Sei sulla pagina 1di 11

Il mio spazio nel mondo

I bambini, le bambine e lo spazio geografico


L’organizzazione socio-spaziale trascura il modo in cui le bambine e i bambini
considerano il mondo che li circonda, lo esplorano facendone esperienza,
sviluppano con esso emozioni, idee e progetti. È attraverso i luoghi che i più piccoli
si confrontano con i valori e l’organizzazione degli spazi, i limiti e i confini che gli
adulti costruiscono nella loro organizzazione territoriale. I bambini vivono, giocano
e imparano attraverso la dimensione spaziale. L’organizzazione spaziale offre
opportunità, ma è anche l’espressione di come il mondo degli adulti consideri il
mondo dell’infanzia e cerca di condizionarlo ed educarlo secondo i propri principi.
I luoghi e i destini dei bambini sono pieni di diversità, ed è sulle diversità e
disuguaglianze che si concentra l’indagine geografica. Ci sono poi le differenze di
genere: le geografie delle bambine e dei bambini ci permettono di capire che lo
spazio ha anche a che vedere con l’identità sessuale e il bisogno di definire il
proprio spazio attraverso la creazione di luoghi di incontro, basati su un arco molto
ampio di fatti di aggregazione.
La geografia è destino?
Quello di “destino geografico” è un concetto da intendere come insieme i
condizioni che possono costruire matrici, direzioni e dare opportunità per lo
sviluppo del proprio progetto di vita, ma può rappresentare anche un ostacolo nel
raggiungimento dei propri obiettivi.
Il legame con i luoghi della propria vita
Da un lato, l’idea di destino geografico ci spinge ad interrogarci sul luogo che le
esperienze personali e i luoghi familiari possano aver avuto sugli studenti,
influenzando le dotazioni. Dall’altro ci spinge a considerare in modo strategico la
conoscenza del proprio spazio di vita, quello dei luoghi più lontani, come
strumento di scelte individuali e sociali, in grado di determinare la vita delle
persone e della comunità. In particolare il tema del legame con i luoghi della
propria vita si presta a stabilire un collegamento tra spazio vissuto e autobiografia.
Diventare più consapevoli del ruolo dei luoghi della propria vita è particolarmente
importante nell’ambito delle migrazioni e delle relazioni interculturali. I migranti
sono portatori di relazioni sociali economiche e culturali tra luoghi, luoghi di
partenza e luoghi di arrivo che attraverso i migranti interagiscono. Per l’insegnante
questo percorso di riconoscimento del ruolo formativo e dell’importanza dei
luoghi nella vita delle persone è un passaggio essenziale per valorizzare le
diversità dei soggetti in educazione e delle loro famiglie.

La dimensione spaziale nell’infanzia: Geografia ed educazione


Venire al mondo è un’esperienza che ci pone nello spazio, sostenendoci ma anche
vincolandoci a una dimensione della realtà che è insieme fisica e culturale. La
relazione con la dimensione spaziale inizia già nel ventre materno, dove il feto
esegue movimenti in uno spazio liquido, ed entra in relazione con i primi elementi
dello spazio esterno grazie al contatto sonoro.
Già a tre mesi i bambini sono in grado di cogliere le forme, mentre a quattro-
cinque arrivano a intuire le grandezze e a 6 mesi le profondità. Entro i tre anni il
bambino possiede un proprio senso degli spazi personali e sociali, distingue
alcune caratteristiche dei materiali (ad es: molli, duri, caldi, freddi) e prende
consapevolezza degli spazi e dei simboli con cui la cultura umana controlla gli
elementi che costituiscono lo spazio. Le geografie personali iniziano a svilupparsi
molto prima dell’ingresso a scuola. Secondo Jean Piaget l’ingresso nel mondo del
bambino da inizio al processo di separazione dalla madre, quindi allo sviluppo
dell’identità. Imparare ad osservare significa riconoscere una distanza fra sé e ciò
che si osserva, e percepire che questa distanza genera relazioni, punti di vista,
percezioni, aspettative, progetti. Secondo Vygotskij l’apprendimento avviene
attraverso l’interazione sociale con gli adulti e con gli strumenti della cultura in cui
il bambino si trova immerso. Vygotskij considera il linguaggio sia come mezzo di
comunicazione sia come strumento per riflettere sulla realtà e organizzarla: è
attraverso tale idea che possiamo comprendere l’importanza del lessico spaziale
per la costruzione dell’idea di realtà nell’infanzia.
Jerome Bruner, conferma che i processi mentali hanno un fondamento sociale e si
sviluppano in relazione alla cultura umana, ai suoi simboli e ai suoi artefatti: da qui
la relazione fra azine, immagini e sistemi simbolici nella costruzione della
conoscenza. Anche in pedagogia si è sviluppata l’idea di un educazione basata sui
luoghi di nascita, legata alla corrente Place-based Education basato sulla relazione
tra esperienza umana e territorio. Gli anni della scuola dell’infanzia sono
importantissimi nella definizione degli spazi interpersonali e di quelli sociali, un
passaggio necessario allo sviluppo della consapevolezza sociale. Già gli educatori
degli asili nidi e certamente gli insegnanti di scuola dell’infanzia devono quindi
prestare attenzione alla dimensione territoriale-geografica del rapporto fra corpo
e spazio, in particolare come esperienza di geografie emozionale e di esplorazione
intenzionale del luogo di vita. L’esperienza spaziale negli anni della scuola
dell’infanzia e della scuola primaria è quindi un elemento centrale nello sviluppo
della personalità e delle competenze corporee emozionali e cognitive. A 8-9 anni i
bambini completano lo schema corporeo, e si avviano al pensiero astratto che li
porterà a sviluppare il ragionamento ipotetico-deduttivo. Da un lato afferma
Vygotskij, l’egocentrismo resta una componente anche dell’adulto, per tutta la vita
impegnato a conquistare e difendere il proprio spazio nel mondo, dall’altro in
questa fase emerge la consapevolezza complessa, generalizzata di legami plurimi,
che ci consente di pensarci come cittadini del mondo come parte di un unico
spazio di specie. Il pensiero simbolico riduce l’abbondanza del mondo a modelli e
rappresentazioni con pochissimi elementi, a consentire alla nostra specie di essere
la più potente trasformatrice della natura.
Pensiero simbolico: consente all’umanità di trasformare la natura, tutto ciò deriva
dal controllo cognitivo dello spazio e permette di individuare risorse e assegnare
valori.
Il corpo e la cultura: Lo sviluppo dell’orientamento
Lo sviluppo dell’orientamento, in geografia, consiste nella capacità di utilizzare la
carta geografica in base alla conoscenza dei punti cardinali e delle coordinate
geografiche, per spostarsi sulla superficie terrestre. Sapersi orientare significa
situarsi e sapersi muovere consapevolmente nell’organizzazione antropica del
territorio, considerando lo spazio geografico come prodotto culturale della specie
umana, come struttura sociale, politica ed economica nella quale dispiegare il
progetto della propria vita. Quando parliamo di cittadinanza planetaria, lo spazio
che immaginiamo per questa cittadinanza è quello del mappamondo.
Quest’ultimo rende invisibili gli aspetti più significativi del nostro rapporto con i
luoghi: ecco perché abbiamo bisogno di un orientamento che vada oltre la carta,
che ci permette di situare e di descrivere non solo le posizioni ma anche i vissuti,
le emozioni, la dinamicità delle esperienze e la pluralità di condizioni e di
possibilità che i luoghi presentano. La spazializzazione, intesa come la capacità
della mente di organizzare spazialmente i luoghi, concetti, eventi e perfino il
tempo, è una forma di rappresentazione della realtà e l’orientamento va inteso sia
come capacità di controllare la propria posizione nel mondo e in rapporto al
mondo, sia come capacità di organizzare il mondo, di ‘orientarlo’ nel senso di
pensarne le trasformazioni e il senso. Orientarsi in uno spazio materiale e
culturale richiede un elevato coinvolgimento cognitivo chiamato ‘Wayfinding’
volto a indentificare i modi con cui le persone si orientano per spostarsi da un
luogo all’altro in base ai meccanismi di percezione sensoriale e alle condizioni
dell’ambiente.
L’orientamento e l’intelligenza spaziale
Il concetto di intelligenza spaziale ha suscita l’interesse di Howard Garner il quale
afferma che l’intelligenza spaziale non è una capacità unica ma una serie di
modalità diversificate per conoscere il mondo. Si tratta di un’intelligenza legata
alla dimensione concreta, agli oggetti e alla loro posizione. Essa riguarda quindi
l’orientamento che ha strettamente a che fare con la capacità di controllare il
complesso mondo degli oggetti. Applichiamo l’intelligenza spaziale ogni volta che
siamo in grado di ripercorre una strada già nota, cosi come quando riusciamo a
percorrerne una sconosciuta prevedendo ciò in cui potremmo imbatterci. Gardner
identifica tre funzioni centrali dell’intelligenza spaziale:
• La percezione precisa del mondo visivo, il quale si può identificare con
l’osservazione diretta.
• La capacità di ricreare aspetti dell’esperienza visiva. Questa capacità può
essere espressa attraverso le diverse forme di rappresentazione:
descrizione, rappresentazione visuale, cartografia e modellizzazione.
• La capacita di manipolare forme
Le geografie dei bambini e delle bambine
Nel modo di percepire, organizzare e utilizzare gli spazi si possono distinguere
delle geografie di genere di bambini e di bambine. L’organizzazione spaziale è
anche un segno delle differenze nei ruoli assegnati dalla società. Secondo una
ricerca tesa ad approfondire le modalità di relazione fra bambini dai 6 agli 11
all’interno di un parco scolastico ha mostrato che lo spazio è importante per
definire l’accettabilità sociale e i gruppi di amicizie. E’ stato interessante notare la
presenza di una zona frequentata dai bambini con atteggiamenti non
prevaricatori, non dominanti che dimostravano di voler mantenere buone
relazioni sociale con gli altri bambini accettando di buon grado di giocare anche
con le bambine e cercando di evitare i bulli. Si può quindi identificare un confine,
materiale e metaforico che rivela come anche tra i bambini della scuola primaria
gli atteggiamenti di genere possono costituire un elemento di differenziazione dei
comportamenti spaziali. Inoltre si è osservato che la mobilità delle bambine è
meno ampia dei bambini, più orientata verso gli spazi chiusi. I bambini invece
sono più propensi a muoversi da soli e frequentano in prevalenza spazi stretti. Le
condizioni sociali economiche e culturali incidono in modo evidente nei
comportamenti spaziali. Le geografie dei bambini e delle bambine sono quindi
legate allo sviluppo e alle trasformazioni delle città. E’ l’organizzazione degli spazi
urbani e delimitare gli spazi del gioco e quelli della vita sociale, l’accesso ai servizi
e il soddisfacimento di diritti come l’istruzione e l’assistenza sanitaria. Il problema
della sicurezza è tra i più rilevanti. Le città sono ambienti molto rischiosi per i
bambini e in particolare per la loro libertà di movimento. Molti spazi urbani sono
in genere codificati come riservati agli adulti e i bambini e le bambine sono
considerati elementi di disturbo.
C’è poi la questione del lavoro minorile. Milioni di bambini lavorano per strada,
chiedendo l’elemosina o come venditori, in abitazioni private, servitori o nelle
fabbriche. Oltre che alla miseria, la strada può esporli ad altre violenze e
coinvolgerli in attività criminali, aumentando il senso di esclusione e di
marginalità. Il traffico di minori spesso a fini sessuali, avviene in gran parte nelle
città, dove frequentemente i bambini e le bambine vengono portati in modo
coatto da aree rurali e più povere. Anche la salute dei bambini è molto diversa a
seconda delle aree geografiche, è costantemente sottoposta a insidie. Nei paesi
più sviluppati l’assistenza sanitaria ha raggiunto standard elevati, ma l’ambiente
urbano continua a essere ben poco salutare per l’infanzia.
I documenti internazionali sull’educazione geografica
La sintesi più completa del dibattito recente sull’educazione geografica può essere
ricostruita a partire dai documenti dell’international Geographical Union (IGU) e
dei convegni internazinali. Il riferimento principale resta l’international Charter
Geographical Education. L a carta afferma in modo chiaro che le conoscenze
geografiche servono per affrontare i cambiamenti e le sfide planetarie degli anni a
venire, un obiettivo da raggiungere attraverso la conoscenza e la comprensione di
argomenti tra cui:
• I principali sistemi naturali della terra, al fine di comprendere l’interazione
all’interno degli ecosistemi e tra di essi
• I prinicipali sistemi socio-economici della terra
Il riferimento ai valori diventa esplicito e argomentato attraverso obiettivi e
competenze come:
• Sviluppare l’interesse verso i luoghi del territorio vicino e verso la varietà
delle caratteristiche naturali e umane sulla superficie terrestre
• Accrescere l’impegno per la qualità e la pianificazione dell’ambiente e
dell’habitat umano a beneficio delle generazioni future
• Utilizzare le conoscenze e le competenze geografiche adeguatamente e
responsabilmente nella vita privata professionale e pubblica
Il documento sviluppa poi il tema delle competenze, spiegando che la conoscenza
geografica serve a identificare e ad affrontare problemi concreti, legati alla
dimensione spaziale su diverse scale.
La geografia come educazione al territorio
Gli obiettivi formativi dell’educazione geografica fanno riferimento a sei
componenti principali:
• Analizzare i cambiamenti spaziali
• Sviluppare una visione geografica dei luoghi
• Diventare consapevoli e responsabili nella gestione delle risorse del pianeta
• Affrontare le questioni relative agli essere umani e agli spazi
• Contribuire all’organizzazione e alla gestione del mondo contemporaneo e
della sua complessità
• Rispettare le diversità culturali e conoscere la loro diffusione spaziale nel
mondo contemporaneo
In chiave educative si considera il territorio come luogo o insieme di luoghi di
riferimento della comunità nella quale si sviluppa e si tende attuare un progetto
educativo. Quindi il territorio viene visto come soggetto e come oggetto
educativo, uno spazio fisico e sociale nel quale la comunità sviluppa il proprio
progetto di vita e nel quale essa gioca le sfide complesse della coesione sociale,
dell’interazione culturale.
L’educazione geografica allo sviluppo sostenibile
Il tema dello sviluppo sostenibile trova il suo documento geografico di riferimento
nella Dichiarazione di Lucerna. Il documento costituisce la sintesi di un lungo
dibattito disciplinare che prende le mosse dall’International Charter on
Geographical Education. In particolare la dichiarazione di Lucerna rileva che i ‘temi
d’azione’ dell’UNDESD comprendono tutti una dimensione geografica.
La dichiarazione di Lucerna è un documento dettagliato e complesso che non si
limita a esporre intenzioni ma parte da un’ampia riflessione generale per arrivare
a suggerire precise indicazioni sui criteri, i metodi e gli strumenti utili a sviluppare
curricoli in ambito di educazione geografica allo sviluppo sostenibile.
Il concetto di sviluppo sostenibile riguarda uno sviluppo che soddisfi i bisogni delle
generazioni future di soddisfare i propri.
Il documento di Lucerna evidenzia alcuni passaggi importanti:
• La scelta degli argomenti e delle aree geografiche. I temi devono essere
rilevanti e strategici, correlati ai processi decisionali per il futuro
dell’umanità e del pianeta. Si suggeriscono argomenti come il riscaldamento
climatico, la questione energetica e l’uso delle risorse non rinnovabili.
• La scelta degli approcci per l’insegnamento. I temi vanno quindi sviluppati in
modo tale da far emergere le loro modalità di interconnessione. L’approccio
geografico deve emergere soprattutto dai livelli di scala e dai contesti
regionali, attraverso i quali esaminare le questioni, gli esempi e gli studi di
caso.
• L’uso delle TIC. Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione sono
oggi fondamentali per adeguare la qualità dell’insegnamento a standard
elevati. Possono essere usate per acquisire e comparare dati e documenti,
per osservare la rappresentazione da punti di vista differenti.

L’educazione geografica alla cittadinanza


La cittadinanza comprende dimensioni personali, sociali, temporali e spaziali
strettamente collegate. L’educazione geografica alla cittadinanza mette in
connessione queste diverse dimensioni, partendo dal riconoscimento del ruolo dei
luoghi e dei territori nella vita sociale e personale. L’acquisizione della
cittadinanza, questione centrale nei processi migratori internazionali, si collega a
sua volta al tema dell’appartenenza, espressione di un legame con i luoghi che è
anche parte di un vissuto emozionale, relazionale. L’educazione alla cittadinanza
può essere tradotta solo attraverso la capacità geografica di pensare a scale
diverse, individuando connessioni spaziali e intuendo l’impatto di eventi e
situazioni su luoghi e persone anche molto distanti.
Nella didattica della disciplina dobbiamo però andare oltre questa considerazione,
individuando come scegliere e come affrontare i temi geografici per lavorare
sull’educazione alla cittadinanza, portando i bambini a essere consapevoli del loro
ruolo sociale come cittadini e della possibilità che ne consegue di essere cittadini
attivi, capaci già nella scuola dell’infanzia. Le competenze di cittadinanza sono
legate alla capacità di agire nel proprio spazio di vita, interagendo nei processi
decisionali anche a scale molto estese. I bambini e le bambine sono ‘futuri
cittadini’ ma sono cittadini già nel momento della loro nascita. La scuola deve
sostenere e indirizzare la loro partecipazione alla vita sociale politica nella
comunità in cui vivono.
L’educazione geografica all’intercultura
L’alterità che forse è già parte di ogni singola persona, è sempre presente nello
spazio geografico. Segna delle distanze ed è strumento di conoscenza, ci indica un
limite, ma suscita anche la curiosità di andare oltre. Costruendo legami con
ambienti, luoghi e persone estendiamo la nostra appartenenza e condividiamo
parte di ciò che sentiamo nostro. La cultura riguarda la comunicazione fra gli attori
sociali e il loro ambiente, per cui un individuo fa parte contemporaneamente di
più sistemi sociali ed è quindi influenzato da più culture.
Il prefisso ‘inter’ deriva dal latino, aggiunge l’idea di una condizione di mezzo, un
essere fra le culture ma anche quella di una connessione, un essere nelle culture,
in una condizione di reciprocità o di collegamento, accettazione. L’intercultura è
dunque una strategia di relazione, un modello di convivenza e di interazione che
cerca di costruire contatti fruttuosi tra persone di differenti culture che si trovano
a convivere in uno stesso contesto geografico multiculturale.
In ogni luogo ci troviamo di fronte a più sistemi di relazione, alcune attive, alcune
in potenza, alcune problematiche, connesse o parallele fra di loro in uno spazio
dove frequentemente sono presenti persone provenienti da aree geografiche
anche molto lontane, portatrici di una diversità fatta di differenti esperienze,
linguaggi, religioni e valori culturali. Il contributo dell’educazione geografica
all’intercultura può essere rilevante proprio nel momento in cui educa a
riconoscere e a comprendere questa abbondanza di segni e di valori culturali che
possiamo incontrare nei luoghi, scardinando la maggior parte degli stereotipi di
tipo etnico culturale e fornendo gli strumenti concettuali e le competenze culturali
per sviluppare il proprio sistema di atteggiamenti e valori con un certo grado di
apertura alla diversità e alla pluralità culturale dei territori e delle società
contemporanee.
Un laboratorio esperienziale: Educare alla montagna
Un esempio concreto di educazione geografica al territorio è il laboratorio Educare
alla montagna, sviluppato come attività del corso di laurea in Scienze della
formazione primaria dell’Università di Torino.
L’idea ispiratrice è quella di lavorare sulla costruzione di relazioni e legami con la
montagna partendo da una didattica di tipo esperienziale, che comprende
l’immersione fisica nel paesaggio e nel contesto geografico studiato. Questo è
l’elemento di fondo dell’educazione geografica: sviluppare delle relazioni con i
luoghi, costruendo una conoscenza che è insieme sensoriale, vissuta e mediata da
documenti, testimonianze, dati, espressioni culturali.
Nel laboratorio vengono proposte varie attività che comprendono l’osservazione
diretta, la raccolta e trasformazione dei materiali. Le attività sono strutturate per
classi e gruppi diversi di scuola. Ad esempio si parte con un’attività di contatto
personale con il luogo e di memoria autobiografica che porta a sviluppare la
riflessione sui propri legami con la montagna attraverso esperienze di vita. In un
momento successivo si sperimenta un’uscita sul terreno che abbina l’osservazione
diretta del paesaggio all’intervista di testimoni privilegiati e all’approfondimento
del patrimonio culturale della comunità valdese.
A questi momenti attivi vi si abbinano cinque percorsi di approfondimento della
conoscenza geografica sulla montagna, che vengono poi messi in gioco durante
l’osservazione diretta.
• L’analisi critica delle rappresentazioni delle quali si ricava l’evoluzione
dei significati e dei valori attribuiti alla montagna in diversi momenti
storici culturali.
• La presentazione di studi sui nuovi abitanti delle Alpi e sulle nuove
attività economiche, spesso innovative e tecnologicamente avanzate,
che giovani imprenditori stanno sviluppando nel territorio Alpino.
• La discussione sull’unità o pluralità della cultura alpina. Da qui, si
sviluppa il tema dell’intercultura osservando la regione alpina come
la complessità delle relazioni interne al sistema montano, tra
montagna e piano e tra montagna e luoghi anche lontani.
• Il rilevamento del paesaggio alpino abbinando l’osservazione diretta
alla letture delle carte topografiche.
• L’analisi critica dei materiali scolastici sulla montagna, evidenziando,
errori lessicali e concettuali.
Gli strumenti e le fonti della geografia
Tali strumenti più utilizzati nella ricerca geografica sono: l’osservazione diretta, le
interviste, le carte geografiche, i dati statistici e i documenti visuali.
L’osservazione diretta consiste nel rilevare dati e confrontare informazioni.
Questo strumento rappresenta la via di accesso più ricca allo studio del paesaggio
dell’ambiente e delle relazioni tra sistemi umani.
Intervista: I primi geografi interrogavano i mercanti, i pellegrini e i viaggiatori per
farsi descrivere le terre lontane e luoghi mai visitati. Oggi, l’intervista è ritenuto
fondamentale per cogliere i punti di vista sul territorio da parte dei diversi attori
sociali, politici ed economici, inoltre permette di lavorare in modo attivo sulla
percezione dei luoghi ed è particolarmente interessante per indagare la
percezione del paesaggio.
Le carte geografiche sono indispensabili per localizzare e orientarsi in senso
geometrico e nello spazio, si tratta dunque, da un lato di insegnare la carta
geografica ovvero trasmettere la capacità di leggere e interpretare il linguaggio
cartografico anche disegnando semplici carte.
I dati statistici sono in rapporto diretto con le carte geografiche. I dati statistici
forniscono un’informazione generale su un fenomeno e sono quindi molto utili
negli studi regionali per comparare i diversi territori.
I documenti visuali: la produzione, l’elaborazione, la diffusione e la condivisone
delle immagini costituiscono tratti fondamentali dell’epoca digitale, ed è per
questo che le immagini sono sempre più importanti per comprendere strutture,
processi e modelli culturali dei luoghi.
Spazio, Spazio geografico e spazialità
Il concetto di spazio non è solo geografico, per questo si aggiunge l’aggettivo
geografico per specificare di quale grandezza spaziale e di quale campo di ricerca
si parla in geografia. Lo spazio geografico è la superficie terrestre o l’area del
pianeta che comprende anche una parte aerea e una parte di sottosuolo sulla
quale si svolge la vita umana e che fa quindi da base alle relazioni tra sistemi
ambientali e sistemi umani.
Per definire in modo specifico le relazioni e i legami emozionali e percettivi dei
singoli individui con il luogo del loro spazio di vita si usa il concetto di spazio
vissuto. Quando parliamo di spazialità intendiamo le conoscenze, le abilità e le
competenze umane in relazione allo spazio geografico. La spazialità umana
comprende l’orientamento, ovvero la capacità di spostarsi intenzionalmente nello
spazio.
Il concetto di territorio è la combinazione di risorse materiali e simboliche capaci
di strutturare le condizioni per la vita degli individui.
Il territorio è quindi una porzione di spazio geografico trasformata, controllata e
governata da parte della comunità umana ed è inteso anche come area in cui
fanno riferimento date, culture ed etnie, uno spazio con un valore simbolico ed
identitario.
In geografia si parla di ‘territorialità’ in riferimento alla specie umana, alla sua
capacità di organizzare, trasformare e controllare attraverso costruzioni materiali e
simboliche lo spazio geografico riconoscendovi dalle caratteristiche specifiche
come nomi, strutture, confini, controllo politico e senso del luogo.
Regione
Il concetto di regione viene inteso come un classificatore spaziale che ci permette
di raggruppare i luoghi in base caratteristiche comuni, le alpi ad esempio sono una
regione fisica. Tutte le aree distinte al livello politico-amministrativo sono quindi
geograficamente delle regioni. In alcuni casi gli elementi che permettono di
riconoscere una regione sono storico-culturali basati su vicende storiche, lingue e
religioni.
Alcune regioni possono essere identificate da più di un elemento aggregatore: la
regione mediterranea ad esempio, comprende tutte le aree che si affacciano sul
mar mediterraneo.
Per sottolineare questa diversità in geografia si può parlare di regione formale, per
indicare le regioni definite in particolare da caratteristiche fisiche politico o
culturali omogenee, di regione funzionale per definire quelle regioni identificati
soprattutto in base al sistema e alle reti di relazione interne, con un centro e una
periferia individuati indagando le reti urbane, le infrastrutture e le attività
economiche.
Confine
Il confine rappresenta una linea che segna la divisione tra il territorio su cui uno
Stato esercita la propria sovranità e giurisdizione e quello degli stati confinanti. La
frontiera indica tutte le regioni che si sviluppano accanto alla linea di confine e da
cui ruolo geopolitico sono influenzate. Il concetto di confine serve a delimitare i
spazi geografici nei diversi gruppi umani e non si usa solo per gli Stati ma per ogni
contesto in cui un territorio può essere delimitato, sia in senso politico sia in senso
culturale. In campo culturale, possiamo cosi parlare di confini fra aree di diffusione
delle lingue o delle religioni, studi di geografia sociale hanno evidenziato
l’esistenza di confini invisibili ma rispettati all’interni degli spazi urbani, fra diverse
etnie o fra diversi gruppi sociali.
Scala e Transcalarità
Partendo dalla cartografia, dove si fa riferimento alla scala per indicare la
proporzione di riduzione dalla grandezza reale a quella della rappresentazione
cartografica, in geografia si parla di scala per indicare l’ampiezza del luogo o
territorio studiato.
Si parla di transcalarità, vale a dire di analisi e confronto a scale spaziali diverse.
Le scale oggi più utilizzate sono quella locale e quella globale. Con il concetto di
locale si intendono sia territori e regioni molto piccoli sia aree più estese la cui
influenza e cui ruolo sono comunque limitat a una certa area del pianeta.
Con il concetto di globale si fa riferimento alla visione su scala mondiale di fatti e
problemi, cioè a situazioni la cui risonanza è estesa all’intero pianeta e alla totalità
di spazio geografico. Da qui nasce il concetto di Glocale, per indicare le questione
e conflitti che contrappongono le due scale.
Luogo e senso del luogo
Il concetto del luogo viene inteso come porzione di spazio geografico
contraddistinte da specifiche caratteristiche fisiche, culturali e sociali.
I luoghi hanno un nome, un sito, un ubicazione, una dimensione e una struttura
fisica. Il luogo va dunque inteso come costruzione sociale e quindi come entità
modificabile e in continua trasformazione. I luoghi cambiano continuamente e gli
essere umani sono responsabili di questo cambiamento.
Per descrivere più precisamente le componenti percettive e culturali è stato
introdotto il concetto di ‘ senso del luogo’ che indica i valori simbolici e il legame
emozionale che le persone stabiliscono, anche come forma di identità e di
memoria collettiva con i luoghi. Il concetto di sito vien utilizzato per indicare le
caratteristiche fisiche di un luogo: la forma del terreno, l’altitudine, l’idrografia, il
clima e la vegetazione. Questo concetto è utile per far emergere le componenti
naturali di un territorio.
Le competenze geografiche
Da alcuni anni il concetto di competenza è diventato sempre più importante nei
curriculi scolastici europei. Il suo successo nasce dall’intreccio con un altro
concetto, quello di ‘ lifelong learning’, l’idea della formazione permanente
protratta lungo l’intero arco di vita. In particolare l’attenzione è rivolto non solo sui
tempi dell’apprendimento ma anche sui tipi di apprendimento e sulle modalità
con cui si apprende nella vita, generalmente distinguendo tra apprendimento
formale non formale e informare. Ma cos’è una competenza?
Le competenze vengono intese come la combinazione di una serie di conoscenze,
abilità e attitudini appropriate al contesto. Le competenze chiave sono quelle di
cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, la cittadinanza
attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione. La competenza sembra così assimilabile
all’insieme di combinazioni necessaria per confrontarsi con un problema
complesso.
Parlare dei problemi del mondo reale, di dimensione spaziale dei problemi e dei
metodi, degli strumenti e delle capacità necessari ad affrontarli in modo attivo,
creativo e critico, è già qualcosa che fa parte dell’educazione geografica.
Insegnare geografia per competenze
La tradizione scolastica italiana è legata alla lezione frontale. Insegnare per
competenze invita invece a sviluppare il curriculo per problemi e situazioni
significativi, tali da coinvolgere le conoscenze all’interno di scenari reali o di
situazioni comunque significativi per l’insieme di abilità che richiedono di essere
affrontate. È possibile sintetizzare in tre punti i principali argomenti a favore
dell’insegnamento della geografia per competenze.
• Educa il pensiero critico e a valutare il territorio, i luoghi e le relazioni tra
sistemi umani e sistemi ambientali considerando diversi punti di vista.
• Sviluppa la creatività e l’immaginazione grafica.
• Sviluppa la creatività e l’immaginazione geografica. La geografie serve a
comprendere il proprio posto nel mondo.
La geografia è necessaria al fine di sviluppare un linguaggio condiviso per parlare
dei luoghi. Serve, in questo senso, anche a dare voce alle emozioni e ai vissuti
personali, permettendo di rielaborare e condividere con gli altri una parte
importante del proprio vissuto.
Infanzia e primaria: Indicazioni nazionali del 2013
Le indicazioni nazionale per il curricolo di base sono il documento di indirizzo del
ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, con cui vengono specificati
gli obiettivi e i traguardi che ogni studente deve raggiungere in termini di
competenze e conoscenze. Le indicazioni nazionali del 2013 presentano quattro
aspetti significativi:
• Il riferimento costante alle otto competenze chiave per l’apprendimento
permanente
• L’introduzione di un profilo delle competenze dello studente al termine del
primo ciclo
• Riferimento all’azione educativa, in particolare nel campo della cittadinanza.
• L’assenza di aree disciplinari predefinite, sostituita da un costante invito alla
costruzione di approcci e aggregazioni interdisciplinari flessibili.
Nella parte introduttiva, di carattere più generale vien definito lo scenario
educativo nel quale la scuola di base deve collocarsi, facendo riferimento ai
concetti di ‘ centralità della persona’ ‘nuovo umanesimo’ e ‘cittadinanza’.
Collocare il ruolo dei sistemi formativi nel mondo contemporaneo implica infatti la
conoscenza delle relazioni tra locare e globale del sistema mondo.
Il curricolo di geografia
In rifermento alla scuola dell’infanzia, le Indicazioni sono organizzate per campi di
esperienza. Nella scuola dell’infanzia troviamo la geografia i tutte le attività che
hanno a che fare con la spazializzazione, con la conoscenza di un luogo, con la sua
rappresentazione e con il suo uso libero o attraverso regole definite. I limiti delle
indicazioni nazionali sono da attribuirsi all’ancora limitata diffusione in campo
pedagogico della consapevolezza del ruolo dei luoghi e del territorio nella
formazione e nella cultura, per cui il linguaggio utilizzato per riferirsi alle
coordinate spaziali è quello geometrico. Il concetto di ‘ambiente di
apprendimento’ è fondamentale per capire come la dimensione spaziale debba
essere considerata sia nello sviluppo di campi di esperienza sia come struttura in
gioco ogni volta che le esperienze connettono il bambino allo sviluppo della
propria relazione con il mondo, vale a dire con la società e l’ambiente. L’ultimo
campo di esperienza, la ‘conoscenza del mondo’ viene inteso come rielaborazione
delle esperienze per pensare il mondo e per modificarlo. I traguardi sono un
insieme di sette contesti operativi nei quali è possibile riconoscere l’applicazione
delle competenze geografiche. Gli obiettivi della classe terza e poi della classe
quinta della scuola primaria, sono organizzati i quattro categorie concettuali:
L’orientamento, il linguaggio della geo-graficità, il paesaggio, la regione e il sistema
territoriale.

Potrebbero piacerti anche