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Mètis.

Anthropologie des mondes


grecs anciens

Tucidide, Aristotele, la stasis a Sparta [Due modelli interpretativi]


Due modelli interpretativi
Annalisa Paradiso

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Paradiso Annalisa. Tucidide, Aristotele, la stasis a Sparta [Due modelli interpretativi]. In: Mètis. Anthropologie des mondes
grecs anciens, vol. 9-10, 1994. pp. 151-170;

doi : https://doi.org/10.3406/metis.1994.1019

https://www.persee.fr/doc/metis_1105-2201_1994_num_9_1_1019

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TUCIDIDE, ARISTOTELE, LA STASIS A SPARTA
Due modelli interpretativi

Fra gli autori greci che si sono occupati délia stasis a Sparta -la stasis corne
conflitto, cospirazione, rivolta, attacco, secessione- solo Tucidide ed
Aristotele ne hanno interpretato il significato storico e sociale, in particolare
per quanto riguarda il conflitto arcaico, senza limitarsi a registrare il dato
evenemenziale apparentemente neutro. L'hanno integrata in una costru-
zione coerente del passato, erede di tradizioni propagandistiche lacedemoni
vôlte a sminuire il ruolo del conflitto, datandolo all'alba délia storia spartana
(Tucidide), oppure inquadrandolo in una teoria eziologica del fenomeno
neU'ambito délia polis (Aristotele), ma anche utilizzata, e ovviamente
manipolata, per un elogio implicito ο per una critica aperta, rivolta alla
politeia spartana.
Nell'Archeologia, Tucidide dissémina il testo di numerose allusioni alla
stasis arcaica. Sono allusioni costruite intorno alla polarità logica Atene
astasiastos/Spaita, afflitta dalla stasis. Cosi, nei §§ 2.3-4 del I libro, in cui
parla délia Tessaglia, délia Beozia e del Peloponneso ad eccezione
dell'Arcadia, istituisce un nesso causale tra la fertilità délia terra ed le
emigrazioni degli abitanti, giustificandolo con la dissoluzione degli equilibri
interni, provocata dall'aumento délie ricchezze che dégénéra nel conflitto,
quindi nella rovina (στάσεις... εξ ών έφθείροντο), e che espone
simultaneamente aile insidie degli stranieri: un movimento storico ciclico, di
accelerazione e di caduta, che lega le emigrazioni dei popoli all'assenza di
progresso (§ 2.2 δι' αυτό οΰτε μεγέθει πόλεων Ισχύον ούτε τη άλλη παρά-
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σκευή). Sull'altro versante dell'opposizione polare, in perfetta simmetria,


l'Attica, mai stata fertile, non ha mai conosciuto né stasis, né emigrazioni (§
2.5). Al contrario, ha attirato gli abitanti di altri paesi, allontanati dalle guerre
ο da altre staseis -abitanti che l'hanno resa più potente (§ 2.6). Potenza e,
simmetricamente, assenza di progresso misurano pertanto il giudizio
negativo, espresso da Tucidide sulla guerra civile già aU'inizio dell'opera1.
Stabilité sociale e conflitto a Sparta sono integralmente iscritti, ma per
anacronismo, nel quadro délia polis dorica al § 18, dove tutte le allusioni
precedenti trovano un'applicazione storiografica concreta2. Il giudizio già
espresso dallo storico sul conflitto viene qui confermato e rafforzato
attraverso la costruzione storiografica di una successione cronologica
stasis/eunomia niente affatto neutra, che anzi esprime un'opposizione
qualitativa, teleologicamente orientata, tra conflitto e stabilité, tra il
disordine délie origini e l'ordine susseguente. Questa polarità - che Tucidide
assume da Erodoto e che in seguito trasmette a molti "successori" - è tipica
di ogni elaborazione storiografica del passato in cui si scelga, a ritroso, un
punto délia storia corne arkhê, corne inizio. E, se V arkhê è di carattere
legislativo - vedi Veunomia - corne un inizio dell'ordine. Ne consegue
l'individuazione di uno spazio storico anteriore al punto di inizio, necessario
al fine di esaltare il passaggio all'ordine: questo stadio del disordine è proprio
quello che Erodoto chiama kakonomia, Tucidide, invece, stasis*. In 1.65,
aU'interno di un excursus, Erodoto sceglie Veunomia di Licurgo corne arkhê
e costruisce la successione cronologica kakonomia/eunomia per rendere
conto del progresso spartano fino ed oltre l'età di Creso, fino aile guerre
persiane, ma anche per illuminare lo sviluppo précoce di Sparta di fronte al
ritardo accumulato da Atene4. In 1.18, in uno schizzo délia storia parallela
délie due città che si affrontarono durante la guerra del Peloponneso - una

1. Molto prima, quindi, délia descrizione délia stasis a Corcira in III. 70-85; IV. 46-48.
Ancora la stasis, nell'Archeologia, ai §§ 12.2 e 2.3.2: cf. il dossier raccolto da M. A.
Barnard, Stasis in Thucydides: Narrative and Analysis of Factionalism in the Polis, Ph.D.,
The University of North Carolina at Chapel Hill, 1980, p. 34.
2. In I. 18.1, la stasis è datata all'epoca délia ktèsis dorica délia polis. Sull'uso analogico
délia parola polis - e, aggiungo, del concetto di stasis, adoperato in riferimento ad
un'epoca pre-civica - ai §§ 2.2-6 e 12.2, vedi L. Canfora in Tucidide, La guerra del
Peloponneso, 1.1, a cura di L. C, Milano, 1983, pp. 217-218.
3. Erodoto, 1.65.2.
4. Su Erodoto, 1.65-6 e tutti i problemi sollevati da questo passo, cf. P. Vannicelli,
Erodoto e la storia dell'alto e medio arcaismo (Sparta-Tessaglia-Cirene), Roma, 1993, pp.
45-48; 57sqq. Licurgo ο Veunomia corne arkhê: A. Paradiso, "Lycurgue Spartiate: analogie,
anachronisme et achronie dans la construction historiographique du passé", in c.d.s.
TUCIDIDE, ARISTOTELE, LA STASIS A SPARTA 153

ricostfuzione "logica", più che "evenemenziale" dei loro progressi dai tempi
più remoti - Tucidide adotta il modello interprétative» erodoteo e lo corregge,
in un certo senso lo "migliora", ancora una volta aU'interno di un excursus
in cui menziona Veunomia spartana5. Istituisce un nesso tra capacità di
intervenire negli affari délie altre città (il rovesciamento délia maggior parte
dei tiranni greci), potenza, eunomia e stabilité costituzionale (τη αύτη
πολιτεία) dei Lacedemoni, da sempre atyranneutoi - stabilité che data ormai a
poco più di quattrocento anni a partire dalla fine délia guerra dei
Peloponneso6. Una cronologia es emé, questa, che data Y eunomia ail' 821
oppure 804 circa, cioè al IX secolo7, mentre Erodoto la datava, grosso modo,
tra la fine dell'XI e la prima meta dei X secolo8 oppure, secondo altri calcoli,
aU'inizio dei IX secolo9. La stasis anteriore ail' eunomia risale, invece,
all'epoca dell'invasione dorica, datata 80 anni dopo la caduta di Troia10 (XII
secolo), e si prolunga fino all'introduzione dell' eunomia. In V.112, difatti,
Tucidide afferma che Melos esiste da 700 anni: deve essere stata fondata,
quindi, nel 1116 (700 + 416), appena preceduta dalla dorizzazione dei
Peloponneso11.

5. Su questa "qualità" dei rapporto Erodoto-Tucidide - qualità che, perb, sfumerei


criticamente - vedi S. Hornblower, "Thucydides' Use of Herodotus", in ΦΙΛΟΛΑΚΩΝ.
Laconïan Studies in honour ofH. Catling, éd. by Jan Motyka Sanders, The British School
at Athens, London, 1992, pp. 141-154. Erodoto, modello di Tucidide: L. Canfora, "Tucidide
erodoteo", Quaderni di Storia, 16, 1982, pp. 77-83.
6. In opposizione polare rispetto ad Atene astasiastos, Sparta eunomica è speculare
all'isola di Chio dove, ancora sulla scia dei modello erodoteo, eunomia e prospérité sono
associate: cf. Tucidide, VIH.24.4 ηύδοαμόνησάν τε και εσωφρόνησαν, con S. Hornblower,
Thucydides, London, 1987, pp. 161-162. Altre analogie tra Sparta e Chio sono messe in
luce da Tucidide, soprattutto il gran numéro di schiavi (VIII.40.2).
7. Discuto i termini délia questione in "Tempo délia tradizione, tempo dello storico:
Thuc. 1.18 e la storia arcaica spartana", Storia délia Storiografia, 28, 1995, pp. 37-38; 43-
44. Cronologia tucididea basata sulle généalogie dei re spartani: S. Mazzarino, Ilpensiero
storico classico, Roma-Barï, 1983 (1966), vol. 3, pp. 432-433 (che propone la data dell'
830/840 per l'introduzione dtll'eunomia a Sparta secondo Tucidide).
8. Vd. A.W. Gomme, A Historical Commentary on Thucydides, I, Oxford, 1945, p.
129; P. Vannicelli, op. cit., p. 47.
9. A. Andrewes, "Eunomia", Classical Quarterly, 32, 1938, p. 92; D. Asheri in Erodoto,
Le Storie. Libro I. La Lidia e la Persia, a cura di D.A., Milano, 1988, p. 308; S. Hornblower,
A Commentary on Thucydides, I. Books I-III, Oxford, 1991, p. 52.
10. Cosi Tucidide, 1.12.3.
11. Su questa ed altre cronologie (Erodoto, IX. 27; Isocrate, Panegirico, 54, dove il
ritorno degli Êraclidi précède la guerra di Troia), vedi S. Mazzarino, op. cit., vol. I, pp.
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La bipartizione cronologica (XII-IX/IX-V secolo) istituita tra stasis ed


eunomia, in quest'ordine di successione, ripristina la funzione di arkhê
de\V eunomia, ma allo stesso tempo élimina le contraddizioni dalla storia del
secondo periodo, per condensarle nel primo. Ogni conflitto pare concentrato
unicamente in questo spazio temporale anteriore all'ordine12. Tucidide, ad
esempio, non "ricorda" in questo passo alcuno dei conflitti scoppiati tra il
IX ed il V secolo, né Vepiboulê dei Partent che si concluse con la fondazione
di Taranto nel 706, né la rivolta domata da Tirteo all'epoca délia II guerra
messenica (meta del VII secolo), né Vapostasis degli Iloti verso l'Itome nel
464, e neppure la cospirazione tramata dal reggente Pausania, eventi - questi
ultimi - narrati da lui stesso nel I libro13. In realtà, uno storico a lui coevo,
Antioco di Siracusa, aveva scritto la storia délia stasis promossa, a Sparta,
dai Partent, nello scrivere la storia délia fondazione di Taranto. Ε Tucidide
- che dipende da Antioco per Γ archeologia siciliana, nell' èsordio del VI
libro14 - conosceva certamente il Περί 'Ιταλίας σύγγραμμα di quest'ultimo,
e dunque la sua versione dell'episodio, che faceva dei Partenî i figli ribelli,
atimoi, di quei padri spartani che non avevano partecipato alla guerra e che,

334-335; L. Canfora, "L'inizio délia storia secondo i Greci", Quaderni di Storia, 33, 1991,
pp. 5-19; Id., Tucidide e l'impem. Lapresa di Melo, Roma-Bari, 1992, p. 96, n. 68; W.
Burkert, "Lydia Between East and West or How to Date the Trojan War: A Study in
Herodotus", in The Ages ofHomer. A Tribute to Emily Townsend Vermeule, ed. by J.B.
Carter and S.P. Morris, Austin, 1995, pp. 142-143.
12. Ma nella percezione degli antichi, e di non pochi moderni, la stasis non è altro
che un rovesciamento dell'ordine: vedi N. Loraux, "Repolitiser la cité", L'Homme, 97-98,
1986, pp. 239-255, ora, in forma abbreviata e modificata, in N. Loraux, La cité divisée.
L 'oubli dans la mémoire d'Athènes, Paris, 1997, pp. 41-58; ead., "La guerre civile grecque
et la représentation anthropologique du monde à l'envers", Revue del'Hist. des Religions,
212, 1995, pp. 299-326.
13. Tucidide, I. 101.2-103.3 (III guerra messenica); 1.132.4 sqq. (trame di Pausania).
Alla cospirazione dei Partenî Tucidide sembra tuttavia riferirsi, ma in modo anacronistico,
al § 12.2 del I libro, dove ricorda le staseis che condussero ad esili, dopo il ritorno daTroia,
quindi alla colonizzazione di nuove città: si tratta in ogni caso di un contesto storico
différente, inquadrato in un altro orizzonte cronologico: vedi S. Hornblower, op. cit.
(supra, n. 9), pp. 37-38 e, per un punto di vista archeologico, V.R. d'A. Desborough, The
Last Mycenaeans and their Successors. An Archaeological Survey c. 1200-c.lOO B.C.,
Oxford, 1964, p. 250. Vepiboulê promossa dai Partenî, nonché Tirteo, sono ignorati anche
da Erodoto, nel logico sviluppo, pero, di un criterio di selezione diverso: cf. P. Vannicelli,
op. cit., pp. 50-5 1, 54-55. La III guerra messenica è ricordata in Erodoto, IX. 35.2 e 64.2.
14. Su questa dipendenza, cf. A.W. Gomme, A. Andrewes, K.J. Dover, A Historical
Commentary on Thucydides, IV, Oxford, 1970, pp. 198-210 (ma cf. già K.J. Dover, "La
colonizzazione délia Sicilia in Tucidide", Maia, 6, 1953, pp. 1-20). Vedi anche, di récente,
N. Luraghi, "Fonti e tradizioni x\e\V archaiologia siciliana (per una rilettura di Thuc. 6, 2-
TUCIDIDE, ARISTOTELE, LA STASIS A SPARTA 155

di conseguenza, erano stati giudicati "schiavi" - in un certo senso, dei


tresantes, ma anche i primi Iloti15. Conosceva certamente anche Tirteo ed il
ruolo che il poeta sostenne a Sparta all'epoca della II guerra messenica e
della stasis che vi scoppiô, provocata dalle perdite economiche, quindi dalle
disuguaglianze subite da un certo numéro di cittadini che reclamarono di
conseguenza una ridistribuzione délie terre16. Tucidide ignora anche le
minacce di divisione politica che opposera l'uno contro l'altro alcuni membri
délie due famiglie reali, i contrasti scoppiati tra Cleomene e Dorieo, tra
Cleomene e Demarato, gli intrighi dello stesso Cleomene - episodi, tutti,
importanti e ben noti ad Erodoto17. Si traita, credo, di omissioni intenzionali
piuttosto che di ignoranza da parte di Tucidide. Di alcune omissioni
intenzionali tra le moite che caratterizzano Γ Archeologia18 . Oltre a questi
conflitti, credo che Tucidide conoscesse Licurgo corne autore dell' eun omia
secondo una tradizione già ufficiale al suo tempo e nota al suo predecessore,

5)", in L. Braccesi (a cura di), Hesperia, 2. Studi sulla grecità di Occidente, Roma, 1991,
in particolare le pp. 57-62.
15. Antioco FrGrHist, 555 F 13 (= Strabone, III. 3.2). La citazione di Antioco è tratta
verosimilmente dal Περί 'Ιταλίας σύγγραμμα, che mostra, in esordio, stilemi che si
ritrovano in Tucidide, e non soltanto nel proemio: la dichiarazione di paternità dell'opera,
oltre all'argomento (FrGrHist, 555 F 2: Άντίοχος Ξενοφάνεος τάόε συνέγραψε περί
'Ιταλίας, cf. Tucidide, 1. 1.1 Θουκυδίδης 'Αθηναίος ξυνέγραψε τόν πόλεμον e, in IV. 104.4, δς
τάδε ξυνέγραψεν), seguiti dalla descrizione del primo popolamento dell'Italia (FrGrHist,
55 F 2: τήν γήν ταΰτην, ήτις νϋν Ίταλίη καλείται τό παλαιόν είχον Οΐνωτροι: cf.
Tucidide, 1.2.1 φαίνεται γαρ ή νϋν Ελλάς καλούμενη ου πάλαι βεβαίως οίκουμένη, a
proposito del primo popolamento della Grecia): si veda L. Canfora, Antologia della
letteratura greca, vol. 2, Roma-Bari, 1987, p. 449. Sui Partenî, cf. S. Pembroke, "Locres
et Tarente. Le rôle des femmes dans la fondation de deux colonies grecques", Annales ESC
25, 1970, pp. 1240-1270; M. Corsano, "Sparte et Tarente: le mythe de fondation d'une
colonie", Revue de l'Hist. des Religions, 196.2, 1979, pp. 113-140; D. Musti, "Sul ruolo
storico della servitù ilotica. Servitù e fondazioni coloniali", in D.M., Strabone e la Magna
Grecia. Città e popoli dell 'Italia antica, Padova, 1988, pp. 15 1-172; M. Nafissi, La nascita
del kosmos. Studi sulla storia e la società di Sparta, Napoli, 1991, pp. 38-51; I. Malkin,
Myth and territory in the Spartan Mediterranean, Cambridge, 1994, pp. 1 15-142.
16. Aristotele, Politica, V, 1306 b 36-1307 a 2; Pausania, IV. 18.2-3 dà la versione
filomessenica. La parenesi di Tirteo ai giovani ha fatto pensare a questi ultimi corne attori
del conflitto (fr. 7 Gentili-Prato): vedi L. Canfora, Storia della letteratura greca, Roma-
Bari, 1989\ p. 68. Tucidide -Tirteo: sulla diffusione del testo di Tirteo in Attica già alla fine
del VII secolo, corne attesta Solone, cf. C. Prato, Tirteo. Introduzione, testo critico,
testimonianze e commento, Roma, 1968, pp. 66-67.
17. Erodoto, V. 42, 75; VI.61 sqq., 74. A. Lintott, Violence, Civil Strife and Révolution
in the Classical City, Baltimore, 1982, p. 68.
18. Cf. E. Taubler, Die Archaeologie des Thukydides, Leipzig, 1927, pp. 83 sq.
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preferendo tuttavia non famé menzione e questo, in générale, in virtù del


rigido criterio di selezione che aveva deciso di adottare aU'inizio dell'opera,
al fine di tracciare la storia délia formazione délie due potenze in guerra,
attraverso la storia dei loro progressi "materiali", e quindi economici e
militari. Al § 18, il silenzio su questi episodi esprime, a mio avviso, un
giudizio sulla loro importanza e dimensione storica, ridotta a più modeste
proporzioni di fronte ad avvenimenti realmente importanti, quali la stabilità
costituzionale, Yeunomia, la potenza e la capacité - già segnalata aU'inizio
del § 18 - di intervenire nella politica interna délie altre città. L'omissione
del nome di Licurgo, invece, non significa affatto che Tucidide attribuisse
V eunomia a qualcun altro, come faceva Ellanico, che l'ascriveva ad Euristene
e Procle, criticato per ciô da Eforo19. Questo silenzio, in ogni caso, è
estremamente funzionale alla bipartizione cronologica del modello
storiografico ereditato e assimilato.

Lo stesso modello, ispirato dalla valorizzazione de\V eunomia come arkhê


luminosa al termine di un periodo di stasis, è accolto, con alcune varianti, da
altri storici ed oratori dal IV secolo in poi (fino a Polibio e Plutarco), tra
quelli più sensibili al "mirage" spartano, vale a dire alla visione idealizzante
délia storia lacedemone, autorizzata dalla propaganda ufficiale e in seguito
diffusa nei milieux laconizzanti di altre città, e soprattutto di Atene. La
successione stasis/eunomia prende generalmente la forma disordini
civili/concordia, con ο senza la menzione esplicita di Licurgo come inventore
dell' eunomia. Isocrate, che segue fedelmente la cronologia tucididea, sostiene
che i Lacedemoni, lacerati dalla stasis all'alba deU'invasione dorica come
nessun altro popolo in Grecia (στασιάσαι... ως ούδένας άλλους των
Ελλήνων)20, istituirono, al termine del periodo di conflitti, Visonomia, la
"democrazia" e la concordia (homonoesein) all'interno del gruppo vincitore,
riducendo il démos sconfitto alla condizione di Perieci21. Non figura, in
questo passo, alcuna allusione né ail' eunomia, né a Licurgo. La stasis
originaria è invece dislocata cronologicamente in Eforo, non è datata al
tempo deU'invasione dorica. Coloro che occuparono la Laconia, dice, "fin
daU'inizio governarono con moderazione" (κατ' αρχάς μέν έσωφρόνουν),

19. Ellanico, FrGrHïst, 4 F 1 16 = 31 Ambaglio; Eforo, FrGrHist, 70 F 118.


20. Isocrate, Panatenaico, 177, a mio avviso citazione trasparente di Tucidide, 1.18.1:
επί πλείστον ώνΐσμεν χρόνον στασιάσασα, oltre che di Erodoto, 1.65.2: κακονομώτα-
τοι ήσαν σχεδόν πάντων Ελλήνων.
21. Isocrate, Panatenaico, 178 con CI. Mossé, "Les Périèques lacédémoniens. A
propos d'Isocrate, Panathénaïque 177 sq.", Ktèma,2, 1977, pp. 121-124.
TUCIDIDE, ARISTOTELE, LA STASIS A SPARTA 157

ma fu soltanto con Licurgo che ottennero la supremazia e l'egemonia sulla


Grecia per 500 anni, fino alla vittoria dei Tebani a Leuttra. Cosa che équivale
a reintrodurre la bipartizione cronologica, ma questa volta tra il periodo
dell'egemonia e quello précédente: è évidente corne anche questa
costruzione storiografica dei passato risponda ad un idea di progresse*22. La
stasis arcaica compare nel F 1 17 (Jacoby), dove Eforo ricorda uno stadio di
disordini civili antécédente a Licurgo, Vapostasis domata degli abitanti di
Helos - gli Iloti - che egli data all'epoca di Agide, figlio di Euristene,
separato da Licurgo da 5 generazioni reali23. Ma questa stasis arcaica è, per
cosi dire, "duplicata" nel F 149,16 (Jacoby) dove, più sulle tracce dei suoi
predecessori, Eforo conosce una stato di conflitti immediatamente anteriore
a Licurgo e fa allusione alla concordia (ομόνοια), ottenuta con la
soppressione dei conflitti generati dalla cupidigia e dal gusto dei lusso.
In seguito, Polibio e Plutarco - sulla scia délia fonte-Eforo - conservano
la memoria storica dei conflitti precedenti Veunomia, ma anche délia
concordia introdotta legalmente. Per Polibio, che l'elogia, la costituzione
di Licurgo ha promosso l'armonia (homonoein), ha reso astasiastos la
comunità pubblica e sophrones i privati24. Plutarco ricorda un lungo periodo
di anomia e di ataxia dall'età di Soo fino a quella di Licurgo: un periodo,
dunque, di 4 generazioni. Le leggi di Licurgo, invece, a suo avviso restarono
intatte (assicurando la potenza di Sparta) per un periodo più esteso, fino al
re Agide II, per 500 anni e 14 generazioni reali25. Al culmine dei "mirage",
solo Lisia, nel V secolo, présenta i Lacedemoni corne da sempre liberi da
conflitti (αστασίαστοι)26. Solo al punto estremo dei "mirage", la stasis è
ridotta davvero al grado zéro, perché è la storia intera che vi è ridotta a tanto
e Licurgo - corne ogni idea di cambiamento storico dalla stasis dXYeunomia
- vi scompare. Negli altri esempî citati, la stasis figura sempre e unicamente,
anche nel F 117 Jacoby di Eforo, in opposizione a Licurgo, oppure
aWeunomia ο a qualche forma di stabilità sociale e politica, oppure di

22. Eforo, FrGrHist, 70 F 1 18. Sono 500 anni a partire dall' 870 - probabile datazione
di Eforo per Licurgo (cf. G.L. Barber, The Historian Ephorus, Cambridge, 1935, p. 172)
-fino al 371.
23. Eforo, FrGrHist, 70 F 1 17. Eforo stabilisce la successione Aristodemo-Procle-Soo-
Euriponte-Pritanide-Eunomo, che ebbe due figli, Polidette e Licurgo: FrGrHist, 70 F 149,
18 e 19; FF 173 e 175.
24. Polibio, VI. 48.2-3.
25. Plutarco, Licurgo II.5 (e 1.8 per lagenealogia Soo-Euriponte-Pritanide-Eunomo-
Licurgo); XXIX. 10.
26. Lisia, XXXIII. 7 dove i Lacedemoni figurano anche corne απόρθητοι, ατείχιστοι,
αήττητοι.
158 ANNALISA PARADISO

concordia, rigorosamente successive27. Si aggiunga che si tratta in ogni caso


di ipotesi interprétative nate in un'epoca in cui la figura di Licurgo e le sue
leggi erano, da un lato, profondamente radicate nella memoria storica
lacedemone; dall'altro, ormai all'alba di una crisi degenerativa. Di fatto,
questo momento perfetto délia storia e, secondo ogni apparenza,
perfettamente integro fino al "présente" del V secolo, questo inizio che
andava sottolineato e confrontato da Erodoto e Tucidide ad uno stato di
conflitto précédente, verra opposto da Senofonte ad uno stato di disordine
successivo, a lui contemporaneo, di cui è il primo ad avère piena
consapevolezza, quando spiega la decadenza spartana con l'oblio del
législature28.
Questi racconti délie origini esprimono anche, e con grande nettezza,
l'esigenza - sentita in epoca classica, quando la definizione délia cittadinanza
è ormai chiara e gli integrati nella politeia sono pochi e separati dai diversi
gruppi degli esclusi - di investigare le ragioni che hanno portato a questa
organizzazione sociale, di tracciarne la storia. Cercandola in due diverse
direzioni esplicative: la conquista esterna di un altro popolo (cosa che
implica l'alterità totale degli Iloti) e la differenziazione interna (con tutt'altra
interpretazione sull Origine délia popolazione servile). All'interno di questa
seconda ipotesi, la stasis originaria - conflitto interno che risponde ad alcune
disuguaglianze e che, una volta fallito ο risolto, instaura gerarchie sociali e
spesso l'allontanamento di un gruppo colonizzatore - gioca un ruolo
fondamentale. Funge da autentico operatore ideologico, in altre parole da
criterio di organizzazione storiografica del passato29. Un racconto corne
quello di Antioco sulla fondazione di Taranto - una "messa in scena"
storiografica di alcuni eventi, e soprattutto del rapporto stas/s-colonizza-

27. Ma la concordia lacedemone puô anche essere elogiata senza allusione alcuna alla
stasis, oppure in opposizione alla discordia di altre poleis, e soprattutto di Atene: cf.
Senofonte, Memorabili, III.5.14-16.
28. Senofonte, Costituzione degli Spartani, 14 e 15. Più in dettaglio, rinvio a Lycurgue
Spartiate: analogie, anachronisme et achronie dans la construction historiographique du
passé, in c.d.s.
29. La stasis aile origini délie più antiche colonizzazioni, dopo il ritorno da Troia: cf.
Tucidide, 1.12.1. Si vedano, a Sparta, la storia dei Partent e délia fondazione di Taranto
(Strabone, III. 3.2-3), i tentativi di colonizzazione di Dorieo, partito da Sparta perché in
conflitto con Cleomene a proposito délia successione al trono (Erodoto, V. 42-48) e la
colonizzazione di Tera, da parte dell'eponimo Tera, lo zio di Euristene e di Procle, e dei
Minî, ormai in contrasto con i Lacedemonii che nel passato li avevano accolti (Erodoto,
IV. 145.2-148).
TUCIDIDE, ARISTOTELE, LA STASIS A SPARTA 159

zione30- è anche una riflessione di epoca classica sull Origine dell'ilotia e dei
requisiti civici, in particolare sullo statuto dei tresantes e degli Iloti, in cui
tutti i fatti ricordati paiono discendere, trovare una spiegazione storica nella
stasis e negli eventi che ne determinarono lo scoppio31. Lo stesso varrà per
altri racconti che attribuiscono anche l'origine dei Perieci, cosi corne quella
degli Iloti, alla differenziazione interna, originata dal conflitto32. Gli autori
che sostengono invece la teoria délia conquista, délia conquista dorica che si
trasforma in conquista ilotica -in primo luogo Ellanico, ma anche
Teopompo- trasformano le popolazioni finalmente sottomesse in
"straniere", la cui rivolta ha tutt'altro significato, quello di una vera e propria
guerra33. Le due tradizioni délia conquista e délia degradazione interna si
conciliano infine nel racconto di Eforo: i suoi Iloti in rivolta sono "stranieri",
Achei scacciati e accolti in seguito, dopo l'invasione dorica, quindi diventati
cittadini e infine degradati. Questa popolazione -di Helos- compie
un' apostasis e, dopo la sconfitta, viene degradata alla condizione servile34.
Α1Γ epoca in cui la definizione délia cittadinanza è ormai rigida e solo un

30. Dove "messa in scena" è riferito unicamente aile qualità dell'organizzazione del
racconto, non esprime dubbi speciali sulla verità, ο sulla verosimiglianza storica,
dell'episodio, almeno nelle scansioni principali.
31. Sullo statuto degli Iloti di Antioco (si tratta di cittadini, anche se retrogradati),
dovuto alla volontà di "migliorare" socialmente la condizione dei fondatori di Taranto,
vedi le osservazioni di D. Musti, op. cit., p. 165. Anche la versione, un po'differente, che
dell' epiboulê dei Partenî e délia fondazione di Tarento dava Eforo (FrGrHist, 70 F 216 =
Strabone, III. 3. 3) - per il quale i ribelli erano i figli illegittimi di cittadini (nati da un pêle-
mêle e quinidi al di fuori del matrimonio), promotori di una cospirazione perché giudicati
atimoi - è una riflessione su numerosi avvenimenti e strutture sociali, tra cui, oltre alla
fondazione di Taranto, il matrimonio legittimo corne requisito civico, ma in età classica.
le fonti di epoca classica attribuiscono una struttura meno rigida al matrimonio di epoca
arcaica: gli Epeunatti che rimpiazzarono, sulle stibades, gli Spartani caduti durante la II
(?) guerra messenica e che ricevettero la cittadinanza secondo Teopompo (FrGrHist, 1 15
F 171), verosimilmente si unirono in matrimonio con le vedove dei padroni (cosi Giustino,
III. 5. 6; Esichio s.v. έπεύνακτοι): A. Paradiso, Forme di dipendenza nel mondo greco.
Ricerche sul VI libro di Ateneo, Bari, 1991, pp. 31-36.
32. Origine dei Perieci per differenziazione interna: Isocrate, Panetenaico 177 sqq. Lo
schéma stasis - differenziazione interna - creazione dello status servile a Sparta è attivo
anche in Platone, Repubblica, VIII.547 bc (con le critiche di Aristotele, Politica, II, 1264
a 25 sqq.): vedi Platone, Leggi, III. 683 a sqq. Cf. P. Vidal-Naquet, // cacciatore nero.
Forme di pensiero e forme di articolazione sociale nel mondo greco antico, tr. it., Roma,
1988, pp. 169 sqq.; J. Ducat, Les Hilotes, Athènes-Paris, 1990, pp. 65 sqq.
33. Ellanico, FrGrHist, 4 F 188; Teopompo, FrGrHist, 115 FF 122 e 13.
34. Eforo FrGrHist 70 F 1 17. Cf., con varianti, Pausania, III.20.6; Plutarco, Licurgo,
II. 1. Cf. P. Vidal-Naquet, op. cit., pp. 179-180.
160 ANNALISA PARADISO

ristretto gruppo di Homoioi gode dell'integrazione politica compléta35, la


stasis a Sparta puô essere pensata, dal punto di vista storiografico, corne quel
génère di conflitto che nasce daU'esclusione e che mira aU'integrazione ο alla
reintegrazione in un sistema egemonico, aU'interno del quale nessuna
fazione ο individuo in rivolta intende rovesciare né il régime politico nel suo
insieme (al limite, modificarne alcune istituzioni36), né i rapporti di
produzione. L'immagine di Sparta che si ricava è quella di una société dai
meccanismi bloccati. Una société in cui individui ο gruppi esclusi fanno
ricorso alla violenza illégale per la difficoltà ad integrarsi fra i "Simili", in
quanto i requisiti richiesti per la concessione délia cittadinanza sono
diventati ormai rigidi e difficilmente conquistabili (facili a perdersi, difficili
a riconquistarsi). Critico nei confronti del "mirage" spartano, Aristotele
abbandona lo schéma propagandistico stasis/eunomia di Licurgo e analizza,
aile pp. 1306- 1307 délia Politica, cinque esempi storici, selezionati, di stasis,
antica e modem a, in ogni caso successiva all'introduzione dell' eunomia a
Sparta, per dimostrare il punto di vista adottato, la tesi générale: che nelle
aristocrazie il conflitto nasce a causa del piccolo numéro di coloro che
partecipano agli onori (δια τό ολίγους των τιμών μετέχειν)37. Dunque, in
seguito all'orgoglio degli esclusi. Ε Γ integrazione politica e di conseguenza
sociale che pretendono i Partent e Cinadone, cospiratore all'inizio del regno

35. L 'integrazione politica, non quella sociale.


36. Aristotele, Politica, V, 1301 b 6 sqq.: aile 11.19-21, il concetto générale viene
esemplificato attraverso i casi di Lisandro (che tentb di sopprimere la monarchia) e di
Pausania II (che tramb contro l'eforato). Vedi anche, quanto al progetto di Lisandro,
Diodoro, XIV. 13.1-8; Plutarco, Lisandro, 24-26, 30 (da cui si deduce che Lisandro propose
invece di sopprimere il privilegio délie due famiglie reali, estendendo potenzialmente la
carica regia a tutte le famiglie di origine eraclida - quale era anche la sua: cf. Plutarco,
Lisandro, II. 1 - oppure a tutti i cittadini spartani). La proposta sovversiva di Pausania II
è connessa dai moderni al pamphlet che il re avrebbe composto in esilio a Tegea, secondo
Strabone, VIII.5.5. Analisi di questi obiettivi in A. Roobaert, "Pausanias le jeune eut-il
l'intention de supprimer l'éphorat?", Historia, 21, 1972, pp. 756-758; R. Vattuone,
"Problemi spartani: la congiura di Cinadone", Rivista storica dell 'Antiquité 12, 1982, pp.
40-50; U. Bernini, "II 'progetto politico' di Lisandro sulla regalità spartana e la
teorizzazione critica de Aristotele sui re spartani", Studi ital. di Filol. Class., 78, 1986,
pp. 205-238.
37. Aristotele, Politica, V, 1306 b 23-29. In générale, la stasis nasce dalle
disuguaglianze, δια τό άνισον, e quindi dalla ricerca dell'uguaglianza (τό Ισον ζητοϋντες
στασιάζουσιν) per Aristotele, Politica, V, 1301 b 26-29. Vedi M. Wheeler, "Aristotle's
Analysis of the Nature of Political Struggle", American Journal of Philosophy, 72, 1951,
pp. 145-161; A. Lintott, op. cit., pp. 239 sqq.
TUCIDIDE, ARISTOTELE, LA STASIS A SPARTA 161

di Agesilao. Alla reintegrazione -soprattutto economica, poi sociale e


politica- mirano invece gli Spartani impoveriti durante la II guerra
messenica (in seguito aile devastazioni operate, in Laconia, da Aristomene
ed i suoi), che reclamano una redistribuzione délie terre perché il possesso di
un kleros è, a Sparta, una condizione necessaria ma non sufficiente al fine
di godere i diritti politici38. Al primato, un' "integrazione" ai vertici, alcuni
personaggi già in vista, corne Lisandro ed il reggente Pausania, aspirante
monarca39. Tornando ai Partenî, Aristotele ne sottolinea l'origine civica, cosï
corne l'orgogliosa pretesa di eguaglianza con i Simili sul piano dell'arefê
(πλήθος των πεφρονηματισμένων ώς όμοιων κατ' άρετήν - 11.28-29) - un
dato, quest'ultimo, che non appartiene, a rigore, aile sue fonti, né ad Antioco,
né ad Eforo, che non rendono mai esplicite le ragioni psico-politiche
de\V epiboulê. Lisandro figura tra i "grandi", che non sono «inferiori a
nessuno» sul piano dell'arefé (μηδενός ήττους κατ' άρετήν - 1.32), pur
essendo disprezzati da persone di condizione superiore, nel suo caso dai re
Pausania e Agesilao40. "Non essere inferiore a nessuno" (μηδενός ήττων
είναι) era, per Senofonte che ne racconta la cospirazione, la risposta data
agli efori che lo interrogavano e, allô stesso tempo, l'obiettivo rivoluzionario
di Cinadone, che peraltro vi è considerato e presentato corne uomo "forte",
"vigoroso", ma escluso dagli onori, un non-cittadino (τήν ψυχήν εΰρωστος,
ov μέντοι των ομοίων)41. Sulla stessa linea, Aristotele présenta Cinadone
corne άνδρώδης τις ων μη μετέχη των τιμών (1.34).
Gli eventi che Aristotele trascura in questa rassegna di conflitti spartani
non sono meno interessanti di quelli ricordati. Egli non fa alcuna allusione
aile rivalità esistenti tra le due famiglie reali, decidendo cosi di non sfruttare,
almeno in questo passo, una linea di riflessione e di ricerca cara ad Erodoto,
che aveva perfino retrodatato la querelle all'epoca di Euristene e Procle42.
Non "ricorda" le tensioni interne che turbarono la città durante la guerra del
Peloponneso, in particolare dopo l'episodio di Pilo-Sfacteria, quando la
presenza ateniese sul suolo peloponnesiaco, cosi corne la cattura, sul campo

38. Aristotele mette in relazione di causa a effetto l'impoverimento degli Spartani con
la richiesta di une redistribuzione délie terre sulle tracce di Tucidide, 1.2.4, che aveva già
tracciato un nesso tra stasis e disuguaglianza di ricchezze, anche se tra diverse comunità.
Sul possesso del kleros come condizione délia politeia, vedi Aristotele, Politica, II, 1271
a 35-37.
39. Aristotele, Politica, V, 1306 b 22-1307 a 5.
40. Senofonte, Elleniche, II.4.29; Plutarco, Lisandro, XXIII.
4L Senofonte, Elleniche, III.3.1 1 e 5.
42. Erodoto, VI.52.8. In Politica, II, 1271 a 26, perb, Aristotele osserva che per gli
Spartani la salvezza délia polis consiste nella rivalità dei re (τό στασιάζει τους βασιλέας).
162 ANNALISA PARADISO

di battaglia, di 120 cittadini spartani, degradati dopo la liberazione, catalizzô


alcune contraddizioni interne43. Non fa menzione né del timoré, diffuso tra
gli Spartani, che i tresantes di Leuttra potessero complottare44 e neppure dei
disordini che scoppiarono in città dopo la battaglia45. E soprattutto non
ricorda la rivolta servile del 46446, né la paura spartana che l'evento potesse

43. In V. 34.2, Tucidide sostiene che gli Spartiati comminarono Yatimia ai 120 cittadini
arresisi a Sfacteria, che erano in carica e che, sapendo di dover essere degradati, avrebbero
potuto ribellarsi: όείσαντες μή τι... νεωτερίσωσι. L'atimia, perô, non fu infhtta loro
immediatamente, bensi tre anni dopo, come se la sua applicazione fosse dipesa dalla lotta
politica, più che dalla volontà, imposta per legge, di punire un'azione vergognosa. Cib
riduce a proporzioni più modeste, senza negarla completamente, la minaccia del conflitto,
peraltro ancora ipotetico. In un certo senso, la diserzione dei 120 cittadini fu il pretesto
sfruttato per giustificare un regolamento di conti tra fazioni rivali, l'emarginazione di
alcuni avversari politici (cosi P. Parent, "L'atimie à Sparte", Acts of the III International
Congress of Peloponnesian Studies. Kalamata, 8-15 September 1985. Peloponnesiaka,
Suppl. 13, vol.2 Antiquity and Byzantion, Athens, 1987-1988, pp. 273-282, soprattutto le
pp. 279-280).
44. Temendo la rivolta da parte dei disertori (φοβούμενοι νεωτερισμόν άπ' αυτών),
Agesilao, che non voleva colpirli con Vatimia, ricorse allô stratagemma di "lasciar
dormire", cioè sospendere le leggi fino all'indomani (Plutarco, Agesilao, XXX.2-6). Stessa
situatione, nel 331, a Megalopolis, quando gli Spartani, secondo Eforo, rinunciarono a
colpire con Vatimia i tresantes (Diodoro, XIX. 70.5). Il neoterismos dei tresantes di
Sfacteria, Leuttra etc. è chiaro: essi sono cittadini che le leggi impongono di punire. Una
volta degradati, e dunque privati di alcuni diritti ed anche délia timê dovuta ai cittadini
(Senofonte, Costituzione degli Spartani, 9), aspireranno necessariamente a recuperare i
diritti persi. Sui tresantes spartani, cf. V. Ehrenberg in RE s.v. τρέσαντες, Zweite Reihe
VI, 1937, coll.2292-2297; N. Loraux, II femminile e l'uomo greco, tr. it., Roma-Bari 1991,
pp. 53-67.
45. Cf. Senofonte, Elleniche, VII.2.2; Plutarco, Agesilao, 11.24, XXXII.3-6; Cornelio
Nepote, Agesilao, VI.2-3; Polieno, II. 1.14. E. David, "Revolutionary Agitation in Sparta
after Leuctra", Athenaeum, 58, 1980, pp. 299-308; CD. Hamilton, "Social Tensions in
Classical Sparta", Ktèma, 12, 1987, pp. 31-41; M.A. Flower, "Revolutionary Agitation and
Social Change in Classical Sparta", in M.A. Flower-M. Toher, Georgica. Greek Studies in
HonourofG. Cawkwell, Bull. Inst. Cl. Studies, 58, London, 1991, pp. 78-97.
46. Per Tucidide, I. 101.2-3 la rivolta del 464 fu una secessione (απέστησαν) attuata
da Iloti di origine messenica, alleati con due comunità perieciche; la risposta spartana, la
contro-misura è descritta invece come una guerra (πόλεμος: cf. J. Ducat, op. cit., pp. 137-
138. Per la guerra opposta ail' apostasis, vedi anche il F 117 (Jacoby) di Eforo). Pausania,
IV. 24.5 attribuisce l'iniziativa, tout court, a "tutti gli Iloti di origine messenica", cioè a
tutti i Messeni. Sulla scia di altre tradizioni propagandistiche spartane, Diodoro, XI. 64
(Eforo) e Plutarco, Cimone, 16-17 accentuano il ruolo degli Iloti di Laconia: la secessione
è allora preceduta da un attacco a Sparta da parte degli Iloti essenzialmente del territorio.
L'accento è spostato sul rischio corso da Sparta e sul valore del re Archidamo che, invece
TUCIDIDE, ARISTOTELE, LA STASIS A SPARTA 163

ripetersi47, né le contro-misure prese dagli Spartani al fine di evitare ο di


limitare questo pericolo, sempre durante la guerra del Peloponneso48, pur
facendo riferimento, in un altro passo délia Politica, aile "frequenti" rivolte
ilotiche49. Non nomina neppure gli Iloti ed i Perieci, alleati di Cinadone con

di farsi sorprendere dagli attaccanti ribelli, li obbligô, con le truppe schierate, a ritirarsi ad
Itome. Naturalmente, in Diodoro ed in Plutarco cambiano, oltre aile stratégie, anche gli
obiettivi délia rivolta: non c'è più traccia di una lotta di liberazione nazionale, corne
poteva essere per i Messeni di Tucidide. Resta la violenza allô stato puro: gli Iloti vogliono
soltanto "impadronirsi" (άναρπασόμενοι) degli Spartani attaccati. La tensione tra Iloti e
Spartani - indubitabile anche se non costante - gênera une sola rivolta: "prima - è Eforo
in Diodoro, XI. 63 a sostenerlo - gli Iloti erano rimasti tranquilli": dopo, lo resteranno
finoal371.
47. Ancora nel 424, dopo l'installazione dell' epiteichismos di Pilo, Tucidide, IV. 41.3
présenta gli Spartani corne timorosi del neoterismos servile. Lo temono anche nel 423,
dopo l'installazione di Citera (Tucidide, V. 14.3; cf. anche IV. 55.1): sono, tutti, richiami
délia rivolta del 464 (J. Ducat, op. cit., p. 135). Ma che cos'è il neoterismos, questa
"innovazione"? Il rovesciamento, se non délie istituzioni, almeno dei rapporti di
produzione? Questa parola non sembra fare allusione ad un piano, ad uno schéma
rivoluzionario preciso. Piuttosto ad una certa tensione sociale ed alla diserzione verso
gli epiteichismoi corne aspirazione a sottrarsi individualmente al "sistema" - dei
movimenti assolutamente normali in tempo di guerra, in particolare nella situazione di
estremo pericolo provocata dall'episodio di Pilo-Sfacteria. Ma - e la cosa mi pare molto
più significativa, perché tradisce, sia pure inconsapevolmente, l'interpretazione coerente,
offerta da Tucidide attraverso l'immagine di una tensione perpétua, ed esclusiva, tra
Spartani ed Iloti - la paura del neoterismos riappare in altre occasioni, nel 464 (provocata
dal contingente ateniese di Cimone, che gli Spartani sembrano temere più degli Iloti in
rivolta: Tucidide, 1.102) e nel 421, questa volta legata a catégorie lacedemoni libère, ad
ex-cittadini, quali i tresantes di Sfacteria.
48. La tensione tra Spartani ed Iloti è motivata dallo scarto numerico tra i due gruppi
(corne ha compreso Tucidide, IV. 80.2-3) e spiega le misure adottate dagli Spartani per
prevenire il neoterismos - misure a volte, ma non sempre, violente, perché la violenza del
potere non è sempre repressiva. Secondo Tucidide, IV. 80.2, nel 424 gli Spartani decisero
di inviare in Calcidica 700 Iloti, μή τι... νεωτερίσωσιν. Per la stessa ragione, qualche
tempo prima avevano messo alla prova gli Iloti, promettendo la libertà a tutti coloro che
si facessero esaminare, ritenendo di aver mostrato, davanti al nemico, il più gran valore
in difesa di Sparta. Pensavano che dei servi talmente coscienti del loro valore avrebbero
potuto assalirli: per prevenire le conseguenze di un avvenimento puramente ipotetico, ma
anche per mettere alla prova questa coscienza, fecero finta di affrancarli e li eliminarono.
E' quello che Tucidide sostiene: quanto a me, non credo che avrebbero potuto massacrare
duemila uomini "senza che nessuno seppe corne ciascuno era morto", quindi propongo
di abbattere drasticamente la cifra (La logica del terrore: Tucidide, la doppiezza spartana
ed un improbabile massacro, in c.d.s.).
49. Cf. Politica, II, 1272 b 19 (vedi anche Platone, Leggi, 777 c e 776 c.
164 ANNALISA PARADISO

gli Hypomeione^0 e con i Neodamodf1 - alleati eterogenei che non


potevano condividere globalmente la volontà d'integrazione che animava il
loro capo, in lotta per i diritti di cittadinanza ("Non essere inferiore a
nessuno"). Cittadini decaduti corne gli Hypomeiones, in realtà, potevano
reclamare la reintegrazione compléta nella politeia; forse lo desideravano ο
lo pretendevano anche i Neodamodi, che erano Iloti recrutati più volte come
opliti a partire dal 424 circa, nel 421 liberati ed installati a Lepreo e verosi-
milmente gratificati con un lotto di terra52. Coloro che non potevano rico-
noscersi affatto nel programma di Cinadone erano invece i Perieci e gli Iloti.
La stasis di cui parla Aristotele non concerne la massa degli esclusi
integrali (Iloti e, in una certa misura, Perieci), riguarda solo i gruppi ο gli
individui ai margini dalla politeia. Che essi aspirano a conquistare ο a
recuperare in virtù délia loro aretê: quello che hanno in comune figure
storiche diverse, come i Partenî, gli Spartani impoveriti del VII secolo e
Cinadone è la coscienza del décalage esistente fra le qualità civiche possedute
ed il riconoscimento politico di queste ultime. Con una sostanziale
differenza, per cui Cinadone, e con lui i Partenî e gli Spartani impoveriti,
sono soggetti politici esclusi che vogliono diventare "simili" ai cittadini;
Lisandro e Pausania, invece, sono cittadini che aspirano a non essere più
"Simili", a distinguersi53.

50. Senofonte, Elleniche, III. 3.6. Sugli Hypomeiones (cui allude verosimilmente
Aristotele, Poiitica, II, 1271 a 26-37 e II, 1272 a 12-16), vedi P. Oliva, Sparta and fier Social
Problems, Amsterdam-Prague, 1971, p. 167 e, ultimamente, P. Cartier, "Gli ύπομείονες
a Sparta", Quaderni deïï'Istituto di Archeologia e Storia antica, Università degli Studi "G.
D'Annunzio" - Chieti V, 1995, pp. 27-31 .
51. Neodamodi: cf. R.F. Willetts, "The Neodamodeis", Class. Philology, 49, 1954, pp.
27-32; P. Oliva, op. cit., pp. 166-170; T. Alfieri Tonini, "II problema dei Neodamodeis
nell'ambito délia società spartana", Istituto Lombarde. Accademia di Scienze e Lettere.
Rendiconti - Classe di Lettere e Scienze Morali e Storiche, 109, 1975, pp. 305-316; U.
Cozzoli, "Sparta e l'affrancamento degli iloti nel V e nel IV secolo", Sesta miscellanea
greca e romana, Roma, 1978, pp. 221-224; G.B. Bruni, "Mothakes, Neodamodeis, Brasi-
deioi", in Schiavitù, manomissione e classi dipendenti nel mondo antico, Atti del Colloquio
di Bressanone, 25-27 novembre 1976, Università degli Studi di Padova-Pubblicazioni
deU'Istituto di Storia Antica, vol. 13, Roma, 1979, pp. 26-31; F. Ruzé, "Les Inférieurs libres
*à Sparte: exclusion ou intégration", Mélanges Pierre Lévêque, édités par M. -M. Mactoux
et E. Geny, t. 7, Besançon-Paris, 1993, pp. 299-301; P. Cartier, "Les Inférieurs et la
politique extérieure de Sparte", ibidem, t. 8, Besançon-Paris, 1994, pp. 35-38.
52. Tucidide, V. 34.1.
53. Cf. Aristotele, Poiitica V, 1 302 a 29-3 1 έλάττους τε γαρ οντες όπως Ισοι ώσι στα-
σιάζουσι, και ίσοι οντες όπως μείζους. Per Pausania, cf. Tucidide, 1.132.2 μήϊσος βού-
λεσθαι είναι τοις παροϋσι.
Tucidide, aristotele, la Stasis a sparta 165

Pur sottolineando l'originalité délia riflessione aristotelica - e del modello


comparativo che figura in questa pagina délia Politica, modello che
indubbiamente mette a frutto le ricerche storiche condotte per la redazione
délia Lakedaimoniôn Politeia54 - si notera l'apporto senofonteo al contesto,
ai singoli esempi e soprattutto alla tesi générale délia stasis corne lotta per
l'integrazione ο la reintegrazione civica. E' Cinadone, difatti, il paradigma
logico e storico, sia pure anacronistico, degli altri cospiratori, individui ο
gruppi, menzionati. Meglio, è il Cinadone di Senofonte, colui che, nella
presentazione che ne diede lo storico, a lui pur ostile, disponeva délie qualité
civiche senza essere cittadino, e congiurô "per non essere inferiore a
nessuno" - un'interpretazione délia stasis, questa, che possiamo considerare
storiograficamente anticipata da Tucidide e dalla lettura che quest'ultimo
offrî, in IV. 80, dell'ipotetico neoterismos dei duemila Iloti affrancati e
massacrati (di cui gli Spartani temevano l'orgogliosa auto-consapevolezza
ed il conseguente, comprensibile desiderio di integrazione) e, in V.37,
dell'altrettanto teorico neoterismos dei tresantes di Sfacteria (sospettati dagli
Spartani che ne temevano la reazione, dopo averli colpiti con Yatimia). Il
racconto senofonteo dell' ep/fcou/ê - racconto che figura nel III libro délie
Elleniche, ail' interno di un'unità compositiva "chiusa" che privilégia il dato
evenemenziale "puro", con una certa ricchezza di dettagli, muta perô sulle
ragioni e sulle conseguenze di una congiura che pure è presentata corne un
grande pericolo per Sparta55 - è il modello di Aristotele, in fondo, anche per
la rappresentazione, esplicita nello storico, implicita nel filosofo, dei cittadini
spartani corne circondati da nemici56. Il Cinadone di Senofonte diventa il
modello analogico, e dunque anacronistico, dei Partent cui Aristotele
attribuisce un'orgogliosa pretesa di eguaglianza civica, certamente non
teorizzata in questa forma dalla sua fonte - forse Eforo piuttosto che

54. Cosi, persuasivamente, R.A. de Laix, "Aristotle's Conception of the Spartan


Constitution", Journal ofthe History of Philosophy, 12, 1974, p. 25.
55. Senofonte, Elleniche, III. 3. 5 έπιβουλήν τίνα των δεινότατων. L'analisi del
background storico è invece il génère di indagine condotta dai moderni: vedi P. Cartledge,
Sparta andLakonia. A Régional History 1300-362 BC, London, 1979, pp. 312-314; CD.
Hamilton, Sparta's Bitter Victories, Ithaca/London 1979, p. 126; E. David, "The
Conspiracy of Cinadon", Athenaeum, n.s. 57, 1979, pp. 239-259; R. Vattuone, op. cit., pp.
19-52; F. Sartori, "II 'pragma' di Cinadone", Stuttgarter Kolîoquium zur Historischen
Géographie des Altertums, 3, 1987, pp. 487-5 14; P. Cartledge, Agesilaos and the Crisis of
Sparta, London, 1987, pp. 164 sqq., 178 sqq.
56. Senofonte, Elleniche, III. 3.4 ώσπερ ει εν αύτοΐς εΐημεν τοις πολεμίοις. In
Senofonte, i nemici sono i cospiratori di Cinadone; in Aristotele, i gruppi che promuovono
la stasis perché non possono contare su un accesso pacifico alla categoria degli Homoioi.
166 ANNALISA PARADISO

Antioco57. Di più, il Cinadone di Senofonte diventa modello anche linguistico


per il Lisandro "non inferiore a nessuno", eppure disprezzato, di questo
passo aristotelico. A p. 1306 b 31-33, inoltre, è da Senofonte che Aristotele
ricava, alla lettera e non solo attraverso la mediazione che si è detta, il
ritratto positivo del navarca corne uomo "grande", oltre che non inferiore a
nessuno per aretê, quindi ingiustamente perseguitato dai disprezzo dei due
re. Le fonti sono difatti due passi délie Elleniche, e precisamente II.4.29
(sullOstilità di Pausania) e III.4.7-9 (sull'inimicizia di Agesilao)58. In un altro
contesto délia Politica, invece, a p. 1301 b 19-20, Aristotele seleziona una
fonte diversa, Eforo, da cui trae la notizia negativa délie trame ordite da
Lisandro contro l'istituzione monarchica (καταλϋσαι την βασιλείαν)59.

57. Solo Antioco dice, dei Partenî, che ουκ άνασχόμενοι (πολλοί δ' ήσαν) έπεβοΰ-
λευσαν, che è un modo diverso, più succinto, per dire una cosa simile ma non identica (F
13 Jacoby). Comunque, Antioco viene citato, ma io direi "escerpito", da Strabone che
verosimilmente ha adattato la fonte al proprio contesto con opportuni tagli e suture. In
Eforo (F 216 Jacoby) non figura alcun accenno ail' autocoscienza dei Partenî: anche lo
storico di Cuma, perb, viene escerpito da Strabone e la sua versione segue, nell'ordine di
citazione, quella di Antioco. Per questo motivo, Strabone pub aver evitato ripetizioni,
valorizzando - délia versione eforea - soltanto i dettagli differenti. (Che Eforo venisse
utilizzato direttamente da parte di Strabone, era opinione di F. Jacoby, FrGrHist, II C.
Komm., p. 291: "Dass Strabon autoren wie E. stets zu hand hatte, ist selbverstândlich".
Vedi anche, di récente, le osservazioni di L. Prandi, "Strabone ed Eforo: un'ipotesi sugli
Historikà Hypomnémata", Aevum, 62, 1988, pp. 50-60, in particolare pp. 54-55). Per la
storia dei Partenî, Aristotele disponeva probabilmente délia versione di Antioco,
certamente di quella di Eforo - da lui ampiamente utilizzato nei contesti "spartani" délia
Politica (vedi infra) ma nulla, nel suo testo, ci consente di attribuirla all'uno ο ail 'altro,
neppure la precisazione έκ των ομοίων γαρ fjoav, in quanto i ribelli, figli di cittadini per
Eforo, sono pur sempre figli di Spartani degradati alla neo-condizione di Iloti anche per
Antioco. Per un parallelo con gli "orgogliosi" Partenî aristotelici (πλήθος των πεφρονη-
ματισμένων ώς όμοιων κατ' άρετήν), cf. i duemila Iloti affrancati in Tucidide, IV. 80.3,
di cui gli Spartani temevano Γ "orgoglio" (υπό φρονήματος).
58. Passo riprodotto quasi alla lettera in Plutarco, Lisandro, 23. Vedi anche Plutarco,
Agesilao, VIII.2.
59. Ma la notizia, assente in Senofonte, è riportata da Aristotele in modo
probabilmente affrettato. Eforo figura in Plutarco, Lisandro, XVII. 3; XX. 9; XXV.3 e
soprattutto XXX. 3 (F 207 Jacoby), citato a proposito del discorso sulla costituzione,
composto da Cleone di Alicarnasso, in cui Lisandro sosteneva, realmente, la nécessita di
sottrarre la monarchia agli Euripontidi ed agli Agiadi al fine di renderla accessibile a tutti
e di scegliere il re tra i migliori cittadini. Cf. ibidem, XXV. 1; Plutarco, Agesilao, XX. 3-5;
Diodoro, XIV. 13.8; Cornelio Nepote, Lisandro, III.5. Sul progetto di Lisandro, vedi J.-F.
Bommelaer, Lysandre de Sparte. Histoire et traditions, Athènes-Paris, 1981, pp. 31, 180,
224; U. Bernini, op. cit.
TUCIDIDE, ARISTOTELE, LA STASIS A SPARTA 167

Ancora, Cinadone - che forse era un Hypomeiôn60 - diventa il modello


di quegli Spartani impoveriti al tempo délia II guerra messenica che in realtà,
se fossero vissuti tra il V ed il IV secolo, sarebbero stati degradati nello stesso
gruppo di Inferiori. Il modello senofonteo consente ad Aristotele di dare una
lettura analogica alla fonte principale su questo conflitto, Tirteo, che
certamente aveva sotto mano, corne la forma stessa délia citazione
indurrebbe a pensare (δήλον δέ και τοϋτο έκ της Τυρταίου ποιήσεως της
καλούμενης Ευνομίας)61. Infine, Cinadone diventa il modello antistorico e
socialmente imbarazzante del reggente Pausania. Aristotele accoglie qui - e
sviluppa? - un'ampia tradizione decisamente sfavorevole, risalente - corne
possiamo constatare per quello che ci è pervenuto - a Tucidide e forse ancor
più ad Eforo. Tucidide attribuiva al reggente una cospirazione a fianco degli
Iloti (cui avrebbe promesso la politeia) ma né lui, né Eforo parlano mai,
apertamente, délia sua aspirazione al regno, bensi del suo filomedismo, dei
comportamenti genericamente tirannici e le manie di grandezza: l'accenno
di Aristotele, se non è dovuto a qualche altra fonte, a noi ignota, puo essere
una deduzione logica del filosofo, sviluppata per l'influenza dell'interpreta-
zione complessiva62.
Questo a proposito degli apporti senofontei al modello comparativo
aristotelico. Non regge, invece, a mio avviso, un' ipotesi suggerita di récente,
a dire il vero con molta, apprezzabile, cautela in un ottimo studio su
Cinadone: che Eforo sia la fonte dell'intero passo aristotelico, e che quindi
a lui si debbano i paragoni che vi figurano63. Un 'ipotesi, questa, fondata sulla
ricorrenza délia coppia Partenî/Cinadone in un passo di Polieno che risale
ad Eforo (e sicuramente non ad Antioco) per la storia dei Partenî64, e forse
anche per Vepiboulê di Cinadone, che non dipenderebbe da Senofonte per la

60. A rigore non si pub escludere che Cinadone fosse un Perieco: meno probabile che
fosse un Neodamoda ο un Ilota.
61. M. Nafissi, op. cit., p. 38, n.30.
62. Cf. Tucidide, 1.94-95, 128.3-134 (soprattutto 132.2), Eforo in Diodoro, XI. 44-46,
cui si aggiungerà Erodoto, V.32, dove a Pausania viene attribuito, con una certa cautela,
il desiderio di diventare της Έλλάόος τύραννος, e forse Pausania, II.9.1. La cospirazione
con gli Iloti: Tucidide, 1.132.4-5, dove la gratificazione délia. politeia è poco credibile per
J. Ducat, op. cit., p. 130. Vedi anche A. Paradiso, op. cit., pp. 4-10.
63. Cosi, rapidamente, R. Vattuone, op. cit., p. 39.
64. Cf. Polieno, II. 14.1-2, dove quello che riconduce alla fonte-Eforo (FrGrHist, 70
F 216) è l'agora, come teatro délia congiura, ed il πίλος. Antioco parlava invece di une
κυνή, cioè di un copricapo servile; la cospirazione sarebbe dovuta scoppiare, inoltre,
nell'Amicleion.
168 ANNALISA PARADISO

presenza di numerosi dettagli supplementari65. A sostegno di questa ipotesi


si puô certamente ricordare, oltre alla dipendenza di Aristotele da Eforo in
altri contesti "spartani" délia Politica (ad esempio sulla genealogia di Licurgo
euripontida66), anche la menzione, nella tradizione eforea superstite, dei
soggetti storici passati in rassegna da Aristotele. E' ad Eforo che dobbiamo,
corne si è visto, una delle versioni sulla stasis dei Partent67, oltre alla
tradizione sfavorevole a Pausania, confluita essenzialmente in Diodoro,
Cornelio Nepote e Plutarco68. Ancora Eforo trattava, pare in due distinti
contesti, la II guerra messenica ed il ruolo che vi gioco Tirteo69. Riferiva sulle
trame costituzionali di Lisandro70. Nello stesso contesto in cui narrava di
Lisandro, suggerisce R. Vattuone, probabilmente Eforo introduceva un
riferimento forse esplicitamente comparativo a Cinadone. Forse attingendo
le informazioni sulla congiura al pamphlet che il re agiade Pausania II, in

65. Per l'analisi delle differenze tra la versione di Senofonte e quella trasmessa da
Polieno (ricondotta ad Eforo), cf. R. David, op. cit., pp. 244, 256, cui si aggiungerà la
precisazione, in Polieno, a proposito di Aulone laconica. Sulla dipendenza da Eforo dei
II libro di Polieno ed in particolare di questo passo, cf. J. Melber, "Ober die Quellen und
den Wert der Strategemensammlung Polyaens", Jahrbiicher fur Classischen Philologie,
Suppl. 14, 1885, pp. 421 sqq., 553 sqq. (p. 553 per la congiura di Cinadone; p. 561 per
quella dei Partenî). Vedi anche O. Knott, De fide et fontibus Polyaeni, Diss., Jena, 1883,
pp. 92 sqq.; J. Kapteijn, De Spartanorum belli pacisque consiliis tempore regni Agesilai,
usque ad pacem Antalcidae, Diss. Kampen, 1902, pp. 32 sqq.; E. David, art. cit., pp. 244,
256. SulPutilizzazione diretta di Eforo da parte di Polieno, vedi F. Jacoby, FrGrHist, 2 C
Komm., n. 70, pp. 32-35; G.L. Barber, op. cit., p. 157; F. Lammert in REXXl, 1952, s.v.
Polyainos (8), col. 1434; più cauto E.N. Tigerstedt, The Legend ofSparta in Classical
Antiquity, vol. II, Uppsala 1974, pp. 191 sqq. e nn. 350 e 358.
66. Cf. Aristotele, Politica, 11.1271 b 25 sqq. Su questa genealogia, risalente ad Eforo
(Eforo, FrGrHist, 70 FF 118; 149,10; 173) e diventata, dopo di lui, "vincente", vedi anche
Dieuchida, 485 F 5; Plutarco, Vita di Licurgo, 1.8, cf. III.6; Flegonte, 257 F 1, 2; Eliano,
Var. Hist., XIII.23; Giustino, III.2.5. Pausania, III.2.4 data Licurgo all'epoca dell'agiade
Agesilao I: esiste anche una relazione genealogica tra i due? Sui rapporto di dipendenza
tra Eforo ed Aristotele, cf. E. Meyer, Forschungen zuralten Geschichte, Hildesheim, 1966
(Halle 1892) t.I, pp. 214-215; F. Ollier, Le mirage Spartiate, New York, 1973 (Paris 1933),
t. II, p. 68 (et t.I, p. 316); E.N. Tigerstedt, op. cit., I, pp. 282-285.
67. Eforo, FrGrHist, 70 F 216 = Strabone, III.3.3.
68. Diodoro, XI. 44-46 (sulla dipendenza di Diodoro da Eforo, vedi C.A. Voiquardsen,
Untersuchungen uberdie Quellen der griechischen und sicilischen Geschichten bei Diodor,
Buch XI bis XVI, Kiel, 1868); Cornelio Nepote, Pausania. Vedi anche Eforo, FrGrHist,
70 F 189 (= Plutarco, Sulla malignità di Erodoto, 855 f).
69. Verosimilmente nel VI libro delle Storie: cf. E. Tigerstedt, op. cit., I, p. 210 e nn.
894, 895, 896, 897: cf. Diodoro, VIII.24.2; Polieno, 1.17; Giustino, III.5.
70. Cf. la n. 59.
TUCIDIDE, ARISTOTELE, LA STASIS A SPARTA 169

esilio a Tegea, ave va scritto κατά των Λυκούργου νόμων71. Il parallelo di


due personaggi storici, spartani e non necessariamente coevi, non sarebbe
stata una novità storiografica: la coppia Lisandro-Pausania figura, purtroppo
anonima, in Ateneo (dove Lisandro è, secondo Agide II, un «secondo
Pausania»), seguita da una testimonianza elogiativa di Teopompo72. Le
accuse di Agide erano condivise, secondo Ateneo, da «tutti gli storici», tra i
quali probabilmente figurava Satiro, autore di un parallelo tra Lisandro ed
Alcibiade nella Vita di quest'ultimo73, e forse Posidonio (ma mancano indizi
positivi)74. Mi chiedo se non si debba pensare anche ad Eforo. Ciô nonostante,
il contesto aristotelico non si lascia ricondurre facilmente al solo Eforo, sia
pure dipen dente dallo scritto di Pausania II. Al pamphlet non risalgono di
certo le informazioni sul reggente, nonno ed omonimo di Pausania II, e
soprattutto non l'accusa, gravissima, di aver promosso una stasis per
ottenere il regno. Né risalgono necessariamente le informazioni su Cinadone
- che certo, data la gravita dell'episodio e la tradizionale segretezza délia
politica interna spartana, dovevano essere riservatissime, note a pochissimi,
e di conseguenza giunte fino a Polieno, attraverso la mediazione di Eforo,
solo da un testimone dei fatti ben informato, quale il sovrano agiade allora
régnante. Questa derivazione si puô, perô, fondatamente escludere, in quanto
una rilettura del passo di Polieno - corroborata da un'indagine condotta
sull'ums dello stesso - consente di ipotizzarne la dipendenza da un mal
escerpito Senofonte, in un contesto che précède quello sui Partenî, a sua
volta desultoriamente ricavato da Eforo. Le varianti che lo stratagemma di
Polieno présenta rispetto ai testi délie Elleniche e di Eforo in Strabone non
sono tali, difatti, da dover necessariamente postulare la derivazione
dell'intero contesto da Eforo, attribuendo a quest'ultimo un interesse
specifico per Cinadone. Polieno difatti sfronda il testo senofonteo in
funzione del suo criterio, che lo induce a selezionare unicamente gli
stratagemmi adottati dagli efori, a Sparta, per risolvere due situazioni
délicate e pericolose. Al di là di questi "nodi" testuali, egli è poco interessato

71. Eforo, FrGrHist, F 118 Jacoby = Strabone, VIII.5.5. Sul contenuto del logos (che
forse concerne va i diritti dei re di fronte agli efori, ma contestava anche l'origine licurghea
dell'eforato), vedi E. David, "The Pamphlet of Pausanias", La Parola del Passato, XXXIV,
1979, pp. 94-1 16, soprattutto pp. 1 12-1 15. Per un punto di vista diverso, da me condiviso,
cf. M. Nafissi, op. cit., pp. 55-65. Sulla dipendenza di Eforo da questo pamphlet, vedi E.
Meyer, op. cit., t.I, pp. 233 sqq.; F. Ollier, op. cit., t.I, p. 102; E.N. Tigerstedt, op. cit., I,
p. 212.
72. Ateneo, XII. 543 b = FrGrHist, 1 15 F 20.
73. Ateneo, XII. 535 b.
74. Citato, in relazione a Sparta e Lisandro, da Ateneo, VI. 233 f: cf. G. Zecchini, La
cultura storica di Ateneo, Milano, 1989, p. 52.
170 ANNALISA PARADISO

alla narrazione dell'intero episodio, che di conseguenza riassume e rabbercia.


Questo génère di operazione è particolarmente évidente nel § 14.2, sui
Partent, dove l'annuncio dell'araldo ol τό πΐλον αίρει,ν μέλλοντες εκ της
αγοράς απιτε è evidentemente una goffa citazione, probabilmente
mnemonica, del più sensato ordine che Eforo in Strabone attribuisce agli
Spartani: τους μέλλοντας δ' αιρειν το σύσσημον εκ της αγοράς άπιέναι
προσέταξαν. Allô stesso modo, le differenze che figurano in Polieno su
Cinadone rispetto al corrispon dente racconto senofonteo sono riconducibili
alla medesima ipotesi: ad eccezione di due particolari minimi (la precisazione
su Aulone laconica, ed il numéro di soldati pari a due, e non a sei ο sette -
variazioni ascrivibili a Polieno, oppure alla facile corruttibilità délie cifre),
le differenze più importanti (l'arresto da parte dei cavalieri inviati in
precedenza; la tortura inflitta a Cinadone) sembrano alterare, ma per incuria,
la sequenza logica e cronologica dell'episodio, cosî corne esso viene
raccontato in Senofonte, dove non sono i cavalieri ma gli stessi compagni di
missione ad arrestare Cinadone e dove quest'ultimo viene effettivamente
torturato, ma dopo e non prima délia confessione, dunque per punizione.
Potrebbe forse implicare il ri corso ad un'altra fonte solo la notizia
deU'uccisione dei congiurati, di cui Senofonte narra nient'altro che la tortura:
è, questo, perô, l'unico dato non riconducibile alla narrazione senofontea.
In conclusione, credo che si possa escludere la dipendenza del passo
aristotelico sulla stasis a Sparta da un'unica fonte, individuabile in Eforo.
Penso piuttosto che il filosofo abbia "letto" attraverso il modello senofonteo
di Cinadone alcuni esempi storici attinti a più fonti dirette (Senofonte, Eforo,
Tirteo, forse anche Erodoto e Tucidide per quanto riguarda il reggente
Pausania) e studiati con interesse direi antiquario, quindi rielaborati
all'interno di una riflessione astratta, e più générale, oltre che profondamente
originale, sulle cause del conflitto nelle aristocrazie ed in particolare a Sparta.

(Università délia Basilicata) Annalisa PARADISO

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