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Albert Einstein (pronuncia italiana [ˈalbert ˈainstain][1]; tedesca [ˈalbɛɐ̯t ˈaɪnʃtaɪn]; inglese [ˈæɫbəɹt

ˈaɪnˌstaɪn]; Ulma, 14 marzo 1879 – Princeton, 18 aprile 1955) è stato un fisico tedesco naturalizzato
svizzero e statunitense.

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Generalmente considerato il più importante fisico del XX secolo, conosciuto al grande pubblico anche per la
formula dell'equivalenza massa-energia, E = mc2, riconosciuta come l'"equazione più famosa al mondo"[2],
e per tutti i suoi lavori che ebbero una forte influenza anche sulla filosofia della scienza[3][4], nel 1921
ricevette il premio Nobel per la fisica «per i contributi alla fisica teorica, in particolare per la scoperta della
legge dell'effetto fotoelettrico»,[5] un passo avanti cruciale per lo sviluppo della teoria dei quanti,
sviluppando a partire dal 1905 la teoria della relatività, uno dei due pilastri della fisica moderna insieme alla
meccanica quantistica[6][7].

Eccetto che per un anno a Praga, Einstein visse in Svizzera tra il 1895 e il 1914, periodo durante il quale
rinunciò alla cittadinanza tedesca (nel 1896). Poi, nel 1900, ricevette il diploma al Politecnico federale di
Zurigo (Eidgenössische Technische Hochschule, ETH). Dopo essere stato apolide per più di cinque anni,
assunse la cittadinanza svizzera nel 1901, che tenne per il resto della sua vita. Nel 1905, conseguì un PhD
all'Università di Zurigo. Quello stesso anno, ricordato come annus mirabilis, all'età di 26 anni, pubblicò
quattro articoli dal contenuto fortemente innovativo, che attirarono l'attenzione del mondo accademico.
Dal 1912 al 1914, Einstein insegnò fisica teorica a Zurigo, prima di partire per Berlino, dove fu eletto
all'Accademia Reale Prussiana delle Scienze.

All'inizio della sua carriera credeva che la meccanica newtoniana non fosse più sufficiente a conciliare le
leggi della meccanica classica con le leggi dell'elettromagnetismo e ciò lo portò a sviluppare la teoria della
relatività ristretta mentre era all'istituto federale della proprietà intellettuale di Berna (1902–1909).
Tuttavia successivamente si rese conto che il principio di relatività poteva essere esteso ai campi
gravitazionali, quindi nel 1916 pubblicò un articolo sulla relatività generale con la sua teoria della
gravitazione. Continuò a trattare problemi di meccanica statistica e teoria dei quanti, che lo portò a dare
una spiegazione della teoria delle particelle e del moto browniano. Indagò anche le proprietà termiche
della luce e gettò le basi per la teoria del fotone. Nel 1917, applicò la teoria della relatività generale per
modellizzare la struttura dell'universo.[8][9]

Nel 1933, mentre Einstein stava visitando gli Stati Uniti, Adolf Hitler salì al potere. A causa delle sue origini
ebraiche, Einstein non fece ritorno in Germania.[10] Si stabilì negli Stati Uniti e diventò un cittadino
statunitense nel 1940.[11] Alla vigilia della seconda guerra mondiale, inviò una lettera al presidente
Roosevelt la quale avvisava del possibile sviluppo da parte della Germania di "bombe di un nuovo tipo
estremamente potenti" e suggeriva agli Stati Uniti di cominciare delle simili ricerche. Ciò portò infine al
progetto Manhattan. Einstein sostenne gli alleati, ma criticò l'idea di usare la fissione nucleare come arma.
Firmò, con il filosofo britannico Bertrand Russell, il Manifesto Russell-Einstein, nel quale si evidenziava il
pericolo delle armi nucleari. Fu affiliato con l'Institute for Advanced Study a Princeton, in New Jersey, fino
alla sua morte nel 1955.
Oltre a essere uno dei più celebri fisici della storia della scienza, che mutò in maniera radicale il paradigma
di interpretazione del mondo fisico, fu attivo in diversi altri ambiti, dalla filosofia alla politica. Per il suo
apporto alla cultura in generale è considerato uno dei più importanti studiosi e pensatori del XX secolo.
Einstein pubblicò più di 300 articoli scientifici e più di 150 articoli non scientifici.[8][12] I suoi traguardi
intellettuali e la sua originalità hanno reso il termine "Einstein" sinonimo di "genio".[13] Eugene Wigner
scrisse di Einstein in confronto ai suoi contemporanei:[14]

(EN)

«Einstein's understanding was deeper even than Jancsi von Neumann's. His mind was both more
penetrating and more original than von Neumann's. And that is a very remarkable statement»

(IT)

«La comprensione di Einstein fu più profonda persino di quella di Jancsi von Neumann. La sua mente era sia
più acuta sia più originale di quella di von Neumann. E questa è un'affermazione molto notevole.»

(Eugene Wigner)

Indice

1 Biografia

1.1 Gioventù e studi liceali

1.2 1905: l'annus mirabilis

1.3 L'insegnamento e la vita privata

1.4 Teoria della relatività generale

1.5 L’antisemitismo colpisce Einstein

1.6 Il Nobel, la maturità e gli ultimi anni

1.7 La morte

2 Pensiero

2.1 Einstein filosofo

2.2 Visione politica

2.2.1 Einstein e il socialismo

2.3 La visione religiosa

3 Riconoscimenti

4 Curiosità

5 Opere
6 Filmografia

7 Note

8 Bibliografia

9 Voci correlate

10 Altri progetti

11 Collegamenti esterni

Biografia

«Non ho particolari talenti, sono solo appassionatamente curioso.»

(da una lettera a Carl Seelig, 11 marzo 1952[15])

Gioventù e studi liceali

Einstein bambino con sua sorella Maja


Albert Einstein nacque a Ulma il 14 marzo del 1879 da una benestante famiglia ebraica, figlio di Hermann
Einstein, proprietario di una piccola azienda che produceva macchinari elettrici, e di Pauline Koch.
Frequentò una scuola elementare cattolica e, su insistenza della madre, gli furono impartite lezioni di
violino. All'età di cinque anni il padre gli mostrò una bussola tascabile ed Einstein si rese conto che qualcosa
nello spazio "vuoto" agiva sull'ago spostandolo in direzione del nord; avrebbe descritto in seguito
quest'esperienza come una delle più rivelatrici della sua vita.

Einstein a 14 anni

Einstein studente

«Albert [...] per quanto desse ai familiari segni di ingegno precoce, non si distinse a scuola. Giunto alle
scuole medie, trovò disgustoso il sistema di insegnamento tedesco ed entrò in conflitto coi professori che
da parte loro lo maltrattavano. [...] Rovesci di fortuna fecero emigrare la famiglia a Milano e Einstein,
lasciato a Monaco a finire i suoi studi, si dette per malato e raggiunse i suoi in Italia. [...] Poi cercò di essere
ammesso al Politecnico di Zurigo, ma non avendo la regolare licenza media fu rifiutato e non riuscì
nemmeno a superare gli esami di ammissione, per quanto eccellesse in matematica e fisica. Andò allora per
un anno a fare studi di riparazione al Gymnasium di Aarau [...] Finalmente, entrato al Politecnico di Zurigo,
...»

(Emilio Segrè, Personaggi e scoperte nella fisica contemporanea, Edizioni scientifiche e tecniche (EST)
Mondadori, 1997. ISSN 0303-2752)

La supposizione che il suo profitto in matematica fosse scarso è sbagliata[16], basata anche sul fatto che nel
sistema scolastico svizzero in quel periodo le votazioni adottavano una scala da 1 a 6[17]. Nell'agosto del
1886 Albert riferì alla madre l'ottimo profitto scolastico: «Ieri Albert ha ricevuto la pagella, è nuovamente il
primo della classe»[18]. Einstein cominciò a studiare matematica insieme con Max Talmud,[19] un amico di
famiglia che gli procurò testi scientifici come gli Elementi di Euclide e anche filosofici come la Critica della
ragion pura di Kant[19]. All'età di dieci anni iniziò a frequentare il Luitpold Gymnasium, ma si rivelò ben
presto insofferente al rigido ambiente scolastico, seppur riportando comunque buoni voti in matematica e
in latino[20]. Inoltre suo zio Jakob lo metteva spesso alla prova con problemi matematici che risolveva
brillantemente « [...] provando un profondo senso di felicità»[21].

Pavia, Officine Elettrotecniche Nazionali Einstein-Garrone

A causa di diversi dissesti economici (nel 1894 gli Einstein avevano fondato, con un socio italiano, le officine
elettrotecniche Nazionali Einstein-Garrone a Pavia, poi fallite[22]) la famiglia Einstein dovette trasferirsi di
frequente: dapprima a Monaco di Baviera, poi nel 1894 a Pavia, a Palazzo Cornazzani (dove, curiosamente,
aveva già abitato Ugo Foscolo[22][23]) dove Albert scrisse il suo primo articolo scientifico, e due anni dopo
a Berna in Svizzera. Quando la famiglia si trasferì a Milano Einstein, allora diciassettenne, restò in Svizzera
per proseguire gli studi, che presto abbandonò per ricongiungersi con la famiglia.

Il fallimento all'esame d'ingresso al Politecnico di Zurigo nel 1895, tentato nonostante non avesse l'età
minima richiesta e non superato per un'insufficienza nel test di francese, fu una dura battuta d'arresto.
Pertanto per concludere gli studi superiori fu mandato dalla famiglia ad Aarau dove riuscì a conseguire il
diploma nel 1896. Nell'ottobre dello stesso anno ritentò l'esame di ammissione al politecnico, superandolo.
Durante il primo anno di studi al politecnico, nel 1896, conobbe Mileva Marić, sua compagna di studi, di cui
s'innamorò[24]. Mileva era l'unica donna ammessa a frequentare il politecnico federale svizzero.

Einstein concluse gli studi al politecnico nel luglio del 1900, superando gli esami finali con la votazione di
4,9/6 e classificandosi quarto su cinque promossi. Egli fu l'unico dei laureati a non ottenere un posto come
assistente.[25] Nel 1900 gli venne garantito un diploma da insegnante dall'Eidgenössische Technische
Hochschule e nel 1901 fu naturalizzato svizzero[26]. In quel periodo Einstein discuteva dei suoi interessi
scientifici con un ristretto gruppo di amici, inclusa Mileva.[27]

Einstein e Mileva nel 1912

Nel gennaio 1902 Mileva ebbe una figlia, Lieserl, che morì presumibilmente di scarlattina. Quel parto
illegittimo compromise gli studi della giovane che decise di sacrificarsi per la famiglia e la carriera
accademica di Albert. Nel 1903 Albert e Mileva si sposarono in municipio. In seguito Mileva avrebbe dato
alla luce altri due figli: Hans Albert (1904), che sarebbe diventato ingegnere ed Eduard (1910), con ottime
capacità nella musica e negli studi, che poi fu travolto dalla malattia mentale e trascorse gran parte della
sua vita tra la casa materna di Zurigo e l'ospedale psichiatrico Burghölzli.

Dopo la laurea Einstein trovò lavoro presso l'ufficio brevetti di Berna. Insieme con l'amico e collega di
lavoro Michele Besso fondò un gruppo di discussione chiamato "Accademia Olimpia", dove si discuteva di
scienza e filosofia.
1905: l'annus mirabilis

Einstein nel 1921

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Annus Mirabilis Papers, Effetto
fotoelettrico, Moto browniano e Relatività ristretta.

Il 1905 fu un anno di svolta nella vita di Einstein e nella storia della fisica. Nel giro di sette mesi pubblicò sei
lavori:

un articolo, ultimato il 17 marzo, che spiegava l'effetto fotoelettrico in base alla composizione della
radiazione elettromagnetica di quanti discreti di energia (poi denominati fotoni), secondo il concetto di
quanto ipotizzato nel 1900 da Max Planck. Questo studio gli avrebbe valso il Premio Nobel per la fisica nel
1921 e avrebbe contribuito allo sviluppo della meccanica quantistica;

la tesi di dottorato sul tema "Nuova determinazione delle dimensioni molecolari", pubblicata il 30 aprile.
Sarebbe diventato lo scritto di Einstein più citato nella letteratura scientifica degli anni settanta;

un articolo, datato 11 maggio, sul moto browniano, che costituiva uno sviluppo della sua tesi di dottorato;

una prima memoria, in data 30 giugno, dal titolo Zur Elektrodynamik bewegter Körper (Sull'elettrodinamica
dei corpi in movimento) che aveva come oggetto l'interazione fra corpi carichi in movimento e il campo
elettromagnetico vista da diversi osservatori in stati di moto differenti. La teoria esposta nell'articolo, nota
successivamente con il nome di Relatività ristretta (o speciale), risolveva i contrasti tra teoria meccanica e
teoria elettromagnetica della luce, che avevano caratterizzato la fisica dell'Ottocento, con una revisione dei
concetti di spazio e di tempo assoluti;

un'altra memoria sulla relatività ristretta, datata 27 settembre, che conteneva la nota formula E=mc²;

un altro articolo sul moto browniano, pubblicato il 19 dicembre.

L'insegnamento e la vita privata

Einstein ed Elsa

Einstein ottenne il dottorato il 15 gennaio del 1906 e insegnò a Berna a partire dal 1908. Nel 1909 pubblicò
Über die Entwicklung unserer Anschauungen über das Wesen und die Konstitution der Strahlung, sulla
quantizzazione della luce. In questo e in un precedente scritto dello stesso anno dimostrò che l'energia dei
quanti di Max Planck deve avere una quantità di moto ben definita. Questo scritto introdusse il concetto di
fotone (anche se il termine "fotone" fu usato come tale da Gilbert Lewis nel 1926[28]) e ispirò la nozione di
dualismo onda-particella nella meccanica quantistica.

Nel 1911 si trasferì a Praga e nel 1914 fu nominato direttore dell'Istituto di Fisica dell'Università di Berlino,
dove rimase fino al 1933. In quegli anni effettuò alcune ricerche sulla meccanica statistica e sulla teoria
della radiazione.
Sin dal marzo 1912 aveva iniziato una relazione con la cugina trentaseienne divorziata Elsa Löwenthal e
della moglie diceva che era come una dipendente che non poteva licenziare. Per incontrare Elsa spariva per
giorni finché andò via da casa, dettando poi condizioni incredibili alla moglie:

L'effetto fotoelettrico, correttamente interpretato da Einsten nel suo annus mirabilis nel 1905

che i suoi vestiti e la biancheria fossero mantenuti in ordine e in buono stato;

che egli ricevesse i suoi tre pasti regolarmente nella sua stanza;
che la sua camera da letto e lo studio fossero sempre puliti e, in particolare, che sulla sua scrivania potesse
mettere le mani solo lui.

Mileva avrebbe anche dovuto rinunciare a ogni rapporto personale, astenersi dal criticarlo sia a parole sia
con azioni davanti ai figli. Inoltre Einstein aggiunse altri punti:

Non doveva aspettarsi intimità.

Doveva smettere immediatamente di rivolgersi a lui se lo richiedeva.

Doveva uscire all'istante dalla stanza e senza protestare se egli lo richiedeva.[29]

Mileva accettò ed egli tornò a casa, ma dopo pochi mesi lei tornò con i figli a Zurigo e nel 1919 i due
divorziarono, a fronte di un accordo economico (pensione di reversibilità, aumentare i versamenti e
ricevere tutto il denaro del futuro premio Nobel).[30] Nello stesso anno Einstein sposò in seconde nozze la
cugina, a cui restò legato fino alla morte di lei nel 1936.

Teoria della relatività generale

Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Relatività generale.

L'eclissi del 1919 che fornì una prova a sostegno della teoria della relatività generale

Vier vorlesungen über Relativitätstheorie (gehalten im Mai, 1921, an der Universität Princeton, Vieweg,
Braunschweig) rappresenta il testo originale tedesco della prima edizione di The Meaning of Relativity del
1921.

Nel 1915 Einstein propose una teoria relativistica della gravitazione, denominata relatività generale, che
descriveva le proprietà dello spaziotempo a quattro dimensioni: secondo tale teoria la gravità non è altro
che la manifestazione della curvatura dello spaziotempo.

Einstein dedusse le equazioni del moto da quelle della relatività speciale valide localmente nei sistemi
inerziali; dedusse inoltre il modo in cui la materia curva lo spaziotempo imponendo l'equivalenza di ogni
possibile sistema di riferimento (da cui il nome di "relatività generale").
In particolare, il potenziale gravitazionale newtoniano viene reinterpretato come l'approssimazione, per
campo debole, della componente temporale del tensore metrico: da questo discende il fatto che il tempo
scorre più lentamente in un campo gravitazionale più intenso. Alla pubblicazione, la teoria venne accolta
con scetticismo da parte della comunità scientifica, perché derivata unicamente da ragionamenti
matematici e analisi razionali, e non da esperimenti e osservazioni.[31]

Nel 1917 mostrò il legame tra la legge di Bohr e la formula di Planck dell'irraggiamento del corpo nero.
Nello stesso anno introdusse la nozione di emissione stimolata, che sarebbe poi stata applicata alla
concezione del laser.

Nel 1919 le predizioni della relatività generale furono confermate dalle misurazioni dell'astrofisico Arthur
Eddington effettuate durante un'eclissi solare, che verificarono che la luce emanata da una stella era
deviata dalla gravità del sole[31]. Le osservazioni ebbero luogo il 29 maggio del 1919 a Sobral, in Brasile, e
nell'isola di Príncipe, nello Stato di São Tomé e Príncipe.[31]

«Max Planck non capiva nulla di fisica, perché durante l'eclissi del 1919 è rimasto in piedi tutta la notte per
vedere se fosse stata confermata la curvatura della luce dovuta al campo gravitazionale. Se avesse capito la
teoria, avrebbe fatto come me, e sarebbe andato a letto.»

(Archivio Einstein 14-459[31])


Da allora esperimenti sempre più precisi hanno confermato le predizioni della teoria, prevalentemente
nell'ambito dell'astronomia (precessione del perielio di Mercurio e lenti gravitazionali).

L’antisemitismo colpisce Einstein

Le posizioni antimilitariste assunte da Einstein durante la prima guerra mondiale, nonché il crescente clima
antisemita in Germania crearono un ambiente particolarmente scomodo. Presto cominciò a ricevere lettere
minatorie e ingiurie mentre usciva dal suo appartamento o dall’ufficio. Nel febbraio 1920 un gruppo di
studenti interruppe una sua lezione e uno di essi gridò: «Taglierò la gola a quello sporco ebreo!». Fu poi lo
stesso Ministro dell’Istruzione a scrivergli una lettera di stima da parte del governo tedesco.[32]

L’antisemitismo divenne anche la molla per attacchi sul campo scientifico, tanto che, per reazione, scrisse
un articolo per il Berliner Tageblatt dal titolo La mia risposta, in cui denunciava il fatto che se non fosse
stato un ebreo le sue teorie non sarebbero state attaccate in maniera così veemente. Ma quella sua
reazione scomposta lo fece pentire di essersi lasciato trascinare dall’ira.[33]

Il clima divenne ancor più pericoloso quando il 24 giugno 1922 fu assassinato il ministro degli esteri tedesco
Walther Rathenau, che era ebreo. Era la 350ª vittima per mano della destra dalla fine della guerra.[34]
Il Nobel, la maturità e gli ultimi anni

Einstein nel 1921

Il 27 aprile 1920 Bohr giunse a Berlino su invito di Max Planck. Essendo presente a Berlino anche Einstein, si
colse l’occasione per un incontro a tre dei più importanti fisici dell’epoca. L’incontro fu estremamente
cordiale: seppur diversi caratterialmente si trovarono a loro agio parlando per tutto il tempo di fisica,
confrontando le loro idee. «Poche volte, nella vita, una persona mi ha dato tanta gioia con la sua sola
presenza come stato nel suo caso», scrisse successivamente Einstein a Bohr.[35]

Nel 1921 ottenne il Premio Nobel per la Fisica per il suo lavoro del 1905 sulla spiegazione dell'effetto
fotoelettrico (il premio fu effettivamente assegnato nel 1922). In quegli anni cominciò a dedicarsi alla
ricerca di teorie di campo unificate, argomento che lo appassionò fino alla fine, assieme ai tentativi di
spiegazioni alternative dei fenomeni quantistici; infatti la sua concezione del mondo fisico mal si conciliava
con le interpretazioni probabilistiche della meccanica quantistica. Il più famoso tentativo in questo senso fu
il paradosso EPR (Einstein-Podolsky-Rosen) elaborato con Boris Podolsky e Nathan Rosen.

Nel 1927 Einstein venne invitato dal governo italiano a partecipare al Congresso internazionale dei Fisici,
che si svolgeva quell'anno a Como in occasione del centenario dalla morte di Alessandro Volta. Egli fu il solo
a declinare l'invito per la sua opposizione al regime di Mussolini[36].

La casa di Einstein a Princeton

Nel gennaio del 1933, quando Adolf Hitler salì al potere, Einstein si trovava momentaneamente
all'università di Princeton come professore ospite. Il 7 aprile dello stesso anno venne promulgata la "Legge
della Restaurazione del Servizio Civile", a causa della quale tutti i professori universitari di origine ebraica
furono licenziati. Nell'ottobre del 1933, con l'intensificarsi delle persecuzioni anti-semitiche, decise di
trasferirsi negli Stati Uniti. Durante gli anni trenta, con i nazisti al potere, i premi Nobel Philipp von Lenard e
Johannes Stark condussero una strenua campagna atta a screditare i suoi lavori, etichettandoli come "fisica
ebraica", in contrasto con la "fisica tedesca" o "ariana". Nel 1944, a Rignano sull'Arno, la moglie e le figlie di
suo cugino Robert furono uccise da un reparto delle SS, verosimilmente come rappresaglia nei suoi
confronti[37]; la strage, a cui si aggiunse l'anno seguente la perdita del cugino, morto suicida, colpì molto
Einstein[38], che aveva acquisito la cittadinanza statunitense nel 1940 e che non rientrò più in Europa,
rimanendo negli USA fino alla morte.

Brevetto per Refrigeratore di Einstein-Szilard

Oltre all'insegnamento e alle apparizioni in pubblico, presso l'Institute for Advanced Study di Princeton
proseguì le sue ricerche, studiando anche alcuni problemi cosmologici e le probabilità delle transizioni
atomiche. Negli ultimi anni di vita tentò di unificare la gravità e l'elettromagnetismo, le due forze
fondamentali allora conosciute, sebbene si può notare fosse già iniziato lo studio della forza nucleare forte
e della forza nucleare debole, quest'ultima per opera di Enrico Fermi. Nel 1950 descrisse la sua teoria di
unificazione, rivelatasi poi parzialmente errata, in un articolo sulla rivista Scientific American.

Vi è anche una parte della sua personalità collegata a un senso più pratico della scienza. Nel 1929 infatti
lavorò insieme con Leó Szilárd a un prototipo di macchina frigorifera ad assorbimento diffusione,
realizzando un brevetto innovativo di un refrigeratore funzionante solo con una miscela di acqua,
ammoniaca e butano, senza parti in movimento e con consumi elettrici bassissimi. Il brevetto, registrato
negli Stati Uniti nel 1930[39], non fu mai commercializzato perché fu soppiantato commercialmente dal
brevetto Servel-Electrolux per gli attuali frigoriferi con ciclo ad assorbimento, oggi noti principalmente per
motocaravan e roulotte. Recentemente però sono stati fatti studi volti a un eventuale utilizzo pratico
dell'idea alla base del brevetto Einstein-Szilard.[40]

Nel 1952, quando il Presidente d'Israele Chaim Weizmann morì, l'allora Primo Ministro gli offrì l'incarico,
ma rifiutò, spiegando di mancare sia dell'inclinazione sia dell'esperienze necessarie.[41]

La morte

Il 17 aprile del 1955 fu colpito da una improvvisa emorragia causata dalla rottura di un aneurisma dell'aorta
addominale, arteria che era stata già rinforzata precauzionalmente con un'operazione chirurgica nel 1948.
Fu ricoverato all'ospedale di Princeton, dove morì nelle prime ore del mattino del giorno dopo (ore 1:15 del
18 aprile 1955) a 76 anni.

Aveva espresso verbalmente il desiderio di essere cremato, ma Thomas Stoltz Harvey, il patologo che
effettuò l'autopsia, di propria iniziativa rimosse il cervello e lo conservò a casa propria immerso nella
formalina in un barattolo sottovuoto per circa 30 anni. Il resto del corpo fu cremato e le ceneri furono
disperse in un luogo segreto. Quando i parenti di Einstein furono messi al corrente, per il bene della scienza
acconsentirono al sezionamento del cervello in 240 parti da consegnare ad altrettanti ricercatori; la parte
più grossa è custodita nell'ospedale di Princeton.

Pensiero

Einstein filosofo

Einstein e Bohr

Sebbene i contributi principali di Einstein siano relativi alla fisica, è indubbio che egli nutrisse un sincero
interesse per la filosofia: nella sua vita studiò scritti di carattere filosofico fin dagli anni del liceo (da quando
per la prima volta lesse un libro di Kant). Tuttavia egli non si considerò mai un filosofo nel senso stretto del
termine: il suo, più che un sistema filosofico, venne definito da Reichenbach un «atteggiamento
filosofico».[42]
Come pensatore e filosofo, era mosso da una profonda ammirazione per i sistemi di Spinoza e
Schopenhauer. Del primo era particolarmente affascinato dalla concezione olistica, cioè dall'idea del cosmo
come di un tutto ordinato secondo le leggi di un'entità panica impersonale, mentre del secondo
condivideva la visione disincantata dell'umanità; inoltre, in tutta la produzione saggistica si può notare
come lo stile einsteiniano, lineare e al contempo vibrante e ricco di passi altamente suggestivi, sia
avvicinabile a quello di alcuni testi del filosofo tedesco (come dimostrano i caustici aforismi). Nell'ambito
della filosofia della scienza, egli affermò l'importanza nei suoi studi dell'opera di David Hume e
dell'epistemologia di Ernst Mach, da cui tuttavia si distaccò nella maturità. Smentì invece una sua presunta
adesione al positivismo:

«Io non sono positivista. Il positivismo stabilisce che quanto non può essere osservato non esiste. Questa
concezione è scientificamente insostenibile, perché è impossibile fare affermazioni valide su ciò che uno
"può" o "non può" osservare. Uno dovrebbe dire: "Solo ciò che noi osserviamo esiste": il che è ovviamente
falso.»

(Brian, Einstein: a life, 1996)

Einstein sostenne in più occasioni l'importanza dell'epistemologia nella scienza contemporanea (tanto che
negli ultimi anni di vita affermò «La scienza senza epistemologia, se pure si può concepire, è primitiva e
informe»[43]) ed egli stesso accompagnò il suo lavoro scientifico con una chiara posizione epistemologica,
fino ad arrivare a parlare nella sua Autobiografia scientifica di un «credo epistemologico». In esso egli
distingue la totalità delle esperienze sensibili (ovvero i dati offerti dalla natura) dall'insieme dei concetti e
delle proposizioni di cui fa uso la scienza (cioè la costruzione teorica); il compito del pensiero logico
riguarda solo la parte della costruzione teorica, che però a sua volta assume significato solo dalla
connessione, puramente intuitiva e non di carattere logico, con le esperienze sensibili. In altre parole, per
Einstein il sistema dei concetti e delle preposizioni di cui fa uso la scienza è una semplice creazione umana
che però assume valore e contenuto solo nel momento in cui permette il più possibile di collegare e
connettere tra loro i dati sperimentali con la maggiore "economia" (o semplicità) di termini e proposizioni
stesse[44].

Alcuni autori hanno evidenziato la rilevanza del pensiero epistemologico di Einstein, come elemento che
avrebbe favorito lo scienziato nel formulare un'immagine robusta e coerente della realtà fisica[45]. La sua
fiducia nell'intelligibilità dell'universo lo portò a una concezione rigorosamente deterministica,
convincendolo che «Dio non gioca ai dadi»[46] in opposizione ai risultati intrinsecamente probabilistici
della meccanica quantistica, cui diede comunque indirettamente importanti contributi[47].

Celebre inoltre è il carteggio che Einstein intrattenne con Sigmund Freud negli anni trenta, in cui si
interroga sul Perché la guerra, in un periodo così disastroso per l'umanità compreso tra le due guerre
mondiali, ottenendo come risposta dal fondatore della psicoanalisi la natura intrinsecamente aggressiva
dell'animo umano[48]. Altrettanto celebre è la raccolta di saggi su varie tematiche Come io vedo il mondo.

Visione politica

Einstein era intransigente come scienziato, così come persona; nel 1913 rifiutò di firmare un manifesto a
favore della guerra che gli veniva proposto da un buon numero di scienziati tedeschi.
L'autorevolezza di Einstein si fece sentire inoltre non solo nel campo della fisica, ma anche in ambito
sociale, politico e culturale, in particolare sul tema della non violenza di Gandhi:

«Credo che le idee di Gandhi siano state, tra quelle di tutti gli uomini politici del nostro tempo, le più
illuminate. Noi dovremmo sforzarci di agire secondo il suo insegnamento, rifiutando la violenza e lo scontro
per promuovere la nostra causa, e non partecipando a ciò che la nostra coscienza ritiene ingiusto.»

Albert Einstein nel 1921

Einstein si considerò sempre un pacifista[49] e un umanista[50], e negli ultimi anni della sua vita, anche
socialista, e da molti venne considerato comunista. Descrivendo il Mahatma Gandhi, Albert Einstein disse
«Le future generazioni difficilmente potranno credere che qualcuno come lui sia stato sulla terra in carne e
ossa». «Gandhi, il più grande genio politico del nostro tempo, ci ha indicato la strada da percorrere. Egli ci
ha mostrato di quali sacrifici l'uomo sia capace una volta che abbia scoperto il cammino giusto».
«Dovremmo sforzarci di fare le cose allo stesso modo: non utilizzando la violenza per combattere per la
nostra causa, ma non-partecipando a qualcosa che crediamo sia sbagliato».

Come Gandhi, inoltre, Einstein si fece assertore del valore etico e salutistico del vegetarianismo,
abbracciando egli stesso questo stile alimentare.[51]

Le opinioni di Einstein su altri argomenti, come il socialismo, il maccartismo e il razzismo, furono male
interpretate[senza fonte] e la sua figura risultò molto controversa negli Stati Uniti di quegli anni (vedi il
paragrafo Einstein e il socialismo). Einstein fu inoltre cofondatore del liberale Partito Democratico Tedesco.

L'FBI raccolse un fascicolo di 1427 pagine sulla sua attività e raccomandò che gli fosse impedito di emigrare
negli Stati Uniti secondo lo Alien Exclusion Act, aggiungendo che, insieme con altri addebiti, Einstein
credeva, consigliava, difendeva o insegnava una dottrina che, in senso legale, era stata ritenuta dai
tribunali, in altri casi, « [...] capace di permettere all'anarchia di progredire indisturbata» e che portava a «
[...] un governo solo di nome». Aggiunse anche che Einstein « [...] era stato membro, sostenitore o affiliato
a 34 movimenti comunisti tra il 1937 e il 1954» e che « [...] inoltre lavorò come presidente onorario in tre
organizzazioni comuniste»[52].

Albert Einstein nel 1931

Einstein si oppose ai governi dittatoriali e per questo motivo (e per le sue origini ebraiche) abbandonò la
Germania subito dopo la presa del potere da parte del partito nazista. Il 30 gennaio 1933 lo scienziato era
in viaggio di ritorno in Germania dopo un soggiorno negli Stati Uniti; appresa la notizia dell'ascesa di Adolf
Hitler mentre si trovava in Belgio, dopo qualche esitazione decise di interrompere il viaggio e ritornare oltre
Atlantico su invito del Institute for Advanced Study a Princeton.[53]

In principio fu favorevole alla realizzazione della bomba atomica al fine di prevenirne la costruzione da
parte di Hitler e per questo scrisse anche una lettera[54] (del 2 agosto del 1939 probabilmente scritta da
Leó Szilárd) al presidente Roosevelt, incoraggiandolo a iniziare un programma di ricerca scientifico-
tecnologica per sfruttare l'energia nucleare a scopi civili, dichiarando nella lettera[54] per il presidente che
essa poteva essere utilizzata anche per creare delle bombe molto potenti. Roosevelt rispose creando un
comitato per studiare la possibilità di usare l'uranio come arma nucleare. Successivamente il Progetto
Manhattan assorbì tale comitato.

Einstein, insieme con Albert Schweitzer e Bertrand Russell, combatté contro i test e le sperimentazioni
militari della bomba atomica. Successivamente invece non fu ascoltato quando, nel 1945, si oppose al
lancio della stessa bomba sul Giappone.

Insieme con Russell firmò il Manifesto Russell-Einstein, che dette vita alla Pugwash Conferences on Science
and World Affairs.

Tuttavia, dopo la guerra, Einstein fece pressioni per il disarmo nucleare e per l'istituzione di un governo
mondiale. Affermò: «Non so con quali armi verrà combattuta la Terza guerra mondiale, ma la Quarta verrà
combattuta con clave e pietre».

Non fu un sostenitore del sionismo, anche se sostenne l'insediamento ebraico nell'antica sede del
giudaismo, e fu attivo nell'istituzione dell'Università Ebraica di Gerusalemme, in cui pubblicò (1930) un
volume intitolato About Zionism: Discorsi e Conferenze del Professor Albert Einstein e a cui donò i suoi
scritti. D'altra parte si oppose al nazionalismo ed espresse scetticismo rispetto alla soluzione di uno Stato-
nazione ebraico, preferendo la soluzione "binazionale" (binational solution), ovvero la creazione di un unico
Stato, ma con il riconoscimento di cittadinanza e pari diritti per tutti gli abitanti, a prescindere da etnia o
religione. Insieme con altri intellettuali ebrei (tra cui Hannah Arendt) il 4 dicembre 1948 scrisse una lettera
al New York Times in cui veniva fortemente criticata la visita negli Stati Uniti di Menachem Begin, definendo
i metodi e l'ideologia del suo partito "Tnuat Haherut" (formato dopo lo scioglimento ufficiale dell'Irgun)
come ispirati a quelli dei partiti nazisti.[55] Nel 1950, con altre illustri personalità, s'impegnò inutilmente
per la salvezza di Milada Horáková, condannata a morte dal regime comunista cecoslovacco. In tarda età
(1952) gli fu offerto il posto di secondo capo di Stato del nuovo Stato di Israele, ma declinò l'invito con la
giustificazione di non avere le capacità necessarie.

Einstein e il socialismo

Scrisse nel 1929: «Rendo omaggio a Lenin come a colui che ha dedicato tutte le sue forze alla realizzazione
della giustizia sociale, sacrificando a questo fine la propria individualità. Non credo però che il suo metodo
sia giusto».[43]
Nell'articolo del 1949 Perché il socialismo?, Albert Einstein descrisse il disordine economico della società
capitalistica moderna come fonte di un male da superare. Egli era contrario ai regimi totalitari dell'Unione
Sovietica e di altri paesi, ma era favorevole a un socialismo democratico che combinasse un'economia
pianificata con un profondo rispetto per i diritti umani. Difatti per Einstein il vero scopo del socialismo era
precisamente di superare e andare al di là della "fase predatoria dello sviluppo umano" per anticipare un
modello di società nuovo che conciliasse il benessere del singolo individuo con quello della comunità intera.

La visione religiosa

Benché di famiglia ebraica, Einstein non credeva negli aspetti strettamente religiosi dell'ebraismo, ma
considerava sé stesso ebreo da un punto di vista culturale. Einstein fu socio onorario della Rationalist Press
Association sin dal 1934.

Einstein in età adulta rifiutava nel complesso l'idea di un Dio personale (ritenendola una forma di
antropomorfismo) tipica della concezione ebraico-cristiana, come testimonia una lettera personale nel
1954,[56] dove scriveva:

«Io non credo in un Dio personale e non ho mai negato questo fatto, anzi, ho sempre espresso le mie
convinzioni chiaramente. Se qualcosa in me può essere chiamato religioso è la mia sconfinata ammirazione
per la struttura del mondo che la scienza ha fin qui potuto rivelare.»

E ancora, sulla morte:[56]

«Non riesco a concepire un Dio che premi e castighi le sue creature o che sia dotato di una volontà simile
alla nostra. E neppure riesco né voglio concepire un individuo che sopravviva alla propria morte fisica;
lasciamo ai deboli di spirito, animati dal timore o da un assurdo egocentrismo, il conforto di simili pensieri.
Sono appagato dal mistero dell'eternità della vita e dal barlume della meravigliosa struttura del mondo
esistente, insieme al tentativo ostinato di comprendere una parte, sia pur minuscola, della Ragione che si
manifesta nella Natura.»

In una sua lettera manoscritta datata 3 gennaio 1954 (quindici mesi prima della morte) indirizzata al
filosofo Eric Gutkind, che gli aveva inviato una copia di un suo libro sulla Bibbia, Einstein ribadisce ancora le
sue concezioni scrivendo:

«…Per me, la parola Dio non è niente di più che un'espressione e un prodotto dell'umana debolezza, e la
Bibbia è una collezione di onorevoli ma primitive leggende, che a dire il vero sono piuttosto infantili.
Nessuna interpretazione, non importa quanto sottile, può farmi cambiare idea su questo. Per me la
religione ebraica, come tutte le altre, è un'incarnazione delle superstizioni più puerili…»
Questa importante missiva[56], acquistata all'asta nel 1955 da un privato e rimasta per molto tempo
sconosciuta, è stata venduta a Londra il 15 maggio 2008 per 214.000 Euro dalla casa d'aste
'Bloomsbury'[57][58][59].

Era affascinato dal panteismo di Spinoza («Io credo nel Dio di Spinoza che si rivela nella ordinaria armonia
di ciò che esiste, non in un Dio che si preoccupa del fato e delle azioni degli esseri umani»), ma rifiutava
l'etichetta di panteista. Una volta in risposta alla domanda: «Lei crede nel Dio di Spinoza?», Einstein rispose
così:

«Non posso rispondere con un semplice sì o no. Io non sono ateo e non penso di potermi chiamare
panteista. Noi siamo nella situazione di un bambino piccolo che entra in una vasta biblioteca riempita di
libri scritti in molte lingue diverse. Il bambino sa che qualcuno deve aver scritto quei libri. Egli non conosce
come. Il bambino sospetta che debba esserci un ordine misterioso nella sistemazione di quei libri, ma non
conosce quale sia. Questo mi sembra essere il comportamento dell'essere umano più intelligente nei
confronti di Dio. Noi vediamo un universo meravigliosamente ordinato che rispetta leggi precise, che
possiamo però comprendere solo in modo oscuro. I nostri limitati pensieri non possono afferrare la forza
misteriosa che muove le costellazioni. Mi affascina il panteismo di Spinoza, ma ammiro ben di più il suo
contributo al pensiero moderno, perché egli è il primo filosofo che tratta il corpo e l'anima come un'unità e
non come due cose separate»

(Brian, Einstein a life, 1996, p. 127)


La posizione di Einstein verso la religione ammette una 'attitudine religiosa' dinanzi al mistero e alla
bellezza della natura, un'attitudine che però, come sopra accennato, appare piuttosto differente da
un'impostazione tradizionale di tipo ebraico-cristiana. Albert Einstein sembra infatti rigettare, pur
rifiutando esplicitamente l'ateismo, una concezione di Dio personale, come testimoniato dal seguente
passaggio tratto da Il Mondo come io lo vedo (1934)[60]:

«Fu l'esperienza del mistero - seppure mista alla paura - che generò la religione. Sapere dell'esistenza di
qualcosa che non possiamo penetrare, sapere della manifestazione della ragione più profonda e della più
radiosa bellezza, accessibili alla nostra ragione solo nelle loro forme più elementari - questo sapere e
questa emozione costituiscono la vera attitudine religiosa; in questo senso, e solo in questo, sono un uomo
profondamente religioso. Non posso concepire un Dio che premia e punisce le sue creature, o che possiede
una volontà del tipo che noi riconosciamo in noi stessi. Un individuo che sopravvivesse alla propria morte
fisica è totalmente lontano dalla mia comprensione, né vorrei che fosse altrimenti; tali nozioni valgono per
le paure o per l'assurdo egoismo di anime deboli. A me basta il mistero dell'eternità della vita e la vaga idea
della meravigliosa struttura della realtà, insieme allo sforzo individuale per comprendere un frammento,
anche il più piccino, della ragione che si manifesta nella natura»

Fu accusato di ateismo dal vescovo di Boston O'Connell, che lo accusò altresì di corrompere la morale
attraverso queste sue idee, e di questo Einstein soffrì molto. In realtà Einstein non aveva nemmeno una
grande opinione dell'ateismo militante:[61]
«Gli atei fanatici sono come schiavi che ancora sentono il peso delle catene dalle quali si sono liberati dopo
una lunga lotta. Sono creature che – nel loro rancore contro le religioni tradizionali come "oppio delle
masse" – non possono sentire la musica delle sfere.»

E ancora[62]:

«Trovi sorprendente che io pensi alla comprensibilità del mondo (nella misura in cui ci sia lecito parlarne)
come a un miracolo o a un eterno mistero. A priori, tutto sommato, ci si potrebbe aspettare un mondo
caotico del tutto inafferrabile da parte del pensiero. Ci si potrebbe (forse addirittura si dovrebbe) attendere
che il mondo si manifesti come soggetto alle leggi solo a condizione che noi operiamo un intervento
ordinatore. Questo tipo di ordinamento sarebbe simile all'ordine alfabetico delle parole di una lingua. Al
contrario, il tipo d'ordine che, per esempio, è stato creato dalla teoria della gravitazione di Newton è di
carattere completamente diverso: anche se gli assiomi della teoria sono posti dall'uomo, il successo di una
tale impresa presuppone un alto grado d'ordine nel mondo oggettivo, che non era affatto giustificato
prevedere a priori. È qui che compare il sentimento del "miracoloso", che cresce sempre più con lo sviluppo
della nostra conoscenza. E qui sta il punto debole dei positivisti e degli atei di professione, che si sentono
paghi per la coscienza di avere con successo non solo liberato il mondo da Dio, ma persino di averlo privato
dei miracoli. La cosa curiosa, certo, è che dobbiamo accontentarci di riconoscere il "miracolo", senza poter
individuare una via legittima per andar oltre. Capisco che devo ben esplicitare quest'ultima considerazione
in modo che non ti venga in mente che, indebolito dall'età, io sia divenuto vittima dei preti.»

In una lettera del 24 gennaio 1936 che egli scrisse in risposta a un bambino, che gli aveva chiesto se anche
gli scienziati pregassero e per che cosa, dopo aver detto che per uno scienziato ogni evento è riconducibile
alle leggi di natura e quindi non risulta influenzabile dalla preghiera, aggiunse: "Però, chiunque sia
seriamente impegnato nella ricerca della scienza si convince che un qualche spirito, molto superiore a
quello dell‘uomo, è manifesto nelle leggi dell`universo." (Albert Einstein, Dear Professor Einstein. Albert
Einstein`s letters to and from Children, ed. by Robert Schulmann, Prometheus Book, New York 2002, p.
129).

Sebbene fosse ebreo, Einstein ammirava molto la figura storica di Gesù[63]:

– Fino a che punto è influenzato dalla cristianità?

– Da bambino ho ricevuto un'istruzione sia sul Talmud che sulla Bibbia. Sono un ebreo, ma sono affascinato
dalla figura luminosa del Nazareno».

– Ha mai letto il libro di Emil Ludwig su Gesù?

– Il libro di Ludwig è superficiale. Gesù è una figura troppo imponente per la penna di un fraseggiatore, per
quanto capace. Nessun uomo può disporre della cristianità con un bon mot.

– Accetta il Gesù storico?

– Senza dubbio! Nessuno può leggere i Vangeli senza sentire la presenza attuale di Gesù. La sua personalità
pulsa a ogni parola. Nessun mito può mai essere riempito di una tale vita.
Riguardo alla relazione tra scienza e religione egli nel 1950 in Out of My Later Years, scrive: «La scienza
senza la religione è zoppa, la religione senza la scienza è cieca». E ancora: «La scienza, contrariamente a
un'opinione diffusa, non elimina Dio. La fisica deve proporsi non solo di sapere com'è la natura, ma anche
di sapere perché la natura è così e non in un'altra maniera, con l'intento di arrivare a capire se Dio avesse
davanti a sé altre scelte quando creò il mondo»[64].

Circa la chiesa cattolica durante la seconda guerra mondiale, a Einstein è stata attribuita questa posizione
riportata a pagina 38 del numero del Time del dicembre 1940[65]:

«Essendo amante della libertà, quando avvenne la rivoluzione in Germania, guardai con fiducia alle
università… Ma le università vennero zittite. Allora guardai ai grandi editori dei quotidiani... Ma anche loro
vennero ridotti al silenzio, soffocati nell'arco di poche settimane. Solo la Chiesa rimase ferma in piedi a
sbarrare la strada alle campagne di Hitler per sopprimere la verità. Prima io non ho mai provato nessun
interesse particolare per la Chiesa, ma ora provo nei suoi confronti grande affetto e ammirazione, perché la
Chiesa da sola ha avuto il coraggio e l'ostinazione per sostenere la verità intellettuale e la libertà morale…»

Einstein sapeva dell'articolo del Time Magazine in cui era citata la sua affermazione e sulla quale alcuni
chiedevano maggiori dettagli,[66] ma non scrisse mai alla rivista per farla rettificare, anzi c'è una sua lettera
del 1943, autenticata dall'esperta Catherine Williamson[67], in cui lui stesso dice che l'affermazione
riportata dal Time Magazine è riconducibile a una sua dichiarazione, anche se lui era stato un po' più
moderato[68]. In una lettera successiva rifiuta tuttavia la paternità di questa frase, sostenendo che la sua
dichiarazione fu travisata e modificata a tal punto da non poterla più riconoscere come sua. Inoltre
specifica che la citazione non riflette il suo pensiero generale riguardo alla chiesa[69].

Il diplomatico e studioso ebreo Pinchas Lapide riporta nei suoi testi un'altra versione della frase pubblicata
sul Time, comunque molto simile[70]:

«Solo la Chiesa cattolica protestò contro l'attacco furioso di Hitler contro la libertà. Fino ad allora io non ero
stato interessato alla Chiesa ma oggi io sento grande ammirazione per la Chiesa, che, sola, ebbe il coraggio
di combattere per la verità spirituale e la libertà morale.»

Nel complesso Einstein aveva una concezione religiosa sui generis, il cui carattere è ancora oggetto di
discussione tra gli studiosi, incentrata sull'idea che l'universo è determinato da leggi che il pensiero umano
può scoprire e comprendere. In questo senso la sua concezione religiosa aveva anche aspetti fideistici,
perché riconosceva che non si danno argomenti razionali che possano giustificare incontrovertibilmente
come l'universo sia, a priori, governato da leggi scientifiche e comprensibile alla mente umana.

La posizione di Einstein su Dio è stata largamente strumentalizzata dagli opposti partiti della disputa
teismo/ateismo. Certo è che Einstein rifuggiva da qualunque facile definizione. Senz'altro espresse rispetto
per i valori religiosi adottati dalle tradizioni ebraiche e cristiane, pur non condividendone la concezione del
divino.

Riconoscimenti

Nel 1926 gli fu assegnata la Medaglia d'Oro della Royal Astronomical Society.

A Einstein sono stati dedicati:

l'elemento chimico einsteinio.

la Medaglia Albert Einstein, che dal 1979 viene consegnata al fisico che si sia particolarmente distinto nel
suo ambito di ricerca.

il Premio Einstein[71].

l'asteroide: 2001 Einstein.

il cratere Einstein sulla Luna.

l'unità di misura Einstein per l'energia raggiante

l'osservatorio astronomico Torre Einstein

Curiosità

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Durante la sua permanenza a Princeton negli anni cinquanta Einstein strinse amicizia con il matematico
austriaco Kurt Gödel, pur avendo un temperamento estremamente diverso da lui[61], mentre ebbe come
vicino di stanza in Dipartimento il fisico-matematico ungherese John Von Neumann dal carattere guascone
ed estroverso.

Tra i vari aneddoti su Einstein ricorre spesso quello secondo cui quando espatriò negli Stati Uniti, sulla
richiesta di dichiarare la sua razza d'appartenenza, avrebbe risposto "umana"[72]. Nessun dato reale
sembra supportarlo, nell'unico documento sul suo passaggio per Ellis Island risulta invece registrato come
ebreo[73].

Una targa, sulla facciata della casa, in via Bigli 21 a Milano, ricorda la residenza degli Einstein dal 1894 al
1900. Il padre, Hermann, che aveva una fabbrica di prodotti elettrotecnici in via Lecchi 160, è sepolto al
Cimitero Monumentale di Milano.[74]

Albert allora sedicenne trascorse a Pavia un'estate dove la sua famiglia si trasferì nel 1895 nel palazzo
Cornazzani in via Ugo Foscolo 11, proprio dove, nel 1808, aveva abitato il Foscolo.[74]

A Berna in Kramgasse 49 si trova la casa dove lo scienziato abitò dal 1903 al 1905, con la moglie Mileva e il
figlio Hans Albert nel periodo in cui egli elaborò la teoria della relatività ristretta. L'appartamento al
secondo piano ospita oggi un museo.[75]

Opere
Relatività. Esposizione divulgativa (Über die spezielle und allgemeine Relativitätstheorie
(gemeinverständlich)), 1916

Il significato della relatività, Torino, Bollati Boringhieri, 2014, ISBN 978-88-339-2555-4.

Il mondo come io lo vedo (scritti fino al 1933), Roma, Newton Compton Editori, 2015, ISBN 978-88-541-
7172-5.

Pensieri degli anni difficili (scritti dal 1933 al 1950), Torino, Bollati Boringhieri, 2014, ISBN 978-88-339-2531-
8.

Pensieri, idee, opinioni (ulteriori scritti dal 1933 al 1950), Roma, Newton Compton Editori, 2006, ISBN 978-
88-541-8150-2.

Autobiografia scientifica, Torino, Bollati Boringhieri, 1979, ISBN 978-88-339-2582-0.

Pensieri di un uomo curioso (raccolta miscellanea di scritti), Mondadori, 1999, ISBN 978-88-04-47479-1

Leggendo Lucrezio (prefazione all'edizione tedesca del De rerum natura del 1924 curata da Hermann Diels),
a cura di Gherardo Ugolini, La Scuola di Pitagora, Napoli, 2012, ISBN 978-88-65-42069-0

Perché il socialismo? (Why Socialism?), in Monthly Review, Vol. 1, No. 1: maggio 1949, DOI 10.14452/MR-
061-01-2009-05_7

Perché la guerra? (Warum Krieg?), raccolta degli scambi epistolari con Sigmund Freud, Bollati Boringhieri,
Torino, 1997, ISBN 978-88-339-1058-1

Filmografia

Albert Einstein, fiction del 1975 regia di Massimo Scaglione produzione Rai, con Giancarlo Zanetti nelle vesti
di Einstein, Raoul Grassilli, Gianni Mantesi.

Vita di Einstein, fiction del 1990 regia di Lazar Iglesias coproduzione internazionale fra Rai1, Tele France1 e
l'inglese, Tele Chip.

Genio per amore (I.Q.), film del 1994 diretto da Fred Schepisi con Tim Robbins, Meg Ryan e Walter Matthau
nella parte di Albert Einstein.

Einstein, fiction del 2008 di Liliana Cavani con l'attore italiano Vincenzo Amato nelle vesti del grande
scienziato.

Il mio amico Einstein (Einstein and Eddington), film TV del 2008 trasmesso dalla BBC, con David Tennant nel
ruolo di Arthur Eddington e Andy Serkis in quello di Albert Einstein.

Genius - Einstein, serie TV del 2017 produzione National Geographic con protagonista Geoffrey Rush nel
ruolo di Einstein.

Note

^ Luciano Canepari, Einstein, in Il DiPI – Dizionario di pronuncia italiana, Zanichelli, 2009, ISBN 978-88-08-
10511-0.

Meno consigliata la pronuncia intenzionale [ˈainʃtain].

^ David Bodanis, E = mc2: A Biography of the World's Most Famous Equation, New York, Walker, 2000.
^ Don A. Howard (a cura di), Einstein's Philosophy of Science, su Stanford Encyclopedia of Philosophy, The
Metaphysics Research Lab, Center for the Study of Language and Information (CSLI), Stanford University,
2014 [11 febbraio 2004]. URL consultato il 4 febbraio 2015.

^ Don A. Howard, Albert Einstein as a Philosopher of Science (PDF), in Physics Today, vol. 58, n. 12,
dicembre 2005, pp. 34–40, Bibcode:2005PhT....58l..34H, DOI:10.1063/1.2169442. Ospitato su University of
Notre Dame, Notre Dame, IN, author's personal webpage.

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^ (EN) Edmund Taylor Whittaker, Albert Einstein. 1879–1955, in Biographical Memoirs of Fellows of the
Royal Society, vol. 1, 1º novembre 1955, pp. 37–67, DOI:10.1098/rsbm.1955.0005, JSTOR 769242.

^ Fujia Yang e Joseph H. Hamilton, Modern Atomic and Nuclear Physics, World Scientific, 2010, ISBN 978-
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Scientific Background on the Nobel Prize in Physics 2011. The accelerating universe (PDF), Nobel Media AB,
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^ Dennis Overbye, A Century Ago, Einstein's Theory of Relativity Changed Everything, in The New York
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^ Thomas Levenson, The Scientist and the Fascist, in The Atlantic, 9 giugno 2017.

^ Paul S. Boyer e Melvyn Dubofsky, The Oxford Companion to United States History, Oxford University
Press, 2001, p. 218, ISBN 978-0-19-508209-8.

^ Paul Arthur Schilpp, Albert Einstein: Philosopher-Scientist, II, New York, Harper and Brothers Publishers
(Harper Torchbook edition), 1951, pp. 730–746. Tra le sue opere non scientifiche si annoverano: About
Zionism: Speeches and Lectures by Professor Albert Einstein (1930), "Why War?" (1933, co-autore Sigmund
Freud), The World As I See It (1934), Out of My Later Years (1950), e un libro di scienza per il grande
pubblico, The Evolution of Physics (1938, co-autore Leopold Infeld).

^ Result of WordNet Search for Einstein, The Trustees of Princeton University.

^ Eugene Paul Wigner e Andrew Szanton, The Recollections of Eugene P. Wigner, Springer, 2013, p. 170.

^ Archivio Einstein n° 39-13.1

^ Vedi a lato Emilio Segrè.

^ La pagella di Albert Einstein, Gravità zero, 30 giugno 2020.

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^ Albert Einstein, Autobiografia scientifica, op. cit., p. 14

^ Si veda ad esempio: F. Laudisa, Albert Einstein. Un atlante filosofico, Bompiani, Bergamo, 2010, ISBN 978-
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^ «Dio non gioca a dadi» è il modo con cui viene in genere riportato il pensiero di Einstein, che in realtà
disse: «Sembra difficile dare una sbirciata alle carte di Dio. Ma che Egli giochi a dadi e usi metodi
"telepatici" [...] è qualcosa a cui non posso credere nemmeno per un attimo» (cit. in Bill Bryson, Breve
storia di (quasi) tutto, TEA (2008), ISBN 978-88-502-1549-2)
^ Dio non gioca a dadi|Scienza in Rete

^ Il carteggio Einstein-Freud sulla guerra, su atuttascuola.it. URL consultato l'8 luglio 2015 (archiviato
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Ecco la lettera che nega Dio, E Einstein scrisse: Dio? Superstizione, su ricerca.repubblica.it.
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January 1954, translated from German by Joan Stambaugh., The Guardian, 13 maggio 2008. URL consultato
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^ [Only the Catholic Church protested against the Hitlerian onslaught on liberty. Up till then I had not been
interested in the Church, but today I feel a great admiration for the Church, which alone has had the
courage to struggle for spiritual truth and moral liberty. – Albert Einstein (Pinchas E. Lapide, Three Popes
and the Jews, p.251, New York: Hawthorn Books, Inc., 1967) ]

^ (EN) Einstein Prize

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Gerald Holton, Einstein e la cultura scientifica del XX secolo, Il Mulino, 1991

Einstein. Dalla relatività alle onde gravitazionali, in collana Grandangolo Scienza del «Corriere della Sera».

Voci correlate

Analisi di Einstein dell'interazione radiazione-materia

E=mc²
Einstein Museum

Croce di Einstein

Condensato di Bose-Einstein

Notazione di Einstein

Legge di Stark-Einstein

Ponte di Einstein-Rosen

Relazione di Einstein–Smoluchowski

Equazione di campo di Einstein

Statistica di Bose-Einstein

Tensore di Einstein

Coefficienti di Einstein

Puzzle di Einstein

Modello di Einstein

Effetto Einstein-de Haas

Paradosso EPR

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Collegamenti esterni

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Albert Einstein, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. Modifica su Wikidata

Albert Einstein / Albert Einstein (altra versione), in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
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(EN) Opere di Albert Einstein, su Open Library, Internet Archive. Modifica su Wikidata

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(EN) Audiolibri di Albert Einstein, su LibriVox. Modifica su Wikidata

(EN) Bibliografia di Albert Einstein, su Internet Speculative Fiction Database, Al von Ruff. Modifica su
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Ciao Einstein, mi piace la tua calligrafia Speciale swissinfo.ch - Svizzera, crocevia di grandi storie

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Einstein una biografia curata da Thomas F. Torrance

V·D·M

Nobel prize medal.svg Vincitori del Premio Nobel per la fisica

V·D·M
Vincitori Medaglia Copley 1901-1950

V·D·M

Filosofia della scienza

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