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SISTEMI POLITICI AMMINISTRATIVI

Capitolo I - la politica

Scienze politica : studio della politica, ciò che avviene nel mondo, ovvero ricerca dei diversi
aspetti della realtà politica per spiegarla e valutarla il più compiutamente possibile, adottando la
metodologia delle scienze empiriche. (Bobbio)

Def. di politica : insieme di attività, svolte da uno o più soggetti individuali o collettivi,
caratterizzate da potere, comando o conflitto, ma anche da partecipazione, cooperazione e
consenso inerenti al funzionamento della collettività umana alla quale compete la responsabilità
primaria del controllo della violenza e della distribuzione al suo interno di costi e benefici.

Le tre facce della politica


• Politics: sfera del potere, intesa come la capacità di saper influenzare le decisioni altrui.
Lo studio del potere si può articolare su due piani fondamentali:
1. analisi delle “architetture” del potere, ovvero i regimi politici;
2. studio degli attori politici e dei processi che svolgono.
Esempio: individuo i caratteri che caratterizzano un regime democratico e li differenzio dagli
alti regimi poi individuo tutti gli attori che operano all’interno del sistema democratico e i
processi che vengono svolti all’interno della democrazia.
• Policy: sfera delle politiche pubbliche, ovvero insieme di azioni poste in essere da soggetti
di carattere pubblico e privato, in qualche modo correlate ad un problema collettivo. Dal
punto di vita della scienza politica studiare le politiche significa analizzare i contenuti e
mettere in luce la distribuzione dei costi e benefici che esse comportano.
In secondo luogo, significa indagare il processo di decisione nelle sue varie fasi.
Strettamente legato allo studio dei processi è lo studio degli attori coinvolti e delle relazioni
che intercorrono tra di essi.
• Polity: cioè la definizione dell’identità e dei confini della comunità politica, intesa come
insieme di individui che condividono i valori comuni e le regole del gioco e che definiscono
attraverso i loro confini la loro identità.

Grandi macro-trasformazioni politiche del XX secolo


• Politics: affermazione della democrazia, tramite 3 processi di democratizzazione.
• Policy: dalle politiche pubbliche quasi inesistenti all’espansione del diritto sociale fino al
Welfare State.
• Polity: da diffusione stato nazione a sistemi multilivello.

Capitolo II - regime politico democratico - democrazia

Democrazia def. secondo Artistotele : forma degenerata di un sistema politico che espande la
partecipazione ad altri gruppi esclusi dalle decisioni politiche.

Def. democrazia : il significato letterale “potere al popolo” è stato arricchito dalla famose
espressione “potere dal popolo, al popolo e per il popolo”, ovvero il potere deriva dal popolo,
appartiene al popolo e deve essere utilizzato dal popolo.

Regime politico : coincide con dimensione di politics ed è l’insieme specifico di norme e regole,
procedure e istituzioni attraverso le quali coloro che detengono il potere di “assegnare
imperativamente i valori in una comunità politica” agiscono in maniera prevedibile e legittima.

Regime democratico def. Schumpeter : il metodo democratico è il metodo istituzionale per


giungere a decisioni politiche, in base al quale i singoli individui ottengono il potere di decidere
attraverso una competizione che ha per oggetto il voto popolare. Institutional method where the
individuals have the power to decide through a competition that has as objective the popular vote.
Regime democratico def. Sartori : sistema etico-politico nel quale l’influenza della maggioranza
è affidata al potere di minoranze concorrenti che l’assicurano. The majority influence is entrusted
to the power of competing minorities who assure it.

Democrazia di massa : ha introdotto il criterio di rappresentanza, espresso attraverso il diritto di


voto, per il quale si possono delegare dei rappresentanti che hanno il compito ed il dovere di
rappresentare i cittadini

Democrazia rappresentativa : Il regime democratico è un regime rappresentativo, cioè basato


sulle regole della rappresentanza ovvero caratterizzato da elezioni libere, competitive, corrette,
periodiche, e da strutture rappresentative (come il parlamento) e decisionali (come il governo).

Democrazia diretta : coincide con la democrazia degli antichi, autoritaria, in cui solo un piccolo
gruppo di cittadini aveva diritti. Oggi utilizza il referendum.

Principio maggioritario : la democrazia è un regime in cui i rappresentati raggiungono le proprie


decisioni in base al principio di maggioranza, secondo il quale nelle diverse sedi decisionali, la
maggioranza deve prevalere determinando il risultato decisionale.
Principio consensuale : sottolinea l’importanza dell’accordo e del compromesso, per il quale il
potere viene diffuso e ripartito.

Teoria moderna della democrazia : I regimi politici si differenziano a seconda del modo in cui le
classi politiche si formano, organizzano ed esercitano il potere. Political regimes differ according to
the way in which political classes are formed, organize and exercise power.

Mosca -> teoria delle èlites : Is always a minority that has the effective power, that’s why there
isn’t another form of government but the oligarchy.

Nel corso del XIX secolo nasce la liberal-democrazia di massa -> passaggio da democrazia
intesa come partecipazione diretta alla formazione delle leggi a partecipazione al potere politico
come libertà del cittadino rivendicata e conquistata nei confronti dello Stato assoluto.

Schumpeter: Democracy is characterized by the presence of more political classes that compete
between each other. So, democracy forms when there’s a free electoral competition, which is
sufficiently broad to divide between the political class and the government and opposition.

Principi fondamentali regime democratico : legittimità e rappresentanza

Democratizzazione -> condizioni favorevoli:


1. Alfabetizzazione: alto livello di istruzione;
2. Pluralismo sociale: società autonoma dalle istituzioni politiche, diversi gruppi che hanno
interessi differenti;
3. Assenza di disuguaglianze estreme: cercare di ridurre la povertà e le disuguaglianze
sociali;
4. Sviluppo economico: lo sviluppo economico di un paese è condizione fondamentale per lo
sviluppo di un sistema democratico

Democrazie ideali e qualità democratica secondo Dahl: ideal democracy is characterized


from a continuous ability of the government to respond to the preferences of its citizens considered
politically equal.

Tutti i cittadini devono avere uguali opportunità di formulare le preferenze, esprimere tali
preferenze attraverso azioni individuali o collettive, ottenere che le proprie preferenze siano
considerate uguali, senza discriminazioni.
Dahl ritiene che debbano esistere almeno 8 garanzie costituzionali, ovvero:
1. Libertà di associazione ed organizzazione;
2. Libertà di pensiero;
3. Diritto di voto;
4. Diritto dei leader politici di competere per il sostegno elettorale;
5. Fonti alternative di informazione;
6. Possibilità di essere eletti ai pubblici uffici;
7. Elezioni libere e corrette;
8. Esistenza di istituzioni che rendano le politiche governative dipendenti dal voto e da altre
espressioni di preferenza.

Regime democratico secondo Dahl: nei regimi democratici i governi devono avere capacità
di risposta (responsiveness) rispetto alle preferenze e alle necessita dei cittadini.
Dahl ritiene inoltre che un regime democratico debba essere caratterizzato dall’inclusività, ovvero
dal grado di partecipazione della popolazione al sistema politico. Anche l’alternanza al governo,
data dal diritto all’opposizione, è una condizione necessaria affinché sussista il regime
democratico.

Un regime può essere considerato democratico se vi sono determinati aspetti essenziali, ovvero:
• universal male and female suffrage
• free, competitive, recurring and fair elections
• presence of more parties
• different and alternative sources of information

La democrazia garantisce ai cittadini diritti civili, come libertà di espressione, pensiero,


uguaglianza, e diritti politici, come diritto al voto e di partecipazione al processo politico.
Sebbene non siano previsti in Costituzione, la democrazia prevede inoltre i diritti sociali, ovvero
quei diritti che garantiscono il benessere e la sicurezza dei cittadini. Il Welfare State garantisce
protezione ai cittadini da disoccupazione, ignoranza, malattia e pensione.

Nella prima democratizzazione, fondamentali sono quindi la soglia di legittimazione e la soglia


di incorporazione, ovvero rispettivamente il riconoscimento effettivo dei diritti civili e l’espansione
al diritto di voto, uguale per tutti i cittadini, con il suffragio universale. Di rilevante importanza sono
poi la soglia di rappresentanza, ovvero attinente al passaggio dai sistemi elettorali maggioritari ai
sistemi elettorali proporzionali, e la soglia del potere esecutivo, la quale riguarda l’approvazione
delle norme sulla base delle quali viene riconosciuta la responsabilità politica del governo nei
confronti del parlamento e istituito un collegamento organico tra maggioranza parlamentare e
governo.

Democratizzazione secondo Dahl : due fondamentali processi che portano dall’egemonia chiusa
alla liberal democrazia (poliarchia) :
1. Processo di ammissione del dissenso secondo il quale la competizione verso il sistema
politico deve essere accertata, per cui chi ha un’opinione differente rispetto a chi è al potere
deve avere la possibilità di esprimere la sua opinione, attraverso la libertà di stampa o di
associazione;
2. Processo di crescita dell’inclusione, ovvero è necessaria una crescita di partecipazione
del popolo al sistema politico, attraverso il diritto di voto e il diritto ad essere votato.

Scatola di Dahl : egli ritiene che ci siano 3 vie per passare dall’egemonia chiusa alla poliarchia,
cioè alla liberal-democrazia, ovvero:
1. Through the competitive oligarchy, there’s an increase in the competition, where the inclusivity
is still the same,
2. Through the inclusive hegemony, increases the inclusivity and only a later stage also increases
the competition.
3. Through a direct passage from the closed hegemony to the polyarchy (like a shortcut) which
however entails the establishment of fragile democracies.
Poliarchia -> alto grado di partecipazione e competizione

Capitolo III - regimi politici non democratici

Regime politico autoritario :


• pluralismo politico limitato, in particolare è limitata l’inclusione, in quanto competono poche
élite; si parla di coalizione dominante, intesa come l’insieme dei gruppi sociali politicamente attivi
che sostengono il regime nella sua fase d’instaurazione e nei periodi successivi;
• classe politica ridotta, il potere viene esercitato da leader o da piccoli gruppi, che non hanno
capacità di risposta; le élites sono espressione di quei gruppi, che partecipano all’azione
governativa del regime stesso in quanto occupano posizioni di comando nelle strutture-chiave
del regime autoritario.
• assenza di un’ideologia-guida elaborata, in quanto nei regimi autoritari i leader al potere hanno
ampio margine di discrezionalità, per cui la politica viene personalizzata;
• assenza di diritti civili e limitazione dei diritti politici, in quanto le elezioni spesso non sono
corrette;
• limitata o assente mobilitazione politica, in particola si registra un appiattimento culturale e
del monopolio della conoscenza;

Regime politico totalitario :


• assenza di pluralismo politico, da luogo al monismo, ovvero caratterizzato al ruolo
permanente di un partito unico;
• presenza di una forte ideologia-guida, articolata e precisamente definita;
• mobilitazione politica elevata e continua, sostenuta dall’ideologia ed effettuata attraverso la
propaganda;
• presenza di un leader carismatico che esercita il potere al vertice di un partito unico;
• limiti non definiti al potere dei leader, generalmente il partito unico che controlla lo Stato non
si limita a imporre delle direttive, ma vuole mutare radicalmente il modo di pensare e di vivere
della società stessa.

Capitolo IV - gruppi di interesse/ gruppi di pressione

I gruppi di interesse sono accumunati dall’obiettivo di articolare gli interessi degli individui e la
mobilitazione del supporto.
In particolare nel testo riportato da Baugmartner e Leech, Basic interests, “i gruppi rappresentano
sia la libertà di unirsi ad altri e presentare domande ai leaders politici sia la minaccia che coloro
che già possiedono risorse importanti possano mobilitarsi più efficacemente di altri, rafforzando
così le disuguaglianze nel potere politico”.

Origine dei gruppi di interesse:


Secondo la visione pluralista, i gruppi sono espressione della libertà democratica di associazione
e unione, la cui interazione tra diversi gruppi produce bene comune.
Secondo i critici della visione pluralista, i gruppi sono espressione dei poteri economici o
religiosi più forti, per cui l’interesse particolare dei gruppi rappresenta un ostacolo per il
raggiungimento dell’interesse generale e del bene comune.

Def. secondo Bentley : un gruppo di interesse è un gruppo che coincide con ogni sezione della
società e che agisce sulla base di un certo interesse specifico.
Def. secondo Truman : un gruppo di interesse è un qualsiasi gruppo che, sulla base di uno o più
atteggiamenti condivisi, presenta delle domande ad altri gruppi nella società.

Def. Almond e Powell : un gruppo di interesse è un gruppo di individui, legato da comuni


preoccupazioni o interessi, e che è consapevole di questo legame.

Definizione : Un gruppo di interesse è un gruppo formalmente organizzato e volontario che


mobilita risorse per influenzare decisioni e conseguenti politiche pubbliche.
La funzione principale dei gruppi di interesse è quella dell’articolazione degli interessi, ovvero la
formulazione di domande politiche da parte di gruppi o individui in forme e modalità molto diverse.

Tipologie di gruppi di interesse in base alla struttura organizzativa :


• gruppi di interesse anomici, corrispondono alle folle e alle rivolte disorganizzate, le cui proteste
e lamentele sono spontanee;
• gruppi di interesse non associativi, ovvero gruppi che percepiscono un interesse comune ma
che non sono organizzati.
• gruppi di interesse istituzionali, ovvero gruppi all’interno di istituzioni complesse;
• gruppi di interesse associativi, cioè strutture specializzate per l’articolazione degli interessi che
sono specificamente destinate a rappresentare gli obiettivi di un gruppo in particolare. Svolgono
un’azione di lobbing, esercitando una certa pressione nel cercare di avere un’azione efficace sui
gruppi esterni e le istituzioni governative.

Mobilità d’azione : i gruppi possono seguire forme d’azione convenzionali attraverso semplici
comunicazioni e contatti, o forme di pressione più forti come campagne verso l’opinione pubblica,
ricorso in giudizio, corruzione, finanziamento di campagne elettorali di certi candidati, scioperi e
altre modalità non convenzionali.

Obiettivi : distinti tra gruppi di interesse pubblico che difendono l’interesse comune, e gruppi di
interesse speciale che difendono gli interessi parziali, che avvantaggiano alcuni gruppi a danno di
altri. Si distinguono poi i gruppi di difesa di interessi oggettivi e i gruppi di interesse fondati
sull’espressione di interessi morali.

Risorse : economico-finanziarie; numeriche; di influenza, in cui valgono le conoscenze


personali; conoscitive, cioè dovute al monopolio; organizzative, derivanti dall’esistenza di
strutture efficienti; simboliche, che hanno i gruppi in grado di convogliare consenso sulle proprie
domande potendo fare ricorso a simboli e valori rilevanti per i cittadini.
Rapporto tra gruppi di interesse e partiti
I patiti politici hanno il potere di poter tenere fuori dal sistema politico alcuni gruppi di interesse e di
farne accedere altri, per questo il rapporto tra gruppo di interessi e partito è molto importante.
In particolare si possono verificare situazioni di :
• occupazione, caso in cui uno o più partiti prevalgono completamente su uno o più gruppi;
• simbiosi, nel caso in cui un gruppo e un partito si rinforzano a vicenda nelle rispettive sfere di
attività, trovandosi in una situazione paritaria, nella quale l’uno ha bisogno e dipende dall’altro;
• egemonizzazione, nel caso in cui un gruppo ha egemonizzato completamente un partito, e
quindi un gruppo condizionerà il partito a livello di nomina e reclutamento nelle elezioni;
• neutralità, i partiti, grazie alla propria autonomia, mantengono il controllo d’accesso dell’agenda
e dei risultati decisionali e i gruppi rimangono neutrali, trovando più conveniente non stabilire
contatti privilegiati con alcun partito.

Attori nel sistema politico :


• attori politici, ovvero quegli attori che ricercano potere politico, e dunque un potere garantito,
sotto forma di posizioni di autorità e di governo. L’azione degli attori politici è la lotta per il potere
e l’obiettivo è appunto vincere le elezioni;
• attori non politici, i quali ricercano il potere garantito sotto forma di contenuti delle decisioni
politiche, delle politiche pubbliche, e si suddividono in gruppi di interesse, la cui azione tipica è
la pressione; e la classe diretta, la cui azione tipica è la partecipazione politica.

Teoria pluralista dei gruppi : i gruppi sono la normale forma di aggregazione degli individui e il
compito dello Stato è quello di mediare tra questi.
La teoria pluralista ha a suo favore tre principali argomentazioni, ovvero :
1. la pluralità dei gruppi di interesse garantisce un certo equilibrio tra spinte contrastanti;
2. gli effetti della partecipazione sono visti come particolarmente socializzanti, in quanto la vita
nelle associazioni educherebbe all’interazione con altri, insegnando a comunicare e
collaborare;
3. gli individui che si organizzano sono meno dipendenti dalle istituzioni pubbliche.

Critiche alla teoria pluralista : i gruppi sono fonte di inuguaglianze, in quanto non tutti i gruppi di
interesse hanno le stesse risorse e non sono quindi equivalenti tra di loro, dunque pochi gruppi
riuscivano a mobilitarsi e avere influenza. Inoltre, gli interessi ben organizzati potevano influenzare
il governo a danno degli altri.

Neo-corporativismo è :
• una forma di intermediazione degli interessi, la cui funzione è la trasmissione della domanda. Lo
Stato concede riconoscimento istituzionale e monopolio della rappresentanza a un numero
limitato di gruppi di interesse, differenziate sulla base delle funzioni che svolgono e quindi non in
competizione.
• un modo di formazione delle scelte politiche, secondo il quale i gruppi non si limitano a esercitare
pressione politica, come nel pluralismo, ma “partecipano alla formazione della politica statale,
specialmente la politica economica”.

Modello pluralista : unità multipla; adesione volontaria; rapporti concorrenziali; assenza di


coordinamento gerarchico.
Rapporto con lo Stato : assenza di riconoscimento per licenze, sovvenzioni, controlli; accesso
differenziato secondo le circostanze; alleanze mutevoli
Modello neo-corporativo : unità monopolistiche; contribuzione non volontaria; sfere d’azione
differenziate; coordinamento gerarchico.
Rapporto con lo Stato : presenza di riconoscimento esplicito per licenze, sovvenzioni, controlli;
incorporazione della struttura; compromessi stabili.

In sostanza: nel modello neo-corporativo i contatti istituzionali fra gruppi e governo sono frequenti
ed efficaci; i gruppi hanno spesso responsabilità anche nella realizzazione delle politiche, mentre
sono più rari i contatti con i partiti, il lobbying parlamentare, le campagne per mobilitare l’opinione
pubblica e le stesse azioni di protesta che invece caratterizzano i modelli pluralisti.

Capitolo 7

Sistema politico : insieme di interazioni attraverso le quali vengono prodotte e affermate delle
decisioni politiche che danno valore alla società, ovvero si realizza l’assegnazione autoritativa di
valori in una data società.

EASTON -> approccio sistemico :


1. INPUTS -> domande, idea di partenza
2. FEEDBACK -> reazioni
3. BLACK BOX -> processo decisionale
4. OUTPUTS -> decisione da applicare -> prodotto
5. OUTCOMES -> risultato -> impatto sulla società
WEBER : i partiti politici sono associazioni formalmente organizzate, basate su partecipazione
volontaria con scopo di influenzare l’ordinamento e l’apparato di persone che guidano una
comunità sociale. Strategia: conquista delle cariche elettive.

approccio razionale -> elementi base :


1. individualismo
2. comportamento utilitarista degli individui

DOWNS -> approccio razionale ed economico : sistema politico visto come mercato elettorale. Un
partito politico è una compagine di persone che cerca di ottenere il controllo dell’apparato
governativo a seguito di regolari elezioni.

Def. partiti politici: associazioni più o meno organizzate, comunque in grado di durare, che
competono per voti popolari al fine di far accedere i propri leaders e aderenti alle cariche
pubbliche, cercando di influenzare le scelte collettive.
I partiti agiscono come mediatori tra le istituzioni pubbliche e la società civile, tra lo stato e i
cittadini.

Funzioni dei partiti


1. Strutturazione della domanda : i partiti sono indispensabili per organizzare la volontà
pubblica, operando una semplificazione della complessità degli interessi individuali. I partiti
operano da mediatori tra interessi individuali, formando l’interesso collettivo.
2. Strutturazione del voto : i partiti mettono in ordine il “caos” attraverso un processo di
semplificazione delle domande.
3. Socializzazione politica : i partiti insegnano a colo che partecipano alla politica un senso di
collettività, modellando atteggiamenti, inculcando valori e distribuendo capacità politiche ai
cittadini e alle élites.
4. Reclutamento dei leader e del personale politico : i partiti reclutano la classe politica tra i
candidati capaci, in grado di vincere le elezioni.
5. Funzione di controllo : i partiti controllano gli eletti, hanno però anche il potere di reclutarli e
rimuoverli.

L’evoluzione storica dei partiti : Weber ha proposto un’analisi dell’evoluzione dai partiti dei
notabili ai partiti di massa.

Partito dei notabili / Partito di massa


• Personale di partito : notabili, dotati di risorse autonome / politici di professione, vivono di politica
• Risorsa dei politici : deferenza / delega
• Attività del partito : saltuaria, prevalentemente in campagna elettorale / permanente
• Situazione in cui si sviluppa : competizione elettorale ristretta / suffragio elettorale allargato

Partito dei notabili : è un associazione che si afferma in Europa tra il XVIII e XIX secolo.
Il termine “notabili” indica quegli individui che sono in grado, in virtù della loro condizione
economica, di agire continuativamente all’interno di un gruppo, dirigendolo e amministrandolo .
I membri di quest’associazione rappresentano l’élite socio-economica, si tratta dunque di classi
aristocratiche, come ad esempio il clero e i proprietari terrieri.
I leader del partito avevano dunque una propria attività e risorse proprie, ed erano legati da un
rapporto di confidenza e di rispetto. Per questo motivo, la gerarchia dei leader si basa sul potere
delle proprietà terriere e sullo status quo. L’attività è statuaria e particolarmente attiva a ridosso
delle elezioni, in cui la competizione elettorale è ristretta.

Partito di massa : si sviluppano grazie alla partecipazione della classe operaia all’interno della
vita politica, il cui motore principale della trasformazione è l’estensione dei diritti politici attraverso il
suffragio ai non-notabili, ovvero a quegli individui che non hanno risorse materiali proprie con cui
finanziare la propria attività politica. I leader sono politici di professione, che vivono di politica.
Uno strumento importante dei politici di professione è l’oratoria, ovvero la capacità di comunicare,
argomentare ed interpretare l’elaborazione del concetto di bene comune, grazie soprattutto
all’affermarsi della libertà di pensiero e di stampa.
Le relazioni tra i politici sono legate dalla delega, secondo la quale i membri del partito delegano i
propri leader, eletti attraverso dei congressi. La delega permette il controllo della struttura
organizzativa del partito. L’attività del partito è permanente e risulta così formalmente organizzata
e stabile. Per conquistare le masse, diventa poi necessaria la creazione di un ampio apparato di
funzionari pagati, radicati nel territorio e nei luoghi di lavoro.

L’evoluzione dei partiti di massa richiama il processo di democratizzazione di Dahl, secondo cui
l’inclusività e la partecipazione sono elementi fondamentali.

Venne però sollevata una voce di dissenso da parte di Michels, il quale sostiene che dopo
l’evoluzione ai partiti di massa si crea un dominio di oligarchia in cui il potere si restringe nelle mani
di pochi. In questo contesto emerge la legge ferrea dell’oligarchia. Michels ha così descritto, a
partire dall’analisi dei partiti socialisti, alcune degenerazioni del modello del partito di massa.
Egli ritiene infatti che per guidare un’organizzazione complessa occorrono competenze tecniche
specifiche, ed il possesso di queste competenze porta a concentrare il potere in un’oligarchia.
L’organizzazione di questi partiti, strutturata in modo burocratico, comporta l’affermazione di capi,
leader, ai quali vengono affidati poteri decisivi, e sempre più svincolati dal controllo della base.
Questa evoluzione è una conseguenza della stessa crescita organizzativa,, in quanto tanto più è
grande il numero dei membri, tanto maggiore è il bisogno di competenze specialistiche e quindi di
una struttura complessa. Così, il partito, come ogni altra organizzazione complessa, produce
necessariamente diseguaglianze, facendo aumentare il potere di chi gestisce le risorse necessarie
alla vita dell’organizzazione.

Tuttavia, le ipotesi di Michels vanno ridimensionate e specificate, infatti l’evoluzione dell’approccio


organizzativo dei partiti è più complessa e contraddittoria rispetto a quanto ipotizzato dalla legge
ferrea delle oligarchie. Infatti è possibile constatare che il potere organizzativo è relazionale, in
quanto i membri dei partiti mantengono risorse ambite anche dai dirigenti. Inoltre le ideologie non
sono del tutto manipolabili, in quanto gli obiettivi e i fini mantengono una certa rilevanza sia per i
militanti che per i leader del partito. Ne deriva dunque che l’evoluzione dei partiti è dettata da una
serie di vincoli ambientali e dalle scelte strategiche da adottare per raggiungere obiettivi diversi.
Partito piglia tutto, catch all party
Kichhemeier elabora il concetto del partito piglia tutto, a seguito dell’evoluzione e delle
trasformazioni del partito di massa, affermatosi a seguito del secondo dopoguerra, dopo una serie
di trasformazioni sociali e culturali che hanno portato all’indebolimento dei sentimenti di
appartenenza alle classi politiche.
Il partito piglia tutto pone particolare attenzione sulla competizione elettorale e su temi consensuali
e politiche distributive.
Il modello del partito catch all si caratterizza per:
• una minore caratterizzazione ideologica, la cui valenza viene notevolmente ridotta
• un ridimensionamento dell’attivismo politico, secondo il quale vengono ulteriormente rafforzati i
gruppi dirigenti posti al vertice, che concentrano il potere solo su se stessi, per cui ne consegue
che la partecipazione all’attività politica risulta notevolmente ridotta;
• una diminuzione del ruolo del singolo membro del partito;
• l’apertura ad un gruppo di elettori, a gruppi di interessi molto ampia, per cui si vengono a creare
partiti inter-classicisti;
• l’obiettivo principale è il successo elettorale.

Partito cartellizzato, cartel party


Katz e Mair rielaborano successivamente il concetto del partito piglia tutto, rilevando l’importanza
di un nuovo partito, ovvero il partito cartellizzato, come conseguenza della crescente rilevanza del
finanziamento pubblico. Il cartel party sottolinea la collusione tra partiti, che formano appunto
cartelli cioè alleanze per ottenere risorse pubbliche, che sono l’obiettivo principale.
Il cartel party è poi caratterizzato per:
• un’organizzazione del partito sempre meno rigida;
• una diminuzione ulteriore dei principi ideologici;
• una forte concentrazione del lavoro nella fase elettorale;
• un pieno controllo sui mezzi per la comunicazione politica, che portano ad una forte
manipolazione pubblica.

Fratture sociali/ cleavages : i partiti sono anche il prodotto di alcuni conflitti sociali verificatesi nel
corso degli ultimi secoli, in particolare i partiti riflettono 4 grandi fratture sociali:
• due fratture si sono formate durante il processo di formazione dello Stato-Nazione, ovvero:
1. conflitto Stato-Chiesa, dovuto in particolare a causa dei dibattiti per l’affermazione della
propria legittimità e delle proprie sfere di competenza. Una frattura sociale che ancora oggi si
riflette nella formazione dei partiti, come ad esempio i liberali in opposizione ai radicali;
2. conflitto centro-periferia, si tratta di un conflitto che esprime l’opposizione all’accentramento
territoriale del potere politico, economico e culturale, simbolizzato in particolare attraverso
l’affermazione di un’unica lingua ufficiale.
• due conflitti sono invece emersi durante la Rivoluzione Industriale, ovvero:
1. conflitto città-campagna, si crea a causa della frattura ideologica tra la città industriale, nella
quale si afferma la borghesia liberale, e la campagna, in cui vi sono gli aristocratici conservatori
che difendono le proprie proprietà terriere;
2. conflitto capitale-lavoro, ovvero tra imprenditori industriali e classe operaia. In particolare si
creò un asse di conflitto tra destra e sinistra per cercare di ridurre le disuguaglianze. La destra
si caratterizzava infatti per la richiesta di minor intervento dello Stato e minore tassazione, la
sinistra chiedeva invece maggior intervento dello Stato in tema di servizi sociali e di
miglioramento delle condizioni di lavoro.

La teoria del congelamento, elaborata tra gli anni ’20 e ’80 del ‘900, si riferisce alla
cristallizzazione delle fratture sociali, che hanno garantito una coesione sociale e stabilità politica,
evitando che le fratture diventassero veri e propri conflitti.
Tuttavia studi recenti, proposti dall’autrice Della Porta, hanno rivelato che la teoria del
congelamento è stata messa in discussione dalla teoria dello scongelamento dei sistemi partitici,
in quanto questi ultimi negli ultimi decenni si sono dimostrati incapaci di gestire le fratture sociali,
rischiando di farle esplodere in conflitti sociali Di conseguenza, sono nati nuovi partiti.

Partiti e sistemi partitici

Def. secondo Duverget : Un sistema partitico si definisce sulla base del numero dei partiti
presenti in una competizione elettorale. In presenza di un regime autoritario, il sistema sarà
monopartitico. ll Regime inglese è invece un esempio di sistema bipartitico, formato da
conservatori e liberali, recentemente diventato tripartitico in quanto quest’ultimo è stato declassato
dai laboristi. Tuttavia la maggior parte dei sistemi europei è multipartitico.
Sartori, considerando la teoria di Duverget troppo semplicistica, ne propone una più articolata,
sulla base di tre criteri, ovvero:
1. il numero dei partiti (o formato);
2. la dimensione dei partiti (o rilevanza);
3. le relazioni tra partiti che ne definiscono la logica di funzionamento (o meccanica).

Sartori parte dal postulato di Duverget, ritenendo però poco importante il conteggio dei partiti,
quanto più proponendo un analisi su due nuovi aspetti, ovvero il potere di ricatto e la capacità di
coalizzarsi.

La tipologia di Sartori si distingue da quella di Duverget grazie al criterio della polarizzazione


ideologica, criterio base per lo studio dei partiti, in quanto serve a calcolare la collocazione degli
elettori sull’asse di destra o di sinistra, costruendo una tipologia di sistemi partitici in cui è
fondamentale la distanza ideologica.

In un sistema multipartitico, come quello italiano, vi sono molteplici distanze ideologiche.


In particolare Sartori, rifacendosi alla teoria di Duverget, distingue tre tipologie di sistemi partitici,
ma ne propone una definizione più sofisticata, ovvero:
1. I sistemi monopartitici sono quei sistemi a partito unico dove non vi è competizione. Sartori
considera sistemi monopartitici anche quei sistemi in cui vi sono più partiti, tra i quali però uno
è predominante, ed ha dunque la possibilità di vincere le elezioni, mentre gli altri partiti sono
definiti “satelliti”, in quanto non hanno alcuna possibilità di vincere le elezioni.
2. I sistemi bipartitici sono invece quei sistemi in cui sono presenti due partiti che hanno
entrambi reale possibilità di vincere le elezioni, proponendo anche un’alternanza di governo.
Generalmente entrambi i partiti in questo sistema “combattono” per il centro, in quanto sono
più fluttuanti.
3. I sistemi multipartitici sono infine differenziati in base all’organizzazione interna:
• si parla di pluripartitismo moderato nei casi in cui sono presenti dai 3 ai 5 partiti e dunque la
distanza ideologica tra i partiti è bassa. In questi sistemi competono generalmente due coalizioni.
• si parla invece di pluralismo polarizzato nei casi in cui sono presenti dai 5 ai 10 partiti, che
comportano dunque una forte distanza ideologica. Questi sistemi possono caratterizzarsi anche
per la presenza di partiti anti-sistema, ovvero partiti che non rispettano le regole istituzionali,
entrando anche in simbiosi con organizzazioni e movimenti violenti. In questi casi la
competizione è centrifuga, ovvero si tratta di una competizione puramente ideologica nella quale
i partiti non occupano la zona al centro ma si spostano dall’asse di estrema destra all’asse di
estrema sinistra, provocando inevitabili conseguenze all’interno dell’azione governativa.
Il pluralismo polarizzato avrebbe caratterizzato, secondo Sartori, il caso italiano.
Movimento socialista italiano e Partito comunista italiano sarebbero stati i due partiti antisistema
mentre la Democrazia cristiana avrebbe occupato saldamente il centro.

Capitolo 8

Elezioni : sono il meccanismo attraverso il quale vengono selezionati i candidati per le cariche
pubbliche, sono dunque lo strumento principale della rappresentanza e del controllo popolare sui
governanti. Tuttavia non tutte le cariche pubbliche sono elettive, molte sono infatti nominali. Inoltre
le elezioni possono avvenire nei regimi democratici, così come nei regimi autoritari.

Elezioni democratiche caratteristiche fondamentali :


• competizione tra più partiti;
• il voto deve essere segreto, al fine di garantire la libertà della votazione;
• devono avere ricorrenza, periodicità, devono dunque essere ripetute regolarmente nel tempo,
garantendo così i principi fondamentali per una democrazia esposti da Dahl, ovvero alternanza al
governo e capacità di risposta dei governanti alle domande degli elettori;
• devono avere rilevanza, ovvero è necessario che il voto venga tradotto in risultati governativi;
L'elettorato indica la capacità elettorale, ovvero la capacità di agire in modo rilevante dal punto di
vista politico-costituzionale, e si distingue in:
• Elettorato attivo, il quale indica l’idoneità a votare, riconosciuta nell'ordinamento italiano in
presenza di due requisiti, ovvero della cittadinanza e della maggiore età, fissata ai 18 anni. Solo
per l'elezione del Senato, l'elettorato attivo è riconosciuto col raggiungimento dei 25 anni.
• Elettorato passivo, ovvero l’idoneità a candidarsi ed essere eletti, e quindi di svolgere una
carica pubblica, un mandato politico. Per l'esercizio dell'elettorato passivo sono previste soglie di
età diversificate in base alla carica da ricoprire: per la Camera dei deputati è richiesto il
compimento dei 25 anni d'età, per il mandato al Senato sono richiesti i 40 anni e per l'elezione a
Presidente della Repubblica è richiesto il compimento dei 50 anni.

Sistemi elettorali : lo studio dei sistemi elettorali permette di determinare le leggi elettorali che
stabiliscono come deve avvenire la traduzione dei voti in seggi elettorali, ovvero rispecchiando il
più fedelmente possibile la varietà di opinioni presenti nell’elettorato, incoraggiando ad accordi
formali che rappresentano i compromessi tra partiti e tutelando anche le minoranze.
I sistemi elettorali devono presentare ampiezza delle circoscrizioni, una formula elettorale e delle
soglie elettorali minime di rappresentanza.

Formule elettorali

1. Formula maggioritaria : privilegia nell’aggregazione dei seggi un’orientamento di maggioranza.


Il seggio viene vinto se si raggiunge la maggioranza assoluta, ovvero il 50% +1 dei componenti
dell’Assemblea, oppure la maggioranza relativa, ovvero 50% + 1 dei votanti. Ne deriva tuttavia
uno svantaggio per le minoranze che non vengono tutelate, in quanto i seggi non sono
proporzionali al numero dei voti. La formula maggioritaria può presentare:
· un sistema maggioritario ad unico turno in collegi uninominali, dove vince chi ottiene la
maggioranza;
· un sistema maggioritario ad unico turno in collegi plurinominali, i quali sono però utilizzati
poco frequentemente;
· un sistema maggioritario a doppio turno in collegi uninominali, nei quali se non si raggiunge
la maggioranza assoluta, vi è un secondo turno di ballottaggio, in cui i candidati si
coalizzano per il raggiungimento della maggioranza.
Vengono quindi favoriti gli accordi pre-elettorali, in modo che i partiti possano stipulare alleanze
prima del voto, proponendosi agli elettori come una forza politica unitaria.

2. Formula proporzionale : tutti gli orientamenti politici sono rappresentanti in proporzione alla
propria forza, ovvero alla percentuale di voti riportati dai candidati o dalle forze politiche,
garantendo così la rappresentatività, in quanto riproduce fedelmente lo spettro delle posizioni
politiche, ideologiche e sociali che connotano l'ordinamento, misurando il grado di consenso
riportato da ciascun partito. Il sistema proporzionale valorizza così il pluralismo culturale,
ideologico e sociale, tutela in modo più efficace le minoranze e favorisce il rinnovamento
politico. Inoltre, a differenza della formula maggioritaria, propone un sistema pluripartitico,
scoraggiando le coalizioni pre-elettorali. Sarà poi poi necessario, nella fase post-elettorale, che
la maggiora parte delle forze elette in Parlamento trovino accordi e giungano a compromessi per
dare vita ad una maggioranza parlamentare, la quale sosterrà un governo di coalizione,
includendo così nell’Esecutivo tutte le forze di maggioranza.

3. Formula mista : frequentemente si adottano sistemi elettorali misti, caratterizzati appunto


dall’unione tra metodo maggioritario e metodo proporzionale, in quanto difficilmente le due
formule vengono applicate in modo puro. Vengono utilizzate :
· La formula prevalentemente maggioritaria prevede che una quota minoritaria dei seggi
sia distribuita con criterio proporzionale, per non sacrificare le minoranze, oppure, al
contrario, si prevede che la maggior parte dei seggi siano attribuiti con formula
proporzionale ed una quota residuale con formula maggioritaria. (attuale legge elettorale)
· La formula prevalentemente proporzionale, nella quale sono stati applicati dei correttivi,
quali il premio di maggioranza, che attribuisce al partito di maggioranza relativa un numero
aggiuntivo di seggi, accrescendo le possibilità di governabilità, e l’aumento delle soglie di
sbarramento, che favoriscono la selezione dei partiti più rappresentativi, portando stabilità.

Effetti del sistema elettorale sul partito politico : si intende gli effetti di tipo meccanico che si
riferiscono alla traduzione meccanica del voto in numero di seggi vinti. Si distinguono in:
• Effetti diretti : riferiti all’aumento o alla riduzione del numero di partiti. La capacita riduttiva nel
caso del sistema maggioritario uninominale è massima. Nel sistema proporzionale, con
circoscrizione molto ampie e con nessuna soglia di sbarramento, la capacità riduttiva è minore,
in questo contesto i partiti sono frammentati: caso del pluralismo frammentato di Sartori.
Nel caso delle elezioni politiche nazionali, gli effetti diretti costituiscono la sommatoria di tutti gli
effetti a livello locale, ma esiste una teoria che stabilisce che in un sistema maggioritario i partiti
minoritari sono penalizzati se sono distribuiti in maniera omogenea sul territorio, ma se questi
partiti sono concentrati territorialmente allora sono avvantaggiati nel caso in cui la competizione
avvenga con sistema maggioritario.
• Effetti indiretti : si riferiscono agli effetti psicologici sul comportamento degli elettori riguardo alle
preferenze di voto. Nel sistema maggioritario il “voto utile” coincide con l’interesse in modo
razionale e strategico alla vittoria. L’utilità di voto è data dal calcolo razionale basato sulla
probabilità di vincere alle elezioni. Il “voto espressivo” permette invece di esprimere la preferenza
sul candidato, ma nei sistemi maggioritari le chance del candidato di vincere sono ridotte. Nel
sistema proporzionale infatti il voto utile coincide con il voto espressivo, in quanto il problema
dell’utilità del voto non sussiste poiché nessuno rimane escluso, anche le minoranze ottengono
un seggio.

Fattori determinanti il comportamento di voto : si basano sullo studio incentrato sul


comportamento individuale e sull’analisi di un voto aggregato.
Ne deriva che il comportamento di voto dipende da:
• profonde fratture stoiche sociali -> cleavages;
• appartenenza a diverse classi sociali, e appartenenza religiosa;
• fattori politici, che dipendono, secondo la teoria di Parisi e Pasquino, dal voto di appartenenza,
ovvero dall’identificazione e dalla fedeltà di un individuo ad un partito, oppure dal voto di
opinione, che varia a seconda degli specifici programmi che il partito propone.
• fattori economici, in quanto è stato dimostrato che l’economia in crescita premia i partiti al
governo. (La crisi finanziaria del 2008 ad esempio ha portato la sconfitta di tanti partiti al governo
e ha fatto emergere molti partiti nuovi, mobili e abili nel cercare elettori con preoccupazioni
specifiche.

Capitolo 9- parlamenti e rappresentanza

Parlamento democratico : assemblea rappresentativa a competenza generale, pluralistica e


permanente ma rinnovata nella sua composizione tramite elezioni a scadenze regolari.

Proprietà dei parlamenti democratici :


• natura assembleare, fa riferimento al carattere paritario e egalitario dell’assemblea dentro la
quale il voto di ogni membro ha la stessa valenza, importanza
• carattere permanente dell'istituzione, in quanto organismo permanente, è in grado di produrre
un flusso decisionale continuo senza dipendere da altri organismi.
• mandato temporaneamente definito dei componenti, i quali sono soggetti al rinnovo, a
scadenze temporalmente ravvicinate.
• pluralismo interno, in quanto si tratta di un'istituzione organizzata secondo principi tali da
consentire e regolare la coesistenza di una pluralità di orientamenti politici. Anche l'opposizione
può fruire di uno spazio istituzionalmente garantito.
• rappresentanza politica, i parlamenti costituiscono infatti parte integrante del processo
rappresentativo del quale sono il coronamento. Si tratta di assemblee fondate sull'elezione
popolare.
Rappresentanza democratica : concetto relazionale, che lega un rappresentante ed un
rappresentato, è infatti intesa come conferimento di potere, agire nell'interesse di qualcuno e
responsabilità che si realizza in un contesto istituzionale che ne è la garanzia.
L'elezione competitiva, che costituisce il principio di legittimazione, mette in opera un meccanismo
di responsabilità nei confronti degli elettori determinando una relazione istituzionale tra governati e
governanti, la quale determina strategie di comunicazione e di controllo.
Presenta diverse accezioni:
• rappresentanza come conferimento di autorità, ovvero il rappresentante agisce
legittimamente per il rappresentato nelle situazioni nelle quali una collettività, non potendo agire
in prima persona, delega il proprio eletto. (accezione autocratica)
• rappresentanza come azione nell'interesse dell’elettore che non può agire personalmente.
(accezione liberal-democratica).
• rappresentanza come responsabilità del rappresentante nei confronti dell’elettore e prevede
dei meccanismi per farla valere, ovvero le elezioni.
• rappresentanza come rappresentatività, intesa come riproduzione dei soggetti rappresentati,
o, delle caratteristiche di questi.
• rappresentanza come evocazione simbolica, in questa accezione i rappresentanti non si
differenziano da oggetti simbolici come le bandiere nazionali, gli inni o edifici, in quanto
rappresentano la Nazione.

Monocameralismo e bicameralismo
• Modelli unicamerali : corrispondono all'affermarsi di un criterio unico di organizzazione del
rapporto rappresentativo, che riflette l'esigenza di accomodare e bilanciare criteri diversi.
• Modelli bicamerali : tipici della prima fase di democratizzazione. L’intento è quello di bilanciare il
carattere innovativo della democrazia e garantirne l'accettazione da parte dei vecchi
strati politici. Sono legati alla necessità di un compromesso rappresentativo tra una concezione
unitaria e una policentrica della comunità politica. Mentre una camera si basa sul principio della
parità rappresentativa degli individui che compongono la comunità politica, l'altra si fonda sul
principio della parità rappresentativa delle unità sub-nazionali.
Bicameralismo perfetto (caso Italiano) : l’Italia presenta un modello con due Camere, che si
trovarono a svolgere, in condizioni di parità giuridica, le funzioni legislative, di indirizzo e controllo
sul Governo.
É possibile definire 4 diversi modelli di bicameralismo:
1. forte, nel quale i poteri sono uguali, in quanto esprime la logica del compromesso tra due
interpretazioni della rappresentanza ugualmente forti. (base rappresentativa diversa, poteri
simmetrici);
2. debole, che è indicativo della forza minore del principio rappresentativo su cui si basa una delle
due camere. (base rappresentativa uguale, poteri simmetrici);
3. ridondante, in cui la struttura duplice del parlamento non trova la sua base in diversi principi di
rappresentanza e la seconda camera è sostanzialmente un doppione. (base rappresentativa
diversa, poteri asimmetrici);
4. a base funzionale, nel quale le due camere hanno due funzioni diverse. (base rappresentativa
uguale, poteri asimmetrici).

Due modelli di parlamento :


• parlamento policentrico, nel quale si sommano le varianti più centrifughe di tutte le dimensioni.
Un bicameralismo forte, partiti poco coesi in numero elevato, una limitata salienza della linea di
demarcazione governo-opposizione, un debole nesso tra governo e maggioranza e un sistema di
commissioni forte. (modello americano)
• parlamento avversariale, che combina le varianti più centripete. Un monocameralismo o un
bicameralismo debole, un sistema bipartitico con partiti coesi, una stretta identificazione tra
governo e maggioranza parlamentare e un sistema di commissioni debole. L'articolazione
governo-opposizione sarà la linea fondamentale di strutturazione e di funzionamento
dell'istituzione parlamentare. (modello inglese)

Capitolo 10 - i governi
Def. secondo Pasquino : il governo è la compagine di uomini e donne che, a tutti i livelli di un
sistema politico, hanno ottenuto il potere di scegliere, decidere e di far attuare le politiche
pubbliche.

Forme di governo costituzionali


Il passaggio dallo Stato assoluto allo Stato liberale è caratterizzato dall’affermazione della forma di
governo della monarchia costituzionale o monarchia limitata.
La monarchia assoluta, precedente l’avvento dello Stato liberale, è caratterizzata
dall’accentramento dei poteri nelle mani di un unico soggetto, il monarca.
Si tratta di una forma di governo “pura” in contrapposizione alle forme di governo “miste” che
conseguiranno.
La monarchia costituzionale va ricondotta alle forme di governo “miste”, infatti si caratterizza
per la netta separazione dei poteri tra il re e il parlamento.
Il principio della separazione dei poteri trova dunque la sua espressione in quelle costituzioni che
riconoscono al parlamento determinati poteri, destinati a limitare l’onnipotenza del monarca.
La monarchia costituzionale si fonda infatti sulla coesistenza di due autorità politiche,
diversamente legittimate e a cui erano affidate funzioni proprie.
Da un lato il sovrano, il quale conserva formalmente la pienezza delle sue potestà, traendo la sue
legittimazione dal principio monarchico-ereditario.
Dall’altro lato, il Parlamento cui il sovrano riconosce il potere di partecipare alla produzione delle
leggi, fondando la sua legittimazione sul principio elettivo.
Il dualismo monarca-parlamento esprime le dinamiche sociali ed economiche del tempo.
Si andò però configurando l’esigenza di una più articolata ripartizione delle funzioni.
La monarchia costituzionale si evolve nella forma del governo parlamentare attraverso una serie di
atti e fatti che assegnano al Parlamento un ruolo più rilevante. Anche il Governo, pur essendo
nominato dal re, vedeva crescere gradualmente la propria autonomia dal sovrano, nella misura in
cui consolidava il rapporto di fiducia con il Parlamento.
Inizialmente il parlamentarismo si presenta dunque come “parlamentarismo dualista”, in cui il
potere esecutivo è esercitato dal re e dal suo Governo, che deve avere la fiducia sia del sovrano
che del Parlamento. Senza la fiducia parlamentare, il Governo non otterrebbe l’approvazione del
bilancio annuale e delle leggi tributarie, essenziali per mettere in campo un programma politico.
Il carattere “dualista” nella forma di Governo, si esprime nella presenza di due centri di potere, il
sovrano e il parlamento, diversamente legittimati e tra i quali esiste un equilibrio istituzionale.
Gradualmente questo equilibrio si altera a favore del Parlamento.
Questa evoluzione riflette l’ascesa della classe borghese, che ha gradualmente assunto la
posizione di classe dominante, facendosi portatrice dell’interesse della Nazione.
È la fase del “parlamentarismo monista” nel quale il rapporto di fiducia tra Parlamento e Governo
si consolida al punto da assumere caratteri esclusivi, mentre il sovrano assume funzioni di
rappresentanza e di garanzia. Il sovrano viene poi posto ai margini dell’assetto politico decisionale,
a causa della controfirma, atto con cui il Governo determina il contenuto sostanziale di una legge.
La forma di governo parlamentare assume poi connotazioni estreme, nel momento in cui il capo
dello Stato viene privato del potere di scioglimento del Parlamento e il Governo resta escluso da
ogni forma di delega legislativa.
É dunque possibile distinguere le forme di governo monistiche, nelle quali solo il Parlamento è
legittimato dal corpo elettorale, e da esso ne deriva il Governo (governo parlamentare), dalle forme
di governo dualistiche, nelle quali gli organi di vertice dell’esecutivo e del legislativo hanno
legittimazione popolare diretta. (governo presidenziale e semi-presidenziale)

Principali forme di governo in democrazie dell’epoca contemporanea


La forma di governo è data da quell’insieme di norme giuridiche, scritte e non scritte, che
regolano l’attività degli organi supremi dello Stato.
Per determinare una forma di governo bisogna considerare sia il dato giuridico-costituzionale, sia il
dato empirico-politico di un determinato Stato.
In epoca contemporanea vengono distinte tre forme di governo, considerati modelli teorici e dotati
di prestigio costituzionale, ovvero la forma di governo parlamentare, la forma di governo
presidenziale e la forma di governo semi-presidenziale.
La forma di governo presidenziale degli USA
La forma di governo degli Stati Uniti è classificata come forma di governo presidenziale e
rappresenta il modello esemplare di presidenzialismo.
L’intera struttura costituzionale è fondata su un’interpretazione del principio della separazione
dei poteri piuttosto rigido, nel quale il legislativo ha la funzione di produrre leggi mentre
l’esecutivo attua le legislazione nel quadro della sua azione politica.
I tratti essenziali del governo presidenziale sono delineati intorno alla figura del Presidente, il
quale presiede e dirige il Governo, composto da membri da lui nominati.
Esiste un dualismo paritario tra legislativo ed esecutivo, infatti il capo dello Stato e il
Parlamento sono entrambi legittimati democraticamente dal voto del copro elettorale e inoltre
restano in carica per tutta la durata del loro mandato, in quanto il Presidente non ha il potere di
scioglimento anticipato delle Camere e non è previsto il voto di sfiducia da parte del Parlamento.
L’elezione del Presidente e del Vice-presidente si basa su una procedura a doppio grado:
1. In una prima fase i cittadini, divisi per collegi elettorali corrispondenti ai singoli stati dell’Unione,
eleggono gli elettori presidenziali, in numero pari a quanti sono i deputati e i senatori di
ciascuno Stato.
2. Gli elettori presidenziali sono poi riuniti in un organo federale, l’Electoral College, che ha il
compito di eleggere il Presidente e il Vice-presidente.
Nella Costituzione americana, Il Presidente è il capo dello Stato e il capo dell’esecutivo.
Per l’esercizio delle funzioni di governo si avvale di collaboratori di fiducia che egli stesso nomina
come segretari di Stato che, pur senza costituire un organo formale, formano il “gabinetto” del
Presidente.
La Costituzione affida il potere legislativo al Congresso, organo parlamentare bicamerale, che in
seduta comune procede alla revisione costituzionale sulla base di maggioranze rafforzate.
Il dualismo paritario tra esecutivo e legislativo, che caratterizza la forma di governo presidenziale
degli Stati Uniti d’America, conserva nel tempo la sua efficacia grazie ad una separazione dei
poteri attuata sul principio di checks and balances.

La forma di governo parlamentare


I tratti essenziali della forma di governo parlamentare sono riconducibili al rapporto di fiducia
tra Governo e Parlamento.
Il Parlamento, eletto direttamente dal popolo, è dotato di piena legittimazione democratica, ed ha il
compito di eleggere il Governo, il cui rapporto di fiducia assicura la continuità all’azione di governo.
Nel caso in cui il Parlamento propone un voto di sfiducia, il Governo è tenuto a dimettersi.
Negli ordinamenti nei quali il parlamento è strutturato in due Camere, il rapporto di fiducia può
instaurarsi tra il Governo ed entrambe le Camere, come accade in Italia, oppure tra il Governo ed
una sola Camera, è il caso della Germania.
Il sistema partitico esercita una forte influenza sulla stabilità del governo parlamentare.
I tentativi di contenere gli effetti destabilizzanti, derivanti dalla variabile “rapporto di fiducia”, hanno
indotto a prevedere alcuni meccanismi di razionalizzazione nel sistema parlamentare, che si
sono tradotti in disposizioni costituzionali scritte, destinate a rendere il rapporto di fiducia più
resistente alle variabili della vita politica.

Il premierato britannico
La forma di governo britannica presenta una centralità di posizione del Primo ministro, che ha la
direzione dell’esecutivo e ampi poteri di manovra per quanto riguarda la struttura e il
funzionamento dell’apparato di Governo. Il Primo ministro è nominato dal sovrano, in seguito alle
elezioni politiche. Per convenzione costituzionale assume le funzioni di capo di Governo il leader
del partito che ha vinto le elezioni, determinando un quadro di assoluta omogeneità politica tra il
Governo e la maggioranza Parlamentare .
La struttura del governo è articolata tra Cabinet e Government:
• Il Cabinet o gabinetto ministeriale è presieduto dal Primo ministro e comprende i responsabili dei
principali dicasteri (ministri e segretari di Stato), e quei ministri la cui presenza è ritenuta utile dal
Premier. Questo l’organo che dirige effettivamente l’azione di governo e può essere
convocato anche in una forma più ristretta (Inner Cabinet).
• Il Government include tutti i ministri, con e senza portafoglio, ministri esterni al gabinetto e tutti gli
altri soggetti che concorrono a dare corpo al Cabinet system. (Parliamentary Secretaries,
Permanent Secretaries etc).
Il Parlamento britannico è composto dalla Corona e dalle due Camere: la Camera dei Lord,
composta da membri ereditari eletti a vita,formalmente contitolare della funzione legislativa, e la
Camera dei Comuni,titolare della funzione legislativa, agisce in stretta correlazione con il
Governo, il quale, facendo leva sulla maggioranza parlamentare, dirige l’attività di produzione delle
leggi sia con l’esercizio della funzione legislativa, sia con il coordinamento dell’agenda
parlamentare. inoltre l’attività normativa del governo esercita sulla base della delega parlamentare
o anche senza delega.
Una posizione fondamentale all’interno del parlamento britannico viene assunta dal leader del
partito che si classifica secondo, il quale assume il ruolo di leader dell’opposizione di “Sua
Maestà”, formando un proprio gabinetto con il quale svolge una funzione di rilievo costituzionale,
costruendo le basi politiche per l’alternanza al potere.
Il parlamentarismo britannico è un parlamentarismo maggioritario o “a prevalenza del governo”,
i cui tratti empirici essenziali sono dati da un sistema bipartitico, una maggioranza
parlamentare stabile in grado di esprimere un “governo di legislatura” e un’alternanza alla guida
dell’esecutivo tre le forze politiche permanenti.
Il tutto è integrato da regole costituzionali che assegnano al Premier e al suo Governo una
posizione superiore nei rapporti con gli altri organi di indirizzo politico.

Il cancellierato tedesco
Tra i parlamentarismi maggioritari il cancellierato della Repubblica federale tedesca rappresenta
certamente un modello esemplare dotato di interessanti meccanismi di razionalizzazione.
La costituzione tedesca del 1949 ha prefigurato una forma di governo parlamentare che assegna
al capo del Governo, il Cancelliere federale, un rilevante ruolo politico.
Per quanto riguarda il carattere federale dello Stato tedesco, la legge fondamentale riconosce agli
Stati membri la potestà legislativa di quelle materie che non sono a esclusività dello Stato federale.
Il Cancelliere è eletto dalla Camera bassa (Bundestag) su proposta del Presidente federale, a
maggioranza dei suoi membri.
Nel caso di mancata elezione la Camera dispone di un tempo limitato a 14 giorni per eleggere un
altro candidato alla Cancelleria, sempre a maggioranza assoluta. Decorso tale termine, è eletto il
candidato che ottiene la maggioranza relativa dei voti, la quale viene poi rimessa al Presidente
federale, a cui spetta la decisione sull’alternativa tra procedere alla nomina oppure sciogliere il
Bundestag. Una volta eletto, il Cancelliere ha il compito determinare l’indirizzo politico governativo.
Il Parlamento è bicamerale. Le Camere svolgono una funzione legislativa paritaria per quanto
riguarda le materie di interesse degli Stati membri, ma per il resto la Camera bassa, il Bundestag
ha un ruolo preminente rispetto al Bundesrat.
Con lo scopo di garantire la stabilità politica e l’autonomia del governo e per evitare che si
producano crisi di governo prive di un’alternativa concreta ed immediata, la Costituzione ha istituita
la “sfiducia costruttiva”, per la quale il Cancelliere può essere rimosso nel momento in cui il
Bundestag all’atto di votare la sfiducia sia in condizioni di esprimere a maggioranza assoluta un
nuovo Cancelliere. Viceversa, quando il Cancelliere pone la questione di fiducia e il Bundestag la
respinge, il Capo del Governo può chiedere al Presidente federale la dichiarazione dello “Stato di
emergenza legislativa”, in virtù della quale il Cancelliere governa per un semestre con il solo
sostegno della seconda Camera, il Bundesrat.
Un ruolo importante viene svolto dal Tribunale costituzionale, che ha il compito di controllo
dell’equilibrio tra gli assetti politici, della costituzionalità dei partiti e delle leggi e della legittimità
delle elezioni politiche.

La forma di governo semi-presidenziale francese


La costituzione francese è nata nel 1958, sulle basi dell’assetto costituzionale designato da
Charles de Gaulle, e presenta le caratteristiche essenziali della forma di governo semi-
presidenziale, integrate poi dalla riforma del 1962.
Questa forma di governo consta di tre elementi costitutivi:
1. L’elezione diretta a suffragio universale del Presidente della Repubblica;
2. L’attribuzione al Presidente della Repubblica di importanti poteri e la sua indipendenza dal
Parlamento in mancanza di un rapporto fiduciario;
3. Un Governo, guidato da un Primo ministro, che deve godere della fiducia del Parlamento.
La forma semi-presidenziale combina dunque i caratteri appartenenti a due diversi modelli di
forma di governo, ovvero quella presidenziale, per l’elezione diretta del capo dello Stato e quella
parlamentare, per il rapporto di fiducia tra Governo e Parlamento.
La particolarità di questa forma di governo si rintraccia nel potere esecutivo.
A capo del governo si trova infatti il Presidente della Repubblica, il quale riceve l’investitura
democratica direttamente dal popolo, ma al governo risiede anche un Primo ministro, che riceve
la sua investitura con la fiducia parlamentare.
La costituzione assegna al Presidente dei poteri che può esercitare anche senza la controfirma
del Governo: nomina il Primo ministro e su proposta di questo nomina e revoca i ministri; Preside
le riunioni del Consiglio dei ministri; Sottopone a referendum ogni proposta di legge concernente
l’organizzazione dei pubblici poteri; Scioglie l’Assemblea Nazionale (Camera bassa) eletta a
suffragio universale; Nomina tre consulenti del Consiglio costituzionale; Esercita poteri eccezionali,
soprattutto in caso di emergenza.

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