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La Dipendenza Affettiva:
come leggerla per lo Psicologo,
come uscirne fuori per lo Psicoterapeuta. 1

Luca Napoli

Dipendenza Affettiva: Diagnosi e Psicoterapia


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Ringrazio per la collaborazione:


Andolina B., Mancina S., Pieraccini G., Pucci D., Simonini S. 2

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Indice

4 Parte I: Uno sguardo alle relazioni d‟amore ed alla dipendenza


affettiva

5 1. Legami d‟amore
5 1.1 Che cos‟è l‟amore?
6 1.2 Normalità e patologia nei rapporti di coppia
7 2. Attaccamento e scelta del partner 3
7 2.1 Concetto di sé e difficoltà relazionali
8 2.2 I modelli di attaccamento e la scelta del partner
9 3. La dipendenza affettiva
9 3.1 Che cos‟è la dipendenza affettiva
12 3.2 La diagnosi
13 3.3 Le tipologie di dipendenti affettivi
14 3.4 L‟uomo dipendente
14 3.5 La donna dipendente

16 Parte II: Il percorso psicoterapeutico con il dipendente affettivo


secondo il modello umanistico e bioenergetico

18 4. Diagnosi descrittiva della dipendenza affettiva


18 5. Diagnosi emozionale e bioenergetica

20 Parte III: Una proposta di trattamento: gli otto passi verso il


cambiamento

20 1. Leggere se stessi attraverso le emozioni


21 2. Curare le ferite di attaccamento attraverso la Tecnica dei
contatti affettivi
22 3. Meditazioni e fantasie guidate per ridurre i sintomi psichici e
comportamentali della Dipendenza Affettiva
22 4. Riscoprire le emozioni attraverso il corpo
23 5. Sviluppare l‟assertività attraverso il lavoro sui NO
23 6. Migliorare la sicurezza in se stessi e l‟autostima con il self-talk, il
potere dei POST-IT
24 7. Riscoprire la propria unicità e individualità attraverso il NAMING
24 8. Abbandonare la vergogna e il lutto per riscoprire la solitudine, la
fiducia in se stessi, imparando ad amarsi

26 Bibliografia

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Parte I:
Uno sguardo alle relazioni d‟amore ed alla
dipendenza affettiva
Amore romantico, amore ossessivo, amore appassionato, infatuazione, colpo di
fulmine. Uomini e donne di ogni epoca e cultura sono stati stregati da questa
forza irresistibile. 4
Nel Simposio, Platone narra la nascita di Eros. “Il giorno in cui nacque Afrodite,
gli dèi si radunarono per una festa in suo onore. Tra loro c'era Poros, che
rappresenta l’espediente e l’abbondanza, figlio di Metis che rappresenta la
saggezza e la creatività. Dopo il banchetto, Penìa, che rappresenta la
mancanza, era venuta a mendicare, com'è naturale in un giorno di allegra
abbondanza. Poros aveva bevuto molto nettare e, un po' ubriaco, se ne andò
nel giardino di Zeus e si addormentò. Penìa si sdraiò al fianco di Poros e,
approfittando di lui, restò incinta di Eros.”

Cosa è dunque l‟amore?


E‟ dare qualcosa che non si ha a chi non sa, a chi è ignaro di quel dono?
E‟ inganno?

E‟, come dice nel mito Platone, il ricongiungimento all‟altra metà smarrita?
“Personalmente mi piace pensare all'amore come ad una danza i cui il
movimento dell'uno accompagna quello dell'altro; una danza mossa dal ritmo
delle emozioni, in alcuni momenti più veloce, in altri più lento, un passo a due
intervallato da momenti di assolo in cui uno dei due si lascia andare a una
danza solitaria, consapevole che l'altra metà è in attesa di continuare il loro
passo a due”.

Di seguito, cercheremo di inquadrare la tematica amorosa in ambito psicologico,


anche attraverso la teoria dell‟attaccamento, per poi dedicarci con attenzione ad
una sua manifestazione di interesse clinico, la dipendenza affettiva, con
proposte di intervento nell‟ottica della psicoterapia umanistico-bioenergetica.

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1. LEGAMI D’AMORE

1.1 Che cos’è l’amore?

Il padre della psicoanalisi riteneva che la persona amata fosse scelta seguendo
criteri selettivi che reiteravano le prime relazioni d‟amore, quelle genitore-
bambino (Freud, 1915).

Jung (1921) concettualizza l‟amore come l‟incontro fra due componenti della 5
psiche umana contrapposte: Anima e Animus. L‟Anima rappresenta l‟affettività,
mentre l‟Animus la razionalità, dalla cui unione scaturirebbe il legame amoroso.
Per Erich Fromm (1956) l‟amore sarebbe alla base di tutte le relazioni umane,
sentimento che pervade l‟individuo in modo improvviso ed inaspettato, con la
caduta di tutte le barriere.

L‟innamoramento sembra comporsi di vari elementi che permettono di gettare le


basi per una relazione amorosa, generalmente originata dal piacere sessuale,
che produce una forma di euforia e ottimismo. Fromm, distingue questa fase
iniziale da quella dell‟amore maturo, in cui la relazione è volta alla crescita dei
due partner e alla reciprocità, senza cadere nella simbiosi. All‟amore maturo si
contrappone, infatti, l‟amore immaturo, che rappresenta il momento in cui il
rapporto di coppia sfocia nella dipendenza reciproca.

Sussman (2010) opera la stessa distinzione fra amore maturo e immaturo,


riconoscendo nella seconda modalità la peculiarità dei love addicted, individui
che sembrano ossessionati dalla relazione con il partner, al punto che, in caso di
rottura, cercano disperatamente di trovare espedienti per portare avanti la
relazione. In questo senso l‟amore si costituirebbe come una gabbia, da cui
sarebbe impossibile fuggire.

Secondo Kernberg (1995) l‟amore sessuale maturo si può avere se ci sono dei
fattori che si integrano, come l‟eccitazione sessuale, la tenerezza,
un‟odentificazione con l‟Altro, una forma matura di idealizzazione e una certa
passionalità. L‟amore immaturo si fonda sulla psicopatologia o sulla difficoltà a
conoscere se stessi e gli altri.

Per Kohut (1971), autore di riferimento della Psicologia del Se‟, l‟adulto che
dipende patologicamente da un‟altra persona non sarebbe riuscito, nel corso
dell‟infanzia, a sviluppare una struttura psichica adeguata, a causa di esperienze
affettive negative. In questo senso tenderebbe a sopravvalutare
irrealisticamente l‟Altro, perdendo contatto con la realtà.

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Le premesse fatte permettono di comprendere alcuni aspetti dei legami amorosi


patologici.

La dipendenza affettiva è un legame caratterizzato da assenza cronica di


reciprocità nella vita affettiva, in cui la persona amata, spesso problematica o
sfuggente, rappresenta l‟unico scopo di vita, attraverso cui poter sanare i propri
vuoti affettivi.

La relazione non rappresenta un‟opportunità per sperimentare profondità ed 6


intimità, ma una scelta obbligata per mantenere la percezione della propria
esistenza, nonostante causi difficoltà individuali e relazionali, in cui la paura
dell‟abbandono ed un costante stato di tensione rappresentano solo la punta
dell‟iceberg.

1.2. Normalità e patologia nei rapporti di coppia

Nel corso dello sviluppo della specie, l‟uomo ha selezionato quelle che, secondo
la teoria evoluzionistica, sono le strategie più adattive per la riproduzione.
Ovviamente i comportamenti dei due sessi non sono uguali e le scelte durante
la selezione dei partner seguono logiche diverse.

Gli uomini sono molto più sensibili a bellezza e giovinezza, oltre a sperimentare
partner diversi: questo garantirebbe loro una maggiore possibilità di riprodursi.
Allo stesso tempo, le donne ricercano maggiormente la sicurezza nella
relazione, quindi partner più stabili, più solidi economicamente che possano
garantir loro protezione e tranquillità.

Tuttavia, per comprendere l‟attrazione sessuale e la scelta del partner è


necessario considerare discipline e teorie diverse, tra cui l‟antropologia, la
biologia, l‟economia, la sociologia, la psicologia e la genetica (Maestripieri,
2012).

La dipendenza affettiva non è un fenomeno che riguarda una sola persona, ma


è una dinamica a due.

Secondo la teoria interpersonale l‟essere umano necessita di essere riconosciuto


come soggetto da un altro essere umano (Mitchell, 2000), ma nella dipendenza
affettiva è l‟Altro che è visto come oggetto nutriente attivo ed esclusivo.

La dipendenza affettiva affonda le sue radici durante l‟infanzia, nel rapporto con
i genitori; coloro che da bambini sono stati dipendenti hanno ricevuto il
messaggio di non essere degni d‟amore o che i loro bisogni non siano

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importanti.

A volte il partner del „dipendente affettivo‟ è un soggetto problematico, che


maschera la propria dipendenza affettiva con una dipendenza da droga, alcool o
gioco d‟azzardo (Kernberg,1995); altre volte la persona amata è rifiutante,
sfuggente o irraggiungibile.

In entrambi i casi ciò che seduce è la lotta: la dipendenza si alimenta dal


desiderio di essere amati da chi non ricambia e lo stesso desiderio cresce in 7
modo proporzionale al rifiuto.

Il dipendente dedica tutto se stesso all‟Altro e sembra vedere l‟amore come


risoluzione ai propri problemi. Il partner assume il ruolo di salvatore, diventa lo
scopo della propria esistenza e la sua assenza, anche se temporanea, provoca
nella persona dipendente la sensazione di non esistere (DuPont, 1998).

Una caratteristica che accomuna i rapporti dei dipendenti affettivi è la paura del
cambiamento. Sono ossessionati da bisogni irrealizzabili e da aspettative non
realistiche e ritengono che occupandosi sempre dell‟Altro la loro relazione sarà
stabile e duratura.

2. ATTACCAMENTO E SCELTA DEL PARTNER

2.1 Concetto di sé e difficoltà relazionali


Il concetto che abbiamo di noi stessi inizia a crearsi già dai primi mesi di vita a
partire dalle prime relazioni; costruiamo, infatti, le prime percezioni di noi dal
modo in cui gli altri ci percepiscono e dal modo in cui ci percepiamo nel rapporto
con gli altri.

La disponibilità delle figure di attaccamento costituisce una base fondamentale


per sviluppare le capacità di autoregolazione (Mikulincer & Shaver, 2008). In
rapporto alle diverse esperienze di sé con gli altri si crea la propria identità che
tende ad auto-confermarsi e ad assumere una certa stabilità.

Le persone con attaccamento sicuro mostrano livelli di autostima più alti,


capacità di problem solving e strategie di coping più articolate, punteggi più
bassi nelle scale che rilevano la presenza di disturbo dipendente di personalità e
un atteggiamento più positivo verso il lavoro e l‟esplorazione autonoma.

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Tabella 1.I. Caratteristiche della persona “Dipendente Emotivamente”

DIPENDENTE EMOTIVAMENTE INDIPENDENTE


EMOTIVAMENTE
Percezione di sé Bisognoso d‟affetto, debole, fragile, inadeguato Forte, equilibrato, adeguato, consapevole

Bisogni Essere accudito, essere protetto, non restare Amare ed essere amato, proteggere ed essere
solo, essere amato protetto

Nuclei centrali Essere abbandonato, essere preso in giro, Crescere insieme all‟Altro in maniera sana senza
(fantasie sull‟altro) fallire, essere giudicato, essere fagocitato timori di essere fagocitato 8
(fagocitare l‟Altro)

Comportamenti Evitamento delle situazioni ansiogene, rispetto Rispettoso, altruista,


eccessivo nelle relazioni, paura di sbagliare equilibrato

Meccanismi di difesa Formazione reattiva, Inibizione dell‟aggressività Altruismo, Affiliazione, Sublimazione

Meccanismi cognitivi Non sono degno d‟amore se non mi dedico Sono degno d‟amore come è degno d‟amore il
completamente all‟Altro, gli altri non possono mio partner
rispettarmi se rimango solo

Reazioni emotive Paura, tristezza, angoscia, senso di solitudine, Gioia, tranquillità


smarrimento

Stile di Attaccamento Ambivalente/Dipendente Sicuro

2.2 I modelli di attaccamento e la scelta del partner


Il contatto con le figure di attaccamento rappresenta un meccanismo di
sopravvivenza innato, fornisce al bambino la sicurezza di cui ha bisogno nelle
prime fasi dello sviluppo ed è la condizione per un percorso verso l‟autonomia.

Nella relazione genitori-figli ci possono essere delle ferite che caratterizzano la


stessa natura umana e costituiscono un momento di passaggio che condurrà
all‟individuazione. Queste esperienze causano delle ferite che non sono affatto
fisiche ma si nascondono nell‟inconscio di ogni persona dietro abbandoni,
tradimenti, umiliazioni, rifiuti e costituiscono la base di ciò che ci è stato
trasmesso, ciò che trasmetteremo ai nostri figli e spesso costituisce il codice di
comportamento appreso circa le relazioni con gli altri e con noi stessi.

Marie Lise Labontè offre un‟interessante riflessione sulla compulsività nella


dipendenza affettiva. Da un lato sono presenti aspetti neurali che nel tempo
tendono ad attivarsi ripetitivamente quando intraprendiamo nuove relazioni e
iniziamo a strutturarle. Questi meccanismi “automatici” sembrano esser
determinati, secondo la psicoterapeuta canadese, da un meccanismo secondo
cui si ha una corrispondenza tra ferita d‟amore e bisogno affettivo

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corrispondente.

Grazie ad alcuni studi longitudinali sugli stili di attaccamento, è stato mostrato


che essi:
 Tendono a tradursi gradualmente in stati mentali e atteggiamenti;
 Tendono a mantenersi stabili nel corso dello sviluppo fino all‟età adulta;
 Sono specifici per ogni relazione in cui il bambino è impegnato e possono
essere diversi a seconda delle varie figure di attaccamento. Le esperienze
di attaccamento precoci lasciano tracce durevoli nella memoria e 9
partecipano alla costruzione di sintesi mentali complesse (Liotti, 2001).

Esiste una stretta connessione tra la tipologia di attaccamento e la personalità.


Coloro che soffrono di disagi connessi alla sfera della dipendenza affettiva,
generalmente presentano uno stile di attaccamento insicuro, molto spesso di
tipo dipendente, oppure evitante o disorganizzato.

Robin Norwood (1985), conosciuta ad un grande pubblico di lettori proprio per


via di diverse opere su questo tema, tra cui “Donne che amano troppo”,
sottolinea le caratteristiche familiari, emozionali e le modalità tipiche di pensiero
delle donne co-dipendenti. Tra le peculiarità della storia personale e familiare
condivise da chi è coinvolto in un problema di love addiction ci sono: la
provenienza da una famiglia in cui sono stati trascurati, soprattutto in età
evolutiva, i bisogni emotivi della persona; una storia familiare caratterizzata da
carenza di affetto autentico; la tendenza a ri-attribuirsi nella propria vita di
coppia di un ruolo simile a quello vissuto con i genitori e l‟assenza nell‟infanzia
della possibilità di sperimentare una sensazione di sicurezza che
successivamente genera, nel contesto della co-dipendenza, il bisogno di
controllare in modo ossessivo la relazione ed il partner.

L‟insorgere in età adulta di una dinamica relazionale di tipo dipendente, talvolta


non coincide con la presenza oggettiva di carenze affettive; ciò che conta,
spesso, è la percezione e il vissuto emotivo soggettivo conservato nella propria
infanzia riguardo a tali mancanze.

I pensieri e i vissuti emotivi nella dipendenza sono principalmente connotati da:


 Dedizione incondizionata all‟altro
 Bassa autostima
 Paura dell‟abbandono
 Tendenza ad assumersi responsabilità e colpe della vita di coppia
 Tendenza a vivere nella fantasia e a idealizzare il partner
 Tendenza a scegliere partner a basso coinvolgimento emotivo

Esiste un aspetto di risonanza tra i fattori di personalità legati spesso a traumi

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pregressi e labilità dell‟oggetto d‟amore che connota le relazioni dei partner


“disfunzionali”. La scelta da parte del soggetto dipendente di un partner con
determinata caratteristiche non è casuale; il dipendente ha spesso una
percezione di sé come una persona non meritevole d‟amore, perciò tenderà a
scegliere inconsciamente partner problematici, evitanti, anaffettivi che andranno
a confermare l‟immagine che il dipendente ha di sé.

Egli ha paura della solitudine, della separazione e della distanza; presenta sensi
di colpa e rabbia. Senza l‟Altro non ha la percezione di esistere: i propri bisogni 10
vengono annullati e negati in una relazione simbiotica

L‟ Altro, spesso, è una persona forte e almeno in apparenza sicura di sé, con un
ego ipertrofico e importanti tratti di tipo narcisistico. Generalmente tende ad
avvilire le debolezze del dipendente, sul piano del fisico, del carattere, della
bellezza e dell‟intelligenza, operando frequentemente un confronto con
un‟ipotetica altra persona sempre migliore di lui; alla lunga questo
atteggiamento determinerà nel dipendente affettivo una maggiore insicurezza
che porterà a reazioni di gelosia, rabbia e paura.

Quindi verrà a instaurarsi un circolo vizioso che si autoalimenterà e


incrementerà la perdita di autostima e autoefficacia, l‟allerta continua e il
terrore della perdita, che verranno a manifestarsi con un senso di ansia
costante e un aumento del controllo nella relazione.

3. LA DIPENDENZA AFFETTIVA

3.1 Che cos’è la dipendenza affettiva

La prima definizione di dipendenza affettiva è stata coniata da Fenichel (1945) e


parlava di amore-dipendenti riferendosi a persone che necessitano dell‟amore
come del cibo o della droga. Per Janiri e De Risio (2002) la dipendenza affettiva
è una condizione mentale tipica del nostro tempo, in cui la precarietà delle
istituzioni relazionali tende a selezionare stili di attaccamento ambivalenti o
conflittuali e a favorire la formazione di legami affettivi incostanti e deboli.
Galimberti (2006) parla di “una modalità relazionale in cui un soggetto si rivolge
continuamente agli altri per essere aiutato, guidato, sostenuto.

L‟individuo dipendente […] fonda la propria autostima sull‟approvazione e la


rassicurazione altrui ed è incapace di prendere decisioni senza un
incoraggiamento esterno”.

La dipendenza affettiva è definibile come uno stato patologico in cui la relazione

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di coppia è vissuta come condizione unica, indispensabile e necessaria per la


propria esistenza.

All‟Altro viene attribuita un‟importanza tale da annullare se stessi e non


ascoltare i propri bisogni. Tale meccanismo viene perpetuato per evitare di
affrontare la paura più grande: la rottura della relazione.

È una condizione relazionale negativa, caratterizzata da assenza cronica di


reciprocità nella vita affettiva, che tende a creare malessere psicologico e/o 11
fisico.

Nei soggetti dipendenti si ripete la minaccia di cedimento e disgregazione, da


cui prendono avvio tutti i meccanismi di difesa che si attuano (Lingiardi e
Madeddu, 2002). Sono persone schive e inibite, quando sole si sentono
indifese; vivono nel terrore di essere abbandonate e sono sconvolte quando una
relazione finisce. Per farsi ben volere sono disposte a fare cose spiacevoli e
degradati e, pur di stare nell‟orbita dell‟altro, possono accettare situazioni
intollerabili (Lingiardi, 2005).

I soggetti dipendenti provano un senso di vuoto esistenziale che prende origine


dall‟aver vissuto in modo negativo la scoperta della separazione nelle prime fasi
di sviluppo, a cui poi è conseguito un pervasivo senso di impotenza, che non è
stato poi elaborato nelle fasi successive (Caretti e La Barbera, 2009).

CODIPENDENZA

Una particolare forma di dipendenza affettiva è la co-dipendenza, una


condizione multidimensionale che comprende varie forme di sofferenza o
annullamento di sé, associati alla focalizzazione delle proprie attenzioni sui
bisogni di un partner dipendente da sostanze o da attività.
Nel 1986 Cermak individua quattro tratti distintivi per individuare il disturbo co-
dipendente di personalità:
 la tendenza ad investire continuamente la propria autostima nel controllo
di sé e degli altri;
 la tendenza ad assumersi responsabilità altrui o di situazioni non
controllabili, pur di soddisfare i bisogni del partner;
 la presenza di stati d‟ansia e mancata percezione dei confini tra sé e
l‟altro;
 l‟abituale coinvolgimento in relazioni con persone con disturbi di
personalità, dipendenze, disturbo del controllo degli impulsi o co-
dipendenti.

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3.2 La diagnosi

Le dipendenze senza sostanze vengono denominate «nuove dipendenze» o


«new addictions» e definiscono una condotta individuale caratterizzata da
costrizione e obbligatorietà a dipendere da qualcosa o qualcuno che non è una
sostanza chimica esterna all‟individuo, ma un oggetto o una persona con la
quale si stabilisce una condizione psicologica di esclusività di legame, in grado
di modificare temporaneamente lo stato di sofferenza psichica.
12
Le new addictions non hanno ancora una connotazione patologica riconosciuta e
pertanto non sono contemplate nel DSM V, mentre il disturbo di personalità
dipendente è caratterizzato da una necessità pervasiva ed eccessiva di essere
accuditi, che determina comportamento sottomesso e dipendente e timore della
separazione, che inizia entro la prima età adulta ed è presente in svariati
contesti, come indicato da 5 (o più) dei seguenti elementi:

1 ha difficoltà a prendere le decisioni quotidiane senza richiedere una


eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni da parte degli altri.
2 ha bisogno che altri si assumano le responsabilità per la maggior parte dei
settori della sua vita.
3 ha difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri per il timore di perdere
supporto o approvazione. Nota: Non includere timori realistici di punizioni.
4 ha difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose autonomamente (per una
mancanza di fiducia nel proprio giudizio o nelle proprie capacità, piuttosto
che per mancanza di motivazione o di energia).
5 può giungere a qualsiasi cosa pur di ottenere accudimento e supporto da
altri, fino al punto di offrirsi per compiti spiacevoli.
6 si sente a disagio o indifeso/a quando è solo/a a causa dell‟esagerato
timore di essere incapace di prendersi cura di sé.
7 quando termina una relazione intima, cerca con urgenza un‟altra relazione
come fonte di accudimento e di supporto.
8 si preoccupa in modo non realistico di essere lasciato/a a prendersi cura di
sé.

Secondo Giddens (1995) il quadro clinico della dipendenza affettiva presenta


specifiche caratteristiche in comune con le altre forme di dipendenza:
 l‟ebbrezza nella relazione con il partner, una sensazione che diviene
indispensabile per stare bene;
 la dose - il soggetto cerca sempre più tempo da spendere insieme al
partner.

La persona sente di esistere solo quando c‟è l‟Altro e non riesce a controllare il
proprio comportamento. Ciò comporta una riduzione della lucidità e della

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capacità critica, che a sua volta crea vergogna e rimorso.


Si potrebbe parlare di diverse emozioni coinvolte:
 Paura (paura della solitudine, paura ossessiva di perdere la persona
amata, di essere abbandonata, della fine della relazione)
 Vergogna, Rimorso, Senso di Colpa
 Rabbia e Aggressività (autodiretta e diretta in modo passivo verso il
partner)

13
3.3 Le tipologie di dipendenti affettivi

Dipendenti affettivi codipendenti. Persone con bassa autostima, che si


comportano e manifestano emozioni in modo prevedibile e stereotipato. Nelle
situazioni in cui temono l‟abbandono, mettono in atto atteggiamenti passivo-
aggressivi di controllo sul partner o agiscono con modalità di codipendenza,
diventando tolleranti e permissivi. Fanno di tutto per prendersi cura dei loro
partner nella speranza di non essere abbandonati e di venire, un giorno,
riconosciuti e ricambiati.

Dipendenti dalla relazione. Restano insieme al partner anche se il rapporto li


rende infelici. Pur non provando più alcun sentimento d‟amore, temono di
lasciare il partner o di essere lasciati a loro volta, anche se sono vittime di
maltrattamenti

Dipendenti affettivi narcisisti. Utilizzano il dominio o la seduzione per controllare


il partner. Tendono a essere dispotici e a non transigere su niente che possa
interferire col loro star bene. Mascherano fragilità e bassa autostima con
atteggiamenti di grandiosità. Apparentemente sembrano non mostrare alcuna
dipendenza, ma se vengono lasciati possono esplodere in comportamenti
violenti e impedire che il partner li lasci.

Dipendenti affettivi ambivalenti. Generalmente, non mostrano difficoltà o


sofferenza particolare se vengono lasciati dal partner. Presentano invece
difficoltà ad approfondire il rapporto e lasciarsi andare all‟intimità, di cui sono
terrorizzati. Hanno un bisogno disperato di essere amati, ma temono di fondersi
con l‟altro.

Seduttori – rifiutanti. Soggetti dipendenti che cercano la relazione solo per il


sesso o la compagnia. Utilizzano uno schema comportamentale in cui alternano
momenti di disponibilità e di non disponibilità nella relazione.

Dipendenti romantici. Sono dipendenti da più partner e spesso vengono confusi


con i dipendenti dal sesso. Diversamente da questi ultimi, che cercano di evitare

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una relazione al di fuori della sfera erotica, i dipendenti romantici mantengono


legami con ognuno dei partner. L‟intenzione è quella di non legarsi in modo
impegnativo e profondo con alcuno di essi. a relazione.

3.4 L’uomo dipendente

L‟esistenza di un diverso funzionamento psichico tra i due sessi porta l‟uomo a


reagire diversamente ai traumi subiti rispetto alle donne e fa sì che la
dipendenza affettiva si manifesti più in queste ultime. 14
Negli uomini è più comune la tendenza ad allontanare dalla mente il dolore per
carenze subiti attraverso l‟identificazione con l‟attore di queste mancanze, un
funzionamento che comporta l‟assunzione del ruolo precedentemente subito o il
manifestarsi del bisogno di essere dipendenti nel comportamento di abuso di
sostanze. Nelle donne invece si tende a rivivere ciò che si è subito riproducendo
le carenze o le violenze, nel tentativo illusorio di controllarle e di riscattarsi dal
passato.

Gli uomini dipendenti danno l‟impressione di essere sicuri di sé e che non sono
troppo interessati alla relazione. Odiano il conflitto cercando il compromesso.

3.5 La donna dipendente

È importante precisare che la dipendenza affettiva non colpisce il singolo


individuo ma entrambi i membri della coppia che, appunto come in una danza,
condizionano a vicenda i loro passi.

Il manipolatore sceglierà una compagna insicura e vulnerabile, fragile e


sottomessa che dona se stessa e si annulla totalmente per l‟altro, a tal punto da
creare in poco tempo un rapporto di dipendenza.

La relazione si nutre attraverso la paura della separazione e della solitudine


della donna, della sua fragilità emotiva e del bisogno di esistere solamente in
funzione dell‟altro.

È sulla vulnerabilità della partner che fa leva l‟uomo: tanto più lei sarà fragile,
tanto più sarà sottomessa e dipendente nella relazione; arrivando a tollerare
anche violenti maltrattamenti sia fisici che psicologici da quell‟uomo sfuggente e
rifiutante.

È nell‟infanzia di queste donne che si ricercano le profonde ferite che oggi


portano loro a invischiarsi in queste relazioni sbagliate. Spesso esistono storie di
maltrattamenti psicologici e fisici che hanno subito da piccole e che hanno

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prodotto in loro l‟idea di essere sbagliate e non meritevoli di amore tanto da


portare, in età più matura, a rapporti di sottomissione e passività.

Quell‟apprendimento che ha caratterizzato lo sviluppo dell‟affettività della donna


con i relativi modelli di amore conservati nella loro memoria giustificano quindi
determinati abusi e sacrifici di sé che appunto ritengono come normali e comuni
schemi di amore.

Inoltre è la speranza e l‟illusione di un cambiamento impossibile che fa sì che il 15


rapporto perduri e si cronicizzino tali schemi. Ma sono proprio tali copioni e
ruoli persistenti e continui che non si modificheranno mai. L‟essere stati amati in
maniera inadeguata o aver visto e appreso inconsciamente come si sono amati i
genitori porta a riprodurre o semplicemente giustificare dei comportamenti che
violano la persona, condizionando quindi la propria capacità di amare.

Caratteristiche generali della personalità con dipendenza affettiva:


 Bassa autostima
 Costante necessità di approvazione da parte degli altri e paura del rifiuto
 Bisogno costante di stare con il partner
 Intolleranza alla solitudine
 Difficoltà a dire “No”, anteponendo continuamente desideri e bisogni di
altri ai propri

Il dipendente affettivo in genere occupa una posizione inferiore “one down”


nel rapporto di coppia; esiste tuttavia anche la dipendenza affettiva
dominante, in cui il/la dipendente affettivo assume il ruolo “one up”, che gli
consente di controllare il rapporto pur mantenendo le caratteristiche qui
descritte.

Dipendenza Affettiva: Diagnosi e Psicoterapia


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Parte II
Il percorso psicoterapeutico con il dipendente
affettivo secondo il modello umanistico e
bioenergetico
“Ed è questa forse la strada che indichiamo alle persone. 16
Liberarsi dei propri pesi, e vivere pienamente la gioia e il momento attimo per
attimo,
con se stessi e con l’altro.”

Un percorso di psicoterapia può aiutare la persona con Dipendenza Affettiva a


superare le condizioni di sofferenza legate a tale stato patologico, in cui la
coppia è vissuta come indispensabile e necessaria per la propria esistenza.

Secondo l'approccio Umanistico Bioenergetico, il trattamento della dipendenza


affettiva mira a:
 Sviluppare la capacità di leggere se stessi, cosa si prova e si sente, in
modo da far spazio alla possibilità di scegliere, senza lasciarsi
condizionare dalle emozioni sequestranti (paura perdita e abbandono)
 Modificare i legami di attaccamento insicuro e rielaborare le esperienze
negative per permettere l‟instaurarsi di legami significativi e
soddisfacenti
 Combattere i sintomi psichici e comportamentali tipici (es. bisogno
compulsivo del partner)
 Riscoprire le emozioni attraverso il corpo
 Sviluppare l‟assertività in modo che il dipendente affettivo possa
pensare e manifestare i propri bisogni senza timore
 Migliorare l‟autostima e la sicurezza in se stessi
 Far riscoprire alla persona dipendente affettiva la propria unicità e
individualità
 Abbandonare la vergogna e il lutto per riscoprire la solitudine e la
fiducia in se stessi, imparando ad amarsi.

Un aspetto importante nel riconoscimento e nel trattamento della Dipendenza


Affettiva o dipendenza emozionale è il concetto di “Intelligenza emotiva” definito
da Salovey e Meyer (1990) come la capacità di controllare i sentimenti e le
emozioni proprie ed altrui, distinguere tra esse e utilizzarle per guidare pensieri
e azioni.

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Il ruolo del terapeuta diventa quindi quello di risvegliare nella persona la


capacità di lettura della propria storia emotiva, aiutandola a lasciarsi guidare
da questa.

Le Teorie umanistiche pongono l'accento sul divenire dell‟individuo, percepito


come essere globale, unico e irripetibile, del quale si valorizza l‟esperienza,
letta come un processo attivo e continuo. Il dipendente affettivo percepisce
invece la propria identità come un tutt‟uno con l‟altro, come un tutt‟uno con
la persona da cui è dipendente. Di conseguenza possiamo immaginare 17
l‟impatto che tutto questo può avere nella vita del paziente.

Uno degli errori che facilmente potrebbe compiere un terapeuta è quello di far
percepire il proprio intervento contro l'amato o contro la persona da cui il
paziente è dipendente, piuttosto è necessario portare la propria attenzione sulle
sensazioni, i sentimenti e il modo di amare della persona stessa.

Risulta fondamentale quindi indirizzare l‟attenzione sulla relazione, così come


il paziente è abituato a viverla e raccontarla, accettando i suoi vissuti con
accoglienza e senza giudizio. In questo modo la persona avrà la possibilità di
contattare il proprio disagio e sentirne il peso, intraprendendo così il suo
viaggio verso la consapevolezza emozionale.

Indichiamo qui di seguito i punti chiave per una buona alleanza terapeutica:
 Attenzione alla persona e alla sua esperienza soggettiva
 Assenza di giudizio
 Valorizzazione delle risorse di ciascun individuo
 Interesse verso qualità individuali come l‟autorealizzazione e la capacità
di scelta

Dunque il ruolo del terapeuta è quello di rimuovere gli ostacoli che si


frappongono tra la persona e la propria realizzazione, senza però affrontare in
maniera diretta aspetti delicatissimi, se prima non è stato creato un aggancio
sufficiente. Uno dei contributi più importanti introdotti dalla terapia umanista
è senz'altro l‟accoglienza empatica.

Questo elemento consente di far sentire la persona rassicurata rispetto a ciò


che sente e prova, percependo il senso di tutti i suoi vissuti, senza averne
paura. Solo dopo aver creato un posto sicuro è possibile aiutare il dipendente
affettivo a superare i propri ostacoli interni, partendo proprio dalla relazione
con il terapeuta.

Raramente quindi all‟inizio della terapia viene presa in considerazione la


dipendenza affettiva, piuttosto si utilizza il potere del «Qui ed Ora»

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dell‟incontro terapeutico. Cerchiamo quindi di costruire e valorizzare relazioni


forti, da cui poi possiamo partire per poter modificare, tramite l‟infiltrazione
terapeutica, lo schema del paziente. Attraverso una guida e non un
addestramento.

4. DIAGNOSI DESCRITTIVA DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA

Solitamente i pazienti che soffrono di Dipendenza Affettiva presentano dei 18


sintomi comuni primo fra tutti la paura: paura di perdere l‟amore,
dell‟abbandono, della solitudine, della distanza e paura di mostrarsi per quelli
che si è.

Altri sintomi fanno riferimento al senso di inferiorità verso il compagno/a, il


coinvolgimento totale nella relazione, fino al vero e proprio ritiro dalla propria
vita sociale, la gelosia, la possessività, l'ossessione per l‟altro, l'incapacità di
smettere di vedere la persona amata anche con la consapevolezza di quanto sia
distruttiva per se stessi.

Ci sono anche altri segnali che possono aiutare a rendersi conto di vivere
all'interno di una relazione dipendente come:
 la mancanza di una progettualità comune in quanto spesso solo il DA
vorrebbe sposarsi, comprare casa, avere figli, ecc
 la mancanza di reciprocità nella comunicazione e di sostegno emotivo
infatti il DA si pone completamente a disposizione dell‟altro anche a livello
economico
 la mancanza di spazi condivisi in quanto il DA costruisce la propria vita
intorno agli spazi e ai momenti concessi dal partner che invece è poco
coinvolto nella sua vita
 la mancanza di una sessualità di qualità.

5. DIAGNOSI EMOZIONALE E BIOENERGETICA

Nell‟approccio umanistico bioenergetico l‟individuo nella sua unicità è fatto di


pensieri, emozioni e corpo.
Il corpo, in particolare, rappresenta il teatro all‟interno del quale si esprimono le
emozioni.

Per entrare nel mondo del paziente è necessario individuare le emozioni


prevalenti: quelle sequestranti e quelle bloccate. Sono proprio queste che vanno
a definire la diagnosi emozionale.

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Per emozione sequestrante si intende l'emozione attraverso la quale il DA


osserva il mondo. Spesso nel paziente DA l'emozione sequestrante è la paura
che sequestra il paziente tanto da incatenarlo nella relazione patologica.

Per emozione bloccata si fa riferimento ad un'emozione che il DA non è in grado


di esprimere. Questa spesso è la rabbia che viene repressa inconsapevolmente
e imprigionata nel “distretto corporeo”, cioè spesso in una postura corporea,
senza riuscire a mostrarla.
19
Il ruolo del terapeuta è quello di far riemergere, tramite un lavoro sia verbale
che corporeo, i vissuti del paziente, restituendogli vita, movimento ed energia.
L'energia infatti è implicata in tutti i processi di vita e, in assenza di questa,
l'individuo è come un involucro vuoto. Poiché l'organismo può funzionare solo se
tra carica e scarica di energia c'è equilibrio, l‟approccio umanistico cerca di
ristabilire tale equilibrio.

Nel corso del tempo la persona, mossa dal principio di piacere, reagisce e si
protegge dalle esperienze dolorose limitando le proprie potenzialità espressive.
Sviluppa così tensioni fisiche che vanno a costituire un‟armatura o corazza
caratteriale.

Se questo da una parte gli permette di proteggersi dalle esperienze dolorose,


allo stesso tempo la persona si priva delle esperienze piacevoli compromettendo
la motilità, la libertà e la grazia del proprio corpo.

Lowen ha identificato cinque caratteri principali con i quali intende


l'atteggiamento difensivo fondamentale con cui l'individuo affronta la vita, a
livello corporeo e fisiologico, ricerca il piacere e si tutela dalle sofferenze e dalle
delusioni. A questi cinque caratteri corrispondono cinque diritti fondamentali
della persona. Quando questi diritti non si stabiliscono ne consegue una
fissazione all‟età e alla situazione che ha innescato l‟arresto dello sviluppo e si
viene a definire nella persona il sistema difensivo corrispondente.

Tipo caratteriale Diritto primario


Carattere schizoide Diritto di esistere
Carattere orale Diritto ad avere bisogno
Carattere psicopatico Diritto di essere autonomo
Carattere masochista Diritto ad affermarsi, imporsi
Carattere rigido Diritto di desiderare, di amare

In particolare, nel trattamento della dipendenza affettiva, ho avuto modo di


riscontrare storie, memorie, copioni, emozioni vicine a due principali caratteri,
quello orale e quello masochista.

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Il terapeuta umanista e bioenergetico andrà ad integrare la diagnosi descrittiva


ed emozionale con quella bioenergetica, al fine di andare ad individuare e a
liberare segmenti corporei bloccati, lasciando emergere la carica emotiva in essi
racchiusa.

Parte III
20
UNA PROPOSTA DI TRATTAMENTO:
GLI OTTO PASSI VERSO IL CAMBIAMENTO

L‟accoglienza, l‟empatia e la validazione sono il terreno sul quale gettare le basi


della relazione terapeutica; rappresentano le fondamenta di qualsiasi nostro
trattamento e predispongono ai passi successivi. Questi, argomentati insieme ai
rispettivi esercizi e tecniche o semplicemente «scuse terapeutiche», permettono
ai pazienti di contattare le proprie emozioni.

In questa parte ci dedicheremo ad analizzare brevemente i passaggi terapeutici


in un percorso di otto fasi attraverso alcuni casi clinici. Per un approfondimento
della tecnica proposta, di tutti gli 8 passi qui di seguito e delle modalità di
utilizzo rimando al mio libro: Traditi dal cuore: quando l‟amore diventa
dipendenza affettiva, Luca Napoli (Alpes, 2015).

1° Passo: leggere se stessi attraverso le emozioni

“Le emozioni sono la nostra bussola interiore,


capace di orientarci in ogni momento della nostra vita”

Il primo passo nel nostro modello di trattamento per la Dipendenza Affettiva


prevede il contatto e la lettura delle proprie emozioni nel Qui ed Ora della
seduta terapeutica.

Mi piace a tal proposito citare il caso di V., una ragazza di 30 anni, intimorita
dalle proprie emozioni a tal punto da celarle dietro una maschera bianca e
impenetrabile.

Dopo diversi mesi di terapia, durante i quali si è “allenata” ad ascoltarsi, a


raccontarsi, e ad esprimere ciò che prova, in seguito a un homework in cui le
chiedevo di dar vita al proprio vocabolario emozionale, V. mi ha colpito con un

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lavoro meraviglioso. Nella sua creazione che ha scelto di denominare


“arcobaleno emozionale”, V. racconta, attraverso colori, immagini e frasi, come
si vive e percepisce ogni emozione o almeno quelle che albergano più spesso in
lei. Tale creazione ha rappresentato molto per V. in quanto le ha permesso di
toccare emozioni dimenticate e di creare il proprio linguaggio attraverso il quale
dar voce al suo sentire più intimo. Appare quindi immediata la potenza e il
valore che possono avere tali stimolazioni che, ovviamente, diventano materiale
di lavoro, spunti su cui far evolvere ulteriormente la terapia ma che soprattutto
rappresentano per noi obiettivi importanti nel percorso di alfabetizzazione 21
emozionale.

2° Passo: Curare le ferite di attaccamento attraverso la Tecnica dei


contatti affettivi

“Riscoprirsi attraverso il proprio corpo rappresenta uno dei sentieri da


percorrere
nel percorso di cura di ogni persona”

Abbiamo ideato la Tecnica dei contatti affettivi per aiutare la persona a gettar
luce sul proprio modo di vivere e gestire le emozioni. Essa prende spunto da
tecniche psicocorporee denominate Massage Points Positions.

Il contatto permette alla persona di avvicinarsi al proprio corpo e pertanto al


suo mondo emotivo, a cui viene dato tempo e spazio. La combinazione con
tecniche verbali va a integrare l'intervento rendendo più immediata
l'interiorizzazione delle esperienze vissute che entreranno a far parte del
patrimonio emotivo della persona.

Sulla base di tali presupposti si articola la tecnica dei contatti affettivi. Essa
prevede due stadi in quattro fasi che vedono il terapeuta entrare in contatto con
la persona secondo quattro modalità, rappresentative dei quattro diversi stili
relazionali, che il paziente ricercherà, facendosi guidare dalla memoria del
corpo, nel proprio bagaglio di esperienze affettive significative.

M., al terzo contatto, ha iniziato a piangere a dirotto quando le ho chiesto di


associare un volto a quel contatto. Ho scelto di non interrompere né facilitare
quel pianto, mi sono limitato solo ad accoglierlo pronunciando queste parole:
“ io sono qui con te, ci sono io qui vicino”, poi nella restituzione finale mi ha
detto che si sarebbe aspettata di vedere il suo partner invece era apparso
chiaro il ricordo di suo padre che, da affettuoso e pieno di attenzioni, era
diventato distante e imbarazzato e che non l’aveva più sfiorata dal momento in
cui era diventata “signorina”. Tutta quella rigidità l’aveva fatta sentire sporca e

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sbagliata e spesso aveva desiderato quelle mani e ora mentre lo raccontava si


vergognava…

3° Passo: Meditazioni e fantasie guidate per ridurre i sintomi psichici e


comportamentali della Dipendenza Affettiva
“La meditazione non è altro che tornare a casa,
un semplice riposarsi un po‟ all‟interno del proprio essere.” (Osho)

Oggi mente e corpo sono considerati mondi fortemente interconnessi. Accade 22


spesso che la persona, rapita dai pensieri, si scordi di chi è, di dov‟è, di cosa sta
facendo o addirittura si scordi di respirare, perdendosi il continuum tra passato,
presente e futuro.

Il dipendente affettivo arriva a fondersi così tanto con l‟altro da diventare


inconsapevole dei propri vissuti e del costo emotivo di tale legame. Inserire
protocolli di Mindfulness, sessioni di respirazione, rilassamento e meditazioni
permette alla persona di rallentare il proprio passo e porsi nel Qui ed Ora.

Mi piace qui raccontare l‟esperienza vissuta da L. durante una fantasia guidata,


intitolata: “Alla ricerca del proprio cuore”:

Dopo gli esercizi della ripresa, chiedo: "Hai incontrato il tuo cuore?", e Laura:
"sì mi ha parlato, mi ha parlato di Roberto, mi ha detto che non devo più
regalarlo a lui, mi ha detto che è una persona capace di fargli tanto male, la
stessa persona che l’ha fatta sentire tanto importante e che poi l’ha trattata
peggio delle altre. Mi è chiaro…mi ha preso in giro, non mi amava davvero
perché ha sempre maltrattato il mio cuore, ho sentito oggi, grazie a questa che
sono io che devo prendermi cura del mio cuore".

4° Passo: Riscoprire le emozioni attraverso il corpo

“Metti le radici nella terra così potrai ergerti alto nel cielo,
metti radici nel mondo visibile così da poter raggiungere l’invisibile” (Osho)

Dopo aver creato con il paziente una solida alleanza terapeutica, procediamo
con alcuni esercizi volti a risvegliare le emozioni bloccate, in virtù della memoria
emotiva del corpo. Diamo quindi la possibilità alla persona di dar voce a
sensazioni e emozioni da tempo sopite favorendo, mediante il corpo, la loro
libera espressione e lo stabilirsi di un sano equilibrio emotivo.

Gli esercizi eseguiti in questa fase rappresentano un ulteriore canale attraverso


il quale lasciar emergere sensazioni negate e favorire pertanto la presa di
consapevolezza come emerge chiaramente da questo stralcio in cui una mia

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paziente, dopo aver sperimentato il Grounding e immaginato, dietro mia


sollecitazione, di essere un albero, racconta la voglia di svincolarsi da relazioni
disfunzionali.

"Ho avvertito tutti i nodi del mio tronco...nodi che non si riescono a
sciogliere...ho percepito le mie radici come volenterose di spostarsi, di fare poco
le radici e di essere gambe veloci...un desiderio di evasione...radici che però si
rifanno alla mia famiglia e che per quanto non siano profondamente salde nel
terreno, hanno buone pendici che a loro modo sanno essere stabili e affidabili 23
per farmi crescere".

5° Passo: Sviluppare l’assertività attraverso il lavoro sui NO

“Diventa una causa, non un effetto di ciò che accade nella tua vita.
Vivi al centro, non alla periferia del tuo universo personale.
Sii chi tu sei, non un’eco di ciò che gli altri desiderano o si aspettano da te”

I nostri NO possono uscire allo scoperto in vari modi, ma il canale più semplice
e immediato è sicuramente il corpo. Per fare ciò è possibile utilizzare un
esercizio, che affonda le sue radici nella bioenergetica di Alexander Lowen.

Questo può essere svolto singolarmente o a coppie ed è preceduto da una breve


sessione di respirazione. Si chiede alla persona di pensare a «tutti i no che
avresti voluto dire e non hai detto», invitandola a pronunciarli cercando di
trovare il proprio timbro, la propria forza e il proprio autentico NO.

6 ° Passo Migliorare la sicurezza in se stessi e l’autostima con il self-


talk,il potere dei POST-IT

“…e se diventi farfalla nessuno pensa a ciò che è stato


quando strisciavi a terra e non volevi le ali”

Il self-talk è il dialogo con se stessi. Ognuno di noi porta avanti un dialogo


continuo con se stesso che può oscillare dalle 150 alle 300 parole al minuto. Le
persone con scarsa autostima, e in particolare i Dipendenti Affettivi, hanno dei
NAT, Negative Automatic Thoughts, cioè pensieri automatici che sottraggono
energie e bloccano la loro naturale espressione.

Nel trattamento della Dipendenza Affettiva utilizziamo un esercizio in cui si


propongono 3 POST-IT, con su scritto in uno «Mi voglio bene perché..» , da
mettere sul comodino, in un altro «Io sono unico perché..», da mettere sullo
specchio del bagno, e nell‟ultimo «Io voglio..», da mettere sulla maniglia della

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porta di casa.

C. si racconta attraverso i suoi desideri e, tra questi, ne sceglie uno, il più


importante in quel momento della sua vita: “Io voglio un figlio”.
Decide allora, dietro mia sollecitazione, di attaccarlo in casa, in bella vista, in
modo da poterlo vedere ogni mattina al risveglio, leggere quelle parole e così
riconoscersi quella parte di lei, desiderosa di maternità. Ed è proprio qui che
accade la magia di quel gesto, apparentemente stupido e banale, e che
potrebbe far pensare all'imbarazzo nel condividere un desiderio così intimo con 24
gli altri abitanti della casa. Ma proprio questo permette ai genitori di C. di
rispondere a quel suo post-it con un altro di altrettanto valore e intensità:
"anche noi un nipote". Si è venuta a creare pertanto un’occasione unica che ha
messo in contatto un’intera famiglia, smuovendo energie positive e cancellando
il tabù di un desiderio taciuto, e la paura di parlarne e affrontarlo.

7 ° Passo: Riscoprire la propria unicità e individualità attraverso il


NAMING

“Ci hanno fatto credere che ognuno di noi è la metà di una mela
e che la vita ha senso solo quando riusciamo a trovare l’altra metà.
Non ci hanno detto che nasciamo interi,
che mai nessuno nella nostra vita merita di portarsi sulle spalle la responsabilità
di completare quello che ci manca: si cresce con noi stessi.
Se siamo in buona compagnia è semplicemente più gradevole.”

L‟identità è un tema delicato nel trattamento della Dipendenza Affettiva, poiché


la persona arriva a fondersi simbioticamente con l‟altro fino a perdere i suoi
confini. Per aiutare la persona a riscoprire la propria unicità appare efficace
utilizzare la tecnica che prende spunto dalla tecnica del Naming.

Questa si basa sul presupposto che il proprio nome, parte costitutiva della
propria identità, possa diventare un «catalizzatore emozionale», in grado di
elicitare nella persona vissuti legati alla percezione che questa ha di sé, del
proprio essere nel mondo, inserito all‟interno di una rete relazionale. Nella
tecnica qui proposta si utilizza il nome e le risonanze emotive per rieducare il
paziente a riappropriarsi della propria identità.

8 ° Passo: Abbandonare la vergogna e il lutto per riscoprire la


solitudine, la fiducia in se stessi, imparando ad amarsi

“Solitudine amica
quante parole, quanti silenzi, quante illusioni, quante passioni, avvinto all’albero
della vita,

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dipendente da un seno mobile che il vento allontana ogni volta e ogni volta mi
chino per prenderlo,
poi il deserto all’improvviso
mi sceglie inesorabile
e dichiaro guerra alla paura
infine solo, disabitato nel tempo
solo con il terrore di incontrarmi
come un filo d’erba nella sabbia
come un sorso di vita nell’agonia 25
come un dono inatteso
come l’oblio del passato
come se non avessi mai visto il sole
sulla terra tremante echeggia una voce
vibra, come freccia scoccata
verso il centro del cuore…
è una richiesta una preghiera un addio
un incontro assoluto tra anima e corpo
e che si libera dalla morte nascendo…”

Una delle emozioni sequestranti nella Dipendenza Affettiva è la paura


dell‟abbandono e della mancanza dell‟altro. Spesso, il dipendente, non riuscendo
ad accettare la perdita dell‟altro, rimane aggrappato a quel passato che, seppur
doloroso, dava un senso alla sua vita.

Il ruolo del terapeuta è quello di guidare la persona nei suoi sentieri più bui alla
ricerca di «mostri» con cui scontrarsi fino a percepire ogni sfaccettatura. Nel
momento in cui la persona si sente pronta a farlo, quelle ombre si trasformano
in luci e diventano importanti catalizzatori di cambiamento.

Attraverso tale consapevolezza la persona potrà iniziare a far chiarezza nella


propria vita e nei propri copioni emotivi e, attingendo dalla nuova fiducia
riconquistata, iniziare a riscrivere un nuovo capitolo della sua vita.

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BIBLIOGRAFIA

 Caretti V., La Barbera D. (2009), Le nuove dipendenza. Diagnosi e


clinica. Carocci editore.
 Cermak T. (1986), Diagnosing and Treating Co-dependence. Johnson
Books, Minnesota.
 Dupont, J. (1998). The concept of trauma according to Ferenczi and its
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Dipendenza Affettiva: Diagnosi e Psicoterapia


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 Salovey, P., Meyer, J.D. (1990). Emotional Intelligence. Neurobiology of


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Dipendenza Affettiva: Diagnosi e Psicoterapia


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