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Imperialismo,
proletarizzazione e migrazioni in Nigeria
- Lorenzo Lodi
Un processo del genere si intreccia poi con la cessione cominciata a metà anni
2000 di centinaia di migliaia di ettari di terreno agricolo per la coltivazione di
bio-carburanti – in uno dei più grandi investimenti degli ultimi tempi è
coinvolta una multinazionale italo-tedesca – con relativi fenomeni di
spossessamento delle comunità contadine, accanto al peggioramento della
dipendenza alimentare del paese (il bio-etanolo è prodotto dalla fermentazione
della cassava che è un elemento importante della dieta degli agricoltori
nigeriani). Questo, peraltro, proprio in un momento in cui la domanda mondiale
di grano e cereali è in costante crescita a causa dal fatto che i fenomeni di “bio-
fuelizzazione” dell’agricoltura trainati dal capitale internazionale coinvolgono
tutto il terzo mondo, generando un costante aumento dei prezzi del cibo ai
danni delle masse proletarie e sotto-proletarie, ma a tutto vantaggio dei
conglomerati europei e nordamericani, e delle “borghesie compradore”. Il
fenomeno è intimamente legato alla crisi di sovraccumulazione del capitalismo
globale e all’intensificazione della competizione interimperialistica – in
particolare tra USA e CINA, sempre più affamati di fonti di energia a basso
costo – ma il governo nigeriano giustifica l’enfasi sulla produzione di bio-
carburanti con la necessità di ridurre le importazioni di benzina… Quando non
esistono nel paese tecnologie in grado di funzionare a bio-etanolo [13]!
E’ vero tuttavia che una delle principali voci delle importazioni del paese
africano è rappresentata dai prodotti petroliferi raffinati, indice dell’incapacità
del capitalismo nigeriano di sviluppare l’industrializzazione a partire dalle
attività estrattive a causa della sua subalternità nella divisione mondiale del
lavoro. Anzi, gli effetti di sopravvalutazione del cambio dettati dalle esportazioni
di greggio e gas naturale hanno approfondito la tendenza a una complessiva
deindustrializzazione, in sinergia con l’ aumento delle pressioni competitive
dettate dall’apertura al commercio mondiale degli ultimi decenni, la quale ha
aggravato gli effetti della strutturale dipendenza economica del paese. Come
tutti i “capitalismi periferici”, infatti, la Nigeria importa gran parte dei semi-
lavorati e dei beni capitali dai centri imperialisti (gli imputs importati
costituiscono tra il 50 e il 60% del valore dell’output). Di conseguenza eventuali
espansioni nell’industria dei beni di consumo non generano tassi di
accumulazione significativi (dettando l’aumento della domanda di prodotti
U.S.A., tedeschi etc e non di quelli del quasi inesistente “settore dei mezzi di
produzione” locale), mentre in seguito all’adesione al WTO la stessa industria
dei beni di consumo nigeriana è entrata in crisi in relazione all’incremento della
concorrenza con la Cina [14].
Note
[1] “Le Tappe del processo di Esternalizzazione delle Frontiere: dal Summit
della Valletta ad Oggi”, ARCI, 2016. Disponibile
a: http://www.integrationarci.it/wp-
content/uploads/2016/06/esternalizzazione_docanalisiARCI_IT.pdf, p. 6.
[5] https://data.worldbank.org/indicator/SP.RUR.TOTL.ZS?locations=NG
[11] M. Watts, “Empire of Oil: Capitalist Dispossessation and the Scramble for
Africa”, Monthly Review, Vol. 58, N° 3, Sett. 2006. Disponibile
a:https://monthlyreview.org/2006/09/01/empire-of-oil-capitalist-dispossession-
and-the-scramble-for-africa/
[12] Nelle campagne nigeriane la proprietà privata della terra non è un dato
assodato; ufficialmente il proprietario è lo stato che la delega alle comunità
locali. Quando il governo cede le terre ai privati, si tratta insomma di un vero e
proprio processo di accumulazione originaria, anche se abbiamo visto come il
fatto che il grosso degli agricoltori nigeriani siano relegati all’economia naturale
sia legato alle pressioni del capitalismo globale, e non all’isolamento dai
processi di accumulazione; Trotsky parlava di sviluppo ineguale e combinato,
a proposito delle caratteristiche dello sviluppo capitalistico nei paesi
“ritardatari”, dove, ad esempio, le evoluzioni più recenti dei processi di
centralizzazione del capitale, coesistono con rapporti di produzione arcaici (nel
nostro caso multinazionali e agricoltura di sussistenza). Sul concetto di
Sviluppo Ineguale e Combinato, si veda L. Trotsky, Storia della Rivoluzione
Russa, Cap. 1. (qualsiasi edizione).
[16] https://data.worldbank.org/indicator/SL.EMP.WORK.ZS?locations=NG