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Iniziamo il nostro percorso da una fonte alla quale vogliamo dissetarci in questo
tempo pasquale. Quattro fiumi, come dice il libro della genesi, che scaturiscono dal
Paradiso terrestre.
C’è però una novità, questa fonte, o questi fiumi, scaturiscono ora dalla croce, meglio
ancora dal costato di Cristo.
Sentiamo quanto afferma Sant’Agostino:
Sappiamo bene che dove c’è acqua, c’è vita, specie animali e vegetali.
Contemplare e parlare del mistero della pasqua non è facile, non è possibile, ….
dovremo usare delle immagini, dei simboli per capirci. Questa sera non faremo altro
che questo: useremo delle immagini, animali in particolare, che i padri della chiesa
usarono in modo simbolico per esprimere la morte e risurrezione del Signore. Ecco
allora che scorgiamo subito dei cervi che si dissetano all’acqua:
IL CERVO
è il primo animale che ci servirà questa sera. «Come la cerva anela ai corsi d’acqua,
cosi l’anima mia anela a te o Dio, l’anima mia ha sete di Dio»…la prima fonte di
ispirazione circa la simbologia di questo animale è questo salmo. Il cervo è simbolo
dell’anima cercatrice di Dio, che si disseta alla fonte della vita di Dio.
La vita divina, tutti i doni scaturiti dalla Pasqua del Signore, sono come una fonte
d’acqua alla quale ci si disseta.
La sapienza antica ci ha tramandato un immagine positiva dei cervi, come di animali
miti e di animali che lottano contro il male;
Ascoltiamo innanzitutto quanto affermava la sapienza antica. Plinio il Vecchio,
scrittore romano vissuto qualche decennio dopo di Gesù. Egli scrive una grande
opere…
I cristiani assunsero subito questa credenza come immagine per rappresentare Cristo
stesso, che combatte e annienta il male, il demonio, rappresentato nel serpente.
LA FENICE
IL PAVONE
Altro animale altamente simbolico è il pavone. Fin dall’antichità si
accorsero che questo animale custodiva una virtù nascosta, quella delle sue
magnifiche penne colorate, che mostra solo in determinati momenti.
Dunque è segno di interiorità, di riservatezza. In senso negativo, in alcuni
casi esprimerà anche la vanagloria.
Ora, questo animale lo incontriamo raffigurato spesso nell’arte cristiana
antica, nelle catacombe, nelle chiese paleocristiane e romaniche.
Del pavone l’antichità classica ci afferma tre cose:
- ogni inverno perde le sue magnifiche piume per poi ritrovarle in
primavera (Plinio, Storia Naturale);
- secondo un’antica credenza la sua carne non va in decomposizione.
Sentiamo quanto afferma sant’Agostino:
Soltanto Dio ha concesso alla carne del pavone morto di non
imputridire. Sembra una cosa incredibile a udirsi quel che ci capitò a
Cartagine. Ci fu imbandito questo uccello arrosto. Demmo ordine che
fosse conservato, quanto sembrò opportuno, uno stacco di magro dal
petto. Consegnato e portato a tavola dopo un periodo di giorni tale che
qualsiasi altra carne arrosto sarebbe imputridita, quella non offese
affatto il nostro odorato. Messo da parte, dopo più di trenta giorni fu
trovato qual era e così dopo un anno, salvo che era di mole più secca e
ridotta (La Città di Dio)
In tal senso esprime quindi Cristo stesso, la cui carne non ha subito la
corruzione.
C’è però anche una raffigurazione particolare del pavone, che ricorre
molto spesso. Qui lo vediamo raffigurato in un bellissimo pluteo
longobardo.
I pavoni, solitamente in coppia, si dissetano ad una fonte. In questo caso il
pavone è il cristiano. Si disseta all’acqua del battesimo, ma spesso si
disseta ad un calice, ossia all’eucarestia.
IL LEONE
Arriviamo ora a parlare del Leone, un animale che ci colpisce prima di
tutto per la sua forza e la sua nobiltà. Un animale che suscita timore.
Secondo Plinio il Vecchio questo animale sarebbe però capace di
risparmiare dallo sbranamento quell’uomo che lo implorasse. Fu associato
fin dall’antichità alle divinità mesopotamiche. Lo incontriamo in Assiria,
in Persia, con una ricchissima simbologia.
Ma eccolo anche nella Bibbia. Il leone viene annunciato nel libro della
Genesi come animale simbolico per rappresentare una delle 12 tribù.,
quella di Giuda.
Quando il leone dorme nella sua tana i suoi occhi vegliano: infatti
rimangono aperti. Lo testimonia anche il Cantico dei Cantici, dicendo:
“io dormo ma il mio cuore veglia”. Così anche il corpo del Signore mio
dorme sulla croce, ma la sua natura divina veglia alla destra del
Padre.(Fisiologo)
Ecco allora il motivo del motto “In somno vigilo”. Cristo, nonostante la sua morte,
nonostante il suo corpo inerme nel sepolcro, ha vegliato con la sua divinità in attesa
della risurrezione, e come un leone a vinto con potenza sulla morte, ha sbranato la
morte.
Il leone compare da per tutto nelle chiese antiche…
L’AGNELLO
La simbologia dell’agnello affonda le sue radici in modo inequivocabile nella sacra
scrittura. Nel libro dell’Esodo il popolo riceve il compito di immolare un agnello
nella pasqua di liberazione dalla schiavitù dell’Egitto.
Apocalisse:
E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima
infatti erano scomparsi e il mare non c'era più. 2 E vidi anche la città
santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come
una sposa adorna per il suo sposo.
5 E Colui che sedeva sul trono disse:
"Ecco, sono compiute!
Io sono l'Alfa e l'Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell'acqua della vita.
7 Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio.
9 Poi venne uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe piene degli
ultimi sette flagelli, e mi parlò: "Vieni, ti mostrerò la promessa sposa,
la sposa dell'Agnello". 10 L'angelo mi trasportò in spirito su di un
monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che
scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. 11 Il suo
splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di
diaspro cristallino.
22 In essa non vidi alcun tempio:
il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello
sono il suo tempio.
23
La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna:
la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l'Agnello.
Poiché avevi constatato che il genere umano era precipitato nel profondo,
ti sei addirittura fatto uomo per salvare l’uomo. Infatti non hai soltanto
voluto nascere dotato di un corpo, ma sei diventato carne che sopportò
nascita e morte. Subisci i riti del funerale tu che sei l’autore della vita e
del mondo. Le tenebre si dissolsero, messe in fuga dal bagliore di Cristo e
caddero gli spessi mantelli dell’oscura notte. O benefico Signore, mantieni
ora la promessa fatta, ti supplico, è giunto il terzo giorno, risorgi, o mio
sepolto! Ti prego togliti le bende, lascia il sudario nel sepolcro: tu sei
tutto per noi e senza di te nulla esiste! Restituisci il tuo volto, perché le
generazioni vedano la luce, restituisci la luce al giorno!
Ecco, la belva feroce in un rantolo vomita la folla inghiottita e l’Agnello
sottrae le pecorelle dalla bocca del lupo.