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III INCONTRO

Il primo passo per la determinazione dell’IRPEF è come si arriva alla determinazione dell’imposta da pagare
e per arrivare a questo punto dobbiamo considerare la base imponibile e l’aliquota. L’art.6 identifica le
categorie di redditi; ogni categoria di reddito ha le proprie regole dalla cui applicazione derivano
determinati risultati. La prima operazione è la qualificazione del reddito e una volta qualificati dobbiamo
effettuare la somma algebrica dei vari redditi in modo da ottenere il reddito complessivo. Dal reddito
complessivo dobbiamo scomputare delle voci che il legislatore considera meritevoli di tutela perché sono
destinati a particolari scopi: oneri deducibili o deduzioni: REDDITO COMPLESSIVO- DEDUZIONI= BASE
IMPONIBILE. Le deduzioni sono quelle voci meritevoli di tutela che sottratte al reddito complessivo mi
danno la base imponibile. L’IRPEF è un imposta globale perché comprende tutte e sei le categorie di
reddito. L’aliquota è esogenamente data perché è assegnata dallo Stato e da qui possiamo dedurre un’altra
caratteristica ossia la progressività dell’IRPEF perché le aliquote, a seconda delle fasce di reddito
considerate, sono progressive. L’aliquota viene applicata sulla base imponibile e ottengo l’imposta lorda.
Dall’ imposta lorda dobbiamo sottrarre gli oneri detraibili o detrazioni (somme considerevoli meritevoli di
tutela meritevoli da parte del legislatore) e ottengo l’imposta netta: IMPOSTA LORDA
-DETRAZIONI=IMPOSTA NETTA. Deduzioni e detrazioni possono variare a seconda delle scelte politiche del
legislatore e entrambe tendono ad abbattere del tributo da pagare. L’imposta netta deve essere
confrontata con valori a vario titolo da parte del contribuente e si possono verificare tre casi: 1) l’imposta
netta è maggiore dell’importo già pagato e qui si paga la differenza 2) l’imposta netta è uguale all’importo
già pagato e qui non si paga niente e secondo parte della dottrina il contribuente viene esentato
dall’obbligo di dichiarazione dei redditi 3) l’imposta netta è minore di quanto già pagato e abbiamo due
strade: restituzione di quanto già pagato oppure riporto dell’eccedenza nell’anno successivo. Nei redditi
fondiari dobbiamo considerare l’applicazione della regola della residenza del contribuente: 1) per il
contribuente residente in Italia vige il principio della world wide taxation e cioè tassazione su base
mondiale ed è una sorta di principio di attrazione dell’IRPEF 2) per il contribuente non residente vige il
principio della territorialità e cioè io pago l’imposta soltanto sul reddito prodotto sul territorio dello Stato. I
redditi fondiari devono essere determinati sulla base delle rendite catastali. Cos’è il catasto? E’ un registro
che rappresenta la mappatura delle particelle a cui sono attribuite dei valori tramite due criteri: la misura
(tecnica oggettiva) e la stima (considero dei parametri che sono esclusi dall’estensione). Il catasto ha una
bipartizione in casto da terreni e catasto edilizio urbano. Il reddito fondiario si suddivide in dominicale,
agrario e fabbricati. Nel reddito dominicale ciò che viene considerato è la mera titolarità del rapporto
giuridico e cioè è sufficiente che il contribuente abbia un legame giuridico con il bene. Nel reddito agrario
non abbiamo solo la mera titolarità giuridica ma anche un’attività agricola che insiste sul terreno e non a
caso questa categoria è borderline con la categoria di redditi d’impresa in quanto molto imprese si fanno
passare per imprese agrarie quando svolgono attività commerciale perché la categoria dei redditi fondiari
gode di privilegi rispetto a quella dei redditi d’impresa. Si può parlare di tassazione separata in due
momenti e nel diritto tributario la possiamo intendere in due diversi significati: 1) all’interno dell’ irpef il
legislatore individua dei valori reddituali che per quanto inquadrabili nelle varie categorie di redditi, è
preferibili tassarle separatamente 2) regimi optativi di tassazione separata= decido se il canone di locazione
debba essere tassato o all’interno dell’Irpef oppure nella cedolare secca nel caso della tassazione degli
affitti.
Nell’ambito dei redditi di capitale ci troviamo davanti a due fattispecie: 1) capitale utilizzato da soggetto
non imprenditore 2) capitale utilizzato da soggetto imprenditore. In entrambi i casi abbiamo un capitale ma
in un caso abbiamo il reddito di capitale e nell’altra abbiamo il reddito d’impresa. Nel reddito d’impresa
abbiamo il principio di attrazione e cioè basta che quel reddito sia prodotto nell’esercizio d’attività
d’impresa che le 5 categorie di redditi è come se si disattivassero. La fenomenologia dei redditi di capitale si
suddivide in reddito di capitale, reddito d’impresa e redditi diversi. Ora dobbiamo capire la differenza tra
redditi di capitale e redditi diversi e per farlo dobbiamo fare riferimento a AN E QUANTUM DEBEATUR: se e
quanto devo dare. Non tutto confluisce nei redditi di capitale ma anche nei redditi diversi. I redditi di
capitale sono certi nell’ an e possono essere certi/ incerti nel quantum debatur; nei redditi diversi regna
l’incertezza sia per l’an che per il quantum debeatur; i redditi tipici di redditi diversi sono le speculazioni
finanziarie. I redditi diversi sono caratterizzati da aleatorietà. Una tematica che coinvolge i redditi di
capitale è la tassazione dei dividendi dove c’è il rischio di doppia imposizione: lo stesso reddito possa essere
tassato due volte, in capo al socio e in capo alla società. Per evitare questa doppia tassazione, sono stati
individuati due criteri: il credito d’imposta e l’esenzione: 1) credito d’imposta= il dividendo viene tassato
due volte ma viene riconosciuto un credito d’imposta per un valore quasi pari a quanto effettivamente
versato dal contribuente 2) esenzione= il dividendo è tassato in capo al contribuente.

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