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Poeta nato a Recanati nel 1798, morto a Napoli nel 1837.

Trascorse la sua vita per lo più nella


sofferenza e nell’incomprensione generale; in particolare, lo studio “matto e disperatissimo” della
sua giovinezza minacciò gravemente la salute del poeta, che ne risentì non solo fisicamente, ma
divenne sempre più isolato ed introverso. Lavorò ai Piccoli Idilli: si tratta di piccoli quadri in cui il
poeta esprime moti e sentimenti del proprio animo, descrivendo il suo paesaggio interiore.

Fra questi ricordiamo L’infinito e Alla luna. In queste liriche due sono i motivi dominanti: il tema
dell’infinito, che si concretizza nel desiderio di andare al di là del limite, verso una pura immensità,
verso una vita autentica e felice; il tema del ricordo, il quale dà all’uomo il senso di continuità fra
passato e presente e gli permette di esercitare la facoltà poetica più importante, cioè
l’immaginazione. Nel 1824 compone la parte più consistente delle Operette Morali.

Si tratta di prose, per lo più in forma di dialogo, che rappresentano una sintesi delle principali
riflessioni di Leopardi. In particolare, esse segnano il passaggio dal pessimismo storico al
pessimismo cosmico. La produzione leopardiana è vasta e problematica ;accompagna l’evoluzione
di pensiero del poeta che, negli ultimi anni della sua vita, nonostante la definitiva caduta di ogni
illusione, afferma l’umana dignità ed il desiderio di un’esistenza più stabile e civile. Elemento
cardine della sua ideologia resta comunque la concezione materialistica e pessimistica dell’uomo,
inevitabilmente destinato all’infelicità.

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