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Indice
1 Alimentazione
2 I serpenti e l'uomo
3 Pelle
4 Origini ed evoluzione
5 Tassonomia
6 Il serpente come simbolo
7 Note
8 Voci correlate
9 Altri progetti
10 Collegamenti esterni
Alimentazione
I serpenti sono animali carnivori, si nutrono quindi di piccoli animali, compresi
altri rettili e serpenti, uccelli, uova o insetti. Alcune specie sono dotate di un
morso velenoso con il quale uccidono oppure paralizzano la preda prima di
nutrirsene; altre invece uccidono le prede per costrizione. I serpenti ingoiano la
preda senza masticarla poiché dispongono di un'articolazione estremamente
flessibile.
La parte posteriore del palato non è fissata al cranio, bensì è tenuta da legamenti
e può essere spostata all'indietro, l'osso quadrato si presenta sviluppato in
lunghezza e può essere portato in posizione verticale aumentando così le dimensioni
della cavità boccale, inoltre presentano un dilatamento laterale delle ossa
mascellari. Questa articolazione viene definita come articolazione rettiliana e
permette ai serpenti di aprire la bocca e ingoiare interamente la preda, anche se
questa è di grandi dimensioni. All'interno dello stomaco hanno degli acidi che
servono a sciogliere la preda, le ossa invece vengono espulse.
I serpenti e l'uomo
I serpenti non si nutrono quasi mai dell'uomo, ma si sono comunque registrati rari
casi di bambini mangiati dai grandi costrittori. Anche le specie più aggressive
preferiscono di norma evitare il contatto.
Per l'uomo quindi il pericolo maggiore che deriva dai serpenti non è quello di
essere mangiati, ma di essere morsi, perché alcune specie sono velenose: la diversa
composizione del veleno può comportare vari sintomi per ogni morso. Il 15% circa
dei serpenti possiede un veleno pericoloso per l'uomo[2].
Non si conosce con precisione il numero di morsi e di morti che i serpenti causano
agli esseri umani, perché molte persone, soprattutto in Africa e in Asia
meridionale, non si rivolgono alle strutture ospedaliere, tuttavia si stima che
ogni anno ci siano da 425.000 a 1.800.000 avvelenamenti da ofidi che causano tra i
20.000 e i 94.000 morti[2].
Anaconda gialla
In Italia i serpenti velenosi appartengono alla famiglia dei viperidi, il cui morso
comporta un'intossicazione molto simile da specie a specie ed una sintomatologia
comparabile: in primo luogo compare dolore nel punto colpito, in cui si possono
riscontrare i segni lasciati dai denti veleniferi; successivamente compare una
tumefazione alla quale fanno seguito sintomi generali di shock, con dolori gastrici
ed intestinali, vomito e diarrea; nel caso di persone deboli quali bambini, anziani
e persone debilitate, in assenza di terapie adeguate, il morso può provocare la
morte.
Pelle
La pelle è coperta di squame. La maggior parte dei serpenti utilizza le squame
della pancia per muoversi. Le loro palpebre sono squame trasparenti che rimangono
perennemente chiuse. I serpenti mutano periodicamente la loro pelle. Diversamente
da altri rettili, questa mutazione è fatta in un solo passo, come uscire da un
calzino. Lo scopo della muta è la crescita delle dimensioni del serpente, quindi la
muta è indispensabile per migliorare il movimento.
Origini ed evoluzione
I ritrovamenti fossili dei serpenti sono relativamente scarsi, a causa dei loro
scheletri fragili che difficilmente si fossilizzano. I più antichi resti fossili
attribuibili a serpenti datano a circa 167 milioni di anni fa (Eophis underwoodi) e
sono stati ritrovati in Inghilterra. Si suppone che questi antichi serpenti siano
derivati da animali del gruppo delle lucertole, probabilmente da forme scavatrici e
acquatiche.[3] Si conosce una forma del Cretaceo superiore, Najash rionegrina, che
era dotata di due zampe posteriori e di osso sacro; presumibilmente era un animale
compiutamente terrestre e scavava tane nel terreno. Una forma attuale, forse
analoga a questi antenati scavatori, è il lantanoto del Borneo (Lanthanotus
borneensis), una "lucertola" varanoide dalle abitudini semiacquatiche e priva di
orecchie esterne.
Un'altra ipotesi sull'origine dei serpenti suggerisce che questi fossero stretti
parenti dei mosasauri, grandi lucertole marine del Cretaceo anch'esse derivati dai
varanoidi. Nel caso di questi animali, le palpebre trasparenti e fuse si sarebbero
sviluppate per fronteggiare condizioni marine potenzialmente dannose, mentre il
sistema uditivo sarebbe scomparso a causa di un mancato utilizzo; secondo questa
ipotesi i serpenti in origine erano animali marini che successivamente
colonizzarono le terre emerse. I fossili di Pachyrhachis e delle forme simili
testimonierebbero la correttezza di questa ipotesi.
Tassonomia
Il sottordine Serpentes, denominato anche Ophidia, comprende tradizionalmente due
infraordini, Alethinophidia e Scolecophidia, che raggruppano le seguenti famiglie e
sottofamiglie:[4]