Sei sulla pagina 1di 117

POSIZIONE ANATOMICA

La descrizione di tutti gli


organi/strutture del corpo
umano fa sempre
riferimento alla «posizione
anatomica»: posizione
eretta, con il palmo delle
mani rivolto in avanti.
Il piano sagittale mediano, o
piano di simmetria mediana,
divide il ns corpo in due
metà, dex. e sin., che
esternamente sono speculari
(simmetriche).
PIANI DEL CORPO UMANO
FRONTALE

SAGITTALE
O
ANTERO-POSTERIORE

TRASVERSALE
O
ORIZZONTALE
Anche prossimale e distale sono termini
di posizione relativa. Nel caso degli arti
(sup. o inf.), prossimale indica la
struttura più vicina al punto in cui l’arto è
ancorato al tronco, distale, invece, la
struttura più lontana.
Piano di simmetria mediano
RENI, VISTI DAL DAVANTI

Margine mediale
Margine laterale
Margine mediale

Margine laterale

Sin.
Dex.

Laterale e mediale sono termini di


posizione relativa. In particolare, mediale
indica ciò che è più vicino al piano di
simmetria mediana. Pertanto ogni rene ha
un margine laterale ed uno mediale.
Organi, sistemi e apparati del corpo umano
Per organo si intende una parte del ns. corpo di forma definita,
separabile e costituita da vari tessuti. Gli organi sono poi
raggruppati in sistemi o apparati.
Il sistema è un insieme di organi che sono omogenei per
struttura, funzione ed origine embriologica (esempio: sistema
nervoso centrale o S.N.C.).
L’apparato è un insieme di organi che sono diversi per struttura,
funzione ed origine embriologica, ma che collaborano per
svolgere una o più funzioni in comune (esempio: apparato
digerente).
Gli organi del corpo umano
Gli organi del nostro corpo si dividono in organi
cavi (esempi: stomaco, vescica urinaria) ed
organi pieni o parenchimatosi (esempi: fegato,
reni).
La parte centrale di un organo cavo è definita lume.
Inoltre gli organi possono essere pari [ovvero il ns
corpo ne possiede due (dex. e sin.), come i
polmoni o i reni] od impari (ne è presente uno
solo, come il cuore o la milza).
In generale, la parete degli organi cavi ha una struttura detta a tonache (strati)
sovrapposte.
Il seguente tipo di organizzazione della struttura della parete riguarda organi cavi che, in
maniera più o meno diretta, comunicano con la superficie esterna del ns. corpo (esempi:
esofago, stomaco, intestino, etc.).

Partendo dall’interno dell’organo e procedendo verso l’esterno, tipicamente si trovano i


seguenti strati:

1. TONACA MUCOSA, costituita sempre da un epitelio di rivestimento, una


membrana basale ed una lamina propria della mucosa (formata da t. c. fibrillare
lasso). La lamina propria di solito contiene gli adenomeri di ghiandole esocrine e vasi
sanguigni. Il tipo di epitelio di rivestimento (semplice, composto, etc.) presente nella
tonaca mucosa riflette strettamente le funzioni dell’organo.

2. TONACA SOTTOMUCOSA, costituita da t. c. fibrillare lasso. Essa


contiene vasi sanguigni e, alle volte, gli adenomeri di ghiandole esocrine. La tonaca
sottomucosa è assente in alcuni organi cavi.
3. TONACA MUSCOLARE, costituita da tessuto
muscolare liscio. Solitamente sono presenti 2 strati:
uno circolare interno ed uno longitudinale esterno.

4. TONACA AVVENTIZIA (formata da t.c. fibrillare lasso),


o TONACA SIEROSA (formata da uno strato di cellule molto
appiattite, dette mesoteliali, una membrana basale e da un
sottile strato di t.c. fibrillare lasso).
Esempi di tonache sierose sono: il pericardio (che avvolge il
cuore) ed il peritoneo (che, fra l’altro, avvolge lo stomaco).
LUME DELL’ORGANO

EPITELIO RIV.

LAMINA
MUCOSA
PROPRIA

SOTTOMUCOSA
MEMBRANA
BASALE

MUSCOLARE CIRCOLARE

LONGITUDINALE

SIEROSA O AVVENTIZIA
Esistono tuttavia altri tipi di organi cavi che,
pur avendo una struttura della parete a
tonache (strati) sovrapposte, non presentano
la tonaca mucosa, la tonaca sottomucosa, etc.
Si tratta del cuore e dei vasi
sanguigni/linfatici che costituiscono un
sistema chiuso e che hanno delle tonache con
una differente organizzazione istologica ed
una differente denominazione.
Organi pieni
Gli organi pieni o parenchimatosi (esempio: pancreas, fegato) sono circondati
da una capsula di t.c. fibrillare denso. Va però rilevato che esistono organi
pieni circondati da una tonaca sierosa (esempio: polmoni, circondati dalla
pleura).
Da questa capsula nascono dei setti di t.c. fibrillare denso che si dirigono in
profondità suddividendo l’organo in parti più piccole (lobi e lobuli). Tali setti
costituiscono una specie di impalcatura dell’organo.

Gli organi pieni di solito presentano sulla loro superficie una zona detta ilo che
rappresenta il punto in cui i vasi sanguigni entrano (arterie) o escono (vene)
dall’organo stesso. Inoltre, a livello dell’ilo, esce il (con)dotto escretore
principale dell’organo, se quell’organo è una ghiandola esocrina.
I vasi sanguigni si ramificano decorrendo nei setti connettivali, che contengono
anche le radici ramificate del (con)dotto escretore.
Nell’ilo entrano anche i nervi ed escono i vasi linfatici dell’organo.
Fra i setti sono presenti le cellule che formano il parenchima dell’organo. Si tratta
per lo più di cellule di natura epiteliale o linfoide. Fra le cellule sono presenti
fibre reticolari che formano un’ulteriore impalcatura di sostegno dell’organo.

Schema di un organo pieno


con organizzazione in lobi e
lobuli.
1, dotto escretore;
2, vasi sanguiferi;
3, capsula;
4, lobulo;
5, ilo;
6, lobo;
7, setto interlobulare
8, parenchima.
• Quando si descrive un organo è importante iniziare dall’anatomia
macroscopica, cioè ciò che si può osservare ad occhio nudo o con una
lente di ingrandimento. La descrizione della struttura dell’organo
(anatomia microscopica) è l’ultimo aspetto da affrontare.
• Pertanto, descrivendo un organo, bisogna affrontare PRIMA le seguenti
caratteristiche:
• ORGANO PARI O IMPARI?
• ORGANO PIENO O CAVO?
• FA PARTE DELL’APPARATO…….
• FUNZIONI DELL’ORGANO…….
• E’ LOCALIZZATO…….
• DESCRIZIONE DELLA FORMA, DIMENSIONI, PESO,
PARTICOLARITA’ VISIBILI AD OCCHIO NUDO O CON UNA LENTE DI
INGRANDIMENTO, ETC.
POI
• DESCRIZIONE DELL’ANATOMIA MICROSCOPICA, CIOE’ LA
STRUTTURA DELL’ORGANO.
APPARATO RESPIRATORIO

L’apparato respiratorio è composto da un insieme di organi


cavi, le vie aeree, e da due organi pieni, i polmoni.
Le vie aeree si distinguono in superiori (cavità nasali e
faringe) ed inferiori (laringe, trachea,
bronchi/bronchioli).
Le vie aeree sono organi cavi particolari, in quanto devono
essere sempre pervie (cioè aperte) per consentire il
passaggio di aria. Pertanto esse sono dotate di uno
scheletro, per lo più costituito da cartilagine ialina.
Funzioni dell’apparato respiratorio
-Olfatto (cavità nasali).
-Umidificazione/riscaldamento aria inspirata (vie aeree
superiori).
-Filtrazione aria inspirata (vie aeree superiori ed
inferiori).
-Fonazione (=emissione suoni: laringe).
-Scambi gassosi (O2/CO2) fra aria e sangue (polmoni).
-Regolazione del pH ematico (polmoni, tramite gli
scambi gassosi).
IL NASO
Il naso comprende il naso esterno e le cavità nasali dex. e sin.
Il naso esterno ha forma di una piramide (piramide nasale), con apice
anteriore, che sporge dalla faccia. Inferiormente il naso esterno presenta due
orifizi, le narici. Lo scheletro del naso esterno è per la maggior parte
cartilagineo (cartilagine ialina). Solo posteriormente ed in alto è formato da
tessuto osseo (ossa nasali ed una piccola parte delle ossa mascellari).
Le cavità nasali sono allungate in senso sagittale. Iniziano a livello delle
narici e terminano posteriormente con le coane, due orifizi che si aprono
nella rinofaringe.
Ogni cavità nasale presenta una parete laterale, una superiore (o volta), una
inferiore (o pavimento) ed una mediale che corrisponde al setto nasale.
Le pareti laterale e superiore sono per la maggior parte ossee, solo
anteriormente mostrano una piccola componente cartilaginea. La parete
inferiore delle cavità nasali, che le separa dalla cavità orale, è per la maggior
parte ossea e corrisponde al palato duro; solo nella parte più posteriore è
formata dal palato molle, una struttura muscolo-connettivale.
Infine il setto nasale (parete mediale) presenta una rilevante componente
cartilaginea (cartilagine del setto) localizzata anteriormente, mentre
posteriormente è ossea.
STRUTTURA DELLE PARETI DELLE
CAVITA’ NASALI
• Le cavità nasali sono rivestite da una tonaca
mucosa che aderisce strettamente alle strutture
ossee o cartilaginee che delimitano le cavità
nasali stesse.
• L’epitelio di rivestimento della tonaca mucosa è il
tipico epitelio di rivestimento delle vie respiratorie,
ovvero pseudostratificato con cellule con ciglia
vibratili e cellule caliciformi mucipare.
• Nella lamina propria della mucosa vi sono molte
ghiandole esocrine a secrezione mista, siero-
mucosa.
• La mucosa che riveste le cavità nasali è molto
vascolarizzata ed ha un colorito rosa. Il calore del
sangue che circola nei capillari sanguigni serve
per riscaldare l’aria inspirata.
LA FARINGE
La faringe è un organo impari e cavo che si estende dalla base del cranio fino
all’altezza della sesta vertebra cervicale (C6). Si trova dunque nel collo, anteriormente
alle prime 6 vertebre cervicali. Ha la forma di un cilindro schiacciato in senso antero-
posteriore, specialmente nelle parti intermedia ed inferiore.
Procedendo dall’alto in basso si divide in:
1. Rinofaringe: appartiene esclusivamente dell’apparato respiratorio.
2. Orofaringe: appartiene sia all’apparato respiratorio che a quello digerente.
3. Laringofaringe: la prima parte appartiene sia all’apparato respiratorio che a quello
digerente, la seconda parte invece appartiene solo all’apparato digerente e si continua
inferiormente con l’esofago.
Rinofaringe: sulla parete anteriore sono presenti gli orifizi della due coane, che
mettono in comunicazione la rinofaringe con le cavità nasali. Sulle pareti laterali sono
presenti in alto gli sbocchi delle tube uditive che mettono in comunicazione il rinofaringe
con la cavità dell’orecchio medio (cavità del timpano). Inferiormente alle coane la
parete anteriore del rinofaringe è formata dalla parete posteriore del palato molle. Nella
rinofaringe transita solo aria.
Orofaringe: sulla parete anteriore è presente l’orifizio dell’istmo delle fauci, che mette
in comunicazione l’orofaringe con la cavità orale (bocca). Nell’orofaringe transitano aria
e tutto ciò che viene deglutito (bolo alimentare, liquidi, saliva).
Laringofaringe: sulla parete anteriore è presente l’orifizio dell’adito laringeo, che mette
in comunicazione la laringofaringe con la laringe. Nella prima parte della laringofaringe
transitano aria e ciò che viene deglutito, mentre nella seconda parte transita solo ciò
che deglutiamo. Attraverso l’adito laringeo l’aria entra nella laringe. Durante la
deglutizione, l’adito laringeo viene chiuso dall’epiglottide, una delle cartilagini della
laringe. In questo modo, ciò che viene deglutito non entra nella laringe ma prosegue il
proprio percorso verso l’esofago.
Coane

Istmo delle fauci


Adito laringeo
STRUTTURA DELLA FARINGE
La parete della faringe presenta una struttura a tonache sovrapposte. Procedendo
dall’interno verso l’esterno troviamo:

A. Tonaca mucosa
B. Aponevrosi faringea
C. Tonaca muscolare
D. Tonaca avventizia

A. La tonaca mucosa presenta un epitelio di rivestimento pseudostratificato nella


rinofaringe mentre nell’orofaringe/laringofaringe l’epitelio è pavimentoso composto
non cheratinizzato. Infatti nell’orofaringe/laringofaringe transita non solo aria, ma anche
il bolo alimentare, pertanto è necessaria la presenza di un epitelio più resistente. Nella
lamina propria della mucosa sono presenti ghiandole esocrine tubulo-acinose composte
a secrezione siero-mucosa. Il secreto di queste ghiandole forma un sottile rivestimento
protettivo/lubrificante sulla superficie interna della faringe.
B. La tonaca sottomucosa è sostituita dalla aponevrosi faringea, uno strato molto
robusto di t. c. fibrillare denso che rappresenta una specie di scheletro della faringe.
Tale aponevrosi permette alla faringe di essere sempre pervia (aperta) anche in
assenza di uno scheletro rigido.
C. La tonaca muscolare è formata da t. muscolare striato. Essa serve per la deglutizione
che è un atto anche volontario, quindi non potrebbe essere presente t. muscolare liscio.
Deglutizione del bolo alimentare:
l’epiglottide chiude l’adito laringeo.
LA TRACHEA
La trachea è un organo impari e cavo, lungo circa 10 cm., situato inizialmente
nella parte inferiore del collo e poi nel mediastino anteriore. Ha la forma di un
cilindro che si estende dalla parte inferiore del collo al torace, dove si biforca
dando origine ai due bronchi principali, dex e sin.
La trachea presenta uno scheletro cartilagineo formato da 15-20 anelli
incompleti posteriormente e costituiti da cartilagine ialina.
In sezione trasversale, gli anelli hanno una forma a «C», aperta
posteriormente. Alcuni di questi anelli si biforcano a Y. Fra gli anelli sono
presenti dei “legamenti anulari” di t. c. fibrillare denso che completano la
parete della trachea.
Pertanto la parete della trachea è rigida solo anteriormente e sui lati. La parte
posteriore (floscia) è detta parte membranacea della trachea. La parte
posteriore della trachea deve essere floscia in quanto dietro alla trachea è
presente l’esofago che, quando viene deglutito il bolo alimentare, si dilata. Se
anche la parete posteriore della trachea fosse rigida, l’esofago non
riuscirebbe ad espandersi anteriormente e la deglutizione del bolo alimentare
sarebbe problematica.
STRUTTURA DELLA TRACHEA
La parete della trachea presenta una struttura a tonache sovrapposte. Le
tonache della parete della trachea, procedendo dall’interno verso l’esterno,
sono:

A. Tonaca mucosa
B. Tonaca sottomucosa
C. Tonaca muscolare (presente solo posteriormente)
D. Tonaca avventizia

L’epitelio di rivestimento della tonaca mucosa della trachea è di tipo


pseudostratificato, costituito da cellule cigliate (30%), cellule caliciformi
mucipare (30%) e cellule basali (30%) con funzione di cellule staminali.
Nella tonaca sottomucosa vi sono molte ghiandole esocrine, tubulo-acinose
composte, a secrezione mista, siero-mucosa.
La superficie interna della trachea è rivestita da un sottile strato di muco con
funzione protettiva, secreto dalle ghiandole presenti nella sottomucosa e dalle
cellule caliciformi mucipare dell’epitelio di rivestimento.
I POLMONI
I polmoni sono organi pieni e pari situati nella cavità toracica. Essi sono tuttavia
organi pieni particolari, in quanto contengono al loro interno la maggior parte
dell’albero bronchiale, formato da strutture cave.
Alla nascita i polmoni hanno un colore grigio-roseo che, col passare degli anni,
diventa più scuro, fino ad un colorito grigio-nerastro nei fumatori ed in chi vive in
aree molto inquinate.
I polmoni hanno la forma di un cono appiattito in senso latero-mediale.
Essi mostrano: un apice superiore, una base inferiore (concava, che si
appoggia sul diaframma), una faccia costale (convessa), una faccia
mediastinica o mediale (dove troviamo l’ilo polmonare), un margine anteriore
ed un margine posteriore.
I polmoni vengono in rapporto medialmente con il cuore e con l’esofago (specie il
polmone sinistro), lateralmente con le coste (costole). Inferiormente appoggiano
con la loro base concava sul diaframma, un muscolo scheletrico che separa la
cavità toracica da quella addominale.
La faccia mediale dei polmoni delimita il mediastino, uno spazio che anteriormente
contiene la trachea (in alto) ed il cuore (in basso), mentre posteriormente è
attraversato dall’esofago.
Sulla faccia mediale dei polmoni troviamo l’ilo dei polmoni. A livello dell’ilo entra il
ramo destro (a destra) ed il ramo sinistro (a sinistra) dell’arteria polmonare, ed
escono le vene polmonari (due per polmone). In ciascun ilo entra anche il
rispettivo bronco principale.
AZZURRO= ESPIRAZIONE
ROSSO= INSPIRAZIONE
I POLMONI
Il polmone destro ha un volume superiore al sinistro
(che risente del fatto che il cuore è più spostato a
sinistra) di almeno un 10% ed è diviso in 3 lobi
(superiore, medio, inferiore) separati da due
scissure (obliqua ed orizzontale). Il sinistro ha
invece 2 lobi (superiore, inferiore) separati da una
sola scissura (obliqua).
Ogni polmone è poi separabile in una decina di
segmenti polmonari, che sono unità indipendenti in
quanto a vascolarizzazione e ad aerazione.
I polmoni sono poi ulteriormente suddivisibili in
centinaia di parti più piccole, dette lobuli, che hanno
la forma di piramidi tronche.
PLEURA
I polmoni, anche se sono
organi pieni, sono rivestiti da
una tonaca sierosa, detta
pleura.
La pleura è formata da un
foglietto viscerale (interno) e
da uno parietale (esterno),
separati da una cavità quasi
virtuale, la cavità pleurica,
che contiene una piccola
quantità (circa 0.2 ml/kg di
peso corporeo) di un liquido
con funzione lubrificante, il
liquido pleurico. I due foglietti
della pleura si continuano
l’uno con l’altro a livello
dell’ilo polmonare. La pleura
ha la struttura tipica delle
tonache sierose.

SEZIONE FRONTALE
EXTRAPOLMONARE:
ALBERO BRONCHIALE
-DUE BRONCHI
PRINCIPALI (DEX E SIN)

INTRAPOLMONARE:

-BRONCHI LOBARI (3 A
DEX E 2 A SIN)

-BRONCHI ZONALI O
SEGMENTARI (10 PER
POLMONE)

-BRONCHI
SOTTOSEGMENTARI
GRANDI E PICCOLI
(CIRCA 15-20
GENERAZIONI)

-BRONCHIOLI TERMINALI
E RESPIRATORI
ALBERO BRONCHIALE

I bronchi principali penetrano nel rispettivo polmone a livello


dell’ilo polmonare ed immediatamente si dividono nei bronchi
lobari, che sono 3 nel polmone destro e 2 nel polmone sinistro.
I bronchi lobari danno poi origine ai bronchi segmentari o zonali,
che sono 10 per polmone.
I bronchi segmentari danno poi origine ai bronchi
sottosegmentari. Esistono circa 5 generazioni di grandi bronchi
sottosegmentari a cui fanno seguito circa 15 generazioni di
piccoli bronchi sottosegmentari.
Ai bronchi sottosegmentari fanno seguito i bronchioli terminali.
Il passaggio dai bronchi sottosegmentari ai bronchioli terminali è
segnato dalla scomparsa delle placche cartilaginee a livello
della parete dei bronchioli.
BRONCHI ZONALI O SEGMENTARI
STRUTTURA DELLA PARETE DEI BRONCHI

I bronchi principali e lobari hanno una struttura analoga a


quella della trachea, cioè presentano nella parete anelli
cartilaginei incompleti.
Nei bronchi zonali (o segmentari) ed in quelli
sottosegmentari, invece, gli anelli cartilaginei si trasformano
in placche di cartilagine ialina, che diventano
progressivamente più piccole e meno numerose mano a
mano che il calibro dei bronchi si riduce.
L’epitelio di rivestimento che troviamo nelle tonaca mucosa
dei bronchi è di tipo pseudostratificato con cellule cigliate e
molte cellule caliciformi mucipare.
Nella lamina propria della mucosa e nella sottomucosa dei
bronchi vi sono moltissime ghiandole esocrine a secrezione
mista, siero-mucosa.
Membrana basale
BRONCHIOLI TERMINALI
(→LOBULO)

BRONCHIOLI RESPIRATORI

NOTARE COME NELLA


PARETE DEI
BRONCHIOLI NON VI
SIANO PLACCHE
CARTILAGINEE.
CONDOTTI ALVEOLARI

SACCHI ALVEOLARI
I BRONCHIOLI TERMINALI
DANNO ORIGINE A QUELLI
RESPIRATORI DA CUI
NASCONO INFINE I CONDOTTI
ALVEOLARI.
ALVEOLI POLMONARI

BRONCHIOLO RESPIRATORIO
STRUTTURA DEI BRONCHIOLI
Ogni bronchiolo terminale rifornisce di aria un lobulo polmonare.
Nella parete dei bronchioli terminali le placche cartilaginee scompaiono,
tuttavia aumenta il tessuto muscolare liscio ed elastico e ciò impedisce il
collasso della parete dei bronchioli. Pertanto il lume dei bronchioli terminali è
sempre pervio (=APERTO).
Nei bronchioli terminali scompare anche la sottomucosa e l’epitelio di
rivestimento diventa batiprismatico semplice e poi isoprismatico semplice
cigliato, diminuendo quindi di altezza col diminuire del calibro dei bronchioli.
Nell’epitelio di rivestimento dei bronchioli terminali troviamo numerose club
cells (dette in passato cellule di Clara). Tali cellule sono batiprismatiche e non
cigliate. Esse secernono vari tipi di secreti, compreso un secreto simile al
surfactante polmonare, che hanno una funzione protettiva nei confronti della
parete dei bronchioli. Inoltre, sono in grado di inattivare sostanze tossiche
di natura chimica inalate con l’aria. Sono anche capaci di dividersi e di dare
origine ad altre club cells o alle cellule cigliate (potrebbero dunque essere
cellule staminali). Le cellule caliciformi mucipare, abbondanti nella tonaca
mucosa dei bronchi, non sono più presenti nei bronchioli terminali.
La struttura della parete dei bronchioli respiratori è simile a quella dei bronchioli
terminali, tuttavia a questo livello cominciano ad apparire gli alveoli polmonari.
Alveoli polmonari
Sono delle piccole cavità a forma di sacchetto che cominciano ad apparire a livello della
parete dei bronchioli respiratori e comunicano liberamente col lume di questi.
Ogni polmone contiene circa 300 milioni di alveoli con una superficie totale di almeno 75 m2.
A livello degli alveoli polmonari avvengono gli scambi gassosi fra sangue ed aria.
Gli alveoli sono rivestiti internamente da un epitelio pavimentoso semplice, molto sottile,
formato da due tipi di cellule:
Pneumociti di tipo I (coprono il 90% della superficie): spessore minimo 0.2 mm.
Pneumociti di tipo II (coprono il 10% della superficie). Essi sintetizzano e
secernono all’interno dell’alveolo un materiale detto surfactante polmonare. Tale materiale è
ricco di fosfolipidi (in particolare fosfatidilcolina), di colesterolo e di particolari proteine. Il
surfactante si stratifica sulla superficie interna dell’alveolo e agisce da tensioattivo, ovvero
diminuisce la tensione superficiale. In questo modo l’alveolo non collassa durante
l’espirazione e si espande più facilmente durante l’inspirazione.
Inoltre, gli pneumociti di tipo II, dividendosi, danno origine a pneumociti sia di tipo II che di
tipo I. Possono essi pertanto essere considerati le cellule staminali dell’epitelio alveolare.
Gli pneumociti di tipo II contengono all’interno del corpo
cellulare delle vescicole di secrezione conosciute come «corpi
lamellari». I corpi lamellari contengono il surfactante e si
fondono con la membrana plasmatica del pneumocita per
riversarlo sulla superficie interna dell’alveolo.
All’interno degli alveoli troviamo anche dei macrofagi alveolari
(originati dai monociti del sangue) detti anche cellule della polvere,
la cui funzione è quella di fagocitare le particelle solide, inalate con l’aria
e giunte fino agli alveoli. I macrofagi alveolari si muovono sulla superficie
interna degli alveoli polmonari.
Nel t. c. fibrillare lasso (ricco di fibre elastiche e reticolari, con fibroblasti e
mastociti) presente fra gli alveoli polmonari troviamo moltissimi capillari
sanguigni di tipo continuo, con diametro di 5-6 µm, inferiore cioè a
quello di un eritrocito.
I capillari polmonari derivano dai rami dex. e sin. dell’arteria
polmonare in cui circola sangue povero di O2 e ricco di CO2. Da questi
capillari prenderanno origine le vene polmonari (due per ogni polmone)
che porteranno all’atrio sinistro il sangue ricco di O2 e povero di CO2.
Ra
Ramo dex arteria polmonare
Ramo sin arteria polmonare

Arteria polmonare
NEI CAPILLARI CONTINUI LE CELLULE
ENDOTELIALI SONO UNITE TRAMITE «TIGHT
JUNCTIONS». ALL’ESTERNO DEL RIVESTIMENTO
ENDOTELIALE E’ PRESENTE UNA MEMBRANA
BASALE DI TIPO CONTINUO, OVVERO SENZA
INTERRUZIONI.
BARRIERA ARIA-SANGUE

Tale barriera deve essere attraversata da O2 e CO2.


Essa è molto sottile (da 2 mm a 200 nm) e,
procedendo dal versante alveolare, è costituita da:

1. SURFACTANTE POLMONARE
2. EPITELIO DI RIVESTIMENTO DELL’ALVEOLO
(90% PNEUMOCITI DI TIPO 1)
3. MEMBRANA BASALE (IN COMUNE FRA
PNEUMOCITI E CELLULE ENDOTELIALI)
4. CELLULE ENDOTELIALI DEI CAPILLARI
5. MEMBRANA PLASMATICA DEGLI ERITROCITI
ARTERIA POLMONARE VENE POLMONARI

GLI SCAMBI GASSOSI FRA ARIA E SANGUE AVVENGONO PER


DIFFUSIONE PASSIVA DELL’O2 E DELLA CO2.
IL CALIBRO RIDOTTO DEI CAPILLARI POLMONARI
FA SI’ CHE ALL’INTERNO DI QUESTI GLI
ERITROCITI SCORRANO LENTAMENTE ED IN FILA
INDIANA. CIO’ FAVORISCE L’OSSIGENAZIONE DEL
SANGUE ED IL RILASCIO DI CO2 NEGLI ALVEOLI.
Apparato cardiovascolare
È formato da un organo centrale, il cuore, e da numerosi canali ramificati, i vasi
sanguigni, nei quali circola il sangue che viene pompato dal cuore. Il cuore
ed i vasi sanguigni costituiscono un sistema chiuso.

Il cuore è un organo cavo, impari, diviso in due metà (destra e sinistra) non più
comunicanti tra loro dal momento della nascita. Ogni metà è formata da due
cavità sovrapposte e comunicanti fra loro anche dopo la nascita: atrio,
superiormente-posteriormente, e ventricolo, inferiormente-anteriormente.
Il cuore è situato nella cavità toracica, precisamente nel mediastino anteriore,
fra i due polmoni, appoggiato sul diaframma. È per i 2/3 spostato a sinistra. È
contenuto in un sacco connettivale, il pericardio fibroso, rivestito internamente
da una tonaca sierosa, il pericardio sieroso. Viene in rapporto con lo sterno
(anteriormente), con il diaframma (inferiormente), con i polmoni (a dex. e a sin.),
con l’esofago (posteriormente).
MEDIASTINO
ANTERIORE
L’apparato cardiovascolare è suddivisibile in due grandi settori:
Grande circolazione, o circolazione sistemica. Ha inizio dal ventricolo
sinistro del cuore con l’arteria aorta, che, mediante le sue numerose ramificazioni e la
formazione di capillari sanguigni, distribuisce sangue ricco di O2 all’intero organismo
(TRANNE I POLMONI). A livello dei capillari sanguigni della grande circolazione il sangue si
impoverisce di O2 e si carica di CO2. I capillari della grande circolazione formano poi delle
vene che, per confluenza, divengono sempre più grosse. La grande circolazione termina
nell’atrio destro dove sboccano la vena cava inferiore, la vena cava superiore e il seno
coronario. Nella grande circolazione le arterie contengono sangue ricco di O2, le vene
invece contengono sangue ricco di CO2.

Piccola circolazione, o circolazione polmonare. Ha inizio dal ventricolo


destro del cuore con l’arteria polmonare che, biforcandosi in un ramo destro ed uno
sinistro, porta ai polmoni sangue povero di O2 e ricco di CO2. All’interno dei capillari
sanguigni polmonari il sangue perde CO2 e si arricchisce di O2. Da ogni polmone originano 2
vene polmonari. Le 4 vene polmonari confluiscono nell’atrio sinistro del cuore dove termina la
piccola circolazione. La piccola circolazione è pertanto caratterizzata da sangue ricco di
CO2 nelle arterie e da sangue ricco di O2 nelle vene.
IL PERICARDIO

Il pericardio è un sacco che avvolge il cuore.

Esternamente troviamo il pericardio fibroso,


costituito da t. c. fibrillare denso. Il pericardio
fibroso è ancorato al diaframma, alla faccia
posteriore dello sterno e si continua con la
tonaca avventizia dei grossi vasi che
nascono dal (arterie) o terminano nel (vene)
cuore. Ha una funzione protettiva e di
ancoraggio del cuore a strutture anatomiche
circostanti.
IL PERICARDIO SIEROSO
All’interno del pericardio fibroso troviamo il pericardio
sieroso, formato da 2 foglietti che si continuano uno
coll’altro:

-il più interno è detto foglietto viscerale del pericardio


sieroso, ma è anche chiamato epicardio;
-il più esterno è detto foglietto parietale del pericardio
sieroso ed è fuso col pericardio fibroso.

Fra questi due foglietti è presente una cavità, detta cavità


pericardica, che contiene una piccola quantità di liquido (30-
50 ml), detto liquido pericardico, che funge da lubrificante.
Questo liquido impedisce che si creino attriti duranti
movimenti che la contrazione del cuore comporta.

Ciascun foglietto del pericardio sieroso è formato da uno


strato di cellule mesoteliali (ovvero cellule molto appiattite,
simili alle cellule degli epiteli pavimentosi semplici, ma
distinte da queste), da una membrana basale e da un sottile
strato di tessuto connettivo lasso.
PERICARDIO FIBROSO (GRIGIO) PERICARDIO SIEROSO (BIANCO)
CELLULE MESOTELIALI MEMBRANA BASALE

TESSUTO CONNETTIVO
LASSO

Le cellule mesoteliali sono assai particolari in quanto,


derivando dal mesoderma [il foglietto (strato) intermedio
dell’embrione], esprimono proteine dei filamenti intermedi di
derivazione mesenchimale (vimentina, desmina).
IL CUORE
• Ha la forma di una piramide con base rivolta in alto
ed apice rivolto in basso.
• L’asse maggiore del cuore (12 cm.) è diretto
dall’alto verso il basso, dall’indietro in avanti e da
destra a sinistra
• L’asse trasversale misura circa 9 cm.
• L’asse sagittale (antero-posteriore) misura circa 6
cm.

• Il peso del cuore è compreso fra 250 e 300 g. circa


(maggiore nell’uomo rispetto alla donna).
MARGINE
OTTUSO

MARGINE ACUTO
IL CUORE PRESENTA DUE FACCE:
1. ANTERIORE O STERNO-COSTALE: E’ IN RAPPORTO CON LA FACCIA POSTERIORE DELLO STERNO E
CON LE COSTE.
2. POSTERO-INFERIORE O DIAFRAMMATICA: E’ APPOGGIATA SULLA PARTE CENTRALE DEL CENTRO
FRENICO (TENDINEO) DEL DIAFRAMMA.

INOLTRE IL CUORE PRESENTA UNA BASE, CHE GUARDA VERSO L’ALTO, INDIETRO E A DESTRA,
NONCHE’ UN APICE RIVOLTO IN BASSO, IN AVANTI E A SINISTRA.

IL CUORE PRESENTA 3 MARGINI:


1.MARGINE DESTRO
2.MARGINE INFERIORE O ACUTO
3. MARGINE SINISTRO O OTTUSO

SULLA SUPERFICIE DEL CUORE SONO VISIBILE VARI SOLCHI:


1.SOLCO ATRIO-VENTRICOLARE O CORONARIO: SEPARA IN SUPERFICIE GLI ATRI DAI VENTRICOLI
FORMANDO UNA SPECIE DI CORONA, DA CUI IL NOME.
2. SOLCO INTERVENTRICOLARE ANTERIORE: SEPARA IN SUPERFICIE ED ANTERIORMENTE I DUE
VENTRICOLI.
3. SOLCO INTERVENTRICOLARE POSTERIORE: SEPARA IN SUPERFICIE E POSTERIORMENTE I DUE
VENTRICOLI.
4. SOLCO INTERATRIALE: SEPARA IN SUPERFICIE I DUE ATRI ED E’ VISIBILE A TRATTI SOLO SULLA
BASE DEL CUORE.

QUESTI SOLCHI CONTENGONO TESSUTO ADIPOSO UNIVACUOLARE ED ACCOLGONO I RAMI DELLE


ARTERIE CORONARIE E DELLE VENE CARDIACHE.
A CAUSA DELLA PARTICOLARE DISPOSIZIONE DEI SOLCHI INTERVENTRICOLARI ANTERIORE E
POSTERIORE, E’ IMPORTANTE CONSIDERARE CHE SULLA FACCIA STERNO-COSTALE DEL CUORE E’
PIU’ RAPPRESENTATO IL VENTRICOLO DESTRO, MENTRE SULLA FACCIA DIAFRAMATICA E’ PIU’
RAPPRESENTATO QUELLO SINISTRO.
LA BASE DEL CUORE APPARTIENE AI DUE ATRI.

1
CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE DELL’ATRIO DESTRO:
L’ATRIO DESTRO HA LA FORMA DI UN CUBO E PRESENTA 6 PARETI.
1.PARETE MEDIALE: CORRISPONDE AL SETTO INTERATRIALE CHE SEPARA I DUE ATRI. PRESENTA
UNA DEPRESSIONE, DETTA FOSSA OVALE, CHE CI RICORDA COME, DURANTE LA VITA INTRA-
UTERINA, I DUE ATRI COMUNICHINO PER MEZZO DI UN FORO, DETTO IL FORO OVALE. NELLA
FACCIA MEDIALE TROVIAMO ANCHE LO SBOCCO DEL SENO CORONARICO, UNA GROSSA VENA CHE
RIPORTA NELL’ATRIO DESTRO LA MAGGIOR PARTE DEL SANGUE CHE HA NUTRITO IL MIOCARDIO.
2. PARETE POSTERIORE: IN ALTO, PRESENTA LO SBOCCO DELLA VENA CAVA SUPERIORE, IN BASSO
PRESENTA LO SBOCCO DELLA VENA CAVA INFERIORE.
3.PARETE SUPERIORE: PRESENTA L’IMBOCCATURA DELL’AURICOLA DESTRA, UNA CAVITA’
TRIANGOLARE CHE AUMENTA IL VOLUME DELL’ATRIO DESTRO.
4. E 5. PARETE LATERALE ED INFERIORE: NON PRESENTANO CARATTERISTICHE DEGNE DI NOTA.
6. PARETE ANTERIORE: PRESENTA L’ORIFIZIO ATRIO-VENTRICOLARE DESTRO, TRAMITE IL QUALE
L’ATRIO DESTRO COMUNICA CON IL VENTRICOLO DESTRO. TALE ORIFIZIO (FORO) E’ CHIUSO DA
UNA VALVOLA, DETTA VALVOLA TRICUSPIDE O VALVOLA ATRIO-VENTRICOLARE DESTRA.
NEL COMPLESSO, LA SUPERFICIE INTERNA DELL’ATRIO DESTRO E’ LISCIA NELLA PARTE
POSTERIORE, MENTRE IN QUELLA ANTERIORE (COMPRESA L’AUTRICOLA) PRESENTA UNA SERIE DI
RILIEVI DETTI MUSCOLI PETTINATI.

LA VALVOLA TRICUSPIDE (ATRIO-VENTRICOLARE DESTRA)


COME CI INDICA IL NOME, QUESTA VALVOLA COMPRENDE TRE CUSPIDI O LEMBI (ANTERIORE,
POSTERIORE, MEDIALE), DI FORMA APPROSSIMATIVAMENTE TRIANGOLARE, OGNUNO DEI QUALI
PRESENTA UN MARGINE ADERENTE ED UN MARGINE LIBERO.
LA VALVOLA TRICUSPIDE E’ APERTA DURANTE LA DIASTOLE, QUANDO CIOE’ IL SANGUE PASSA
DAGLI ATRI AI VENTRICOLI, MENTRE SI CHIUDE DURANTE LA SISTOLE, OVVERO QUANDO I
VENTRICOLI SI CONTRAGGONO PER SPINGERE IL SANGUE NELLA CIRCOLAZIONE POLMONARE
(VENTRICOLO DESTRO) O SISTEMICA (VENTRICOLO SINISTRO).
OGNI CUSPIDE PRESENTA UNA FACCIA VENTRICOLARE CHE GUARDA LA CAVITA’ DEL VENTRICOLO
DESTRO QUANDO LA VALVOLA E’ CHIUSA, ED UNA FACCIA ATRIALE CHE GUARDA LA CAVITA’
DELL’ATRIO DESTRO QUANDO LA VALVOLA E’ CHIUSA).
IL MARGINE ADERENTE DELLE CUSPIDI E’ ANCORATO ALL’ANELLO FIBROSO (COSTITUITO DA
TESSUTO CONNETTIVO FIBRILLARE DENSO) PRESENTE ALLA PERIFERIA DELL’ORIFIZIO ATRIO-

2
VENTRICOLARE DESTRO. LE CUSPIDI SI TOCCANO LUNGO IL MARGINE LIBERO QUANDO LA
VALVOLA SI CHIUDE. OGNI CUSPIDE PRESENTA ALL’INTERNO UNO STRATO DI TESSUTO
CONNETTIVO FIBRILLARE DENSO CON FIBRE COLLAGENE ED ELASTICHE, RIVESTITO SULLE DUE
FACCIE DA ENDOCARDIO (IL TESSUTO CHE RIVESTE TUTTE LE CAVITA’ DEL CUORE E LE STRUTTURE
IN ESSE CONTENUTE).
PER IMPEDIRE IL RIBALTAMENTO DELLE CUSPIDI NELLA CAVITA’ DELL’ATRIO DESTRO DURANTE LA
SISTOLE (CHE CAUSEREBBE UN’APERTURA DELLA VALVOLA ED IL REFLUSSO DEL SANGUE DAL
VENTRICOLO ALL’ATRIO), OGNI CUSPIDE E’ ANCORATA AI MUSCOLI PAPILLARI (PROIEZIONI
DIGITIFORMI CHE TROVIAMO ALL’INTERNO DEL VENTRICOLO DESTRO) TRAMITE DELLE CORDE
TENDINEE, MOLTO SOTTILI E ROBUSTE, FORMATE DA TESSUTO CONNETTIVO FIBRILLARE DENSO.
LE CORDE TENDINEE SI IMPIANTANO SULLA FACCIA VENTRICOLARE DI OGNI CUSPIDE, IN
PROSSIMITA’ DEL MARGINE LIBERO. ESISTONO 3 MUSCOLI PAPILLARI NEL VENTRICOLO DESTRO:
ANTERIORE, POSTERIORE E MEDIALE, OGNUNO DEI QUALI FORNISCE ANCORAGGIO ALLA
RISPETTIVA CUSPIDE VALVOLARE.

CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE DEL VENTRICOLO DESTRO:


VISTO IN SEZIONE TRASVERSALE, IL VENTRICOLO DESTRO HA UNA FORMA SCHIACCIATA (A TASCA)
E PRESENTA 3 PARETI: STERNO-COSTALE (LA PIU’ ESPANSA), DIAFRAMMATICA, MEDIALE (CHE
CORRISPONDE AL SETTO INTERVENTRICOLARE). INTERNAMENTE LA SUPERFICIE DEL VENTRICOLO
DESTRO E’ LISCIA SOLO NELLA PARTE ANTERIORE E SUPERIORE (DETTA CONO ARTERIOSO O CONO
POLMONARE), AL CUI APICE TROVIAMO LA VALVOLA POLMONARE. IL RESTO DELLA SUPERFICIE
INTERNA DEL VENTRICOLO DESTRO PRESENTA UNA SERIE DI RILIEVI, DETTI TRABECOLE CARNEE.
ANCHE I MUSCOLI PAPILLARI APPARTENGONO ALLE TRABECOLE CARNEE. SPESSO L’APICE DEI
MUSCOLI PAPILLARI, SPECIALMENTE DELL’ANTERIORE E DEL POSTERIORE, SI PRESENTA BIFIDO
(DOPPIO). LA VALVOLA POLMONARE HA UNA MORFOLOGIA SIMILE A QUELLA DELLA VALVOLA
AORTICA (VEDI IN SEGUITO). AL DI SOPRA DELLA VALVOLA POLMONARE, INIZIA L’ARTERIA
POLMONARE. LE PARETI DEL VENTRICOLO DESTRO (AD ECCEZIONE DEL SETTO
INTERVENTRICOLARE, CHE E’ MOLTO PIU’ SPESSO) HANNO UNO SPESSORE DI 4-5 mm.
RICORDIAMO CHE LO SPESSORE DELLA PARETE DEL VENTRICOLO SINISTRO E’ DI 10-15 mm. LO
SPESSORE DEL SETTO INTERVENTRICOLARE E’ DI CIRCA 10-12 mm. LO SPESSORE DELLE PARETI
DEGLI ATRI E’ DI CIRCA 2 mm PER L’ATRIO DESTRO E DI 3 mm PER L’ATRIO SINISTRO.

3
CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE DELL’ATRIO SINISTRO:
L’ATRIO SINISTRO HA LA FORMA DI UN CUBO E PRESENTA 6 PARETI. NELLA PARETE POSTERIORE
TROVIAMO GLI SBOCCHI DELLE 4 VENE POLMONARI (DUE PROVENIENTI DAL POLMONE SINISTRO
E DUE DA QUELLO DESTRO). LA PARETE MEDIALE CORRISPONDE AL SETTO INTERATRIALE, NELLA
PARETE SUPERIORE TROVIAMO L’IMBOCCATURA DELL’AURICOLA SINISTRA, CAVITA’
TRIANGOLARE ANALOGA ALL’AURICOLA DESTRA, MA PIU’ PICCOLA. LA PARETE ANTERIORE
PRESENTA L’ORIFIZIO ATRIO-VENTRICOLARE SINISTRO, TRAMITE IL QUALE L’ATRIO SINISTRO
COMUNICA CON IL VENTRICOLO SINISTRO. TALE ORIFIZIO (FORO) E’ CHIUSO DA UNA VALVOLA,
DETTA VALVOLA BICUSPIDE O MITRALE O VALVOLA ATRIO –VENTRICOLARE SINISTRA.
NEL COMPLESSO, LA SUPERFICIE INTERNA DELL’ATRIO SINISTRO E’ COMPLETAMENTE LISCIA, AD
ECCEZIONE DELL’AUTRICOLA CHE PRESENTA DEI MUSCOLI PETTINATI.

LA VALVOLA BICUSPIDE (ATRIO-VENTRICOLARE SINISTRA)


COME CI INDICA IL NOME, QUESTA VALVOLA COMPRENDE DUE CUSPIDI O LEMBI (ANTERIORE E
POSTERIORE), DI FORMA APPROSSIMATIVAMENTE TRIANGOLARE, OGNUNO DEI QUALI PRESENTA
UN MARGINE ADERENTE ED UN MARGINE LIBERO. LA CUSPIDE ANTERIORE E’ PIU’ GRANDE DI
QUELLA POSTERIORE.
ANCHE LA VALVOLA BICUSPIDE E’ APERTA DURANTE LA DIASTOLE, QUANDO CIOE’ IL SANGUE
PASSA DAGLI ATRI AI VENTRICOLI, MENTRE SI CHIUDE DURANTE LA SISTOLE, OVVERO QUANDO I
VENTRICOLI SI CONTRAGGONO PER SPINGERE IL SANGUE NELLA CIRCOLAZIONE POLMONARE
(VENTRICOLO DESTRO) O SISTEMICA (VENTRICOLO SINISTRO).
OGNI CUSPIDE PRESENTA UNA FACCIA VENTRICOLARE CHE GUARDA LA CAVITA’ DEL VENTRICOLO
SINISTRO QUANDO LA VALVOLA E’ CHIUSA ED UNA FACCIA ATRIALE CHE GUARDA LA CAVITA’
DELL’ATRIO SINISTRO QUANDO LA VALVOLA E’ CHIUSA).
IL MARGINE ADERENTE DELLE CUSPIDI E’ ANCORATO ALL’ANELLO FIBROSO (COSTITUITO DA
TESSUTO CONNETTIVO FIBRILLARE DENSO) PRESENTE ALLA PERIFERIA DELL’ORIFIZIO ATRIO-
VENTRICOLARE SINISTRO. LE CUSPIDI SI TOCCANO LUNGO IL MARGINE LIBERO QUANDO LA
VALVOLA SI CHIUDE. OGNI CUSPIDE PRESENTA ALL’INTERNO UNO STRATO DI TESSUTO
CONNETTIVO FIBRILLARE DENSO CON FIBRE COLLAGENE ED ELASTICHE, RIVESTITO SULLE DUE
FACCIE DA ENDOCARDIO (IL TESSUTO CHE RIVESTE TUTTE LE CAVITA’ DEL CUORE E LE STRUTTURE
IN ESSE CONTENUTE).

4
PER IMPEDIRE IL RIBALTAMENTO DELLE CUSPIDI NELLA CAVITA’ DELL’ATRIO SINISTRO DURANTE
LA SISTOLE CHE CAUSEREBBE UN’APERTURA DELLA VALVOLA ED IL REFLUSSO DEL SANGUE DAL
VENTRICOLO ALL’ATRIO, OGNI CUSPIDE E’ ANCORATA AI MUSCOLI PAPILLARI (PROIEZIONI
DIGITIFORMI CHE TROVIAMO ALL’INTERNO DEL VENTRICOLO SINISTRO) TRAMITE DELLE CORDE
TENDINEE, MOLTO SOTTILI E ROBUSTE, FORMATE DA TESSUTO CONNETTIVO FIBRILLARE DENSO.
LE CORDE TENDINEE SI IMPIANTANO SULLA FACCIA VENTRICOLARE DI OGNI CUSPIDE, IN
PROSSIMITA’ DEL MARGINE LIBERO. ESISTONO 2 MUSCOLI PAPILLARI NEL VENTRICOLO SINISTRO:
ANTERIORE E POSTERIORE, OGNUNO DEL QUALI FORNISCE ANCORAGGIO AD ENTRAMBE LE
CUSPIDI.

CARATTERISTICHE MORFOLOGICHE DEL VENTRICOLO SINISTRO:


VISTO IN SEZIONE TRASVERSALE, IL VENTRICOLO SINISTRO HA UNA FORMA ROTONDEGGIANTE IN
CUI SI POSSONO IDENTIFICARE, SEPPURE CON FATICA, 3 PARETI: STERNO-COSTALE,
DIAFRAMMATICA (LA PIU’ ESPANSA), MEDIALE (CHE CORRISPONDE AL SETTO
INTERVENTRICOLARE). SI RICORDA CHE L’APICE DEL CUORE APPARTIENE COMPLETAMENTE AL
VENTRICOLO SINISTRO.
INTERNAMENTE LA SUPERFICIE DEL VENTRICOLO SINISTRO E’ LISCIA SOLO NELLA PARTE
IMMEDIATAMENTE AL DI SOTTO DELLA VALVOLA AORTICA. IL RESTO DELLA SUPERFICIE INTERNA
DEL VENTRICOLO SINISTRO PRESENTA UNA SERIE DI RILIEVI, DETTI TRABECOLE CARNEE. ANCHE I
MUSCOLI PAPILLARI APPARTENGONO ALLE TRABECOLE CARNEE. SPESSO L’APICE DEI MUSCOLI
PAPILLARI SI PRESENTA BIFIDO (DOPPIO).
LA VALVOLA AORTICA E’ UNA VALVOLA DETTA A NIDO DI RONDINE, PERCHE’ FORMATA DA TRE
CUSPIDI CHE RICORDANO, PER LA LORO FORMA, UN NIDO DI RONDINE. LA VALVOLA AORTICA E’
APERTA DURANTE LA SISTOLE, QUANDO IL SANGUE VIENE EIETTATO DAI VENTRICOLI, MENTRE SI
CHIUDE DURANTE LA DIASTOLE, OVVERO QUANDO IL SANGUE PASSA DAGLI ATRI AI VENTRICOLI.
OGNI CUSPIDE PRESENTA UNA FACCIA VENTRICOLARE CHE GUARDA LA CAVITA’ DEL VENTRICOLO
SINISTRO QUANDO LA VALVOLA E’ CHIUSA ED UNA FACCIA AORTICA CHE GUARDA VERSO IL
TRATTO INIZIALE DELL’ARTERIA AORTA QUANDO LA VALVOLA E’ CHIUSA.
IL MARGINE ADERENTE DELLE CUSPIDI E’ ANCORATO ALL’ANELLO FIBROSO (COSTITUITO DA
TESSUTO CONNETTIVO FIBRILLARE DENSO) PRESENTE ALLA PERIFERIA DELL’ORIFIZIO VALVOLARE
AORTICO. LE CUSPIDI SI TOCCANO LUNGO IL MARGINE LIBERO QUANDO LA VALVOLA SI CHIUDE.
AL CENTRO DEL MARGINE LIBERO TROVIAMO UN INSPESSIMENTO DETTO NODULO, AI CUI LATI SI

5
DISPONGONO DUE ZONE PIU’ SOTTILI DETTE LUNULE. OGNI CUSPIDE PRESENTA ALL’INTERNO
UNO STRATO DI TESSUTO CONNETTIVO FIBRILLARE DENSO CON FIBRE COLLAGENE ED ELASTICHE,
RIVESTITO SULLE DUE FACCIE DA ENDOCARDIO (IL TESSUTO CHE RIVESTE TUTTE LE CAVITA’ DEL
CUORE E LE STRUTTURE IN ESSE CONTENUTE).
LA VALVOLA POLMONARE HA UN ASPETTO DEL TUTTO SIMILE ALLA VALVOLA AORTICA, MA E’
MENO ROBUSTA, IN QUANTO NELLA CIRCOLAZIONE POLMONARE LA PRESSIONE DEL SANGUE E’
MOLTO PIU’ BASSA (15-28 mm Hg LA MASSIMA, 5-16 mm Hg LA MINIMA) RISPETTO A QUELLA
SISTEMICA. INOLTRE, A LIVELLO DI DUE DELLE CUSPIDI DELLA VALVOLA AORTICA, NOTIAMO GLI
ORIFIZI DI ORIGINE DELLE DUE ARTERIE CORONARIE (DESTRA E SINISTRA) CHE NON SONO INVECE
PRESENTI A LIVELLO DELLA VALVOLA POLMONARE. LE ARTERIE CORONARIE SONO ARTERIE DI TIPO
MUSCOLARE CHE ORIGINANO DAL PRIMISSIMO TRATTO DELL’AORTA ASCENDENTE, SUBITO AL DI
SOPRA DELLE CUSPIDI DELLA VALVOLA AORTICA. LE ARTERIE CORONARIE NUTRONO IL
MIOCARDIO. LA MAGGIOR PARTE DEL SANGUE CHE HA NUTRITO IL MIOCARDIO RITORNA
DIRETTAMENTE ALL’ATRIO DESTRO TRAMITE UNA GROSSA VENA DETTA SENO CORONARICO.

6
VALVOLE DEL CUORE

FASE DI DIASTOLE: IL SANGUE DAGLI ATRI


AFFLUISCE NEI VENTRICOLI

FASE DI SISTOLE: I VENTRICOLI SI CONTRAGGONO E


POMPANO IL SANGUE NELL’AORTA E NELL’ARTERIA
POLMONARE
VALVOLE DEL CUORE

FASE DI DIASTOLE

FASE DI SISTOLE
Struttura del cuore
Il cuore è un organo cavo dalla struttura particolare.
La parete del cuore è costituita da 3 strati/tonache che, procedendo
dall’interno all’esterno, sono:

1. ENDOCARDIO: è formato da uno strato di cellule molto


appiattite, simili alle cellule endoteliali che rivestono i vasi
sanguigni, una membrana basale ed un sottile strato di t.c.
fibrillare lasso. L’endocardio riveste non solo la parete interna
delle cavità del cuore ma anche le superfici delle cuspidi delle
valvole cardiache, le corde tendinee ed i muscoli papillari.

2. MIOCARDIO: è formato da t. muscolare miocardico.

3. EPICARDIO o foglietto viscerale del pericardio sieroso:


l’epicardio, come abbiamo visto, è composto da uno strato di
cellule appiattite (cellule mesoteliali), da una membrana
basale e da un sottile strato di t. c. connettivo lasso.
IL MIOCARDIO
La maggior parte del miocardio è formata dalle cellule del
miocardio comune, dette cardiomiociti, che hanno una funzione
contrattile. Esistono poi le cellule del miocardio specifico che
hanno una funzione completamente diversa.
Lo spessore del miocardio varia a seconda della cavità del cuore:
nell’atrio dex è di circa 2 mm, in quello sin è di circa 3 mm. Lo
spessore della parete del ventricolo dex è di 4-5 mm, quello del
ventricolo sin è invece di 10-12 mm.

• Non vi sono grandi differenze fra cardiomiociti atriali e


ventricolari, a parte il fatto che quelli ventricolari sono un poco
più grandi di quelli atriali.
• Alcuni cardiomiociti atriali hanno una funzione endocrina,
producendo un ormone di natura peptidica chiamato fattore
natriuretico atriale. Questo ormone aumenta la diuresi (quantità
di urina eliminata all’esterno) e diminuisce la pressione
sanguigna. Anche alcuni cardiomiociti ventricolari producono un
peptide ormonale simile, indicato come BNP (Brain Natriuretic
Peptide).
CARDIOMIOCITI (MIOCARDIO COMUNE)
I dischi intercalari permettono il
passaggio di flussi ionici (correnti
elettriche) da un cardiomiocita
all’altro, attraverso le “gap
junctions”.
In questo modo, lo stimolo
elettrico per la contrazione del
miocardio comune si trasmette
direttamente da un cardiomiocito
all’altro senza bisogno del rilascio
di mediatori chimici.
Le “gap junctions” sono un
esempio di «sinapsi» elettriche.
Scheletro fibroso del cuore
È composto da t. c. fibrillare denso e si trova localizzato soprattutto sul piano
valvolare del cuore che è interposto fra atri e ventricoli.
Lo scheletro fibroso del cuore ha 2 principali funzioni:

A: serve per sostenere le valvole del cuore, le cui cuspidi si agganciano allo
scheletro fibroso tramite il loro margine aderente.

B: serve per isolare elettricamente atri e ventricoli, in maniera tale che l’impulso
elettrico per la contrazione del miocardio comune dei ventricoli può passare
dagli atri ai ventricoli solo attraverso il fascio atrio-ventricolare comune (o fascio
di His), formato da cellule del miocardio specifico. Il tessuto miocardico
specifico, come quello comune, è infatti eccitabile e può condurre un impulso
elettrico.
Invece, il t.c. fibrillare denso è un tessuto non eccitabile che non può
condurre un impulso elettrico.
LA CONTRAZIONE DEL MIOCARDIO
• In teoria tutte le cellule del miocardio comune (cardiomiociti) sono
eccitabili. Pertanto tutte potrebbero generare e trasmettere l’impulso
elettrico per fare contrarre il cuore.

• Tuttavia se ciò accadesse, la contrazione del miocardio comune e


quindi del cuore, sarebbe totalmente disordinata ed inefficace dal
punto di vista emodinamico.

• Occorre pertanto che esista un sistema preposto a far sì che le


pareti delle cavità del cuore si contraggano in maniera ordinata ed
efficace.

• In particolare è importante che gli atri si contraggano leggermente


prima dei ventricoli, per svuotarsi completamente del sangue in essi
contenuto. Pertanto, gli atri ed i ventricoli devono essere isolati
elettricamente gli uni dagli altri.

• Infine, la contrazione dei ventricoli deve procedere dal basso verso


l’alto, perché l’arteria polmonare e l’aorta nascono dalla parte più
alta del rispettivo ventricolo.
Sistema di conduzione (degli stimoli elettrici per la
contrazione) del cuore
Il sistema che assicura la contrazione ordinata ed efficace del
miocardio comune è detto sistema di conduzione del cuore.
Questo sistema è costituito da miocardio specifico, cioè da
cellule che hanno perso la funzione contrattile ma che si sono
specializzate nella genesi e nella conduzione ad alta velocità
lungo direttrici specifiche dell’impulso elettrico che serve a fare
contrarre il miocardio comune e quindi il cuore.

Nel sistema di conduzione del cuore distinguiamo un


sottosistema SENO-ATRIALE ed un sottosistema ATRIO-
VENTRICOLARE.
1. SOTTOSISTEMA SENO-ATRIALE
E’ formato da un’unica struttura anatomica, il nodo SENO-ATRIALE, localizzato
nella parete dell’atrio destro, vicino allo sbocco della vena cava superiore. In
questo nodo sono presenti le cellule P (PALLIDE) che sono le cellule
SEGNAPASSI (PACEMAKER) del cuore, poiché si eccitano (depolarizzano)
spontaneamente 60/70 volte al minuto a riposo, dando così origine all’impulso
elettrico per la contrazione del miocardio comune degli atri. In pratica le cellule P
stabiliscono la frequenza cardiaca.
Le cellule P sono in grado di aumentare la frequenza di depolarizzazione (e quindi
la frequenza cardiaca) a seconda delle necessità dell’organismo.
Le cellule P sono più piccole dei cardiomiociti atriali ed hanno una lunghezza di
20-30 mm. Hanno pochi mitocondri, poche miofibrille e scarso reticolo
sarcoplasmatico (deposito di ioni Ca2+), in quanto non hanno funzione contrattile.
Dal nodo seno-atriale l’impulso elettrico si trasmette ai cardiomiociti dei due atri,
stimolandoli alla contrazione. Attraverso i cardiomiociti dell’atrio destro l’impulso
elettrico raggiunge anche il nodo atrio-ventricolare.
2. SOTTOSISTEMA ATRIO-VENTRICOLARE
Esso comprende varie strutture anatomiche, tutte formate da cellule del miocardio specifico:
A. Il NODO ATRIO-VENTRICOLARE, localizzato nel versante destro del setto interatriale, sopra alla zona
di impianto del margine aderente della cuspide mediale della valvola tricuspide. A questa struttura arriva,
attraverso il miocardio comune dell’atrio dex, l’impulso elettrico generato dal NODO SENO-ATRIALE
Nel NODO ATRIO-VENTRICOLARE sono presenti soprattutto cellule di transizione, il cui compito è quello
di rallentare la conduzione dello stimolo elettrico in modo tale che gli atri completino la contrazione prima
che inizi la contrazione dei ventricoli.
B. Dal NODO ATRIO-VENTRICOLARE nasce il FASCIO ATRIO-VENTRICOLARE COMUNE (FASCIO DI
HIS), lungo circa 1 cm, formato da cellule di Purkinje, che attraversa lo scheletro fibroso del cuore ed entra
nel setto interventricolare che separa i due ventricoli.
C. DAL FASCIO ATRIO-VENTRICOLARE COMUNE nascono la BRANCA DESTRA e quella SINISTRA,
anche esse formate da cellule di Purkinje, che portano lo stimolo al rispettivo ventricolo, decorrendo lungo il
versante dex. o sin. del setto interventricolare, sotto l’endocardio, e dirigendosi verso l’apice del cuore.
D. Dalla BRANCA DESTRA e da quella SINISTRA, origina la RETE SUBENDOCARDICA DI PURKINJE,
formata da cellule di Purkinje, che ha il compito di trasmettere lo stimolo alle cellule del miocardio comune
dei ventricoli.
La RETE SUBENDOCARDICA DI PURKINJE risale, mantenendosi sotto l’endocardio, dalla zona dell’apice
del cuore verso la parte più alta dei due ventricoli, penetrando anche all’interno dei muscoli papillari. In
questo modo la contrazione dei ventricoli procede dal basso verso alto.
I VASI SANGUIGNI

I vasi sanguigni, nei quali scorre il sangue, si


distinguono in arterie, capillari e vene. Sono un
particolare tipo di organi cavi che, insieme al
cuore, costituiscono un sistema chiuso.

Nella maggior parte degli organi, le arterie


danno origine ai capillari che poi confluiscono
formando le vene. Esistono tuttavia delle
importanti eccezioni a questa regola (nel rene,
ad esempio).
I vasi sanguigni di maggiori dimensioni (arterie, vene) hanno la parete
formata da tre tonache (strati) che, procedendo dall’interno all’esterno, sono:

1. TONACA INTIMA, costituita da un singolo strato di cellule


appiattite (dette cellule endoteliali, da non confondersi mai con le cellule
epiteliali), una membrana basale ed un sottilissimo strato di t. c. fibrillare
lasso. Le cellule endoteliali producono vimentina e non cheratine, che invece
sono proteine che caratterizzano le cellule epiteliali.

2. TONACA MEDIA, la cui struttura cambia a seconda del tipo e del


calibro del vaso sanguigno considerato. Pertanto la tonaca media è quella
che più caratterizza e meglio permette di distinguere e classificare i vari tipi di
arterie e vene.

3. TONACA AVVENTIZIA, costituita da t. c. fibrillare denso.


Cellule endoteliali
TIPI DI ARTERIE
La arterie si classificano in base al calibro
ed alla struttura della tonaca media.
• Grosse arterie o arterie di tipo elastico,
con calibro > 7 mm (esempi: aorta, arteria
carotide comune, arterie renali).
• Arterie di medio e piccolo calibro o arterie
muscolari, con calibro compreso fra 0,5 e
7 mm (esempi: arterie coronarie).
• Arteriole, con calibro < 0,5 mm. Possono
essere ulteriormente suddivise in grandi
arteriole e piccole arteriole.
Le arterie elastiche sono caratterizzate da una tonaca media costituita da
numerosissime fibre elastiche, prodotte da cellule muscolari lisce che si
trovano appunto nella tonaca media. Arteria elastica: aorta. a, si osservano i tre
strati principali della parete: la tonaca intima (I), la media (M) e l’avventizia (A). La tonaca
intima è formata da un singolo strato di cellule endoteliali appiattite e da un sottile strato di t.
c. connettivo lasso. La tonaca media è particolarmente spessa e molto ricca di fibre
elastiche, come si nota ad alto ingrandimento, tuttavia sono presenti anche fibre collagene
(b).
Le arterie muscolari sono invece caratterizzate da una tonaca media (M) formata da
cellule muscolari lisce disposte circolarmente. Nelle arterie muscolari il tessuto elastico
è ridotto ad una lamina sottile detta lamina elastica interna (LEI), che separa la tonaca
intima dalla media e ad una lamina elastica esterna (LEE), all’unione tra la tonaca media e
l’avventizia. La tonaca avventizia (A) è composta principalmente da t. c. connettivo denso
(b).
Le grandi arteriole presentano una tonaca media (M) quasi interamente
composta da cellule muscolari lisce disposte circolarmente. La tonaca
avventizia (A) è spessa quasi come la media.
Nelle piccole arteriole, la tonaca media (M) presenta pochissimi strati concentrici
(a volte solo 2) di cellule muscolari lisce. La tonaca avventizia si fonde con il tessuto
connettivo circostante.
I CAPILLARI SANGUIGNI
Sono i vasi sanguigni di calibro minore (mediamente 4-10 μm, ma in
alcuni casi fino a 40 μm). Nella maggior parte degli organi i capillari
originano da arteriole e confluiscono per formare delle venule.
I capillari di calibro maggiore sono detti sinusoidi e sono
caratterizzati da un decorso ondulato. I sinusoidi sono tipici di organi
quali il fegato e le ghiandole endocrine.
La parete dei capillari è molto sottile (circa 0.5 μm) e permeabile per
facilitare gli scambi gassosi/metabolici fra il sangue e i tessuti.
Essa è formata da un singolo strato di cellule endoteliali molto
appiattite che appoggiano sopra ad una membrana basale. Alle volte
la membrana basale può presentare delle interruzioni, PIù .

All’esterno della membrana basale possono essere presenti altre


cellule dette periciti. I periciti sono cellule contrattili, simili alle cellule
muscolari lisce, e sono in grado di regolare il calibro dei capillari.
Distinguiamo tre tipi di capillari:
1. Continui: presentano internamente un rivestimento ininterrotto di cellule
endoteliali, unite da «tight junctions». La membrana basale è continua
(senza interruzioni, cioè). Li troviamo, ad esempio, attorno agli alveoli
polmonari.
2. Fenestrati: sono rivestiti internamente da cellule endoteliali unite da
«tight junctions». Il citoplasma delle cellule endoteliali presenta grandi pori
(fenestrazioni) che possono essere chiusi da sottili diaframmi. La lamina
basale è continua. Questi capillari sono tipici dei glomeruli renali.
3. Discontinui, in cui cioè esistono discontinuità fra una cellula endoteliale e
l’altra. In questi capillari inoltre, la lamina basale è assente o presenta
delle interruzioni. La permeabilità dei capillari discontinui è la più elevata
dei tre tipi di capillari. Essi caratterizzano la polpa rossa della milza ed il
fegato (sinusoidi epatici).
VENE
• Nella maggior parte degli organi ai capillari
sanguigni fanno seguito le venule post-
capillari (eccezione: nei corpuscoli renali ai
capillari sanguigni fanno seguito altre
arteriole).

• Seguono poi vene di piccolo-medio calibro


ed infine le grandi vene.

Tutti questi tipi di vasi sanguigni hanno,


nella loro parete, le tipiche tre tonache:
intima, media ed avventizia.
Nella tonaca media delle vene la componente di fibre collagene è molto
maggiore che in quella delle arterie. Per questo motivo la parete delle vene è
meno resistente di quella delle arterie e più facilmente può presentare delle
dilatazioni. .
LA LINFA

La linfa è un liquido di colore lievemente giallastro che circola nei vasi


linfatici.
La parte liquida della linfa assomiglia al plasma, essendo costituita
soprattutto da H2O, con quantità variabili di elettroliti, proteine, lipidi
(trigliceridi), etc.
La parte corpuscolata della linfa è costituita quasi esclusivamente da
linfociti che, tramite il circolo linfatico, passano dai tessuti agli organi
linfoidi secondari (linfonodi) e poi al sangue.
Quindi la linfa permette il continuo ricircolo dei linfociti fra sangue, tessuti,
organi linfoidi secondari e sangue.
ORIGINE DELLA LINFA
Dal versante arteriolare dei capillari ogni giorno fuoriescono circa 20 l. di
liquido che vanno a formare il liquido interstiziale, presente fra le cellule
del ns. organismo. Di questi 20 l., solamente circa 16-18 l. rientrano a
livello del versante venulare dei capillari. Per mantenere il sistema in
equilibrio è necessario il rientro anche dei 2-4 l. mancanti. Questa quota
di liquido entra nei capillari linfatici che originano a fondo cieco nei
tessuti/organi e forma la linfa che scorre nei vasi linfatici. Alla fine di un
lungo viaggio attraverso i vasi linfatici, la linfa rientrerà nella circolazione
sanguigna (grande circolazione) ed il sistema sarà nuovamente in
equilibrio.
VERSANTE ARTERIOLARE VERSANTE VENULARE
DEL CAPILLARE DEL CAPILLARE
I CAPILLARI LINFATICI
I capillari linfatici iniziano nei tessuti a fondo cieco e sono provvisti
di una parete molto sottile di tipo discontinuo, con una membrana
basale che presenta delle interruzioni. Internamente i capillari
linfatici sono rivestiti da cellule endoteliali, molto simili a quelle dei
capillari sanguigni.
Pertanto essi sono capillari molto permeabili che permettono
facilmente anche l’ingresso di cellule (linfociti, ma anche cellule
tumorali) e di microorganismi. Inoltre, nei capillari linfatici possono
penetrare anche antigeni prodotti da microorganismi che abbiano
invaso i nostri tessuti/organi.
I capillari linfatici confluiscono fra di loro per formare vasi linfatici di maggior
calibro e con parete più spessa, detti collettori linfatici. La parete dei
collettori linfatici contiene cellule muscolari lisce e presenta delle valvole,
simili a quelle delle vene di maggior calibro. Anche questi vasi linfatici sono
rivestiti da cellule endoteliali molto simili a quelle dei capillari sanguigni.

I collettori linfatici portano la linfa ai linfonodi, piccoli organi linfoidi


secondari a forma di fagiolo con diametro di 2-20 mm, che agiscono come
stazioni di «filtraggio» della linfa, grazie alla presenza di macrofagi che
fagocitano particelle solide eventualmente presenti nella linfa. Inoltre, nei
linfonodi i linfociti T-helper interagiscono con i linfociti B per stimolarli a
produrre anticorpi contro antigeni trasportati dalla linfa.

Nel corpo umano esistono varie centinaia (500-600) di linfonodi, di solito


riuniti a gruppi. Ad ogni linfonodo la linfa giunge tramite alcuni vasi linfatici
afferenti. All’interno dei linfonodi la linfa scorre nei seni, che sono un sistema
di canali con parete incompleta e rivestita di cellule endoteliali, quindi molto
permeabili. Solitamente ogni linfonodo presenta un solo vaso linfatico
efferente, che permette la fuoriuscita della linfa che ha circolato del
linfonodo.
DISTRIBUZIONE DEI
PRINCIPALI GRUPPI DI
LINFONODI NEL
CORPO UMANO
Vasi linfatici
afferenti

Vaso linfatico efferente


AFFERENTI

VALVOLE

LA LINFA ARRIVA AI LINFONODI


TRAMITE I VASI LINFATICI AFFERENTI E
POI SCORRE ALL’INTERNO DEI
EFFERENTE LINFONODI NEI SENI, UN SISTEMA DI
CANALI A PARETE INCOMPLETA.
Dall’ilo dei linfonodi escono i vasi linfatici efferenti
(di solito 1 x linfonodo) che vanno poi a confluire
in vasi linfatici di calibro sempre maggiore. Alla fine
di multiple confluenze si formano 2 grossi vasi
linfatici detti dotto toracico e dotto linfatico dex.
A. Il dotto toracico sfocia nel punto di congiunzione
fra vena succlavia sinistra e vena giugulare interna
sinistra.
B. Il dotto linfatico dex. sfocia alla stessa maniera a
dex.
In questo modo la linfa passa nel circolo venoso
sistemico e il ciclo si chiude.
I vasi linfatici di maggiori dimensioni, come il dotto
toracico, hanno una parte con tre tonache, simili a
quelle dei vasi sanguigni: intima, media, avventizia.
LINFOCITI, CELLULE
TUMORALI

Potrebbero piacerti anche