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A B C L’ALFABETO ITALIANO
Gli anglosassoni da sempre utilizzano una melodia molto orecchiabile, da noi no-
ta con il titolo Bella stella, per cantare il loro alfabeto. Si tratta di un’antica melodia
francese del Settecento dal titolo Ah! vous dirai-je, Maman, che già Wolfgang Ama-
deus Mozart utilizzò per comporre dodici variazioni per pianoforte, mantenendo
il titolo dedicato alla mamma.
Possiamo ascoltare le variazioni su youtube.com > Mozart: Variations on “Ah,
vous dirai-je, Maman” come approfondimento culturale (la durata complessiva
è di circa 15 minuti).
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VI E ZETA SONO IN FINE
TUTTI INSIEME NOI CANTIAMO
L’ALFABETO ITALIANO
le sillabe che stiamo cantando con le mani, poi sul banco (alternando sempre
destra e sinistra). Ricordiamo che le note più veloci – i TIT.TI – sono poco precisi
se li eseguiamo con entrambe le mani allo stesso tempo: l’alternanza libera e ri-
lassa il movimento incrementando la precisione. Possiamo poi proporre di battere
(delicatamente) sulle spalle del vicino di banco, o nell’aria davanti a sé all’altezza
del petto.
al TA corrisponde il SC
Il SC si pronuncia senza vocali come quando si zittisce qualcuno col dito davanti
alla bocca. Sconsigliamo di dire qualsiasi altra cosa (alcuni fanno dire zitto), è
assolutamente antimusicale per due motivi:
1. è un ossimoro: quando dico zitto sto parlando e non trasmetto l’importanza del
silenzio che la pausa rappresenta;
2. la parola zitto è formata da due sillabe (zit-to), pertanto ritmicamente non può
rappresentare una nota che vale un tempo, sarebbe impossibile una lettura rit-
mica corretta.
Passiamo poi alla lettura melodica: leggiamo le note con calma senza cantarle;
poi, un rigo per volta, uniamo ritmo e note intonandole; alla pausa mettiamo
il dito davanti alla bocca pensando di dire SC senza pronunciarlo. Il gesto è di
grande aiuto per far percepire ai bambini la durata del silenzio.