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Fluidodinamica per l’Astrofisica

Studio di una supernova con il programma LH1

Chiara Fiumi
Matricola: 1772105

31 Gennaio 2020

Sommario
Lo scopo di questa simulazione è lo studio dell’esplosione di una supernova e dei moti di materiale
stellare espulso e gas interstellare, causati dall’esplosione stessa, tramite il programma lh11 .
Questo programma permette di semplificare il problema mediante una trattazione unidimensionale,
risolvendo le equazioni della fluidodinamica che descrivono il sistema (trattato come un fluido
adiabatico2 ) utilizzando una griglia Lagrangiana.
Ciò che rende interessante lo studio di una supernova, dal punto di vista della fluidodinamica, è il moto
e il comportamento sia della materia espulsa dalla supernova stessa, sia del mezzo interstellare che viene
perturbato dall’intenso shock causato dall’esplosione, che verrà studiato introducendo il parametro della
viscosità artificiale.
Dal punto di vista computazionale, il codice del programma permette di modificare alcuni paramentri
iniziali, in modo da ottenere diversi sistemi da analizzare. In particolare si studieranno i seguenti casi:
• Sistema 1: Reverse shock ad una distanza dal punto dell’esplosione pari a r = 0.3
• Sistema 2: Main shock ad una distanza dal punto dell’esplosione pari a r = 0.6
• Sistema 3: Reverse shock ad una distanza dal punto dell’esplosione pari a r = 0.8
• Sistema 4: Assenza di viscosità artificiale
Più alcune simulazioni aggiuntive in cui si andranno a modificare parametri che sono stati lasciati
invariati nelle prime quattro.

1
"One-dimensional Lagrangian Hydro"
2
ovvero in cui non avvengono scambi di calore con l’ambiente esterno, quindi un sistema che non dissipa energia.
1
Indice
1 Discussione teorica del sistema studiato 3
1.1 Esplosione di una Supernova e mezzo interstellare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3
1.2 SNR: Supernova Remnant . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 4
1.3 Discontinuità di Shock . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5

2 Struttura del programma lh1 7


2.1 Input ed Output . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
2.1.1 File di Input . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7
2.1.2 File di Output . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7

3 Descrizione generale del codice 8


3.1 Metoto della griglia Lagrangiana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8
3.2 Viscosità artificiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9
3.2.1 Introduzione della viscosità artificiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9

4 Analisi dei dati ottenuti dalle simulazioni 10


4.1 Simulazione 1: Reverse Shock a r = 0.3 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 11
4.2 Simulazione 2: Main Shock a r = 0.6 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14
4.3 Simulazione 3: Reverse Shock a r = 0.8 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17
4.4 Simulazione 4: Assenza di viscosità artificiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 20

5 Ulteriori simulazioni 22
5.1 Simulazioni in cui si varia la viscosità artificaile q . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
5.1.1 q = 0.5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 22
5.1.2 q = 1 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 23
5.2 Simulazioni in cui si varia la a il rapporto tra energia interna alla superficie dello shock e
l’energia dell’ambiente esterno ef ac . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
5.2.1 ef ac = 0.5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 24
5.2.2 ef ac = 5000 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25
5.3 Simulazioni in cui si varia la frazione della massa spazzata dalla supernova e l’ambiente esterno
f mratio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
5.3.1 f mratio = 0.005 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26
5.3.2 f mratio = 5 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 27
5.4 Simulazioni in cui si varia il numero di celle della griglia all’interno della superficie di shock il 28
5.5 il = 40 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 28
5.6 il = 800 . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29

6 Appendice 30
6.1 Grafici dell’Energia Totale e conservazione della stessa . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 30
6.2 Rappresentazione Griglia Lagrangiana . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 31
6.3 Immagini di Resti di Supernova (SNR) . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32

2
1 Discussione teorica del sistema studiato
L’esplosione di una supernova è un evento in cui si sprigiona un enorme quantità di energia, rilasciata a
partire da un singolo punto, creando una superficie di discontinuità di shock che investe completamente il
mezzo interstellare nelle vicinanze. Questo sistema è quindi complesso sia per quanto riguarda la
descrizione dell’evento stesso, sia per la descrizione del passaggio dell’onda d’urto attraverso il mezzo
interstellare circostante, e attraverso materiale espulso durante l’esplosione della stella, chiamato
SuperNova Remnant (SNR).

1.1 Esplosione di una Supernova e mezzo interstellare


Le supernove sono tra le esplosioni più energetiche dell’universo. Il loro studio ci consente di ricostruire i
meccanismi fisici e i processi chimici che regolano le fasi finali dell’evoluzione stellare. Una supernova è lo
stadio finale delle stelle con una massa iniziale pari a otto volte la masse solari3 , dette supergiganti: queste
bruciano al proprio interno elementi leggeri, producendone di pesanti, fino a generare un nucleo di ferro. Il
mancato innesco del bruciamento del ferro, seguito dal rapido collasso del mantello, causa un vertiginoso
aumento della densità del nucleo ferroso, che collassa insieme a tutta la stella a causa della sua stessa forza
gravitazionale, non più contrastata dalle energie di fusione4 . La stella ha, ora, un nucleo di ferro inerte
circondato da gusci di reazioni nucleari di silicio, ossigeno, neon, carbonio, elio ed idrogeno. Il nucleo della
stella riesce a supportare il peso attraverso la pressione degli elettroni degeneri. Per masse superiori a
quella prevista dal Limite di Chandrasekhar il peso della stella diviene troppo grande per essere retto dal
cuore di elettroni degeneri e la stella collassa sul nucleo. Il nucleo stellare aumenta la propria densità
attraverso un processo chiamato neutronizzazione: i protoni reagiscono con gli elettroni nel nucleo di ferro,
dando vita a neutroni,ovvero pressione, quindi, diventa talmente elevata che gli elettroni sono costretti a
fondersi con i protoni, annullando le rispettive cariche e dando vita a neutroni, di carica neutra, secondo la
seguente reazione:

p + e− → n + νe (1)
Ogni reazione di neutronizzazione da vita anche ad un neutrino. Avvengono sempre più reazioni di
neutronizzazione, mentre restano sempre meno elettroni degenerati a supportare la resistenza del nucleo: si
arriva così ad un nucleo degenere di neutroni (stella di neutroni) che frena il collasso centrale. Gli strati
più esterni, continuando il collasso verso il centro della stella, rimbalzano violentemente contro il nucleo
incomprimibile, generando così una violentissima onda d’urto, che viaggia ad una velocità di circa
v ≈ 107m/s, sprigionando un energia pari a E ≈ 1046J. Per rendere al meglio l’enorme quantità di energia
sprigionata durante l’esplosione di una supernova si pensi a tutta l’energia che sprigiona la stella mentre si
trova nella sequenza principale rappresenta solo l’1% dell’energia della supernova.
L’esplosione della supernova può essere schematizzata attraverso le seguenti fasi, partendo dal core
centrale, da cui inizia a propagarsi la discontinuità di shock (discusso nella Sezione 1.3):

1. Successivamente alla fase di espansione libera della materia che costituiva la supernova, in accordo
con la termodinamica, avviene un raffreddamento, ma il fluido continua a rimanere caldo a causa dei
decadimenti radioattivi che avvengono nucleo della stella di neutroni rimanente (nel nucleo ferroso si
formano anche gli isotopi più pesanti del ferro).
2. Il gas diventa opaco e blocca il passaggio dei fotoni, in questo modo si verifica un aumento di energia
interna, dovuto alla cattura dell’energia radiativa trasmessa dai fotoni stessi.
3. L’aumento di energia interna prevale sull’energia gravitazionale e innesca un’ulteriore espansione, che
rende il gas otticamente sottile (quindi e non più in grado di bloccare il passaggio dei fotoni). In
questo modo si ha il rigetto del materiale che che si trovava negli strati più esterni della supernova (i
cosiddetti ejecta, con una massa pari a quella di circa 1-10 Soli) nel mezzo interstellare circostante,
con velocità dell’ordine di 104 km/sec
4. Lo shock provocato dall’esplosione investe il mezzo interstellare, accelerando il tutto. Questo provoca
una trasmissione di quantità di moto tra il materiale stellare espulso ed il mezzo interstellare, che
viaggia ad una velocità molto inferiore rispetto all’onda d’urto principale.
3
negli stadi finali della propria vita, una supergigante può raggiungere un raggio pari a cento volte il raggio del sole
4
La fusione nucleare all’interno di una stella si arresta al Ferro.
3
5. L’incontro della BlasW ave con il materiale circostante e Il raffreddamento successivo di questa
materia shockata provoca un Reverse Shock (o Shock Inverso)

1.2 SNR: Supernova Remnant


Un resto di supernova (indicato con l’acronimo SNR dall’inglese SuperNova Remnant) è costituito dunque
dal materiale espulso dalla supernova durante l’esposione5 e dal mezzo interstellare che viene spazzato
dall’onda d’urto6 . Anche se la sua emissione non è nella banda ottica del visibile, il SNR tende ad essere
una potente sorgente di raggi X, grazie all’interazione con il mezzo interstellare circostante. L’SNR
attraversa tre fasi principali:

1. Espansione Libera: ll gas del mezzo interstellare è talmente meno denso del materiale espulso dalla
stella che l’espansione procede senza perdita di velocità e senza intoppi. Successivamente
all’esplosione della supernova, viene generata un’onda d’urto. Questa, una volta attraversata la
materia stellare, continua ad espandersi nel mezzo interstellare circostante. Così si avranno un’onda
d’urto principale (main shock), procede verso l’ambiente esterno, e un onda d’urto inversa (reverse
shock) che invece si espande verso il materiale espulso dalla supernova7 . Il materiale (stellare e
interstellare) shockato si riscalda fino a temperature di milioni di gradi Kelvin, arrivando quindi ad
emettere raggi X, mentre l’onda d’urto principale, che continua ad espandersi nel mezzo interstellare,
crea radiazione di sincrotrone, dovuta all’accelerazione degli elettroni in presenza di un forte campo
magnetico esterno. Questo guscio in espansione circonda un’area di densità relativamente bassa, in
cui il materiale espulso dalla supernova si può espandere liberamente, in genere con velocità di circa
104 km/s. Questa fase di espansione libera ha una durata di circa (100 ÷ 200) anni, tempo
necessario alla massa del materiale travolto dall’onda d’urto per diventare maggiore della massa del
materiale espulso.
In questa prima fase, il materiale appena espulso tende a rarefarsi a causa del fatto che la nube è in
espansione a grande velocità. Gli strati più esterni, invece, entrano in contatto con il mezzo
interstellare circostante, un po’ spazzandolo via ed un po’ miscelandosi ad esso, con la conseguenza di
un aumento di densità.

2. Fase adiabatica (Sedov-Taylor): Poiché la massa del mezzo interstellare travolto dall’onda d’urto
aumenta, questa raggiunge una densità tale da ostacolare l’espansione libera della materia espulsa
dalla supernova. Il gas in espansione, trovando un ostacolo, diventa più compresso e la temperatura
aumenta fino a qualche milione di gradi. L’instabilità si raggiunge nel momento in cui la massa del
mezzo interstellare shockato si avvicina e diventa circa pari alla massa dalla supernova. Questo fa si
che la materia stellare si mescoli con il mezzo interstellare shockato, aumentando il campo magnetico
all’interno del guscio del SNR. Questa fase ha una durata di circa (10000 ÷ 20000) anni, pari a 100
volte la durata della fase precedente.

3. Fase Radiativa: L’onda d’urto continua a raffreddarsi, a causa dellla perdita di energia, tanto da
far scendere le temperature al di sotto dei 20000 Kelvin, condizione in cui gli elettroni possono
combinari con i protoni per la formazione di elementi pesanti. Questo processo di ricombinazione
irradia energia molto più efficientemente rispetto ai raggi X e l’emissione di sincrotrone, causando un
ulteriore raffreddamento dell’onda d’urto, che infine si disperde nel mezzo interstellare.

In media, la materia che costituisce l’SNR impiega circa 106 anni prima di disperdersi nel mezzo esterno
imperturbato.
I resti di supernova svolgono un ruolo fondamentale nell’evoluzione delle galassie: oltre alla loro funzione di
dispersione della materia interstellare e di elementi sintetizzati dalle reazioni che avvengono nel nucleo di
una stella di grande massa, si ritiene che siano responsabili anche delle accelerazioni dei raggi cosmici
galattici.
5
L’esplosione che stiamo considerando è in grado di liberare in un secondo la stesa quantità di energia liberata, sempre in un
secondo, da cento miliardi di miliardi di stelle paragonabili al nostro Sole.
6
dovuta anch’essa all’esplosione
7
ovvero il reverse shocksi espande con verso opposto rispetto al Main Shock

4
1.3 Discontinuità di Shock
In fluidodinamica, quando si parla di onde d’urto si parla di superfici di discontinuità: nella descrizione di
un sistema costituito da due fluidi, e che quindi presenta una superficie di separazione, le equazioni
differenziali costitutive che descrivono il sistema presentano soluzioni discontinue quando si va a descrivere
il tutto eliminando dimensioni. I flussi delle grandezze fluidodinamiche considerate sono continui, mentre le
grandezze stesse presentano singolarmente discontinuità in corrispondeza della passagio tra i due fluidi
(ovvero in corrispondenza della superficie di discontinuità).
I flussi delle grandezze che si vanno a considerare sono quello di massa, energia e quantità di moto:



 Massa: ρ1 v1x = ρ2 v2x

1 2
w1 + Pρ11 )v1 = ρ2 ( 21 v22 + w2 + Pρ22 )v2

Energia: ρ1 ( 2 v1 +



2 2 (2)
 ortogonali : P1 + ρ1 vx = P2 + ρ2 vx


 (
Quantità di moto:  ρ1 v1x v1y = ρ2 v2x v2y


tangenziali : ρ v v = ρ v v

 

1 1x 1z 2 2x 2z

Dove i pedici 1 e 2 indicano, rispettivamente, la zona all’interno dello shock e l’ambiente esterno
imperturbato; ρ è la densità, v la velocità, P la pressione, w l’entalpia.Inoltre, ricordiamo che il pedice 1
indica la zona non shockata, mentre il pedice 2 indica la zona shockata
Questo sistema di equazioni fornisce le considette condizioni di Rakine-Hugoniot, condizioni che deve
rispettare una superficie di discontinuità non tangenziale, c’è passaggio di materia, attraverso la superficie
di discontinuità.
Possono essere riscritte utilizzando il formalismo delle parentesi quadre [f] := f2 − f1 ottenendo:

1 P
[ρvx ] = 0; [ρ( v 2 + e + ] = 0; [P + ρvx2 ] = 0; [ρvx vy ] = 0; [ρvx vz ] = 0;
2 ρ

Da queste condizioni vediamo che la pressione, la velocità ortogonale alla superficie e la densità sono
grandezze che presentano delle discontinuità. Questa predizione teorica viene verficata anche dai grafici
ottenuti dalla simulazioni, discussi nella Sezione 4.
Ricordando ora che l’entalpia del sistema è definita come:

P
w =e+ (3)
ρ
e aggiungendo l’equazione di stato adiabatica:

P = (γ − 1)ρe (4)
con γ = n+1
n ≥ 1 indice adiabito, ed n indice politropico si può arrivare a soluzioni che possono descrivere il
problema, ma non sono facili da risolvere. Inoltre è difficile verificare se si possa parlare di onda d’urto o
meno, e in che condizioni questa si verifichi. A tale scopo introoduciamo il numero di M ach che indica il
rapporto tra la velocità di propagazione della superficie di discontinuità e la velocità di propagazione delle
onde sonore nel sistema considerato. Attraverso questo dato si può stabilire che:

• M ach > 1 : regime supersonico, possono crearsi gli shock (detonazione);

• M ach = 1 : regime sonico, non si verifica alcuno shock;

• M ach < 1 : regime subsonico, non si verifica alcuno shock (deflagrazione);

• M ach >> 1: regime ipersonico, esistono onde d’urto.

Nel caso in esame si ha M ach >> 1.

5
Dopo diversi calcoli, in approssimazione adiabatica, con temperature basse, con l’esplosione che avviene a
t=0 e lungo le linee del raggio di shock8 si hanno le seguenti relazioni:


γ+1


ρ2 = γ−1 ρ1





 2
γM
P2 = 2 γ+11 P1 (5)







v = 2 v

2 γ+1 1

8
ma essendo la superficie di shock una sfera, il raggio di shock è proprio il raggio della sfera
6
2 Struttura del programma lh1
2.1 Input ed Output
2.1.1 File di Input
Il codice scritto nel file lh1.f, la parte principale del programma, si basa su due ulteriori file che vengono
compilati in input dal programma stesso:

• commons.f dove vengono definite tutte le variabili utilizzate nel codice e il parametro nx, che indica
il numero di iterazioni da compiere, inizialmente impostato a nx = 2000.

• lh1.dat in cui vengono inizializzate le diverse variabili che descrivono il sistema. Queste possono
essere modificate dall’utente per determinare le situazioni descritte nell’introduzione, e che verranno
discusse nella Sezione 4

– nsteps che corrispondono al massimo numero di passi temporali dell’iterazione del codice;
– tmax che corrisponde al massimo tempo d’integrazione;
– efac che indica il rapporto tra energia interna alla superficie dell’onda d’urto e l’energia
dell’ambiente esterno;
– il che corrisponde al numero di celle della griglia all’interno della superficie dell’onda d’urto;
– q che è il parametro di viscosità artificiale;
– fmratio che corrisponde alla frazione di massa spazzata dalla supernova e la massa dell’ambiente
esterno.

2.1.2 File di Output


Il programma genera due file di output, su cui scrive i dati con cui creeranno i grafici9 che verranno
successivamente discussi (vedi Sezione 4):

• lh1.out su cui vengono stampati dal codice, nel seguente ordine): il numero della riga (che non serve
ai fini della costruzione dei grafici ), la massa, la distanza dall’origine o il raggio nella direzione in cui
si osserva l’evento simulato, la velocità, la densità, la pressione, l’energia interna, e come ultimo
valore quello del parametro di viscosità artificiale. Tutti i valori di queste grandezze sono presi in
base alle celle che definiscono la griglia Lagrangiana, in un determinato passo temporale definito dal
valore di nx dei file di input, come se per ogni grandezza si va ad osservare una fotografia in cui il
tempo è congelato e si osserva il comportamento delle grandezze stesse in funzione della distanza dal
punto in cui è avvenuta l’esplosione (tutto in funzione di r). Da notare che i dati ottenuti sono
normalizzati con il proprio valore massimo.

• lh2.out è l’ulteriore file di output in cui vengono scritti dal codice i valori del tempo, dell’energia
totale, dell’energia termica e dell’energia cinetica di tutto il sistema, in questo ordine. I valori questa
volta vengono presi non più in funzione del raggio, ma in funzione del tempo, e il limite di passi
temporali e il numero effettivo di suddivisione dei passi temporali di integrazione vengono inseriti
dall’utente nei file di input (rispettivamente tmax e nsteps).

9
i grafici sono stati creati utilizzando gnuplot
7
3 Descrizione generale del codice
Il codice di lh1 è un codice unidimensionale, basato su coordinate sferiche, il cui uso è molto semplice e
quindi utile nella descrizione di esplosioni di supernove o venti stellari. Il linguaggio computazionale
utilizzato è il Fortran, che è uno dei primi linguaggi di programmazione, essendo stato sviluppato a partire
dal 1954. Nei sistemi descritti dal codice, la massa Mr contenuta entro un raggio r, risulta essere una
variabile naturale indipendente e i punti della griglia (trattata nella sezione 3.2) sono attaccati proprio agli
elementi della massa. La relazione standard che descrive questa grandezza è la seguente:

dM r = 4πr2ρdr (6)
Ponendo la relazione (6) nelle 5) si ottengono le equazioni costituitve del codice:


1 dr
 ρ = 4πr 2 dMr

 Continuità






 dv 2 dP
 dt = −4πr dMr Eulero



(7)

de d 2
dt = −4πP dMr (r v)




 Energia






 dr

=v Equazione di Stato
dt

L’uso di coordinate sferiche permette di semplificare la trattazione del problema, ma lo rende anche
inutilizzabile per problemi multidimensionali (nonostante in generali ad essi si applichi benissimo il metodo
della griglia lagrangiana) poichè la simmetria radiale è sfruttata già dalle equazioni del codice, che sono
quindi unidimensionali.

3.1 Metoto della griglia Lagrangiana


Il metodo utilizzato per descrivere il fluido in questo programma è il metodo della griglia Lagrangiana.
Consiste in una schematizzazione del fluido mediante una griglia, trattata come se fosse fissata al materiale
da analizzare durante l’intero processo di computazione.

Figura 1: esempio di deformazione delle celle lagrangiane che seguono il fuido

In questo modo si possono studiare il moto e l’evoluzione della griglia, per poi comprendere l’aspetto fisico
dei risultati ottenuti, inoltre questo è il metodo migliore per la trattazione degli shock. Gli elementi
costitutivi della griglia trasportano massa, quantità di moto ed energia. E’ importante notare come ciascun
8
elemento abbia una massa fissata, e quindi valga il principio di conservazione della massa. Questo,
tuttativa, esclude la possibilità che ci sia flusso di materia tra una cella e l’altra.
Un ulteriore caratteristica nello studio dello shock attraverso una griglia Lagrangiana è la seguente: uno
shock è matematicamente definito come una superficie di discontinuità, ma fisicamente rappresenta una
brusca variazione delle quantità fluidodinamiche con uno spessore di qualche cammino libero medio. La
risoluzione numeria dei metodi computazionali per la descrizione dei fluidi, però, può arrivare ad essere 104
volte più grande rispetto allo spessore di queste bruche variazioni, quindi non si riesce ad ottenere
un’accurata riproduzione di uno shock. Ma il problema maggiore risiede nel momento in cui lo shock inizia
ad aumentare la propria intensità, provocando oscillazioni casuali all’interno della griglia. Per cercare di
eliminare, o ridurre, queste oscillazioni all’interno delle singole celle della griglia Lagrangiana, che
comprometterebbero la qualità e l’affidabilità dei risultati, si introduce il parametro di viscosità artificiale.

3.2 Viscosità artificiale


La viscosità artificiale agisce allargando i profili d’onda creati numericamente per un certo numero di zone,
riducendo così le oscillazioni causate da un intenso shock nella griglia.
Questa viene introdotta nel codice perché, a differenza della viscosità interna cinetica, che risulta essere
dannosa e incontrollabile, la viscosità artificiale risulta utile e controllabile: con essa si cerca di simulare la
dispersione del fronte d’onda di shock, dove l’energia cinetica di un moto ordinato è convertita in energia
interna. Quindi si può affermare che la viscosità artificiale funziona solo in presenza di blast wave, ma non
deve allargare molto il fronte d’onda perché rischierebbe di non renderlo più una superficie di discontinuità,
andando a violare le condizioni di Rakine-Hugoniot. Inoltre, l’introduzione della viscosità artificiale non
deve violare la continuità dei flussi della massa, della quantità di moto e dell’energia attraverso lo shock10 .

3.2.1 Introduzione della viscosità artificiale


Questo parametro venne introdotto da Von Neumann e Richtmyer, nel 1950, per risolvere il problema della
discontinuità legata allo shock nei fluidi unidimensionali: questa deve essere allargata nello spazio, ma
senza arrivare a violare le condizioni di Rakine-Hugoniot (Formula 2). Il problema venne risolto
introducendo nelle equazioni cardinali della fluidodinamica un termine di pressione artificiale:

(
∂v 2 ∂v
q 2 ρ(∆x2 )| ∂x | se | ∂x |<0
Q= ∂v
(8)
0 se | ∂x | > 0

dove il termine di viscosità artficiale è rappresentato da q, il cui valore deve essere calcolato
sperimentalmente in base al sistema in esame. L’equazione generale del termine introdotto da Neumann e
Richtmyer è quindi data da:

∆v 2 ∆v ∆v
Q = q 2 ρ(∆x2 )| | = q 2 ∆x|∆v|ρ = νav ρ (9)
∆x ∆x ∆x
Con νav = q 2 ∆x|∆v| che rappresenta il coe[U+FB03]cientediviscositàarti[U+FB01]ciale, con dimensione
cm2 s−1 (come il coefficiente di viscosità cinematica).
Successivamente, grazie a Landshoff, si notò che con una viscosità artificiale quadratica si sarebbero
comunque formate delle piccole oscillazioni post-shock, quindi si introdusse il termine di stress viscoso
tramite la seguente formula:

q = C1 ρ(∆v)2 + C2 ρcs |∆v| (10)


dove C1 e C2 sono coefficienti adimensionali, mentre cs rappresenta la velocità del suono locale. Tutt’ora si
cercano metodi computazionali efficienti che riducono al meglio le oscillazioni che si vengono a formare
all’interno delle celle della griglia Lagrangiana in prossimità degli shock.

10
Le grandezze sono quantità discontinue attraverso la superficie, ma non i loro flussi
9
4 Analisi dei dati ottenuti dalle simulazioni
Nei grafici ottenuti dalle diverse simulazioni sono facilmente individuabili le zone qui sotto elencate, a
partire da r = 0 in poi:

• Espansione libera in cui la materia stellare all’interno della superficie di discontinuità, grazie al
moto del fluido e dalla risultante delle energie e delle forze, compie un espansione libera, come
discusso nella Sezione 1

• Reverse Shock ovvero la superficie di discontinuità di shock che, a causa della minore velocità e
minore temperatura della materia shockata, si muove nel verso opposto a quello in cui si propaga il
main shock.

• Materia stellare shockata in cui si descrive il moto della materia espulsa dall’esplosione della
supernova, shockata dal passaggio dell’onda d’urto;

• Superficie di discontinuità che separa la materia stellare shockata dall’ambiente shockato;

• Ambiente shockato in cui si ha il comportamento del mezzo interstellare circostante dopo il


passaggio dell’onda d’urto, quindi shockato;

• Main shock che rappresenta la superficie di discontinuità di shock principale, creata dall’esplosione
della supernova;

• Ambiente esterno in cui si ha il mezzo interstellare circostante imperturbato, in cui l’onda d’urto
ancora non è arrivata.

Si ricorda che i risultati ottenuti dal programma sono normalizzati a partire dal proprio massimo

10
4.1 Simulazione 1: Reverse Shock a r = 0.3
In questa simulazione vengono usati i seguenti parametri, in modo da ottenere il Reverse Shock a r = 0.3




nsteps = 16000

tmax = 50





ef ac = 50




il = 400

q=2







f mratio = 0.05

Figura 2: Simulazione con R.S. a r=0.3

Sia dal grafico in Figura 2 , che mostra tutte le variabili fludodinamiche in funzione del raggio, sia dai
grafici singoli (Figura 3,) si possono facilmente riconoscere le zone elencate all’inizio della Sezione 4.
I due fronti d’onda, rispettivamente Main e Revese shock, possono essere riconosciuti dove il grafico
presenta delle discontinuità insieme a dei picchi della viscosità artificiale, che agisce solo in prossimità degli
shock. In particolare, come atteso, si individua il Reverse Shock a r = 0.3, mentre il Main Shock si trova a
r = ≈ 0.45
La terza discontinuà che si può osservare nel grafico riepilogativo (Figura 2) e nei grafici di densità ed
energia (Figura 3 rispettivamente in viola e in rosso), indica dove si trova la superficie di discontinutà
che separa la materia stellare shockata dall’ ambiente shockato. Questa si trova ad r ≈ 0.4
Infine, nel grafico in Figura 2 è particolarmente evidente come l’ambiente esterno mantenga i valori forniti
dall’utente come condizioni iniziali.

11
Figura 3: Simulazione con R.S. a r=0.3
Variabili Fluidodinamiche in funzione del raggio

12
Dal grafico in Figura 4 è facilmente visibile l’andamento della massa in funzione della distanza
dall’esplosione, che tende ad aumentare, e varia il suo andamento esattamente in corrispondenza del
reverse shock, individuabile dal primo picco della viscosità artificiale, e del main shock, in corrispondenza
del secondo picco della viscosità artificiale.

Figura 4: Massa e viscosità. Simulazione con R.S. a r=0.3

Infine osserviamo, nel Grafico 5 l’andamento di Energia Totale, Energia Cinetica ed Energia Termica. La
conservazione dell’Energia totale è chiaramente rispettata, inoltre si vede come l’Energia Termica si
trasformi in Energia Cinetica e viceversa.

Figura 5: Energia Totale, Cinetica e Termica


Simulazione con R.S. a r=0.3

13
4.2 Simulazione 2: Main Shock a r = 0.6
In questa simulazione vengono usati i seguenti parametri, in modo da ottenere il Main Shock a r = 0.6




nsteps = 29500

tmax = 50





ef ac = 50




il = 400

q=2







f mratio = 0.05

Figura 6: Simulazione con M.S. a r=0.6

In questa simulazione si osservano gli stessi andamenti delle grandezze fluidodinamiche precedentemente
illustrate nella Simulazione 1, ma con un passo temporale maggiore, si vede come il fronte d’onda evolve e
si sposta verso destra. Da notare che la distanza del reverse shock e del main shock è aumentata rispetto
alla prima simulazione proprio perche si muovono con velocità differenti, mentre la separazione tra la
materia stellare shockata e l’ambiente esterno shockato comincia a non essere più ben definita, soprattutto
osservando l’andamento della velocità e della pressione sia nel grafico generale Figura 6 sia in quelli singoli
Figura 7, con velocità e densità risppettivamente in azzurro e viola.
I due fronti d’onda, rispettivamente Main e Revese shock, possono essere riconosciuti dove il grafico
presenta delle discontinuità insieme a dei picchi della viscosità artificiale, che agisce solo in prossimità degli
shock. In particolare, come atteso, si individua il Main Shock a r = 0.6, mentre il Reverse Shock si trova a
r = ≈ 0.35

14
Figura 7: Simulazione con M.S. a r=0.6
Variabili Fluidodinamiche in funzione del raggio

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Amche qui, dal grafico in Figura 8 è facilmente osservabile l’andamento della massa in funzione della
distanza dall’esplosione, che tende ad aumentare, e varia il suo andamento esattamente in corrispondenza
del reverse shock, individuabile dal primo picco della viscosità artificiale, e del main shock, in
corrispondenza del secondo picco della viscosità artificiale.

Figura 8: Massa e viscosità. Simulazione con M.S. a r=0.6

Infine osserviamo, nel Grafico 9 l’andamento di Energia Totale, Energia Cinetica ed Energia Termica. La
conservazione dell’Energia totale è chiaramente rispettata, inoltre si vede come l’Energia Termica si
trasformi in Energia Cinetica e viceversa.

Figura 9: Energia Totale, Cinetica e Termica


Simulazione con M.S. a r=0.6

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4.3 Simulazione 3: Reverse Shock a r = 0.8
In questa simulazione vengono usati i seguenti parametri, in modo da ottenere il Reverse Shock a r = 0.8




nsteps = 50000

tmax = 50





ef ac = 50




il = 400

q=2







f mratio = 0.05

Figura 10: Simulazione con R.S. a r=0.8

In questa terza simulazione si ha un ulteriore evoluzione del Main Shock, che arriva fino a r = 0.8, ma
questo causa una discretizzazione non esatta nei punti poco distanti dall’esplosione: nella parte interna alla
superficie di shock vi sono infatti poche celle per descrivere in modo sufficientemente accurato cosa accade.
Per questo motivo l’andamento che precede il main shock non è descritto al meglio, ed è chiaramente
visibile la discretizzazione con pochissimi punti con cui viene ricostruito l’andamento delle grandezze
fluidodinamiche. Il grafico seguente descrive questa terza simulazione:

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Figura 11: Simulazione con R.S. a r=0.8
Variabili Fluidodinamiche in funzione del raggio

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Infine osserviamo, nel Grafico12 l’andamento di Energia Totale, Energia Cinetica ed Energia Termica, un
andamento che continua a rispettare la conservazione dell’energia totale, una prima trasformazione
dell’energia termica in energia cinetica, e successivamente una lenta trasformazione da energia cinetica a
termica per via della dissipazione.
La conservazione dell’Energia totale è chiaramente rispettata, inoltre si vede come l’Energia Termica si
trasformi in Energia Cinetica e viceversa.

Figura 12: Energia Totale, Cinetica e Termica


Simulazione con R.S. a r=0.8

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4.4 Simulazione 4: Assenza di viscosità artificiale
In questa simulazione viene messa pari a zero la viscosità artificiale, mentre agli altri parametri vengono
assegnati i seguenti valori:


nsteps = 5000



tmax = 50





ef ac = 50




il = 400

q=0







f mratio = 0.05

Figura 13: Simulazione senza viscosità artificiale

Questa simulazione mette in luce i limiti del metodo della griglia Lagrangiana nella descrizione degli shock:
eliminando completamente il termine di viscosità artificiale, il codice non riesce a gestire la griglia e il
fluido da descrivere, portando a risultati che non seguono l’andamento predetto dalla teoria. I dati raccolti
nei file di input presentano oscillazioni casuali post-shock provocate proprio dall’assenza del parametro di
viscosità artificiale. Questo accade sia per le variabili fluidodinamiche in funzione del raggio, e sia per le
energie in funzione del tempo, come è evidente dai grafici nelle Figure 13 e 14

In particolare, osservando solo l’Energia Totale, si osserva come questa tenda, leggermente, a dimuire,
mentre invece dovrebbe conservarsi.

20
Figura 14: Simulazione senza viscosità artificiale

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5 Ulteriori simulazioni
Oltre alle simulazioni appena elencate si possono fare ulteriori simulazioni andando a modificare parametri
che fino ad ora non sono stati modificati, per visionare e studiare poi i risultati ottenuti. I valori originali
che si vanno a modificare sono: efac = 50 e fmratio = 0.05, il = 400, q = 2, inoltre tutte le seguenti
simulazioni sono state eseguite utilizzando il primo set di condizioni iniziali, ovvero quello che vrea il
Reverse Shock a r = 0.3

5.1 Simulazioni in cui si varia la viscosità artificaile q


Diminuendo la viscosità artificiale, si osserva come il programma riesca sempre meno a descrivere in modo
sempre meno il processo fisico in esame.

5.1.1 q = 0.5
Come si vede dai grafici seguenti, per un valore basso come q = 0.5 il programma non reisce più a descrivere
bene le zone in cui sono presenti gli shock, mentre la conservazione dell’energia rimane rispettata.

Figura 15: Simulazione q = 0.5

22
5.1.2 q =1
Per q = 1 la situazione è più simile a quella mostrata nella simulazione 1, in (sempre con R.S. a r=0.3, ma
con q=2) visibile in Figura 2, anche se la descrizione ottenuta della zona tra il Main e il Reverse Shock
continua a non essere ottimale. Anche qui è rispettata la conservazione dell’energia.

Figura 16: Simulazione q = 1

23
5.2 Simulazioni in cui si varia la a il rapporto tra energia interna alla superficie dello
shock e l’energia dell’ambiente esterno ef ac
Una prima simulazione è quella fatta andando a modificare il valore della variabile efac che indica il
rapporto tra energia interna alla superficie dello shock e l’energia dell’ambiente esterno.

5.2.1 ef ac = 0.5
Ponendo efac = 0.05 si ottengono risultati che mettono in luce la poca energia sprigionata dall’esplosione:
dal punto di vista energetico, l’energia termica quasi non si trasforma in energia cinetica, in funzione del
tempo; mentre riguardo l’andamento delle variabili fluidodinamiche in funzione del raggio si nota che, a
differenza delle altre simulazioni, i valori della materia stellare espulsa dalla supernova rispetto a quelli
dell’ambiente shockato sono opposti a quelli ottenuti nelle altre simulazioni. Questa simulazione è
visionabile nei seguenti tre grafici:

Figura 17: Simulazione efac = 0.05

24
5.2.2 ef ac = 5000
Ponendo invece una grande energia della supernova, quindi con efac = 5000, si hanno gli andamenti
aspettati teoricamente per le grandezze fluidodinamiche in funzione del raggio, mentre per l’energia c’è uno
scambio maggiore tra energia termica e energia cinetica, come si può vedere dai due grafici sull’energia:

Figura 18: Simulazione efac = 5000

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5.3 Simulazioni in cui si varia la frazione della massa spazzata dalla supernova e
l’ambiente esterno f mratio
Si può modificare inoltre la frazione della massa spazzata dalla supernova e l’ambiente esterno.

5.3.1 f mratio = 0.005


Se si pone fmratio = 0.005 si ottengono i seguenti grafici, in cui si può notare che essendoci poca massa di
materia stellare espulsa dalla supernova, questa si mescola subito con il mezzo interstellare circostante, non
creando più la superficie di discontinuità che separava i due fluidi tra il reverse shock e il main shock. Per
quanto riguarda le energie non vi è più alcuno scambio tra energia termica in energia cinetica.

Figura 19: Simulazione fmratio = 0.005

26
5.3.2 f mratio = 5
Ponendo invece fmratio = 5 l’effetto è ben diverso: data l’enorme massa espulsa rispetto alla massa
dell’ambiente esterno, si ha un reverse shock molto più vicino al main shock, e una trasformazione
dell’energia termica in energia cinetica molto più elevata di qualsiasi altra simulazione.

Figura 20: Simulazione fmratio = 5

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5.4 Simulazioni in cui si varia il numero di celle della griglia all’interno della
superficie di shock il
Infine si può modificare il valore che corrisponde al numero di celle della griglia all’interno della superficie
di shock rendendolo molto basso, pari a il = 40 (Figura 21), o troppo alto, pari a il = 800 (Figura 22), il
programma non riesce ha descrivere al meglio il sistema all’interno del main shock, in un caso per la poca
disponibilità di celle, mentre nell’altro per il problema opposto.

5.5 il = 40

Figura 21: Simulazione il = 40

28
5.6 il = 800

Figura 22: Simulazione il = 800

29
6 Appendice
6.1 Grafici dell’Energia Totale e conservazione della stessa
Se si va a graficare solamente l’energia totale, nelle simulazioni 1,2,3 (Sezione 4) ci si accorge che questa
non assume sempre, esattamente, lo stesso valore. Ma le variazioni sono minime, quindi si presume che sia
dovuto a piccoli errori computazionali, che possono essere trascurati ai fini dell’analisi dati.

Figura 23: Simulazione R.S. = 0.3

Figura 24: Simulazione M.S. = 0.6

Figura 25: Simulazione R.S. = 0.8

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6.2 Rappresentazione Griglia Lagrangiana
Dal punto di vista del codice usato per il programma lh1 è stato usato il linguaggio di programmazione
Fortran. Non si andrà nello specfico, ma si cercherà di dare un’idea di come vengono calcolate le diverse
variabili che definiscono le grandezze principali. La seguente immagine illustra come il raggi rjn si trovino
n
ai vertici delle celle della griglia, le velocità vj+1/2 si trovino sui lati verticali,mentre la densità ρnj+1/2 ,la
n n
pressione Pj+1/2 e l’energia per unità di massa ej+1/2 si trovino lungo i lati orizzontali.

Figura 26: Schema che rappresenta la griglia ele variabili poste su di essa.
Con x si indicano ρ, P ed e.

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6.3 Immagini di Resti di Supernova (SNR)

Figura 27: Espansione del materiale eiettato da Sn 1987A, nella Grande Nube di Magellano, e successiva
collisione con il materiale circumstellare preesistente, perso dalla stella progenitrice nelle fasi finali della
sua vita.
Crediti: Nasa, Esa, R. Kirshner e P. Challis

Figura 28: Cassiopeia A è un resto di supernova appartenente alla costellazione di Cassiopea ed è la più
brillante radiosorgente extrasolare del cielo a frequenze superiori a 1 GHz.
Crediti: Nasa

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Figura 29: La Nebulosa Granchio (nota anche come Nebulosa del Granchio o con le sigle di catalogo M 1 e
NGC 1952) è un resto di supernova visibile nella costellazione del Toro, è formata dai gas in espansione
espulsi durante l’esplosione della Supernova 1054
Crediti: Nasa

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