Sei sulla pagina 1di 17

L’energia vitale, concezione orientale.

Molti studi vengono fatti (anche in Cina) per riuscire a dare un supporto scientifico alla Medicina
Cinese. Si sta tentando ripetutamente di inglobare nel sapere scientifico concetti che appartengono
ad una tradizione del tutto differente.

Non voglio dire che non si debbano fare studi comparativi, però ritengo e sostengo vivamente che
queste ricerche dovrebbero rimanere delle analisi multiculturali rispettose, senza forzature ed
egocentrismo culturale. Ogni cultura è una lente attraverso cui guardare il mondo. Se intendo capire
come un cinese del passato vedesse gli avvenimenti del mondo, non posso continuare a rimanere
fermo dietro le mie lenti, considerandole le uniche o le migliori, ma occorre che con modestia e
rispetto mi ponga dietro di lui e cerchi di scorgere i colori che lui stesso vede. E scoprire quanto ho
da imparare.

In pragmatismo ed empirismo come quella della Cina antica, non avrebbe avuto alcun senso
addurre conferme “scientifiche” dell’esistenza del Qì. Esso c’è, è efficace e si utilizza; nulla più.
Tsuda, Maestro giapponese di Aikido, afferma: «Se l’esistenza del ki fosse provata con rigorosi
strumenti scientifici, direi che non si tratta del ki.

Il ki è un problema di “messa in situazione” e non di esistenza. È la ragione per cui è difficile, o


diciamo pure impossibile, sottoporre il ki a studi scientifici.

Se la messa in situazione viene accettata ed effettuata in modo perfetto, c’è scorrere del ki».
Noi consideriamo come utilizzabile solo ciò che ha subìto un lungo processo dimostrativo secondo i
canoni della sperimentazione: misurare, analizzare, dividere, scomporre, denaturare e ripetere.
Eppure il concetto di Qì accompagna la civiltà cinese fin dai suoi albori, è stato ampiamente
utilizzato – e con successo – ma mai è stato dimostrato.

Ciò che si decreta come “vero” non è altro che un’immagine del Vero, una delle sue manifestazioni.
Non potremo cogliere l’essenza della Verità con un tale modo di procedere.

Ci avviciniamo alla profonda saggezza del Buddismo: il mondo delle idee, della ragione o della
razionalità non è altro che una fallace rappresentazione. È un inganno della mente.

Lo spirito orientale ci insegna a cedere e ad ascoltare ciò che accade. La Meditazione è questo.
Nell’abbandono totale, ci si immerge nei flussi del Cosmo, flussi di Energia. La vera conoscenza
deriva dall’ascolto della Natura, dalle intuizioni folgoranti, dalle molteplici “illuminazioni” che
scuotono l’animo. Tutto il resto è solo un gioco della ragione, un’illusione.

Nella tradizione cinese, la figura dello sciamano rappresentava nel contempo una sorta di sacerdote
ed anche di guaritore. Un individuo dotato di particolari influenze sulla Natura e sul corso degli
eventi. Il Dao Shi (il Maestro del Dao) era colui che possedeva le conoscenze divine, il detentore
dei riti ed infine delle Arti del Soffio. Un essere in comunicazione con il Cielo, la Terra e l’Umano.
In grado di “muovere le Energie” attraverso il suo Spirito, Shen, ed il suo Potere Spirituale, Ling,
agendo sui movimenti dell’Energia, Qì.

Ma questo non è forse vero anche per la storia di molti altri popoli?
La radice della magia e della religione sembra essere la medesima. Anche il vocabolo religione, in
fin dei conti sottende l’idea di legame universale, concetto basilare per l’Oriente e ben rappresentato
dalla funzione del Qì.

L’esistenza di una forza legante, presente in natura, è comune ad ogni cultura e fa parte di quel
bagaglio di conoscenze ataviche, proprie dell’essere umano in quanto tale.

I cinesi già dall’antichità, hanno sempre narrato con rimpianto di una sorta di epoca d’oro, in cui
tutti gli uomini vivevano in felicità, in salute e con un dialogo costante e pieno con la Natura, o il
Dao. In un secondo momento – si racconta – gli uomini persero tutto questo, si staccarono
dall’ordine delle cose, non rispettarono più le leggi del Cosmo e divennero ottusi ed infelici.
Diedero sempre più valore all’azione, ai riti, allo studio ed alla ricerca della verità – che così
facendo gli sfuggiva sempre più invece di essere più vicina. Ma la Verità non la si cerca, la si
ascolta: questa è la saggezza della scuola del Dao.

Ritengo d’obbligo, anche in virtù di un procedere veramente scientifico, porsi una domanda: se
fossero le spiegazioni razionali ad essere un modo di esorcizzare una verità inaccettabile per
gl’individui che hanno perso il dialogo con la Natura? Se fossero questi ultimi ad essere ciechi di
fronte a qualcosa che sfugge loro?

L’enorme valore della tradizione cinese risiede nel fatto che il sapere energetico è sistematizzato ed
elaborato come non mai, ed inoltre, tramite i precetti delle Tecniche di Lunga Vita e della Medicina
Classica, tutti possono trarre giovamento. Dal Dao Yin al Taiji all’Agopuntura, tutti possono vedere
i cambiamenti che hanno luogo ed arrivare a sentire la presenza del Soffio di Vita.

Certamente, chi è più sensibile e “portato” andrà oltre e potrà re-instaurare il dialogo con la Natura
e, magari – con gli insegnamenti spirituali e con l’abbandono alla Meditazione – potrà condividere
quella Verità trascendente che ai più sfugge.

In sostanza, la comprensione del Qì deve passare per quella “messa in situazione” a cui accennava il
Maestro Tsuda. Che è la stessa cosa della “messa in relazione” che più volte l’Eyssalet nomina nelle
sue opere e nei suoi discorsi e ancora (seppur in maniera differente) considerata da Einstein
fondamentale per la fisica. In qualunque modo e ad ogni grado, essa è dialogo: con sé stessi, con il
corpo, con gli altri e con il mondo. E il dialogo più genuino è uno scambio. Si fonda sull’apertura e
sulla fiducia reciproca.

Il mondo della Conoscenza Trascendentale è il mondo della Relazione. Ci si cala nella situazione
profondamente. Il mondo della conoscenza razionale è quello della messa a distanza degli eventi,
per “poterli osservare meglio”. Il distacco (la dualità) ne è il punto di partenza e così ne rimarrà
anche l’esito inesorabile.

Il termine cinese qi, in giapponese ki 氣 o anche ci in coreano (forma più antica) è il nome dato
all'energia "interna" del corpo umano ricorrente in tutte le aree soggette all'influenza culturale
cinese (Giappone, Corea) ma spazia da ambiti prettamente filosofici alle arti marziali o la medicina
tradizionale cinese fino alla geomanzia, idraulica, pittura, calligrafia e poetica. La pronuncia in
italiano è "ci".

In particolare il termine sinogiapponese 氣 ki è l'elemento centrale costitutivo del vocabolo


giapponese Aikidō 合気道 (scritto in kanji) od anche 合氣道 (usando la grafia non semplificata), di
cui il termine 氣 ki costituisce il concetto essenziale.
Traslitterazione
Il termine ki è presente sia nella lingua giapponese che in quella cinese. Dato che queste lingue
condividono in parte il sistema di scrittura ma il giapponese utilizza pronunce adattate dei termini
cinesi, le traslitterazioni nell'alfabeto latino non sempre risultano univoche. La traslitterazione dal
giapponese è quindi ki, secondo il sistema Hepburn, mentre dal cinese esistono due possibili
traslitterazioni in uso: la prima segue il metodo Wade-Giles ed è ch'i, la seconda segue il metodo
Pinyin ed è qì.

Storia del ki
Il concetto orientale di ki è di difficile definizione.

In Giappone, tale termine è usato quotidianamente a partire dall'instaurarsi della cultura cinese. Il ki
esprime il concetto delle energie fondamentali dell'universo, di cui fanno parte la natura e le
funzioni della mente umana. Nell'antica Cina, poiché era visto come la forza che originava tutte le
funzioni fisiche e psicologiche, il concetto di ki venne ampiamente utilizzato nella medicina
tradizionale cinese, nelle arti marziali ed in molti altri aspetti della vita. Il concetto di ki fu utilizzato
per determinare il massimo livello della forza dei soldati, per scegliere in base a ciò il movimento
militare idoneo. In seguito, lo studio dei ki divenne una forma di pratica di predizione del destino,
mediante l'abilità dell'indovino di leggere il ki di un individuo.

Nella cultura tradizionale induista il termine con significato corrispondente è il vocabolo sanscrito
Prana.

Nella cultura tradizionale occidentale, il significato del termine latino spiritus di cui il vocabolo 氣
ki è termine equivalente, traduce la parola greca πνευμα (pneuma, il soffio vivificatore) da πνειν
(soffiare) e questa a sua volta traduce la voce ebraica rû:ăh (accento sulla u e suono gutturale
aspirato finale). La rû:ăh ebraica (che a differenza degli altri termini è invece un sostantivo
femminile), in relazione all'ambito della natura indicava il soffio del vento, in relazione all'ambito
di Dio significava la sua forza di creare la vita e di imprimere un senso alla storia, in relazione
all'ambito dell'Uomo ne indicava non solo il suo essere vivo, ma anche il suo respiro ed il suo alito.

Il ki nella filosofia
La possibile traduzione dell'ideogramma ki, è Essenza Individuale, cioè quella peculiare
caratteristica che distingue ogni essere da tutti gli altri. Secondo una interpretazione spirituale o
filosofica potremmo parlare di Anima, di Microcosmo, di Coscienza, di Psiche oppure più
concretamente di Personalità, Individualità, Carattere, Identità. Ciò che importa stabilire ora è
l'esistenza di una energia che muove dall'interno del nostro corpo (inteso come sistema
Mente/Corpo) e gli permette di interagire con la realtà. La cellula è l'unità fondamentale della
materia vivente, il suo cuore è il nucleo, il suo corpo è la membrana citoplasmatica. La membrana
plasmatica non è solamente una barriera passiva tra l'ambiente esterno e quello interno della cellula,
ma è capace di governare il passaggio delle sostanze che l'attraversano. Durante lo sviluppo
dell'organismo, sono le cellule che evolvendosi e specializzandosi formano i tessuti. La cellula
consiste quindi dei componenti essenziali, necessari al processo vitale, in grado di fornire a tutto
l'organismo energia e materiali di costruzione. Il complesso delle reazioni che generano energia è
detto respirazione interna, per distinguerlo dalla respirazione polmonare. Crescita, rinnovamento e
riparazione sono le caratteristiche fondamentali di ogni tipo di vita. Nell'essere umano esiste una
memoria di un passato antichissimo, un collegamento con i primordi della vita ed esistono
misteriose e segrete, le istruzioni per edificare l'intera vita. Le cellule sanno perfettamente quello
che devono fare la crescita, la vita e la riproduzione. Questa conoscenza è una forma di energia, ed
è in questo senso che si intende il ki, come energia ancestrale, primordiale, come memoria,
saggezza e armonia interiori, collegamento a tutti gli esseri precedenti e conseguenti. Il ki è
l'essenza, il seme, il germe, il nucleo dove si condensa il significato della vita. Come la cellula
conosce il proprio scopo, sa chi è e cosa deve fare e lavora instancabilmente per essere sé stessa,
anche l'essere umano ha un preciso compito nella vita. Cercarlo, scoprirlo, comprenderlo e
realizzarlo è la chiave della felicità.

Ki è quindi la Forza Vitale che scorre in ogni organismo vivente. In Sanscrito è conosciuta come
Prana, nella Medicina tradizionale cinese si chiama Chi, e circola negli organi interni e nei
meridiani generando i principali processi fisiologici come la respirazione, la digestione, la
circolazione sanguigna e linfatica, la secrezione e l'escrezione. Nelle arti marziali indica la capacità
di concentrare e dirigere il potere personale durante il combattimento, (Kumite). Le pratiche
yogiche di respirazione o Pranayama mettono in condizione di accumulare l'energia all'interno del
corpo, attraverso la meditazione, i mudrā, i mantra possiamo interagire con il nostro equilibrio
psicofisico.

Il ki (qì) nelle arti marziali


«Nella pratica, quando il tuo avversario sferra un colpo, devi già essere in movimento. Dopo che
l'hai visto muoversi, è già troppo tardi ed un falso movimento da parte tua è fuori luogo, perché il
colpo del tuo avversario è quasi mortale. Muoversi simultaneamente con il colpo; si deve sentire
l'intenzione dell'avversario. Ma, in realtà, non è questione di usare la mente, ci si deve muovere
naturalmente, senza pensarci. Quando raggiungerai questo stato, riuscirai a muoverti
simultaneamente con l'ordine. Se pensi troppo all'inizio del colpo dell'avversario, non ti renderai
conto dei suoi movimenti. Solo quando la tua mente è tranquilla come una pozza d'acqua e sei
fisicamente all'erta, potrai renderti conto dei movimenti dell'avversario e della sua respirazione
naturale. In questo stato sentirai i cambiamenti di sentimento del tuo avversario»
(Morihei Ueshiba - Fondatore della disciplina dell'Aikidō)

Il ki 氣 di cui si tratta nella disciplina giapponese dell'Aikido, è rappresentato dall'ideogramma


giapponese 氣 che, nei caratteri della scrittura kanji, raffigura il vapore che sale dal riso in cottura.
Nella disciplina dell'Aikido significa spirito, ma non nel significato che tale termine ha nella
religione, bensì nel significato del vocabolo latino "spiritus", cioè soffio vitale ed energia vitale.

Il riso, nella tradizione giapponese, rappresenta il fondamento della nutrizione e quindi l'elemento
del sostentamento in vita ed il vapore rappresenta l'energia sotto forma eterea e quindi quella
particolare energia cosmica che spira ed aleggia in natura e che per l'Uomo è vitale. Il 氣 ki è
dunque anche l'energia cosmica che sostiene ogni cosa.

Nella disciplina dell'Aikido e più in generale nelle arti marziali giapponesi ed orientali, l'essere
umano è vivo finché è percorso dal 氣 ki dell'universo e lo veicola scambiandolo con la natura
circostante: privato del 氣 ki l'essere umano cessa di vivere e fisicamente si dissolve. Nella
concezione delle arti marziali orientali, l'essere umano è pieno di vita, di coraggio, di energie fisiche
ed interiori finché veicola il 氣 ki in modo vigoroso attraverso il proprio corpo e lo scambio con la
natura circostante è abbondante; quando invece nel suo corpo la carica vitale del 氣 ki è carente,
l'essere umano langue, è debole, codardo, rinunciatario.
Nella pratica della disciplina dell'Aikido 会氣道, ci si impegna per imparare a riempire il corpo con
il 氣 ki ed a veicolarlo energicamente; pertanto nell'Aikido 会氣道 è necessario comprendere bene
la profonda natura del 氣 ki ed imparare a riconoscerne le manifestazioni e gli effetti, i quali vanno
sotto il nome di Kokyu.

Per estensione di significato il 氣 ki può essere associato a quella che i fisici del XVIII e XIX secolo
chiamavano vis viva (forza viva), ovvero una sorta di fluido attraverso il quale l'energia ha la
possibilità di trasferirsi da un oggetto materiale ad un altro. Secondo le antiche credenze, attraverso
la respirazione il ki si accumula e riempie tutte le parti del corpo, ma viene emanato solo quando
corpo e mente sono sereni e distesi.

Nell'aikidō o nel taijiquan ogni gesto è un movimento di energia, nel Jūdō, nel ju jitsu non è
importante la forza muscolare quanto l'abilità di gestire e direzionare il ki.

Secondo una trattazione scientifica corrispondente alla mentalità occidentale, il ki potrebbe essere
inteso come l'energia interna di un corpo.

La questione dell'armonia del ki (o Ai-Ki) è un concetto orientale di una certa complessità. Si noti
innanzitutto che tale questione è assolutamente diversa da quella di una mente (nel senso di
Kokoro) salda e lucida, anche se entrambe si riconducono allo stesso principio: il miglior impiego
dell'energia. Tale principio, enunciato e fermamente sostenuto da Kanō Jigorō (Ki-Ai) fu
concretamente realizzato da Morihei Ueshiba con la creazione dell'Aikido (termine composto dai
vocaboli Ai-Ki-Do, ciascuno dei quali ha un suo proprio significato che, unito agli altri, genera un
significato più complesso). Questa disciplina realizza l'Ai-Ki nella vita interiore dell'uomo e nella
sua manifestazione esteriore: questa esteriorizzazione è denominata nella lingua giapponese con il
termine Kokyu. La realizzazione dell'Ai-Ki è infatti la manifestazione di uno stato di totale
controllo del corpo che vive ed agisce in perfetta armonia con le leggi naturali e cosmiche. Tuttavia,
sebbene questo stato sia raggiungibile sotto il controllo dell'esercizio della volontarietà in modo
relativamente facile, il requisito fondamentale dell'Ai-Ki è l'assoluta spontaneità ed istintualità dei
propri movimenti, per quanto precisi essi siano. Le azioni passano dallo stato di consapevolezza
volontaria a quello di libera istintualità e perciò si dice che la mente (sempre nel senso di Kokoro) è
ricettiva e conforme ad adattarsi alle situazioni.

Nella disciplina dell'Aikido con il termine "istintualità" s'intende quell'istintività non naturale, cioè
che nessuno possiede in modo innato e spontaneo, ma che un'abitudine frutto di un allenamento
particolare può far penetrare nei meccanismi istintivi naturali e consolidarli ad essi, radicandoli
nell'istinto naturale come se questi fossero stati conferiti insieme alla nascita. Per fare un esempio:
sono reazioni istintuali le complesse reazioni istantanee fra di loro combinate ed armonicamente
sincronizzate quali le azioni contemporaneamente esercitate su freno, frizione, cambio, acceleratore,
volante, che quando siamo alla guida di un autoveicolo poniamo in essere in situazioni d'emergenza
senza pensare ai gesti che compiamo, mentre il ritrarre istantaneamente la mano senza pensare e
premeditare il gesto che si compie quando questa è scottata da una fiamma, questo è invece un gesto
istintivo.

Secondo la tradizione orientale e specificamente delle arti marziali giapponesi, esistono tre sedi
naturali in cui il 氣 ki si localizza che nella lingua giapponese sono denominate "tanden" 丹田, le
quali non sono però delle vere e proprie sedi fisiche, materiali, corporee, ma sono dei punti virtuali
dove viene localizzata la cosiddetta "presenza mentale" del praticante e precisamente: il "Kikai
Tanden" 気海丹田, la sede viscerale, il "Chudan Tanden" 中段丹田, la sede mediana ed il "Jodan
Tanden" 上段丹田, la sede superiore.
Il ki 氣 è l'energia vitale che percorre i centri vitali e li rende funzionali e capaci di svolgere il loro
compito essenziale per il mantenimento in vita dell'essere umano.

Il Maestro Shingeru Egami (Shotokai) in un passaggio del suo libro Karate-Do Nyumon dice:

Il problema della mente è profondo. La sua elevazione ad uno stato superiore, l'allargamento e la
purificazione di se stessi, sono le ultime cose da conseguire per mezzo della pratica. Si devono
allenare mente e corpo, perché diversamente la pratica non ha senso. Tentando di pulire la vostra
mente dalle impurità della vita quotidiana, per mezzo del contatto spirituale con gli altri. La mente
ed il corpo sono simili a due ruote di un carro, nessuna delle due ha il predominio. Questa è la
pratica autentica. Ottenere qualcosa di valore spirituale nella vita è vera pratica. Entrando in
contatto fisico con gli altri, si entrerà anche in contatto spirituale. Nella vita quotidiana bisogna
arrivare a conoscere le nostre relazioni con gli altri, come ognuno di noi influisca sugli altri e
come le idee si possano scambiare. Si devono rispettare gli altri e pensare bene di loro. Le persone
devono essere mentalmente aperte e rispettose del benessere e della felicità altrui. In un
combattimento, quando riuscirete a trascendere dalla semplice pratica, riuscirete ad essere una
cosa sola con il vostro avversario.
Un Introduzione al Concetto di Qi nella Medicina Tradizionale Cinese
Indubbiamente, ci vuole molto più di un breve articolo per chiarire il concetto di Qi, che è un termine che
copre fenomeni considerati molto diversi fra di loro in Occidente. Nel tentativo di definirlo in modo
comprensibile alle culture occidentali, Qi è spesso tradotto come “aria”, “energia vitale”, “forza
elettromagnetica” ed altro ancora. Il termine Qi, inoltre, è usato per descrivere vari fenomeni corporei e della
natura. Vista però, la sua fondamentale importanza nella Medicina Tradizionale Cinese (MTC), è importante
cercare di darne dei contorni più precisi, almeno nel contesto della MTC stessa.

Nella concezione filosofica millenaria ove si radicano i principi della MTC, tutto ciò che esiste è costituito di
Qi. Nella sue forme più “condensate”, Qi diventa materia; più concentrato è, più solida è la materia. Per
esempio, un sasso è una forma molto “condensata” di Qi mentre il terriccio è una forma leggermente meno
concentrata. I liquidi sono forme di Qi ancora meno “condensate” e i gas sono forme meno concentrate
ancora. I fenomeni prettamente energetici (tipo l’energia elettromagnetica) sono forme molto rarefatte di Qi
mentre lo “Shen” (“spirito”) e il pensiero sono forme ancora più rarefatte.

Sotto questo punto di vista, il concetto di Qi quale costituente di tutto, non a caso ricorda i concetti della
fisica quantistica dove, in fondo, l’energia è alla base di tutto. Ma quando si parla di Qi nel contesto della
MTC, il Qi è trattato come la forza motrice delle funzioni degli organi (“Qi del Rene”, “Qi del Fegato”,
ecc.), ed allo stesso tempo, è considerato ciò che nutre e sostiene tutti i tessuti del corpo. Inoltre, nella MTC,
il Qi è spesso trattato quasi alla stregua di un fluido corporeo.

Per capire questa apparente incoerenza, sarà meglio partire dalla parola stessa nella lingua cinese. Nei
caratteri tradizionali, la parola “Qi” ( ) è formato dal carattere “mi” (riso) ( ) dentro una pentola
stilizzata con due linee sopra che rappresentano il vapore prodotto dalla cottura. Il concetto di aria o gas è
inerente nel vapore stesso così come il vapore può anche rappresentare l’energia liberata nella cottura del
riso. Inoltre, l’uso del carattere “mi”, che simboleggia il cibo base della dieta cinese, porta la mente a pensare
a qualcosa di nutriente.

Nel corpo umano, la circolazione libera e non ostruita del Qi nel corpo è alla base della salute. Secondo la
MTC, lo stato naturale dell’uomo è uno stato di salute. Se c’è una corretta e libera circolazione di Qi nel
corpo, questo stato di salute perdura ma se la libera circolazione viene ostacolata, si creano le condizioni per
la nascita di patologie più o meno serie. Tanto per fare un esempio, un ematoma è considerato un blocco di
Sangue e Qi secondo la MTC, mentre un raffreddore è un invasione di patogeni esterni che sono riusciti a
superare lo strato di Qi Difensivo (Wei Qi) che proteggi il corpo (è evidente il paragone fra Wei Qi e sistema
immunitaria).

Tra l’altro, fra i non addetti ai lavori, sembra che ci sia una concezione comune che il Qi circola solo nei
meridiani dell’agopuntura, mentre in effetti, circola ovunque nel corpo e in tutti i tessuti. C’è un detto nella
MTC che recita “il Qi è la madre del Sangue e il Sangue governa il Qi”. Visto che tutto risulta fatto di Qi è
facile capire perché il Qi è considerato la madre del Sangue. A sua volta, il Sangue trasporta il Qi ovunque
circola, aiutando il Qi ad arrivare dappertutto nel corpo.

In un prossimo articolo, parleremo di come il corpo produce il Qi necessario per vivere e quanto lo stile di
vita di ognuno può influire sul questo processo.
I Tre Tesori

Secondo la teoria taoista alla nascita ci vengono donati tre tesori che rimarranno con noi fino al
giorno della nostra morte. Di questi tre tesori dovremmo prendercene cura in modo da farli
spandere, nel corso della nostra vita. Essi sono chiaramente differenti gli uni dagli altri corpi, ma
completamente interdipendenti e strettamente connessi con la vita umana. Insieme coprono i tre
piani fondamentali della vita umana: fisico, energetico e mentale.

La tua forza e l’equilibrio interiore dipende dalla salute e longevità umana.

Quindi, secondo la teoria taoista, questi tre tesori sono:

Jing: l’essenza della vita, questo concetto comprende tutti i fluidi che circolano nel nostro corpo e
vengono trasportati dal sangue e gli ormoni secreti dalle varie ghiandole che compongono il sistema
endocrino, sperma e ovuli, e fluidi pesanti come linfa, lubrificanti che circolano nelle articolazioni
(liquido sinoviale), le lacrime, il sudore e l’urina.

Shen: lo spirito della vita, racchiude tutte le nostre facoltà mentali, tra i quali includono il pensiero
razionale, l’intuizione, lo spirito, l’attenzione e l’ego. Il pensiero cinese tradizionale distingue
quattro aspetti principali: lo spirito: Hum, l’anima umana, connessa con lo yang e il cielo. Bo:
l’anima animale associata allo ying e la terra. Yi: il pensiero e la coscienza. Jin: intento e forza di
volontà. A differenza del dualismo occidentale che considera lo spirito come entità indipendente,
situato al di sopra e al di là del corpo, il taoismo ritiene che lo spirito sia sano, come conseguenza
del buon andamento degli altri due tesori.

QI o CHI : L’energia della vita è la forza vitale essenziale che anima tutte le forme di vita
nell’universo. Il QI è invisibile, silenzioso, senza forma, ma permea ogni cosa. Questo è
l’ideogramma che lo identifica per gli orientali: “il vapore che sale dalla pentola dove si sta
cuocendo il riso.”

Il Chi o energia vitale

Questa energia vitale dell’universo si manifesta in modi diversi. Essa si manifesta nella somma
totale di tutte le energie del cosmo, tra cui la gravità, il magnetismo, l’elettricità, l’energia solare, le
onde radio, etc.

E si manifesta anche come energia bionica che alimenta tutti gli organismi viventi. Il “QI” o “CHI”
è per l’organismo vivente, ciò che l’elettricità fornisce a qualsiasi dispositivo elettrico, e senza di
essa non sarebbe possibile il loro funzionamento.

All’interno del sistema umano il “QI” assume distinte forme:

A) QI congenita di energia primordiale (yuan QI).

E ‘l’esplosione originaria di pura energia, che si verifica al momento del concepimento e infonde la
vita del feto che si trova nel grembo materno. Questa energia comincia a logorarsi dalla nascita, ma
la possiamo far crescere e tonificare attraverso una buona alimentazione, una corretta respirazione,
vita sessuale e altre discipline orientali.

B) QI assorbito dall’aria che respiriamo (yang QI)


C) QI assorbito dalla terra

Questa energia viene prodotta dal corpo dal processo digestivo e viene estratto dal cibo e acqua.
Quando il QI della terra estratto da cibo e acqua incontra il QI del cielo, estratto dall’aria, entrambi
si mescolano nel flusso sanguigno per formare questo assortimento unico di energia vitale che dà
vita al corpo.

Quando il QI circola?

Questa energia si muove attraverso il corpo nello stesso modo che l’elettricità, seguendo circuiti ben
definiti. Nella medicina tradizionale cinese questi circuiti sono chiamati meridiani e formano una
rete di canali invisibili che portano QI ai tessuti di tutto il corpo.

Ci sono dodici meridiani principali, ciascuno di essi associato ad un organo o una funzione
importante di vita, altri meridiani minori e quelli chiamati esotici. Quando il flusso di energia di
questi meridiani non è più fluido diventa stagnante, producendo situazioni di vuoto energetico o di
pienezza della stessa, questa mancanza di equilibrio energetico è la causa delle malattie.

Le terapie che guariscono.

Ci sono diverse terapie orientali con nomi diversi e tecniche, ma tutte hanno un denominatore
comune QI o CHI e tutti tendono a riequilibrare l’energia del corpo, stimolando l’auto-guarigione:

 Lo Shiatsu – un massaggio che utilizza la pressione delle dita su punti specifici effettuati,
situati sui meridiani attraverso i quali scorre l’energia.
 Il QI Gong – trasporta l’energia attraverso la respirazione dirigendola ove necessario, in più
aumenta e tonifica muscoli e tendini.
 Il Tai Chi Chuan – cerca di ristabilire l’equilibrio perduto attraverso movimenti specifici che
lubrificano le articolazioni e rinforzando muscoli e tendini.

Quindi, secondo il taoismo alla nascita ci vengono forniti questi tre tesori, e come abbiamo detto,
questa energia (che ci viene fornita) inizia a decorrere dal giorno in cui nasciamo, e se la
trascuriamo essa si squilibra e il nostro organismo si ammala. Ma la medicina orientale, ci fornisce
un’ampia varietà di discipline per ritrovare l’equilibrio perduto e aiutare a stimolare il nostro corpo
a guarire se stesso. Questo significa sostanzialmente che la soluzione dipende solo da noi stessi.
Ma cos’è il Tai chi?
Si tratta di un arte tradizionale Cinese, di un metodo, che studia ed insegna come coltivare l’energia
interna del corpo attraverso specifici esercizi la cui pratica migliora la salute e rinforza il fisico
armonizzando i tre fattori principali ovvero: respiro, postura e pensiero.

Nato più di 4000 anni fa come pratica d’uso popolare per curare o comunque limitare le malattie
fortificando il corpo; si pensi che già nel “Libro dei Mutamenti” del 1122 a.c. si menzionavano alcune
informazioni sui cicli del “Qi”, per questo motivo la pratica del Qigong è considerata uno dei più
importanti elementi del patrimonio culturale della Cina.

Il Qi Gong, successivamente fu assimilato dalle dottrine Taoiste e Buddiste che lo interpretarono ed


integrarono secondo i loro principi filosofici affinando le tecniche ed ottimizzandone i benefici. Nel
tempo, il qigong, da pratica popolare divenne disciplina occulta, riservata a pochi iniziati e quindi
diffusa pochissimo e mantenuta segreta per anni. Il resto del popolo, in questo frangente, si limitava alla
conoscenza di qualche esercizio superficiale e di qualche tecnica legata al campo della Medicina
Tradizionale e Agopuntura. Questa situazione è rimasta invariata fino a gli anni 70/80 circa, momento in
cui iniziò una forte espansione sia in Cina sia nel resto del mondo a seguito di una diffusione di
numerosi testi, pubblicazioni e corsi d’insegnamento. Tutt’ora comunque questa disciplina è
gelosamente conservata dagli orientali che ne fanno gran pratica con profonda devozione e spiritualità.

Video che mostra la potenza del dominio sull’energia Qi

Teniamo a mettere in chiaro che il Qigong non è una pratica esoterica e non si basa su nessun tipo di
elemento soprannaturale o magico, come purtroppo molti cercano di dare ad intendere attraverso corsi
che si basano su scarse nozioni superficiali in materia integrate da pratiche new age o riti mistici che
non hanno alcun riscontro oggettivo e soprattutto che non hanno nulla a che vedere con il Qigong.
Quindi prendiamo le distanze da coloro che, attraverso questa pratica, riuscirebbero a fare numeri alla
Uri Geller ma che soprattutto speculano sulle persone ingenue e inquinano l’informazione a tal punto
che in alcune biblioteche capita di trovare i libri di Qigong nel reparto “Esoterismo, Magia e Tarocchi”.

“QI” o SHENG QI viene distribuita dal vento e raccolta dall’acqua.

Possiamo misurare e sentire la qualità dell’aria ma per l’energia “CHI” non abbiamo un organo
sensoriale. Sentiamo l’energia “CHI” intuitivamente. Per esempio ci sono posti o ambienti dove
sentiamo che sono da evitare. E ci sono posti dove ci sentiamo molto bene. Questa è forse la spiegazione
più semplice per descrivere l’energia “QI”.

Nel Feng Shui c’è un detto che dice : è l’energia del posto che ci sceglie, non siamo noi a scegliere il
posto.
CHI “il soffio vitale della natura” è significante anche per la nostra energia vitale.
Tutti gli esseri viventi ricevono nel momento della propria procreazione tutto per essere completi,
l’essenza e lo spirito. “QI”, l’essenza, è la sostanza innata di ognuno, che scorre nei meridiani (vie
energetiche) del nostro corpo. Nel corso di una vita l’essenza si sviluppa sempre di più e diventa spirito.
Tutte le funzioni e i movimenti fra questi due poli vengono chiamati “QI”. L’essenza , lo spirito e “QI”
sono significanti per i tre tesori.

Nel nostro corpo l’energia “QI” può essere nutrita con un’equilibrata alimentazione e arricchità o
regolatà con la respirazione e la meditazione. Se questo non accade in tempo, l’essenza viene consumata
e l’uomo vive letteralmente della sua sostanza.

Finché l’energia può scorrere libera c’è armonia e salute, se il flusso è bloccato si creano venti, tempeste
e altri cataclismi nella natura e sul nostro corpo i rispettivi dolori e malattie .
Secondo la medicina tradizionale cinese TCM ci sono diversi fattori che se accadono in abbondanza,
possono provocare malattie. Ad esempio: il vento, il calore, il freddo, l’umudità e la siccità.
I medici tradizionali cinesi si occupano di mantenere il flusso energetico “QI”, libero nel corpo con
l’aiuto dell’agopuntura.

Ci sono anche altre pratiche chiamate “Qi Gong”, che significa il lavoro con l’energia “QI”, per attivare
questo flusso energetico vitale “QI” come: Shiatsu, Reiki, Tai Ji, Yoga, Meditazione etc..
Il flusso energetico “QI” che è presente anche intorno a noi viene analizzato e influenzato dagli esperti
di Feng Shui per garantire un massimo di buona qualità energetica per noi stessi e per i nostri ambienti.
La geomanzia cinese Feng Shui lavora come l’agopuntura per i nostri ambienti è come “la medicina
dell’habitat”.

Partendo dalla riflessione, che un edificio è costituito come l’uomo dall’energia vitale “QI”, ed è
soggetto a cambiamenti e influenze energetiche, può essere seguita una relazione immediata tra l’uomo
e l’edificio.

Gli scenziati cinesi considerano una casa come un “organismo vivente” paragonabile al corpo umano.
Una casa ha bisogno di un buon influsso energetico, per avere un buon Feng Shui.
Questa scienza fa vedere, che anche noi, con la creazione dei nostri spazi vitali, influiamo direttamente
la nostra qualità di vita.

Con l’aiuto del Feng Shui riusciamo a portare in ottima relazione cielo e terra, per favorire la nostra vita

Curiosità:

In giapponese si scrive Ki, per noi italiani la pronuncia è “CI” ma in rete si legge spesso anche
“CHI”. In particolare il termine sinogiapponese Ki è l’elemento centrale costitutivo del vocabolo
giapponese Aikido (scritto in kanji) od anche usando la grafia non semplificata, di cui il termine Ki
costituisce il concetto essenziale.

“il ch’i al mattino è fresco, a mezzogiorno è stanco, a sera è esaurito, un abile generale evita chi ha
un ch’i fresco ed attacca chi ha ormai un ch’i stanco ed esaurito. Questa è l’arte di padroneggiare il
chi’i” – Sun Tsu.

Perchè nella medicina cinese si parla di riequilibrio energetico?

Abbiamo parlato di riequilibrio energetico ma forse è meglio fare un salto indietro prima di andare
oltre e riprendere il concetto di “ENERGIA”. Vi propongo quindi una breve lettura su come il
mondo moderno ha cercato di spiegare cos’è “l’energia vitale” , la stessa energia che già
conoscevano gli antichi e che chiamavano “qi” o “prana” o “pneuma”, a seconda della cultura di
provenienza.

Per comprendere come agiscano le diverse terapie alternative è innanzitutto necessario assimilare il
concetto secondo il quale ogni cosa vivente è infusa di energia, o forza vitale.

Non è possibile vedere né toccare tale energia ma, come l’aria che si respira, è indispensabile per la
vita. Se per molti occidentali è difficile accettare l’idea che esista qualcosa al di là della materialità,
per le popolazioni orientali si tratta di una nozione scontata. Più di tremila anni fa, i Yoghin indiani
parlavano già di un’energia universale, il “prana”, intesa come costituente basilare e fonte di ogni
forma di vita. Il prana, o soffio vitale, è in ogni cosa e porta con sé la vita.

Il taoismo, l’antica filosofia cinese sorta verso il terzo millennio a.C., si fonda sullo stesso concetto,
secondo il quale l’universo è un organismo vivente infuso e permeato di un’energia ritmica e
vibrazionale, chiamata “chi” o “qi”. Il concetto di un’energia che pervade ogni cosa non è poi così
mistico come può sembrare. La fisica moderna comincia a dare credito a ciò che i saggi
dell’antichità già supponevano migliaia di secoli fa.

Agli inizi del XVIII secolo, Newton e colleghi si resero conto di quanto fosse superato pensare alle
cose come semplici oggetti solidi. Con la scoperta dell’atomo, i fisici capirono di avere trovato la
struttura portante dell’universo. Indagando più a fondo, scoprirono che gli atomi sono a loro volta
composti da minuscole particelle in costante movimento e che il loro comporta mento è diverso da
quello che si supponeva. Nel 1905, con la pubblicazione della Teoria della Relatività, Albert
Einstein distrusse i principi della visione del mondo dei newtoniani e ipotizzò la possibilità che
materia ed energia fossero intercambiabili. Le particelle possono essere create dall’energia e la
materia non è nient’altro che energia rallentata o “cristallizzata”.

Qualche anno dopo, Max Planck scoprì che la luce e le altre forme di radiazioni elettromagnetiche
sono emesse sotto forma di pacchetti di energia, da lui battezzati Quanti. Tali Quanti di luce, o
pacchetti di energia, sono stati accettati come particelle sebbene, stranamente, si comportino anche
come onde piuttosto che particelle individuali.

Stando alle ultime teorie “super-string” (le prime delle quali videro la luce negli anni sessanta), tali
particelle fondamentali, in realtà non sono affatto particelle, ma assomigliano più a frammenti di
corde infinitamente sottili. Secondo la “teoria delle corde”, quelli che in precedenza venivano
immaginati come puntini di luce vengono ora raffigurati come onde che si muovono lungo la corda
(come onde su una corda in vibrazione di un aquilone). Ciò significa che a livello basilare ogni cosa
sembrerebbe scintillare, o muoversi continuamente in onde di luce.

Il mondo di oggetti apparentemente solidi è quindi in realtà composto da strutture a onde e da campi
di energia che interagiscono costantemente. Alcuni scienziati concepiscono oggi l’universo come
una sorta di immensa ragnatela di strutture inseparabili di energia.

Nel 1964 il fisico John S. Bell propose quello che è ora conosciuto come il teorema di Bell, secondo
il quale le particelle subatomiche sono collegate le une alle altre, per cui ciò che accade a una
particella accade anche a tutte le altre.

Il defunto David Bohm, professore di fisica teoretica al Birkbeck College di Londra, dopo aver
dedicato quarant’anni allo studio della fisica e della filosofia, giunse alla conclusione che l’universo
è una totalità interconnessa. Se non fosse morto improvvisamente nel 1993, avrebbe ricevuto il
premio Nobel per le ricerche condotte. Nel libro Wholeness and the Implicate Order, Bohm afferma
che è la mente umana a vedere le cose separate e indipendenti le une dalle altre, perché nella realtà è
esattamente il contrario.

L’uomo divide e dispone le cose in diversi cassetti mentali per rendere più gestibile il mondo che lo
circonda. Vedere ogni cosa separata dalle altre è una pura illusione che conduce a un’infinita
confusione interiore.

Non rendendosi conto che questa frammentazione è esclusivamente opera dell’uomo, l’umanità è
sempre stata alla ricerca della totalità.

Quanto affermato dona credibilità alle filosofie antiche, secondo le quali non è possibile godere di
un senso di benessere generale se i diversi aspetti della personalità (mente, corpo e spirito) non sono
in equilibrio fra loro. E' possibile trovare tale equilibrio vivendo in armonia con la natura e, nel caso
in cui l’individuo dovesse perdere tale stato di equilibrio, la natura gli fornirà i rimedi per ritrovare
la propria interezza.

Per secoli i mistici hanno parlato dell’aura, un corpo etereo che circonda quello fisico. Per i
pitagorici (intorno al 500 a.C.) si trattava di un corpo luminoso, la cui luce era in grado di produrre
svariati effetti sull’organismo umano, inclusa la cura delle malattie.

Agli inizi del XII secolo, due famosi studiosi, Boirac e Liebeault, affermarono che gli esseri umani
possiedono un’energia in grado di provocare un’interazione fra due individui, anche quando questi
ultimi non si trovano vicini l’uno all’altro.

Nel XIX secolo, il Barone Karl von Reichenbach dedicò trent’anni della propria vita a fare
esperimenti su di un campo da lui battezzato forza “odica”; ma fu soltanto nel 1911 che cominciò a
farsi strada la nozione di campo di energia umana.

Utilizzando schermi e filtri colorati, il medico William Kilner descrisse l’aura come una nebbia
luminosa che circonda il corpo e che è caratterizzata da tre zone distinte. Le sue ricerche lo
condussero ad affermare che l’aura varia da individuo a individuo, dipendendo da variabili quali
l’età, il sesso, la capacità intellettiva e lo stato di salute. Poiché alcune malattie si evidenziano come
irregolarità nell’ aura, Kilner sviluppò un sistema di diagnosi basato sul colore, la struttura, il
volume e l’aspetto generale di questo corpo etereo. Nello stesso periodo, il dottor Wilhelm Reich ,
psicologo umanista e discepolo di Sigmund Freud, si interessò a un’energia universale, da lui
chiamata “orgone”. Studiò il rapporto esistente fra i disturbi nel flusso dell’orgone all’interno del
corpo umano e la malattia psicologica e fisica e giunse alla conclusione che quando forti stati
d’animo, come la rabbia, la frustrazione, la tristezza e persino il piacere, non vengono espressi,
l’energia che avrebbe dovuto essere liberata si ritrova intrappolata nel corpo, provocando così una
diminuzione del livello di vitalità. Verso la metà del XX secolo, il dottor George De La Warr e il
dottor Ruth Drown inventarono nuovi strumenti per rilevare le sottili vibrazioni emesse dai tessuti
del corpo umano. Il dottor De La Warr creò inoltre il Radionics, un sistema di rilevazione, diagnosi
e cura a distanza che utilizzava il campo di energia biologica umano.

La scienza medica oggi riconosce, nel corpo, l’esistenza di un debole campo elettromagnetico
generato dall’attività delle onde cerebrali e dagli impulsi nervosi e dai diversi organi vitali
all'interno del corpo. Recentemente, un gruppo di scienziati sovietici dell’A.S. Popov’s
Bioinformatic Institute ha scoperto che gli organismi viventi emettono vibrazioni di energia ad una
frequenza che varia dai trecento ai duemila nanometri (nms). Tale energia è stata battezzata bio-
campo o bioplasma.

Nelle discipline orientali si sente spesso parlare di “qi” (o ki) che solitamente viene tradotto come
“energia”, oppure “soffio”, ma tali significati conferiscono al concetto solo un’idea generale e vaga
poiché, come spesso accade con i termini cinesi, le traduzioni costituiscono delle limitazioni,
perdendo così parte del vero e più complesso significato che a loro appartiene.

Non a caso infatti la cultura orientale si è sempre affidata agli ideogrammi che, attraverso
rappresentazioni stilizzate, sono in grado di trasmettere concetti più profondi di quanto non
farebbe una singola parola.

Anche nel caso del qi, possiamo partire proprio dal suo ideogramma per cercare di avere una
visione più ampia:
L’immagine è costituita da due parti (detti radicali): il primo in basso a sinistra rappresenta un
chicco di riso cotto, mentre il secondo più in alto a destra, indica i vapori che salgono verso l'alto.

L’idea che ne deriva è dunque quella di una forma di energia invisibile e impalpabile (vapore)
che si sprigiona da una forma materiale e densa (riso), grazie ad un’azione di trasformazione. Le
trasformazioni possono però condurre anche ad una condensazione di tale energia, divenendo a loro
volta materia.

Per la cultura orientale l’universo, e così l’uomo, non è altro che qi che si manifesta sotto diverse
forme, alcune invisibili, altre manifeste.

Zhang Zai, un grande filosofo vissuto in Cina nei primi decenni dell’anno 1000, descrisse così gli
infiniti mutamenti del qi: “Il Grande Vuoto consiste di qi. Il qi si condensa trasformandosi nella
miriade delle cose; le cose inevitabilmente si disintegrano e tornano al Grande Vuoto (…). Ogni
nascita è condensazione, ogni morte è dispersione. Nella nascita non c’è guadagno, nella morte
non c’è perdita (…). Il qi in dispersione è sostanza, e così anche nella condensazione…”.

Ch’i. Scoprire l’energia vitale con il t’ai chi Copertina flessibile, Waysun Liao

Il qi svolge tantissimi ruoli...

Ne deriva dunque che per la Medicina Cinese il qi espleta tante funzioni diverse, non perché vi
siano diversi qi, ma perché questo assume ruoli e funzioni differenti in base a ciò che è chiamato a
fare. Tra le più importanti troviamo le seguenti:

 Attività di riscaldamento: regola la temperatura corporea per mantenere attivi i processi


metabolici e la circolazione del sangue (un deficit in questo senso si può manifestare come
freddolosità, rallentamenti circolatori, ristagni, ecc.)
 Attività di trattenimento: grazie al qi gli organi e i visceri rimango nella loro sede, così come il
sangue è trattenuto all’interno dei vasi (se tale funzione viene a meno, o è debole, possono
derivarne emorragie, prolassi, aborti, ecc.)
 Attività di attivazione: attraverso l'azione del qi il cuore è stimolato a battere, la digestione e la
peristalsi svolgono la loro funzione di trasformazione e discesa, è possibile respirare, masticare,
camminare, svilupparci, ma anche pensare e avere progetti
 Attività di difesa: in questo contesto il qi ci fornisce la protezione contro i patogeni e allo stesso
tempo li espelle; l’indebolimento dunque determinerà la malattia, o prolungati tempi di guarigione,
ricadute frequenti, salute cagionevole, ecc…
 Attività di trasformazione: è sempre grazie al qi che abbiamo la capacità di trasformare l’aria in
una sostanza che ci permette di respirare, oppure la capacità digestiva che trasforma gli alimenti e i
liquidi in tanti elementi biodisponibili per il nostro corpo e il nostro sostentamento.
Dal qi quindi dipendono tutte le attività dell'organismo e le modalità con cui si muove sono
fondamentali per mantenerci vitali e attivi: l’energia di tutti gli organi, i visceri, delle funzioni del
corpo, ma anche le energie che investiamo a livello mentale ed emozionale, devono coordinarsi in
maniera fluida e armonica, pena un’alterazione di tutte le attività: ristagni, ostruzioni, eccessiva
discesa o risalita, movimenti controcorrente, hanno conseguenze più o meno nocive per il nostro
benessere e la nostra salute fisica e mentale.

Nell’uomo inoltre il qi ha due origini: la parte innata o originaria (yuanqi) che ci viene trasmessa
nel momento del concepimento e costituisce un’essenza pura e vitale che rappresenta la radice e la
fonte a partire dalla quale si sviluppano tutte le varie funzioni del qi e le nostre sostanze/risorse più
importanti; poi vi è la parte acquisita legata al nostro nutrimento (yingqi) e all’aria che respiriamo
(guqi): esse subiscono delle trasformazioni prima di poter essere utilizzate dal nostro corpo, ma
sono fondamentali per sostenerci e più sono di buona qualità, meglio è per la nostra vitalità.

Il concetto di qi quindi è davvero molto vasto e sarebbe necessario spendere molte più parole in
merito per poterlo intendere e comprendere: ciò che la medicina orientale ci insegna è che il
concetto di “energia” o “soffio” è decisamente più esteso e profondo rispetto al significato con cui
vengono identificati in Occidente e rappresenta un elemento così fondamentale che tutti gli
strumenti utilizzati in Medicina Cinese (agopuntura, moxa, auricoloterapia, dietetica, qigong…) non
sono altro che metodi che lavorano in funzione del qi e del suo equilibrio poiché è da come si
muove, si trasforma e si manifesta questa fonte che tutto dipende: salute o malattia, veglia o sonno,
buonumore o depressione, longevità o declino.

Nell’Aikidō e nel Tàijíquán, ogni gesto è originato dal movimento dell’energia (che a sua volta è
attivato dall’intenzione), così anche nel Karate, nel Jūdō e nel Jū Jitsu non è importante la forza
muscolare quanto l’abilità di gestire e direzionare il Ki (o il Qi).

Tra le Arti Marziali orientali, quelle che forse si sono dedicate maggiormente allo studio del Ki (o
del Qi) sono l’Aikidō giapponese e il Tàijíquán cinese.

La prima tra le due arti citate, l’Aikidō, deve il suo nome alla fusione di tre caratteri sino-
giapponesi:

 合 (Ai) il cui significato è “armonia” e nel contempo anche con “congiungimento” e


“unione”
 氣 (Ki) il cui significato è assimilabile a “soffio vitale” o “energia vitale“
 道 (Dō) che letteralmente significa “ciò che conduce” nel senso di “percorso”, “via”,
“cammino” (non solo fisico ma anche spirituale)

Fondendoli assieme si ottiene il termine 合氣道 (Ai-ki-dō) che significa: “disciplina che conduce
all’unione e all’armonia con l’energia vitale e lo spirito dell’Universo”.

Allo stesso modo, oltre 3000 anni fa la cultura cinese ebbe una stupefacente intuizione (confermata
oggi anche dalla scienza moderna), ovvero: che la materia e l’energia sono la stessa cosa. La
materia si può trasformare in energia e l’energia può condensarsi in materia. Il nostro corpo è
formato quindi da materia ed energia e a sua volta l’energia può assume differenti forme di
aggregazione; basti pensare a Jing, Qi e Shen.
Il carattere più usato per Ki (o per Qi) è questo: 氣. Secondo il Shuo Wen Jie Zi (dizionario di
etimologia cinese), le tre linee in cima al carattere dell’ideogramma Qi indicano vapore, 气 mentre
in basso troviamo il carattere che indica riso, 米. Quindi Qi significa letteralmente: “il vapore che
si leva cuocendo il riso”.

Il Qi può allora essere definito come l’energia prodotta quando polarità complementari e opposte
vengono portate all’armonia. L’energia vitale, il Qi, si crea quando gli opposti vengono
armonizzati: fuoco e acqua, cielo (il vapore) e terra (il riso), ecc.

Qi è la grande forza che sottende la vita, è la vita stessa. Qi è la vibrazione dell’Universo, è l’intero
Universo nel suo manifestarsi. Tutto intorno a noi è manifestazione del Qi. Noi stessi siamo
espressione del Qi.

Se tutto il creato è permeato da questa energia universale, ogni cosa, animata o inanimata che sia, è
per noi fonte di scambio e trasformazione del Qi. Motivo per cui, ad esempio, dopo una passeggiata
in mezzo alla natura ci sentiamo rigenerati nel corpo, nella mente e nello spirito.

Fonti del Qi
Abbiamo visto come la parola cinese Qi sia un termine generico per indicare l’energia vitale. Tre
sono le fonti principali di Qi per l’uomo: il respiro, il cibo e la costituzione della persona.
L’aria, cioè la respirazione o Da Qi (a volte detta anche “Grande Qi”) e il cibo o Gu Qi
(letteralmente il “Qi dei cereali”) si uniscono per dare origine al “Qi del petto” o Zong Qi.

Mentre cibo e aria sono parte del Qi acquisito, la terza fonte principale di Qi è ereditaria. In
cinese il termine per questa forma di Qi innato (noi occidentali diremmo genetico) è Yuan Qi
(letteralmente Qi originario). Il Qi originario è responsabile della costituzione fisica e della naturale
tendenza verso la malattia o la salute.

Il Qi originario è in parte un “regalo” dell’Universo e in larga misura un prodotto della salute


dei genitori e delle attenzioni che essi dedicano al bambino ancora nell’utero. Se la madre si
nutre in modo salutare, ha una buona igiene e vive in un ambiente non inquinato, il bambino che
porta in grembo sarà nelle condizioni migliori per avere una vita sana. L’uomo e la donna hanno
eguale responsabilità nella creazione del Qi originario.

La quantità di Qi ereditato è immutabile: non possiamo tornare al tempo del concepimento per
incrementarlo; possiamo tuttavia sostenerlo con la meditazione, la pratica marziale e lo sviluppo
della spiritualità. Inoltre, anche la natura è una fonte inesauribile di Qi originario.

Categorie di Qi
Il concetto di Qi ha un ruolo così centrale nella medicina cinese, che in pratica tutti gli stati di salute
o malattia possono venire descritti da una sua forma. Alcuni autori cinesi di opere sulle Arti
Marziali hanno scritto interi volumi sul tipo di Qi necessario per sferrare in maniera efficace
pugni, calci, parate, schivate, spinte, ecc.

Come detto, secondo i cinesi, vi sono molti “tipi” di Qi che influiscono sul nostro corpo e sulla
nostra mente. Tuttavia, rimane un unico Qi che semplicemente si manifesta in forme diverse, in
base alla forma che assume in diversi punti del corpo. In base alla funzione svolta e alla sua origine
assume “etichette differenti”.
Per capire qualcosa di più sul Qi, è necessario conoscernee le categorie principali:

 Yuan Qi – Qi originario (ereditato da antenati e universo)


 Da Qi – Qi dell’aria (proviene dalla respirazione), costituente di Zong Qi
 Gu Qi – Qi del cibo (proviene dall’alimentazione), costituente di Zong Qi
 Zong Qi – Qi del petto (regola respiro, battito cardiaco, ecc)
 Zhen Qi – Qi complessivo, somma di Ying Qi e Wei Qi
 Ying Qi – Qi nutritivo che scorre all’interno dei meridiani
 Wei Qi – Qi protettivo, barriera energetica contro i patogeni
 Nei Qi – Qi interno (tutto il Qi interno al corpo)
 Wai Qi – Qi esterno (o Qi emesso dal corpo)

Dan Tian: i serbatoi del Qi


Il Dan Tian (in cinese Dāntián, 丹田 e in giapponese Tanden, 丹田) è il centro energetico più
importante del corpo e uno dei termini più usati nella letteratura marziale. Situato nel basso ventre,
a metà tra l’ombelico e l’osso pubico, è sia il centro di gravità che il centro energetico del corpo. Il
Dan Tian immagazzina il Qi, come un serbatoio, ma funge anche da pompa, spingendo
l’energia in tutto il corpo.

Dan Tian significa, letteralmente, “campo dell’elisir” o “campo del cinabro”. Per la letteratura
alchimista Taoista si tratta del punto in cui trovare l’elisir di saggezza e lunga vita.

Ci sono, in verità, tre centri energetici principali nel nostro corpo. Il Dan Tian inferiore, nel basso
ventre, è associato alla sessualità e immagazzina Qi ed energia sessuale, il Jing. Il Dan Tian
mediano, al livello del plesso solare, immagazzina il Qi ed è correlato con la respirazione e con la
salute degli organi interni. Infine, il Dan Tian superiore, tra le sopracciglia (al livello del “terzo
occhio”), è la sede dello Shen, l’energia della coscienza, ed è in relazione con il cervello.

Solitamente però, se non diversamente specificato, il temine Dan Tian si riferisce a quello inferiore,
il più importante. Ogni movimento del marzialista ha origine (o dovrebbe originare) da lì.

Potrebbero piacerti anche