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LA MOBILITA’ ARTICOLARE

e le sue principali metodiche di allenamento


(parte prima)
Stretching di Anderson, S.G.A. - P.N.F. – C.R.A.C. - Lavori eccentrici.
COSA INTENDIAMO PER
 
MOBILITA’ ARTICOLARE?

     La mobilità articolare è la capacità di un


articolazione di muoversi con fluidità in
tutta la sua ampiezza di movimento
(R.O.M. : Range of Motion)
CLASSIFICAZIONE DELLA
MOBILITA’ ARTICOLARE
       Si distinguono tre forme fondamentali di mobilità articolare:

Ø ANATOMICA, indica l’escursione articolare consentita dalla natura


anatomica delle componenti che la limitano (faccette articolari, estensibilità
delle strutture connettivali e muscolari)

Ø ATTIVA, indica la massima escursione di movimento articolare raggiunta,


contraendo i muscoli agonisti e rilassando (allungando) gli
antagonisti.E’quindi influenzata dai livelli di forza ed estensibilità
muscolare

Ø  PASSIVA, indica la massima escursione di movimento articolare


raggiunta, per azione di forze esterne, grazie alla capacità di allungamento o
rilassamento dei muscoli antagonisti. E’ quindi influenzata dalla eventuale
forza di un carico o di un partner, o dalla estensibilità muscolare

Schnabel et al.,1994
LA MOBILITA’ ARTICOLARE
CLASSIFICAZIONI:
La mobilità articolare passiva è sempre MAGGIORE
di quella attiva

Generalmente la mobilità passiva dovrebbe


corrispondere al 90% della mobilità anatomica

La differenza tra mobilità passiva e attiva viene definita


RISERVA DI MOVIMENTO, ed indica sino a che punto
può essere migliorata la mobilità attiva, potenziando gli
agonisti o aumentando la capacità di allungamento degli
antagonisti (Frey, 1975)
FATTORI LIMITANTI LA MOBILITA’
ARTICOLARE
è  Struttura delle articolazioni
è  Massa muscolare e tono muscolare
è  Stato di riscaldamento
è  Affaticamento muscolare
è  Età e sesso
è  Orario della giornata e temperatura esterna

Weineck, 2001
VANNO CONSIDERATE COMPONENTI
DELLA MOBILITA’ ARTICOLARE
 
Ø L’ARTICOLARITA’,che si riferisce alla struttura delle
articolazioni
Ø La CAPACITA’DI ALLUNGAMENTO,che riguarda i
muscoli,i tendini,i legamenti le fasce e l’apparato
capsulare

Frey, 1977
CHI OPPONE MAGGIORMENTE
RESISTENZA ALL’ALLUNGAMENTO

Capsula articolare 47 %

Antagonisti e fasce 41 %

Tendini e legamenti 10 %

Cute 2 %

Gli elementi contrattili del muscolo non limitano la capacità di allungamento


INDIVIDUALIZZAZIONE DEL
PROGRAMMA DI LAVORO

Prima  della  pianificazione  di  un  qualunque  programma  


di   lavoro   è   necessaria   una   valutazione   del   soggetto  
prima   globale   poi   segmentaria   per   conferma   per  
elaborare  il  protocollo  più  adeguato  così  da  ottimizzare  
tempo  ed  efficacia  
ANALISI GLOBALE

Squat test

ANALISI DI PIU’ DISTRETTI MUSCOLARI

Sit and reach Back extension Spalle in alto


ANALISI SEGMENTARIA

Femorali Piriforme Adduttori

Torsione schiena Psoas


PRINCIPALI TECNICHE PER IL
MIGLIORAMENTO DELLA MOBILITA’
ARTICOLARE
 
 

1. Tecniche di stretching o allungamento:


Ø 1.1ANALITICHE: STATICO o PASSIVO (Anderson,
1980)
PNF (Knott e Voss, 1968 )
Ø  1.2 GLOBALI: SGA (Souchard, 1995)

2. Lavori eccentrici
     
PRINCIPALI TECNICHE PER IL MIGLIORAMENTO
DELLA MOBILITA’ ARTICOLARE

1.Tecniche di stretching o allungamento


 
ANALITICHE: STRETCHING STATICO DI ANDERSON
Possono essere riassunti sotto la denominazione di
stretching quelle metodiche in cui si evita di
provocare il riflesso da stiramento, raggiungendo con
gradualità nella fase iniziale il massimo
allungamento.

Bob Anderson è stato il primo che ha introdotto e


diffuso questa tecnica che prevede un allungamento
rilassato e prolungato di un singolo distretto
muscolare al fine di allentare la tensione e di
diminuire il tono muscolare.
1.Tecniche di stretching o allungamento

STRETCHIND DI ANDERSON
“RIFLESSO DA
STIRAMENTO O
MIOTATTICO”
è provocato dall’allungamento
repentino del muscolo e
comporta una risposta
contrattile che induce la
riduzione della lunghezza del
muscolo stesso grazie all’
intervento dei
fusi neuromuscolari
PRINCIPALI TECNICHE PER IL MIGLIORAMENTO
DELLA MOBILITA’ ARTICOLARE

Stretching statico o di Anderson

METODICA ESECUTIVA
 
Si svolge in 3 fasi :
Œ  Raggiungimento della posizione di massimo
allungamento in 6”
(eseguita lentamente e con gradualità proprio per evitare lo stiramento improvviso dei fusi)

  Mantenimento della posizione di massimo


allungamento per 20” - 25”
(oltre non produce benefici ulteriori; Bandy e Irion, 1994)

Ž  Ritorno alla posizione di partenza in 6”


PRINCIPALI TECNICHE PER IL MIGLIORAMENTO
DELLA MOBILITA’ ARTICOLARE

Stretching statico o di Anderson

VANTAGGI
Ü  Facile esecuzione e ampia diffusione

SVANTAGGI
Ü  Scarsa efficacia (effetti non duraturi e lavoro analitico, con
possibili compensazioni)
Ü  L’abbassamento del tono, soprattutto se eseguito in
posizione distesa (seduti o sdraiati), porta ad un
“intorpidimento” del sistema nervoso con una diminuzione
immediata della prestazione (qualità di Forza)
PRINCIPALI TECNICHE PER IL MIGLIORAMENTO
DELLA MOBILITA’ ARTICOLARE

Stretching statico o di Anderson

Nonostante sia comunemente diffuso,


non ha effetti significativi sul
PRE -
ALLENAMENTO
D  riscaldamento e prevenzione di
traumi ma solo negativi sulla
successiva prestazione
Per riportare la muscolatura alla
POST -
ALLENAMENTO
D  lunghezza iniziale ma non efficace per
accelerare il recupero, inoltre
provoca microtraumi
LONTANO O
COME SEDUTA Come seduta d’allenamento trova la
DI C  migliore collocazione
ALLENAMENTO
Principio   Zona  
Difficoltà   Collocazione  della  
Tecnica   fisiologico   anatomica   Tempi  d’esecuzione   Efficacia  
esecu<va   seduta  
operante   coinvolta  
6”  raggiungimento  
A#vazione  del   posizione;  
Lontano  da  a#vità  spor0va  
riflesso  inverso  da   20”  mantenimento  
Zona  tendinea   o  prima  di  a#vità  senza  
PNF   s0ramento  (rece5ori  
del  muscolo  
posizione;   **   **  
azioni  eccentrico-­‐
muscolo  tendinei  del   3/5”  contrazione  isometrica;  
concentriche  intense  
Golgi)   2/3”  rilascio;  
20”  max  allungamento.  
6”  raggiungimento  
posizione;  
20”  mantenimento   Lontano  da  a#vità  spor0va  
Zona  tendinea   posizione;   o  prima  di  a#vità  senza  
CRS   Inibizione  reciproca  
del  muscolo   6/8”  contrazione  isometrica  
**   **  
azioni  eccentrico-­‐
antagonis0;   concentriche  intense  
2/3”  rilascio;  
20”  max  allungamento.  
6”  raggiungimento  
posizione;  
20”  mantenimento  
A#vazione  del  
posizione;  
riflesso  inverso  da   Lontano  da  a#vità  spor0va  
3/5”  contrazione  isometrica;  
s0ramento  (rece5ori   Zona  tendinea   o  prima  di  a#vità  senza  
CRAC   muscolo  tendinei  del   del  muscolo  
2/3”  rilascio;   **   **  
azioni  eccentrico-­‐
20”  max  allungamento;  
Golgi)  +  inibizione   concentriche  intense  
2/3”  rilascio  mantenendo  
reciproca  
l’allungamento;  
6/8”  contrazione  isometrica  
antagonis7.  

Prima  dell’allenamento  
Lavori  
?   ?   5/6  ripe0zioni  di  5”   ***   ***   anche  all’interno  di  esercizi  
Eccentrici   funzionali  
Principio   Zona  
Difficoltà   Collocazione  della  
Tecnica   fisiologico   anatomica   Tempi  d’esecuzione   Efficacia  
esecu<va   seduta    
operante   coinvolta  

6”  raggiungimento  della  
Annullamento  del  
posizione;  
riflesso  da  
 
s0ramento  (fusi   Unità  contra#le   Lontano  da  a#vità  spor0va  
Anderson   neuromuscolari)  e   del  muscolo  
20/25”  allungamento;   *   *  
o  post  allenamento  
 
abbassamento  del  
6”  ritorno  in  posizione  di  
tono  muscolare  
partenza.  

Allungamento  
contemporaneo  
delle  catene  
5-­‐10’  prima  
muscolari;  può   Prima  dell’allenamento  
dell’allenamento;  
u0lizzare:   Fasce   (posture  in  carico,  
 
annullamento  del   conne#vali;   semicarico),  post  
S.G.A.   riflesso  da   zona  tendinea  
10/12’  post  allenamento;   ****   ****  
allenamento  (posture  in  
 
s0ramento;   del  muscolo   scarico);  come  seduta  di  
20’  come  seduta  di  
a#vazione  del   allenamento  (tu5e)  
allenamento.  
riflesso  inverso  e  
dell’inibizione  
reciproca  

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