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Marsten/posts/10213865287481593
Antonio Sgorbissa:
Con la mia conoscenza limitata, mi sembra che però manchi un elemento. Ciò che sciocca non è il fatto
che le "misura" perturbi la realtà, ma il fatto che questa perturbazione non sia dovuta allo strumento di
misura, ma alla presenza stessa di un osservatore (per lo meno nell'interpretazione classica). Se l'effetto
potesse essere dovuto allo strumento di misura, non ci sarebbe tutto questa eccitazione.
Ciò detto, non sono sicuro di capire perché la descrivi come un'interpretazione non canonica: dovendo
usare la parola "realtà", anch'io tenderei a chiamare "realtà" lo stato del sistema: cos'altro potrebbe
essere? A me sembra che il nodo cruciale (superato da interpretazioni diverse) sia proprio nel ruolo
"magico" dell'osservatore che, con il solo fatto di acquisire coscienza, sembra perturbare la realtà (cosa
ovviamente difficile da digerire).
Daniele Gallesio:
Antonio Sgorbissa se parliamo di sistemi microscopici non trovo difficile da digerire che un fotone se
atterra sulla mia retina perturba il suo stato rispetto a che se la mia retina non ci fosse stata.
E come fa un osservatore a prendere coscienza di un fenomeno senza interagire con esso? O ha poteri
paranormali o usa i suoi sensi, e i suoi sensi _sono_ strumenti di misura che interagiscono col sistema.
A scala macroscopica se guardi o non guardi una mucca non cambi il suo stato, ma se quello che è
l'oggetto dell'osservazione sono i fotoni che disegnano la mucca sulla tua retina, sì..
Alessandro Scalzo:
La perturbazione è dovuta all'interazione con qualunque cosa usiamo per misurare, persino un singolo
fotone. La questione della coscienza disgraziatamente venne tirata in ballo quando ancora ci si capiva
pochissimo ed era talmente pittoresca che purtroppo è dura a morire, ma azzarderei a dire che non trova
più spazio in Fisica.
Tano Baltrucchio:
Bellissimo, grazie.
Riesci a dettagliare un po' di più, nello stesso modo chiaro, il concetto di STATO del sistema che hai
introdotto alla fine del tuo discorso? Mi aiuterebbe a capire meglio la conclusione
Alessandro Scalzo:
Dunque... per noi animali del mondo macroscopico abituati a interagire con grandezze osservabili lo
"stato" nel senso della Meccanica Quantistica è un concetto matematico astratto, la cui natura profonda
non è oggetto di studio da parte della meccanica quantistica.
Se voglio studiare lo stato di un sistema - per esempio lo spin di un elettrone - ho bisogno di
rappresentarlo matematicamente con uno spazio vettoriale. Scelgo ciascun vettore che costituisce la
base del mio spazio vettoriale in modo che sia ortogonale agli altri, in modo che il loro prodotto sia
nullo.
Per esempio misurando lo spin di un elettrone lungo una particolare direzione posso avere solo due
risultati: "su" e "giù". Scelgo il vettore (1,0) per rappresentare "su" e il vettore (0,1) per rappresentare
"giù". È una scelta arbitraria, perché avrei potuto fare il contrario, oppure scegliere (-1,0) e (0,-1) o
qualsiasi rotazione a piacere. Scelgo poi gli autovalori associati alle misure "su" e "giù" (per esempio
+1 e -1) e da lì poi ricavo l'operatore "spin" che ha come autovalori e autovettori rispettivamente
+1,(1,0) e -1,(0,1).
Dato poi uno stato generico che è la combinazione lineare dei due autostati posso calcolare la
probabilità di osservare "su" o "giù" quando misuro lo spin. Purtroppo, dal nostro punto di vista, non è
nulla di più concreto, anzi, il contrario: usare la matematica per manipolare ciò che non riusciamo a
immaginare a causa del fatto che ci siamo evoluti in un mondo macroscopico.
La cosa un po' scioccante di cui parlavo alla fine è che noi siamo abituati 1) al determinismo e 2) alle
grandezze osservabili. Nel mondo quantistico abbiamo ancora le grandezze osservabili, la cui
evoluzione però non è più deterministica.
Il determinismo c'è ancora, ma riguarda un oggetto per noi astratto, lo stato del sistema, che è un'entità
matematica. Un'entità matematica che però irrompe nel mondo fisico perché descrive le probabilità
delle grandezze osservabili, e le leggi - deterministiche - con cui queste probabilità evolvono.
Infatti la meccanica classica può essere interamente dedotta dalla meccanica quantistica studiando
l'evoluzione dei valori attesi delle grandezze osservabili, motivo per cui il mondo macroscopico è
deterministico. Il determinismo c'è ancora nel macroscopico, ma dal nostro punto di vista riguarda
un'entità matematica astratta che è lo stato del sistema. Quello che invece consideriamo realtà fisica è
non deterministico se non nell'evoluzione dei valori attesi, compresa l'energia, che si conserva solo
probabilisticamente ma non nella singola interazione