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Commenti al libro

“Lo sguardo interno”


in
Il Messaggio di Silo1

Monica Brocco
Centro di Studi del Parco di Studio e Riflessione Attigliano
9 marzo 2014

1 Il Messaggio dato da Silo nel luglio 2002 si compone di tre parti: il Libro, l’Esperienza e il Cammino.
Il Libro è conosciuto da tempo come “Lo sguardo interno”. L’Esperienza è proposta attraverso otto cerimonie. Il
Cammino è un insieme di riflessioni e suggerimenti.
Il Messaggio di Silo circola stampato e attraverso le reti informatiche. (www.silo.net)

1 1
A Salva, che mi portò nel mito.

Molte sono le forme del divino,


molte cose contro ogni speranza realizzano gli dei,
quelle che ci aspettiamo non si compiono,
di quelle inattese il dio trova una strada.
Così è andato questo dramma.
Euripide, Le Baccanti

Zeus in Olimpo molte cose rende spedite,


ma sovente gli dei deludono ogni attesa.
Tante opere che pareva sarebbero arrivate a termine
restarono imperfette: sembrava non ci fosse per loro
un altro esito e invece un dio trovò il modo.
Euripide, Medea

E che a Silo piaceva parafrasare così:


“Dai cammini chiusi, un dio trova sempre l'uscita.”

2 2
INTRODUZIONE
A fine dicembre 2012, nel Parco di Studio e Riflessione di Attigliano, partecipo al ritiro della
Forza.1 del Manuale Temi Formativi e Pratiche per Messaggeri2. Nel corso del ritiro, oltre a
lavorare sistematicamente con la Forza in un contesto adatto, si studiano diversi passaggi de Il
Messaggio di Silo, in particolare de Lo Sguardo Interno, un libro che conosco e leggo da più di 30
anni. E' lo scritto più importante di Silo; lui stesso ha dichiarato che -insieme al suo primo
messaggio pubblico “La Guarigione della Sofferenza”- racchiude la sua dottrina e che tutto ciò che
ha scritto dopo è a corredo di esso.
Ero andata a quell'incontro con il proposito di generare buone condizioni interne per il nuovo anno
e di avvicinarmi a questo scritto come se fosse la prima volta. Durante lo scambio di idee ed
esperienze con altri partecipanti, sono sorti nuovi punti di vista a partire dai quali ho intrapreso la
lettura del libro in modo diverso da come l'avevo fatto fino ad allora, cioè leggendo un capitolo qua,
un capitolo là, o tutto di seguito, ma mai come il Maestro aveva esplicitamente indicato: meditando
su ogni punto “in umile e attenta ricerca”.
Così ho fatto ed è stata una meravigliosa sorpresa.
Riporto qui, paragrafo per paragrafo, le comprensioni, le perplessità, le conclusioni che sono sorte
nel cercare di rispondere ogni volta alla domanda Cosa mi sta proponendo il Maestro di fare?
Ovviamente questi commenti sono il frutto della mia personale interpretazione e quindi non hanno
alcuna pretesa di verità. Rispecchiano semplicemente quanto mi è sembrato di comprendere in
questo primo avvicinamento più attento, umile e riflessivo.
Ho anche scelto e aggiunto commenti e scritti di Silo stesso che mi sono stati di grande aiuto per
capire alcuni punti del testo che mi risultavano un po' oscuri o che, a mio avviso, sono a
complemento del senso del capitolo.
E man mano che avanzavo nello studio e riflettevo su quanto si diceva in queste pagine, mi è
sembrato di scoprire una fondamentale chiave di lettura del insegnamento di Silo, un concetto
ricorrente, che pervade tutto lo scritto: il processo, il cammino, il futuro.
Non ci sono mete finali da raggiungere, niente significati ultimi da capire. Si può sempre andare
oltre, si può sempre approfondire. Non ci sono limiti.
La chiave è la direzione.
…...

Questi commenti nascono come un personale esercizio di riflessione, ma nel voler condividerli ho
dovuto tener conto dell'aspetto formale. E considerando anche che arriveranno ad amici che non
sono familiarizzati con il significato che diamo a certi termini ho sentito la necessità di includere
qualche definizione.
Quindi, per agevolare la lettura ed evitare confusioni, ho utilizzato font e colori diversi. Il testo
originale è in nero. Le mie considerazioni sono in blu, in un tipo di carattere differente e più
piccolo. I commenti e gli scritti di Silo estratti da altri documenti sono in corsivo blu. Le note a pie
di pagina sono in verde.
Il sottolineato, il neretto, l'evidenziato e i testi tra parentesi quadre sono tutti miei.

2 http://silosmessage.net/materiales.asp?LANG=IT

3 3
Lo Sguardo Interno
Mi è sembrato doveroso riportare qui i commenti dell'autore stesso 3 al titolo dell'opera.

“...
Perché il Libro ha come titolo "Lo Sguardo Interno"? Non è forse vero che l'organo della vista sta lì
per osservare il mondo esterno, come se fosse una finestra, o magari due; non sta lì per aprirsi
ogni giorno al risveglio della coscienza? Il fondo dell'occhio riceve l’impatto del mondo esterno. Ma
a volte, quando chiudo le palpebre, ricordo il mondo esterno, o lo immagino, o ci fantastico sopra,
o lo sogno. In questi casi vedo il mondo con un occhio interno che guarda anch'esso su uno
schermo, che non è però quello che corrisponde al mondo esterno. 
Parlare di uno "sguardo interno" implica qualcuno che guarda ed un qualcosa che è guardato. Di
questo tratta il Libro ed il suo titolo segnala, in modo evidente ed imprevisto, che si sta mettendo in
discussione ciò che ingenuamente diamo per scontato.
Il titolo del Libro riassume queste idee: “ci sono altre cose che si vedono con altri occhi e c'è in noi
un osservatore che può porsi in un modo differente da quello abituale".
Dobbiamo, ora, fare una piccola distinzione. 
Quando dico che "vedo qualcosa”, rendo manifesto che mi trovo in un atteggiamento passivo
rispetto ad un fenomeno che impressiona i miei occhi. Quando, invece, dico che "guardo
qualcosa”, affermo che oriento i miei occhi in una determinata direzione. Quasi nello stesso senso,
posso parlare di "vedere interiormente", di assistere a visioni interne come quelle proprie del
divagare o del sognare, e posso distinguere queste operazioni dal "guardare interno" inteso come
direzione attiva della mia coscienza. In questo modo, posso perfino ricordare i miei sogni, o la mia
vita passata, o le mie fantasie e guardarle attivamente, gettare luce sulla loro apparente assurdità,
cercando di dar loro senso.
Lo sguardo interno è una direzione attiva della coscienza. È una direzione che cerca significato e
senso nell’apparentemente confuso e caotico mondo interno. Questa direzione è precedente
anche a quello sguardo, giacché gli dà impulso. Questa direzione permette l'attività del guardare
interno. E se si arriva ad afferrare che lo sguardo interno è necessario per svelare il senso che lo
sospinge, si comprenderà che ad un certo momento chi guarda dovrà vedere se stesso. Questo
"se stesso" non è lo sguardo e neanche la coscienza. Questo "se stesso" è ciò che dà senso allo
sguardo e alle operazioni della coscienza. Precede e trascende la coscienza stessa. In modo
molto ampio, questo "se stesso" lo chiameremo "Mente" e non lo confonderemo con le operazioni
della coscienza, né con la coscienza stessa. Ma quando qualcuno pretende di cogliere la Mente
come se fosse uno dei tanti fenomeni della coscienza, la Mente gli sfugge perché non si lascia
rappresentare né comprendere.
Lo sguardo interno dovrà arrivare a collidere col senso che la Mente pone in ogni fenomeno,
anche in quelli della propria coscienza e della propria vita, e la collisione con questo senso
illuminerà la coscienza e la vita. Di questo tratta il nucleo più profondo del Libro.
...”
Silo. Commenti al Messaggio di Silo. Centro di Studi di Punta de Vacas, 03 / 03 / 2009

3 http://www.silo.net/es/message/commentaries
4 4
I. La meditazione
La condizione.
Meditare, ricercare, studiare, riflettere

1. Qui si racconta come il non-senso della vita si trasformi in senso e pienezza.


Puoi trasformare la tua vita, puoi dare senso e pienezza alla tua vita. (Mi sta dicendo che la mia vita è
incompleta e senza direzione?)

2. Qui c'è allegria, amore per il corpo, per la natura, per l'umanità e per lo spirito.
Qui non si glorifica la sofferenza. Qui non si oppone il corpo allo spirito, qui non si oppone l'umanità alla
natura. Ama il tuo corpo, la natura, l'umanità e lo spirito.

3. Qui si rinnegano4 i sacrifici, il senso di colpa e le minacce dell'oltretomba.


Puoi ribellarti ai sacrifici, al senso di colpa e alle minacce dell'oltretomba.

4. Qui ciò che terreno non si oppone a ciò che eterno.


Non opporre ciò che terreno a ciò che eterno. Terreno e eterno sono profondamente legati. (Che
conformino un'unica struttura?)

5. Qui si parla della rivelazione interiore a cui giunge chi medita in umile 5 e attenta ricerca.
L'interesse di questo scritto è descrivere un cammino, un processo che porta alla rivelazione interiore di una
grande verità. Se questo è anche il tuo interesse, medita in umile e attenta ricerca.
Comincia dall'inizio, dal basso, da terra, cioè lascia da parte i pre-giudizi e le sup-posizioni. Non credere,
non dare per scontato, che già sai ciò che si spiega qui.

Dopo aver annunciato l'interesse dello scritto, cioè mostrare un cammino per scoprire il senso della
vita, l'autore fa implicitamente riferimento a diverse posizioni e vie intraprese da altre tradizioni di
fronte alla stessa questione, mettendole in discussione: l'accettazione e la valorizzazione della
sofferenza e dei sacrifici, i concetti di peccato e colpa, il ricatto, le minacce di orrori ultramondani,,
la svalutazione della vita su questa terra, lo svilimento dell'essere umano, la negazione e la
denigrazione del corpo o la repressione di alcune delle sue funzioni, l'atteggiamento manicheo ecc.

4 rinnegare: negare ancora, ribellarsi a


5 umile: dal latino: [humi] a terra, derivante da [humus] terra. In sanscrito [bhumi] significa terra, e la creatura della
terra è [bhuman], da cui [umano]. Contrario: superbia: super bios, crescere sopra; supporre: mettere sopra.

5 5
II. Disposizione per comprendere
La condizione.
La disposizione interna per comprendere

1. So come ti senti perché posso sperimentare il tuo stato, ma tu non sai come si
sperimenta ciò che dico. Di conseguenza, se ti parlo disinteressatamente di ciò che
rende felice e libero l'essere umano, vale la pena che tu faccia il tentativo di
comprendere.
L'autore parla con l'autorità che gli da la esperienza. Fai lo sforzo di comprendere ciò che dice. Che tu lo
faccia o no per l'autore non fa differenza, invece per te vale la pena.

2. Non pensare che potrai comprendere discutendo con me. Se credi che polemizzando il
tuo pensiero si chiarisca, puoi farlo, ma non la strada da percorrere in questo caso.
Non discutere con lui. Il tuo pensiero non si chiarirà polemizzando.

3. Se mi domandi qual è l'atteggiamento più adatto a comprendere, ti risponderò che è


quello di meditare in profondità e senza fretta su ciò che qui ti spiego.

4. Se replichi che hai cose più urgenti di cui occuparti, risponderò che non farò nulla per
oppormi, essendo tuo desiderio dormire o morire.
Non dedicare il tuo tempo a quanto viene spiegato qui è l'equivalente a dormire o a morire!

5. Non dire neppure che il mio modo di presentare le cose ti risulta sgradevole, perché
non dici lo stesso della buccia quando il frutto ti piace.
Non fermarti a considerare l'aspetto formale di questo scritto. L'importante è il contenuto.

6. Espongo nel modo che mi sembra conveniente, non in quello che desidererebbero
coloro che aspirano a cose lontane dalla verità interiore.
Qui si sta parlando solo per chi aspira alla verità interiore, non per chi si trova in questo momento a cercare
altre cose nella vita.

E chi aspira alla verità interiore?

6 6
III. Il non-senso
(Scoperte dell'autore dopo una lunga e attenta meditazione)
La relatività6 della vita in questo piano di esistenza

Scoprii, nel corso di molti giorni, questo grande paradosso: coloro che portavano il
fallimento nel cuore poterono cogliere la vittoria finale; coloro che si sentivano
trionfatori, si fermarono lungo il cammino come vegetali dalla vita diffusa e spenta. Nel
corso di molti giorni, io arrivai alla luce dalle tenebre più oscure, guidato non
dall'insegnamento, ma dalla meditazione.
Tutto ciò che s'intraprende in questo piano di esistenza è destinato al fallimento (“termina con la morte”).
Chi riconosce questa verità, riconosce i propri fallimenti, si può riconciliare con essi e quindi diventa libero
di cercare oltre.
Credere ai successi temporanei significa fermarsi lungo il cammino e sopravvivere oscurati.
La meditazione ci permette di arrivare alla luce, di vedere chiaramente, ed è necessario dedicargli del tempo.
L'autore dichiara inoltre che non ha avuto maestri e che è arrivato a comprensioni profonde attraverso lo
studio e la riflessione. Quindi, questo è un cammino che tutti possono percorrere.
L'autore comincia a raccontare la sua esperienza che descriverà in dieci “giorni”.

Così mi dissi il primo giorno:

1. Non c'è senso7 nella vita se tutto finisce con la morte.


L'autore ci mette subito di fronte all'unico fatto certo del nostro futuro in questo piano di esistenza:
moriremo. Abbiamo cominciato a morire dal momento stesso in cui siamo nati.
E ogni cosa che intraprendiamo in questa vita è destinata a finire/fallire/morire, a cominciare dal nostro
corpo.
La morte impone un limite al mio futuro, alla mia direzione, ai diversi significati che cerco di dare alla mia
vita.

2. Ogni giustificazione che diamo alle azioni, siano esse disprezzabili o eccellenti, è
sempre un nuovo sogno che lascia il vuoto davanti a sé.
In questo piano, le azioni -a prescindere dal fatto che siano disprezzabili o eccellenti- non trovano
giustificazione in sé perché non sono il risultato di una scelta libera e cosciente, sono il risultato di
condizionamenti, sono atti meccanicamente compensatori, sono sogni.
Non cercare di giustificare le tue azioni; non sono il risultato di una scelta cosciente. Quando le hai
intraprese, il tuo livello di coscienza era simile al sogno.

3. Dio è qualcosa di non certo.


In questo piano, nel livello di coscienza ordinario, non c'è esperienza del divino.
In questo piano si hanno credenze, non certezze, intorno al divino.

4. La fede è mutevole quanto la ragione e il sogno.


Oggi credi una cosa, domani ne credi un'altra. Non puoi dar credito alle tue credenze!
Le tue credenze, i tuoi ragionamenti e i tuoi sogni cambiano con il tempo.

5. "Ciò che si deve fare" può essere totalmente messo in discussione e niente sostiene
definitivamente le spiegazioni date.
Anche ciò che si deve fare, la morale, la giustizia, cambiano con il tempo.
Non c'è morale né giustizia dove non c'è libera scelta.

6 relativo: che è in rapporto con altra cosa; che è sottoposto a limiti o condizioni.
7 Il termine senso denota sia il concetto di significato sia quello di direzione.
7 7
6. "La responsabilità" di chi si impegna per qualcosa non è maggiore di quella di chi non si
impegna affatto.
Non c'è responsabilità dove non c'è libera scelta.

7. Mi muovo secondo i miei interessi, e ciò non mi rende un codardo, ma neanche un


eroe.
Ci muoviamo per sopravvivere, seguendo le necessità del corpo e quelle imposte dall'intorno sociale, dallo
spirito dei tempi, dal paradigma vigente. Nient'altro.

8. "I miei interessi" non giustificano né squalificano nulla.

9. "Le mie ragioni" non sono migliori né peggiori delle ragioni altrui.
I tuoi interessi e le tue ragioni hanno la stessa qualità del sogno poiché non sono il risultato di una scelta
cosciente. I tuoi interessi e le tue ragioni cambiano col tempo. Non puoi invocarli per giustificare o
screditare nulla.

10. La crudeltà mi fa orrore, ma non per questo è in se stessa migliore o peggiore della
bontà.
Non ho scelto di essere crudele o buona. In questo modo di esistenza, nel livello di coscienza ordinaria, le
mie azioni e quelle altrui -di qualunque segno esse siano- non sono altro che meccaniche compensazioni.

11. Ciò che viene detto oggi, da me o da qualcun altro, non è valido domani.
Ciò che dico, penso, credo, sento cambia con il tempo. Altrettanto succede alle persone con cui interagisco.
Non sono coerente; non posso pretendere coerenza dagli altri.

12. Morire non è meglio di vivere o di non essere nato, ma non è neppure peggio.
Nel livello di coscienza ordinario in cui ci troviamo, essere nato o non essere nato è lo stesso, vivere o essere
morto è lo stesso. Vivere in questo modo equivale a non-vivere.

Scoprii, non per mezzo dell'insegnamento, ma attraverso l'esperienza e la


meditazione, che non c'è senso nella vita se tutto finisce con la morte.
Tutto è molto relativo, col tempo tutto perde significato, non c'è niente che io possa affermare in modo
definitivo.

Non c'è senso, direzione, significato nella vita se tutto finisce con la morte.

Il fatto di allontanare la morte, di negarla, di non voler pensare alla mia morte, mi obbliga a dirigere la mia
vita verso attività e obiettivi che avranno significato solo temporaneamente poiché finiranno
necessariamente nel 'fallimento', cioè, dopo un certo tempo perderanno di senso e mi lasceranno nel vuoto.

L'unica ricerca definitiva, quindi, è quella che non finisce, che mi permetterà di saltare sulla morte, che mi
proietterà oltre. In funzione di questa intenzione, sarà essenziale il riconoscimento, l'accettazione e la
valorizzazione della condizione fallimentare dell'esistenza, in altre parole il riconoscimento che i sensi
provvisori che diamo alla nostra vita in diversi momenti sono insufficienti, insoddisfacenti.

Potrei utilizzare il ricordo del massimo fallimento, la mia morte, come sostrato attivo che mi aiuti a
mantenere un atteggiamento di allerta, come allenamento di uno sguardo distaccato, non compromesso con
gli andirivieni, gli alti e bassi ineluttabili della vita. Da qui si può intraprendere la ricerca di qualcosa di
veramente nuovo.

8 8
“… Forse potrebbe esistere un senso che sia indipendente, che non cambi in funzione delle
situazioni che mi tocca vivere; se ciò fosse possibile sarebbe molto interessante. Sarebbe
interessante perché, quando i figli che ho, che io amo tanto, diventano grandi e vanno via, io mi
sento triste ma non si interrompe il senso della vita; e se ho problemi col lavoro, è un problema
ma non si interrompe il mio senso nella vita; e se perdo quel grande amore che ho, è una
contrarietà, ma non finisce la mia direzione nella vita. Quindi, non stiamo dicendo che si debbano
liquidare tutti gli altri sensi della vita, stiamo dicendo che collocando un senso di vita che non si
modifichi, tutte le altre cose che sono di mio interesse posso accomodarsi meglio di prima ed
avere maggior coerenza, organizzarsi in una stessa direzione. A noi interessa esplorare queste
possibilità.
...
La coscienza umana non può funzionare senza futuro.

Qualsiasi attività dell'essere umano esige obbligatoriamente che stia funzionando il futuro nella
coscienza. Così come sta pesando nella nostra testa il passato -la memoria, tutto ciò che ci è
successo, ciò che abbiamo imparato, le cose buone, le cose non tanto buone, tutto ciò sta
gravando nella nostra testa- così anche sta gravando ciò che noi pensiamo del futuro e, a
seconda che pensiamo una cosa o un altra, così sarà la situazione nella quale ci troviamo oggi.
Non è vero che l'essere umano sia solo passato, l' essere umano è anche futuro e ciò che io stia
pensando, sentendo e temendo intorno al futuro condiziona il momento attuale e il modo in cui mi
pongo oggi nella realtà che mi tocca vivere.

La mente umana no può vivere senza futuro. E se nel futuro c'è la morte e il nulla, la mente
umana ha dei problemi.

Non si tratta di mortificare le persone con il problema della morte, si tratta di tutto il contrario: si
tratta di produrre un'apertura in modo tale che la morte non sia un problema.”

Silo. Estratto da Conversazione sul Senso della vita, Brasile,1980


Qualcun@ ha un riferimento piu' preciso?

Quindi, sarà interessante aspirare a ciò che non è contrastato dal tempo, dalla morte.
Sarà interessante avere un'esperienza che dia la certezza di continuità dopo la morte fisica.

Questo darebbe anche un senso profondo a questa vita perché non sarebbe indifferente ciò che si
fa in essa.

La chiave risiede nella direzione.

9 9
IV. La dipendenza8
(Scoperte dell'autore dopo una lunga e attenta meditazione)
Cosa giustifica la mia esistenza?

Il secondo giorno:

1. Tutto ciò che faccio, sento e penso non dipende da me.

2. Sono variabile e dipendo dall'azione dell'ambiente. Quando voglio cambiare l'ambiente


o il mio "io", è l'ambiente a cambiarmi. Allora cerco la città o la natura, la redenzione
sociale o una nuova lotta che giustifichi la mia esistenza... In ognuno di questi casi,
l'ambiente mi porta a scegliere un atteggiamento o un altro. Così i miei interessi e
l'ambiente mi lasciano a questo punto.

3. Dico allora che non ha importanza che cosa o chi decida. In tali occasioni dico che
debbo vivere perché mi trovo nella situazione di vivere. Dico tutto questo, ma non c'è
nulla che lo giustifichi. Posso decidermi, vacillare o rimanere fermo. In ogni modo, una
cosa è migliore dell'altra solo provvisoriamente, ma in definitiva non c'è cosa "migliore"
o "peggiore".

4. Se qualcuno mi dice che chi non mangia muore, gli risponderò che è proprio così e che
l'essere umano è costretto a nutrirsi perché vi è spinto dal pungolo della necessità 9, ma
non aggiungerò a questo che la lotta per mangiare giustifica la sua esistenza. Non dirò
neppure che ciò sia male. Dirò, semplicemente, che si tratta di un fatto necessario alla
sussistenza individuale e collettiva, ma privo di senso nel momento in cui si perde
l'ultima battaglia.

5. Dirò inoltre che sono solidale con la lotta del povero, dello sfruttato e del perseguitato.
Dirò che mi sento "realizzato" in questa identificazione, ma comprenderò che con
questo non posso giustificare nulla.

L'autore mi avverte ancora che, contrariamente a quanto ho creduto finora, i miei pensieri, i miei sentimenti
e le mie azioni non dipendono da me! Mi trovo a vivere una realtà che non giustifica la mia esistenza.
La “realtà” del piano quotidiano, dello spazio-tempo, è vuota di significati definitivi.
Le azioni mirate alla sola sopravvivenza non giustificano l'esistenza. Se tutto finisce con la morte la mia vita
sarà stata un affanno inutile.
Niente -né azione, né pensiero, né sentimento- che non abbia una direzione che non finisca con la morte può
giustificare la mia vita.
Quindi, ciò che giustifica la mia esistenza, ciò che da senso, direzione definitiva, alla mia vita, non si trova
in questo piano di esistenza dove tutto ciò che faccio, sento e penso non dipende da me. In questo piano di
esistenza non ho libertà di scelta né di azione.
Le mie “scelte” non sono tali, sono condizionate, dipendenti da altre cose: il mio paesaggio di formazione
-cioè il mondo in cui sono cresciuta e mi sono formata-, il momento storico in cui mi tocca vivere,
l'ambiente sociale e i relativi valori, la mia biografia, le mie abitudini mentali, il mio corpo, gli ormoni...

8 dipendenza: impossibilità di determinare da soli le condizioni della propria esistenza, anche in senso psicologico; ≈
subordinazione; inferiorità (verso), servitù (verso), soggezione (di, per), sottomissione]
Si potrebbe intendere anche come l'impero della necessità.
9 necessità: condizione di impossibilità di fare diversamente, esigenza assoluta. Sinonimo: bisogno: es. la necessità di
nutrirsi; ciò che è indispensabile; nel linguaggio filosofico, proprietà di ciò che è e che non può essere diversamente da
come è.

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0
Se niente di ciò che 'scelgo' di fare in questo piano -per quanto nobile possa essere- giustifica la mia
esistenza, posso arrivare a due conclusioni: o questa vita non ha senso o questa vita ha un senso che
devo ancora scoprire.

Scoprire questo senso giustificherebbe la mia esistenza?

1 11
1
V. Sospetto del Senso
(Scoperte dell'autore dopo una lunga e attenta meditazione)
Esperienze associate a significati non provvisori

Il terzo giorno:

1. A volte ho anticipato fatti che poi sono accaduti.

2. A volte ho captato un pensiero lontano.

3. A volte ho descritto luoghi che non avevo mai visitato.

4. A volte ho raccontato con esattezza ci che era avvenuto in mia assenza.

5. A volte mi ha colto un'allegria immensa.

6. A volte mi ha invaso una comprensione totale.

7. A volte mi ha estasiato una comunione perfetta con tutto.

8. A volte ho infranto i miei sogni e ho visto la realtà in modo nuovo.

9. A volte ho riconosciuto come già visto qualcosa che vedevo per la prima volta.

... E tutto ciò mi ha dato da pensare. Mi rendo perfettamente conto che senza queste
esperienze non sarei potuto uscire dal non-senso.

Queste esperienze hanno fatto intuire all'autore l'esistenza di una realtà oltre la dimensione temporale-
spaziale.
Ci sono esperienze che ci fanno sospettare che la vita non sia come sembra, o che la vita vada oltre ciò che
normalmente si presenta ai nostri sensi. Sono esperienze che fanno intuire un altro tipo di realtà, diversa da
quella ordinaria, quotidiana. Di fatti, sono esperienze straordinarie, che per un momento ci hanno fatto
sperimentare stati interni immensi, ci hanno fatto vivere “l'impossibile”, ci hanno fatto sospettare l'esistenza
di un modo di essere senza limiti e senza tempo. Esperienze che possono essere considerate segnali da
un'altra realtà.

Sarà importante quindi dare peso a queste esperienze fuori dall'ordinario per uscire dalla relatività
del quotidiano, da percorsi troncati, da una realtà che somiglia al sogno.

Ma intanto, cosa fare con la realtà di ogni giorno, dove sono condizionata, dove la mia vita non
trova giustificazione, dove tutto -includendo me stessa- è relativo, cambia con il tempo, finisce con
la morte?

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2
VI. Sogno e risveglio
(Scoperte dell'autore dopo una lunga e attenta meditazione)
Da dove partire per uscire dalla relatività?
Quale punto fermo? Cosa posso considerare reale?

Il quarto giorno:

1. Non posso considerare reale ciò che vedo nei miei sogni né ciò che vedo in dormiveglia
e neppure ciò che vedo da sveglio fantasticando.
Non considerare reale ciò che vedi, ciò che vivi, nei livelli di coscienza nei quali ti trovi meccanicamente a
transitare durante la tua giornata, cioè il sonno, il dormiveglia e la veglia ordinaria (popolata da sogni ad
occhi aperti, a volte vere e proprie allucinazioni).

2. Posso considerare reale ciò che vedo da sveglio e senza fantasticare. Non sto
parlando di ciò che i miei sensi colgono, ma delle attività della mia mente che si
riferiscono ai "dati" pensati. Infatti, i dati ingenui e dubbiosi vengono forniti dai sensi
esterni, da quelli interni e anche dalla memoria. La mia mente sa tutto questo quando è
sveglia e lo crede quando è addormentata. Di rado percepisco il reale in modo nuovo e
allora capisco che ciò che vedo di solito assomiglia al sogno o al dormiveglia.
Puoi considerare reale ciò che vedi/vivi da sveglio e senza fantasticare, cioè quando sei in coscienza di sé 10,
perché in questo livello di coscienza -un po' più alto della veglia ordinaria- puoi osservare le operazioni che
fa la tua mente con i dati che le arrivano dai sensi e dalla memoria.
Da questo nuovo livello di coscienza puoi anche osservare che i sensi (interni ed esterni) e la memoria, non
soltanto fanno molti errori e quindi forniscono dati dubbiosi, ma anche si frappongono tra il tuo sguardo e
l'oggetto/situazione che stai considerando -sia esso esterno o mentale. Puoi osservare che stai costantemente
facendo un'interpretazione della realtà.
Nello stato di coscienza ordinaria, invece, tu non vedi le tue operazioni mentali e credi che le interpretazioni
che fai delle cose in base ai tuoi ricordi e ai dati percepiti dai sensi siano la realtà stessa.
Questa è la ragione per cui niente ti sembra nuovo: stai sempre a guardare i tuoi contenuti, i tuoi schemi
interni, i tuoi ricordi sovrapposti alle tue percezioni, non quello che c'è veramente.

C'è un modo reale di essere sveglio: è quello che mi ha condotto a meditare


profondamente su quanto detto fin qui ed è inoltre quello che mi ha aperto la porta per
scoprire il senso di tutto ciò che esiste.

Sarà interessante aspirare a raggiungere e a mantenere un livello di coscienza che mi permetta di


essere veramente sveglia; che mi permetta di meditare in profondità e di comprendere ogni volta di
più.

Sarà interessante aspirare a risvegliarmi da questa vita-sogno e scoprire il senso (il significato, la
direzione) non solo della mia esistenza, ma di tutto ciò che esiste. Ma come fare?

10 Coscienza di sé. Un livello di coscienza nel quale la mia coscienza diventa cosciente di sé stessa, non solo dei
propri contenuti ma anche e sopratutto dei propri atti. Un modo diverso di stare, più presenti a sé stessi, da dove
posso guardare le situazioni – esterne ed interne – da un punto di mira più interno di quello da dove guardano i miei
occhi di solito.

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VII. Presenza della Forza
(Scoperte dell'autore dopo una lunga e attenta meditazione)
Scoperta della Forza

Il quinto giorno:

1. Quando ero realmente sveglio ascendevo di comprensione in comprensione.


Il fatto di trovarsi in un livello di coscienza più alto del solito porta ad esperienze e comprensioni nuove, di
una qualità superiore.

2. Quando ero realmente sveglio e mi mancava il vigore per continuare l'ascesa, potevo
ricavare la Forza da me stesso. Essa era in tutto il mio corpo. Tutta l'energia stava
persino nelle più piccole cellule del mio corpo. Questa energia circolava ed era più
veloce ed intensa del sangue.
Se ti manca l'energia per continuare l'ascesa, puoi ricavare la Forza dal tuo corpo, sempre che tu sia
realmente sveglio.

3. Scoprii che l'energia si concentrava nei punti del mio corpo che erano in azione e che
veniva meno quando in essi non c'era più azione.
L'energia circola spontaneamente nel corpo e possiamo pensare, sentire ed agire grazie ad essa.

4. Durante le malattie l'energia veniva a mancare nei punti affetti oppure si accumulava
proprio in essi. Ma se riuscivo a ristabilirne la circolazione normale, molte malattie
tendevano a regredire.
La salute dipende in gran parte dalla sua normale circolazione.

Alcuni popoli conoscevano queste cose ed erano in grado di ristabilire la


circolazione dell'energia con varie pratiche a noi oggi sconosciute.

Alcuni popoli sapevano queste cose ed erano in grado di comunicare quell'energia


ad altre persone; si producevano così illuminazioni e perfino miracoli fisici.
E possibile trasmettere la Forza ad altri.

Per progredire nel cammino evolutivo, partendo dall'essere sveglio, si ha bisogno di energia. L'energia
circola nel corpo. Disponiamo di un'energia dinamica e direzionabile: verso dentro possiamo armonizzarne
la circolazione, verso fuori possiamo proiettarla.

L'energia resa conscia è la Forza.

Vedere e guardare, energia e Forza, la differenza risiede nell'intenzionalità, la direzione, il proposito


dell'operatore.

1 14
4
VIII. Controllo della Forza
(Scoperte dell'autore dopo una lunga e attenta meditazione)
E' possibile dare direzione alla Forza.

Il sesto giorno:

1. C'è un modo di dirigere e di concentrare la Forza che circola nel corpo.

2. Nel corpo esistono dei punti di controllo. Da essi dipende ciò che noi conosciamo come
movimento, emozione e idea. Quando l'energia agisce su tali punti appaiono le
manifestazioni motorie, emotive ed intellettuali.
L'energia viene concentrata in certi “punti” di controllo, anche chiamati “centri di risposta” 11del corpo
(centro vegetativo-sessuale, c. motorio, c. emotivo, c. intellettuale, ...) e circola tra essi.

3. Il sonno profondo, il dormiveglia o lo stato di veglia sorgono a seconda che l'energia


agisca più internamente o più superficialmente nel corpo... Certo, le aureole che
circondano il corpo o il capo dei santi (o dei grandi svegli) nei dipinti religiosi fanno
riferimento ad un fenomeno che si basa sulla capacità dell'energia di manifestarsi più
esternamente in certe occasioni.
L’energia agisce anche più internamente o più superficialmente nel corpo e, a volte, oltre il corpo fisico,
dando così luogo ai diversi livelli di coscienza: il sonno, il dormiveglia, la veglia, e altri livelli ancora.

4. C'è un punto di controllo del vero-essere-sveglio ed esiste un modo di portare la Forza


fino a esso.

5. Quando l'energia viene portata in quel punto, il movimento di tutti gli altri punti di
controllo subisce un'alterazione.
Quando la Forza è portata e concentrata nel punto superiore del vero-essere-sveglio, gli altri punti di
controllo smettono di funzionare come lo fanno di solito: non si pensa, non si sente, non ci si muove come lo
si fa di solito.

Comprendendo questo e lanciando la Forza fino a quel punto superiore, tutto il mio
corpo sentì l'impatto di un'enorme energia; essa colpì fortemente la mia coscienza, e io
ascesi di comprensione in comprensione. Ma osservai anche che se perdevo il
controllo dell'energia potevo scendere fin nelle zone più profonde 12 della mente.
Ricordai allora le leggende sui "cieli" e sugli "inferni" e vidi la linea divisoria tra i due
stati mentali.

L'energia si muove spontaneamente in due modi:


- tra i centri di risposta (o punti di controllo), dando origine alla motricità, all'emotività e all'intelletto
- dall'interno verso l'esterno e viceversa, dando origine ai livelli di coscienza

La Forza è direzionabile. Secondo la direzione che gli si imprima, si raggiungeranno diversi stati mentali: se
di ascesa, c'è un'accelerazione energetica, la mente si illumina -si diventa più lucidi mentalmente- e ci sono
nuove comprensioni; se di discesa, se ne perde il controllo, la mente si oscura e “si apre l'abisso”.

11 centri di risposta. Astrazione o sintesi concettuale delle diverse attività possibili dell'essere umano; non hanno una
collocazione puntuale ma implicano il funzionamento di differenti punti fisici, a volte molto distanti tra loro.
Coordinano l'uscita delle risposte verso il mondo. I centri appaiono come specializzazioni di risposte di relazione.
Dal Glossario di Autoliberazione [ http://www.parcoattigliano.it/dw2/doku.php?id=produzioni:lavoro_personale:start ]
12 Qui per “zone più profonde” si intende stati oscurati della coscienza.
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5
Tradizionalmente questi due stati mentali sono stati allegorizzati come “cieli” ed “inferni”.

Quindi sarà decisivo sviluppare la capacità di mantenere uno stato di coscienza elevato che ci permetta di
controllare la direzione della Forza.

(Paradossalmente quanto più esternamente si dirige la forza, più interno si fa il registro*. Per esempio:
l'innamoramento, la compassione.)

L'autore ci annuncia che c'è un punto di controllo del vero-essere-sveglio ed esiste un modo di
portare la Forza fino a esso.

Intanto, controllare la Forza significa -come minimo- cercare di mantenerne la direzione di ascesa.
La paura, la rabbia (a prescindere da quello che fa l'altro), il lasciarsi andare alle proprie tendenze
(abitudini comportamentali poco utili) e, in somma, qualsiasi atto che mi lasci il sapore di violenza
interna, sono indicatori della perdita di controllo della Forza, che in definitiva non è altro che la
perdita dello stato di coscienza di sé.

* registro. Vedi nota 15.

1 16
6
IX. Manifestazioni dell'energia
(Scoperte dell'autore dopo una lunga e attenta meditazione)
L'autore riporta l'esperienza decisiva.
E' possibile controllare la direzione della Forza e proiettarla.

Il settimo giorno:

1. Questa energia in movimento poteva "rendersi indipendente" dal corpo pur


mantenendo la sua unità.
Si può separare l'aspetto meccanico, autonomo, spontaneo di questa energia da un aspetto che si potrebbe
chiamare intenzionale: cioè mentre il corpo continua ad utilizzare una parte dell'energia per le sue funzioni,
un'altra parte può rispondere all'intenzionalità del operatore e rendersi indipendente dal corpo pur
mantenendosi unita.

2. Questa energia unita era una specie di "doppio corpo", che corrispondeva alla
rappresentazione cenestesica13 del corpo all'interno dello spazio di rappresentazione14.
Le scienze che trattavano i fenomeni mentali non davano notizie adeguate
sull'esistenza di questo spazio e neppure sulle rappresentazioni corrispondenti alle
sensazioni interne del corpo.
L'energia unita e indipendente che risponde all'intenzionalità dell'operatore - in altri termini, il doppio
energetico - è l'energia associata alla rappresentazione cenestesica del corpo all'interno dello spazio di
rappresentazione.

L'autore fa una distinzione tra:


- la sensazione/percezione cenestesica del corpo e
- la rappresentazione della sensazione interna del corpo.

13 cenestesi (dal latino [ceno-] in comune e dal gr. [αίσθησις, aisthesis] sensazione): sensazione generale
relativa ai visceri interni e alla loro attività vegetativa.
14 Spazio di rappresentazione. Specie di “schermo mentale” su cui vengono proiettate le immagini derivanti
dagli stimoli sensoriali, da quelli della memoria e da quelli prodotti dall’attività immaginativa della coscienza. Lo
s.d.r. è formato dall’insieme delle rappresentazioni interne delle sensazioni cenestesiche; pertanto corrisponde
esattamente ai segnali provenienti dal corpo fisico e viene registrato come sommatoria di essi, come una specie di
“secondo corpo” costituito da rappresentazioni interne.
Oltre ad avere altezza e larghezza, lo s.d.r. possiede anche volume (profondità). E’ proprio in base alla profondità
in cui si colloca un'immagine interna che è possibile distinguere un fenomeno interno da uno esterno; in
quest’ultimo caso si produce l’illusione che la rappresentazione (che è necessariamente interna) sia esterna come
lo è il fenomeno rappresentato. Nella misura in cui il livello di coscienza si abbassa, aumentano le dimensioni e
quindi il volume dello spazio di rappresentazione e questo avviene in concomitanza con l’aumento delle
sensazioni dell’intracorpo. Invece, nella misura in cui il livello di coscienza si avvicina alla veglia, lo spazio di
rappresentazione tende ad appiattirsi. Più in generale diciamo che esso assume caratteristiche distinte in funzione
del livello di coscienza. Non esiste uno spazio di rappresentazione vuoto, cioè senza contenuti; è infatti grazie alle
rappresentazioni che si ha sensazione di esso.
La funzione dello s.d.r. è quella di permettere la connessione tra le produzioni della coscienza ed il corpo stesso.
Un qualunque sistema di impulsi proveniente dai sensi, dalla memoria o dall’immaginazione, quando raggiunge
lo spazio di rappresentazione, viene trasformato in un’immagine che si colloca ad una certa altezza e ad una certa
profondità di tale spazio; questa immagine agisce poi sui centri di risposta. Il tipo di centro che è messo in azione
–e quindi il tipo di risposta– dipende proprio dalla collocazione dell’immagine nello spazio di rappresentazione.
Dal Glossario di Autoliberazione [ http://www.parcoattigliano.it/dw2/doku.php?id=produzioni:lavoro_personale:start ]
Per esempio: ricordo la finestra della mia stanza, il volto di una persona cara, un profumo; immagino una
vite, chiudo gli occhi e mi rappresento i miei polmoni; faccio un'operazione matematica; sento una sirena x
strada, ecc. Tutte queste operazioni hanno luogo, accadono e hanno un effetto su di me, le vivo, le
registro in questo “spazio di rappresentazione”.
1 17
7
Una cosa è la sensazione interna di sé, del proprio intracorpo, e un'altra cosa è la rappresentazione che ne
corrisponde. Interessa rendere cosciente e mantenere il registro15 di questa rappresentazione.

3. L'energia sdoppiata (cioè immaginata "al di fuori" del corpo o "separata" dalla sua base
materiale) poteva, secondo l'unità interna di chi operava, o dissolversi in quanto
immagine o essere rappresentata correttamente.
L'immagine, la rappresentazione, con cui si opera è di tipo cenestesico.
Per mantenere, per sostenere il registro della rappresentazione che corrisponde alle sensazioni dell'intracorpo
al di fuori del corpo l'operatore ha bisogno di energia. L'unico modo di avere l'energia sufficiente è non
disperderla, cioè evitare le contraddizioni interne a monte.

4. Ho potuto verificare che "l'esteriorizzazione" di questa energia, che rappresentava il


proprio corpo "al di fuori" dal corpo, poteva aver luogo già nei livelli più bassi della
mente. In questi casi, si trattava di una risposta intesa a salvaguardare l'unità primaria
della vita minacciata da un qualche pericolo. Pertanto, nella trance dei medium il cui
livello di coscienza era basso e la cui unità interna era in pericolo, si aveva a che fare
con risposte involontarie che i medium, però, attribuivano ad altre entità non
rendendosi conto di averle provocate essi stessi.

I "fantasmi" o gli "spiriti" di cui parlavano alcuni popoli o alcuni indovini non erano
altro che i "doppi" (le rappresentazioni) delle persone che si sentivano possedute.
Poiché il loro stato mentale era oscurato (in trance) per aver perso il controllo della
Forza, tali persone si sentivano manovrate da strani esseri, che a volte producevano
fenomeni straordinari. Senza dubbio, molti "indemoniati" subirono questi effetti.
Decisivo era allora il controllo della Forza.
L'esteriorizzazione spontanea di questa energia (l'energia associata alla rappresentazione cenestesica
dell'intracorpo) si può verificare già in un livello di coscienza basso. Accade ai bambini, agli animali, a
persone in stato di trance e anche in situazioni di pericolo per la vita.
Senza conoscenza di ciò, questo fenomeno è solitamente interpretato da chi lo sperimenta come possessione
da parte di entità descritte in diversi modi.
Quindi è decisivo mantenere un livello di coscienza alto per poter capire ciò che sta accadendo e controllare
la direzione della Forza. Altrimenti la “caduta” è inevitabile.

Ciò mutava completamente sia la mia concezione della vita comune che quella
della vita successiva alla morte. Grazie a questi pensieri e a queste esperienze ho via
via perso fede nella morte e da allora non credo più in essa, come non credo nel non-
senso della vita16.
Questa esperienza decisiva segnerà un prima e un dopo. L'autore testimonia la propria conversione in fatto
di credenze.

15 registro: vissuto, sensazione interna che si ha come corrispettivo di un'azione (fatta o ricevuta), di un
sentimento, di un pensiero, di una immagine. Ogni impulso che arriva alla coscienza produce un registro.
Per. es. quando maltratto qualcuno o quando mi maltrattano ho un certo vissuto interno, un certo registro;
quando succede il contrario la differenza di registro è evidente. L'odio, l'invidia, l'affetto, la compassione
hanno dei corrispettivi sensazionali chiarissimi al mio interno. Ho registro di una operazione matematica e
ciò mi permette di capire per es. se ho commesso uno sbaglio. Le immagini associate ai cinque sensi esterni
e ai due interni -la cenestesi e la kinestesi- producono tutte dei registri.
16 In Il Senso della Vita, Scambio di opinioni con i membri di un gruppo di studio, Messico, 10 ottobre
1980, l’autore associa esplicitamente il senso della vita all’esperienza della trascendenza e segnala che la
posizione ideale, o al meno una posizione molto utile al riguardo, sarebbe quella di aspirare ad avere questa
esperienza. [ http://www.silo.net/es/collected_works/index ]
1 18
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Se posso arrivare a sperimentare che qualcosa che registro e riconosco come “me” sussiste a
prescindere dal corpo fisico, posso concludere che essere non dipende dall'avere un corpo: avrò la
certezza di poter fare a meno del corpo e continuare ad esistere. Se questo corpo e l'energia
psicofisica che lo anima in questa vita mi permettono di avere questa esperienza, il perché, il
significato della vita in questo piano di esistenza diventa palese.

Si può nascere, vivere e morire. O si può nascere, vivere, morire e continuare a evolvere.

Oramai essere nati non è uguale a non essere nati. Essere nati implica una grandissima possibilità
evolutiva. 17

17 Rimane sempre la questione per me irrisolta -almeno vista da questo piano- di perché l'essere umano
debba arrivare a un mondo così contraddittorio, così paradossale, un mondo dove, per es., per sopravvivere
debba necessariamente uccidere altre forme di vita organica, del perché di una vita il cui significato profondo
e le cui possibilità siano così difficili da afferrare. Scambiando vedute su questo interrogativo, mi è stato
segnalato un'interessante punto di vista: questa situazione corrisponde all'altezza storica in cui ci troviamo, al
livello attuale dell'evoluzione umana. Tutto è in evoluzione, tutto evolve verso l'amore e la compassione, ma
gli esseri umani hanno la capacità di accelerare questo processo naturale. Non risponde completamente alla
domanda, ma almeno mi lascia contenta di essere nata umana.
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X. Evidenza del Senso
(Scoperte dell'autore dopo una lunga e attenta meditazione)
Cosa siamo venuti a fare qui.

L'ottavo giorno:

1. La reale importanza della vita da sveglio si fece chiara in me.

2. La reale importanza di distruggere le contraddizioni interne mi convinse.

3. La reale importanza di controllare la Forza, per conseguire unità e continuità, mi colmò


allegramente di senso.

Allora cosa siamo venuti a fare qui? Ecco che il senso, il perché della vita è diventato evidente:

- acquisire e consolidare un livello più alto di coscienza, un livello di coscienza sveglia, da dove poter:

- riconoscere le situazioni di contraddizione interna per risolverle o prevenirle

- controllare la direzione della Forza -intenzionarne la direzione di ascesa- in modo da accumulare atti
unitivi e continuare ad evolvere, anche dopo la morte fisica.

I tre aspetti fondamentali che vanno insieme: la coscienza di sé; la coerenza, la coesione interna; il
controllo della forza.

Questa è la vera alternativa che ha l'essere umano, il suo diritto di nascita: la possibilità di accedere
ad un livello di attenzione più alto di quello quotidiano, che gli permetta di evitare o risolvere o non
ripetere situazioni che lo dividono internamente, risparmiando così la sua energia che ora può
concentrare ed indirizzare in un camino di ascesa.

Ecco la condizione necessaria affinché si produca l'esperienza! Un'esperienza di che da evidenza


della continuità oltre il percorso biografico, un'esperienza del trascendente.

Fin qui si è parlato di passi preparatori che rimangono circoscritti nell'ambito psicologico, ma che
annunciano la possibilità di trascendere, di continuare dopo la morte fisica.

Da qui in poi si entra in un ambito che l'Autore ha definito altrove come trans-psicologico.

2 20
0
XI. Il centro luminoso
(Scoperte dell'autore dopo una lunga e attenta meditazione)
Avvicinamento al / attivazione del centro luminoso

Il nono giorno:

1. Nella Forza c'era la "luce", che proveniva da un "centro".

2. Nel dissolvimento dell'energia c'era un allontanamento dal centro, mentre


all'unificazione e all'evoluzione dell'energia corrispondeva il funzionamento del centro
luminoso.

Non mi meravigliai di trovare tra i popoli antichi la devozione al dio Sole e vidi che,
se alcuni di essi adoravano l'astro perché dava vita alla loro terra e alla natura, altri
riconoscevano in quel corpo maestoso il simbolo di una realtà più grande.

Altri si spinsero ancora più lontano e ricevettero da quel centro innumerevoli doni,
che a volte "discesero" come lingue di fuoco sugli ispirati, a volte come sfere luminose,
a volte come rovi ardenti che si presentarono dinanzi al timoroso credente.

Il tono del testo è cambiato.

L'autore parla di “luce” senza definirla. Ci dice che la “luce” circola in noi e che è possibile entrare in
contatto e interagire con un “centro luminoso”. E ciò dipenderà dall'unità interna dell'operatore.
L'attivazione di (o l'interazione con) questo “centro” è facilitata da uno stato di coscienza ispirato o da una
grande fede. La storia ci racconta che molti ispirati e credenti hanno avuto accesso a queste esperienze.

Quindi, sarà buono direzionare, unificare e far crescere l'energia luminosa che mi anima; da ciò
dipenderà l'“attivazione” del “centro luminoso”, l'“avvicinamento alla fonte”.

Nel testo rimane indefinita anche la questione se questa fonte luminosa si trovi “dentro” o “fuori”
dall'operatore.

Commento di Silo
“Questo centro luminoso è un'allegoria. No esiste in un altro modo che non sia quello allegorico.
Una cosa è lavorare su allegorie interne -che hanno le proprie leggi e i propri significati- e un'altra
cosa è lavorare su un fenomeno supponendo che sia rigorosamente così come lo si descrive. E'
molto diverso considerare quella città18 come un'allegorizzazione di processi mentali. Il fatto che si
tratti di allegorizzazioni di fenomeni interni, non squalifica tali fenomeni; li si sta semplicemente
ubicando nel piano delle allegorie, che hanno il loro modo di espressione, che hanno le loro leggi.
Hanno realtà psicologica ed allegorica. Pretendere di dare un'altra spiegazione sarebbe un errore
di ottica grave.”
Estratto da Drummond III
Intervento in un gruppo di studio, Mendoza, Argentina, 31 Marzo, 1 e 2 aprile 2000

18 Si riferisce alla “città nascosta” che verrà citata nel Capitolo XIV.
2 21
1
Commento di Silo
...“Tornando ora ai capitoli che parlano della Forza, diciamo che i temi relativi alla Forza, al centro
Luminoso, alla Luce Interiore, al Doppio e alla Proiezione dell'energia, ammettono due differenti
interpretazioni.
La prima interpretazione li considera tutti come fenomeni che rimangono nell'ambito
dell'esperienza personale e che pertanto sono piuttosto difficili da comunicare alle persone che
non li hanno vissuti. Quest'interpretazione si limita quindi, nel migliore dei casi, a descrizioni più o
meno soggettive.
La seconda interpretazione li considera all'interno di una teoria più ampia che li spiega chiarmente
senza dover ricorrere alla prova dell'esperienza soggettiva.
Se si procede secondo la prima posizione, le esperienze di questo tipo possono essere messe in
relazione con quelle descritte da altre persone; in questo caso le spiegazioni che vengono date
non possono avere un carattere di sistema razionale. Con questa prima interpretazione, la Forza,
per esempio, può essere definita come l'energia vitale del corpo, la quale possiede una dinamica
continua. Questa energia mette in moto varie funzioni. Da essa derivano le azioni, le emozioni, le
idee e la percezione di una realtà superiore. Questa energia è capace di esteriorizzarsi, cioè di
separarsi dal corpo, e può produrre fenomeni attivi nel mondo fisico proprio come li produce sul
corpo per il fatto di animarlo. Quando sopraggiunge la morte, possono succedere due cose: o la
Forza a poco a poco svanisce, oppure continua il suo sviluppo in livelli sempre più alti, fino a che
configura un'entità superiore. Questa sparizione per disintegrazione, o questa continuità per
concentrazione, dipendono entrambe dalla somma degli atti contradittori e di quelli unitivi che
l'essere umano ha realizzato durante la vita.
La Forza può essere messa in relazione con ciò che nelle religioni è chiamato “anima”. La Forza
capace di concentrarsi e di trascendere in una direzione evolutiva si può mettere in relazione con
ciò che nelle religioni è stato chiamato “spirito”.
Il doppio non è altro che la forza esteriorizzata in vita o dopo la morte, nella misura in cui riceve e
produce effetti nel mondo quotidiano, sebbene con una meccanica che le è propria e modificando
generalmente le caratteristiche accettate dello spazio e del tempo.
La Luce Interiore è l'esperienza che si produce quando la forza si concentra in una certa zona del
cervello umano energetizzandolo e facendo sì che lavori ad un livello più alto della sua coscienza
meccanica. Appare anche come esperienza nel momento della morte, se ha un adeguato grado di
concentrazione.
Il Centro Luminoso si riferisce a un certo punto del sistema nervoso difficile da precisare, che è
attivato dalla Forza; ma si riferisce anche ad un fenomeno esterno da cui proviene tutta la forza
degli esseri vivi e verso il quale si orienta il doppio, se ha raggiunto unità, nel momento della
morte.
Conseguenze pratiche di questa posizione. (Logicamente potrà averle per chi riconosce
esperienze di questo tipo o ha una fede ferma e senza alcun dubbio)
Una sarà che la vita avrà un senso oltre la morte. Un'altra che, avendo la vita tale senso, non
saranno indifferenti le azioni che si compiono, poiché alcune si allontaneranno dalla possibilità di
sopravvivenza ed altre la garantiranno. In questo senso sorgerà una morale, un atteggiamento di
fronte alla vita e una posizione di fronte al mondo. Questa posizione la possiamo chiamare mistica
ed essa sarà animata da un forte sentimento religioso, incamminato verso la trascendenza anche
se l'idea o la credenza in un dio non appaia definita in questo contesto.

2 22
2
Seconda posizione: come abbiamo detto, non si basa su esperienze interne intrasmissibili, ma è
piuttosto un sistema teorico che le spiega.
La Forza è un'abreazione motoria che si produce catarticamente in determinate condizioni
sperimentali, come nel caso del gran passaggio [della forza]; sono state in grado di liberarla
empiricamente anche persone che non conoscevano la sua meccanica, attribuendone le
manifestazioni ad entità la cui esistenza non può essere provata. Si ammette il fenomeno ma non
l'interpretazione, che questa posizione qualifica come indimostrabile nel caso delle interpretazioni
mistiche.
In quanto al doppio, non si tratta della esteriorizzazione dell'anima degli antichi, ma dello “spazio
di rappresentazione” che è configurato dalla sommatoria degli impulsi cenestesici e che duplica,
come rappresentazione, la percezione del proprio corpo. Nel caso in cui si provi l'esistenza dei
fenomeni paranormali, non si tratterà di proiezioni del doppio nel senso mistico, ma di fenomeni
di percezione, di azione a distanza, prodotti da variazioni nel tempo e nello spazio dello
“spazio di rappresentazione”. 19
La luce interiore, a sua volta, accompagna gli oggetti mentali collocati negli spazi alti di
rappresentazione, cosi come l'oscurità corrisponde agli spazi bassi di rappresentazione; questo è
dovuto perlomeno a tre fattori: 1) la vicinanza o la lontananza dalla zona dello spazio che
corrisponde, nel duplicato, ai centri di visione oculare; 2) ai fenomeni di memoria associati con la
luce in alto e l'oscurità in basso; 3) alla sovraccarica di contenuti fissi che, quando si liberano
attraverso un processo trasfereriziale, riorientano l'energia psichica nella direzione degli alti spazi
vicini ai centri oculari. Si produce così un fenomeno meccanico di Luce e numerose concomitanze
di riaccomodamento psichico.
Conseguenze pratiche di questa posizione: la teoria dell' “Operativa”, che permette di trattare nel
suo modo caratteristico i temi che abbiamo toccato, è comunque molto più ampia ed offre un
panorama abbastanza completo della conoscenza e della pratica di processi mentali e della loro
direzione. Questa teoria porta necessariamente a domande sul senso della vita dal punto di
vista della sua utilità quotidiana. Questa posizione può arrivare a concepire un orientamento
trascendente della vita, ma non dal punto di vista della fede, bensì dal punto di vista della sua
utilità per l'equilibrio e lo sviluppo della vita psichica e della vita in generale.
Le due posizioni che abbiamo studiato possono derivare entrambe dallo studio de “Lo Sguardo
Interno” e completarsi alla luce di altri lavori, come quelli esposti nel capitolo “Operativa” del libro
“Autoliberazione” 20.

Arrivati a questo punto di ambiguità è legittimo che qualcuno si chieda: ma infine, qual'è la
posizione dell'autore di questo libro? L'autore dunque può dichiarare senza mezzi termini che egli
personalmente aderisce alla posizione mistica, ma poiché questa posizione non è trasmissibile,
adegua le sue spiegazioni al linguaggio della teoria psicologica, lasciando aperte, da lì, le porte
della trascendenza.
Quindi, se alcuni hanno fede ed esperienza ed altri ragionano in modo rigoroso, tutti arriveranno
comunque alla conclusione che la trascendenza è utile perché dà senso alla vita, aprendo un
futuro che la morte definitiva chiuderebbe nell'assurdo.”
Estratto da Seminari di Roma, 9 novembre 1980

19 Esempi del capitolo V.


20 http://www.parcoattigliano.it/dw2/doku.php?id=produzioni:lavoro_personale:start

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3
XII. Le scoperte
(Scoperte dell'autore dopo una lunga e attenta meditazione)
L'autore fa una sintesi delle sue scoperte

Il decimo giorno:

Poche ma importanti sono state le mie scoperte, che così riassumo:

1. La Forza circola nel corpo involontariamente, ma può essere diretta mediante uno
sforzo cosciente. Realizzare un cambiamento intenzionale del livello di coscienza dà
all'essere umano un importante segnale di liberazione dalle condizioni "naturali" che
sembrano imporsi alla coscienza.
Ho passato gran parte della mia vita nella convinzione che la sofferenza che sperimentavo non dipendesse da
me, ma che fosse l'effetto “naturale” e inevitabile di certe circostanze che mi toccava vivere. L'equazione
che Silo descrive: contraddizione interna > sofferenza mentale > violenza interna > violenza verso il
mondo è stata per me una scoperta rivoluzionaria: gli esseri umani non sono condannati a soffrire perché
superare le contraddizioni interne è possibile! Tutta l'energia che fino ad ora ho disperso nel rappresentarmi come
la “vittima” della situazione, offendermi, rimuginare sul perduto, leccarmi le ferite, preoccuparmi del futuro e così via,
ora la posso investire nel elevare il mio livello di coscienza. Ciò mi permetterà di spezzare il primo anello della
catena. Le ripercussioni di questo nuovo atteggiamento saranno infinite e andranno in infinite direzioni.

2. Nel corpo esistono punti di controllo delle diverse attività che esso svolge.

3. Il vero stato di veglia è diverso dagli altri livelli di coscienza.

4. E' possibile condurre la Forza al punto di reale risveglio (si intende per "Forza" l'energia
mentale che accompagna determinate immagini, e per "punto" il "luogo" dello spazio di
rappresentazione in cui si colloca un'immagine).

Queste conclusioni mi hanno condotto a riconoscere nelle preghiere dei popoli


antichi il germe di una grande verità che si è oscurata nei riti e nelle pratiche esteriori.
Quei popoli non riuscirono a sviluppare il lavoro interno che, se realizzato alla
perfezione, mette l'uomo in contatto con la sua fonte luminosa.

Infine, mi sono reso conto che le mie "scoperte" non erano tali, ma che erano
dovute alla rivelazione interiore a cui giungono tutti coloro che, senza contraddizioni,
cercano la luce nel proprio cuore.
Queste “scoperte” sono accessibili a tutti gli esseri umani che si dispongono ad entrare in contatto con la propria
“fonte luminosa” a condizione che cerchino anche di portare avanti una vita senza contraddizioni interne.

L'unità interna è la condizione necessaria affinché “il profondo”, “la fonte”, si possa manifestare21.

Commento di Silo
“Qui si spiega che la Forza può essere orientata attraverso uno sforzo cosciente; che la Forza può
essere condotta fino al punto del reale risveglio; che per “punto” si intende l'ubicazione di
un'immagine in un luogo specifico dello spazio di rappresentazione e non in un luogo qualsiasi.

21 In Occidente siamo stati abituati ad associare “il profondo” con l' “inconscio”, una specie di oceano oscuro e
inquietante, un “vaso di Pandora”, dove abbiamo relegato le nostre pulsioni più pericolose e che sono all'origine
delle nostre sofferenze. Qui il significato di “profondo” è tutt'altro.

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4
Sarà necessario ubicare le immagini in modo corretto perché sapiamo già che se le immagini
vengono collocate male nello spazio di rappresentazione non agiranno. Ma se sono corretamente
ubicate, nella profondità che corrisponde, “colpiranno” e daranno i loro risultati.
L'immagine “tracciatrice”, quella che “traccia” la direzione, cioè l'immagine visiva, non è
l'immagine che fa muovere il corpo. In generale, le immagini che corrispondono ai sensi esterni
non possono far muovere il corpo, non possono muovere il corpo le immagini visive, l'auditive, le
tattili, le gustative, le ofative. Possono muovere il corpo unicamente le immagini interne, quelle
che sono in rapporto con le viscere, con i nervi, con i muscoli, vale a dire immagini connesse in
profondità: quelle cenestesiche e kinestesiche. E' da lì si muove la macchina.”
Estratto da Drummond III
Intervento in un gruppo di studio, Mendoza, Argentina, 31 Marzo, 1 e 2 aprile 2000

Commento di Silo
“Nel paragrafo 1 si sta dicendo che è possibile attuare un cambiamento diretto, orientato (non spontaneo
né naturale) del livello di coscienza grazie ad un certo tipo di sforzo interno. Le Discipline sono il cammino.
Nel 2 si dice che esistono plessi in distinte parti del corpo a partire dai quali si controllano diverse attività. I
plessi controllano queste attività (dato che sono in relazione con i centri di risposta) sebbene non
necessariamente li si possa maneggiare volontariamente, come nei casi del centro vegetativo (la cui attività
è quasi totalmente involontaria) e del sessuale (la cui attività è in parte involontaria e in parte volontaria).
I plessi motorio, emotivo ed intellettuale rispondono in buona parte ad impulsi volontari. Il plesso superiore
non esiste come terminazione nervosa, ma il suo apparato è il sistema nervoso centrale, diciamo il cervello,
ma non si tratta di pacchetti di nervi, bensì della massa encefalica. Ad ogni modo, esiste un centro
superiore che si può svegliare volontariamente (ed è a questo che tende il nostro lavoro). Per capire meglio
questo punto non pensiamo al plesso superiore come ad un insieme nervoso, ma come ad un livello
del lavoro del sistema neuroendocrino che libera delle sostanze che permettono, tra le altre cose,
un importante aumento di conducibilità degli impulsi neuronali.
Sappiamo che oltre all'aumento di conducibilità esistono sostanze capaci di produrre un cambio nel
metabolismo del cervello in generale, così come nel passaggio dal sogno alla veglia si produce un
incendio della corteccia, nel passaggio dalla veglia alla coscienza di sé (e a poco a poco alla coscienza
superiore), si va producendo un incendio, un'esplosione delle funzioni percettive e dei centri emotivo ed
intellettuale.
Nel 3 si dice che esistono differenze tra la veglia normale, il dormiveglia e il sogno. E anche che ci sono
differenze tra la veglia normale e la coscienza di sé (passo necessario per incorporare la supracoscienza
come direbbero i buddisti).
Nel 4 si dice che si può guidare la Forza, e nella disciplina energetica questo è chiaro, perché si sta
portando l'energia psicofisica plesso dopo plesso fino ad arrivare al centro del cervello che carichiamo
energeticamente al massimo provocando un cambiamento metabolico importante, con indicatori che
chiamiamo di circolazione della luce e che finisce per avere ripercussioni su tutti i centri. E' chiaro che qui
stiamo parlando del passo 11° della Disciplina (trasformazione energetica) che permette il passo 12°
(proiezione energetica).
Il punto di reale risveglio è quello al centro del cervello, dietro gli occhi, quello da cui comincia ad
irradiarsi tutta l'energia psicofisica lì concentrata (e non perché in quel punto esista un plesso
nervoso o un supposto chakra, ma perché da lì comincia la variazione del metabolismo che
coinvolgerà poi tutto il sistema nervoso). Per compiere bene il lavoro si deve ottenere la massima
energia possibile e collocare un'immagine (cenestesica e non di altro tipo) nel livello adeguato
dello spazio di rappresentazione (al centro del cervello, dietro gli occhi).
Più oltre si dice: ... il lavoro interno che, se realizzato alla perfezione, pone l'essere umano in contatto con la
sua fonte luminosa.”
Comunicazione personale a P.G.

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5
XIII. I Principi
Come fare a vivere in unità interna.
Come fare a riconoscere che si sta in una situazione di contraddizione interna.

Diverso l'atteggiamento nei confronti della vita e delle cose quando la rivelazione
interna colpisce come il fulmine.
Dopo che si ha evidenza della continuità data dall'esperienza interna, l'atteggiamento verso la vita e le cose
di questa vita cambia radicalmente.

Seguendo i passi lentamente, meditando su quanto stato detto e su quanto c'è


ancora da dire, puoi trasformare il non-senso in senso.
In riferimento a quanto annunciato nella prima frase del libro, l'autore dichiara che tutto questo che si
descrive qui è accessibile a tutti, basta seguirlo attentamente e senza fretta: puoi trasformare la tua vita,
poiché ora gli puoi dare un significato pieno, un futuro inesauribile.

Non è indifferente ciò che fai della tua vita. La tua vita, sottomessa a leggi, si trova
esposta a possibilità che puoi scegliere.
Prima non potevi scegliere, ora puoi fare scelte coscienti. Oramai non è indifferente ciò che fai della tua vita.
Ciò che fai può far crescere o allontanare le tue possibilità di trascendere, di continuare a evolvere dopo la
morte fisica.

Non ti parlo di libertà. Ti parlo di liberazione, di movimento, di processo. Non ti


parlo di libertà come di qualcosa di quieto, ma di liberarsi passo a passo, come si libera
del cammino che ha dovuto percorrere colui che si avvicina alla sua città. Allora, "ciò
che si deve fare" non dipende da una morale lontana, incomprensibile e
convenzionale, ma da leggi: leggi di vita, di luce, di evoluzione.
Prima eri prigioniera, vivevi in una situazione di chiusura ma non lo sapevi, ora sai e con ciò si sono aperte
le porte. Ora sei in condizioni di liberarti dal peso delle contraddizioni interne, di seguire una direzione
ascendente, avanzando in un processo evolutivo aperto.
Per questo hai bisogno della tua energia. Quindi vivere in unità interiore -ovvero riconoscere e
comprendere le situazioni di contraddizione interna per poter prevederle, risolverle o non ripeterle- diventa
una necessità vitale.

Ecco allora ciò che chiamo "Principi", che possono essere d'aiuto nella ricerca
dell'unità interiore.
Questi principi non sono arbitrari. L'autore afferma che scaturiscono da leggi di vita, di luce, di evoluzione.
Non sono comandamenti, non hanno niente a che fare con una morale coercitiva. Sono piuttosto una
descrizione di come funzionano le cose in questa vita. E offrono criteri che ci guidano in un processo di
adattamento crescente e di auto-liberazione da condizionamenti.

E se per unità interiore si intende lo stato interno di distensione, pienezza e allegria che registro quando ciò
che penso coincide con ciò che sento e con ciò che faccio, questi principi meritano sicuramente di essere
considerati con cura.

Commento di Silo
“Questi principi di azione valida si espongono -a mo' di suggerimento e mai con carattere di
obbligatorietà- a coloro che desiderino portare avanti una vita coerente, basandosi su due registri
interni di base: quello di unità e quello di contraddizione. Quindi la giustificazione di questa
morale si trova nei registri che produce e non in idee o credenze particolari relative ad un
luogo, ad un tempo o ad un modello culturale.

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Il registro di unità interna è accompagnato da alcuni indicatori che debbono essere considerati:
1) [l'azione compiuta mi da una] sensazione di crescita interna; 2) [la validità dell'azione ha]
continuità nel tempo; 3) [mi rimane la] certezza di voler ripetere [l'azione ed esperimentare
nuovamente la sensazione che ne è associata] nel futuro.
Gli atti contraddittori possono possedere alcune o nessuna delle tre caratteristiche citate per gli atti
unitivi, ma in nessun caso tutte e tre insieme.”
Estratto da Seminari di Roma. Novembre 1980

1. Andare contro l'evoluzione delle cose è andare contro se stessi.


Principio di adattamento

2. Quando forzi qualcosa per raggiungere un fine, produci il contrario.


Principio di azione e reazione

3. Non opporti ad una grande forza. Retrocedi finché non si indebolisca; allora, avanza
con risolutezza.
Principio dell'azione opportuna

4. Le cose stanno bene quando vanno insieme, non quando vanno separate.
Principio di proporzione

5. Se per te stanno bene il giorno e la notte, l'estate e l'inverno, hai superato le


contraddizioni.
Principio di conformità

6. Se persegui il piacere, ti incateni alla sofferenza. Ma se non danneggi la tua salute,


godi senza inibizioni quando si presenta l'opportunità.
Principio del piacere

7. Se persegui un fine, ti incateni. Se tutto ci che fai, lo fai come un fine in se stesso, ti
liberi.
Principio dell'azione immediata

8. Farai sparire i tuoi conflitti quando li avrai compresi nella loro radice ultima, non quando
li vorrai risolvere.
Principio dell'azione compresa

9. Quando danneggi gli altri, ti incateni. Ma se non danneggi nessuno puoi fare quello che
vuoi con libertà.
Principio di libertà

10. Quando tratti gli altri come vuoi essere trattato, ti liberi.
Principio di solidarietà

11. Non importa da che parte ti abbiano messo gli eventi, ciò che importa è che tu
comprenda di non aver scelto nessuna parte.
Principio di negazione degli opposti

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12. Gli atti contraddittori e quelli unitivi si accumulano in te. Se ripeti i tuoi atti di unità
interna, niente ti potrà fermare.
Principio di accumulazione delle azioni

Nel meditare su questi principi sono riuscita a ricordare la sofferenza -lo stato interno di contraddizione,
l'attrito interno- che mi sono procurata e che ho procurato alle persone intorno a me, quando ho agito senza
tenerne conto. Ho visto anche che mentre ero “in situazione” non era stato facile riconoscere la dinamica
descritta dai principi. E' con il senno del poi, riflettendo sull'accaduto, che -a volte- sono riuscita a capire
quando ho operato contrariamente a quanto proposto.

Non c'è pensiero, né sentimento, né azione che rimangano circoscritti al mio interno; irradiano
indefettibilmente il loro profumo o il loro fetore. E si moltiplicano ad infinitum, intessendo reti di sostegno o
trappole abissali. E' per questo che il Maestro ha dato tanta importanza alla necessità di riconoscere i propri
'movimenti' interni e i relativi registri. Che enorme differenza esiste tra i registri interni che producono, per
esempio, il desiderio di vendetta e la necessità di riconciliazione... E che enorme differenza c'è tra i loro
effetti sul mondo (interno ed esterno)!

L'unità interna è un processo sul quale posso operare e che va rinnovato ad ogni istante. I principi di
azione valida conformano il faro che illumina le mie scelte -anche grazie alla luce della comprensione degli
sbagli precedenti.

Ma c'è una chiave:


“Ricorda i momenti migliori della tua vita e comprenderai che sono stati sempre accompagnati da
un dare disinteressato.
...
Ogni fenomeno che fa diminuire la sofferenza altrui viene sperimentato da chi lo produce come
un’azione valida, come un’azione unitiva.”
Silo. Il Paesaggio Interno

Sarai come una forza della natura che non incontra resistenza al suo passaggio.
Impara a distinguere tra ciò che è difficoltà, problema, inconveniente, e ciò che
contraddizione. Se i primi ti muovono o ti stimolano, quest'ultima ti immobilizza come
dentro un circolo chiuso.
Si è aperta la porta ad un futuro senza limiti. Ora è importante cercare di mantenere la direzione di ascesa. E
in questo cammino è necessario imparare a capire l'importante differenza tra difficoltà e contraddizione,
sempre in base ai registri che si hanno in un caso e nell'altro.

Quando incontri una grande forza, allegria e bontà nel tuo cuore, e quando ti senti
libero e senza contraddizioni, ringrazia immediatamente dentro di te. Se ti succede il
contrario, chiedi con fede, e il ringraziamento che hai accumulato tornerà amplificato e
trasformato in beneficio.
Se ti ispirerai a questi principi per guidare le tue azioni (sia nel mondo esterno, sia in quello interno),
cresceranno in te la forza, l'allegria e la bontà; ti sentirai ogni volta più libera e coerente. E' importante
riconoscere queste esperienze nel momento in cui accadono e farne subito tesoro dentro di te (questo è
ringraziare).

Ma poiché tutto è in movimento, uno è variabile, i processi non sono lineari e niente è appreso o acquisito
definitivamente, quando ti verrai a trovare in momenti di difficoltà, potrai fare appello a queste esperienze,
potrai richiamare lo stato interno associato ad esse nella tua memoria (questo è chiedere).

“Questa è allora la tua vita: la realtà che costruisci! E ci sarà azione e reazione ed anche riflesso e
incidente; ma se avrai aperto il tuo futuro, niente potrà fermarti.”
Silo. Il Paesaggio Interno

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XIV. La guida del cammino interno
L'esperienza
Creare le condizioni
La percezione del mondo interno
Il paesaggio allegorico del mondo interno
Le direzioni che posso imprimere alla Forza internamente

Se hai compreso ciò che ho spiegato fin qui, puoi sperimentare la manifestazione della
Forza mediante un semplice lavoro. Collocarsi in una posizione mentale più o meno
corretta (come se si trattasse di predisporsi ad un'attività tecnica) non è lo stesso che
assumere un tono ed un'apertura emotiva simili a quelli ispirati dalla poesia. E' per questo
che il linguaggio usato per trasmettere tali verità tende a favorire quest’ultimo
atteggiamento, che pone più facilmente in presenza della percezione interna e non di
un'idea sulla "percezione interna".
Prima di tutto, affinché l'esperienza di contatto con la 'propria fonte luminosa' abbia luogo, sarà importante
l'atteggiamento col quale mi dispongo a lavorare. Atteggiamento suggerito: assumere un tono ed
un'apertura emotiva simili a quegli ispirati dalla poesia. Non si tratta di tecniche, ma di aprirsi e permettere
che la Forza si manifesti. Non è un “fare”, ma piuttosto un “non-fare” che mi permetta di entrare in presenza
della percezione interna.

Ora segui con attenzione ciò che ti spiegherò, perché si tratta del paesaggio
interiore che puoi incontrare lavorando con la Forza e delle direzioni che puoi
imprimere ai tuoi movimenti mentali.
Sono diventata cosciente del fatto che i movimenti che compio nel mio mondo interno, tutte le mie
operazioni mentali -lo strumento attraverso il quale costruisco la mia realtà interna, quella in cui veramente
dimoro- sono manifestazioni della Forza alle quali posso imprimere una direzione perché ne ho il registro
interno.

"Per il cammino interno puoi andare oscurato o luminoso. Fai attenzione alle due
vie che si aprono davanti a te.
Se lasci che il tuo essere si lanci verso regioni oscure, il tuo corpo vince la battaglia
e domina. Allora spunteranno sensazioni ed apparenze di spiriti, di forze, di ricordi. Per
quella via si discende sempre più. Là si trovano l'Odio, la Vendetta, l'Estraneità, il
Possesso, la Gelosia e il Desiderio di Rimanere. Se discendi ancora di più, ti
invaderanno la Frustrazione, il Risentimento e tutti i sogni e i desideri che hanno
provocato rovina e morte all'umanità.
Se spingi il tuo essere in direzione luminosa, troverai resistenza e fatica ad ogni
passo. Questa fatica nell'ascesa ha dei colpevoli. La tua vita pesa, i tuoi ricordi pesano,
le tue azioni precedenti impediscono l'ascesa. Questa scalata è difficile a causa del tuo
corpo, che tende a dominare.
Nei passi dell'ascesa si trovano regioni strane, dai colori puri e dai suoni
sconosciuti.
Non sfuggire la purificazione che agisce come il fuoco e terrorizza con i suoi
fantasmi.
Rifiuta lo spavento e lo scoramento. Rifiuta il desiderio di fuggire verso regioni basse
e oscure. Rifiuta l'attaccamento ai ricordi.

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Rimani in libertà interiore, indifferente alla suggestione del paesaggio e risoluto
nell'ascesa.
La luce pura splende chiara sulle cime delle alte catene montuose e le acque dai-
mille-colori scendono tra melodie non riconoscibili verso altopiani e prati cristallini.
Non temere la pressione della luce che ti allontana dal suo centro sempre pi
fortemente. Assorbila come se fosse un liquido o un vento, perché certamente in essa
c'è la vita.
Quando nella grande catena montuosa troverai la città nascosta, dovrai
conoscerne l'entrata. Ma questo lo saprai nel momento in cui la tua vita sarà
trasformata. Le sue enormi mura sono scritte in figure, sono scritte in colori, sono
"sentite". In questa città si custodisce ciò che stato fatto e ciò che c'è da fare... Ma al
tuo occhio interno è opaco il trasparente. Sì, i muri ti sono impenetrabili!
Prendi la Forza dalla città nascosta. Ritorna al mondo della vita densa, con la
fronte e le mani luminose."

Per il cammino interno puoi andare oscurato o luminoso. Fai attenzione alle due vie che si aprono
davanti a te.
L’autore segnala la differenza nelle direzioni verso le quali può condurre un fenomeno di tale natura.
Ma tu puoi scegliere la direzione che vuoi imprimere ai tuoi movimenti mentali.

Senza controllo, senza una direzione cosciente, la forza tende a seguire una direzione di caduta, verso i
sentimenti legati ai desideri e alle paure associate al mio corpo e che il mio io conosce fin troppo bene:
odio, vendetta, estraneità, possesso, gelosia, frustrazione, risentimento... e il desiderio di permanere immersa
nel clima interno che mi avvolge (per es. arrabbiata, depressa, sfiduciata, risentita..). Sentimenti che sono la
rovina e la morte dell'animo umano.

Ma se coscientemente spingo il mio essere in direzione luminosa, troverò molte resistenze. E' proprio nel
momento in cui cerco di avanzare con risolutezza che mi trovo con resistenze: con le mie tendenze - le mie
abitudini mentali, le inerzie comportamentali- con il mio paesaggio di formazione -il mio solito modo di
strutturare “la realtà”, i ricordi - con i limiti della mia struttura mentale...

Oltre, oltre -mi dirò- è possibile rimanere in libertà interiore e andare oltre... In questo senso, ciò che recide
le mie catene interiori è la riconciliazione profonda con le mie aspettative frustrate riguardo le situazioni
della vita, gli altri e me stessa. Sono le mie aspettative a fallire, non le cose; le cose sono come sono e non
come io vorrei che fossero. Allora, nell'atto intimo di riconciliazione unilaterale -a prescindere da ciò che
l'altro possa o non possa fare, a prescindere da come siano andate le cose- io rivendico la mia intrinseca
libertà come essere umano.

Mantieni risolutamente la tua direzione di ascesa.

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0
XV. L'esperienza di pace e il passaggio della Forza
L'esperienza
Condizioni e immagini d'appoggio

1. Rilassa completamente il corpo e acquieta la mente. Quindi immagina una sfera


trasparente e luminosa che scende verso di te e viene infine accolta nel tuo cuore.
Subito riconoscerai che la sfera cessa di manifestarsi come un'immagine per
trasformarsi in una sensazione all'interno del petto.

2. Osserva come la sensazione della sfera si espande lentamente dal tuo cuore verso
l'esterno del corpo, mentre la tua respirazione si fa più ampia e profonda. Quando la
sensazione arriva ai limiti del corpo, puoi fermare l'operazione e immedesimarti
nell'esperienza di pace interiore. Puoi rimanere così il tempo che riterrai opportuno.
Quindi fa retrocedere l'espansione precedente (arrivando, come all'inizio, al cuore), per
separarti dalla tua sfera e concludere l'esercizio calmo e riconfortato. Questo lavoro si
chiama "esperienza di pace".

3. Ma se invece vuoi sperimentare il passaggio della Forza, devi aumentare l'espansione


anziché farla retrocedere, lasciando che le tue emozioni e tutto il tuo essere la
seguano. Non cercare di fare attenzione alla respirazione. Lascia che essa agisca da
sé, mentre tu continui l'espansione al di fuori del corpo.

4. Devo ripeterti che in tali momenti la tua attenzione deve trovarsi nella sensazione della
sfera che si espande. Se non ci riesci, è meglio che ti fermi e provi di nuovo in un'altra
occasione. Anche se non provocherai il passaggio, potrai comunque sperimentare una
sensazione di pace davvero interessante.

5. Ma se sei andato oltre, incomincerai a sperimentare il passaggio. Dalle tue mani e da


altre zone del corpo ti giungeranno sensazioni con un tono diverso da quello abituale.
Poi percepirai ondulazioni sempre pi forti e subito dopo sorgeranno con vigore
immagini ed emozioni. Lascia allora che il passaggio avvenga...

6. Ricevendo la Forza percepirai la luce o strani suoni, a seconda del modo di


rappresentazione che ti è abituale. In ogni caso, sarà importante sperimentare
l'ampliamento della coscienza: un indicatore di ciò dovrà essere una maggiore lucidità
e capacità di comprendere quello che accade.

7. Quando lo vorrai, potrai porre termine a questo singolare stato (se già prima non si è
stemperato semplicemente per il trascorrere del tempo) immaginando o sentendo che
la sfera si contrae e poi esce da te nello stesso modo in cui era arrivata al momento di
iniziare l'esperienza.

8. E' importante comprendere che molti stati alterati di coscienza sono stati e sono
ottenuti quasi sempre mettendo in azione meccanismi simili a quelli descritti.
Rivestendoli però di strani rituali o magari potenziandoli mediante pratiche basate sullo
sfinimento fisico, la motricità sfrenata, la ripetizione o le posture, che in ogni caso
alterano la respirazione e distorcono la sensazione generale dell'intracorpo. Devi porre
in questo campo l'ipnosi, la medianità e anche l'azione di droghe che, pur agendo per
altra via, producono alterazioni simili. Sicuramente, tutti i casi menzionati sono

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1
caratterizzati dalla mancanza di controllo e di conoscenza di quanto accade. Non fidarti
di queste manifestazioni e considerale come semplici stati di “trance”, attraverso i quali
sono passati gli ignoranti, gli sperimentatori, e perfino i "santi", come raccontano le
leggende.

9. Ma potresti non essere riuscito a provocare il passaggio pur avendo osservato quanto
è stato raccomandato. Questo non può diventare una fonte di preoccupazione; sarà
piuttosto un segnale della tua mancanza di "scioltezza" interna, il che potrebbe riflettere
molta tensione, problemi riguardo alla dinamica delle immagini e, insomma,
frammentazione del comportamento emotivo... Cosa che, del resto, è presente nella
vita quotidiana.

Rilassamento in profondità, fisico, mentale, emotivo. Predisporsi verso l'esperienza con un atteggiamento di
apertura poetica, senza aspettative, senza preoccupazioni. Niente di male può succedere. Darsi del tempo
affinché i “rumori” mentali si attenuino. Concentrarsi sulla sensazione di espansione.

L'attenzione è posta sull'espansione, non sulla respirazione.

Lascia che le tue emozioni e tutto il tuo essere seguano la sfera che si espande verso l'infinito.

Lasciati andare, lascia che l'energia agisca da sé, lascia che il passaggio avvenga...

La condizione per poter “aprirsi” al passaggio della Forza è che l'attività dei centri sia armonica (coerenza
tra pensieri, sentimenti ed azioni), il che, a sua volta, porta alla “scioltezza interna”, cioè alla distensione
fisica, mentale ed emotiva, porta a poter transitare nei tempi di coscienza (ricordare il passato, vivere il
presente, immaginare il futuro) senza intoppi, senza soprassalti, il che assomiglia molto ad uno stato
interno di riconciliazione.

L'indicatore della direzione corretta della forza è l'ampliamento della coscienza, cioè una maggiore
lucidità e capacità di comprendere quello che accade.

L'autore ci mette in guardia rispetto del confondere quest'esperienza con altri stati alterati di coscienza che
possono sembrare simili, ma che sono ottenuti attraverso l'alterazione della respirazione e della sensazione
generale dell'intracorpo, e che sono caratterizzati dalla mancanza di controllo e di comprensione del
fenomeno.

Seppur seguendo le indicazioni, non riesci a indurre il passaggio della forza, non preoccuparti.

L'autore ci previene sul fatto che comunque viviamo in situazioni di contraddizione emotiva che, forse con
un significato diverso da contraddizione interna, si potrebbe interpretare come contraddizione tra quello a
cui aspiriamo e il mondo con cui ci dobbiamo confrontare quotidianamente.

Commento di Silo

“Affinché l'esperienza della forza riesca bene, uno si rilassa internamente, si distende, cerca di
mettere da parte le tensioni, cerca! (rise) e cerca anche di collocarsi in una situazione affettiva,
una situazione emotiva positiva, calda, di riconciliazione con se stessi. E' necessario fare questo
piccolo sforzo per trovare una buona sintonia con questo lavoro. Quando si fanno questi lavori
con la Forza, è buono trovare quella postura di calore interno, di avvicinamento a se stessi. Cerca
uno di avvicinarsi a se stesso, agli spazzi profondi, e in questa condizione... c'è chi porta avanti
l'esperienza; cominciano a sorgere situazioni interne e si produce quel fenomeno straordinario
che conosciamo come Passaggio della Forza.

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Un fenomeno dove non ci sono né fumo né scintille, ma che le persone riconoscono come
qualcosa di altamente ispiratore e fortificante. Un fenomeno che serve alla gente per più avanti,
per i giorni a seguire, per la propria vita quotidiana. Ha preso contatto con quello spazio profondo,
con quel se stesso che esiste in ognuno di noi, che in altre epoche e in altri luoghi veniva
chiamato l'anima o lo spirito; ha preso contatto con quello, con quel se stesso che chiamavano
l'anima o lo spirito.
Stiamo parecchio lontani da quell'anima, da quello spirito, ma possiamo prendere contatto con
esso in questo modo e ricevere questa forza stimolante e dinamizzante.”
Sull'Esperienza della Forza. 2006
Qualcun@ sa darmi un riferimento più preciso?

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3
XVI. Proiezione della Forza
Il meccanismo della proiezione

1. Se hai sperimentato il passaggio della Forza potrai renderti conto di come alcuni popoli,
basandosi su fenomeni simili a questo ma senza averne una vera comprensione,
abbiano elaborato culti e riti che si sono andati moltiplicando senza posa. Mediante
esperienze di questo tipo molti hanno sentito il corpo "sdoppiato". L'esperienza della
Forza ha dato loro la sensazione di poter proiettare questa energia fuori di sé.

2. La Forza è stata "proiettata" su altre persone e anche su oggetti particolarmente


"adatti" a riceverla e a conservarla. Credo che non ti risulti difficile comprendere la
funzione svolta da certi sacramenti in varie religioni e il significato dei luoghi sacri e dei
sacerdoti presumibilmente "caricati" con la Forza. Quando alcuni oggetti sono stati
adorati con fede nei templi e circondati di cerimonie e riti, sicuramente "hanno
restituito" ai credenti l'energia accumulata grazie alla ripetizione delle preghiere. Il fatto
che quasi sempre a queste cose sia stata data una spiegazione esteriore, rifacendosi
alla cultura, al luogo, alla storia e alle tradizioni, limita la conoscenza del fenomeno
umano, quando invece l'esperienza interna rappresenta un dato essenziale per capire
tutto questo.

3. Torneremo a occuparci più avanti del "proiettare", "caricare" e "restituire" la Forza. Però
ti dico fin d'ora che lo stesso meccanismo continua a operare anche in società
desacralizzate, dove i leader e gli uomini di prestigio sono circondati da una
rappresentazione speciale per coloro che li guardano e che vorrebbero arrivare a
"toccarli" o a impossessarsi di un frammento dei loro vestiti o delle loro cose.
4. Infatti, ogni rappresentazione di ciò che è "alto", partendo dall'occhio, va in una
direzione al di sopra della normale linea dello sguardo. E "alte" sono le personalità che
"possiedono" la bontà, la saggezza e la forza. E "in alto" stanno le gerarchie, i poteri, le
bandiere e lo Stato. E noi, comuni mortali, dobbiamo salire ad ogni costo su per la scala
sociale per avvicinarci al potere. Stiamo davvero male, ancora in balia di questi
meccanismi che corrispondono alla rappresentazione interna, con la nostra testa "in
alto" e i piedi piantati per terra. Stiamo davvero male se crediamo in cose come queste
(e ci crediamo perché hanno una loro "realtà" nella rappresentazione interna). Stiamo
davvero male se il nostro sguardo esterno è, senza che ce ne rendiamo conto, la
proiezione di quello interno.

Ora che riesco a percepire, a osservare, a direzionare le immagini -rappresentazioni cenestesiche e non- del
mio mondo interno, posso capire che senza le comprensioni avute fino ad ora sarebbe stato facile cadere in
confusione ed attribuire il fenomeno del passaggio della forza ad entità esterne.
I meccanismi proposti nel Cap. XIII per quando riguarda il ringraziamento e la richiesta spiegano
chiaramente cosa accade quando inconsapevolmente una persona “carica” oggetti, luoghi, persone,
attribuendogli le migliori qualità, dirigendovisi con devozione per poi, nel momento del bisogno, tornare ad
essi per chiedere aiuto: tutta l'energia che internamente ne ha associato -tutti i buoni pensieri, i buoni
sentimenti che questa persona ha associato a questi oggetti- ritornerà a lei amplificata, gli si ri-presenterà
internamente con forza. La ripetizione rinforzerà il meccanismo.

Un buon esempio è l'innamoramento, una delle più riuscite proiezioni del proprio sguardo interno. Ma lo
stesso fenomeno di “restituzione” succede quando 'carico' una persona negativamente...

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Le immagini hanno energia psichica o forse sarebbe meglio dire le immagini sono energia psichica. Da qui
l'importanza della direzione che io imprima alle mie immagini poiché creano un campo di compresenze di
grande potenza e la mia vita -e non solo la mia- sarà e si orienterà in funzione di esso. 22

“Ogni mondo a cui aspiri, ogni giustizia che invochi, ogni amore che cerchi, ogni essere umano
che vorresti seguire o distruggere sta anche dentro di te. Se qualche cosa si modifica dentro di te,
essa modificherà il tuo orientamento nel paesaggio in cui vivi. Allora, se hai bisogno di qualche
cosa di nuovo, per trovarla dovrai superare il vecchio che domina dentro di te. Ma come lo farai?
Comincia a renderti conto di questo: anche se ti sposti in un luogo diverso, porti sempre con te il
tuo paesaggio interno...
Creatore di mille nomi, costruttore di significati, trasformatore del mondo... i tuoi padri ed i padri dei
tuoi padri continuano in te. Non sei una meteora che cade ma una freccia luminosa che vola verso
i cieli. Sei il senso del mondo; quando chiarifichi il tuo senso, illumini la Terra. Quando perdi il tuo
senso, la Terra si oscura e l’abisso si apre.”
Silo, Il Paesaggio Interno

22 Il contributo di Loredana Cici, Il Messaggio di Silo e la trasformazione del trasfondo psicosociale, presentato il 4
novembre 2012 al Parco di studio e riflessione di Attigliano, in occasione del Terzo Simposio del Centro Mondiale
di Studi Umanisti “Un Nuovo Umanesimo per una Nuova Civiltà”, illustra molto bene questi meccanismi e il
significato profondo che può avere la loro proiezioni nel mondo.
[ http://www.parcoattigliano.it/dw2/doku.php?id=produzioni:altre:start ]

3 35
5
XVII. Perdita e repressione della Forza
Cosa fare (e cosa non fare) per non disperdere la Forza

1. Le maggiori scariche di energia sono provocate da atti incontrollati. Questi sono:


l'immaginazione senza freni, la curiosità senza controllo, la loquacità senza misura, la
sessualità eccessiva e la percezione esagerata (guardare, udire, gustare ecc.
smodatamente e senza scopo). Ma devi anche riconoscere che molti agiscono in
questo modo per scaricare tensioni che altrimenti sarebbero dolorose. Se consideri ciò
e vedi la funzione che queste scariche compiono, ti troverai d'accordo con me sul fatto
che non è ragionevole reprimerle ma che è meglio ordinarle.

2. Riguardo alla sessualità, devi intendere correttamente questo: tale funzione non deve
essere repressa, perché così si creano effetti mortificanti e contraddizione interna. La
sessualità si orienta verso l'atto sessuale e in esso si conclude, e non conviene affatto
che continui a influenzare l'immaginazione o a cercare un nuovo oggetto di possesso in
modo ossessivo.

3. Il controllo del sesso da parte di una determinata "morale" sociale o religiosa è servito a
disegni che non avevano niente a che vedere con l'evoluzione, ma piuttosto con il suo
contrario.

4. La Forza (l'energia della rappresentazione della sensazione dell'intracorpo) ha preso


una via crepuscolare23 nelle società represse, dove si sono andati moltiplicando gli
"indemoniati", gli "stregoni", i sacrileghi ed i criminali di ogni tipo, che godevano della
sofferenza e della distruzione della vita e della bellezza. In alcune tribù e in alcune
civiltà i criminali si trovavano tanto tra coloro che giustiziavano che tra i giustiziati. In altri
casi si è perseguitato tutto ciò che era scienza e progresso, perché si opponeva
all'irrazionale, al crepuscolare e al represso.

5. In alcuni popoli primitivi e anche in altri considerati "di civiltà avanzata", esiste ancora la
repressione del sesso. E' evidente che il segno distruttivo è grande in entrambi, anche
se nei due casi l'origine di questa situazione è diversa.

6. Se mi chiedi ulteriori spiegazioni, ti dirò che in realtà il sesso è santo, ed è il centro dal
quale scaturisce la vita ed ogni creatività. Ma quando il suo funzionamento non è risolto,
è da esso che sorge ogni impulso di distruzione.

7. Non credere mai alle menzogne degli avvelenatori della vita quando si riferiscono al
sesso come a qualcosa di spregevole. Al contrario in esso esiste bellezza, e non a caso
è in rapporto con i migliori sentimenti dell'amore.

8. Consideralo come una grande meraviglia da trattare con cura e delicatezza, e non
trasformarlo in fonte di contraddizione o in un disintegratore dell'energia vitale.

Quindi è decisivo avere molta cura con la propria energia e non disperderla.
La contraddizione interna è un buco nero per la nostra energia.

23 Una direzione opposta a quella della coscienza di sé.


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XVIII. Azione e reazione della Forza
Come concentrare l'energia per poi averla a disposizione

Prima ti ho spiegato: "Quando incontri una grande forza, allegria e bontà nel tuo
cuore, e quando ti senti libero e senza contraddizioni, ringrazia immediatamente dentro
di te."

1. "Ringraziare" significa concentrare gli stati d'animo positivi associati ad un'immagine,


ad una rappresentazione. Questo collegamento consente, nei momenti negativi, di far
sorgere lo stato positivo evocando l'immagine che l'aveva precedentemente
accompagnato. Questa "carica" mentale, che in seguito può essere potenziata per
ripetizione, risulterà capace di scacciare le emozioni negative imposte da determinate
circostanze.

2. Perciò, quello che hai chiesto tornerà da dentro di te amplificato in beneficio, a patto
però che abbia accumulato in te numerosi stati positivi. E non è il caso di ripetere che
questo meccanismo è servito (in modo confuso) per "caricare all'esterno" oggetti e
persone, o anche entità interne poi proiettate all'esterno, nella convinzione che
esaudissero preghiere e richieste.

Il ringraziamento e la richiesta, due meccanismi così importanti che dopo essere stati descritti nei Capitoli
XIII e XVI, meritano di essere menzionati una terza volta con tutte le avvertenze del caso.

Il ringraziamento è un modo di concentrare la Forza per poi averla a disposizione.

Commento di Silo
“Stiamo parlando del meccanismo di associazione di immagini a climi, in questo caso a climi
positivi. Quindi uno approfitta del momento in cui si sente molto bene e, oltre al piacere che gli da
la situazione, cerca di registrarlo24. Ma come fa uno a registrarlo? Lo registra con un'immagine,
associandolo ad un'immagine. Per esempio uno pensa ad una determinata persona, ad un
determinato paesaggio o ad un oggetto e lo associa a quella situazione in cui si sente bene. E da
lì in poi, ogni volta che le cose vanno bene, uno carica. Rappresenta quell'immagine e la carica e
quindi, quando le cose vanno male … [ne potrà far ricorso]. Questi sono esperimenti molto belli
che uno può fare in piccolo, uno colloca l’immagine ed ecco che sorge lo stato d’animo. Queste
sono le tecniche della richiesta, i meccanismi psicologici della richiesta. Ora, se mi chiedete: ma
non ci sarà qualcosa di più importante, come succede nelle preghiere, qualcosa che trascende il
campo psicologico, che non rimane soltanto nel piano dello stimolo e della risposta, nel piano
dell’associazione di un'mmagine ad un clima, ma piuttosto qualcosa che trascende, una specie di
richiesta, di orazione, a cui giunge una risposta da un altro livello…?
Chissà, forse. Noi non stiamo parlando di questo adesso. Stiamo parlando di cose più piatte.
Ad ogni modo, perché non ci dovrebbe essere una risposta ad una determinata richiesta
lanciata con fede in un altro livello, dato che, dopotutto, esistono altri livelli di coscienza?
La questione è come uno si ubica. Così come non funziona quando uno si ubica
incorrettamente nello spazio di rappresentazione con un immagine che non corrisponde, così pure
se si ubica correttamente o incorrettamente in certi livelli funzionerà o non funzionerà, come
facciamo quando vogliamo muovere il corpo ed il corpo si muove. Perché non dovrebbe
funzionare un contatto con un piano alto se si è ubicati correttamente con una
rappresentazione alta? Effettivamente abbiamo alcune dimostrazioni di cose alte, di cose
suggestive, di cose che funzionano in un altro livello, questo dico e non dico altro.

24 Nel originale in spagnolo grabarlo: mantenerlo in memoria, custodirlo.


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Per esempio, nei fenomeni suggestivi che possono essere accaduti qualche volta, durante un
tramonto, in una situazione speciale in cui si illumina lo spazio di rappresentazione e si capiscono
cose sorprendenti… dura molto poco e tutto diviene molto suggestivo e molto interessante. Non
sta lavorando la memoria nel senso abituale in cui la memoria lavora. Sta lavorando tutto, in un
modo molto potente e ad un livello più alto. Questi fenomeni di un livello più alto, non si limitano
alla questione del tramonto, ma si avranno numerosi fenomeni propri di quel livello di
rappresentazione. Ed io mi immagino che ci saranno richieste in cui si associ ai climi positivi,
ecc., io mi immagino che ci siano richieste che trascendono quel piano psicologico abituale
e colpiscono in livelli più alti della coscienza. Corrisponderanno ad oggetti di un livello più
alto. Stiamo parlando di una via trascendentale, che trascende il livello di ciò che è psicologico.”

Estratto da Drummond III


Intervento in un gruppo di studio, Mendoza, Argentina, 31 Marzo, 1 e 2 aprile 2000

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XIX. Gli stati interni
Come orientarsi nel paesaggio interno
quando si è intrapreso il cammino di ascesi

Devi ora acquistare sufficiente percezione degli stati interni in cui puoi venirti a
trovare durante la tua vita ed in particolare durante il tuo lavoro evolutivo. Non ho altro
modo di descriverli che utilizzando delle immagini (in questo caso, allegorie). A mio
parere, esse hanno il pregio di concentrare "visivamente" stati d'animo complessi.
D'altra parte, il modo singolare di presentare tali stati, collegandoli in catena, come se
fossero differenti momenti di uno stesso processo, introduce una variante nelle
descrizioni, sempre frammentarie, a cui ci hanno abituato coloro che si sono occupati
di queste cose.
Ed ecco la descrizione allegorica degli indicatori che rivelano i miei stati e i miei movimenti interni:

1. Il primo stato, nel quale prevale il non-senso (quello di cui abbiamo parlato all'inizio), è
definito stato di "vitalità diffusa". Tutto viene diretto dalle necessità fisiche, che spesso
però sono confuse con desideri e immagini contraddittori. Lì c'è oscurità nelle e nelle
azioni. Si rimane in quello stato vegetando, persi tra forme variabili. Da quel punto si
può evolvere soltanto attraverso due vie: la via della morte o quella della mutazione.

2. La via della morte ti mette in presenza di un paesaggio caotico e oscuro. Gli antichi
conoscevano questo passaggio e lo avevano quasi sempre posto "sotto terra" o nelle
profondità abissali. Alcuni hanno visitato questo regno, per poi "resuscitare" in livelli
luminosi. Cogli bene questo punto: "sotto" la morte esiste la vitalità diffusa. Perché la
mente umana potrebbe associare la disintegrazione che avviene alla morte con
fenomeni di trasformazione ad essa successivi; oppure associare il movimento diffuso
con lo stato precedente alla nascita. Se la tua direzione è di ascesa, la "morte" significa
una rottura con la tua tappa precedente. Per la via della morte si ascende verso un
altro stato.
 
3. Arrivati a esso si trova il rifugio della regressione. Da lì partono due cammini: quello del
pentimento e quello che prima è servito per l'ascesa, cioè il cammino della morte. Se
prendi il primo è perché la tua decisione tende a rompere con la tua vita passata. Se
torni indietro per il cammino della morte, ricadi negli abissi con la sensazione di trovarti
in un circolo chiuso.

 4. Bene, ti ho detto che c'era un altro sentiero per sfuggire alla vitalità abissale, quello
della mutazione. Se scegli quella via è perché vuoi emergere dal tuo penoso stato
senza essere disposto ad abbandonare alcuni dei suoi apparenti benefici. E' dunque un
falso cammino, conosciuto come "cammino della mano torta". Molti mostri sono usciti
dalle profondità di quel tortuoso cunicolo. Essi hanno voluto prendere d'assalto il cielo
senza abbandonare gli inferni e pertanto hanno proiettato nel mondo medio infinita
contraddizione.
 
5. Suppongo che, ascendendo dal regno della morte, e attraverso il tuo cosciente
pentimento, tu sia già arrivato alla dimora della tendenza. Due sottili cornici sostengono
la tua dimora: la conservazione e la frustrazione. La conservazione è falsa e instabile.
Camminando su di essa ti illudi con l'idea di permanenza, mentre in realtà discendi

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velocemente. Se prendi il cammino della frustrazione, la tua salita è penosa, ma è
anche l'unica non-falsa.
 
6. Di fallimento in fallimento, puoi arrivare al prossimo riposo, che si chiama "dimora della
deviazione". Attento alle due vie che ora hai davanti: o prendi il cammino della
risoluzione, che ti porta alla generazione, o prendi quello del risentimento, che ti fa
discendere un'altra volta verso la regressione. Lì ti trovi davanti al dilemma: o ti decidi
per il labirinto della vita cosciente (e lo fai con risoluzione), o torni risentito alla tua vita
precedente. Sono numerosi coloro che, non essendo riusciti a superarsi, hanno
troncato qui le loro possibilità.
 
7. Ma tu che sei asceso con risoluzione ti trovi ora nella dimora conosciuta come
"generazione". Lì hai tre porte: una si chiama "Caduta", l'altra si chiama "Tentativo" e la
terza "Degradazione". La caduta ti porta direttamente alle profondità, e soltanto un
incidente esterno potrebbe spingerti verso di essa. E' difficile che tu scelga questa
porta. Quella della degradazione invece ti conduce indirettamente agli abissi, facendoti
ripercorrere i cammini in una sorta di turbolenta spirale, nella quale riconsidererai di
continuo tutto ciò che hai perso e tutto ciò che hai sacrificato: questo esame di
coscienza, che porta alla degradazione, è certamente un falso esame, nel quale
sottovaluti e rendi sproporzionate alcune delle cose che paragoni. Confronti lo sforzo
dell'ascesa con i "benefici" che hai abbandonato. Ma se guardi più da vicino, vedrai che
non hai abbandonato nulla per quel motivo: i motivi sono stati altri. Pertanto la
degradazione inizia con la falsificazione dei motivi che, a quanto sembra, erano
estranei all'ascesa. Io chiedo ora: da che cosa è tradita la mente? Forse dai falsi motivi
dell'entusiasmo iniziale? Forse dalla difficoltà dell'impresa? Forse dai falsi ricordi di
sacrifici che non ci sono stati o che sono stati causati da altri motivi? Io ti dico e ti
chiedo ora: la tua casa è bruciata da tempo, per questo hai deciso di iniziare l'ascesa;
ma ora pensi che essa sia bruciata a causa della tua ascesa? Hai dato per caso uno
sguardo a quello che è successo alle case vicine?... Non c'è dubbio che tu debba
scegliere la porta di mezzo.
 
8. Sali per la scalinata del tentativo ed arriverai ad una cupola instabile. Da lì, spostati per
un cammino stretto e sinuoso che conoscerai come la "volubilità", fino ad arrivare a uno
spazio ampio e vuoto come una piattaforma, che porta il nome di "spazio-aperto-
dell'energia".
 
9. In quello spazio ti puoi spaventare per il paesaggio deserto e immenso e per il
terrificante silenzio di quella notte trasfigurata da enormi stelle immobili. Lì,
esattamente sopra la tua testa, vedrai inchiodata nel firmamento l'insinuante forma
della Luna Nera… una strana luna in eclissi che si oppone esattamente al sole. Lì devi
aspettare l'alba, paziente e con fede, perché se ti manterrai calmo niente di male ti
potrà accadere.
 
10. Potrebbe succedere che in quella situazione tu voglia tentare un’uscita immediata. Se
questo accadesse, potresti avviarti a tentoni verso qualsiasi luogo, pur di non
aspettare, prudentemente, il giorno. Devi ricordare che lì, nell'oscurità, ogni movimento
è falso e si chiama genericamente "improvvisazione". Se, dimenticando ciò che ti dico,
tu cominciassi a improvvisare delle mosse per tuo conto, sii certo che sarai trascinato
da un turbine tra sentieri e dimore, fino al fondo più oscuro della dissoluzione.

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11. Com'è difficile comprendere che gli stati interni sono incatenati gli uni agli altri! Se
vedessi quale logica inflessibile ha la coscienza, avvertiresti che, nella situazione
descritta, chi improvvisa alla cieca fatalmente incomincia a degradare e a degradarsi;
poi sorgono in lui i sentimenti di frustrazione, ed egli cade nel risentimento e nella
morte; quindi sopraggiunge l'oblio di quello che un giorno era arrivato a percepire.
 
12. Se nella spianata riesci ad arrivare al giorno, sorgerà di fronte ai tuoi occhi il Sole
raggiante, che ti rivelerà per la prima volta la realtà. Allora vedrai che in tutto l'esistente
vive un Piano.
 
13. E' difficile che tu cada da lì, a meno che decida volontariamente di scendere verso
regioni più oscure per portare la luce alle tenebre.

  Non giova andare oltre su questi temi perché essi, senza esperienza, ingannano e
trasferiscono al campo dell'immaginario ciò che è realizzabile. Che quanto detto fin qui
possa servire!

Se quel che ho spiegato non ti fosse utile, che cosa potresti obiettare se in ogni
modo niente ha fondamento né ragione per lo scetticismo, prossimo all'immagine di
uno specchio, al suono di un'eco, all'ombra di un'ombra?
 

“Questo capitolo è una descrizione poetica ed allegorica di diverse situazioni nelle quali si può
trovare una persona nel suo cammino alla ricerca del senso della vita. Come si dice nel primo
paragrafo: "… Devi ora acquistare sufficiente percezione degli stati interni in cui puoi venirti a
trovare durante la tua vita ed in particolare durante il tuo lavoro evolutivo". Intendiamo qui per
"lavoro evolutivo" quello che permette di svelare incognite via via che si sviluppa il senso della
vita.”
Silo. Commenti al Messaggio

Il maestro mi dice che è necessario che impari ad ascoltare, a fare attenzione, ad affinare la mia
percezione delle situazioni psicologiche nelle quali sto dimorando. Per aiutarmi a fare ciò mi da
una specie di mappa che descrive i 'percorsi' e i 'recinti' mentali nei quali uno si può trovare durante
la vita.
Ma se una “mappa” di questo tipo è sicuramente interessante per chiunque, per chi sta cercando di
chiarire, di svelare il senso della propria vita sarà solo che vitale poiché vitale sarà capire la
direzione che si sta seguendo internamente. E se -come dice l'autore- questi stati d'animo, queste
situazioni mentali sono concatenate, collegate l'una all'altra allo stesso modo in cui sono in rapporto
tra loro i diversi momenti di uno stesso processo, allora comprendendo in quale momento mi trovo
potrò intuire, prevedere, il “luogo” (la situazione interna) dove mi troverò nel momento seguente e
il percorso (la serie di operazioni) che mi ci condurrà. E solo due saranno le possibilità a seconda
che io vada oscurata o luminosa: in direzione discendente o ascendente.

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XX. La realtà interiore
La realtà interiore

1. Rifletti bene sulle mie considerazioni. In esse dovrai vedere soltanto fenomeni allegorici
e paesaggi del mondo esterno. Tuttavia esse contengono anche descrizioni reali del
mondo mentale.

2. Non devi neppure credere che i "luoghi" per i quali passi lungo il tuo cammino abbiano
esistenza in sé. Una tale confusione ha spesso oscurato profondi insegnamenti, tanto
che ancora oggi si crede che cieli, inferni, angeli, demoni, mostri, castelli incantati, città
remote e altre cose simili siano una realtà visibile per gli "illuminati". Lo stesso
pregiudizio, ma con l'interpretazione opposta, ha fatto presa sugli scettici senza
sapienza, che hanno considerato queste cose illusioni o allucinazioni di menti in delirio.

3. Devi comprendere, e te lo ripeto ancora, che si tratta di veri stati mentali, anche se
simbolizzati da oggetti propri del mondo esterno.

4. Tieni conto di quanto è stato detto e impara a scoprire la verità al di là delle allegorie,
che in certi casi fanno deviare la mente, ma che in altri traducono realtà impossibili da
cogliere senza rappresentazione.

Quando si è parlato delle città degli dei a cui vollero giungere numerosi eroi di
diversi popoli; quando si è parlato di paradisi in cui dei e uomini convivevano
nell'originale natura trasfigurata; quando si è parlato di cadute e di diluvi, è stata detta
una grande verità interiore.

Poi i redentori25 hanno portato il loro messaggi e sono arrivati a noi in doppia
natura per ristabilire quella tanto rimpianta 26 unità perduta. Anche allora è stata detta
una grande verità interiore.

Tuttavia, quando è stato detto tutto questo e lo si è posto fuori dalla mente, si è
errato o si ha mentito.
L'autore segnala le operazioni di trasposizione di esperienze interne sul piano spazio-temporale. Rendere
nella dimensione storica allegorie che descrivono fenomeni interni può essere il risultato o di un errore
d'interpretazione o di una manipolazione voluta.

All'inverso, il mondo esterno, confuso con lo sguardo interno, obbliga questo a


percorrere nuovi cammini.
E così passiamo tutta la vita inseguendo un'infinita successione di sogni, cercando nel mondo esterno quel
qualcosa che ci completerà: l'uomo o la donna ideale che ci darà l'appagamento e la felicità per sempre, il
denaro che ci darà la sicurezza e il benessere spensierato per sempre, il successo che ci assicurerà
l'ammirazione dei nostri cari e il riconoscimento sociale per sempre e così via... E non importa se li
raggiungeremo o meno: la dinamica delle cose si imporrà comunque e dopo un po' il vuoto si farà sentire
ancora. Solo allora il mio sguardo interno potrà percorrere nuovi cammini il cui senso non sia effimero. Solo
allora il mio sguardo interno si potrà orientare ad esplorare la dimensione sacra dell'esistenza.

25 redimere: affrancare, riscattare, liberare, sciogliere i vincoli


26 Nel originale in spagnolo“esa nostalgica unidad perdida”. Quella sensazione che ci accompagna da sempre, quella
nostalgia costitutiva dell'esistenza, il sospetto che la propria vita manchi di qualcosa, un sapore di pena antica per la
perdita di qualcosa alla quale non si riesce a dare una forma precisa e che ci spinge a cercare sempre quel ineffabile che
ci faccia sentire integri e con una grande libertà interiore.

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Così, oggi vola verso le stelle l'eroe di quest'età. Vola attraverso regioni prima
ignorate. Vola verso l'esterno del suo mondo e, senza saperlo, è spinto verso il centro
interno e luminoso.
Oggi la specie umana continua a cercare la risposta ai suoi interrogativi più profondi, ma identificata ancora
con la materialità del proprio corpo; attraverso le più svariate tecnologie, indaga nel infinitesimalmente
piccolo, sonda lo sconfinato spazio siderale, senza rendersene conto che il suo protendere verso ciò che
percepisce come mondo esterno è, paradossalmente, un atto lanciato dalla sua propria coscienza verso
l'ineffabile profondità interiore -lì dove mai si nasce e mai si muore- alla ricerca di quell'imponderabile che
la completi definitivamente.

A poco a poco ci stiamo avvicinando alla comprensione della vastità del fenomeno umano.

Tra non molto le eroine e gli eroi di questa sorprendente avventura che è la vita riconosceranno, e ci si
accerteranno attraverso l'intima esperienza, che tutti siamo arrivati su questa terra in doppia natura, umana e
divina, … e allora l'Essere Umano illuminerà con la sua luce gli infiniti mondi.

L'avventura continua. I cammini sono aperti. Non ci sono limiti.

“…Quanti riescano a trovare la fede o ad avere un’esperienza trascendente, pur non potendole
definire in termini precisi (così come non si può definire l’amore), riconosceranno la necessità di
dare un orientamento ad altri, di indirizzarli sulla loro stessa via, ma non tenteranno mai di imporre
il proprio paesaggio a chi non vi si riconosca.
E così, coerentemente con quanto ho affermato, dichiaro innanzi a voi la mia fede e la mia
certezza basata sull’esperienza che la morte non chiude il futuro, che la morte, al contrario,
modifica lo stato provvisorio della nostra esistenza per lanciarla verso la trascendenza immortale.
Non impongo la mia certezza né la mia fede e vivo accanto a coloro il cui modo di porsi nei
confronti del senso della vita è diverso dal mio; tuttavia mi sento obbligato ad offrire, per
solidarietà, il messaggio che riconosco rende libero e felice l’essere umano. Per nessun motivo
eludo la responsabilità di esprimere le mie verità, per quanto esse possano apparire discutibili a
chi sperimenta la provvisorietà della vita e l’assurdità della morte.
D’altra parte non chiedo mai agli altri quali siano le loro credenze personali ed in ogni caso, pur
definendo con assoluta chiarezza la mia posizione su questo punto, proclamo per ogni essere
umano la libertà di credere o non credere in Dio e la libertà di credere o non credere
nell’immortalità.
Tra le migliaia e migliaia di donne e di uomini che, fianco a fianco, lavorano con noi in modo
solidale, si contano atei e credenti, persone con dubbi e certezze; ma a nessuno viene chiesto
quale sia la sua fede; e tutto ciò che viene dato, viene dato come un orientamento, affinché
ciascuno decida per proprio conto quale sia la via che meglio chiarisca il senso della sua vita.
Evitare di proclamare le proprie certezze non è coraggioso, ma tentare di imporle non è degno
della vera solidarietà.”
Silo. Il senso della vita, Scambio di opinioni con i membri di un gruppo di studio,
Città del Messico, 10 ottobre 1980

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SINTESI

Non potrei immaginare una sintesi migliore che i temi di meditazione -veri e propri suggerimenti d'azione-
che il Maestro stesso propone alla fine del suo Messaggio. Li ha chiamati Il Cammino e ora hanno assunto
un profondo significato.

Il Cammino

Se credi che la tua vita termini con la morte, ciò che pensi, che senti e che fai non ha senso. Tutto
finisce nell’incoerenza, nella disintegrazione.
Se credi che la tua vita non termini con la morte, ciò che pensi deve coincidere con ciò che senti e
con ciò che fai. Tutto deve dirigersi verso la coerenza, verso l’unità.

Se sei indifferente al dolore e alla sofferenza degli altri, ogni aiuto che tu chieda non troverà
giustificazione.
Se non sei indifferente al dolore e alla sofferenza degli altri, devi fare in modo che ciò che senti
coincida con ciò che pensi e con ciò che fai per aiutare gli altri.

Impara a trattare gli altri nello stesso modo in cui vorresti essere trattato.
Impara a superare il dolore e la sofferenza in te, nel tuo prossimo e nella società umana.
Impara ad opporti alla violenza che c’è in te e fuori di te.
Impara a riconoscere i segni del sacro in te e fuori di te.

Non lasciar passare la tua vita senza chiederti: “Chi sono?”


Non lasciar passare la tua vita senza chiederti: “Dove vado?”
Non lasciar passare un solo giorno senza darti una risposta su chi sei.
Non lasciar passare un solo giorno senza darti una risposta su dove vai.

Non lasciar passare una grande allegria senza ringraziare dentro di te.
Non lasciar passare una grande tristezza senza reclamare dentro di te quell’allegria che vi è
rimasta custodita.

Non immaginare di essere solo nel tuo villaggio, nella tua città, sulla Terra e negli infiniti mondi.
Non immaginare di essere incatenato a questo tempo e a questo spazio.
Non immaginare che con la tua morte si perpetui in eterno la solitudine.
….

Grazie, grazie, grazie, Maestro, per aver dedicato il tuo tempo su questa terra
a indicarci, con infinita pazienza, la direzione che porta oltre l'illusione
di essere un piccolo io isolato fino a sfiorare l'immensità del divino
nel profondo di noi stessi.

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