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Il progetto dell’allestimento dei moduli espositivi si avvale, in primo

luogo, dl accorgimenti tecnico-artistici che hanno la funzione di rendere più


semplice la lettura delle informazioni scientifiche anche al visitatore meno
attento e preparato. Si tratta di accorgimenti che si attuano nel percorso generale
del Museo - come ad esempio la disposizione articolata dei moduli espositivi, la
creazione dl spazi vuoti e di stop - oltre che nel percorso visivo di ogni singolo
pannello o vetrina. L’attenzione in chiave psicologica dedicata a questo aspetto
generale dell’esposizione, interpretata e gestita da ogni elemento dell’’equipe di
lavoro, ha contribuito in modo decisivo alla definizione della scelta delle
tecniche e delle modalità di trasmissione del contenuto scientifico.

SCELTA DEL LINGUAGGIO ESPOSITIVO


Il percorso

Uno degli aspetti fondamentali del Museo, che lo rende unico rispetto alle altre
forme di comunicazione come la stampa o il video, è senza dubbio la partecipazione
attiva dell’utente, che può entrare nell’argomento senza subirlo: il visitatore può decidere
la lunghezza del suo percorso e decidere la durata della visita attraverso una scelta
individuale tra superficialità ed attenzione. La suddivisione delle tematiche e la loro
traduzione in linguaggio visivo è stata quindi gestita in modo tale da rendere ogni
gruppo tematico, anche se strettamente consequenziale, il più possibile estrapolabile dal
discorso generale. Questo in definitiva per permettere a ciascun utente la possibilità di
approcci differenti. La gestione frazionabile di questo tipo di esposizione permette
inoltre di avere a disposizione unità di facile strutturazione, e cioè moduli che possono
essere cambiati nelle forme e nei contenuti, senza per questo compromettere l’intero
apparato espositivo.
Intenzionalmente è stato adottato un tipo di linguaggio espositivo ritmato; per questo
è stata prevista l’alternanza di moduli con semplici informazioni - esplicate per lo più

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attraverso immagini - ed esposizioni contenenti gli approfondimenti delle tematiche
trattate. Inoltre, grandi pannelli di chiaro significato artistico - come ingrandimenti di
foto d’epoca - allentano la continua attenzione posta dall’osservatore alla parte
scientifica. Oltre a ciò, l’uso del colore e di fonti di luce crea dei “codici” di lettura che
aiutano il visitatore alla scelta degli argomenti per lui più interessanti.
La volontà di non emarginare una parte del pubblico nella trasmissione del messaggio
culturale, ci ha inoltre spinto a proporre un doppio linguaggio, per meglio dire due livelli
di comunicazione: un primo livello rivolto ad un pubblico generico e/o frettoloso, un
secondo livello rivolto ad un pubblico più specialistico e/o più curioso. La parte del
pubblico non preparato potrà capire le didascalie più complesse e i temi più
approfonditi solo dopo aver recepito le indicazioni contenute nel livello didascalico
precedente.
I due linguaggi sono utilizzati su pannelli distinti. Le informazioni scientifiche del primo
livello sono generali, propedeutiche ed esaustive; in tal modo sarà possibile effettuare un
visita completa, anche se veloce e non approfondita, mediante la sola visione di questi
pannelli.
Il linguaggio espositivo più chiaro e più immediato per una facile comprensione del
tema trattato è sicuramente quello delle immagini: nei pannelli del primo livello sono
collocati quindi disegni, grafici e schemi esplicativi oltre ai campioni più belli e più
interessanti. Le didascalie che accompagnano queste immagini sono molto semplici e
graficamente trattate come fossero loro stesse immagini. Inoltre, l’uso del colore, di
piani in rilevo, di fonti luce, creando un senso obbligato di lettura, guidano il visitatore
in questa prima fase di lettura e di apprendimento.
Il secondo livello di comunicazione, collocato accanto alla vetrina propedeutica, non è
altro che l’approfondimento dei temi trattati nel livello precedente, sia per l’uso di un
linguaggio più “specialistico” che per un’analisi dei temi più difficili.
Le informazioni didascaliche saranno comunque accompagnate da illustrazioni e da
campioni scelti appositamente, in modo da renderle comunque intelleggibili a tutti i
visitatori.

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SCELTA DEL LINGUAGGIO ESPOSITIVO
Il significato dei campioni esposti

La comunicazione attraverso gli oggetti - e per oggetti non si intende solo i campioni
esposti - prerogativa indiscutibile dell’essere Museo, è senz’altro tra le più efficaci per la
sua immediatezza nel veicolare l’informazione. Questo tipo di comunicazione risulta, al
contempo, anche la più completa per la sua possibilità di stimolare non solo il senso
della vista, ma anche quelli dell’udito e del tatto e, in modo potenziale, quelli dell’olfatto
e del gusto. La presenza di oggetti in un’esposizione museale permette inoltre al
visitatore di agganciarsi alla realtà e ai fatti, semplificando in modo drastico
l’apprendimento del tema trattato; l’oggetto evita quindi il partire da sintesi astratte e da
teorie non controllabili. Inoltre non si tratta di una comunicazione codificata, come
accade nell’illustrazione o il testo di un libro: è l’oggetto stesso a fornirci l’informazione.
Ma perché questo tipo di comunicazione abbia un valore didattico è importante inserire
l’oggetto in una tematica generale e finalizzata, azione che prevede la sua
contestualizzazione all’interno delle indagini storico - scientifiche. Non è quindi
l’oggetto il solo protagonista di una azione museale, bensì il significato che esso
acquisisce nello sviluppo di una tematica.

SCELTA DEL LINGUAGGIO ESPOSITIVO


L ‘illustrazione come veicolo per informare

Tutte le immagini, indipendentemente dalla loro natura, dalla loro struttura, dal
loro supporto - se cartaceo oppure informatico, se tridimensionale o se posti su pannelli
per un’esposizione - hanno il compito di trasmettere messaggi. Si tratta di una

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responsabilità che rende necessario lo studio specifico del contenuto e la scelta della
tecnica più adatta alle esigenze e agli scopi della rappresentazione. Sono quindi
applicazioni che devono essere realizzate secondo criteri e codici ben precisi.
Costruire un’immagine non è quindi solo un problema estetico, ma assai più spesso un
problema funzionale. Ne sono prova tutte le sollecitazioni che ci vengono fornite
attraverso il linguaggio visivo, sollecitazioni che provengono per mezzo della televisione,
dei giornali, della pubblicità, delle immagini multimediali ecc. O persino quelle dei
segnali stradali e dei cartelli indicatori nelle stazioni ferroviarie. Tutte queste forme di
trasmissione visiva si avvalgono di codici: perché queste raggiungano lo scopo voluto il
codice usato deve essere necessariamente universale.
La strutturazione di un’immagine attraverso l’uso di codici, lasciando indefinite alcune
informazioni, consente inoltre di creare immagini “interattive”. Tutt’oggi però molti
studiosi rimangono perplessi sull’efficacia di questo metodo. Nonostante ciò le diverse
discipline applicate agli studi sulle tecniche del visual, tra cui la psicologia, hanno
dimostrato che la costruzione di un’immagine, nella quale siano state volutamente
tralasciate o lasciate indefinite alcune informazioni può creare interattività: se forniamo
al lettore sufficienti informazioni da permettergli di integrare spontaneamente gli
elementi mancanti nell’immagine, questi sarà in grado di partecipare attivamente e
individualmente alla creazione dell’immagine stessa.

SCELTA DEL LINGUAGGIO ESPOSITIVO


Le didascalie

In un allestimento museografico le informazioni trasmesse attraverso l’uso di


didascalie rivestono un’importanza fondamentale. Ma se da un lato l’uso quasi esclusivo
e prolisso di questo elemento risulta sicuramente troppo stancante per il visitatore, un
numero inadeguato di didascalie, in cui i concetti sono espressi con linguaggio
semplicistico e riduttivo, può rendere vano ogni tentativo di informazione. L’equilibrio
tra informazione scritta e illustrata è risultato la soluzione adeguata a questo problema.

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E’ inoltre fondamentale strutturare le informazioni da esprimere in base a quelle
reminiscenze comuni che fanno parte delle conoscenze mnemoniche. Ogni individuo,
nel momento di apprendere una data informazione - sia questa espressa in forma
verbale che illustrata - viene influenzato da un enorme numero di esperienze intellettive
e sensoriali già vissute. I ricordi di informazioni nozionistiche - tipo quelle scolastiche -
possono condizionare l’apprendimento delle informazioni che si stanno osservando. Pur
nell’impossibilità evidente di utilizzare questo fattore per ciò che concerne le esperienze
soggettive di ogni individuo, va tenuta presente la possibilità di sfruttare reminiscenze
appartenenti alla cultura collettiva della tipologia di osservatori (TARGET) a cui sarà
destinata la nostra applicazione.
Un modo per semplificare i concetti è l’uso di didascalie strutturate con semplici
quesiti, che stimolano il visitatore a continuare la lettura creando una sequenza di
domande e di risposte.
All’interno di ciascun livello di comunicazione sono stati adottati diversi piani di
lettura creando un meccanismo che permette al visitatore di riconoscere gli stessi gradi
di apprendimento all’interno di tutti i moduli espositivi.
Questo grazie all’uso costante della forma e del colore - come il corpo del carattere
grafico e la sua colorazione.

SCELTA DEL LINGUAGGIO ESPOSITIVO


Gli altri elementi per completare un’esposizione: il colore

La gestione di questo elemento in una operazione museografica non si limita


solamente ad una ricerca estetica ma assume, proprio per la sua natura di elemento
psicologico, una importanza fondamentale per una veloce individuazione delle varie
proposte di comunicazione. Sebbene in museografia non esistono leggi fisse per l’uso
dei colori, tendenzialmente è consigliabile inserire colori caldi quando si desidera

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generare una qualsiasi emozione (per esempio all’inizio di ogni sezione, oppure quando
il tema da trattare è particolarmente difficile o monotono); i colori freddi saranno
utilizzati quando è necessario un giudizio distaccato, un momento di critica all’oggetto e
al concetto esposto.
Nella proposta progettuale i fondi delle vetrine e dei pannelli verranno colorati con
gradazioni di colori e sfumature tono su tono, al fine di ottenere moduli “leggeri” e non
stancanti.

SCELTA DEL LINGUAGGIO ESPOS1TIVO


Gli altri elementi per completate un’esposizione: l’illuminazione

Anche l’illuminazione assume un ruolo fondamentale nella ricerca dei livelli di


apprendimento più idonei esposti nei moduli espositivi e, inoltre, nella guida del
percorso espositivo. Un’illuminazione diffusa, che tende ad eliminare le ombre si
contraddistingue da una luce mirata su un punto della vetrina che naturalmente pone
l’attenzione su un dato elemento. Un controllo di questo elemento “scenografico” rende
chiaramente il lavoro del museografo più completo.

SCELTA DEL LINGUAGGIO ESPOSITIVO


Gli altri elementi per completare una esposizione:
lo scheletro strutturale dei pannelli

La forma di un oggetto non è determinata solamente dal suo contorno, ma


anche da linee invisibili che ne costituiscono la struttura la quale, pur non
corrispondendo quasi mai alle linee realmente visibili dell’oggetto, ne stabilisce le
caratteristiche fondamentali necessarie per identificano nella sua unicità; la proposta di
questo tipo di immagine viene denominato “scheletro strutturale”. Perché questo tipo di
immagine abbia un senso compiuto occorre che il suo scheletro strutturale sia semplice.

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Un’immagine semplice avrà infatti maggiori possibilità di essere letta rispetto ad
un’immagine complessa. Possiamo definire semplice un’immagine che possiede uno
scheletro strutturale lineare, con cui sono stati organizzati anche un gran numero di
elementi.

IPOTESI DI PROGETTAZIONE DEGLI ELEMENTI STRUTTURALI


DELLA VETRINA N° 1 sez.. A:
lo scheletro strutturale, le didascalie, gli elementi decorativi, l’illuminazione.

La presentazione di questo progetto preliminare ha previsto lo studio preparatorio della


prima vetrina espositiva. Si tratta di un pannello lineare e suddiviso in tre parti distinte;
un primo pannello centrale espone la tematica generale attraverso un primo linguaggio
più semplice; le altre due sezioni, poste ai lati e suddivise per tematiche differenziate,
approfondiscono con un linguaggio più coerente e specialistico, i due temi principali.
Nel pannello centrale saranno interpretate l’evoluzione e la formazione dell’Isola d’Elba;
questo processo si attuerà attraverso l’individuazione dei momenti più rappresentativi
della formazione geologica dell’Isola e la loro traduzione in immagini. La lettura
consequenziale delle immagini inizierà in basso a destra con l’esposizione di tre
planisferi che illustreranno, attraverso le fasi iniziali della tettonica a placche, il
distanziamento dei due grossi supercontinenti - la placca africana e l’euroasiatica - con

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la conseguente formazione del bacino del Mediterraneo. Questi planisferi saranno
sagomati in legno e distanziati dal fondo vetrina, in modo tale da avere un effetto a
rilievo. Opportunamente saranno collocati dei punti luce dietro i pannelli sagomati.
Ai tre planisferi, seguiranno delle illustrazioni che rappresentano in particolare
l’evoluzione del bacino del Mediterraneo: ogni carta sarà accompagnata da sezioni
esplicative per facilitare la comprensione del meccanismo. Brevi didascalie e un
sottotitolo generale chiariscono il tema trattato individuando, più che i temi dettagliati
della teoria, i concetti e i meccanismi che muovono quest’ultima.
La sequenza terminerà con un grande pannello rappresentante la geologia dell’Elba. A
rafforzare l’espressione usata nel titolo :”….un puzzle geologico” , è stata adottata una
tecnica che ne richiama il significato. Le zone che illustrano i vari tipi di depositi saranno
sia sagomati che colorati e il loro assemblaggio darà la forma conclusiva dell’Elba. I vari
tasselli saranno poi montati su una lastra di metacrilato di forma ovaloide e, dietro
l’intero blocco che verrà distanziato dal fondo vetrina, saranno posizionati dei punti
luce.
Il primo pannello laterale rappresenta un approfondimento della teoria della tettonica a
placche: didascalie e immagini a carattere specialistico accompagneranno il visitatore
nella storia geologica dell’Isola.
Il secondo pannello laterale esporrà gli esempi più significativi di rocce dell’Isola d’Elba.
Saranno esposti degli esemplari di roccia accompagnati da una scheda informativa sulle
loro caratteristiche principali: origine, età, posizione topografica ecc.

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