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Indice 5

INDICE

Presentazione 9

Capitolo l - Schemi d'impianto 11


1.1 Livello di tensione Il
1.2 Schema radiale semplice O doppio 13
1.3 Schema ad anello 18
1.4 Schema "n + 1" 18
1.5 Schemi per l'alimentazione di carichi essenziaH 20

Capitolo 2 - Messa a terra del neutro 26


2.1 Generalità 26
2.2 Messa a terra del neutro in bassa tensione 26
2.3 Messa a terra del neutro in media tensione 27

Capitolo 3 - La potenza di cortocircuito 31


3.1 Generalità 31
3.2 Calcolo della potenza di cortocircuito 32
3.3 Esempio di calcolo della potenza di cortocircuito 35
3.4 Valore di picco della corrente di cortocircuito 48
Copyright © TNE srl, ristampa e aggiornamento marzo 2006
Capitolo 4 - Motori elettrici 53
Edizioni TNE srl, strada dei Ronchi 29, lO 133 Torino 4.1 Tipi di motori 53
tel. 011 6611212 r.a. - fax 011 6618105 r.a. - www.tne.it 4.2 Scelta del tipo di motore in relazione all'ambiente 55
TlItti i diritti di riproduzione anche parziale e con qualsiasi mez:::;o SOI/O riserl'Ot; a !/Orma di 4.3 Correnti e coppie di spunto 57
legge e delle COlIl'e/1ZiOfli internazionali. 4.4 Caduta di tensione all'avviamento 61
Stampa: AGIT srl - Beinasco (TO) - Te\. 011 3498658 4.5 Avviamento dei motori 70
Elementi di progettazione elettrica
Indice 7
6

75 9.3 Sezione dei cavi e cortocircuito 148


Capitolo 5 • Trasformatori
75 9.3.1 Generalità 148
5.1 Trasformatori in liquido isolante
80 9.3.2 Cavi di bassa tensione 149
5.2 Trasformatori a secco
84 9.3.3 Cavi di media tensione 152
5.3 Installazione dei trasformatori
5.4 Tensione di cortocircuito del trasformatore 88
93 Capitolo lO . Impianto di terra 155
5.5 Trasformatori in parallelo
10.1 Generalità 155
99 10.2 Rete di terra magliata 159
Capitolo 6 . Apparecchiature elettriche
99 10.3 Collettori di terra, conduttori di terra, di protezione ed equipotenziali 160
6.1 Quadri di bassa tensione
100 10.4 Messa a terra del neutro 162
6.2 Apparecchiature di bassa tensione
100 10.5 Neutro artificiale 163
6.2.1 Interruttore generale
103 10.6 Il dispersore 165
6.2.2 Partenze dai quadri principali
104 10.7 Impianto di terra unico 168
6.2.3 Comando motori
6.2.4 Riavviamento automatico dei motori 108
109 Capitolo 11 . Armoniche 171
6.3 Quadri di media tensione
109 11.1 Origine ed effetti delle armoniche 171
6.3.1 Quadri con isolamento in aria
112 11.2 Contenuto armonico della tensione 173
6.3.2 Quadri in esafluoruro di zolfo
6.4 Apparecchiature di media tensione 114 11.3 Convertitori esafase e dodecafase 173
6.4.1 Interruttori di media tensione 114 Il.4 Risonanza dei condensatori di rifasamento 179
6.4.2 Contattori di media tensione 115
6.5 Quadri a prova d'arco interno 115 Capitolo 12 . Protezioni elettriche 181
12.1 Relè di protezione 181
Capitolo 7 . Tipi di cavi 119 12.2 Fusibili 182
119 12.2.1 Difetti apparenti 183
7.1 Cavi di bassa tensione
7.2 Cavi di media tensione 120 12.2.2 Pregi reali 185
7.3 Cavi non propaganti l'incendio 120 12.3 La selettività delle protezioni 186
7.4 Considerazioni sulla funzione dell'armatura dei cavi 121 12.4 Protezione dei trasformatori 194
12.4.1 Protezioni elettriche sul primario del trasformatore 194
125 12.4.2 Protezioni elettriche sul secondario del trasformatore 197
Capitolo 8 . Posa dei cavi
125 12.4.3 Protezioni differenziali de] trasformatore 198
8.1 Posa in aria libera
128 12.4.4 Altre protezioni del trasformatore 199
8.2 Posa interrata
12.5 Protezione dei motori elettrici 205
133 12.5.1 Motori a bassa tensione 205
Capitolo 9 . Sezione dei cavi
133 12.5.2 Motori a media tensione 206
9.1 La portata
133 12.6 Protezione dei generatori 210
9.1.1 Generalità
134 12.6.1 Generatori sincroni 210
9.1.2 Portata dei cavi interrati
140 12.6.2 Generatori asincroni 214
9.1.3 Portata dei cavi in aria
143 12.7 Circuiti di illuminazione 216
9.1.4 Considerazioni sulla portata dei cavi
9.2 La caduta di tensione 144
8 Elementi di progettazione elellrica 9

Capitolo 13 - Rifasamento 221


13.1 Necessità del rifasamento 221
13.2 Rifasamento centralizzato 225 PRESENTAZIONE
13.3 Rifasamento individuale 227
13.4 Corrente transitoria di inserzione 229
Questo libro propone alClille idee per progettare impianti elettrici semplici, razio-
Capitolo 14 - Locali delle cabine 231 nali, sicuri e di minimo costo.
14.1 Disposizione delle apparecchiature 231 La parola "semplice" rappresenterà lina costante ilei testo, poiché solaTl/eme
14.2 Vano cavi 233 impianti semplici, con apparecchiature semplici e con schemi semplici. sono in
14.3 Quadri di rifasamento 233 grado di assicurare la funzionalità e l'affidabilità degli impianti assieme alla loro
14.4 Problemi di raffreddamento 234 economicità.
14.5 Locale batteria 236 Troppe pubblicazioni e capitolati sembrano avere, invece, ,'unico scopo di ren-
dere gli impianti sempre più costosi, introducendo sempre nuove e inutili compli-
cazioni impiantistiche; inoltre i capitolati, nei quali spesso il committente ha
IOtalefiducia, limitano la libertà del progellista e la sua professionalità.
I calcoli laboriosi ed estremamente precisi che accompagnano certi progelli sono
addirittura ridicoli: l'elettrotecnica industriale è il regno del calcolo approssi-
mato, essendo i dati di progetto ragionevolmente incerti. S0110 sufficienti calcoli
elementari che portino a risultati credibili e accettabili, senza inseguire livelli di
precisione assolutamente illusori.
Alcune affermazioni nelle pagine seguenti susciteranno la meraviglia e forse il
disappullIo del lettore, perché controcorre1lfe, a volte in contrasto con le specifi-
che tecniche di società multinazionali. Il fatto è che numerosi pregiudizi e abitu-
dini impiantistiche si perpetuano senza nessuna giustificazione; molte scelte S01lO
applicate il11110do acritico. mentre possono essere contestate CO/1 semplici calcoli.
QlIesto libro vlIole comballere quel/a pigrizia illlel/ellllaie (abbiamo falla sempre
così) che ha tramandato ne/tempo scelte sbagliate, soluzioni contrarie alla buona
tecnica, a volte dovute all'assoluta ind(fferenza nei riguardi di costi inutilmente
alti o addirittura spi1lte dall'interesse di a/Clini ad incrementare i costi stessi.
Il vero progettista è cohd che progetla correttamente riducendo i costi e non chi
sceglie soluzioni illwi/mellle sovradimensionate e costose.
Ringrazio il prof. Vito Carrescia il quale mi ha indotto a riassumere in queste
pagine la lunga esperienza di progettista, nella sua convinzione e nella mia spe-
ranza che sia di ulla qualche utilità.

Piero Vezzani
Schemi d'impianto 11

1 SCHEMI D'IMPIANTO

1.1 Livello di tensione

Gli impianti utilizza tori industriali considerati nel presente volume sono alimentati
da una cabina principale di trasformazione e di distribuzione, dalla quale si irra-
diano le alimentazioni alle utenze.
In genere, questa cabina è alimentata in media tensione (15 kV, 20 kV, 30 kV);
occorre dunque una trasformazione a bassa tensione (400 V o 690 V) e a volle una
trasformazione ad un valore di tensione intennedio per alimentare eventuali
motori a media tensione (di solito a 6 kV).
La trasformazione deve avvenire direttamente dalla tensione di ingresso alla ten-
sione di utilizzazione, senza passaggi intermedi, utilizzando, ad esempio, trasfor-
matori 30/6 kV e 30/0,4 kV, mai trasformalori 6/0,4 kY.
La trasformazione in cascata è da evitare. Infatti, i trasformatori "intermedi" (ad
esempio 30/6 kV) dovrebbero essere dimensionati anche per i carichi in bassa ten-
sione (cioè quelli alimentati da trasformatori 6/0,4 kV), con un notevole aumento
di potenza; inoltre i carichi in bassa tensione provocherebbero perdite non solo nel
trasformatore 6/0,4 kV, ma anche nel trasformatore 30/6 kY.
Quando l'impianto utilizzatore è alimentato a 6 kV, occorre unicamente la trasfor-
mazione 6/0,4 kY.
Quando l'impianto utilizzatore è alimentato a IO kV, si possono adottare due solu-
zioni:
L alimentare a lO kV i motod oltre una certa potenza e trasformare la tensione di
IO kV in bassa tensione per alimentare i motori al di sotto di tale potenza, oppure;
2. trasformare il IO kV a 6 kV, per l'alimentazione dei motori di grossa potenza,
mantenendo naturalmente la trasformazione a bassa tensione.
12 Elementi di progettazione elettrica Schemi d'impianto 13

Nel primo caso si avranno unicamente trasformatori 10/0,4 kV; nel secondo caso 1.2 Schema radiale semplice o doppio
anche trasformatori 10/6 kY. II problema consisle nell'individuare la soluzione più
economica e ciò dipende dal numero e dalla potenza dei motori che si trovano al Una volta definite le potenze di cortocircuito (cap. 3) e i livelli di tensione, poiché
di sopra della soglia di potenza prescelta oltre la quale l'alimentazione è in media lo schema dell'impianto è in genere radiale, occorre decidere se adottare il radiale
tensione. semplice o il radiale doppio.

11 motore a media tensione, anche a 6 kV, è molto più costoso dell'analogo motore Lo schema radiale semplice prevede per i carichi una sola alimentazione, cioè
a 400 Y. un'unica linea e un unico trasformatore. Non esistono quindi linee o trasformatori
Per un motore da 200 kW il rapporto dei cosli è di circa uno a Ire, a favore del sovradimensionati, in modo da poter alimentare anche altri carichi alimentati nor-
motore a bassa tensione, mentre per un motore da 400 kW (che può sembrare un malmente da altre linee e da altri trasformatori, in caso di fuori servizio di questi
motore enorme per la bassa tensione) tale rapporto è ancora di uno a due. ultimi, fig. 1.1.
A lO kV la differenza dei costi è ancora maggiore e ciò porta ad utilizzare motori
di bassa tensione, anche per potenze oltre 400 kW. Nel sistema radiale doppio, che in genere prevede già una doppia alimentazione
In questo caso, per limitare il costo dei cavi e la caduta di tensione, i motori in dell'impianto, tutti i quadri di distribuzione sono dotati di due sezioni di sbarra,
bassa lensione devono essere posti nelle vicinanze della cabina di trasformazione, ognuna alimentata da un trasformatore, separate da un interruttore normalmente
entro un raggio di 50 m "" I 00 m al massimo. l aperto (congiuntore di sbarra), fig. 1.2.
Ciascun trasformatore è in grado di alimentare l'intero carico di entrambe le
Come l'esperienza insegna, l'alimentazione in bassa tensione di motori fino a 400 kW, sezioni di sbarra. In caso di guasto su un trasformatore, o su una linea di alimenta-
e oltre, non presenta problemi. Bisogna, tuttavia, accertarsi che la morsettÌera dei zione, dopo l'intervento dei dispositivi di protezione, il congiuntore di sbarra
motori sia adatta ai grossi cavi di alimentazione. 2 viene chiuso (di solito automaticamente) e viene ripristinata l'alimentazione a tutti
Non esistono nemmeno problemi per l'avviamento diretto di questi motori, in pre- i carichi, fig. 1.2.
senza, naturalmente, di trasformatori di sufficiente potenza, come quelli normal- Di solito, il sistema radiale doppio non arriva allivello dei quadri comando motori
mente usati negli impianti industriali. 3 (MCC) i quali, per motivi che chiariremo più avanti, sono dotati normalmente di
una sola alimentazione. 4
L'altra soluzione, ovvero l'utilizzo di trasformatori 10/6 kV, comporla natural-
mente ulteriori costi, che vanno però confrontati con j risparmi sul costo dei In uno stabilimento con interruzione notturna della produzione e pausa settimanale
motori a 6 kV (anziché a IO kV) e sulla riduzione della potenza dei trasformatori si utilizza uno schema radiale semplice, perché si ha in genere tutto il tempo per
10/0,4 kV, dovuta al fatto che i motori di potenza compresa tra 200 kW e 400 kW procedere a riparazioni e sostituzioni (ad esempio di trasformatori guasti) e si
sono alimentati non più a 400 V, ma a 6 kV. potranno recuperare in breve tempo le perdite di produzione. L'unico consiglio è
Naturalmente, bisogna mettere in conto anche i costi delle apparecchiature, dei di tenere a magazzino un trasformatore e qua1che componente critico dell' im-
cavi, dei motori, ecc. pianto per una veloce sostituzione.

li confronto tra le due soluzioni a IO kV e a 6 kV è molto complesso, ma fortuna- Negli impianti a ciclo continuo, invece, si utilizza un sistema radiale doppio, per-
tamente è una situazione che si presenta molto raramente. ché le perdite di produzione non sono ovviamente recuperabili; inoltre, dopo
un' interruzione dell' alimentazione i tempi necessari per la rimessa in moto del-
l'impianto di produzione sono di solito molto lunghi.
1 SpC550 ohrc ::WO kW si passa in mcdin tensione. pmprio per il costo eccessivo dei cavi in bassn tensione.
: Per le upparccchiature da utllizznre per i motori di bassa tensione superiori n 200 kW, vedasi la primn noIa del
par. 6.2.3.
'In proposito. vedasi il par. 4.4 c il pnr. 4.5. .j Un quadro motori è denominato nnche MCC (/vlotor Control CenLcr).
14 Elemenli di progettazione elettrica Schemi d'impianto 15

AT (60-130 kVI

AT (60-130 kVI

-,____ J~N_e___r---'"N/A~--,_----~~~
MT I livello (15-20-30 kV)
l Ne
l Ne Ne Ne

l
J BT (0,4 kVI

l
+ e NA
~
____ ~N-e~~
BT (0,4 kVI

FIGURA l,l - Schema radiale semplice. FIGURA] .2 - Schema mdiale doppio.


16 Elementi di progettazione elettrica __________________________~S~ch~e~m~i~d~'im~p~ia~n~lo ________________________1~7

Alcuni ritengono uno spreco lo schema radiale doppio, data la grande affidabilità
delle apparecchiature, dei cavi e dei trasformatori (specialmente di questi ultimi);
il che è vero.
Ci si chiede, quindi, se valga la pena raddoppiare il costo dell'impianto elettrico a
livello di linee, di trasformatori e, in parte, di quadri, per far fronte ad un even-
tuale guasto. MCC "A"
Innanzi tutto, occorre tener presente che in certi impianti a ciclo continuo, ad
esempio di tipo chimico o petrolchimico, le perdite per la mancata produzione e
per la distruzione di prodotti intermedi sono elevatissime e giustificano la spesa
per far fronte a guasti anche di scarsa probabilità.
Ma esiste anche un secondo motivo, quasi di tipo filosofico. Negli impianti a ciclo
continuo, la generalità delle macchine è dotata di riserva, dove evidentemente la
cosa ha senso. Dispongono di riserva le pompe che agiscono sulla stessa rete di
distribuzione, i compressori, le soffianti, ecc., cioè tutte quelle macchine che agi-
scono in parallelo sulle rispettive reti e possono quindi essere sostituite, senza pro-
blemi, dalla macchina di scorta. MCC "B"
[n altri termini, il progettista dell'impianto di produzione si è cautelato contro i
guasti delle macchine mediante una riserva, il che rende anche possibile la manu-
tenzione senza fermare l'impianto. A questo punto, come può il progettista del- FIGURA 1.3 - Il quadro A alimenta le pompe A e il qUlldro B le pompe B di riserva, in modo da
garantire la continuità del servizio in caso di un guasto su un 'alimentazione.
l'impianto elettrico non garantire la stessa funzionalità in condizioni anomale?

Si consideri il seguente esempio molto semplice: su un impianto esistono due Con un impianto così realizzato si mantiene l'alimentazione ai motori della serie
serie di pompe A e B, identiche ed intercambiabili, fig. 1.3. La serie di pompe A è B (supposti fermi) che quindi possono partire immediatamente in sostituzione
nOffilalmente in servizio, mentre la serie di pompe B è normalmente ferma, pronta degli analoghi motori della serie A, in mancanza di tensione al quadro dei motori
ad entrare in funzione in caso di fermata della prima serie. Se il progettista elet- A; inoltre, dopo la richiusura automatica del congiuntore di sbarra, che richiede
trico collega entrambe le serie A e B di pompe allo stesso quadro motori, vanifica uno o due secondi, viene ridata tensione anche al quadro dei motori A, ripristi-
ovviamente la Iidondanza de Il 'impianto di produzione, in quanto se il quadro nando la piena disponibilità dei due gruppi di motori; in questo modo l'impianto
motori va fuori servizio entrambe le serie di pompe rimangono senza alimenta- ha le caratteristiche di continuità e di sicurezza richieste dalla produzione.
zione. L'ipotesi che l'intera serie di motori A sia in marcia e la serie di motori B sia
Il progetti sta elettrico deve perciò prevedere un quadro per i motori delle pompe A ferula è semplificativa per chiarire bene quello che .succede. In realtà, per ciascuna
e un quadro per i motori delle pompe B, in modo da assicurare in ogni caso l'ali- coppia di motori può essere in marcia il motore A o il motore B, mentre l'altro
mentazione ai motori di almeno una delle serie di pompe. Per questa ragione è motore è pronto a partire.
inutile dotare di doppia alimentazione i quadri motori, come già detto.
Naturalmente, in caso di guasto su uno dei due quadri motori (A o B), l'impianto
[ due quadri motori non possono essere alimentati dalla stessa sezione di sbarra continuerà a funzionare con i soli motori della serie rimasta alimentata. Questa è
del quadro di distribuzione, ma devono essere alimentati da due sezioni diverse di ovviamente la situazione più critica.
tale quadro (oppure da due quadri di distribuzione). Ognuna di queste sezioni di A volte, nell'impianto esistono singole macchine molto grosse e costose che per
sban'a, inoltre, deve essere alimentata da un proprio trasfonnatore. capace però di motivi impiantistici, o semplicemente per motivi di costo, non hanno riserva e che
alimentare anche l'altra sezione. quindi con il loro arresto provocano la fermata dell'impianto.
18 Elementi di progettazione elettrica Schemi d'impianto 19

Ma è ben diverso dover arrestare l'impianto perché la macchina più importante


(ad esempio, l'estrusore negli impianti di produzione di resine sintetiche) si è fer-
mata, piuttosto che doverlo fermare perché un motore da pochi kilowatt, che ali-
menta una pompa, si è guastato e la sua scorta non può essere messa in servizio
per una errata impostazione dell'impianto eletttico (ad esempio, perché il relativo
quadro è privo di alimentazione).
$. ",.,.~ eS
r:'~___?~J~ ~ -'[i'lliv,eIlO
In definitiva, lo schema radiale doppio trova una sua giustificazione nella filosofia
generale dell'impianto di produzione, al di là di considerazioni di pura affidabilità
dell'apparecchiatura elettrica. JNe (15-20-30 kV)

l NC NC

1.3 Schema ad anello

Quando lo schema d'impianto è radiale doppio, la logica vorrebbe che anche la


rete che lo alimenta fosse di tipo radiale doppio fino alla stazione di ingresso ad
alta tensione. A volte però, per motivi economici, alcune cabine d'impianto ven-
gono collegate mediante un anello che fa capo a due partenze su sezioni separate
di sbarre del quadro seconda~io del1a stazione d'ingresso, fig. lA.
L'anello è aperto in un punlo, ad evitare di mettere in paraIlelo le due sezioni di
sbarra da cui partono le due estremità dell'anello.
In ogni caso, l'anello è dimensionato in modo che tutte le cabine possano essere
r r
alimentate da una sola estremità; quindi, in caso di guasto su un cavo deIl'anello, è
possibile, mediante manovre manuali, isolare il tratto di cavo guasto e ridare ten-
sione alle cabine rimaste prive di alimentazione. t r
Rispetto al doppio radiale, questa soluzione consente di risparmiare numerose par-
tenze sul quadro di distribuzione a media tensione (ne bastano due per tutte le
cabine interessate, anziché due per ciascuna cabina). Sono però necessari cavi di
sezione molto maggiore, perché ciascuna partenza deve essere in grado di alimen-
tare tutte le cabine dell'anello. Inoltre, non è solitamente prevista la possibilità di ~~
. :~~ è "::b~$
Cabina 2 wTIIllvell~
~~
$
BT (0,4 kV) BT (0,4 kV)
effettuare a1cuna manovra automatica per sostituire il ramo guasto.
MMM MMM

1.4 Schema Il +l

Lo schema 11 + 1 consiste nell'installazione di un trasformatore di scorta ad 11 tra-


sformatori sul lato secondario di una cabina MT/MT (ad es. 20/6 kY) o MT/BT
èhèh
Cabina 1
èhèh
Cabina 3

(6/0,4 kY), fig. 1.5 a). Non riguarda pertanto la rete ptimaria di alimentazione
della cabina, che può avere la disposizione che si ritiene più adatta allo scopo
(radiale, ad anello). FIGURA 1.4 - Schema ad anello.
20 Elementi di progettazione eleUrica
SChemi d'impianto 21

Nella sua esecuzione più generale lo schema 11 + 1 è di complicata realizzazione,


in quanto richiede un luogo condotto sbarre che consenta al trasformatore di scorta a)
di connettersi alla sezione di sbarre di bassa tensione relativa al trasformatore
fuori servizio, fig. 1.5 a).
In pratica, lo schema Il + l viene di solito realizzato nell'esecuzione "2 + l'', che
richiede soluzioni impiantistiche abbastanza semplici, fig. 1.5 b).
Due brevi avvertenze:
l) il trasformatore di sC0l1a deve avere la stessa potenza del maggiore dei trasfor-
malori di cui costituisce la riserva;
2) il trasformatore di scorta non deve avere carichi propri, perché solamente cosÌ NC?jJ A
può rappresentare una riserva completa. , 1 BT

Questa seconda avvertenza non deve essere considerata ovvia o superflua, poiché b) I
si è spesso portati a collegare qualche partenza alla sbarra secondaria del trasfor- I

~
matore di scorta, in particolare quando si adotta lo schema di fig. 1.5 c), anziché
MT
quello di fig. 1.5 b).
Nello schema (consigliato) di fig. 1.5 b) il trasformatore di scorta è collegato alle
I I
sbarre secondarie dei due trasformatori principali mediante due interruttori, cia-
scuno con funzione di interruttore secondario.
Nello schema di fig. 1.5 c), invece, il trasformatore di scorta è dotato di un inter-
ruttore secondario, normalmente chiuso, e di due interruttori accoppiatori di sbarra BT

normalmente aperti. Questo schema prevede pertanto cinque interruttori di bassa


tensione, anziché quattro come lo schema precedente.
Dal punto di vista funzionale, i due schemi di fig. 1.5 b) e fig. 1.5 c) sono comun- c)
que equivalenti e possono essere scelti a piacimento.

MT
1.5 Schemi per l'alimentazione di carichi essenziali

Di seguito sono illustrati alcuni esempi di alimentazione di carichi essenziali, cioè


di lltenze che devono continuare a funzionare anche in mancanza dell'alimenta-
zione normale (ordinaria). BT

In fig. 1.6 un generatore funziona in parallelo alla rete normale. In caso di man-
canza di alimentazione esterna, l'alternatore alimenta i carichi; se è dimensionato
per alimentare solo i carichi essenziali, si devono distaccare automaticamente i CA::: commutazione automatica (evenlualej; NC:= normalmente chiuso; NA:= normalmente aperto

canchi normali.
Nello schema di fig. 1.7 è ancora presente un generatore funzionante in parallelo alla FIGURA 1.5 - Schemi con trasformatore di scoria in una cabina MTIBT:
a) schema n + l;
rete. In caso di mancanza di tensione, un congiuntore di sbarra separa i carichi nonnali b) schema "2 + l'' (soluzione consigliata);
da quelli essenziali, che continuano ad essere alimentati dal generatore di riserva. c) schema "2 + l'' (variante).
22 Elementi di progettazione eletlrica Schemi d'impianto 23

Rete normale Rete normale

, ,
~-----v-----~
Carichi nonna li o essenziali
G
3~

Generatore di
'-----~vr--~!
Carichi normali
, l ~
Carichi essenziali
G
3~

Generatore di
riserva in parallelo riserva in parallelo
alla rete normale alla rete normale

FIGURA 1.6 • Generatore di riserva in parallelo alla rete normale senza separazione dei carichi FlGURA 1.7 - Generatore di riserva in pumllelo alla rete normale, con separazione dei carichi
essenziali. essenziali.

Lo stesso schema di fig. 1.7 è utilizzabile anche quando il generatore è normal-


mente fermo e si avvia automaticamente in caso di mancanza di tensione in rete
Rete normale
(quindi non c'è parallelo tra rete e generatore). È il caso tipico del gruppo elettro-
geno di emergenza. In questo caso, però, i motori elettrici dei servizi essenziali
Giunto elettromagnetico
devono essere riavviati, di solito automaticamente, dopo l'entrata in servizio del
gruppo elettrogeno; il che richiede almeno una decina di secondi, se non di più.
Se non è possibile attendere l'entrata in servizio del gruppo elettrogeno, occorre
sostituire quest'ultimo con un gruppo rotante di continuità, fig. 1.8, cioè con un
gruppo costituito da:
• un generatore mantenuto in rotazione dana rete come motore sincrono, che, in
caso di mancanza di tensione in rete, continua a girare come generatore utiliz-
~~vr--~
,
Carichi normali
Il '--v---J
Carichi essenziali r®-ol M

zando l'energia cinetica delle parti rotanti (generatore e volano), rallentando


\
Generatore sincrono
quindi leggermente la sua marcia; in funzione in condizioni ordinarie
come molore sincrono
• un motore diesel che entra in funzione alla mancanza di rete, dopo un breve
ritardo di I s o 2 s; una volta raggiunti i pieni giri, si accoppia automatica-
mente, mediante un giunto elettromagnetico, con il generatore. FIGURA 1.8 - Genemtore di riserva, costituito da un gruppo rotante di continuità, in parallelo alla
rete nonnale, con separazione dei carichi essenziali.

Da notare che, alla messa in servizio dell'impianto, è il motore diesel che porta il
generatore alla velocità di sincronismo, in modo da poter essere inserito come Una variante allo schema di fig. 1.8 è rappresentata in fig. 1.9. In questo schema,
motore sincrono. talvolta ancora utilizzato, il generatore sincrono che alimenta i carichi essenziali è
Quello sopra descritto è solo uno dei possibili schemi del gruppo di continuità mantenuto in marcia da un motore asincrono alimentato dalla rete. Naturalmente.
rotante, ma ne esistono altri, che il progetti sta può scegliere in funzione delle sulla sbarra carichi essenziali la frequenza è leggennente più bassa (intorno al1~
potenze richieste e dei costi. 0,5%) di quella di rete, a causa dello sconimento del motore asincrono.
Elementi di progettazione elettrica Schemi d'impianto 25
24

Rete normale Rete normate Rete di riserva

, , ~ l l
r
\
1
v
Carichi normali
1
V
l ~
NA

IJ ~
Carichi essenziali
Ne ----------~---------- NA

Diesel

~
Volano

,
L - - - - - - - - - - - - -vr- - - - - - - - - - - - -
/ ~ Carchi essenziali (con avviamento automatico)
Generatore sincrono Giunto elettromagnetico e carichi normali
che alimenta i carichi essenziali
anche in condizioni ordinarie
CA =commutazione automatica

FIGURA 1.9 _ Generatore di riserva, costituito da un gruppo rotante di continuit[l azionato da un


motore asincrono, che alimenta i carichi essenziali anche in condizioni ordinarie. FIGURA 1.10 - Rete di riserva non in parallelo alla rete normale.

In caso di mancanza di tensione in rete, analogamente a quanto avviene oeHa


schema di fig. 1.8, l'energia cinetica accumulata dalle parti rotanti del generatore e
Rete normale Rete normale
del volano consente di alimentare i carichi essenziali, permettendo al motore die- (di riserva) (di riserva)
sel di partire e portarsi a pieni giri. A questo punto, il giunto elettromagnetico per-
mette l'accoppiamento automatico fra il motore diesel ed il generatore.
Rispetto alla situazione di fig. 1.8, questo schema ha lo svantaggio di avere la
sbarra dei carichi essenziali separata dana sbarra dei carichi normali e permanen-
l
Ne ----------~---------- Ne
1
I
temente alimentata dal generatore. Occorre quindi prevedere un interruttore che I
. I
permetta di alimentare la sbarra dei carichi essenzialì dalla sbarra dei carichi nor-
NA
mali, in caso di guasto o di manutenzione del generatore. Ovviamente, il parallelo
tra le due sbarre non è possibile a causa della differenza delle frequenze.

Nello schema di fig. 1.10 sono previste due linee, l'una di scorta all'altra. In caso ,
\
, v
!
di mancanza di tensione sulla linea utilizzata normalmente, l'impianto viene com-
Carchi essenziali (con avviamento automatico)
mutato automaticamente sulla linea di riserva, con successivo riavviamento dei e carichi normali

carichi essenziali.
L'ultimo schema di fig. 1.11 è riconducibile allo schema radiale doppio, già prece- CA =commutazione automatica
dentemente analizzato. Entrambe le linee alimentano normalmente il loro carico,
ma hanno piena capacità di funzionare l'una di scorta all'altra. FIGURA 1.11 - Schema radiale doppio: ogni rete può funzionare di riscrvlI all'altnl.
26 Elementi di progettazione elellrica Messa a terra del neutro 27

tempi intollerabili, a fronte dell'immediata eliminazione del guasto garantita dal


sistema TN. Se il guasto è su un'utenza importante di bassa tensione, questa ha,
come già detto, una scorta che può essere avviata immediatamente.
Se il guasto avviene su un'utenza il cui arresto non comporta nessuna particolare
conseguenza, e quindi non ha scorta, o su circuiti di secondmia importanza (luce,
prese, ecc.), il servizio di manutenzione può tranquillamente intervenire per ripa-
rare o sostituire l'elemento guasto e ripristinare l'alimentazione.

Infine, con il sistema TI (neutro collegato ad un impianto di terra separato da


quello delle masse) tutti i circuiti dovrebbero essere sistematicamente protetti con
2 MESSA A TERRA DEL NEUTRO un interruttore differenziale; d'a1tronde, in uno stabilimento industriale e più in
generale in un impianto utiJizzatore alimentato con propria cabina di trasforma-
zione, non ci sono motivi per collegare il neutro a una terra separata da quella
delle masse in bassa tensione.
2.1. Generalità

Dallo stato del neutro (isolato o a terra) dipendono la continuità del servizio elet- 2.3 Messa a terra del neutro in media tensione
trico e la scelta dei dispositivi di protezione.
In passato, si preferiva spesso tenere il neutro isolato da terra per garantire unu Negli stabilimenti con cabina ATIMT è bene che il neutro della media tensione
migliore continuità di servizio. (rete MT interna all'impianto utilizzatore) sia messo a terra tramite una resislenza. I
Negli impianti industriali conviene, invece, mettere a terra il neutro sia sulla bassa Per stabilire il valore deIla resistenza, bisogna prima decidere la corrente di guasto
sia sulla media tensione, seppure con modalità diverse, per interrompere subito il a terra che si vuole ottenere, par. 10.4.
circuito guasto e per evitare sovratensioni, specialmente sulla media tensione. Per salvaguardare ii ferro delle macchine elettriche (alternatori, motori, trasforma-
tori), il quale è attraversato dalla corrente di guasto verso terra, alcuni importanti
costruttori europei suggerivano in passato di non superare 20 A. Lo standard ame-
2.2 Messa a terra del neutro in bassa tensione ricano è invece basato su 400 A.
Ci sono vantaggi e svantaggi in entrambe le soluzioni.
Per quanto riguarda la bassa tensione, un impianto industriale non può che essere
di tipo TN-S. Le basse correnti salvaguardano maggiormente il ferro delle macchine. Ma cor-
II sistema TN-C è pericoloso in caso d'interruzione del conduttore PEN. Inoltre le renti troppo basse, dello stesso ordine di grandezza delle correnti capacitive del-
correnti di squilibrio che percorrono il conduttore PEN provocano disturbi alle l'impianto, rendono meno efficaci le semplici protezioni omopolari (relò di mas-
apparecchiature elettroniche e vanno ad interessare le masse e le masse estranee: sima corrente ad una soglia di corrente), con il rischio di interventi intempestivi
per questo motivo il sistema TN-C è proibito nei luoghi con pericolo di esplosione dovuti a correnti di ritorno capacitive delle linee non interessate dal guasto; inoltre
dalla norma CEI EN 60079-14 (CEI31-33). diventa difficile la taratura della soglia di intervento delle protezioni.
Il sistema TN-C è in genere limitato al tratto che va dai trasformatori ai quadri Le fOl1i cOlTenti di terra hanno il vantaggio di non essere influenzate dalle correnti
generali, dove le sezioni sono elevate e dunque è maggiore il risparmio econo- capacitive e di essere rilevate con sicurezza, come corrente residua dalla tema di
mico, mentre è trascurabile il rischio di interruzione. riduttori di corrente posti sulle grosse linee di alimentazione, fig. 2.1.
11 neutro isolato (sistema IT) in un impianto industriale con centinaia di utenze
1 In lt:llil1. le reti di di.stribuzIone pubbliCI! in media tensione hanno invece il neutro i.~()lalo. lJppllf<! mes,\O li lerT<l
non ha senso, in quanto la ricerca del primo guasto a terra comporta difficoltà e tramite indummza (bobina di Petcrsen),
28 Elementi di progettazione eleUrica Messa a terra del neutro 29

L1 L2 L3

L1 L2 L3 L1 L2 L3 L1 L2 L3

t
= = =

~
J,
FIGURA 2.2 - Protezione omopolare (51 N) alimenlala da riduuori di corrente toroidali su tre cavi
in parallelo.
FIGURA 2.1 - Protezione omopolare il corrente residua, in tlna rete di distribuzione.

massima corrente omopolare (S l N) per assicurare la selettività nei confronti del-


Poiché la corrente al primario di questi riduttori di corrente è dell' ordine delle l'analoga protezione di motori e trasformatori. 2
centinaia o migliaia di ampere, correnti residue dell'ordine della decina di ampere In passato, si preferiva utilizzare trasformatori di corrente posti sulle singole fasi,
possono stabilirsi facilmente sul secondario come somma di errori dei riduttori poiché si temeva un cattivo comportamento dei riduttori toroidali, chiamati ad ali-
durante forti correntÌ di spunto, sovraccarichi o cortocircuiti tra le fasi, provo- mentare in parallelo un unico relè di massima corrente. L'esperienza ha dimostrato
cando quindi interventi intempestivi della protezione di terra, se tarata per pochi che tale pericolo non esiste; si possono quindi utilizzare più riduttori toroidali di
ampere; ciò ovviamente non avviene con le forti correnti di terra adottate negli corrente in parallelo senza paura di interventi intempestivi o mancati. Con questa
USA, che consentono di tarare le protezioni omopolari per centinaia di ampere. soluzione, le forti correnti di terra come quelle previste dagli americani non sono
più necessarie.
Come spesso accade, la giusta soluzione sta nel mezzo. I riduttori toroidali hanno per di più il vantaggio di essere apribili, quindi possono
Ad esempio, una corrente di terra di 100 A è sufficientemente alta per non essere essere montati e smontati dopo l'esecuzione dei terminali, fig. 2.2.
influenzata dalle correnti capacitive e può essere facilmente rilevata dai riduttori
di corrente toroidali posti sul cavo tripolare. Se le correnti sono forti e quindi Occorre, infine, accennare al fatto che negli impianti con reti di media tensione a
necessitano di più cavi in parallelo, si possono utilizzare più riduttori di corrente neutro isolato si sono manifestate spesso notevoli sovratensioni verso terra dovute
toroidali, lino per ogni cavo in parallelo, fig. 2.2. alla ferrorisonanza fra la reattanza dei riduttori di tensione (TV) e la capacità della
D'altra parte, la protezione omopolare così realizzata, cioè riduttore di corrente rete. La messa a terra del neutro, vincolando al potenziale di terra il neutro della
toroidale sul cavo e relè di massima COiTenle a tempo zero, è la soluzione migliore rete (centro stella del trasformatore AT/MT), ha il vantaggio di eliminare anche
e più semplice per proteggere motori e trasformatori di media tensione (non,ché i questo inconveniente, almeno nel funzionamento normale.
relativi cavi) dal guasto a massa. I danni sono minimi, in quanto minimo è l'l-t.
Nelle linee di distribuzione con più cavi in parallelo si adottano, come detto sopra,
tanti ridutton toroidali quanti sono i cavi, ritardando opportunamente il relè di 2 Vedasi tabt:ltn I2.B, puro [2.4.
30 Elementi di progettazione elettrica La potenza di cortocircuito 31

In ogni caso, i riduttori di tensione devono avere un secondario collegato a trian-


golo, chiuso su una resistenza smorzatrice che limiti il fenomeno della ferroriso-
nanza durante i guasti. Il secondario con resistenza è indispensabile quando il neu-
tro è isolato, ma è comunque consigliabile anche con il neutro a terra, poiché
basse correnti di terra corrispondono ad elevate resistenze di collegamento del
neutro a terra, quindi durante i guasti la situazione è assai vicina a quella che si ha
con il neutro isolato, anche se di breve durata grazie alla pronta eliminazione del
guasto.

Nel caso di neutro isolato, le protezioni omopolari devono essere commisurate alle
correnti capacitive dell'impianto (correnti che dipendono dalla tensione e dall'esten- 3 LA POTENZA DI CORTOCIRCUITO
sione dell'impianto, in pratica dalla lunghezza dei cavi della rete); devono essere
inoltre di tipo direzionale, in modo da discriminare la linea interessata dal guasto
dalle altre linee che sono interessate da1le correnti capacitive di ritorno. 3
3,1 Generalità
La corrente di guasto capacitiva le (A) può essere calcolata approssimativamente,
per le linee in cavo, con la formula:
La potenza di cortocircuito è certamente il parametro più importante, nella proget-
tazione di un grosso impianto elettrico, al quale è opportuno prestare la massima
le=O,2UL
attenzione.
essendo U (kV) la tensione concatenata e L (km) la lunghezza delle linee. 4
Nel punto di alimentazione dell'impianto vanno definiti due valori di potenza di
Ad esempio, in un sistema a 6 kV, si può considerare una corrente di guasto capa-
cortocircuito:
citiva di 1,2 A/km.
• la potenza di cortocircuito massima: viene raggiunta quando le fonti di energia
sono tutte presenti nella loro piena efficienza;
la potenza di cortocircuito minima: si ottiene dal1a precedente, ipotizzando la
mancanza di una o più fonti di energia a causa di motivi diversi (guasti, manu-
tenzione, ridotta disponibilità di energia primaria, ecc.) .
.• Vedasi in proposito TuttoNonneJ 1/2001. pag.!7.

.t Infalti: Nessuna seria progettazione può avere inizio se non sono disponibili le potenze di
cortocircuito massima e minima, nel punto di consegna dell'energia.
u ,
le=31,,=3-r--- IO I due precedenti valori devono essere sempre forniti al progetti sta dall'ente
'13 Xc
responsabile dell'alimentazione dell'impianto. I
Se c (F/km) è la clIpm:illl per ogni kilolllelro di CliVO, si ha:

XC=_I- = _ _1- da cui: In caso contrario, il progettista deve assumere dei valori plausibili, in sede di pre-
wC "21TfcL
ventivo, e mettere al corrente il committente che, modificando tali ipotesi di
lavoro, potrebbe cambiare notevolmente il costo preventivato,
Tenendu cunlo dei valori meùi di capaci li! dei cnvi di media tensione si olliene: le '" 0.2 U L
Ad esempio. per un cavo 6/10 kV, 3.\ 150 mm:, con ("=0,38 JO" F/km. si ricava: l Punroppo. il distributore pubblicu indica in genere soltamo la massima c non la minima corrente di c{lfIocircuilO,
le= ,[3"2 ][50 x 0,38 x !O' x lO' U L=0,2067 U L tmscur:muo ['impatto che la corrente minima di conocircuilO ha sul dimen~ionamenlo dei grossi impioDI! industriali.
32 Elementi di progettazione elettrica La potenza di cortocircuito 33

Le potenze di cortocircuitp massime devono essere calcolate ai vari livelli di ten- rapporto reattanza/resistenza di una rete di distribuzione (fino alle sbarre) è supe-
sione, considerando anche i contributi interni degli impianti (generatori e motori). riore a sette. [n pratica, l'impedenza è allora coincidente con la reattanza. 2
In base ai valori ottenuti e ai tempi di intervento delle protezioni, si dimensionano Questo permette di calcolare, in modo semplice e rapido, la potenza di cortocir-
i cavi e le apparecchiature principali (quadri, interruttori, sbarre, ecc,), cuito di un sistema elettrico costituito da 11 elementi in serie (generatori, linee, tra-
La potenza di cortocircuito massima ha un notevole impatto sui costi. Il progetti- sformatori) le cui potenze di cortocircuito siano P" P2 , P" "P"
sta deve quindi mantenere questo valore il più basso possibile,
Come noto, la potenza (apparente) di cortocircuito trifase vale:
Le potenze di cortocircuito minime devono essere calcolate ai vari livelli di ten-
sione, senza tenere conto dei contributi interni aWimpianto,
Dalla potenza di cortocircuito minima dipendono:
• la caduta di tensione all'avviamento dei grossi motori, par. 4.4; dove:
la distorsione della forma d'onda della tensione dovuta alla presenza di carichi U è la tensione nominale (concatenata);
non lineari (raddrizzatori, invertitori, azionamenti a velocità variabile, ecc.), Ice è la corrente di cortocircuito trifase. 3
par. 11.2,
D'altra parte, nell'ipotesi X" Z si ha:
La caduta di tensione e il contenuto armonico possono essere ca1colati con le for-
mule del par. 4,4 e del cap, Il, le quali sono semplici, ma sufficienti.
Poiché la caduta di tensione e la distorsione della forma d'onda della tensione
sono tanto più piccole quanto più grande è la potenza di c0l10circuito (cioè quanto
più è piccola l'impedenza della rete), occorre mantenere il più alto possibile il dove E = ~ è la tensione di fase:
valore della potenza di cortocircuito minima.

Da quanto sopra emergono due requisiti contrastanti: la potenza di cortocircuito


massima deve essere piccola, mentre la potenza di cortocircuito minima deve
essere grande.
La soluzione ideale sarebbe che i due valori coincidessero, conciliando quindi le Si ottiene dunque:
opposte esigenze.
In realtà, quasi mai i due valori coincidono (a prescindere dai contributi interni U'
all'impianto), quindi il progetti sta deve scegliere le tensioni di cortocircuito dei X
trasformatori in modo da disporre di potenze di cortocircuito minime non troppo
basse per evitare elevate cadute di tensione e, al tempo stesso, potenze di cortocir- La potenza di cortocircuito di un sistema a tensione U composto da 11 elementi in
cuito massime non troppo elevate per evitare quadri e apparecchiature di costo serie aventi reattanze XI' X2 , ..• X n è:
eccessivo o, addirittura, non reperibi1i sul mercato.

3,2 Calcolo della potenza di cortocircuito :! Infatti se R = X 17 si ha:


"
Z=~R-+X- =
~
-, ....!.+X- =101X
49 '

Alla periferia dell'impi,mto la resistenza dci cavi non è più tnlscurabile e bisogna tenerne conto.
Per calcolare la potenza di cortocircuito in un punto dell'impianto, si può fare l'i- J La potenza apparente andrebbe indicata con S (cap. 13) e la corrente di COrTocircuito permanente con 'k
potesi che la resislenza sia trascurabile rispetto alla reattanza, perché solitamenle il (CEI 11-25), ma si e preferito utiliu.urc simboli di uso più comune.
34 Elementi di progettazione elettrica La potenza di cortocircuito 35

Prete =10000 MVA 130 kV

Linea aerea
D'altra parte, la reattanza Xi del generico elemento del sistema elettrico con XL = 0,4 Q/km
L = 10 km
potenza di cortocircuito Pi vale:

U1/U2 = 130/30 kV
n. 1 Trasformatore
(30 MVA) P[l=30MVA
ucc =12'%
e dunque: 4

u' 1 (I)
@\
--~---------------*---------------.---30kV

La potenza di cortocircuito di un trasformatore vale: n. 6 Trasformatori


UiU2 =30/0,4 kV n. 2 Trasformatori
U1/U2 = 30/6 kV
(6 x 1,6 MVA) P[l= 1,6 MVA (2 x 10 MVA) P n = 10MVA
uC{;= 7%1 ucc = 8%
(2)

dove:
• P è la potenza nominale del trasformatore;
• llcc è la tensione di cortocircuito percentuale.

Nel trasformatore, la "" dipende dall'impedenza di cortocircuito, ma questa è così


FIGURA 3.1 - Schema di un impianto alimentato a 130 kY.
poco diversa dalla reattanza che non vale la pena distinguere l'una dall'altra. 5

La potenza di cortocircuito di una linea vale (2" X): 3.3 Esempio di calcolo della potenza di cortocircuito

u' (3)
Si consideri una rete a 130 kV con potenza di cortodrcuito minIma Prete di
Pcc=X 10000 MVA, dalla quale parte una linea aerea lunga IO km per alimentare uno
stabilimento industriale, fig. 3.1. 6
~ L1 fonnula (l) è SEnla ricavata per un sistema elettrico li tensione U, ma continua utl essere vera anche in un siste- La linea alimenta un trasformatore 130/30 kV da 30 MVA, ll" = 12%.
ma elettrico con tensioni diverse, a condizione che U sia In tensione di riferimento li cui sono riportate le reallanze.

5 11 vnlore assoluto deIr impedenza di cortocircuito z.:c di un trasformatore v<lle: Ze.::= ;ci~ ~' Dalle sbarre del quadro a 30 kV vengono alimentati:
La norma CE! EN 60076·] (CEI 14-4/1), par. 3.7.1, in luogo di tetl.~ione di cor(odrcuito percentuale IIce parla di • due trasformalori 30/6 kV da lO MVA, ll" = 8%;
'"impedenza percentuale" :::, dove:
_ P /Ice cip sei trasformatori 3010,4 kV da 1600 kVA, Il,, = 7%.
:::= 1002cc ---:;'"= 100---;=lIcc
U· 100 p r..r
Come si vede, l'impedenz.1 percentuale::: corrisponde lilla tensione di cortocircuito percentuale Ileo' (, Si è qui coosiderata In tensione di J 30 kV llnche se il valore nominille è J 32 kV
36 Elementi di progettazione elettrica La potenza di cortocircuito 37

Soltanto in un secondo tempo considereremo la presenza di un generatore, fig. 3.5. Calcolo della potenza di cortocircuito minima
Da notare che i trasformatori non sono mai in parallelo, quindi un cortocircuito nei
punti 3 e 4 è alimentato da un solo trasfoffilatore. Note le potenze di cortocircuito dei componenti della rete, con la (l) è possibile
calcolare la potenza di cortocircuito minima nei punti 1,2,3 e 4 di fig. 3.1.
Nel seguito sono calcolate le potenze di cortocircuito dei vari elementi che com-
pongono la rete. • Punto l (arrivo linea a 130 kV):

Potenza di cortocircuito della linea aerea PI


l l
----=-----
l
= 2970 MVA (8)
--+- --~-+-----
Prete PL 10000 4225
Per le linee aeree si assume in genere una reattanza unitaria di 0,4 Q/km. La linea
lunga lO km ha pertanto una reattanza di 4 Q. 7
Se si indica con PL la potenza di cortocircuito della linea aerea, dalla (3) si ottiene:
• Punto 2 (sbarre a 30 kV):
(130. 103) '
4225MVA (4) l
0,4· lO P2=--------~-----
l l l
----=----
l l l
= 230,6 MVA (9)
--+-+-- --+--+-
Prete PL P30 10000 4225 250
Potenza di cortocircuito dei tra5formalOri
0, più rapidamente:
Le potenze di cortocircuito dei trasfonnatori si ricavano dalla (2):

230,6MVA (IO)
• trasfonnatore 130/30 kV da 30 MVA, Il,, = 12%: l l l l
--+- ---+--
PI P30 2970 250
30
P30 =-100= 250MVA (5)
12
• Punto 3 (sbarre a 400 V):
• trasfonnatore 30/0,4 kV da 1,6 MVA, Il,, = 7%:

---=--~- = 20,8 MVA (11)


PI •6 = 1;6 100 =22,9 MVA (6) l l l l l l l l
--+-+-+- --+- ---+--
Prete PL P30 P1,6 P2 PI •6 230,6 22,9

• trasformatore 30/6 kV da lO MVA, Il,, = 8%:


• Punto 4 (sbarre a 6 kV):
lO
P lO =-100= 125MVA (7)
8
_-..-.:..._=-,.......::.......,-- 81,1 MVA ( 12)
l l l l I l l l
--+-+-+- -+- --+-
Prete Pc P 30 PiO P2 PJO 230,6 125

7 Una linea in cavo 1m unn rcannnza assai minore: circa 1/3 + 1/4 de[]n renfltmza di una linea aerea.
38 Elementi di progettazione elettrica La potenza di cortocircuito 39

Calcolo della potenza di cortocirclIito massima e contributo dei motori Occorre quindi considerare il trasformatore come elemento in serie rispetto al
generatore che fornisce la potenza di cortocircuito, ossia i motori asincroni ali-
Per calcolare il valore della potenza di cortocircuito massima, ai vari livelli di ten- mentati dal trasformatore stesso.
sione, necessaria per dimensionare le apparecchiature, occorre: La potenza di cortocircuito prodotta dai motori alimentati da un singolo trasforma-
• conoscere la potenza di cortocircuito massima della rete a 130 kV; tore e trasferita sulla rete 30 kV vale pertanto:
• valutare il contributo dei motori.
1
(15)
Per semplicità (e per utilizzare in parte i calcoli già fatti) si suppone che la potenza _1_+_1_
di cortocircuito massima della rete a 130 kV sia ancora lO 000 MVA, prima consi- PM Pccr
derato come valore minimo, e che i motori siano asincroni.

La valutazione del contributo dei motori al cortocircuito è un problema assai con-


troverso. Si dovrebbe infatti tener conto per ogni motore della sua potenza, del- 1230.6 MVA
l'impedenza del cavo di alimentazione, della corrente di cortocircuito erogata e
del relativo tempo di smorzamento.
Molto semplicemente, e a favore della sicurezza, il contributo di un motore alla ®,l
corrente di cortocircuito può essere assunto pari a:
25,2 MVA "'ì. 60,6 MVA
--fF==---~-----'===T\--30 kV
• 4 vo1te la corrente nominale, se il motore è in bassa tensione (reattanza sub- 316.4 MVA

transitoria del 25%);


• 5 volte la corrente nominale, se il motore è in media tensione (reattanza sub-
transitoria del 20%).
n. 6 Trasformatori n. 2 Trasformatori
(6 x 1,6 MVA) (2 x 10 MVA)
Nel caso specifico, fig. 3.1, si suppone che il carico dovuto ai motori sia pari
all'80% della potenza nominale dei trasformatori, in bassa e in media tensione.
16X5 ,1MVA 12x4oMVA

}M~~r
Il contributo al cortocircuito dei motori di bassa tensione, per ogni trasfonnatore
30/0,4 kV da 1,6 MVA, ammonta quindi a:

P M l.6 = 4 x 0,8 x 1,6 = 5,1 MVA (13)


~
6PM1.6= 6x4 xQ,Bx 1,6 MVA 2 PM10 = 2 x 5 x 0,8 x 10 MVA
Analogamente, per i motori in media tensione, per ogni trasformatore 30/6 kV da
IO MVA, si ottiene un contributo di:
FIGURA 3.2 - Cortocircuito nel punto 2 (sbarre a 30 kV).
Potenza di cortocircuito proveniente dalla rete a 130 kY: 230,6 MVA.
PMIO =5xO,8x IO =40 MVA (14) Potenza di cortocircuito dovuta ai motori a 400 V: PM1 .6 = 5,1 MVA per ogni trasformatore da
1,6 MVA,
Bisogna ora valutare il contributo dei motori al cortocircuito sulle sbarre 30 kV, Potenza di cortocircuito dovuta a tutti i motorì a 400 V, trasferita sulle sbarre a 30 kV: 25,2 MVA.
Potenza di cortocircuito dovuta ai motori a 6 kV: PMJO = 40 MVA per ogni trasformatore da
punto 2 di fig. 3.2. IO MVA.
La potenza di cortocircuito dovuta ai motori viene trasferita alle sbarre 30 kV tra- Potenza di cortocircuito, dovuta a tutti i motori a 6 kY, trasferita sulle sbarre a 30 kV: 60,6 MYA.
mite i trasformatori 30/6 kV e 30/0,4 kV. Potenza di cortocircuito totale nel punto 2: 25,2 + 230,6 + 60,6 = 316,4 MVA.
40 Elemenli di progettazione elaUrica La potenza di cortocircuilo 41

dove: sima, che vale:


• PM è la potenza di cortocircuito generata dai motori alimentati dal trasformatore;
• P ccr è la potenza di cortocircuito del trasformatore considerato. 316,4
_6,1 kA (21 )
..f3 x 30
Con la (15) è possibile valutare la potenza di cortocircuito trasferita sulle sbarre a
30 kV da ogni trasformatore di bassa tensione da 1,6 MVA: Tale valore risulta assai modesto, considerato che gli interruttori di media tensione
hanno in genere un potere di interruzione di almeno 12,5 kA.
-::----:--- - 4,2 MVA (16)
1 1 1
-- + -1- --+--
P M \.6 P\.6 5,1 22,9
Potellza di cortocircuito massima s/llle sbarre a 400 V
Trattandosi di sei trasfonnatori, il contributo totale dei motori di bassa tensione al
Per calcolare la potenza di cortocircuito sulle sbarre a 400 V, punto 3 di fig. 3.3,
cortocircuito sulle sbarre a 30 kV è:
occorre sottrarre alla potenza di cortocircuito sulle sbarre a 30 kV (20), il contri-
(17) buto dei motori (16) alimentati dal trasfonnatore 3010,4 kV da 1,6 MVA, sulle cui
6 x 4,2 = 25,2 MVA
sbarre a 400 V viene ipotizzato il cortocircuito; tali motori, infatti, non possono
contribuire al cortocircuito sulle sbarre a 30 kY.
Analogamente, il contributo dei motori a 6 kV per ogni trasfonnatore 30/6 kV da
IO MVA vale:
La potenza di cortocircuito nel punto 2 (sbarre a 30 kV) diviene pertanto:

--:-1-----;1- = 30,3 MVA (18)


1 1 316,4 - 4,2 = 312,2 MVA (22)
--+-- 40+ 125
P M10 PIO
La potenza di cortocircuito sulle sbarre a 400 V, proveniente dalle sbarre a 30 kV,
Trattandosi di due trasfonnatori, il contributo totale dei motori di media tensione transita attraverso il trasfonnatore 3010,4 kV da 1,6 MVA e va valutata con la for-
al cortocircuito sulle sbarre a 30 kV è: mula (1), per tenere conto anche della potenza di cortocircuito (6) di tale trasfor-
matore. Si ottiene perciò:
2 x 30,3 = 60,6 MVA (19)

21,3MVA (23)
1 l
--+--
Potenza di cortocircuito massima sulle sbarre a 30 kV 312,2 22,9

La potenza di cortocircuito massima sulle sbarre a 30 kV è data dalla potenza di A questa potenza Occorre ancora aggiungere il contributo dei motori (13) alimen-
cortocircuito nel punto 2 (9), incrementata dal contributo dei motori a 400 V (17) tati direttamente dalla sbarra a 400 V sulla quale è localizzato il cortocircuito. pari
e dei motori a 6 k V (19): a 5,1 MVA.

230,6 + 25,2 + 60,6 = 316,4 MVA (20) La potenza totale di cortocircuito massima sulle sbarre a 400 V è:

Il quadro e le apparecchiature elettriche a 30 kV devono essere dimensionate in 21,3+5,1 = 26,4 MVA (24)
base alla corrente di cortocircuito equivalente alla potenza di cortocircuito mas-
42 Elementi di progettazione eleUrica La potenza di cortocircuito 43

Anche in questo caso, infatti, la potenza di cortocircuito sulle sbarre a 30 kY (20)


deve essere diminuita del contributo (18) dei motori alimentati dal trasformatore
1230,6 MVA 30/6 kY da IO MYA, sulle cui sbarre secondarie a 6 kY viene ipotizzato il corto-
circuito. Si ha pertanto la seguente potenza di cortocircuito sulle sbarre a 30 kY:

312,2 MVA 60,6 MVA 316,4 - 30,3 = 286,1 MYA (25)


---Fr====---------,---L---~=~-30 kV
121 MVA
La potenza di cortocircuito sulle sbarre a 6 kY, proveniente dalle sbarre a 30 kY,
tiene conto anche della potenza di cortocircuito (7) del trasformatore 30/6 k Y e
vale quindi:
n. 1 Trasformatore n. 5 Trasformatori n. 2 Trasformatori
(1,6 MVA) (5x1,6MVA) (2 x 10 MVA)

87 MYA (26)

@, j21,3MVA jSX5,1MVA

~-1-_0,4kV
12x4oMVA

, - - j - _ 6kV
I
--+--
286,1
l
125

r--'t-~ 0,4 kV
A questa potenza di cortocircuito va ancora aggiunto il contributo (14) dei mototi
alimentati dalla sbarra a 6 kY in cui è localizzato il cortocircuito, pari a 40 MYA,

~ In definitiva, la potenza totale di cortocircuito massima è uguale a:


=4 x 0,8 x 1,6 MVA
PM1,6 5 PM1,6 =5 x4 x 0.8 x 1,6 MVA 2 PM10= 2 x 5x 0,8 x 10 MVA

87+40=127MYA (27)

FIGURA 3.3 - Cortocircuito nel punto 3 (sbarre a 400 V).


Potenza di cortocircuito totale proveniente dalle sbarre a 30 kV: 312,2 MVA. li quadro a 6 kY va quindi dimensionato per una corrente di cortocircuito di:
Potenza di cortocircuito totale proveniente dalle sbarre a 30 kV trasferita sulle sbarre a 400 V
(punlo 3): 21,3 MVA. 127
Potenza di cortocircuito dovuta ai motori alimentati dalle sbarre a 400 V interessate dal guasto: 12,2 kA
P MJ.6 = 5,1 MVA. J3 x6
Potenza totale di cortocircuito nel punlo 3: 21,3 + 5,1 = 26,4 MVA.

Il quadro deve essere quindi dimensionato per una corrente di cortocircuito di: PresellZll di 'Ul gelleratore iII parallelo

26,4 Se nell'impianlo è presente anche un generatore, si procederà in modo analogo il


38,1 kA quanto fatto per il contributo dei mototi.
J3 x 0,4
Nel1'impianto finora considerato sia presente anche un generatore sincrono da
Potenza di cortocircuito sulle sbarre a 6 kV lO MYA, 6 kY, che fornisce energia sulla rete a 30 kY tramite un trasformatore
6/30 kY da IO MYA, con Il,, = 8%, fig. 3.5.
La potenza di cortocircuito sulle sbarre a 6 kY, punto 4 di fig, 3.4, può essere cal-
colata in modo analogo a quanto appena detto per le sbarre a 400 V. Se la reatlanza sub-transitotia diretta X; del generatore è del 15%, la potenza di
44 Elementi di progettazione eleUrica La potenza di cortocircuito 45

La potenza di cortocircuito del trasfannatore 6/30 kV, da IO MVA, Il,, = 8% è (7):

~ x 100 = 125 MVA (30)


1230,6 MVA 8

Pertanto, la potenza di cortocircuito trasferita dal generatore sulle sbarre a 30 kV,


25,2 MVA 286,1 MVA nel punto 2 di fig, 3.5, diventa:
---f~==~------~--~--------~==~-30kV
r30,3 MVA
---:-1-'-:"'---'-1- = 43,5 MVA (31 )

66,7 + 125
n. 6 Trasformatori o. 1 Trasrorma1ore n. 1 Trasformatore
(6 x 1,6 MVA) (10 MVA) (10 MVA)

Pm1e = 10000 MVA 130 kV


lax5,1 MVA 140 MVA

,----t--, 0,4 kV Linea aerea XL = 0,4 Q/km


L = 10 km

n. 1 Trasformatore
6 PM1,6 = 6 x4 xO,8 x 1,6 MVA PM10 = 5 x 0,8 x 10 MVA PM10=5xO,8x 10MVA
U1/U z = 130130 kV
P n =30MVA
ucc =12%

FIGURA 3.4 - Cortocircuito nel punto 4 (sbarre 6 kV). ~\


Potenza di cortocircuito totale sulle sbarre a 30 kV: 286,1 MVA.
--~--------~--------,,------------------r---30kV
Potenza di cortocircuito totale proveniente dalle sbarre a 30 kV trasferita sulle sbarre a 6 kV (punto
4): 87 MVA.
Potenza di cortocircuito generata dai motori alimentati dalle sbarre a 6 kY interessate dal guasto:
PMIO=40 MVA. n. 6 Trasformatori n. 2 Trasformatori n. 1 Trasformatore
Potenza totale di cortocircuito nel punto 4: 87 + 40 = 127 MVA. U1IUz = 30/0,4 kV U1/U z = 30/6 kV U1/UZ = 3016 kV
P n = 1,6 MVA Pn = 10 MVA Pn = 10 MVA
ucc = 8%
cortocircuito sulle sbarre a 6 kV dovuta al generatore vale: 8

6 kV
IO
- x 100 = 66,7 MVA (29)
15 Un =6kV
G
Pn = 10 MVA
X d= 15%

HPer un genemtore sincrono: Pc~ = J; 100 dove P è la potenza del generatore.


X, FIGURA 3.5 - Schema di un impianto alimentato il 130 kV con un generatore in parallelo a 6 kV.
46 Elementi di progettazione elettrica La potenza di cortocircuito 47

Se a questa potenza di cortocircuito si aggiunge quella già calcolata (20) senza La potenza massima di cortocircuito sulla sbarra a 400 V diventa quindi:
generatore, pari a 316,4 MVA, si ottiene:
21,5 + 5,1 = 26,6 MVA (36)
316,4 + 43,5 = 359,9 MVA (32)
La corrente di cortocircuito per dimensionare il quadro a 400 V corrisponde a:
La corrente di cortocircuito nel punto 2 di fig. 3.5 (sbarre 30 kV) è quindi:
26,6
38,4 kA (37)
359,9
7kA (33)
J:l x 30
La corrente di cortocircuito presenta pertanto un aumento minimo rispetto al
Naturalmente la potenza massima di cortocircuito nel punto 3 e nel punto 4 di fig. 3.5 valore calcolato in assenza del generatore, pari a 38,1 kA.
va calcolata utilizzando il nuovo valore di potenza di cortocircuito nel punto 2 che
tiene conto del generatore. Come si vedrà, i nuovi valori sono leggermente mag-
giori di quelli precedentemente calcolati. Sbarre a 6 kV, pllnto 4,fig. 3.5

Dalla potenza (32) calcolata nel punto 2 va dedotto il contributo (18) del trasfor-
matore (e dei motori da esso alimentati), sulle cui sbarre secondarie a 6 kV è loca-
Sbarre a 400 V, pllnto 3, fig. 3.5
lizzato il cortocircuito.
Come già fatto in precedenza, per calcolare la potenza di cortocircuito sulle sbarre
La potenza di cortocircuito nel punto 2 di fig. 3.5 diventa:
a 400 V, occorre sottrarre dalla potenza di cortocircuito (32) nel punto 2 il contri-
buto (16) del trasformatore sulle cui sbarre secondarie a 400 V è localizzato il cor-
tocircuito. 359,9 - 30,3 = 329,6 MVA (38)
La potenza di cortocircuito nel punto 2 di fig. 3.5 diventa pertanto:
La potenza di cortocircuito nel punto 4 di fig. 3.5, proveniente dalla sbarra a
359,9 - 4,2 = 355,7 MVA (34) 30 kV tramite il trasformatore 6/30 kV da lO MVA, con potenza di cortocircuito di
125 MVA (7), è uguale a:
La potenza di cortocircuito sulle sbarre a 400 V, proveniente dalle sbarre a 30 kV,
transita attraverso il trasformatore 30/0,4 kV da 1,6 MVA e va valutata con la for- 90,6 MVA (39)
mula (1) per tenere conto anche della potenza di cortocircuito (6) del trasforma- l l
329,6 +125
tore:

A questa potenza si deve aggiungere il contributo (14) dei motori alimentati dalla
l
21,5MVA (35) sbarra a 6 kV, in cui è localizzato il cortocircuito, cioè 40 MVA.
1 l
-355,7
- - +22,9
--
La potenza di cortocircuito totale sulle sbarre a 6 kV vale:
A questa potenza bisogna ancora aggiungere il contributo dei motori (13) alimen-
tati direttamente dalla sbarra a 400 V, sulla quale è localizzato il cortocircuito, pari 90,6+40= 130,6MVA (40)
a5,l MVA.
48 Elementi di progettazione elellnca La potenza di cortocìrcurto 49

li quadro a 6 kV deve pertanto essere dimensionato per una corrente di cortocir-


cuito di:
130,6
12,6 kA (41)
E x6 1230.6 MVA

25,2 MVA 316,4 MVA


Generatore, pll1zlo 5,fig. 3.6 --fr====~-----1---'~----------====rT-30kV
i60,6 MVA
La potenza di cortocircuito sulle sbarre del generatore (punto 5 di fig. 3.6) è data
dalla potenza di cortocircuito (29) del generatore stesso, pari a 66,7 MVA, aumen-
tata della potenza proveniente dalla rete (sbarre a 30 kV).
n. 6 Trasformatori n. 2 Trasformatori n. 1 Trasformatore
(6 x 1.6 MVA) (2 x 10 MVA) (10 MVA)
Per valutare la potenza proveniente dalle sbarre a 30 kV, occorre considerare il
valore già calcolato (20) della potenza di cortocircuito sulla rete a 30 kV, com-
jax5,1MVA j2X40MVA 189.6 MVA
prensiva del contributo dei motori.
0,4 kV 6 kV 6 kV

La potenza (20) è trasferita sulle sbarre a 6 kV del generatore tramite il trasforma-


r-+---, - +i66,7
- MVA
tore 6/30 kV da \O MVA, con potenza di cortocircuito di 125 MVA (30); si ha per-
G
tanto (1):
~ 1 Generatore
6 PM1,6 = 6 x 4
x 0,8 x 1,6 MVA 2 PM10 =2 x 5 x 0,8 x 10 MVA (10 MVA)
I
89,6MVA (42)
I I
316,4 +125
FIGURA 3.6 - Cortocircuito sulle sbarre del generatore (punto 5).
La potenza di cortocircuito sulle sbarre del generatore diventa dunque:
Potenza totale proveniente dalle sbarre a 30 kV: 316,4 MVA.
Potenza totale proveniente dalle sbatTe a 30 kV trasrerita sulle sbarre del generatore: 89,6 MVA.
89,6 + 66,7 = 156,3 MVA (43) Potenza di cortocircuito sub-Iransitoria del generatore: 66.7 MVA.
Potenza di cortocircuito totale nel punto 5: 89,6 + 66,7 = 156,3 MVA.
A tale valore corrisponde una corrente di cortocircuito di:

Per il dimensionamento dell'apparecchiatura è importante conoscere anche il


156,3 valore di picco della corrente di cortocircuito (par. 6.2.1).
15kA (44)
Ex6 Il valore di primo picco si ottiene moltiplicando il valore efficace per il coeffi-
ciente k.J2 nel quale il valore di k varia con il cos rp di cortocircuito nel punto del-
l'impianto considerato, secondo la curva della fig. 3.7.
3.4 Valore di picco della corrente di cortocircuito
I valori di cos rp di cortocircuito sono stabiliti convenzionalmente nelle norme,
I valori di corrente di cortocircuito calcolati al par. 3.3 sono ovviamente valori nell'assunzione che il circuito sia tanto più induttivo quanto maggiore è la cor-
efficaci della corrente presunta di cortocircuito. rente di cortocircuito, come in genere accade.
50 Elementi di progettazione elellrica La potenza di cortocircuito 51

Per la bassa tensione, la tabella 3.A indica il valore di k .J2 per i diversi fattori di Tabella 3.A - Valori del fattore k 12 in relazione al cas fP cd alla corrente di cortocircuito I.. (CE I
potenza stabiliti nell'intervallo di corrente di cortocircuito indicato (CE! 17-13/1). 17-13/1). "
Va/ore efficace deIla corrente
Per quanto riguarda la media tensione (apparecchiatura per tensioni comprese fra di cortocircllito cas qJ d'z
l kY e 52 kY), la norma CE! 17-6 dà come unico valore normalizzato 2,5 = 1,77 .J2, l.:c:s 5kA 0,7 l,.."i

pur con l'avvertenza che in particolari condizioni tale valore può essere superato, 5kA<lccs IOkA O.' 1.7
come è del resto indicato anche nella nota incorporata nella tabella 3.A. IO kA</cc s20 kA 0,3 1
Come si vede nella fig. 3.7, il valore di k = 1,77 corrisponde all'incirca a cos '1'= 0,1.
20 kA <Jee :s;50 kA 0.25 2,1

50kA<Jce 0,2 2,2

Nota - I.v?lori dell.a tabella 3.A tengono conto della maggioranza delle applicazioni. A volte, ad es. in
vlclm.mza ,~I tr3sfo~at~ri o generatori, il fallare di potenza può assumere valori pitl bassi; in
k .. questi casI Il valore di piCCO della corrente presunta può essere maggiore.

0,1 0,19 0,29 0,37 0,45 D,51 D,57 0,63 0,67 0,7 0,74 0,77 COSqJ

i i i i i i i i

0,1 0,2 0,3 0,4 O,s 0,6 0,7 0.8 0,9 1,1 1,2 R/X

FIGURA 3.7 - Andamento del coefficiente k in funzione del fattore di potenza di cortocircuito e del
rapporto R/X.
I motori elettrici 53

4 I MOTORI ELETTRICI

4.1 Tipi di motori

I tipi di motori elettrici utilizzati negli impianti industriali sono i seguenti:


a) motore asincrono trifase a gabbia di scoiattolo (o rotore in cortocircuito): di uti~
lizza generalizzato per le sue caratteristiche di robustezza e semplicità;
b) motore asincrono monofase: utilizzato a volte per le piccole potenze, al di sotto
di l kW;
c) motore sincrono: in passato utilizzato per grandi potenze, ma ora impiegato uni-
camente negli azionamenti a velocità variabile di grande potenza~
d) motore in corrente continua: utilizzato negli azionamenti a velocità variabile,
ma sostituito sempre più spesso dal motore asincrono alimentato a tensione e
frequenza variabili;
e) motore asincrono a rotore avvolto: adatto per avviamenti particolarmente pesanti.

In sintesi, si può dire che il motore asincrono a gabbia è l'unica macchina usata
quando non è richiesta la regolazione della velocità.

La concorrenza del motore sincrono per le macchine di grande potenza (del1'or~


dine di alcuni megawatt fino a decine di megawatl), che in passato si faceva sen~
lire, non ha più motivo di esistere.

Poiché qualche costruttore di macchine operatncI, 111 particolare di compressori


alternativi, cerca a volte di imporre ancora il motore sincrono, è opportuno discu-
terne i pregi e i difetti.
I pregi, presunti o pretesi, del motore sincrono sono i seguenti.
54 Elementi di progettazione elettrica I motori elettrici 55

Il motore sincrono può funzionare con cos cp = I o anche cos cp = 0,9 in anticipo, Come noto, il motore in corrente continua presenta le complicazioni dovute al col-
contribuendo a migliorare il fattore di potenza dell'impianto. lettore e alle relative spazzole; inoltre, ha dei limiti di potenza dovuti alle alte cor-
Pregio innegabile ma di poco peso, perché i condensatori di rifasamcnto sono renti assorbite (sia perché maggiori a parità di tensione rispetto al sistema trifase,
comunque necessari. sia perché il motore in corrente continua funziona solo a bassa tensione). Ciò
• 11 motore sincrono ha una velocità costante, mentre il motore asincrono varia la richiede linee di alimentazione di dimensioni inaccettabili per motori di potenza
velocità con lo scorrimento, in funzione del carico, il che incide sul rendimento superiore a 1500 kW; un motore di questa potenza assorbe circa 2600 A a 600 V.
e sulle prestazioni della macchina accoppiata (in particolare compressori alter-
nativi). Il motore asincrono a rotore avvolto viene usato a volte per avviamenti particolar~
Questa affermazione è legata ad ipotesi di scon'imenti di qualche percento mente pesanti. 11 rotore è collegato, a mezzo di anelli e spazzole striscianti, ad un
(anche 5%); in realtà, per le potenze per le quali il motore sincrono è proponi- reostato che viene gradualmente disinserito con l'aumentare del numero di giri.
bile, lo scorrimento massimo del motore asincrono è sicuramente inferiore Lo scopo è quello di mantenere per buona parte dell' avviamento una coppia pres-
al]' I %, assai vicino allo 0,7%, quindi con variazioni minime di velocità, prati- soché costante e uguale alla coppia massima, evitando così ogni riduzione del1a
camente non avvertibili dalla macchina operatrice. coppia che ne bloccherebbe l'avviamento. Nello stesso tempo. la corrente di
n motore sincrono ha un rendimento più alto del motore asincrono. avviamento è limitata a due o tre volte la corrente nominale.
Questo pregio è evidente, ma nel campo di potenza considerato anche i motori Il reostato è in genere costituito da banchi di resistenze che vengono via via corto-
asincroni hanno rendimenti molto alti, intorno al 97%. circuitati da una serie di contattori; può anche essere costituito, specialmente in
media tensione, da un liquido conduttore nel quale sono immerse, sotto forma di
I difetti reali del motore sincrono sono invece i seguenti. elettrodi, le estremità dell'avvolgimento rotorico. La resistenza inserita va dimi-
Perdita di passo, e quindi fuori servizio immediato, nel caso di brevi abbassa- nuendo man mano che gli elettrodi vengono avvicinati e, infine, cortocircuitati.
menti o mancanze di tensione, che invece il motore asincrono supera con un Si tratta comunque di un sistema complicato e costoso, non adatto ad impianti in
piccolo rallentamento. Questo è senz'altro il peggiore difetto del motore sin- cui la continuità del servizio è fondamentale. Viene usato specialmente per i mulini,
crono. che hanno un'inerzia delle parti rotanti molto alta e richiedono quindi una coppia
Complicazione costruttiva dovuta al sistema di eccitazione, che anche nella notevole per mantenere l'avviamento entro tempi accettabili agli effetti del riscal-
versione "brushless" è tutt'altro che semplice. damento del motore. Si ricorre al motore asincrono a rotore avvolto solamente se
Necessità di partire come asincrono, con successiva sincronizzazione automa- non è ottenibile un tempo d'avviamento accettabile con motori a doppia gabbia.
tica. Questo richiede la taratura dell'eccitazione e del suo tempo di inserzione,
una volta raggiunta la massima velocità atteni bile come asincrono; tale taratJJra l mOlori asincroni a doppia gabbia, con avvolgimenti sovradimensionati per evi-
non è sempre agevole e precisa. tare sovranscaldamenti eccessivi nei lunghi avviamenti (anche 100 s), sono assai
Maggior costo rispetto al motore asincrono. più costosi dei motori normali, ma sono più affidabili (e anche meno costosi) dei
motori asincroni a rotore avvolto con il relativo corollario di anelli, spazzole. resi-
Gli impianti moderni a ciclo continuo necessitano di macchine semplici e robuste, stori, contattori e automatismi vari.
che non abbiano punti deboli dovuti ad eccessive complicazioni e che pratica-
mente non si fermino mai. Il motore asincrono a gabbia possiede certamente que-
ste caratteristiche. 4.2 Scelta del tipo di motore in relazione all'ambiente

Il motore a corrente continua viene utilizzato unicamente negli azionamenti a In un impianto industriale i motori dovrebbero essere tutti del tipo chiuso a venti-
velocità variabile, che sono ancora adesso più economici degli azionamenti in cor- lazione esterna. con grado di protezione IP55. In qualche ambiente al chiuso
rente alternata, i quali presentano però l'innegabile vantaggio di utilizzare il potrebbero essere adottati motori a ventilazione interna con grado di protezione
motore asincrono trifase. IP23, ma non vale la pena utilizzare motori con gradi di prolezione differenti, nel-
56 I;;lementi di progettazione elettrica l molori elettrici 57

l'ambito di uno stesso impianto, con possibilità di scambi, di spostamenti, di peg- Per motori Ex e ed Ex n con tensione compresa fra 3 kV e l I kV installati in zona
gioramenti delle condizioni ambientali, ecc. 2, si raccomanda inoltre di evitare l'avviamento se esiste la possibilità che all'in-
terno dell'involucro sia presente una miscela esplosiva. In questo caso, si deve
Quando il motore ha una potenza di qualche megawatt, è conveniente passare ad ricorrere, ad una apposita procedura per il 1avaggio con aria pulita del motore
esecuzioni con refrigeranti ad acqua incorporati, con notevole riduzione di costo e prima della messa in marcia (si può trovare la stessa raccomandazione nel
con il vantaggio, quando il motore è al chiuso, di non riversare nell'ambiente il National Elettrical Code, articolo 508b, FPN 2).
calore dovuto alle perdite. Ad esempio, un motore da lO MW, con rendimento del Come si vede, il problema esiste ed è ben lungi dall'essere risolto.
97%, disperde nell'ambiente 300 kW. Se questa potenza viene asportata dall'ac- Per tensioni superiori a l kY si suggerisce di:
qua di raffreddamento, non incide sul dimensionamento dell'impianto di ventila- a) adottare motori Ex d nel limite del possibile in zona l; per motori di dimensioni
zione e di raffreddamento dei locali. eccessive, adottare l'esecuzione Ex p, anche del tipo con refrigerante ad acqua
già descritto;
Anche se non vengono qui trattati gli impianti nei luoghi con pericolo di esplo- b) adottare motori Ex TI in zona 2, provvisti di attacchi per eventuali lavaggi, in
sione, è opportuno svolgere alcune considerazioni sui motori da usare negli modo da permettere ai gestori dell' impianto di intervenire in caso di necessità,
impianti in zona l. secondo i suggerimenti della "Safety Notice 17/90" suddetta. l
Secondo la norma CE! EN 60079-14 (CE! 31-33), in zona I si possono installare
motori a prova di esplosione Ex d, a sovrapressione interna Ex p ed a sicurezza
aumentata Ex e. Già la norma CE! 64-2 limitava a 1000 V la tensione massima 4.3 Correnti e coppie di spunto
dei motori Ex e in zona I. Ciò a causa di alcune esplosioni di motori Ex e installati
su piattaforme di perforazione nel Mare del Nord. Come è noto, l'avviamento dei motori asincroni comporta alcuni problemi dovuti
Queste esplosioni sarebbero state provocate da miscele esplosive aspirate dai alle correnti di spunto e alle coppie motrici durante l'avviamento.
motori durante il raffreddamento successivo ad un arresto, e innescate dallo scin- Le correnti di spunto sono normalmente pari a 6",7 volte la corrente nominale, ma
tillamento che si manifesta nei motori a media tensione durante l'avviamento. per piccoli motori possono arrivare a 8 volte; nelle grandi macchine si riducono a
Per questo motivo, la vecchia norma CE! 64-2 poneva il limite di 1000 V all'im- 4 volte. 2
piego dei motori Ex e in zona l.
Questi elevati valori di corrente hanno portato, spesso acriticamente, all'utilizzo di
Il CENELEC ha emesso Una norma sperimentale ENV 50269 relativa a prove sistemi di avviamento a tensione ridotta al fine di ridurre le correnti di spunto.
sulle macchine a tensione superiore a 1 kV. Queste prove tendono ad accertare se Spesso questi sistemi (avviamento stella-triangolo, con autotrasformatore, a tre-
una determinata miscela esplosiva, specificata dalla norma, può essere innescata quenza variabile "soft-starting") sono utilizzati a partire da potenze incredibil-
durante l'avviamento di motori Ex e ed Ex n. mente basse (si parla persino di IO kW per l'avviamento stella-triangolo), per con-
Se, in base alle prove descritte dalla norma ENV 50269, il costruttore può dichia- suetudini impiantistiche o abitudini consolidate (abbiamo sempre fatto così).
rare che non esiste alcun pericolo di scinti1lamento durante l'avviamento, i motori Spesso si adottano tali sistemi di avviamento senza alcun riferimento alle cadute
Ex e possono essere utilizzati sia in zona l (con prudenza) sia in zona 2 e i nor- di tensione tollerabili e alle coppie minime accettabili per UII regolare avviamento,
mali motori Ex n potrebbero essere utilizzati in zona 2. senza alcuna seria considerazione degli effetti che l'avviamento di un grosso
In caso contrario, è bene che la macchina sia protetta da un sistema di lavaggio e motore può avere sulle reti di alimentazione. In proposito si veda il par. 4.4.
pressurizzazione secondo la norma EN 50016 (Ex p).
Nel Regno Unito la "Off-Shore Safety Division" del "Health and Safety Exe- l Da nO!llfe che la nonnu CEI EN 60079· [4 (CEI 31-33), arI. 5.2.3, avanza riserve sull'uso in zona 2 del motore
Ex n, sempre in relazione al possibile scintillamen!o llll'avviamemo, m,l non si preoccupa del motore Ex e, neanche se
cutive" ha emesso la "Safety Notice 17/90" con la quale raccomanda di non instal-
installato in zona I. Ilt:he C, a dir poco, strano,
lare motori Ex e con tensione superiore a 3 k V in zona l e motori Ex n con ten- l I termini corrente di "m'vinmento" e di "spunto" !iono qui utilizz.11i con lo stes.~o signilicllio. per indicllTe il
sione superiore a 11 kV in zona 2. valore efficace de1111 COITl!J1Ie a rotore bloccalO.
58 Elementi di progettazione elettrica I motori elettrici 59

A volte, si affenna che la coppia di spunto a piena tensione è eccessiva e può dan- Se si indica con 1m il momento di inerzia del motore e con lo quello delle masse
neggiare il giunto di accoppiamento e l'albero della macchina accoppiata; è quindi rotanti della macchina operatrice (con velocità angolare uguale a quella del motore),
opportuno ridurre la tensione all'avviamento con conseguente riduzione della cop- la coppia applicata al giunto (C,) durante l'avviamento è data da:
pia (che in prima approssimazione è proporzionale al quadrato della tensione), Ciò
non ha senso, perché giunti e alberi devono essere dimensionati in modo da resi- (I)
stere agevolmente alla coppia massima che i1 motore sviluppa in prossimità della
velocità nominale, fig, 4.1. dove:
Occorre inoltre considerare che durante l'avviamento, la coppia acceleratrice, • Cr è la coppia resistente,
ovvero la differenza tra la coppia motrice e la coppia resistente, si ripartisce fra Cm è la coppia motrice,
motore e macchina accoppiata in relazione ai momenti di inerzia delle masse C" è la coppia acceleratrice (Cm - C,).
rotanti.
Poiché spesso l'inerzia delle masse rotanti del motore è molto superiore a quella Specialmente all'inizio, quando C, è piccola, la maggior parte della coppia motrice
della macchina accoppiata (come nel caso delle pompe), solo una piccola parte della è applicata al motore stesso come coppia acceleratrice delle masse rotanti del
coppia acceleratrice viene in realtà applicata al giunto fra motore e macchina. motore e solo una piccola pm1e sollecita il giunto.
In sostanza, quando nascono dubbi relativi alle coppie applicate al giunto e quindi
all'albero della macchina operatrice, vanno fatte serie considerazioni sulla falsa-
c Cm = Coppia motrice riga di quanto sopra indicato (anche se il problema si pone soltanto raramente).
Cmo~= Coppia massima
In ogni caso, non si deve accettare di avviare il motore a tensione ridotta per esi-
es = Coppia di spunto
Cr :;:: Coppia resistente genze di giunto. ma si deve pretendere che il giunto sia adeguato alle coppie svi-
C mOK --------------------
Ca = Coppia acceleratrice luppate dal motore, in particolare alla coppia di spunto e alla coppia massima.
Cf = Coppia di funzionamento È opportuno ricordare che la coppia di spunto C" essendo applicata istantanea-
Cn = Coppia nominate
s =Scorrimento mente, produce sollecitazioni pari al doppio di quelle prodotte da una coppia di
uguale valore applicata progressivamente.
Una coppia di spunto dell'ordine del 100% della coppia nominale e una coppia
massima Cm dell'ordine del 200% della coppia nominale producono grosso modo
uguali sol1ecitazionÌ.
Per tarare correttamente le protezioni, spesso serve calcolare il tempo di avvia-
c, mento di un motore. A tal fine, si può utilizzare la formula seguente: 3
Co
Cr
l/l
1,=----- (2)
9,55 C,
c,
J Lu fOOllUla (2) si ricnva dal seguente bilancio energetico a fine avviamento tra il lavoro compiuto dallll coppill
lIccelerJtricc Ca e l'encrgill cinetica delle masse rotnnti:

L -______________________- J__________- . dove;

n=100% n ) = ln +)111 = momento di inerzia delle lllllsse rotllnti totali (kg ·m")
5=0 21111 tl , = tempo di llvvillmenlo (s)
Poiché: 10=--- si ottiene;
60 1/ = numero di giri al minuto (S·I)
ItJ = velocitù angolare delle masse rmanli (~.I)
FIGURA 4.1 - Andamento dello coppia motrice di un motore asincrono e di una coppia resistente. 21t1l l Il d' ) /I
C""a=J~= 9.55 llem:/ l,= 9.55 Cl' C a= coppia accclc11llricc (N· m)
60 Elementi di progettazione eleUrica I molori elettrici 61

dove: della macchina va moltiplicato per il quadrato del rapporto fra il numero di giri
I, è il tempo di avviamento (s); della macchina operatrice e il numero di giri del motore. 5
J è il momento di inerzia delle masse rotanti totali (kg· m');
Il è il numero di giri nominale al minuto;

• C, è la coppia acceleratrice (N· m). 4.4 Caduta di teusioue all'avviamento

Per ricavare la coppia acceleratrice, occorre conoscere la coppia nominale, data Come già indicato a proposito del calcolo della potenza di cortocircuito, anche per
dalla relazione: 4 l'avviamento dei motori si tiene conto solamente degli elementi reattivi del circuito.
1nfatti, il fattore di potenza della corrente di avviamento di un grosso motore è pros-
C = 9550 P sima a 0,2 (sen cp= 0,98), quindi la caduta di tensione è essenzialmente reattiva.
11 11
(3 )
Se indichiamo con la la corrente di avviamento del motore, con Xr la reattanza
massima della rete e con Xa la reattanza del motore durante l'avviamento, si ha:
dove:
• Co è la coppia nominale (N· m)
• p è la potenza (kW)
• Il è il numero di giri al minuto (valore nominale). (6)

Ad esempio, per un motore da 700 kW a 4 poli, quindi con il = 1490 giri/min, la


dove:
coppia nominale Cn vale:
U è la tensione di alimentazione del motore,
X, /, è la caduta di tensione dovuta alla reattanza della rete,
Co = 700 x 9550 = 4486 N. (4) • Xa la è la tensione applicata al motore.
1490 m

Dal diagramma coppia motrice/coppia resistente, nell'esempio di fig. 4.1, si ricava


per C, un valore medio di circa 1,2 Co, quindi 5383 N· m.
5 Inf[ltti dal bihmcio energetico si ha:
Se il momento di inerzia J delle masse rotanti del motore e della macchina opera-
trice è di 125 kg· m', il tempo di avviamento è (2):

125 x 1490
= 3,6 s (5) dove w è la velocit[! :mgolare del motore e w" la velocità angolare delle masse rolanli della macchina operatrice.
9,55 x 5383
A volte l'inerzia delle mas!;C rotmlli è ancom cspressa per mezzo della gmndczza G/)2. dove G è il peso delle masse rotanti
Quando motore e macchina operatrice non hanno lo stesso numero di giri (accop- (espresso in kilogrammi. anzicM in newton) e D il diamelro equivalenle delle masse rot:lnti stesse.
Poiché GD 2 ::: 4gJ. dove g::: 9.807 m/s 2.le fonnule (2) e (3) divengono:
piamento mediante cinghia e puleggia, riduttore o moltiplicatore di giri) bisogna
verificare che il momento di inerzia J o della macchina operatrice sia già riferito al GD 2 /1 c = 974 P
numero di giri del motore. In caso contrario, il valore di lo fornito dal costmttore l,,::: 375 C Il /I
u

ùove la coppia è espressa in kilugrummo mclm. Pcr ricavare la coppia in ncwton mctro è sufficiente moltiplicare per il
valore di g.
.; Infatti: P = Co (t) ùa cui:
"n-
w-
C _ P _ P 60 _ 9,55 P
2][/1 --,-,- 2
2
2 2
Se, come spesso avviene, il costruttore fornisce il vnlorc di GR (indicato nnche come Wk ). invece del GD • occorre
Poiché P è espre~sa in kilowntt. C n risulla in kilonewlon metro. Per avere la cuppia in ncwton metro occorre quindi moltiplicare per qunttro il valore indicato di GR 2 per ottenere il GD .
2 2
Da nolare. infine. che il GR (kg m 2) ha lo stesso valore numerico dci momcnto di inerzia delle masse rotanli J (kg m ).
moltiplicare per 1000 il risultato ottenUio.
Si riconla inoltre che la coppia nominalc dcve superare la coppia di fUllZionamenlo. con un marginc del !Or;'r. .,.15%. nonostante le due grandezze siano espresse in base il sistemi di misui.! divcrsi.
62 Elementi di progettazione elettrica I molori elettrici 63

La caduta di tensione unitaria vale: In genere, si accetta una caduta di tensione del 15%, ma si può arrivare tranquilla-
mente al 20%. Infatti, secondo le norme, nessun contattore deve aprirsi per abbas-
(7) samento di tensione fino al 25%. Se il motore è comandato da un interruttore con
relè di minima tensione, questo è facilmente tarabile al di sotto dell'80% della ten-
sione nominale.
e la caduta di tensione percentuale: La potenza di avviamento massima P" per contenere la caduta di tensione entro il
15% deriva dalla relazione:
(8)
P,
fo.U% = -::--,,-;:-100 5 15 (IO)
Pa + Pcc
Esprimendo le reattanze in funzione delle potenze:
da cui P, 5 0,176 P".
e X,=-
u' Per contenere entro il 15% la caduta di tensione sulle sbarre è dunque sufficiente
P,
che la potenza di avviamento del motore non superi il 17,6% della potenza di cor-
tocircuito in corrispondenza delle sbarre che alimentano il motore.
dove P" è la potenza di cortocircuito minima delle sbarre che alimentano il moto-
Se, invece, si vuole contenere la caduta di tensione entro il 20%:
re e Pa è la potenza di avviamento del motore, si ottiene la relazione:

(11)
(9)

da cui Pa ~ 0,25 Pcc '


Questa è la semplice formula per calcolare la caduta di tensione dovuta alla cor-
rente di avviamento dei motori. L'elemento determinante, oltre alla potenza d'av-
viamento del motore, è la potenza di cortocircuito minima della rete. Per fissare le idee, può essere utile applicare quanto sopra allo schema d'impianto
di fig. 3.1, par. 3.3. Nel punto 3, sulle sbarre a 400 V, la potenza di cortocircuito è di
Qual è il limite accettabile per la caduta di tensione? 20,8 MVA, par. 3.3 (II). Per contenere la caduta di tensione entro il 15% la
Si considera la caduta di tensione sulle sbarre del quadro dal quale il motore è ali- potenza di avviamento Pa non deve superare:
mentato, in quanto da tali sbarre sono alimentati gli altri carichi che non devono
essere eccessivamente disturbati dall'abbassamento di tensione. 6 0,176 x 20,8 = 3,66 MVA (12)

Si può quindi avviare un motore, che abbia una corrente di spunto I" = 6 IN' fino a
una potenza apparente di 3,66/6 = 0,61 MVA, corrispondente ad una potenza di
i, La cndUfa di tensione sulle sbarre è riferita alla tensione preseme su di esse prima dell'avvi<lmenlo del mOlore
targa di almeno 450 kW (cos'P = 0,82; 1) = 0,9). Questo risultato potrà meravi-
considemto. Se a\ momento dell'nvviumcnto nessun [litro carico è funzionante, la tensione sulle sbarre è uguale all"
tensione a vuoto dc! trasformatore di alimentnzione, quindi nellamente superiore alla tensione nominale del sistema, gliare, ma è incontrovertibile e suffragato da numerose esperienze di avviamenti
pari alla tensione n pieno cnrico del tmsformmore stesso (la differenza Ira le due tensioni è solitamente del 5%.;. 6 ryv), diretti di motori da 450 kW a 400 V. La potenza di avviamento P" = 3,66 MVA,
par. 9.2. Se sono funzionanti altri carichi,la tensione sulle shnrre è ovviamente inferiore alla tensione a vuolo del Im-
corrispondente a una caduta del 15% sulla rete a 400 V, è teorica. In realtà, la
sfonnalOre, ma è cenamente superiore alla tensione nominale del sislemn, da! momento che il motore ancora da avvia-
re fa pane del "pieno carico" che il tmsfonnmore deve 1Ilimelllnre. P;
potenza di avviamento effettiva è inferiore a causa della caduta di tensione:
Pcnanlo, l'avvinmento di un molore (:lIIche se di grossa taglia) non componll problemi anche in presenza di 1I1tri cari·
chi. Ovvinmellle, avvi:mdo il motore in assenza di carichi si ha il vantaggio che In caduta di tensione cn1colllta viene
(100 -fo.U%) P
llpplicatll nna tensione a vuoto; se riferita nll:l temione nominale. deve quindi essere diminuita del!ll dilTerenzll tra le
due tensioni. 100 '
64 Elementi di progettazione elettrica I motori elettrici 65

Nel caso in questione (flU% = 15%) la potenza di avviamento effettiva p; è pari Con una corrente di avviamento 1, = SIN si ha una potenza apparente pari a
al1'85% di quella teorica: 14,27/5 = 2,85 MVA, corrispondente ad una potenza di targa di almeno 2,2 MW.
La potenza di avviamento effettiva vale P; = 0,85 x 14,27 = 12,13 MVA.
p> 0,85 x 3,66 = 3,11 MVA (13)
Ricalcolando la caduta di tensione si ottiene:
Confrontando questo valore della potenza di avviamento effettiva con la potenza di
cortocircuito ai vari livelli di tensione, si trovano le cadute di tensione corrispondenti. • sulle sbarre a 6 kV:
Se infatti nella (9) si sostituisce alla potenza teorica di avviamento (P,) la potenza
effettiva d'avviamento (p) che tiene conto della caduta di tensione si ottiene: flU% = 12,13 100 = 15%
81,1

• sulle sbarre a 30 kV:

Questa semplice formula permette di calcolare immediatamente la caduta di ten- flUo/. - 12,13 100 - 5 ?6o/. (17)
0 - ?30 6 -,- o
sione provocata dall'avviamento del motore a 400 Y ai vari livelli di tensione, uti- - ,
lizzando le potenze di cortocircuito corrispondenti.
A titolo di verifica, sulle sbarre a 400 V si ha: • sulla rete a 130 kV:

flU%=~100=15% flU% = 12,13 100 = 012%


10000 '
(18)
20,8

Finora è stata calcolata solo la caduta di tensione sulle sbarre. Per ottenere la
Al livello 30 kV (punto 2 di fig. 3.1) la potenza di cortocircuito minima è di
caduta di tensione ai morsetti del motore, occorre aggiungere la caduta di tensione
230,6 MVA, par. 3.3 (9). La relativa caduta di tensione vale:
sui cavi che dalle sbarre alimentano il motore.

flU% =~ 100 = 1 35% (14) Sulla media tensione la caduta è sempre trascurabile. Ad esempio, il motore consi-
230,6 '
derato da 2,2 MW a 6 kV ha una corrente di circa 260 A. La reattanza del cavo è
di circa 0,1 Q/km, quindi la caduta reattiva con 1" = 5 IN è di:
La caduta di tensione sulla rete a 130 kV è trascurabile:
5 x 0,1 x 260 = 130 V/km ( 19)
flU%= 3,11 100=0,0311% ( 15)
10000
130 x 100
corrispondente a 3,75% al kilometro.
Nel caso di un motore alimentato dalle sbarre a 6 kY (punto 4 di fig. 3.1) la 6000(13
potenza di cortocircuito minima è di 81,1 MVA, par. 3.3 (12). La potenza d'av-
viamento Pa per contenere la caduta di tensione entro il 15% deve essere: Ogni calcolo della caduta di tensione sui cavi di alimentazione dei motori sulla
media tensione è quindi assolutamente superfluo.
P,:5 0,176 x 81,1 = 14,27 MVA (16) Così non è sulla bassa tensione, dove le cadute sono in valore assoluto simili a
quelle sulla media tensione, ma vanno riferite ad una tensione 15 volte più piccola.
66 Elementi di progettazione elaUrica l motori elettrici 67

Il motore da 450 kW, indicato come il più grande avviabile a 400 V, ha una corrente
nominale di circa 880 A (avendo ipotizzato una potenza apparente di 610 kVA).
Un motore di questa potenza deve essere alimentato con cavi in parallelo, ad
c Cm = Coppia motrice a piena tensione
(concatenata)
esempio tre cavi da 240 mm'; ogni cavo ha una reattanza di circa 0,1 Q/km, C:n =Coppia motrice a tensione ridotta
quindi si ha complessivamente una reallanza di 0,1/3 Q/km. (stellata)

La caduta di tensione reattiva durante l'avviamento (l, = 6 IN) assume il valore:


Cr =Coppia resistente
Cs =Coppia di spunto a piena tensione
Crnax=Coppia massima a piena tensione
6x880xO,1 :3= 176V/km (20) Cmin = Coppia minima a piena tensione
Cr = Coppia di funzionamento
n1 =Velocità di stalla
Riferita alla tensione di fase di 230 V, si ha una caduta di tensione pari al 76,5% al
kilometro. Ovviamente, per un motore a 400 V, la lunghezza massima dei cavi non
supera mai 100 m con una caduta del 7,65% che si aggiunge al 15% calcolato
sulle sbarre. 7
-~----

La caduta di tensione complessiva del 22,6% ba l'unico effetto di ridurre la coppia


di spunto, la quale dipende dal quadrato della tensione, a circa il 60% di quella
corrispondente alla tensione nominale. Basta però controllare cbe la coppia, così
ridotta, consenta l'avviamento, come in genere avviene. 8
........ C'
Nell'avviamento stella-triangolo cosa succede della coppia di spunto?
"
------
m

Avviare a stella un motore costruito per funzionare con avvolgimento a triangolo


equivale a ridurre la tensione al 57,7% e la coppia al 33,3%, cioè a un terzo (curva l_ _ _ _ _ :_ _ _ _ _ _ _ _--L_ _ _ _ _ ~

C~ in fig. 4.2). Quando la coppia motrice C:n è uguale alla coppia resistente Cf' n, n =100 % n
s= O
l'avviamento non prosegue, cioè il motore continua a girare, senza che nessuno se
ne accorga, al numero di giri 111 costante, fig. 4.2.
Poi, quando il relè comanda il passaggio a triangolo, la coppia raggiunge di colpo
FIGURA 4.2 - Coppie motrici di un motore asincrono alimentato a piena tensione (concatenata) e a
il suo valore a piena tensione e il motore si porta al numero di giri nominale. tensione ridotta (stellata). messe a confronto con la coppia resistente.
Si crede che l'avviamento sia avvenuto a stella, in realtà il vero avviamento è
avvenuto a triangolo. Il collegamento a stella non è servito a nulla, mentre il pas-
saggio da stella a triangolo può addirittura peggiorare la situazione. Il fenomeno è evidente dal confronto tra la fig. 4.3 e la fig. 4.4; queste figure
Infatti, nel passaggio da stella a triangolo, il motore rimane momentaneamente mostrano la registrazione delle correnti nell'avviamento diretto, fig. 4.3, e nell'av-
disalirnentato e facilmente la reinserzione può avvenire in opposizione di fase, se viamento steIla-triangolo, fig. 4.4.
la forza elettromotrice residua del motore, a seguito del rallentamento, si trova in I fautori dell'avviamento ste11a-triangolo, consci di questo inconveniente, hanno
opposizione di fase rispetto alla tensione di rete. Come conseguenza, all'istante introdotto un quarto contattore (in aggiunta ai tre necessari per il tradizionale
del passaggio da stella a triangolo, si ha un picco di corrente che può raggiungere avviamento stella-triangolo) con lo scopo di mantenere alimentato, tramite una
un valore superiore a quello della corrente a rotore bloccato. resistenza, il motore nel passaggio da stella a triangolo e limitare così gli effetti
dell'opposizione di fase.
Tale marchingegno è di dubbia efficacia, mentre aumenta ancora di piLl il costo
Tenendo conto anche della resistenza si avrebbe una caduta di tensione del 8,87',ÌJ.
7

HOvviamente. il motore di bassa tensione da 450 kW è un caso limite. Come già detto, per potenze superiori a dell'avviamento stella-triangolo (quattro contattori più una resistenza) rispetto al
200 kW si passa solitamente alla media tensione. costo dell' avviamento diretto (un solo contattore).
68 Elementi di progettazione eleUrica I motori elettrici 69

I
tAl Cm =Coppia motrice a piena tensione
(collegamento a triangolo)
C:n = Coppia motrice a tensione ridotta
c, f (collegamento a stella)
la = Correnle di avviamento a triangolo
I~ = Corrente di avviamento a stella
01 = Numero di giri massimo con avviamento
a slella

D
'"
lp
FIGURA 4.3 ~ Diagramma della corrente assorbita nell'avviamento diretto.
Motore da 11 kW di un ascensore oIeodinamico.
ta: avviamento diretto
In: regime M

FIGURA 4.5 - Correnti di avviamento e coppie motrici nell'avviamento stella-triangolo di un


motore asincrono.
ABCD: andamento effettivo della coppia motrice.
MNOP: andamento effettivo della corrente di avviamento.

L'avviamento stella-triangolo ha lo scopo di Limitare la corrente di spunto (il che


FIGURA 4.4 - Diagramma della corrente lIssorbita nell 'avviamento stella - triangolo. come abbiamo visto non avviene) e inoltre di limitare a un terzo la coppia di spunto,
Motore da Il kW di un ascensore oleodinamico. ma neanche questo secondo obiettivo viene raggiunto, come mostra la fig. 4.5.
tu~: avviamento a stella La fig. 4.5 rappresenta una situazione in cui l'avviamento stella-triangolo avviene
{SI: p:lssaggio stella - triangolo
con "successo", quindi la corrente di avviamento a stella (rappresentata con (\) in
IIll: avviamento a triangolo
':lV: apertura graduale delle valvole
corrispondenza del numero di giri III passa al relativo valore a triangolo fa al quale
fil : regime corrisponde una coppia elevata.
70 Elementi di progettazione eleUrica I molori elettrici 71

Nel passaggio da stella a triangolo si ha quindi un incremento istantaneo della


coppia motrice, la quale assume un valore prossimo al suo valore massimo.

4.5 Avviamento dei motori


@-
f) A )

@-
A l
@--l
B

B
Come visto nel paragrafo precedente, non esistono problemi di avviamento diretto
dei motori sulla bassa tensione, ma per potenze superiori a 200 kW conviene pas-
@-- J ~
sare in media tensione. 9
Nell 'esempio fatto al paragrafo precedente sulla media tensione, ad una potenza di ,J C JC
cortocircuito particolarmente bassa (81,1 MVA), corrisponde una potenza massima di
avviamento di 14,27 MVA (16), equivalente ad un motore a 6 kV di circa 2,2 MW.
@""1 @""1
M M
Per potenze superiori l'avviamento può avvenire a mezzo dì un autotrasfOlmatore.
Esistono due schemi per tale tipo di avviamento; entrambi necessitano di tre inter- a) b)
ruttori, fig. 4.6.
Nella soluzione di fig. 4.6 a), la sequenza d'avviamento è la seguente: si chiude
l'intemlttore C (centro stella dell'autotrasfoI11Jatore) e, subito dopo, l'interruttore FIGURA 4.6 - Schemi di avviamento di un grosso motore a media tensione con un autotrasfommtore.
di linea A, mentre !'interruttore B è aperto. li motore parte a tensione ridotta. A
fine avviamento, si apre l'interruttore C e si chiude l'interruttore B che cortocir-
cuita l'autotrasformatore, sicché il motore passa a piena tensione. Nel breve tempo Di seguito, è indicato il modo per calcolare la tensione in uscita dell'autotrasfor-
che intercorre tra l'apertura dell'interruttore C e la chiusura dell'inten'uttore B, matore, le cadute di tensione e la coppia motrice.
l'autotrasformatore funziona come reattore, mantenendo quindi la tensione ai mor-
setti del motore. Si debba avviare un motore da 4000 kW, 5000 kVA, I, = 5IN alimentato dalle
Nella soluzione di fig. 4.6 b), la partenza del motore avviene mediante chiusura sbarre a 6 kV, fig. 3.1, con una potenza di cortocircuito di 81,1 MVA, par. 3.3 (12).
degli intenuttori C e B. A fine avviamento si apre l'interruttore C, si chiude l'inter- La potenza di avviamento a piena tensione è quindi 25 MVA.
ruttore A e si apre l'intemIttore B. Anche in questo caso i1 motore rimane alimentato L'autotrasformatore sia connesso sulla presa 80% (di solito gli autotrasformatori
per un tempo brevissimo tramite l'autotrasformatore funzionante come reattore. di avviamento vengono forniti con almeno tre prese, ad es. 70%-75%-80%).
La potenza di avviamento del motore si riduce con il quadrato della tensione, in que-
La soluzione a) è preferibile perché presenta un solo collegamento alle sbarre e sto caso secondo il coefficiente 0,8' = 0,64 e diventa quindi 0,64 x 25 = 16 MVA.
quindi si possono concentrare tutte le protezioni sull'interruttore A. Da notare che, Dalla (9) si ricava la caduta di tensione:
in entrambe le soluzioni, a fine avviamento l'autotrasformatore rimane in tensione.
16
Si tratta in ogni caso di una soluzione costosa, di una certa complicazione impian- _c-=--=--_ 100 = 16,5% (21)
tistica a causa dei tre collegamenti fra il quadro, dove sono installati gli interrut- 16+81,1
tori, e l'autotrasformatore.
La tensione applicata ai morsetti del motore è quindi:
9 Per lunghezze dei cnvi fino <l 200 m ['utilizzo lIel molore di bll~sa tensione è meno costoso anche per potenze
superiori a 200 kW. Si passa lilla mcdm tensione per semplicità impiantistica. dovul,l essenzialmente a\l'utilizzo di UI1 (1- 0,165) x 0,8 UN =0,668 UN (22)
unico CllVO di sezione rillolla rispetto li pill cavi in parallelo di grossa sezione in hassa tensione.
72 Elemenli di progettazione eleUrica I molori elellrici 73

La coppia si riduce con il quadrato della tensione e diventa il 44,5% della coppia a Per potenze più elevate si impiega un trasformatore di macchina, utilizzato cioè
tensione nominale. Occorre quindi controllare che la coppia così ridotta consenta soltanto per alimentare il motore considerato (trasformatore dedicato), Una solu-
ancora l'avviamento. zione semplice e, tutto sommato, preferibile (anche a potenze inferiori) a quella
La potenza di avviamento effettiva ammonta a: più complicata dell'autotrasformatore. Ad esempio, per alimentare un motore da
lO MW (11,5 MVA), potenza di avviamento 4 x 11,5 = 46 MVA (I" = 4 IN), si può
(I-0,165)x 16= 13,36MVA (23) prevedere un trasformatore 30/6 kV, 13 MVA, li" = 6%.

Le cadute di tensione ai vari livelli di tensione sono: La potenza di cortocircuito di questo trasformatore vale, par, 3,2 (2):

13,36
• 6 kV: -='-:- 100 = 16,5%
81 ,I
(24) J2, 100 = 216,7 MVA
6

coincidente con il calcolo precedente,


Per calcolare la potenza di cortocircuito ai morsetti del motore si considera una
potenza di cortocircuito sulla rete a 30 kV di 230,6 MVA, par, 3,3 (lO),
La potenza di cortocircuito ai morsetti del motore vale, par, 3,1 (1):
• 30 kV: 13,36 100 = 5,8% (25)
230,6
--;-------,1-- = 111,7 MVA (28)
• 130kV: 13,36 100 = 134%
10000 '
° (26) 216,7 + 230,6

La corrispondente caduta di tensione ammonta a (9):


In definitiva, nelle ipotesi fatle, un motore da 4000 kW avviato con un autotrasfor-
matore sulla presa a 80% provoca sulla rete a 6 kV una caduta del 16,5%, mentre
46
la coppia durante l'avviamento si riduce al 44,5% del valore a tensione nominale, -4T.6~+:-i-;11"1-;;,7- 100 = 29,2 % (29)
Per ridurre la caduta di tensione (16,5%) si può utilizzare la presa al 75% di ten-
sione, sempre che l'ulteriore riduzione della coppia consenta ancora l'avviamento.
La potenza realmente assorbita è:
La nuova potenza di avviamento è pari a 0,75' x 25 = 14,1 MVA e la cadula di ten-
sione diventa:
(1 - 0,292) x 46 = 32,6 MVA,

---:--;-:-14--"",,1-;-:-_ 100 = 14,8 % (27)


14,1 + 81,1 In questo caso, è molto importante verificare la caduta di tensione sul 30 kV, poi-
ché questa caduta di tensione si presenta ai morsetti dei trasformatori 30/6 kV e
La tensione applicata vale (I - 0,148) x 0,75 UN = 0,64 U" e la coppia si riduce a 30/0,4 kV, quindi sulle sbarre dei quadti a 6 k V e a 400 V
0,64' = 0,41 volte la coppia a piena tensione, La caduta di tensione corrisponde a:
Se la caduta di tensione del 14,8% è accettabile e la coppia d'avviamento è suffi-
ciente, il risultato può considerarsi definitivo e può essere applicato l'avviamento 32,6
100 = 14,1 %
a mezzo autotrasfonnatore. 230,6
Con una potenza di cortocircuito di 81,1 MVA, il motore da 4000 kW costituisce
UTI limite per l'avviamento tramite autotrasformatore. entro il limite prefissato del 15%,
74 Elementi di progettazione elettrica Trasformatori 75

Occorre naturalmente verificare che la coppia motrice, la quale durante l'avvia-


mento si riduce a (I - 0,292)' x 100 = 50,1 % della coppia a piena tensione, sia
ancora sufficiente per un regolare avviamento.

In conclusione, pur in presenza di potenze di cortocircuito assai modeste (81,1 MVA


sulla rete a 6 kV e 230,6 MVA sulla rete a 30 kV), si possono avviare motori fino a
10 MW, senza ricorrere a costosissimi avviamenti a tensione e frequenza variabile
(soft-starting),
Ovviamente, al crescere delle potenze di cortocircuito in gioco, che nell'esempio
fatto sono assai basse, si possono aumentare le potenze dei motori da avviare. Basti
pensare che potenze di cortocircuito di 150 MVA sul 6 kV e di 500 MVA sul 30 kV
sono assolutamente normali e facilmente superabili (si può arnvare a 300 MVA sul
5 TRASFORMATORI
6 kV e a 1000 MVA sul 30 kV utilizzando apparecchiature di normale costruzione,
cioè con potere di interruzione rispettivamente di 31,5 kA e di 25 kA),
5.1 Trasformatori in liqnido isolante

I trasformatori di potenza, a secco e immersi in liquido isolante, sono trattati nelle


nonne CE! 14-4 "Trasformatori di potenza", Ai trasformatori a secco si applica
inoltre la nonna CE! 14-8 "Trasformatori di potenza a secco", I
Il trasformatore in liquido isolante è il tipo più diffuso ed è l'unico che consente di
raggiungere le potenze e le tensioni più elevate.
Notoriamente, il liquido ha anche una funzione di raffreddamento, favorisce cioè
la dispersione ncII' ambiente del calore dovuto alle perdite negli avvolgimenti e
nel nucleo,
Il liquido isolante comunemente usato è, come tutti sanno, l'olio minerale, che è
anche il più economico. Le limitazioni che a volte vengono poste al suo uso sono
generate dal timore dell'incendio e sono giustificate da particolari situazioni nel-
l'ambito di stabilimenti industriali o di strutture del terziario,
L'olio minerale usato nei trasformatori ha una temperatura di infiammabilità (cioè
la temperatura alla quale un liquido emette vapori in grado di essere incendiati da
un innesco) di circa 150 DC. 2
Da notare che l'olio nei trasfonnatoti si trova, durante il funzionamento a pieno
carico, ad una temperatura massima intorno ai 90 DC -:- 100 DC, quindi con un
discreto margine rispetto alla temperatura di infiammabilità,

1 Lo schema dei collegnmenti del trasformatore non può essere che triangolo/stella con neutro. In Italia e in molti
altri paesi si usa lo schema Oyn 11 • mentre in Germanin, e in nltri paesi ad essa tccnicllmeme legati, si preJerisce lo ~che­
ma Oyn5.11 diverso schema corrisponde più che altro a diverse ahimdini costruttive e 110n a reali differenze pratiche.
~ l liquidi isolanti sono classificoti (par. 5.3) in base alla loro temperatura di combustione, mnggiore di quella di
infiamITHlbilitll. Per maggiori dellngli, vcdusi la goida blu n. 13 "Cabine MT/BT'. Edizioni TNE. par. 2.1.
76 Elementi di progettazione elettrica Trasformatori 77

Per ovviare al pericolo, per quanto remoto, dell'incendio del trasformatore, si era
fatto largo uso in tutto il mondo, a partire dagli anni '50, di un olio sintetico cloru-
ralO, denominato askarel, contenente policlorobifenili (PCB), assolutamente inin-
fianllnabile, anche se decisamente più costoso dell'olio minerale. 3
La scoperta della tossicità e della scarsa biodegradabilità del PCB provocò negli
I~ I
:§:; U A
anni 'SO la messa al bando dell'askarel per le nuove costruzioni (era largamente
usato anche nei condensatori).

In base all'art. 5 del DLgs 209/99 ed all'art. 18 della legge 62/05, tutti gli apparec-
chi (trasformatori e condensatori) che contengono olio contaminato da peB in
quantità superiore allo 0,005% (50 ppm), per un volume superiore a 5 dm"
devono essere smaltiti e decontaminati secondo il seguente programma temporale:
- almeno il 50% degli apparecchi entro il 31112/05;
- almeno il 70% degli apparecchi entro il 31/12/07; 7
.... \\ /':.;r:: \\\"..-:< /,:,y :\v>"
- tutti gli apparecchi entro il 31/12/09,

I trasfOffilatori che contengono olio contaminato da peB in quantità compresa tra


lo 0,005% (50 ppm) e lo 0,05% (500 ppm), tuttavia, possono essere mantenuti in
FIGURA 5.1 - Trasformatore con conservatore d'olio,
servizio fino alla fine della loro vita operativa, purché rispettino le misure precau-
zionali e gli obblighi derivanti dalle disposizioni legislative che disciplinano la
materia. Trasformatori con conservatore di tipo tradizionale.
Se la percentuale di PCB è inferiore allo 0,005% non esistono obblighi di smalti-
mento o limitazioni all'uso degli apparecchi. AI di sopra del cassone del trasformatore viene posto un vaso di espansione di
Si è cercato di sostituire l'askarel con altri liquidi, anche se non del tutto ininfiam- Forma cilindrica, denominato conservatore, il quale comunica mediante un tubo
mabili, Negli Stati Uniti d'America è abbastanza diffuso l'uso di un olio derivato con il trasfonnatore e con l'atmosfera, fig. 5.1.
da una miscela di idrocarburi denominato R TEMP e definito "Iess flammable"; in Il conservatore permette all'umidità contenuta nell'aria di mescolarsi con l'olio e
Europa si preferisce ,'olio siliconico. diminuirne così le qualità dielettriche.
Entrambi questi liquidi hanno una temperatura di infiammabilità intorno a 285 "C, Per evitare che ciò accada, l'aria deve penetrare nel conservatore attraverso un fil-
quindi sono certamente più sicuri, dal punto di vista dell'incendio, dell'olio mine- tro contenente una sostanza (silica-gel) capace di assorbire l'umidità. Ovviamente,
rale, ma sono comunque infiammabili. questa sostanza va sostituita prima che si saturi di umidità, altrimenti perde ogni
La presenza del liquido isolante, qualunque esso sia, comporta un problema fon- efficacia.
damentale: come permettcrne le variazioni di volume a seguito delle variazioni di Occorre quindi un programma di sorveglianza per la sostituzione, nell'ambito di
temperatura, senza che l'involucro del trasformatore sia sottoposto a pressioni, o ciascuna azienda, di tutti i filtri a silica-gel presenti, in modo da intervenire tempe-
depressioni, anomale, stivamente, prima che la caratteristica colorazione ne denunci la totale saturazione
I sistemi adottati sono descritti nel seguito. (blu = ottimo stato; azzurro = inizio saturazione; rosa = completa saturazione).
Un modo assai semplice per eliminare alla radice il problema della sostituzione
1 Con il nome di polidorodifcnili c Ili sigla PCB sono definiti cunvenzionalmente circa 200 miscele di composti del silica-gel consiste nel non farne uso, confidando nel fatto che l'umidità non
chimici simili (Hl loro. In proposito vedasi anche il DLgs 209/99 "Attuazione cle!lu diTelliva 96/59/CE rdativa allo
smaltirncnto dei policlorodifenili e dei policlorotrifcnili" (TulloNormeI3J2002. pago 3).
comprometta le qualità dielettriche dell'olio in misura incompatibile con i
Pcr maggiori denagli vcdasi anchc la guida blu n. 13 "Cabine MT/BT', Edizioni TNE, par. 2.9. moderni materiali isolanti degli avvolgimenti.
78 Elementi di progellazione elettrica Trasformatori 79

Anche se questa non sembra la soluzione migliore, è a volte praticata; d'altra Tra.\for11l11tol'i Cl diaframma
pm1e, dimenticarsi sistematicamente di sostituire iI silica-gel saturo non è molto
diverso dal non fame uso del tutto. In questo tipo di trasformatori è ancora presente il conservatore, che però è dotato
nella parte superiore di una pesante membrana deformabile, che isola completa-
mente l'olio dall'atmosfera, fig. 5.3.
Trasformatori sigillati Ovviamente, la parte superiore del conservatore comunica con l'atmosfera, mentre
le variazioni di volume dell'olio sono assorbite dalle deformazioni della mem-
Per sopperire al sostanziale difetto dei trasformatori con conservatore descritto nel brana.
punto precedente, negli USA si sono affennati e dominano incontrastati i trasfor- Anche se può sembrare inutile, la parte del conservatore che comunica con l'at-
matori sigillati, privi di conservatore, fig. 5.2. mosfera è spesso dotata di filtro a silica-gel, per evitare l'accumulo di condensa
Nella parte alta de] cassone è presente un cuscino d'aria secca o preferibilmente d'a- sulla membrana.
zoto, che assorbe, comprimendosi o dilatandosi, le variazioni del livello dell'olio.
Alcuni costruttori, per questa funzione, fanno uso del conservatore, ovviamente
sigillato. Scelta del tipo costruttivo di trasformatore ad isolante liquido
In altri casi, si è preferito il riempimento totale del cassone, che deve avvenire con
olio ad una determinata temperatura, confidando nelle defonnazioni della cassa, di Come abbiamo visto, esistono almeno tre tipi di trasformatori legati al problema
tipo ondulato, che conferisce alla struttura un'elevata elasticità, principalmente della variazione di volume del liquido isolante. La scelta dei trusfonnatori MT/BT
nelle parti destinate allo scambio termico con l'ambiente. è spesso affidata alle tradizioni e alle abitudini dell'azienda in cui vengono instal-
lati. È indubbio che, in passato, il trasformatore europeo era essenzialmente a con-
servatore "respirante", mentre l'uso del trasformatore sigillato era prerogativa del
paese che l'aveva ideato (USA) e, naturalmente, dei paesi che adottano le nonna-
tive americane.

... ~ ~~ ~ ... ~
Membrana Tappo olio (a tenuta)
c::::J
ok
Indicatore
di livello olio

~ III I~(==",==)~~/
UffiU Uil]J!
\'(<\\(;:(~:-;')~\,('i'\\-;:','i)):;S\\:"\~~~\ \'k :..-:v. /.~\\
!
Filtro a
IIIII!III ~ == ____ I!III!IIIIIII!I!II~IIII
" ""-'
slhca-gel
(eventuale)

FIGURA 5.2 - Tmsformalorc in olio sigillato. FIGURA 5.3 - Schema di principio di un conservatore d'olio con membrana derormabile.
80 Elementi di progellazione eJellrica Trasformatori 81

In Italia, in particolare, il trasformatore sigillato era visto con una certa diffidenza, Ma il trasformatore può anche essere coinvolto in un incendio di altra origine e,
innanzitutto per motivi tradizionali (che non sono affatto da trascurare), ma anche una volta che il calore proveniente dall'esterno lo abbia portato aIla temperatura di
per motivi pratici. Sembrava, infatti, che il trasformatore comunicante con l'atmo- infiammabilità, contribuire al1'incendio stesso con il proprio liquido isolante.
sfera agevolasse le operazioni di riempimento, rabbocco, prelievo di liquido iso- All'interno dei fabbricati, dove in passato venivano normalmente installati i tra-
lante, mentre l'esecuzione sigillata sembrava presentare difficoltà per la forma- sformatori in askarel senza vasca di raccolta del liquido, oggi vengono usati tra-
zione e il mantenimento nel tempo del cuscino d'azoto, anche in funzione delle sformatori a secco.
operazioni sopra descritte. I trasfonnatori a secco sono di due tipi:
Tuttavia, è innegabile che il trasformatore sigillato elimini il problema della pene- • trasfonnatori di tipo aperto;
trazione di umidità nel liquido isolante, mentre la presenza del filtro a silica-gel • trasformatori a secco inglobati in resina epossidica.
richiede, in una grande azienda, un programma di control1o dello stato dei filtri
che può essere complicato e oneroso.
Per questi motivi, il trasformatore di tipo sigillato gode di sempre più vaste simpatie. Trasformatori Cl secco di tipo aperto
Ovviamente, il trasformatore a diaframma può essere considerato un compro-
messo accettabile in quanto, senza eliminare il conservatore, evita il contatto del Nel trasformatore a secco di tipo aperto, fig. 5.4, gli avvolgimenti non sono inglo-
liquido con l'atmosfera e non necessita del cuscino d'azoto richiesto dai trasfor- bati in isolante solido.
matori sigi1lati veri e propri. È il tipo più tradizionale, praticamente contemporaneo del trasformatore in olio,
È assai difficile, forse temerario, dare un indirizzo preciso, vista anche l'evolu- ma con caratteristiche peggiori per quanto riguarda il comportamento in servizio;
zione costruttiva in corso. se non si prendono adeguate precauzioni, è sensibile all'umidità e alla polvere, che
D'altra parte, anche i fattori economici e operativi vanno considerati di volta in volta. ne riducono la tenuta dielettrica.
Si ritiene che la scelta dei trasformatori di distribuzione con isolante liquido, spe- Durante il funzionamento, il movimento ascensionale dell'aria calda all'interno
cialmente in caso di nuovi insediamenti, ove non si abbiano alle spalle tradizioni e delle colonne si oppone al deposito della polvere e, ovviamente, nOI1 permette
abitudini, debba essere meditata e discussa con esperti del settore e costruttori
qualificati.

n;& /c3\
:1
5.2 Trasformatori a secco I:
LJ=
Un trasformatore in cui il circuito magnetico e gli avvolgimenti non sono immersi
!
in un liquido isolante prende il nome di trasformatore a secco.
I trasformatori a secco rappresentano, entro certi limiti di potenza, un'alternativa ::I ~ ::I ~ :~ ~
ai trasformatori immersi in liquido isolante, specialmente ave sia maggiore il
rischio d'incendio. '-''-"
,
I trasformatori a secco sono costruiti in serie fino a 24 kV, per potenze fino a I: :1
2500 kVA, coprendo così tutte le necessità della distribuzione a bassa tensione.
Con secondario a media tensione si realizzano trasformatori a secco di potenza m
,\'(..<":/. Y~ '" \;:..-: /:.%
+
/- :/..% \ ,
uguale o superiore a IO MVA, con tensione primaria fino a 36 kV.
L'incendio di un trasformatore in olio minerale è un evento estremamente raro,
che può derivare dal persistere di un guasto per mancato intervento delle prote- FIGURA 504 - Trasformatore a secco di tipo aperto (avvolgimenti non inglobati).
zioni, specie se si usano liquidi ad alta temperatura di infiammabilità.
82 Elementi di progettazione elettrica Trasformatori
83

l'assorbimento di umidità; durante le fermate, con il raffreddamento degli avvolgi- mate. Se si ritiene, invece, che le condizioni ambientali non pennettano tale solu-
menti, possono però nascere problemi per i trasformatori aperti. zione, è indispensabile specificare nella richiesta d'offerta che anche gli avvolgi-
Anche per questo tipo di trasformatori sono avvenuti nel tempo notevoli migliora- menti di bassa tensione siano inglobati in resina.
menti, grazie all'adozione di nuovi materiali isolanti, che ne hanno aumentato sen-
sibilmente la resistenza all'umidità, Tuttavia, è sempre opportuno riscaldare il tra-
sformatore dopo una lunga sosta, prima di rimetterlo in servizio. Una misura della Comportamento dei trasfol1llatori a secco nei riguardi dell'ambiente e dell'incendio
resistenza di isolamento è, in ogni caso, indispensabile.
Questi trasformatori sono isolati in classe H; ammettono quindi una sovratempera- In sede intemazionale sono state stabilite alcune regole per definire il comporta-
tura di 125 K, mento dei trasfonnatoti a secco in determinate condizioni ambientali e in caso d'in-
cendio. Queste regole sono descritte nell'appendice B della nOlma CE! 14-8 e si
traducono in prove alle quali gli avvolgimenti devono essere sottoposti.
Trasformatori a secco inglobati in resina Per quanto riguarda l'umidità (condensa) e l'inquinamento, sono considerate tre
classi, ED, E I, E2, che fanno riferimento a condizioni di umidità e inquinamento
Le bobine di questi trasformatori, complete di isolamento delle spire, sono poste sempre più severe, come di seguito indicato.
in uno stampo nel quale viene effettuata la colata a caldo sottovuoto della resina Classe EO: il trasformatore non è soggetto a condensa e 1'inquinamento è tra-
epossidica. [n questo modo, il trasformatore non presenta più gli avvolgimenti iso- scurabile (ambiente interno, pulito e asciutto),
lati in vista, sui quali si possono depositare polvere ed umidità, ma superfici cilin- Classe El: il trasformatore può essere soggetto a condensa occasionate (ad
driche lisce, sulle quali ben poco possono gli agenti inquinanti, fig. 5.5. esempio quando non è alimentato) e l'inquinamento è modesto.
L'isolamento dei trasformatori inglobati in resina è in classe F, con sovratempera- Classe E2: il trasformatore è soggetto a condensa consistente e/o a inquina-
tura massima di 100 K, anche se, analogamente a quanto avviene per i motori, mento intenso.
spesso la sovratemperatura viene limitata a quella della classe B (80 K),
Solitamente, l'avvolgimento di bassa tensione non è incapsulato, perché in genere Circa la temperatura minima alla quale il trasformatore può funzionare, sono pre-
l'isolamento in bassa tensione non presenta problemi, anche in caso di lunghe fer- viste due classi:
CI per installazione all'interno con temperatura minima di -5 "C:
- C2 per installazione all'esterno con temperatura minima di -25 "C.

Per quanto riguarda il comportamento al fuoco, sono definite tre classi:


FO: non è richiesta una particolare limitazione dell'infiammabilità;
FI: è richiesta una infiammabilità ridotta (autoestinguenza) ed una emissione
minima di sostanze tossiche e fumi opachi;
F2: sono richieste le stesse caratteristiche della classe FI e, in più, la capacità
del trasformatore di funzionare per un certo tempo, anche se investito da un
incendio esterno.

Come orientarsi fra tutte queste classi? In realtà, è molto semplice, Se il trasfor-
matore va installato all'interno, deve essere del tipo El/Cl/FI: se va installato
all' esterno, deve essere E2/C2/F I.
Si ritiene che le classi EO e FO non trovino applicazione pratica negli impianti
FIGURA 5.5 - Trasformatore a secco inglobato in resina. industtiali.
84 Elementi di progeUazlone elellrica
Trasformatori 85

La classe EO richiede infatti un ambiente permanentemente pulito e secco, mentre


Terza lettera: mezzo refrigerante sull'involucro esterno:
la classe FO è adatta dove la possibilità di incendio è trascurabile. - A=aria;
La classe F2, infine, si utilizza per i trasfomlatori destinati all'alimentazione di servizi - G == gas.
di emergenza che devono funzionare per un certo tempo anche durante un incendio.
Quarta lettera: tipo di circolazione del mezzo refrigerante sull'involucro esterno:
N = circolazione naturale;
5.3 Installazione dei trasformatori F = circolazione forzata.

Modi di /'offi'eddamento Si possono, ad esempio, avere i seguenti tipi di trasformatori:


ONAN: trasformatore in olio a circolazione naturale e circolazione d'aria
l trasformatori sono identificati con sigle di due/quattro lettere per indicare il modo naturale.
di raffreddamento utilizzato per smaltire il calore dovuto alle perdite (CEI 14-4/2). ONAF: trasformatore in olio a circolazione naturale e circolazione forzata
I trasformatori in olio sono identificati con quattro lettere: d'aria.
• Ptima lettera: mezzo refrigerante interno, in contatto con gli avvolgimenti: OFAF: trasformatore in olio a circolazione forzata e circolazione forzata
O = olio minerale o liquido isolante con temperatura di combustione,;; 300°C; d'aria.
- K = liquido isolante con temperatura di combustione> 300°C; ODAF: trasformatore in olio a circolazione forzata e guidata, e circola-
- L == liquido isolante con temperatura di combustione non misurabile. zione forzata d'aria.
Seconda lettera: tipo di circolazione dell'olio: AN: trasformatore a Secco a circolazione d'aria naturale.
N = circolazione naturale; AF: trasformatore a secco a circolazione d'aria forzata.
F = circolazione forzata; ONAN/ONAF: trasformatore in olio a circolazione naturale e circolazione dell'a-
D = circolazione forzata e guidata. ria naturale o forzata (in altemativa).
Terza lettera: mezzo refrigerante esterno, sull'involucro: ONAN/OFAF: tm,formatore in olio a circolazione naturale o forzata (in alterna-
- A:::: aria; tiva), e circolazione dell 'aria naturale o forzata (in alternativa).
- W:::: acqua. ANI AF: trasformatore a secco a circolazione d'aria, naturale o forzata (in
Quarta lettera: tipo di circolazione del mezzo refrigerante, sull 'involucro estemo: altemativa).
N :::: circolazione naturale;
F :::: circolazione forzata.
Trasformatori in iso/ante liquido
11 modo di raffreddamento dei trasformatori a secco senza involucro è identificato
con due lettere: Il problema fondamentale dei trasformatori in olio deriva dal pericolo d'incendio.
• Prima lettera: mezzo refligerante in contatto con gli avvolgimenti: In primo luogo occorre far fronte alla fuoriuscita di olio incendiato.
- A = aria; Le soluzioni sono due: si crea una tramoggia Salto il trasformatore che convoglia
- G:::: gas. l'olio, dopo che è stato spento, ad una vasca comune a più trasformatori, oppure si
• Seconda lettera: tipo di circolazione del mezzo refrigerante: ricava la vasca di raccolta nella stessa fondazione del trasformatore. 4
N == circolazione naturale;
F == circolazione forzata.
.! Si segn.111l, percompletezzil. che la norma CE! II-I. art. 7.7.1.1. consenre cli non realizznre un" V<lsca cli r:!ccol.
la clell'olio:
I trasformatori a secco dotati di involucro sono identificati con quattro lettere. Alle negh impi"TIIi a11"imerno, qu"lor" il p"vimento Si.l impermeabile cb c.1binn munita di una "0glii! di altezza mle.!!ua-
lettere di cui sopra devono essere aggiunte altre due lettere: ta, se i tmsfomliltori sono meno di tre e cinscuno comiene meno cli 1000 clm1 cli olio; -
negli impianti all·esterno. se la QU.1Hlllfì cli olio contenuta in ogni tr.1.~fOrml!tOfl'è lIlferiore n 500 kg e nell.l ?Onl! non
ci sono pre.~e d'acqua () l'acqua non è soggenu a protezione.
86 Elementi di progettazione eleUrica Trasformatori 87

Nel primo caso l'olio fluisce attraverso un tubo nella vasca di raccolta comune, All'interno della cabina è buona norma dispolTe un muro tagliafiamma tra un tra-
mentre nel secondo caso rimane nella vasca ricavata sotto il trasformatore. In sformatore e l'altro di resistenza al fuoco di 90 min. Questo diventa d'obbligo per
entrambi i casi, l'olio si spegne passando attraverso uno strato di ciottoli sostenuti i trasformatori di potenza superiore a I MVA, CEI II-I, art. 7.6.2.2.1.
da una griglia. Occorre tener presente che se il trasfOIDlatore è installato all'a- La parete deve essere più alta del trasfomlatore più alto, conservatore dell'olio
pelto, la vasca di raccolta può essere piena di acqua piovana. incluso, e più larga della fossa dell'olio più larga. Le pareti e la porta della cabina
Nel caso di perdita d'olio, questo si dispone sulla superficie dell' acqua essendo devono resistere all'incendio per almeno 60 min, CE! II-I, art. 7.6.2.2.1.
più leggero. Bisogna perciò evitare che l'olio fuoriesca dalla vasca, quando questa Normalmente, il trasfonnatore di distribuzione media/bassa tensione è raffreddato
è colma d'acqua. mediante circolazione naturale dell'olio e dell'aria (ONAN).
A tal fine, si può prevedere lino sfioratore che peschi nel fondo della vasca, Se si vuole che il trasformatore sia in grado di erogare maggior potenza in deter-
quindi nell'acqua, facendo \lscire una quantità in peso d'acqua pari al peso dell'o- minate circostanze, si può ricorrere alla circolazione forzata dell'aria (ONAF). I
lio depositatosi sulla superficie dell'acqua stessa, fig. 5.6. ventilatori vengono inseriti automaticamente quando la temperatura del trasfonna-
Per quanto riguarda la resistenza al fuoco del muro di separazione tra trasforma- tore supera i limiti consentiti dalle norme.
tori installati all'aperto (REI 60) e verso l'edificio prospiciente (REI 90), vedasi Ciò può essere utile nel sistema radiale doppio, per evitare il dimensionamento di
l'art. 7.6.2.1 della norma CE! 11-1. entrambi i trasformatori per il 100% del carico.
È bene comunque ricordare che nel funzionamento ONAF il rendimento del tra-
sformatore diminuisce a causa della potenza richiesta dai ventilatori e delle mag-
giori perdite negli avvolgimenti. Il funzionamento ONAF deve essere quindi limi-
tato a situazioni particolari e di breve durata.
Il funzionamento a circolazione forzata dell' olio e dell' aria (OFAF) è riservato ai
grandi trasformatori che esulano dai limiti di questo volume.

Trasformatori a secco

I trasformatori a secco vengono installati ali 'interno e ciò comporta problemi cii
smaltimento del calore prodotto dai trasformatori stessi.
OccolTe quindi studiare accuratamente la circolazione, naturale o artificiale, del-
l'aria nel locale di installazione e verificare che la portata sia sufficiente ad assicu-
rare che non siano superate le temperature ammesse.
Quando il trasformatore è installato in una cabina condizionata, il calore emesso
incide notevolmente sul dimensionamento dell'impianto di condizionamento.
I trasformatori a secco sono nonnalmente a ventilazione naturale (AN), ma pos-
sono essere dotati di ventilatori tangenziali posti alla base, in modo da realizzare
una ventilazione forzata (AF), capace cii aumentarne la potenza del 20%.;. 25%.
Come già detto per i trasformatori in liquido isolante, anche in questo caso il fun-
zionamento AF deve essere riservato a particolari situazioni, che richiedano un
temporaneo aumento della potenza erogata dal trasformatore.
L'inserzione dei ventilatori avviene automaticamente, per effetto della temperatura
FIGURA 5.6· Esempio di vasca per 111 mecalla dell'olio per un trasformatore installato all'aperto. raggiunta dagli avvolgimenti.
88 Elemenli di progettazione elettrica Traslormalori 89

Un involucro con grado di protezione IrXXB è consigliabile per impedire i con- Per semplicità, e a favore della sicurezza. si può supporre infinita la potenza di
tatti accidentali con le parti in tensione. Questo tipo di involucro non riduce la cortocircuito della rete di alimentazione. A questo punto, la potenza di car1ocir-
potenza nominale del trasformatore, in quanto non crea ostacoli al movimento cuito massima dipende esclusivamente dalla tensione dì cortocircuito dei trasfor-
ascensionale dell'aria di raffreddamento. matori e dal contributo dei motori.
All'esterno, si installano solitamente trasformatori in olio; se proprio si vuole
adottare un trasformatore a secco, questo deve avere un involucro con grado di Si voglia ad esempio determinare la tensione dì cortocircuìto di un trasfomlutore
protezione minimo IP23. da 1000 kVA. con secondario a 400 V. La corrente di cOItocircuito limite di 50 kA
La presenza dell'involucro con grado di protezione IP23 comporta un declassa- consigliata corrisponde, a 400 V. ad una potenza di cortocircuito di 34.64 MVA.
mento della potenza della macchina almeno del 10%. Se si assume, cautelativamente, un contributo dei motori a bassa tensione pari a
quattro volte la potenza del trasformatore. par. 3.3. si ottiene: 7

5.4 Tensione di cortocircuito del trasformatore l


-100+4=34,64MVA
lIcc
Come già detto al par. 3.1, è necessario limitare la potenza di cortocircuito mas-
sima in modo da utilizzare apparecchiature facilmente reperibili sul mercato e al
da cui:
tempo stesso ridurre, per quanto possibile, i danni causati dai cortocircuiti.
Conviene limitare la corrente di cortocircuito massima entro i seguenti valori: 5
licc = 3,26%
50 kA sulle reti a 400 V.
31,5 kA sulle reti a 690 V,
Questo valore è inferiore ai valori di 5 % ..;- 6% normalmente adottati per trasfomla-
• 31,5 kAsulle reti a media tensione fino a 15 kV CUm" = 17,5 kV).
tori da 1000 kVA. perciò limitare la corrente di cortocircuito al di sotto di 50 kA non
25 kA sulle reti a 20 kV (Um" = 24 kV) e 30 kV (U m", = 36 kV),
presenta alcun problema. I{
La corrente di cortocircuito massima dipende da tre parametri: Se si adotta la tensione di cortocircuito del 5% la potenza di cortocircuito massima
• potenza di cortocircuito massima della linea di alimentazione, vale:
• tensione di c0l1ocircuito (o impedenza percentuale) dei trasFom1atori,
• contributo al cortocircuito da parte dei motori ed evenlUali generatori. l
SI00+4=24MVA

Come calcolare la corrente di cortocircuito è stato illustrato al par. 3.3, dove però da cui:
la tensione di cortocircuito dei trasfomlatori era già stabilita.
Quando si deve impostare il progetto di un impianto elettrico, è opportuno invece
determinare la tensione di cortocircuito dei trasformatori, in modo da limitare la
corrente di cortocircuito ai valori sopra consigliati. 6
n quadro e le relative apparecchiature vanno quindi dimensionati per il valore
sopra indicato di corrente di cortocircuito.
~ Scelti tra quelli unificati per le apparecchiature.
Naturalmente si adotterà il valore unificato immediatamente superiore a 35 kA.
h Le nonne CE[ 14-12 (tr;JsfOml:llOri a secco) e CEI 14-13 (trasformatori in olio) indkuno j ~eguenti valori prefe- pari a40 kA,
renzia[i per la tensione di conocircuito:
- 4% per potenze fino :l 630 kVA;
- 6% per potenze da 630 kVA li 2500 kVA.
Li! nornw CEI 14-4/5 preveùe unllll'nsìone di eof!oòrcui!o minima dd 5~'i· per i tfilsfonn:ltori cii potc1Ua muggiore ùi 7 Nell'ipotesi cautelatiVa che il tm,formatore alimenti .~olo motori.
630 kVA tino a [250 kVA. HA meno che non si utilizzino più tr:Jsformutori in par:Jllclo.ln proposito si vedll il par. 5.5.
90 Elementi di progettazione e!ellrica Trasformatori 91

Per un trasformatore da 1250 k VA si ha:


33000 = 47,6 kA
f3 x 400
1,25 100 + 5 = 34,64 MVA
liee
entro il limite di SO kA,

da cui: Per un trasformatore da 2000 kVA:

o
-=-
llcc
100 + 8 = 34,64 MVA
Adottando li" = 5% si ottiene:
da cui:
1,25 IOO + 5 =30MVA
5 lire:;:;: 7,5%

e dunque: Questo valore esce dagli standard costruttivi, ma può essere tranquillamente rea-
lizzato,
"""=-
30000
l" = - iro
'13 x 400
= 43,3 kA
Per il trasformatore da 2500 kVA, che può essere considerata la potenza limite a
400 V:
entro il limite di 50 kA,
2,5 100 + lO = 34,64 MVA
Per un trasformatore da 1600 kVA si ha, analogamente: Hcc

da cui:
~ 100 + 6,4 = 34,64 MVA
/Jet
li" = 10,14%
da cui:
Questo valore di tensione di cortocircuito è eccessivo, almeno per costruzioni
II ce :;:;: 5,6% usuali, per le quali non si supera 1'8%,
Per il trasformatore da 2500 kVA bisogna quindi condurre un calcolo più preciso,
Si può, ad esempio. impiegare un trasformatore con una li ee :;:;: 6%, reperibile senza tenendo conto della potenza di cortocircuito della rete a monte (fin qui ritenuta
alcuna difficoltà. Ne consegue: infinita a favore della sicurezza) e cercando di valutare meglio il contributo dei
motori. 9

lÉ. 100 +64=33 MVA


6 '
O) Ad esempio. se la pOlcnza di conocircuito sulla media tensione è di 150 MVA eù il contribulO dei molori è pari

e dunque: a 8.77 MVA.ltllensiOlle di conocircuito risultante è 8'7r-.


Il contributo dei mOlOri corrisponde ad un çarico dci trtlsformatorc dovuto ai soli motori pari a 87.7'i(' dellll poterl"-a
nominale. Da IlOHlre che i valori sopra inùicati sono cOIlluni in un impianto indu~trialc.
92 Elementi di progettazione elettrica Trasformatori 93

È importante sottolineare che in un sistema radiale doppio, quando si trasferisce il


carico da un trasformatore all'altro con chiusura del congiuntore di sbarra, è prassi
non considerare la potenza di cortocircuito dovuta al momentaneo parallelo dei
due trasfonnatori. Per un trasformatore da 20 MVA si ha:
AI fine di ridurre al minimo la durata del parallelo e di sottrarla alla volontà del-
l'operatore, la manovra deve avvenire tramite un pulsante che determini la chiu-
20 100 + 100 = 327 MVA
sura del congiuntore di sbarra, seguita dall'immediata apertura clell'intelTuttore Ucc
secondario del trasformatore da mettere fuori servizio. Il ritorno alla condizione
iniziale (operazione inversa) deve avvenire tramite un secondo pulsante che pro- da cui:
vochi la chiusura dell'interruttore secondario del trasformatore, messo precedente-
mente fuori servizio, e l'immediata apertura del congiuntore di sbarra. llcc =8,8%
Naturalmente, bisogna accertarsi che i due trasfonllatori possano essere messi in
parallelo anche solo momentaneamente. Se proprio si vuole, si può utilizzare un Una tensione di cortocircuito del 9% è abbastanza nomlale.
relè di controllo del sincronismo (tabella 12.B, relè 25), che blocca le operazioni In definitiva, si ricava:
di parallelo se tutte le condizioni per poterlo effettuare non sono rispettate.
0
29 100+ 100=322MVA
Per quanto riguarda i trasformatori con secondario a media tensione, si consideri,
a titolo di esempio, una tensione secondaria di 6 kV.
In media tensione, il contributo dei motori alla corrente di cortocircuito è pari a 5
volte la loro corrente nominale (par. 3.3); si assume quindi un contributo motori
alla potenza di cortocircuito pari a 5 volte la potenza nominale del trasformatore.
Come già detto, la corrente di cortocircuito a 6 kV non dovrebbe superare 31,5 kA Per potenze superiori occorre consultare i costruttori per aumentare la tensione di
corrispondente a 327 MVA. cortocircuito (si può arrivare fino al 12% senza diffico1tà). Bisogna, inoltre, intro-
durre nel calcolo la potenza di cortocircuito della rete a monte e valutare il contri-
Per un trasformatore da lO MVA si ha: buto dei motori al cortocircuito con maggior precisione. IO

IO
-100+50=327 MVA
Ucc 5.5 Trasformatori in parallelo

da cui: In fig. 5.7 il congiuntore di sbarra è normalmente chiuso e i due trasformatori fun-
zionano in parallelo; tutto succede come se le due sezioni di sbana fossero una sola.
Il carico nei due trasformatori si ripartisce equamente se sono rigorosamente
uguali, in particolare se hanno la stessa tensione di cortocircuito. Se i due trasfor-
Questo valore della tensione di cortocircuito è molto basso: per trasformatori di matori hanno tensioni di cortocircuito diverse, si carica di più quello che ha la ten-
questa potenza, una tensione di cortocircuito del 6% è infatti più che ragionevole. sione di cortocircuito più bassa.
Si ottiene quindi:
III Ad esempio, per un Ir.tsforma\ore da 30 MVA. con potenza di cortocircuito su!l·alla tensione di 500 MVA e con-
trihuto motori di 127 MVA, la tensione di cnMncircuito risuha del 9%. Da notare che il contributo motori di 127 MVA

~O 100 + 50 = 217 MVA


corrisponde ad un carico di soli motori di 25:-1 MVA, pari <lI 84,7'ii della pntel11.11 nomina!c dcllnlsformalorc. quindi
normale in un impi,lO!O industriale.
94 Elementi di progettazione eleUrica __---------------------------T~r~a=sf=or~m~a=fo~r~i---------------------. 95

Il funzionamento in parallelo dei trasformatori è assolutamente da evitare, perché b) Guasto sulle sbarre, compresi i collegamenti sbarre-interruttori generali,
presenta parecchi svantaggi. riassunti nei punti I) e 2), e nessun reale vantaggio. Si ripete la situazione del caso precedente.
l) In caso di guasto sulle sbarre o sui montanti (compresi i trasformatori stessi e il c) Guasto su un trasformatore. Il guasto viene alimentato dalla rete sul lato
lato alta tensione) si ha il fuori servizio totale del sistema. Con Iiferimento ai media tensione e dal trasfoffilatore sano sul lato bassa tensione.
possibili guasti a), b), c), d), e) di fig. 5.7 si possono determinare le situazioni Si ha sicuramente l'intervento dell'interruttore media tensione della mac-
seguenti. china guasta e degli interruttori di bassa tensione di entrambe le macchine.
a) Guasto su uno dei circuiti in partenza dalle sbarre con intervento non seI et- d), e) Guasto sul montante bassa tensione (condotto sbarre o cavi di collega-
tivo, o mancato, della relativa protezione. mento trasformatore-quadro, fino all'interruttore generale secondario), op-
Entrambi gli inlelTutlori di bassa tensione dei trasformatori devono interve- pure guasto sul montante media tensione.
nire senza alcuna possibi1ità di discriminazione. Si Iipete la situazione descritta al punto c).

In nessun caso è possibile impedire il fuori servizio generale.


Per limitare i danni relativi a guasti del tipo c), d), e) occorre proteggere cia-
scun trasformatore e i relativi montanti con protezioni differenziali, costose e
1 1
$6

i$C 1 1
$d
NC ~ Ne ~C
87 87
$b
NC

ì ]' ]$a
ììì
FlGURA 5.7 - Funzionamento in parallelo di due trasformatori. Quadro secondario unico a due
sezioni di sbarra:
a) guasto su una partenza senza intervento della relativa proIezione. o con intervento non se1enivo;
b) guasto sulle sbarre:
c) gUHsto sul trasfonnatore;
d) gUHsto sul montante di bassa tensione; FIGURA 5.8· Funzionamento in parallelo di due trasformatori con protezioni differenziali. Quadro
e) guasto sul montante di media tensione. secondario unico a due sezioni di sbarra.
96 Elementi di progettazione elettrica
Trasformatori 97

complicate, che permettono la messa fuori servizio istantanea della zona pro- In questo modo si adegua il numero di trasformatori in esercizio al carico, limi-
tella mediante apertura degli interruttori di media e di bassa, fig, 5,8, tando le perdite a vuoto e senza traumi per l'esercizio.
Queste protezioni vengono normalmente usate per macchine importanti, mentre Tutto fila sulla carta, finché non succede niente.
rappresentano un ingiustificato aggravio di costi se usate sui trasformatori di di- Ma al primo guasto, tra quelli descritti ai punti a), h), c), d), e), nella migliore
stribuzione, par, 12.4, delle ipotesi sì ha iI fuori servizio generale.
In ogni caso, non si pone rimedio agli inconvenienti dei guasti di tipo Cl) e b). Nel caso di potenza di cortocircuito globale superiore a quella per la quale l'im-
pianto è stato dimensionato si hanno danni gravissimi.
2) La potenza di cortocircuito sulle sbarre viene pressoché raddoppiata, Ciò porta Chi non ha visto le distruzioni provocate da un arco da 20 kA .,,30 kA, non può
a dimensionamenti abnormi delle apparecchiature di bassa tensione. celio immaginare i danni che provocherebbe un arco da 80 kA -;-120 kA.
Solo gli interruttori secondari dei trasfonnatori e il congiuntore di sbarra vanno Le persone eventualmente presenti in cabina correrebbero pericoli gravissimi.
dimensionati per la corrente di cortocircuito di un trasformatore, gli a1tri inter- Basta pensare ad un guasto su una partenza dove un interruttore con potere di
ruttori sono sottoposti alla corrente di cortocircuito dovuta a entrambi i trasfor- interruzione di 50 kA sia chiamato ad interrompere una corrente doppia: alla sua
matori. distruzione seguirebbe un cortocircuito a livello cIelle sbarre, dove peraltro gli
n che vuoI dire aumentare il potere di interruzione di tali interruttori; a volte amarraggi sarebbero già scardinati.
questo significa aumentare anche la corrente nominale e quindi le dimensioni L'intervento degli intemlttori secondari dei trasformatori di tipo selettivo avver-
degli interruttori stessi. rebbe con un certo ritardo (almeno 0,1 s), sempre che le sbarre a monte degli stessi
Inoltre, per soddisfare la condizione ['lt ::; k 2S2 per un cortocircuito all'inizio non siano state coinvolte nel cortocircuito generale.
della linea potrebbe essere necessario aumentare la sezione dei cavi in partenza Francamente, esercire un impianto di questo tipo e dormire sOllni tranquilli sono
dal quadro, par, 9,3, due cose del tutto incompatibili,
Infine, l'amarraggio delle sbarre va dimensionato per gli sforzi elettrodinamici
corrispondenti alla corrente totale di cortocircuito (valore di picco), Il funzionamento in parallelo dei trasformatori va dunque evitato: il funziona-
mento separato consente la messa fuori servizio o il reinserimento di un trasforma-
Giustificare la messa in parallelo di grosse macchine con l'avviamento diretto di
tore senza interruzioni, mediante un parallelo transitorio di brevissima durata.
grossi motori non ha senso, perché non esistono problemi di avviamento diretto di
Questa è la via che va perseguita ai fini della sicurezza e dell'economia, nnche se
grossi motori di bassa tensione anche con un solo trasfomlatore, par. 4.4. richiede manovre più accorte.
Trasformatori da 1600 kVA (o anche molto più piccoli) permettono di avviare
motori di bassa tensione ben al di sopra delle potenze normalmente adottate.
Il funzionamento in parallelo dei trasformatori è sicuramente non opportuno, Le
cose volgono al peggio quando l'impianto non è stato correttamente studiato o
viene male gestito: quando cioè le potenze di cortocircuito superano i valori per i
quali l'impianto è stato dimensionato.
Sono casi molto più frequenti di quanto non si creda: spesso impianti studiati cor-
rettamente con trasformatori a funzionamento separato vengono eserciti con tra-
sformatori in parallelo "per comodità",
Quale comodità? Semplicemente di poter inserire, o disinserire, un trasformatore
senza compiere manovre di trasferimento dei carichi.
Si mettono in parallelo due trasfonnatori, a volte anche tTe o quattro, e li si inseri-
sce e disinserisce secondo le variazioni del carico, manovrando gli intemlttori di
bassa e di alta tensione dei singoli montanti.
Apparecchiature elettriche 99

6 APPARECCHIATURE ELETTRICHE

6.1 Quadri di bassa tensione

Negli impianti industriali si utilizzano quadri principali di distribuzione, quadri


comando motori (noti come Motor Control Center o più brevemente MCC) e qua-
dr-i secondari di distribuzione (per distribuzione luce, prese, piccoli carichi trifasi o
monofasi, raddrizzatori, ecc.). I

La norma CE! EN 60439-1 (CE! 17-13/1) distingue quattro forme fondamentali di


quadri elettrici, in base aUa loro segregazione interna.
La forma l non prevede alcuna separazione tra le varie parti del quadro.
La forma 4 prevede una completa separazione fra tutte le parli (sbarre, unità fun-
zionali, morsettiere), in modo che in qualunque momento si possa intervenire su
un 'unità funzionale e sul relativo cavo, senza dover mettere fuori servizio neSSUna
altra parte del quadro.
La forma di segregazione 4 viene normalmente utilizzata per i quadri principali di
distribuzione e per i quadri comando motori degli impianti industriali a ciclo COn~
tinuo, per sostituire o aggiungere in sicurezza apparecchiature, o cavi, senza inter-
rompere il servizio_
Per i quadri secondari di distribuzione, per i quali la messa fuori servizio parziale
non comporta spesso alcun particolare vantaggio. è molto diffusa la forma I e, a
volte, la forma 2; quest'ultima forma prevede la sola segregazione delle sbarre,
che a volte sono isolate.

I I quudri principnli di distribuzione sono correntemente chiamali Power eenter. anche se ql1e~·ta dizione è sco-
nosciutllnelln leUern!Um inglese c amcricana.
100 Elementi di progettazione elettrica Apparecchiature eleUriche 101

Nelle industrie a ciclo giornaliero non esistono grandi esigenze di continuità di L'interruttore generale del quadro principale di distribuzione deve avere le
servizio e quindi i quadri principali e i quadri comando motori non necessitano seguenti caratteristiche:
della forma di segregazione 4. Si dovrebbe però adottare almeno la forma 3, che • corrente nominale non inferiore alla corrente nominale secondaria del trasfor-
consente la sostituzione in esercizio degli apparecchi senza togliere tensione al matore nelle condizioni di massima potenza (quindi se il trasformatore è
quadro; le morsettiere non sono segregate e dunque per accedere ai cavi delle sin- ONAN/ONAF si fa riferimento al funzionamento ONAF);
gole partenze si deve mettere fuori servizio l'intero quadro, oppure si deve lavo- • potere di interruzione estremo (Icu) almeno uguale alla corrente di cortocircuito
rare sotto tensione. del trasfomlatore, con l'esclusione del contributo al cortocircuito da parte dei
motori, poiché questo contributo interessa le sbarre e gli apparecchi sulle par-
I costruttori forniscono i quadri principali e i quadri motori in esecuzione norma- tenze, ma non l'interruttore generale;
lizzata nella fanna di segregazione 4 adatta per tutte le esigenze. • corrente di breve durata (lcw) almeno uguale al potere di interruzione richiesto;
Per quanto riguarda i quadri secondari di distribuzione, che sono in pratica del tipo • potere di chiusura (lcnl' anche detto corrente di stabilimento) uguale o superiore
ad armadio, si può bloccare la pOlia mediante la maniglia di comando dell'inter- al valore di picco della corrente di cortocircuito. :2
ruttore generale, impedendo così l'accesso con il quadro in tensione, salvo rimuo-
vere deliberatamente il blocco per mezzo di attrezzi quando si deve intervenire Per tener conto del contributo motori, le sbarre del quadro devono essere dimensio-
sotto tensione. nate, per quanto riguarda gli effetti tennici, in base ad una corrente di cortocircuito
(valore efficace) superiore alla corrente di breve durata dell'interruttore generale e,
per quanto riguarda gli sforzi elettrodinamici, in base a una corrente di picco supe-
6.2 Apparecchiature di bassa tensione riore alla corrente di stabilimento (potere di chiusura) dell'interruttore stesso.
Nulla vieta, però, che il potere di interruzione e la COlTente di stabilimento dell'in-
6.2.1 Interruttore generale terruttore generale siano adeguati al dimensionamento delle sbarre: spesso si fa
proprio così, anche se non strettamente necessario. fn sostanza, quando si progetta
L'interruttore generale dei quadri principali di distribuzione, ovviamente, è anche un quadro, ad esempio per 31,5 kA, contributo dei motori incluso, sovente si
l'interruttore secondario del trasformatore di media/bassa tensione. dimensionano per tale valore non solo gli apparecchi sulle partenze e le sbarre, ma
È opportuno che questo intemltlore sia del tipo tradizionale in aria, aperto e selettivo. anche l'inten'uttore generale. Ciò può essere utile ai fini della semplificazione del
Infatti, il requisito principale di questo intelTuttore è la selettività; esso deve essere progetto ed evita inutili discussioni con chi può trovare strano che l'interruttore
dunque di categoria B, cioè in grado di sopportare per un tempo determinato. generale abbia una corrente di breve durata e una corrente di picco inferiori a
prima di aprire, la corrente di cortocircuilo. quelle delle sbarre e degli apparecchi (intelTuttori o fusibili) sulle partenze.
In altri tennini, l'interruttore deve avere una corrente di breve durata (Icw) almeno È opportuno che le sbarre siano dimensionate per una corrente nominale a1meno
uguale al potere di interruzione richiesto. Gli interruttori scatolati, limitatori o non uguale a quella dell'interTuttore generale, in modo che non costituiscano l'anello
limitatori, non hanno questa caratteristica, perché basano il loro potere di interru- debole in un'eventuale aumento di potellza dell'impianto.
zione sull'intervento immediato e sono quindi di categoria A, cioè privi di cor-
rente di breve durata. Essi nOI1 sono quindi adatti come interruttore generale dei Rimane da discutere il numero dei poli che l'inteITuttore generale del quadro di
quadri principali di distribuzione. bassa tensione deve avere quando, come in genere succede, il neutro viene distri-
In verità, alcuni intelTuttori scatolati hanno una COlTente di breve durata, che però buito.
è di gran lunga inferiore al loro potere di intelTuzione; inoltre garantiscono la
selettività soltanto quando la corrente di guasto non supera la con'ente di breve
~ Questa veritica è necessaria in vicinanza di gencrntori. la cui rcaltam.a. come è noto. vnrin duraJl!e il cortocir-
durata, mentre intervengono istantaneamente quando la COlTente di guasto supera
cuito e dunque il rapporto tra il primo picco dì corrcnte c il valore efficncl! dcl];l componente simmetrica del!a corrente
tale valore. Ciò li rende adatti in determinati casi sulle partenze, par. 6.2.2, ma non di cortocircuito può essere pii} elevato di quello convenziunahncnte assunto dalle norme per gli interruttori. In propll'
certo come intelTuttore generale del quadro principale. \ito, vedasi anche il par. 3...l e la guida blu n. 14 "Gruppi c!(!urogeni", Edizioni TNE, Cap. 5.
102 Elementi di progettazione eletlrica Apparecchiature elettriche 103

a) Nel sistema TT il neutro deve essere sempre interrotto (interruttore guadripo- 6.2.2 Partenze dai quadri principali
lare). Questa soluzione è in accordo con il DPR 547/55 che prescrive l'interrut-
tore onnipolare all'arrivo delle linee di alimentazÌone dell'impianto utilizzatore. In base a guanto appena detto al punto precedente, gli interruttori sulle partenze
devono avere un potere di interruzione e di chiusura adeguati alla corrente di cor-
b) Nel sistema TN-S il sezionamento del neutro non è necessario e l'interruttore di tocircuito (efficace e di picco) comprensiva del contributo motori. Tali interruttori
bassa tensione può essere tripolare o tetrapolare. devono essere inoltre selettivi nei confronti dene protezioni poste sui quadri a
L'impianto TN-S ha una propria cabina di trasformazione e l'interruttore gene- valle, ad esempio sui quadri comando motori.
rale onnipolare richiesto dal DPR 547/55 è quello di arrivo sulla linea di media
tensione, mentre sulla bassa tensione ovviamente conviene l'interruttore tripa- La soluzione più semplice, ma di gran lunga più costosa, consiste nell'utilizzare
lare, più economico dell'interruttore quadripolare. gli interruttori in aria aperti non solo come interruttore generale, ma anche sulle
Alcuni obiettano che, in questo modo, non si protegge contro il sovraccarico il partenze.
conduttore di neutro, in genere di sezione metà di guella del conduttore di fase. Una seconda soluzione, spesso praticata, è di sfruttare la selettività parziale degli
Lo stesso dicasi per le sbarre principali (omnibus). Infatti la protezione di interruttori scatolati, cioè limitata a determinati valori di corrente.
sovraccarico è dimensionata per proteggere i conduttori di fase e non protegge Ad esempio, un interruttore scatolato da 630 A, potere d'interruzione di 50 kA,
il conduttore di neutro se la corrente di squilibrio supera la metà (all'incirca) può avere una corrente di breve durata di lO kA; è allora possibile garantire la
della corrente di fase. Ma supporre che il carico di un trasformatore di distribu- selettività con le protezioni a valle, per correnti fino a lO kA, fig. 12.6.
zione, che alimenta essenzialmente carichi trifasi equilibrati come i motori elet- In bassa tensione, la corrente di cortocircuito diminuisce rapidamente man mano che
trici, possa presentare una corrente di squilibrio superiore al 50% della corrente ci si allontana dalla sorgente di energia, quindi la selettività è in genere assicurata
di fase è assolutamente fuori luogo. J per guasti sui cavi di alimentazione dei motori o, meglio ancora, sulle morsettiere
I pochi carichi monofasi, dovuti essenzialmente agli impianti di illuminazione, dei motori stessi dove è più frequente il guasto.
sono anch'essi sostanzialmente equilibrati; anche nel caso di massimo squili- TI problema della selettività fra interruttori di categoria A in serie è stato affrontato
brio teorico (corrente di neutro uguale alla cotTente di fase) la corrente di neu- dai costruttori, i quali indicano sul catalogo quali interruttori sono fra loro selettivi,
tro è in ogni caso ben lontana dal raggiungere la metà della corrente nominale in funzione della corrente presunta di cortocircuito. Queste indicazioni sono frutto di
del tmsformatore. In definitiva, nei sistemi TN-S si può utilizzare come inter- prove eseguite a tappeto da ciascun costruttore sui propri apparecchi e consentono
ruttore generale del quadro un interruttore tripolare con tutta tranquillità. quindi, una volta stabilito l'apparecchio a monte, di individuare gli apparecchi selet-
Nei casi particolari in cui si tema un sovraccarico del neutro, si deve prevedere tivi rispetto al precedente, in funzione della corrente presunta di cortocircuito. 5
il conduttore di neutro, e quindi anche la sbana di neutro facente parte delle Naturalmente questo richiede un divario notevole fra le correnti nominali degli
sbarre omnibus, di sezione uguale a quena dene fasi. Lo stesso dicasi per le interruttori in serie; ciò può limitare l'utilizzo di interruttori di categoria A in serie.
partenze, come vedremo più avanti.
Una terza soluzione, semplice, sicura ed economica, consiste nell'utilizzo di inter-
c) Nel sistema TN-C l'interruzione del neutro è vietata. Quindi il problema del- ruttori di manovra con fusibili.
l'interruttore tripolare o quadripolare viene meno. La selettività tra fusibili è assicurata quando il rapporto tra le correnti nominali è
almeno 1,6. Ad esempio, se sulla partenza c'è una terna di fusibili da 630 A, la
d) Nel sistema IT, con neutro distribuito, l'intenuzione del neutro è obbligatoria. selettività è assicurata per tutti i motori protetti con fusibili di corrente nominale
quindi l'interruttore deve eSsere quadripolare.-l uguale o inferiore a 400 A (il rapporto 1.6 è approssimato, in questo caso è 1,575).

3 Le armonichc possono invcce sovraccaricare il neutro del singolo circuito che ulimentn un carico non linenre :; Questa se1ellivilù è chillm,llll di tipo energetico, in quanto l'energia specilica occorrelile per l'intervento dell'in-
(cnp. 11). terrullorc" monte deve eSSere superiore n quella l"-~ciata p'l~.'illre dall'interruttore a valle. Circa la selellivitù, veda~i
-I Si ricorda.luttavia. che nei sistemi lT è fortemente rnccomunduw di non distribuire il neutw. Hllche il par. 12.3.
104 Elementi di progettaz.ione eleUrica Apparecchialure elettriche 105

Di solito, sui quadri motori si installano contattori per motori fino a 55 kW, con
fusibili di corrente nominale 250A +315 A al massimo, largamente selettivi con i
fusibili posti sulla partenza.
Gli interruttori di manovra con fusibili possono essere dotati di una bobina per l'a-
pertura a distanza; anche da questo punto di vista non sono quindi inferiori
rispetto agli interruttori scatolati.
Interruttore
È opportuno installare gli apparecchi di manovra e cOl1trollo dei motori di potenza /
superiore a 55 kW sui quadri principali di bassa tensione. Questa è la soluzione
più conveniente, per non gravare i quadri motori con utenze che singolarmente
assorbono anche 200 A + 300 A (si finirebbe per dedicare un intero quadro a uno o
a due motori al massimo).

6,2.3 Comando motori

Fusibile
L'interruttore generale di un quadro comando motori deve essere un interruttore di /~
manovra. Un interTuttore automatico, o di manovra con fusibili, sarebbe il dop-
pione di quello installato sulla partenza del quadro principale. Naturalmente si
deve verificare che abbia una tenuta al cortocircuito e un potere di chiusura in
condizioni di cortocircuito coordinati con la protezione a monte. Viene spesso
usato un interruttore scatoiato privo delle protezioni, ma anche un interruttore di
manovra-sezionatore va benissimo. I(A)
Il motore viene comandato tramite un contattore e si pone il problema di proteg-
gere contro il cortocircuito il contaltore, il quale è in grado di intervenire solo in
caso di sovraccarico. Lo stesso dispositivo che protegge il contattore deve proteg-
gere anche il cuvo e il motore. 6 FIGURA 6.1 - Curve tipiche Pr di un fusibile e di un inferruttore automatico.
Le soluzioni sono due: interruttore automatico oppure fusibili, con relativi van-
taggi e svantaggi. Dal punto di vista dell' !'t (energia specifica), l'interruttore limita di più alle basse
L'interruttore automatico costa più del fusibile, ma ha il vantaggio di essere correnti, mentre il fusibile limita maggionnente alle elevate correnti, fig. 6.1.
richiuso e non sostituito dopo l'intervento.
Il fusibile deve essere invece sostituito da una persona qualificata. Il che è sco- In categoria d'impiego AC-3, il contattore è in grado di interrompere una con'ente
modo e può essere rischioso, ma elimina ogni dubbio sull'efficienza della prote- /, = 8/, dove /, è la sua corrente nominale d'impiego (CE! 17-50, tabella 7). 7
zione che invece accompagna la vita dell'interruttore quando è chiamato a inter- Quando viene superata la corrente le' il dispositivo di protezione contro il cortocir-
rompere numerosi cortocircuiti. Ha inoltre il vantaggio del costo ridotto. cuito deve perciò intervenire prima che il relè termico provochi l'apertura del con-
tattore.
(, Il termine contatlore viene qui utilizzato in modo estensivo c comprende anche l'"vvimore (contmtore più rclè
termico per la proIezione de! motore contro il sO\,nlccmico),
Per i motori con potenzll superior<! 11 100 kW in luogo del contattore si consiglia di utili1.1.nre un imerru!tore In ari" 1 La categoria t1i impiego AC-3 è relativa all'avviamento ed all'arresto durante la marcia di
aperto con le relative protezioni. motori li gabbia (norma CEI 17-50, tabella l l.
106 Elementi di progettazione elettrica
Apparecchiature elettriche
107

La corrente nominale d'impiego del contattore I, (CE! 17-50, art. 5.3.2.5) deve
essere peraltro uguale, o maggiore. alla corrente nominale del motore IN:

Fusibile
~
11 fusibile viene scelto in modo che intervenga, prima del relè termico, a partire da
valori di corrente uguali a otto vo1te la corrente nominale IN del motore c, ovvia-
mente, non durante l'avviamento. Il fusibile interviene, quindi, per una corrente a)
sicuramente u