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Φ

ALFIA
Associazione dei laureati della Facoltà di Ingegneria di Ancona

In collaborazione con
C.T.A. – Collegio dei Tecnici dell’Acciaio
Istituto di Scienza e Tecnica delle Costruzioni – Univ. Politecnica delle Marche
PROCAM – Dip. di Progettazione e Costruzione dell’Ambiente- Univ. Camerino

Con il patrocinio di
Ordine degli Ingegneri della provincia di Ancona
Ordine degli Architetti della provincia di Ancona

Corso di aggiornamento

ASPETTI INNOVATIVI NELLA PROGETTAZIONE


DELLE COSTRUZIONI IN ACCIAIO

La valutazione della azioni


Ing. Graziano Leoni
Introduzione
In questo fascicolo sono raccolti alcuni richiami sulla valutazione delle azioni sulle strutture con
particolare riferimento alle costruzioni in acciaio. Le strutture metalliche, in quanto caratterizzate da
basso peso proprio e da un basso grado di iperstaticità, sono particolarmente sensibili ad eventi
anche di natura non eccezionale.
L’intensità delle azioni non può essere determinata con precisione. In alcuni casi, come ad
esempio il peso proprio della struttura, la valutazione può essere molto accurata. Per azioni dovute
ad eventi naturali, come l’azione dovuta al vento, è solo possibile stimare livelli di carico
verosimili. In questo caso, la stima può essere fatta su osservazioni di eventi verificatesi in
precedenza ed applicando un approccio di tipo probabilistico per predire il massimo livello di carico
che può verificarsi durante la vita della struttura. Per quanto riguarda i carichi di servizio, è
possibile stimare il loro valore sulla base della destinazione dell’uso. Poiché in molti casi non sono
disponibili dati per poter fare uno studio statistico, vengono fissati valori nominali.
Nell’analisi della struttura è raro che tutti i carichi agiscano simultaneamente. È molto più
probabile che i carichi agiscano diversamente su parti distinte della struttura e che in tal modo si
possano avere condizioni più severe per alcune parti della struttura stessa. Ad esempio per la trave
in Fig.1, lo schema (2) risulta più gravoso per la prima campata mentre lo schema (1) induce
sollecitazioni più gravose in corrispondenza dell’appoggio intermedio.

Fig.1 - Disposizioni più gravose dei carichi accidentali su di una trave continua

Per queste ragioni occorre suddividere la azioni in varie categorie, alle quali poter applicare
diversi coefficienti di sicurezza commisurati al loro livello di indeterminazione, e combinarle in
modo opportuno.

Classificazione delle azioni


Le azioni possono essere suddivise sostanzialmente in due categorie: forze applicate (o azioni
dirette) e deformazioni imposte (azioni indirette). Esse possono classificarsi ulteriormente in base
alla loro variazione nel tempo come:

− azioni permanenti (G): peso proprio delle strutture, elementi non strutturali di finitura, impianti
fissi;
− azioni variabili (Q): carichi di servizio, neve, vento;
− azioni accidentali (A): esplosioni o urti veicoli.

In base alla variailità nello spazio, invece, si possono avere:

− azioni fisse (es. peso proprio)


− azioni libere, che derivano da diverse disposizioni delle azioni, ad esempio i carichi mobili, il
vento, e la neve.
Nella progettazione agli stati limite, i valori caratteristici delle azioni, ovvero i valori che
statisticamente hanno solo una piccola probabilità di essere superati durante la vita della struttura,
sono considerati alla base di tutti i calcoli. Per fornire particolari margini di sicurezza nei confronti
del collasso i valori caratteristici vengono moltiplicati per coefficienti amplificativi di sicurezza per
ottenere i valori delle azioni di progetto.

Carichi permanenti
I carichi permanenti sono carichi gravitazionali dovuti al peso proprio della struttura e ad ogni
altro elemento di finitura presente in modo non variabile sulla struttura stessa.
Anche se in linea di principio la determinazione dei carichi permanenti è un’operazione banale,
non sempre il progettista è in grado di determinare i loro valori effettivi in quanto spesso le finiture,
i rivestimenti e gli impianti fissi, vengono cambiati nell’arco di vita della struttura.
Le strutture in acciaio sono caratterizzate da bassi valori de peso proprio, basti pensare al peso di
una copertura metallica che è dell’ordine dei 0.15-0.30 kN/m2 contro i 3-4 kN/m2 di un solaio in
cemento armato. Un carico di 1.3 kN/m2 dovuto alla neve rappresenta più dello 80% dei carichi
complessivi agenti in copertura, mentre per una struttura in cemento armato non supera il 30%.
Un altro esempio in cui il peso proprio della struttura è particolarmente importante è il caso delle
azioni dovute al vento. Su una copertura sub orizzontale, il vento induce forze di depressione che
possono superare i 0.4 kN/m2. Essendo, in alcuni casi, maggiore del peso della copertura, la
depressione del vento può cambiare il segno alle sollecitazioni sulle membrature. In particolare nel
caso di strutture reticolari in cui le membrature risultano soggette prevalentemente a forze di
compressione e di trazione, le aste tese in genere molto snelle, possono subire forze di
compressione ed instabilizzarsi (Fig.2).

Fig.2 - Effetto del vento su un capannone con copertura leggera

Carichi variabili
I carichi variabili non sono sempre presenti sulla struttura ma possono verificarsi un certo
numero di volte durante la vita della struttura stessa. Essi includono i carichi dovuti all’occupazione
degli edifici da parte dei fruitori, i carichi dovuti al traffico sui ponti, la neve, il vento e gli effetti
termici. Non sono comprese le azioni di tipo eccezionale come l’incendio, le esplosioni e gli impatti
di veicoli.

Carichi di servizio
I carichi di servizio sono quelli direttamente correlati all’uso della struttura. Per gli edifici sono
dovuti all’occupazione degli ambienti da parte delle persone, al mobilio, agli impianti, etc. Per i
ponti sono costituiti dal traffico sia pedonale che veicolare.
Chiaramente la disposizione e l’intensità di questo tipo di carichi varia continuamente ed è
piuttosto difficile quantificarli. Per gli edifici, l’approccio è quello di definire azioni nominali che
poi in fase di progetto vengono considerati come valori caratteristici di carico. L’EC1-1 distingue
varie classi di carico come riportato nelle tabelle che seguono.
Carichi dovuti ai carroponti
Per edifici muniti di carroponte, i pesi dovuti all’impianto di sollevamento stesso e al carico
sollevato sono considerati separatamente e sono di norma forniti dall’installatore dell’impianto.
Quando un carico viene sollevato, vi è associata un’accelerazione in senso verticale; ciò causa un
aumento delle forze verticali in gioco tanto maggiore quanto più bruscamente avviene il
sollevamento. Questi effetti dinamici dipendono dalle caratteristiche meccaniche dell’argano.
Anche il movimento del carroponte, sia in senso longitudinale che in quello trasversale, induce
un’accelerazione orizzontale al carico sollevato. A queste accelerazioni corrispondono forze di
inerzia orizzontali che devono essere considerate nel dimensionamento della struttura.
L’approccio che si segue normalmente è quello di definire azioni statiche concentrate equivalenti
da applicare direttamente alle guide del carroponte. In questi casi occorre comunque tener conto
anche di possibili rotture per fatica degli elementi strutturali (Fig.3).

Fig.3 - Forze dovute al carroponte

Azioni di tipo ambientale o climatico


Tali azioni sono evidentemente di tipo variabile; per i ponti e gli edifici le più importanti azioni
climatiche sono quelle dovute alla neve ed al vento. Per le strutture marine, in particolare per le
installazioni off-shore come le piattaforme di estrazione del petrolio, i carichi dovuti al moto
ondoso sono generalmente dominanti.
Dal momento che per questi tipi di azione sono disponibili molti dati derivanti da misurazioni al
vero, esse vengono trattate più propriamente in termini statistici. L’approccio è basato sul concetto
di periodo di ritorno che è la lunghezza dell’arco di tempo per il quale sono disponibili i dati
misurati; il valore caratteristico dell’azione variabile nel tempo viene assunto come quel valore che
viene superato in media una volta durante detto periodo. I dati possono essere estrapolati
teoricamente a periodi di ritorno diversi. Normalmente le strutture vengono progettate con azioni
aventi periodo di ritorno coincidente con la vita attesa della struttura.
Le incertezze dell’azione sono dovute sia al processo di predizione delle condizioni più severe
sia alle semplificazioni adottate nel tradurre i dati ambientali misurati (come ad esempio la velocità
del vento) in carichi applicati.
Nel seguito si esaminano le azioni dovute al vento ed alla neve con alcuni cenni alla normativa
europea EC1-1.

Carico da vento
Le forze indotte dal vento sono fluttuanti nel tempo. Operando la trasformata di Fourier delle
velocità del vento rilevate in un dato sito, si ottiene uno spettro (Fig.4) dal quale si possono trarre
alcune considerazioni di carattere qualitativo. Nella figura sono evidenti quattro picchi: il primo per
periodi prossimi ad un minuto è dovuto alle raffiche che si hanno durante gli eventi atmosferici
violenti; il secondo si ha per un periodo di circa 12 ore ed è dovuto ai movimenti d’aria che si
innescano per effetto del surriscaldamento diurno e del raffreddamento notturno della crosta
terrestre; il terzo picco, per periodi compresi tra 3 e 5 gg, è dovuto alle perturbazioni che
normalmente comportano bruschi cambiamenti climatici nell’arco di una settimana; il quarto picco
si ha per periodi di circa 6 mesi ed è dovuto all’alternarsi delle stagioni calde e delle stagioni fredde.

Fig.4 - Spettro di Fourier della velocità del vento

Evidentemente i periodi di vibrazione di una struttura non coincidono con quelli della
fluttuazione del vento ed è quindi ovvio che questo non possa innescare fenomeni dinamici
apprezzabili. Le strutture di questo tipo sono dette rigide.

Fig.5 - Eccitazione aerodinamica di una struttura snella


Per strutture molto flessibili, invece, si possono avere effetti dovuti a fenomeni aeroelastici molto
significativi. Un caso tipico è il problema del distacco dei vortici di Von Karman (Fig.5). In alcuni
tipi di strutture, sottoposte a venti con velocità costante, si innescano distacchi di vortici d’aria che
inducono forze cicliche alle quali conseguono movimenti ritmici in senso ortogonale alla direzione
del vento. Tale moto può auto-eccitarsi e le oscillazioni indotte possono raggiungere ampiezza
molto elevata. Nei casi in cui tali fenomeni possono verificarsi, è necessario eseguire un’analisi
adeguata del problema servendosi anche della simulazione in galleria del vento se l’importanza
della struttura lo richiede.

Fig.6 - Azione del vento su una struttura rigida

Da quanto detto deriva che per le strutture comuni (le quali di norma sono rigide) il vento non
induce effetti di amplificazione dinamica ma solo effetti aerodinamici. L’edificio rappresenta un
ostacolo per il libero movimento della massa d’aria la quale induce una distribuzione di pressioni e
depressioni che, pur variando nel tempo, non generano fenomeni aeroelastici.
Per quanto riguarda le strutture rigide, il parametro più importante nella determinazione
dell’azione del vento è la velocità alla quale è legata l’energia cinetica dell’aria in movimento. Lo
spirito seguito dall’Eurocodice 1 (e quello della normativa italiana) è quello di definire le azioni
statiche equivalenti del vento in funzione di una pressione di riferimento data dalla

Vref2
qref = ρ (1)
2

dove Vref è una velocità di riferimento, ovvero la velocità del vento media su 10 min misurata a 10
m di altezza dal suolo in un terreno con rugosità fissata (tempo di ritorno 50 anni). Tale velocità
dipende dalla collocazione geografica del sito ed è definita in base ad una mappatura del territorio
(Fig.7).
La velocità dell’aria in un sito specifico è inoltre modificata da altri fattori quali:
− la collocazione fisica del sito (es. esposizione costiera, luoghi densamente costruiti, aperta
campagna);
− la conformazione topografica (es. la presenza di colline o valli può deviare i flussi del vento che
possono aumentare anche di velocità);
− altezza dell’edificio in quanto la velocità del vento agli strati alti è maggiore di quella che si ha
agli strati bassi.
Dalla pressione di riferimento si passa quindi alla distribuzione delle forze da applicare alle
strutture sia come pressione esterna che come pressione interna applicando relazioni del tipo
we = q ref ce (z ) c p (2)

dove ce(z) è un coefficiente di esposizione che tiene conto dei fattori che modificano la velocità di
riferimento per il sito particolare e cp è un coefficiente aerodinamico di forma grazie al quale si
definiscono le distribuzioni delle pressioni e depressioni da applicare alla struttura. L’EC1-2-4
definisce una vastissima casistica che copre praticamente la totalità delle configurazioni strutturali.

Fig.7 - Mappatura dell’Italia – azione vento

Fig.8 - Coefficiente di esposizione ce(z) in funzione della quota al di sopra del suolo
e delle categorie di rugosità del terreni da I a IV per ct=1
Carico da neve
I carichi da neve erano trattati tradizionalmente specificando un singolo valore di carico. Questo
approccio non teneva in conto molti aspetti come il fatto che ad altitudini più elevati corrispondono
nevicate più intense e che l’accumulo della neve in copertura dipende da molti fattori come
l’esposizione al vento, la presenza di ostacoli, coperture a quote diverse e così via.

Fig.9 - Mappatura dell’Italia – azione neve

Un approccio più razionale, consiste nel definire il carico della neve secondo la relazione

s = µ i sk (3)

dove sk è il carico della neve al suolo riferito ad un tempo di ritorno di 200 anni dipendente dalla
regione geografica e µi è un coefficiente di forma che consente di definire la distribuzione della
neve in copertura.

Fig.10 - Coefficienti di forma in funzione dell’inclinazione della falda


In Fig.11, sono riportati i coefficienti di forma riportati nell’EC3-1-3. Si notino le condizioni di
carico asimmetriche e i casi in cui è previsto l’accumulo della neve sugli ostacoli

Fig.11 – Esempi di coefficienti di forma neve in copertura

Effetti della temperatura (e del ritiro del calcestruzzo)


Le strutture esposte come i ponti, possono essere soggetta a significative variazioni di
temperatura che devono essere considerate in fase di progettazione. Nel caso in cui gli elementi
strutturali subiscano una variazione di temperatura uniforme si avrà una variazione di volume che,
per elementi monodimensionali come le travi, si traduce in una sostanziale variazione di lunghezza.
Se l’allungamento non è libero di avvenire, nasceranno forze elastiche che possono raggiungere
valori di notevole intensità.
Nel caso di effetti termici differenziali o di ritiro delle solette in calcestruzzo (trave a sezione
composta), la trave oltre che variare la lunghezza subisce un’inflessione. In questo caso nasce uno
stato di sollecitazione anche se la struttura è isostaticamente vincolata a causa della disomogeneità
della sezione.

Riferimenti bibliografici

Ballio G., Mazzolani F.M. Strutture in acciaio. HOEPLI (Milano)


EC1-2-1 Basi di calcolo ed azioni sulle strutture – Azioni sulle strutture – Massa volumica, pesi
propri e carichi imposti
EC1-2-3 Basi di calcolo ed azioni sulle strutture – Azioni sulle strutture – Carichi da neve
EC1-2-4 Basi di calcolo ed azioni sulle strutture – Azioni sulle strutture – Azioni del vento

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