giustizia sociale e si porranno come
esempio di organizzazione antiautoritaria per proporsi all’autogestione della società.
... [L’alternativa è] Riprendere appieno il percorso autoorganizzativo
Internazionalista, Federalista ed Autogestionario per realizzare e difendere il
cammino della Rivoluzione Sociale, o accettare l’oppressione del Capitale, degli Stati
e delle Chiese, che stanno sempre più martirizzando il pianeta terra e i suoi
abitanti»46.
28 È necessario rilevare che la polemica contro il capitale finanziario internazionale e
le organizzazioni sovranazionali si è aggiunta alle classiche campagne politiche
dell’anarchismo. Le iniziative si moltiplicano contro la ʙʖʑ, l’ʗʇ e perfino contro
l’ʑʐʗ – questa rifiutata perché debole e preda degli interessi dei paesi più forti47. La
crescita sempre maggiore del ruolo di tali istituzioni nel regolare le relazioni politiche
ed economiche, nonché il rafforzamento degli organismi europei di controllo, in
particolare gli accordi europei di Schengen, il progetto di costituzione europea,
insieme con la creazione di strutture di difesa, sono il bersaglio di un movimento,
quale quello anarchico, che mira ad abolire gli ordinamenti statali e sovrastatali.
29 Sia per ragioni economiche, che politiche, gli anarchici prendono sempre più
posizione contro l’estensione e il rafforzamento dell’ʗʇ avvenuta in particolare negli
ultimi anni. Istituzioni come il ʙʖʑ e l’ʗʇ sono condannate come sfruttatrici e
imperialiste perché mirano ad entrare nei mercati dei paesi poveri per controllarli e
impiantare le industrie delle nazioni ricche48. Politicamente, inoltre, il progetto di
una forza armata europea non è, in tale prospettiva, meno criticabile della politica
guerrafondaia degli Stati Uniti: il coordinamento del riarmo da parte di agenzie
europee non solo non garantisce che l’Europa usi la forza e la violenza in modo meno
oppressivo degli ʗʕʃ, ma rende probabile il ritorno di un equilibrio del terrore fra le
grandi potenze49. La critica al modello dell’ʗʇ, però, ha ragioni non solo contingenti.
L’ʗʇ è, secondo alcuni esponenti molto attivi del mondo anarchico, un inefficace

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tentativo di contrapporre il vecchio continente all’America imperialista: essa non


sviluppa nessuna politica seria dell’occupazione e della migrazione, ma si limita a
cercare un equilibrio impossibile fra gli interessi nazionali e un progetto politico
europeo non federativo e non partecipativo, limitandosi a imporre un controllo
ancora più stretto sulle frontiere50.

5. La società anarchica
30 La lotta anarchica è finalizzata, come si è visto, non tanto alla realizzazione di un
progetto futuro definito, bensì alla liberazione delle energie e delle capacità
individuali, che costituirebbero un mondo futuro in cui modelli di vita diversi
potrebbero coesistere. Tale visione del possibile futuro anarchico è resa ancora più
complessa dall’accezione che i vari gruppi di affinità danno dell’anarchia. Se tutti i ʄʄ
rifiutano una visione unica della futura società anarchica, alcuni di essi non
considerano nemmeno possibile un’alternativa radicale all’attuale organizzazione
della vita politica ed economica, e cioè allo stato e al capitalismo51. La divaricazione
tra il constante sforzo dell’anarchismo classico e dei suoi attuali propulsori (ʈʃʋ,
Sindacati di base e anarco-comunismo) di educare e convincere le masse a insorgere
per la loro liberazione e, d’altro canto, la visione nichilista dei ʄʄ, la cui azione si
esaurisce spesso nel gesto simbolico ed espressivo, potrebbe mettere in discussione
l’appartenenza di questi all’anarchismo. Come afferma Albertani «un ʄʄ può essere
anarchico, ma non necessariamente un anarchico condividerà le azioni dei ʄʄ»52.
31 È utile, allora, individuare delle linee teoriche comuni a tutti i gruppi di tale area
anarchica sulle quali si svilupperebbe la futura società ideale. In genere gli anarchici
ritengono che la fine del dominio del modello industriale e dell’ideale di progresso
condurrà ad una «società improduttiva», in cui convivranno diversi modelli di
organizzazione sociale e le relazioni gerarchiche di potere verranno sostituite con
rapporti orizzontali e fondati sullo scambio di idee e sulla partecipazione53. Tale
visione si contrappone palesemente ai modi di vita e di organizzazione politica ed
economica attualmente esistenti, poiché l’ordine e l’organizzazione sociale sono
possibili senza stato, senza istituzioni giuridiche e senza mercato. Con lo stato,
vengono ritenute inadeguate anche tutte le forme di giustizia, che non siano
direttamente amministrate dal popolo – per questo aspetto la riflessione anarchica
classica si arricchisce, tra l’altro, di riferimenti al modello zapatista. Delle
associazioni libere, autorganizzate, autogestite e fondate sul mutuo appoggio54, e cioè
sulla forma di solidarietà spontanea delle classi lavoratrici, daranno l’assetto alla
società anarchica. Tali organizzazioni avranno una strutturazione molto leggera e
non gerarchica, in quanto la rappresentanza è scartata a favore di un modello di
democrazia diretta in cui, tuttalpiù, si fa uso della delega con mandato imperativo55.
Nemmeno il metodo consensuale è accettato dall’anarchismo «classico»: il principio
per le decisioni è quello di «un uomo, un voto» e viene favorito «il continuo
dissenso» e la contrapposizione di posizioni. Le unità di base sono poi associate in
federazioni, che elaborano decisioni sempre in base alla delega con mandato
imperativo, funzionando come collettivi a più livelli56.
32 Tali associazioni saranno economiche – associazioni di lavoratori, organizzate in
federazioni regionali, nazionali, internazionali – e sociali – le comuni57. In tale
prospettiva, le strutture economiche non trainano l’intera organizzazione sociale e
politica, ma sono strettamente connesse alle istituzioni politiche, in parte
coincidendo con esse. La «società di eguali» degli anarchici prevede sia la proprietà
da parte dei lavoratori dei mezzi di produzione, che l’autogestione degli organismi
economici e sociali in funzione del benessere di tutti – e non solo della classe
lavoratrice58.
33 Anche in questo caso la teoria anarchica, che si è tratteggiata molto sinteticamente

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in poche righe, corrisponde solo in parte ad esperienze e modelli caratteristici dei


gruppi attivi giovanili. Questi trovano nelle piccole iniziative autogestite e nella
condivisione di attività di solidarietà e di protesta a livello locale, i loro punti di
riferimento concreti per «immaginarsi» il futuro anarchico. Tali sono, ad esempio,
gli infoshop, che costituiscono un ibrido fra una libreria radicale, un archivio e un
centro sociale, gestiti o a turno o da collettivi: essi rappresentano dei luoghi di
incontro per attivisti e di organizzazione di attività, come la distribuzione di cibo ai
poveri – un esempio ne è l’iniziativa Food not bombs –, il sostegno di prigionieri –
l’iniziativa Books for Prisoners – o degli immigrati59. Un altro modello è costituito
dalle esperienze di squatting – occupazione delle case per crearvi centri sociali o
luoghi per diffondere una cultura alternativa; dalla costituzione di scuole autogestite
e, in modo molto più strutturato, dai sindacati – in particolare l’ʗʕʋ.
34 Se e come influiscono le idee dell’anarchismo classico, i testi di Bakunin,
Kropotkin, Malatesta e così via sulle organizzazioni giovanili è una questione molto
variabile, che dipende dal gruppo di affinità. Sicuramente le organizzazioni più
officiali, come la ʈʃʋ, l’ʗʕʋ, la Federazione comunista anarchica, si fondano sul
pensiero anarchico. Tuttavia, a quanto si deduce dal materiale diffuso tra realtà
anarchiche meno strutturate, il rapporto con il pensiero classico è meno forte in
queste. Nei piccoli gruppi di affinità e nei centri sociali contano l’esperienza di
gruppo e la realizzazione di rapporti orizzontali con i compagni60. Tali unità, però, si
ritrovano in alcuni principi organizzativi anarchici – l’idea di gruppo di affinità, la
delega al posto della rappresentanza, l’incidenza dei rapporti orizzontali61 – oltre che
in alcuni contenuti del pensiero anachico.

6. Conclusioni
35 Il movimento anarchico sfrutta oggi un innegabile vantaggio: quello di aver
preconizzato la protesta radicale di molti giovani già in periodi in cui la conciliazione
sociale e la collaborazione fra sindacati e imprese sembrava aver fatto declinare i
progetti radicalmente alternativi di ordine sociale. Inoltre, l’anarchismo ha una
struttura tradizionalmente flessibile e decentrata che ben si adatta ai tipi di
comunicazione politica sviluppatasi attualmente con l’utilizzo della rete in tutti gli
ambiti, da quelli di intrattenimento a quelli di partecipazione politica62. Le affinità
fra gli hacker e gli anarchici, se non la coappartenenza di alcuni ad entrambi i gruppi,
mostrano con evidenza che la rete si presta ad essere usata facilmente in modo
anarchico, poichè privilegia le comunicazioni orizzontali, informali e anonime, così
come la creazione di piccoli gruppi, vincolati solo da obiettivi a breve scadenza e da
rapporti di affinità.
36 Per quanto riguarda il loro rapporto con altri movimenti, i gruppi anarchici, pur
essendo in qualche modo precursori di alcune forme organizzative, non si situano
all’interno dei recenti movimenti noglobal, facendone parte solo parzialmente e con
molte riserve. Questa distanza è presente sia nei gruppi anarchici legati a
organizzazioni strutturate, come i sindacati anarchici, la ʈʃʋ, la Federazione dei
comunisti anarchici italiana, che nei ʄʄ e nei centri sociali anarchici63. Nel caso dei
ʄʄ è stato lo stesso movimento a porre le distanze con i «violenti» dopo gli episodi di
Genova – ma si potrebbe dire che la natura episodica e la mancanza di progettualità
del ʄʄ rendevano difficile la loro integrazione nei noglobal.
37 Nel caso dell’arcipelago anarchico, le difficoltà di «essere interni» al movimento
provengono da caratteri peculiari della loro identità, che riguardano sia delle
questioni strutturali e storiche, che delle differenze nei contenuti e nei temi. In
particolare la tradizione storica di indipendenza e di estraneità a tutti i partiti politici
e i movimenti, rende gli anarchici tradizionalmente sospettosi nei confronti di
qualsiasi operazione di «fusione» e di coappartenenza. Inoltre, il rifiuto di dirigere le

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proprie componenti interne e perfino di concordarle, anche questo presente nel


«codice genetico anarchico», rende i metodi dei vari movimenti noglobal e la loro
gestione delle iniziative e delle piazze troppo stretti e verticistici ai loro occhi. Fin da
subito l’anarchismo si definisce come unione di individualità, e non come unità,
come collaborazione fra gruppi e non concordanza, rinunciando, in tal modo, a
elaborare un progetto unitario collettivo e lasciando al gioco dei vari gruppi di
affinità la scelta dei metodi e dei fini della loro azione politica.
38 In tal modo, e cioè secondo il principio fondamentale del rispetto delle varie
individualità, la divaricazione fra il pensiero anarchico classico e le realtà dei gruppi
di affinità, per quanto possa sembrare grave, viene saldata. In altre parole, anche se
alcuni gruppi di affinità giovanili non sembrano condividere molto delle idee di
Malatesta o di Bakunin, essi possono essere riconosciuti e possono identificarsi
nell’anarchismo in base ai principi fondamentali dell’autogestione,
dell’autorganizzazione, del federalismo e del mutuo appoggio.
39 Un’altra ragione di attrito fra gli anachici e i noglobal è che, al livello dei contenuti
specifici del pensiero anarchico, i gruppi dell’anarchismo «classico» – ʈʃʋ e anarco-
comunismo – hanno una storia di elaborazione di temi e di esperienza politica già
troppo lunga per permettere ad essi di identificarsi in neonati movimenti, che stanno
iniziando a elaborare una loro posizione nei confronti dell’ordine statale,
dell’economia capitalista, delle istituzioni internazionali e degli altri attori politici.
Per tutti i gruppi anarchici è motivo di diffidenza la mancanza di radicalità del
movimento antiglobalizzazione. La questione dell’impiego della violenza per avviare
l’insurrezione sociale, insieme con quella del rapporto fra i mezzi e i fini, e cioè tra
l’anarchia futura e i metodi per raggiungerla, sono non solo tematizzati fin dalle
origini dell’anarchismo, ma sono anche definiti in maniera radicale e talvolta
radicalmente incompatibile rispetto ai modi di azione e di interpretazione della realtà
politica. Il rifiuto della politica in sé, delle elezioni politiche, dei metodi democratici,
di tutte le forme di rappresentanza, rendono gli anarchici «duri e puri», irriducibili
nemici di ogni tipo di mediazione – e pertanto nemici anche dei movimenti che
cercano invece la mediazione e la concessione di spazi da parte delle istituzioni.
40 La difficoltà di adesione al movimento avviene anche sul terreno progettuale: come
si è notato l’anarchismo non cerca di imporre visioni future globali, né si accontenta
di riforme della società attuale. Esso proietta l’immagine di una società
completamente altra, in cui le individualità non disciplinabili e non prevedibili nei
loro rapporti, saranno completamente libere di esprimersi, con il limite della
salvaguardia del benessere e della felicità di tutti. La tensione fra l’individuo e
l’ordine, fra l’egoismo individuale e il coordinamento con gli altri, si pone, nella
prospettiva anarchica, in maniera del tutto inedita rispetto alle concezione politica
moderna hobbesiana, che anche il movimento organizzato noglobal condivide: non vi
è, per l’anarchismo, alcuna necessità di creare l’ordine e di imporre la cooperazione,
poiché queste sono geneticamente inscritte nel comportamento umano. La
liberazione dalle istituzioni oppressive e l’educazione alla solidarietà permetteranno
da sole la riscoperta e il dispiegamento della natura umana, che è solidale e tende a
vivere pacificamente con gli altri. Questo non è il pensiero ottimista di un gruppo di
«figli dei fiori», bensì il motivo dominante di un movimento che non solo ha una sua
storia parallela a quella della democrazia moderna, ma che oggi attira molti giovani
proprio per la sua profonda alterità.

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Notes
1 Chiantera-Stutte P., Anarchici no-global e Black Bloc: due diverse espressioni
dell’anarchismo o due movimenti?, in Ceri P. (a cura di), La democrazia dei movimenti. Come
decidono i noglobal, Rubettino, Soveria Mannelli, 2003, pp. 133-168.
2 Dai dati del Genoa Social forum ben il 23% si riconosce negli anarchici (Andreatta M., Mosca
L., Il movimento no global: chi sono i protagonisti delle giornate di Genova?, «Il Mulino», n.
5, 2001).
3 L’organizzazione di sintesi, come la ʈʃʋ, la federazione anarchica francese e quella britannica,
è più attenta a mantenere la maggiore libertà possibile delle componenti interne e riunisce
insieme tutti gli anarchici su un numero minimo di positioni comuni per ottenere una certa
unità tattica e ideologica; la piattaforma, presente in italia con la Federazione dei comunisti
anarchici italiana, e all’estero con il Workers solidarity movement irlandese; l’Anarchist
Communist Federation britannica, l’Alternative libertaire francese, l’organizzazione socialista
libertaria svizzera, il Workers solidarity federation africano, ha le sue radici nella piattaforma
organizzativa dei comunisti libertari (1926), che, basata su idee comuniste anarchiche,
riconosce nel sindacalismo il metodo principale di lotta sociale. L’ultimo modello di
organizzazione anarchica è quella dei gruppi di lotta di classe, che si pongono il fine della
resistenza collettiva della classe lavoratrice contro il capitalismo riformista. Tale resistenza si
concretizza nel cambiamento degli stili di vita e nella formazione di cooperative. Tale modello
è a metà tra la sintesi e la piattaforma. Per una spiegazione della differenza fra organizzazione
di sintesi, piattaforma e gruppi di lotta di classe si rinvia a Chiantera-Stutte P., Anarchici ...,
cit.
4 Vedi fra gli altri: Chomsky N., Herman E.S., La fabbrica del consenso, Marco Tropea,
Milano, 1998.
5 Si rimanda per una definizione più completa e per la storia dei ʄʄ a Young Daniel D.,
Autonomia and the origins of Black bloc, «Ainfos», 10-12-2001, in: http://www.ainfos.ca/
sugli autonomi cfr. Katsiaficas G., The Subversion of Politics: European Autonomous Social
Movements And The Decolonization of Everyday Life, Humanities Press International, New
Jersey, 1997 e infine Chiantera-Stutte P., Anarchici ..., cit.
6 Ratgeb, Contributi alla lotta rivoluzionaria destinati ad essere discussi, corretti e
principalmente messi in pratica senza perder tempo, in Ratgeb et al., Limiti e prospettive del
situazionismo, Ed. Anarchismo, Catania, 1989, p. 14.
7 ʃʘ. ʘʘ. , Io sono un Black bloc. Teoria e pratica della sovversione, Deriveapprodi, Roma,
2002, p. 7.
8 Ratgeb, Contributi alla lotta ..., cit., p. 28.
9 ʃʘ. ʘʘ. , Io sono ... , cit., p.82.
10 Idem. Questa estetizzazione della politica ricorda le esperienze avanguardistiche di inizio
novecento, soprattutto il movimento di Papini e Prezzolini, che si ispirarono in parte
all’anarchismo individualista. Per la tensione etica della protesta del movimento vedi Ceri P.,
Movimenti globali, Roma, Laterza, 2002, p. 34 ss.
11 ʃʘ. ʘʘ. , Io sono ..., cit., p. 23.
12 Ratgeb, Contributi alla lotta ..., cit., p. 51.
13 Cfr. il sito sui ʄʄ in http://www.infoshop.org/blackbloc_faq.html [link non raggiungibile :
10/01/2017]
14 Munson C., A few notes about the RACB, in http://dc.indymedia.org/newswire
/display/3893 [link non raggiungibile : 10/01/2017].
15 «Un infoshop è un incrocio tra una libreria radicale e un archivio del movimento. Gli
attivisti ci vanno per leggere o comprare pubblicazioni del movimento, per trovare attrezzatura
come etichette adesive, maschere e bombolette spray; per fare riunioni, leggere o guardare
film o anche solo per vedersi» (ʃʘ. ʘʘ. , Bloc Book. Cosa pensano le tute nere,
Stampalternativa, Roma, 2001, p. 14).
16 Cfr. Grispigni M., La città senza luoghi, Costa and Nolan, Milano, 1997; Katsiaficas G., The
subversion of politics ..., cit.; Albertani C., Paint it black, agosto-sett. 2001, ora in «Les temps
maudits» 12, genn. /apr. 2002, in http://bibliolib.net/Black-bloc2.htm [link non
raggiungibile : 10/01/2017].

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17 Munson C., Eugene, Oragon, Idealism fuels anarchists’ battles, «Ainfos», 15 agosto 2000,
in http://www.ainfos.ca/00/aug/ainfos00168.html.
18 Severino, The Black Bloc is Outrunning its Effectiveness, Barricada collective ʐʇʈʃʅ-
Boston, in http://www.ainfos.ca/.
19 ʃʘ. ʘʘ. , Io sono ..., cit., p. 25.
20 Kopkind rintraccia le origini dei Black Bloc americani nella rivolta di Los Angeles, allorché
alla fine di aprile 1992, quattro politizotti bianchi responsabili della morte di un automobilista
nero, Rodney King, furono assolti (Kopkind A., «L’America di domani nel presente assediato
di L. A.» Los Angeles No justice, no peace, Manifestolibri, Roma, 1992).
21 Bianconi G., Black Bloc. Due chiacchiere con loro, «Corriere della Sera», 17 luglio 2002.
22 Commissione globalaffairs della Federazione Anarchica Italiana, Gli anarchici contro il G8,
«Umanità Nova», n.21 del 10 giugno 2001.
23 Circolo Freccia nera, Collettivo liberazione animale, Individualità anarchiche, ʈʃʋ Bergamo,
Introduzione a: BlacK Book. Materiale vario raccolto sui Black Bloc, Genova 19-20-21 luglio
2001, Circolo Freccia Nera (a cura di), Bergamo, 21 agosto 2001, in Stara P., Anarchici italiani
e movimento no-global, «Collegamenti Wobbly», ottobre, 2, 2003, pp. 74-75.
24 Stara P., Anarchici ..., cit., p. 75.
25 Il nucleo di Anarchici contro i G8 nacque a febbraio 2001 con l’incontro del Coordinamento
anarchico genovese, il centro sociale Pinelli di Genova e il coordinamento anarchico ligure-
piemontese, composto da ʈʃʋ ligura e piemontese.
26 Idem, p. 78.
27 Le proposte degli Anarchici contro i G8 furono: la partecipazione alla Manifestazione
contro i G8 il 9 giugno; la partecipazione corteo migranti 19 luglio; l’indizione e la
partecipazione a sciopero il 20 luglio e la partecipazione al corteo 21 luglio.
28 Cfr. Qualche nostra riflessione sulle giornate di Genova, 22 luglio 2001 in
www.ecn.org/elpaso [link non raggiungibile : 10/01/2017], ora in Stara P., Anarchici italiani
..., cit., pp. 79-80.
29 Comunicato stampa sulle giornate genovesi del Coordinamento anarchico geneovese e del
ʅʕʑʃ Pinelli, ivi, p. 82.
30 CdC ʈʃʋ, Stato assassino, comunicato stampa, «Umanità Nova», 28, 5 agosto 2001, ora in
http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2001/un28/art1760.html.
31 Vaccaro S., Io che non ho visto Genova, «Libertaria», 4, 2001. Cfr. anche Imperato T.,
Basta coi piagnistei, «A», 178, Feb. 2002, in http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista
/278/40.htm [link non raggiungibile : 10/01/2017]; Berti F., Talebani anarchici? No grazie,
«A», 280, apr. 2002, ora in http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/280/37.htm. «Non è
comprensibile come si possa giustificare, se non addirittura sostenere, una prassi che è gia
stata così infruttuosa e tragica proprio per i movimenti di opposizione e che quando riproposta
favorisce lo sviluppo degli stessi meccanismi di repressione così infelicemente sperimentati in
passato. L’utilizzo della violenza è ingiustificato e inaccettabile in modo particolare quando si
presenta come atto autoritario nei confronti di tutti coloro che, non praticandola né
condividendola, ne subiscono comunque gli esiti fisici e politici. L’uso della violenza, in
particolare durante le manifestazioni, rende indefinite le responsabilità e indirizza l’esito della
protesta imponendone il livello di confronto». Così scrive Adriano Paolella in «A» nell’ottobre
del 2001 in Anarchici, Black Bloc e movimento antiglobalizzazione (anno 31, n. 275, ora in
http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/275/12.htm).
32 Cfr. Stara P., Anarchici italiani ..., cit.; Federazione anarchica di Reggio Emilia- ʈʃʋ, L’Area
Libertaria, Comitati di Base, Ad Ovest di Porto Alegre, «Umanità nova», 10, 17 marzo 2002,
ora in http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2002/un10/art2098. html; Alcuni
anarchici roveretani, Vertici e controvertici, «Contropotere», a.2, n.15, 2003, pp. 2-5.
33 Alcuni anarchici roveretani, Vertici e ... cit. Cfr. anche Stara P., Anarchici italiani ..., cit.;
Matteo M., Anarchici no-global. Parabola di un movimento, Comunicato della Commissione
di Corrispondenza della Federazione Anarchica Italiana del 25 luglio 2001 Gruppo di lavoro
no-global della ʈʃʋ Inserto del n. 37 del 10 novembre 2002 di «Umanità Nova», settimanale
anarchico, ora in http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2002/un37/art2425.html [link
non raggiungibile : 10/01/2017].
34 Vaccaro S., Le sirene del riformismo, «Umanità nova», 5, 10 Feb. 2002, ora in:
http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2002/un05/art2030.html e L’autobus no global,
ivi, 14, 21 aprile 2002 in http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2002
/un14/art2142.html; Martina Guerrini, ʈʕʏ di Porto Alegre: tutto da buttare?, «Comunismo
libertario», apr.- maggio 2002, 53, ora in: http://comunismolibertario.firenze.net/[link non
raggiungibile: 10/01/2017].
35 ʈʃʋ, Congresso della ʈʃʋ, Mazioni/1, Imola del 4-6 gennaio 2004, Analisi della situazione

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sociopolitica dal locale al globale, «Umanità nova», n. 1, 12 gennaio 2003, ora in


http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2003/un01/art2509.html.
36 Idem e cfr. anche: ʚʚʋʘ Congresso della ʈʃʋ: le mozioni/2 Ruoli e obiettivi della ʈʃʋ nel
contesto dell’evoluzione del movimento libertario e sociale, «Umanità Nova», n. 1 del 12
gennaio 2003, ora in: http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2003/un01/art2510.html.
37 Jean-Baptiste de Montvalon, Les anarchistes en «alteraltermondialistes», «Le Monde»,
16.11.03, in http://www.lemonde.fr/web/recherche_articleweb
/1,13-0,36-342043,0.html?query=anarchistes&query2=&booleen=et&num_page=1&
auteur=&dans=dansarticle&periode=30&ordre=pertinence&ʉ_ʐʄʃʔʅʊʋʘʇʕ=797758&
nbpages=1&artparpage=10&nb_art=6 [link non raggiungibile: 10/01/2017.] Hanno
organizzato il ʈʕʎ: Alternative Libertaire, il Comitato di solidarietà con i popoli del Chiapas in
lotta, la Confederazione nazionale del lavoro (ʅʐʖ francese), la coordinazione dei gruppi
anarchici francese, la Federazione anarchica francese, la Federazione dei comunisti anarchici
italiana, No Pasaran, l’organizzazione comunista libertaria francese e l’organizzazione
socialista libertaria francese. La partecipazione è stata di 3000 persone, fra cui gli anarchici
italiani, dalle ʈʃʋ, i comunisti anarchici, insieme ad anarchici spagnoli, inglesi e finlandesi. Cfr.
Stecunga, FdCA: sul Forum Sociale Libertario di Parigi; «Ainfos», 18 nov, 2003, in
http://www.ainfos.ca/03/nov/ainfos00379.html ; Kammellerna Un altro forum è possibile, Il
Forum Sociale Libertario di Parigi, in Umanità nova, n. 38, 23 novembre 2003 ora in:
http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2003/un38/art2978.html.
38 Cfr. Stecunga, FdCA: sul Forum Sociale ..., cit.
39 Si veda il sito http://www.usi-ait.org/ e il comunicato di appoggio dello sciopero del 7
novembre: Gli anarchici con i lavoratori contro il governo, La questione sociale,
Commissione ʈʃʋ, «Umanità nova», n. 35, 2 nov. 2003, in http://www.ecn.org/uenne/archivio
/archivio2003/un35/art2939.html ; F.F., Contro lo stato e il capitalismo: azione diretta, ivi,
n. 33, 19. ott. 2003, in http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2003/un33/art2914.html.
40 Cfr. la posizione a proposito del maggior esponente anarchico vivente, Noam Chomsky in
Necessary Illusions, South End Press, Boston, 1989.
41 Ultimo cittadino, Azione diretta, «Contropotere», n. 0, a. 1, p. 11, in http://www.ecn.org
/contropotere/press/07.htm [link non raggiungibile: 10/01/2017]. Cfr. anche Alcuni anarchici
roveretani, Vertici ..., cit., pp. 2-5.
42 Questo aspetto è rilevante per spiegare l’appoggio e il riferimento ideale degli anarchici allo
zapatismo.
43 Vedi Proudhon P.-J., Che cos’è la proprietà, U. Cerroni ( a cura di), Laterza, Bari, 1967;
Godwin W., Enquiry concerning political justice, Clarendon Press, Oxford, 1971.
44 Cfr. 1. Maggio per organizzare la lotta contro lo Stato ed il padronato, «Contropotere», n.
1, maggio 2002, a.1, in http://www.ecn.org/contropotere/press/31.htm.
45 Stara P., Antimilitarismo anarchico, «Contropotere», a.1,n.3, 2002, p.17-8.
46 Circolo anarchico Bernieri, Contro tutte le guerre, «Contropotere», n.5, a. 1, ottobre 2002,
in http://www.ecn.org/contropotere/press/85.htm [link non raggiungibile: 10/01/2017].
47 Cfr. Vaccaro S., L’ʑʐʗ e l’aggressione ʗʕʃ all’Irak/1 Il diritto del più forte, «Umanità
nova», 12, 30 marzo, 2003, anche in http://www.ecn.org/uenne/archivio/archvio2003/ [link
non raggiungibile: 10/01/2017] un12/art2642.html e Idem, L’ʑʐʗ e L’aggressione ʗʕʃ
all’Irak/2 La maschera della legge, ivi, anche in http://www.ecn.org/uenne/archivio
/archivio2003/un12/art2643.html.
48 Cfr. Catrame G., Oltre Cancun. Liberismo e neocolonialismo, «Umanità nova», n. 35, 2
novembre 2003, in http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2003/un35/art2947.html.
49 Di guerra in guerra, «Sicilia libertaria», a. ʚʚʘʋʋ, n.220. ag. 2003.
50 Vaccaro S., Una partita cruciale: l’ʗʇ tra astrazione giuridica e geopolitica reale,
«Umanità nova», 33, 19 ott. 2003, in http://www.ecn.org/uenne/archivio/archivio2003
/un33/art2919.html; Lumine M., La democrazia dei potenti. La Costituzione dell’Europa del
dominio, «Umanità nova», 24, 29 giugno 2003, in http://www.ecn.org/uenne/archivio
/archivio2003/un24/art2801.html. Questi stessi motivi appaiono nella rivendicazione
dell’attentato a Romano Prodi del 21 dicembre firmata dalla «Federazione anarchica
informale», e cioè la condanna del potenziamento delle polizie di frontiera, del rafforzamento
del sistema carcerario e della burocratizzazione della politica. Alla struttura repressiva europea
viene contrapposta la Federazione anarchica informale fondata sulla solidarietà fra i gruppi,
sull’azione rivoluzionaria e sulla comunicazione orizzontale (cfr. http://italiano.infoshop.org
/modulesphp?op=modload&name=News&file=article&sid=311&mode=thread&order=0&
thold=0 [link non raggiungibile: 10/01/2017]). La ʈʃʋ ha comunque smentito qualsiasi
rapporto con tale organizzazione terrorista e in un comunicato del 28 dicembre 2003 (cfr.
http://www.federazioneanarchica.org/archivio/20031228cdc.html).
51 «Gli anarchici ... pensano all’abolizione della proprietà privata, all’abolizione dello Stato e

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non credono in Dio ... a quanto mi risulta non è mai esistita una società senza Stato. Né credo
che esisterà. Noi ovviamente siamo contro le regole costituite, vogliamo sostituire quanto di
oppressivo c’è nella stessa idea di regolazione della vita» in ʃʃ. ʘʘ., Io sono un black ..., cit., pp.
25-6.
52 Albertani C., Paint it black, cit.
53 Paolella A., Anarchici, Black Bloc, movimento antiglobalizzazione, «A», 275, a. 31, ott.
2001, anche in http://www.anarca-bolo.ch/a-rivista/275/12.htm.
54 Cfr. il «classico» Kropotkin Petr A., Il mutuo appoggio, Salerno, Roma, 1982.
55 Interviste a I. e L. effettuate il mese di febbraio del 2003.
56 Kropotkin P.A., Evolution and environment, Black Rose Books, Toronto, 1996, p. 79.
57 Bookchin M., From urbanization to cities: Toward a new politics of Citizenship, Cassel,
London, 1995, p. 254.
58 A seconda poi della scuola anarchica seguita – individualisti, anarco-sindacalisti, comunisti
anarchici – variano i modelli per la gestione dei mezzi di produzione: per gli individualisti,
l’autogestione avviene attraverso le assemblee democratiche e i profitti sono divisi fra i
lavoratori full-time o fra tutti a seconda delle prestazioni; per gli anarco-sindacalisti, la
proprietà sociale dei mezzi di produzione e la distribuzione dei beni tramite assemblee
confederali e coordinate di tutti i settori garantisce il benessere per tutti (Berkman A., The ʃʄʅ
of Anarchism, Freedom Press, London, 1977, p. 68); per i comunisti anarchici, infine,
l’economia deve essere guidata nelle sue grandi linee da tutti, mentre i lavoratori stessi hanno
competenza per quanto riguarda le decisioni ordinarie e giornaliere. In tal caso si procede ad
una socializzazione di tutti i beni (Goldman E., Red Emma Speaks, Alix Kates Shulman (a cura
di), Wildwood House, London, 1979, pp. 260-1).
59 Cfr. ʃʘ. ʘʘ. , Bloc Book, cit., p. 14 ss.
60 Interviste a F. e a L. a gennaio e febbraio 2003.
61 Intervista a L.
62 Cfr. Licata I., La vocazione anarchica della rete, «Contropotere», a. 1, n. 2., pp. 12-15: «Il
«gruppo di affinità» anarchico trova in Rete la sua espressione più naturale ... L’anarchismo in
rete non è soltanto un mezzo per comunicare, ma è piuttosto un modello epistemico per la rete
dell’anarchismo, costruzione di un sistema autorganizzato e reticolare di gestione» (p. 15).
63 Per una riflessione sui centri sociali cfr. Becucci S., Disobbedienti e centri sociali fra
democrazia diretta e rappresentanza, in Ceri P. (a cura di), La democrazia dei movimenti,
Rubettino, Soveria Mannelli, 2003, pp. 75-93.

References
Bibliographical reference
Patricia Chiantera-Stutte, “Ai margini del movimento. Le individualità anarchiche noglobal e il
movimento dei movimenti”, Quaderni di Sociologia, 33 | 2003, 21-43.

Electronic reference
Patricia Chiantera-Stutte, “Ai margini del movimento. Le individualità anarchiche noglobal e il
movimento dei movimenti”, Quaderni di Sociologia [Online], 33 | 2003, Online since 30
November 2015, connection on 04 February 2021. URL: http://journals.openedition.org
/qds/1160; DOI: https://doi.org/10.4000/qds.1160

About the author


Patricia Chiantera-Stutte
Dipartimento di Scienze Storico-Sociali ˗ Università di Bari

By this author
Michels e la crisi della democrazia – ieri e oggi [Full text]
Michels and the crisis of democracy- yesterday and today
Published in Quaderni di Sociologia, 63 | 2013

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