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FEDERAZIONI LAVORATORI COMMERCIO TURISMO E SERVIZI

SEGRETERIE REGIONALI DELLE MARCHE

Comunicato stampa

Aperture domenicali, no alla deregulation selvaggia

I segretari regionali di Cgil Cisl e Uil settore commercio, denunciano il tentativo dell’Anci di
rimettere in discussione gli accordi già presi in materia di aperture domenicali e favorire un
super liberismo sbagliato, quanto inutile

“Nella nostra regione si sono scatenati i venti del liberismo sfrenato e la voglia di cancellare
con un secco colpo di spugna, le fasi di concertazione con i corpi intermedi che rappresentano
gli interessi specifici della società”. Così Cgil, Cisl e Uil delle Marche settore commercio,
turismo e servizi, intervengono sulle aperture domenicali di negozi e centri commerciali, e
specificatamente sulla proposta di quei sindaci marchigiani che attraverso il Presidente
dell’Anci Mario Andrenacci hanno dichiarato di essere pronti ad emanare ordinanze per le 52
domeniche dell’anno e per tutte le festività nelle quali riterranno opportuno offrire una città a
“battenti aperti”. Selena Soleggati Segretaria Regionale Fisascat Cisl, Claudio Del
Pietro Segretario Regionale Filcams Cgil e Marco Bolognini Uiltucs Uil, nel corso di una
conferenza stampa alla quale hanno partecipato numerosi delegati provenienti da tutta la
regione, hanno denunciato il tentativo di rimettere in discussione le regole del gioco a “soli tre
mesi dalle modifiche apportate all’art. 55 del testo unico inerente gli orari commerciali,
realizzate attraverso la legge di assestamento del bilancio Regionale 2010”. Questo, hanno
sottolineato i tre segretari regionali, in una regione “dove alle canoniche 26 domeniche si
erano già aggiunte altre due giornate legate ad eventi o manifestazioni di particolare rilevanza
per i flussi turistici e per l’economia comunale”. Ora i sindaci proponendo una liberalizzazione
selvaggia vogliono far passare “una palese violazione delle normative vigenti laddove non si
addivenisse ad una sostanziale modifica della normativa regionale” e propongono un modello
sociale nel quale “le organizzazioni sindacali non possono riconoscersi”. Inoltre aprire di più di
domenica o in occasione di feste non incrementa sicuramente l’occupazione. ma una diversa
organizzazione del lavoro che penalizza fortemente i tempi di vita degli operatori del settore,
un comparto dove aumenta la precarietà e l’insicurezza lavorativa. E’ anche da tenere presente
che la crisi colpisce pesantemente anche i redditi delle famiglie marchigiane con la
conseguenza di una contrazione dei consumi, quindi la proposta dell’Anci non ha proprio senso.
In conclusione per le confederazioni sindacali una legge che “comunque ha faticosamente
contemperato interessi diversi nell’unico obiettivo di qualificare e riequilibrare la rete
contenendo ed omogeneizzando i periodi di apertura domenicale”, richiede tempi di verifica
ben più ampi dei tre mesi concessi dall’Anci regionale. Fare riferimento a presunte rigidità da
parte delle organizzazioni dei lavoratori risulta “scorretto oltre che privo di fondamento, visto
che all’imperativo o si cambia o si trasgredisce, tutti i soggetti che rappresentano dipendenti,
imprese e consumatori concordano sulla necessità di far vivere il diritto già prodotto”.

Ancona 18 febbraio 2011

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