Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
numerica
Capitolo 9
Elementi di Fluidodinamica numerica
T = σ − PI
σ ik = λε jj δ ik + 2 µε ik
1 ∂u ∂u
ε ik = i + k
2 ∂x k ∂xi
2
λ≅− µ
3
• Bilancio dell’energia:
∂ (ρ e) r r r r r r
+ ∇ ⋅ ( ρ eu − T ⋅ u + k ) = f e ⋅ u
∂t
Dove si è supposto che non ci sia il termine di produzione di calore e:
r
k = vettore flusso di calore
1
e= Energia termocinetica specifica = U + u 2
2
essendo U l’energia interna specifica.
Si noti che la scrittura delle equazioni di bilancio nella forma conservativa presenta dei vantaggi dal
punto di vista numerico perché un unico solutore può essere utilizzato per ciascuna delle tre
equazioni.
Utilizzando le relazioni costitutive per fluidi Newtoniani e per il flusso di calore, le equazioni
assumono la forma seguente:
Dρ
+ ρ∇ ⋅ u = 0
Dt
232
r
Du r r µr r r r
ρ = ρ g − ∇P + ∇(∇ ⋅ u ) + µ∇ 2 u
Dt 3
DU r r
ρ = − P∇ ⋅ u + µφ 2 + k∇ 2T
Dt
Dh DP
ρ = + µφ 2 + k∇ 2T
Dt Dt
DT DP
ρc p = + µφ 2 + k∇ 2T
Dt Dt
Quantità di moto:
r r
∂ u *
1
ρ *
St
(r r r
)
+ ρ * u * ⋅∇ * u * = −
∂ t *
1 r
Ru
∇*P*+
1
Fr
g
ρ* +
g
1 r2 r 1 r r r
+ ∇ *u *+ ∇ * (∇ * ⋅u*)
Re 3 Re
233
9.2 Metodi alle differenze finite
Data una generica funzione f(x) definita su di un intervallo [a,b], per ottenere la formulazione alle
differenze finite si effettua un’approssimazione discreta dividendo l’intervallo in N sotto-intervalli:
∆x
a } b
i=0 1 2 3 4 5 N
xi = a + i∆x
b−a L
∆x = =
N N
Si effettua una espansione in serie di Taylor della funzione f(x). Indichiamo genericamente con f i il
valore di f(x) calcolato in xi.
df d 2 f ∆x 2 d 3 f ∆x 3
f i +1 = f i + ∆x + 2 + 3 + o(∆x 4 ) (1)
dx i dx i 2 dx i 6
da cui si ottiene la stima della derivata prima in avanti:
df f − fi
= i +1 + o(∆x) che simbolicamente si indica con ∆+x f i . (2)
dx i ∆x
df d 2 f ∆x 2 d 3 f ∆x 3
f i −1 = f i − ∆x + 2 − 3 + o ( ∆x 4 ) (3)
dx i dx i 2 dx i 6
da cui si ottiene una stima della derivata prima indietro:
df f − f i −1
= i + o(∆x) che simbolicamente si indica con ∆−x f i . (4)
dx i ∆x
Si noti che questa derivata (all’indietro) si utilizza nei cosiddetti schemi Up-wind.
234
La derivata prima centrata si ottiene sommando la (3) dalla (1):
df f − f i −1
= i +1 + o(∆x 2 ) che simbolicamente si indica con ∆0x f i . (5)
dx i 2∆x
d2 f f i +1 − 2 f i + f i −1
= + o(∆x 2 ) che simbolicamente si indica con ∆ xx f i . (6)
dx 2 i
∆x 2
La derivata prima non centrata accurata al secondo ordine, si ottiene sviluppando in serie
la f i + 2 rispetto al punto i (intervallo di 2∆x):
df d2 f 4 ∆x 2 d 3 f 8 ∆x 3
f i+2 = f i + 2 ∆x + 2 + 3 + o ( ∆x 4 ) (7)
dx i dx i
2 dx i
6
df − f i + 2 + 4 f i +1 − 3 f i
= + o(∆x 2 ) (8)
dx i 2∆x
∆0x ∆0x ≠ ∆ xx
235
9.2.2.2 Modello Numerico
f 0 = V0
(14)
f N +1 = V1
ovvero:
f − f i −1 f − 2 f i + f i −1
Ai i +1 − ν i +1 =0 (15)
2 ∆x ∆x 2
ai f i −1 + bi f i + ci f i +1 = d i (16)
e le condizioni al contorno
f 0 = V0
f N = V1
Si dicono solutori diretti quelli che consentono il raggiungimento delle soluzioni con un numero
finito di operazioni. Poniamo:
f i −1 = X i −1 f i + Yi −1 (18)
ci d i − ai Yi −1
fi = − f i +1 + (19)
a i X i −1 + bi ai X i −1 + bi
Da cui
ci
Xi = − (20)
ai X i −1 + bi
236
d i − ai Yi −1
Yi = (21)
ai X i −1 + bi
f 0 = V0 = X 0 f1 + Y0 → X 0 = 0, Y0 = V0 (22)
N
Bll ≥ ∑ Blm per l ≠ m, l = 1,..., N (23)
m =1
In particolare la condizione che si ottiene è la seguente:
A ∆x
≤2 (24)
υ
che, ricordando il significato fisico di A(x), si traduce in una condizione restrittiva sul cosiddetto
numero di Reynolds della cella:
u ∆x
Re C = ≤2 (25)
υ
Altre tecniche possono essere utilizzate per la risoluzione dell’equazione generale (16) . Tali metodi
si basano sulla determinazione della soluzione al punto i-esimo attraverso un certo numero di
iterazioni (indicate con l’indice m) il ché, per m → ∞ corrisponde teoricamente ad un numero di
operazioni da eseguire infinito. L’iterazione viene interrotta quando un certo criterio di convergenza
definito a priori viene soddisfatto. I metodi iterativi più noti vengono riportati nel seguito.
237
9.2.3.3 Il metodo SOR (Successive Over Relaxation)
Consideriamo la seguente equazione, simile alla (10) ma in cui compare il termine di derivata
temporale (caso non stazionario)
∂f ∂f ∂2 f
+ A −ν 2 = 0 (31)
∂t ∂x ∂x
238
E’ quindi molto importante stabilire la consistenza o meno degli schemi adottati per la
discretizzazione dell’equazione (31). A questo proposito si possono adottare diversi approcci che
vengono descritti nel seguito.
Tutti i termini vengono calcolati al tempo “n” tranne il termine che compare nella derivata
temporale:
f i n +1 − f i n f n − f i −n1 f n − 2 f i n + f i −n1
+ A i +1 − ν i +1 =0 (32)
∆t 2∆x ∆x 2
Si può dimostrare che lo schema esplicito è consistente ed è chiamato Forward Time Centered
Space ovvero FTSC.
Per ciò che riguarda la stabilità, si può dimostrare che la condizione da rispettare è la seguente:
υ∆t 1
S= 2 ≤ (34)
∆x 2
si noti che il parametro S può essere interpretato come rapporto tra la diffusività fisica (ν) e la
diffusività numerica ( ∆x 2 / ∆t ).
Tutti i termini vengono calcolati al tempo “n+1” tranne il termine che compare nella derivata
temporale:
f i n +1 − f i n f n +1 − f i −n1+1 f n +1 − 2 f i n +1 + f i −n1+1
+ A i +1 − ν i +1 =0
∆t 2∆x ∆x 2
f i n +1 − f i n
+ (A∆0x − ν∆ xx ) f i n +1 = 0 (35)
∆t
Questo schema può essere definito Backward Time Centered Space ovvero BTSC ed è
incondizionatamente stabile. La struttura dell’equazione è ancora del tipo visto nell’eq. (16) per cui
ad ogni passo temporale deve essere risolta la matrice tridiagonale. Quindi anche se stabile (nei
limiti di stabilità della x e quindi del soddisfacimento delle condizioni sul ReC) è piuttosto oneroso
dal punto visto del tempo di calcolo. Lo schema descritto dalla (35) è anche detto Fully Implicit, per
distinguerlo da altre tipologie di schemi impliciti descritti nel seguito.
239
9.2.4.3 Schemi a due livelli
Si utilizza una derivata centrata anche nel tempo con un coefficiente di rilassamento (tipo SOR ma
nel tempo). Formalmente si ha:
f i n +1 − f i n
∆t
+ (A∆0x − ν∆ xx ) [θ ]
f i n +1 + (1 − θ ) f i n = 0 (36)
questo è uno schema Centered Time Centered Space ovvero CTSC. Si può dimostrare che questo
schema, molto usato nella pratica, è accurato al secondo ordine sia nel tempo che nello spazio ed
incondizionatamente stabile.
∂f ∂f ∂f
+ A + B − ν∇ 2 f = 0 (38)
∂t ∂x ∂y
f i ,nj+1 − f i ,nj
∆t
( )
+ A∆0x f i ,nj + B∆0y f i ,nj − ν ∆ xx + ∆ yy f i ,nj = 0 (39)
240
2 ~
∆t
( ) ( ~
) (
f i , j − f i ,nj + A∆0x − ν∆ xx f i , j + B∆0y − ν∆ yy f i ,nj = 0 )
(41)
(
2 n +1 ~
∆t
) ( ~
) (
f i , j − f i , j + A∆0x − ν∆ xx f i , j + B∆0y − ν∆ yy f i ,nj+1 = 0 )
(f n +1
i, j − f i ,nj ) + ( A∆ 0
− ν∆ xx ) ~
(
f i , j + B∆ y − ν∆ yy
0
f i ,nj + f i ,nj+1
) =0 (42)
x
∆t 2
Il sistema tridiagonale può essere risolto attraverso la tecnica della fattorizzazione (tridiagonale). In
questo caso la condizione di dominanza dei termini della diagonale porta alle seguenti condizioni di
stabilità:
A ∆x B ∆y
≤ 2, ≤2 (43)
ν ν
Si noti che se le condizioni (43) non sono soddisfatte, è necessaria una limitazione sul passo
temporale:
2∆x 2 2∆y 2
∆t ≤ , ∆t ≤ (44)
A ∆x − 2ν B ∆y − 2ν
Le relazioni (42), (43) e (44) possono essere estese al caso non lineare in cui i coefficienti A e B
sono funzioni di f.
9.3.1 Introduzione
Metodi agli elementi finiti: il dominio è suddiviso in sottoregioni (elementi finiti) e la proiezione è
effettuata utilizzando una base locale (ad es. un polinomio).
Metodi spettrali: la proiezione è effettuata sull’intero dominio utilizzando una base di funzioni
trigonometriche.
241
Entrambi i metodi utilizzano quindi una rappresentazione continua, solo che il metodo degli
elementi finiti discretizza lo spazio fisico mentre, come vedremo, il metodo spettrale utilizza uno
sviluppo in serie di Fourier troncato.
In generale si avrà:
N
f ( x) ≈ ∑ ϕ i ( x) f i (45)
i =0
f(x)
φi(x)
0 2π x
i=0 1 2 N
In questo caso particolare, le funzioni approssimanti sono definite come segue
242
x1 − x
x0 ≤ x ≤ x1
ϕ 0 ( x) = x1 − x0
0 x ≥ x1
0 x ≤ xi −1
x − xi −1
xi −1 ≤ x ≤ xi
x − xi −1
ϕ i ( x) = i
x −x
i +1 xi ≤ x ≤ xi +1
xi +1 − xi
0 x > xi +1
0 x < xN
x−x
ϕ N ( x) = N −1
x N −1 ≤ x ≤ x N
x N − x N −1
In questo caso la rappresentazione viene effettuata nel dominio dei numeri d’onda attraverso una
espansione in serie di Fourier ovvero proiettando la funzione su di una base di funzioni
trigonometriche:
(j = )
+∞
ϕ k ( x) = e jkx ⇒ f ( x) = ∑F e
k = −∞
k
jkx
−1 (46)
Per le applicazioni numeriche, la serie (46) va scritta per un numero finito di numeri d’onda:
N / 2 −1
f ( x) ≈ ∑F e
k =− N / 2
k
jkx
(47)
I coefficienti della serie di Fourier (Fk), si possono ricavare seguendo quanto esposto nei Capp. 7 e
8:
2π N −1 xn +1 / 2 N −1 x n +1 / 2
1 1 1
Fk =
2π ∫ f ( x )e
− jkx
dx =
2π
∑ ∫ f ( x )e
n = 0 xn −1 / 2
− jkx
dx ≈
2π
∑ f (x ) ∫ e
n =0
n
− jkx
dx =
0 xn −1 / 2
(48)
N −1
1
=
2π
∑ f (x
n =0
n )C k (n)
avendo posto
e jkxn +1 / 2 − e jkx x −1 / 2
C k ( n) = (49)
− jk
2π
Inoltre, se e− jkx è circa costante nell’intervallo ∆x, tenendo conto che ∆x = si ottiene:
N
243
∆x N −1 1 N −1
Fk ≈ ∑
2π n =0
f n e − jkxn =
N
∑f
n =0
n e − jkxn
Accenniamo solamente al modo in cui può essere determinata a seconda del problema da studiare,
la funzione di forma da cui determinare la base di funzioni più opportuna.
L’approssimazione viene effettuata con una funzione polinomiale a tratti. Si introducono le
coordinate standard:
x
X = -i
∆x
• La base di funzioni lineari a tratti, è:
0 X < −1 1
1 + X
ϕi ( X ) =
-1 ≤ X ≤ 0
0 ≤ X ≤1
⇒ (50)
1-X
0 X >1
-1 1
N N −1
f ( x) ≈ ∑ψ i ( X ) f i + ∑ φ j +1 / 2 ( X ) f j +1 / 2 (51)
i =0 j =0
essendo:
1
0 X < −1
1 + 3 X + 2 X 2
ψi (X ) =
-1 ≤ X ≤ 0
⇒ (52)
1-3 X + 2 X 0 ≤ X ≤1
2
0 X >1
-1 -1/2 1/2 1
0 X <0
φ i ( X ) = 4 X − 4 X 2 0 < X <1 ⇒ (53)
0 X >1
1/2 1
244
• Se si vogliono imporre le condizioni di continuità sulle derivate nei punti della griglia, è
necessario utilizzare polinomi cubici a tratti:
{ }
N
f ( x) ≈ ∑ ϕ i0 ( X ) f i + ϕ i1 ( X ) f 'i (54)
i =0
essendo:
0 M
1
α 1 ( x, y ) = (τ 23 + η 23 x − ξ 23 y ) 1 2
2C
α 2 ( x, y ) = ... (59)
α 2 ( x, y ) = ...
τ ij = xi y i − x j y j
ξ ij = xi − x j (60)
η ij = y i − y j
245
• Nel caso generale di coordinate curvilinee, è necessario effettuare una mappatura in modo
che ciascun elemento curvilineo sia trasformato in un elemento rettangolare. A questo
scopo, è necessario che la mappatura sia differenziabile.
Xi(ξj)
⇒
Xi
ξj
In questi casi è possibile definire una matrice di trasformazione:
∂x ∂x
∂ξ ∂η ∂x ∂x
= i ⇒ det i = J Jacobiano della trasformazione (61)
∂y ∂x ∂ξ j ∂ξ
j
∂ξ ∂η
I metodi agli elementi finiti possono essere formulati in due modi distinti:
- Per analisi strutturale, attraverso i principi variazionali (metodo di Ritz)
- Per analisi non strutturale, attraverso il metodo di Galerkin
Si rimanda alla bibliografia per maggiori dettagli.
246
9.4 Metodo ai volumi finiti
Il metodo si basa sulla formulazione integrale delle equazioni di governo che devono essere risolte.
Consideriamo, ad esempio, l’equazione di bilancio dell’energia in termini di temperatura, che, in
forma adimensionale nel caso incompressibile (con Ma→0, Ec→0):
∂T r r 1 2
+ (u ⋅ ∇ )T = ∇ T
∂t Pe
che scritta nella forma conservativa, o di divergenza, risulta:
∂T r r 1 r ∂T r r
+ ∇ ⋅ uT − ∇T = 0 ⇒ +∇⋅H = 0
∂t Pe ∂t
(62)
r r 1 r
H = uT − ∇T
Pe
La forma integrale si ottiene considerando che la (62) deve essere valida su di un arbitrario volume
di controllo V , ed utilizzando il teorema della divergenza, si ottiene:
∂ r r
∂ t V∫ ∫∂V ⋅ n dS = 0
TdV + H (63)
r
dove la funzione H rappresenta il vettore flusso delle quantità considerate. In questo caso,
considerando
r r un problema 2D, si ha:
H = H (F , G)
1 ∂T
F = uT − (64)
Pe ∂ x
1 ∂T r
G = vT − ny
Pe ∂ y dy
e quindi: dx
r r
H ⋅ n dS = Fdy − Gdx r (65)
nx
Se consideriamo il volume V (o la superficie 2D) come relativo ad una cella che resta costante nel
tempo, di forma quadrilatera e delimitata da superfici (o linee) piane (dritte),
n B
C
n i,j
n
n A
247
∂T p
V + H AB + H BC + H CD + H DA = 0
∂t
dove Tp, rappresenta il valore medio di T nella cella i,j . I flussi H AB , H BC , H CD , H DA , tenendo
conto della (65) diventano:
H AB = F AB ∆y AB − G AB ∆x AB
H BC = FBC ∆y BC − G BC ∆x BC (66)
.....
i,j+1
Punti in cui vengono C B
x
calcolati i flussi
i-1,j x i,j x i+1,j
D
x A
i,j-1
η
ξ i,j
x
xi,j xi,j+1
y
η
x
248
(uT )i +1, j + (uT )i , j (vT )i +1, j + (vT )i , j
H AB = H i +1 / 2 , j = ∆y AB − ∆x AB +
2 2
(68)
1 ∂T ∂T
− ∆ y AB − ∆ x AB
Pe ∂x AB ∂y AB
∂T ∂T ∂ξ ∂T ∂η
= ⋅ + ⋅
∂ x ∂ξ ∂ x ∂ η ∂ x
∂T ∂T ∂ξ ∂T ∂η
= ⋅ + ⋅
∂ y ∂ξ ∂ y ∂ η ∂ y
∂T ∂T ∂ξ j
cioè = ⋅
∂x i ∂ξ j ∂x i
249
9.5 Soluzione numerica delle equazioni di Navier-Stokes per
flussi viscosi incompressibili
Le possibili formulazioni sono le seguenti:
v
9.5.1 Variabili Primitive (u , P )
Nel caso generale di flusso 3D, le equazioni (69), (70) e (71) costituiscono un sistema di 5
v
equazioni alle derivate parziali nelle 5 incognite (u , P , T ) . Se consideriamo il caso di un problema
v
a temperatura costante, le incognite diventano 4 e le equazioni di governo in (u , P ) sono:
∇ ⋅u = 0 (72)
r
∂u r r r r 1 2r
+ ∇ ⋅ (uu ) = −∇P + ∇u (73)
∂t Re
250
Il problema deve essere completato dalle condizioni al contorno sulla velocità. Solo nel caso di
superfici libere o altri casi particolari, devono essere imposte le condizioni al contorno sulla
pressione, ed in questi casi una delle condizioni al contorno sulla velocità deve essere eliminata.
Consideriamo ad esempio il caso della cosiddetta “driven cavity”, che è un problema classico
solitamente utilizzato per la validazione dei codici di calcolo:
∂u
P = P0 , =0
u = 1,v = 0 ∂y
se la 3
3 è una superficie
libera
r
u =0 4 2
r
u =0 ⇒
1
r
u =0
Difficoltà:
Si introduce una compressibilità artificiale (Chorin, 1967) aggiungendo la seguente equazione per la
pressione:
∂P r r
+ c 2∇ ⋅ u = 0 (76)
∂t
251
in cui c è una costante arbitraria che rappresenta una compressibilità artificiale. La soluzione
∂P
stazionaria viene raggiunta dalla (76) e (72) per t → ∞ cosicché = 0.
∂t
Il metodo si definisce con compressibilità artificiale in quanto, se consideriamo l’equazione di
αP0
conservazione della massa in forma adimensionale con β T0 << 1, αP0 << 1, ≅ c 2 si ottiene
St
proprio la (76).
L’equazione (76) (che sostituisce la (72)) e la (73), scritte in forma indiciale in un riferimento
cartesiano, sono (con la virgola rappresentiamo la derivata):
1
u i , t + ( u i u j ) , j = − P, i + u i , jj
Re
c 2 u i ,i + P, t = 0 (77)
ui = ui su ∂V
o, per esteso:
u t + ( uu ) x + ( uv ) y = − P x +
1
(u xx + u yy )
Re
v + (uv ) + (vv ) = − P + 1 (v + v )
t x y y
Re
xx yy (78)
2
c (u x + v y ) + Pt = 0
u = u , v = v su ∂V
252
3. La pressione è definita al centro della cella e le velocità nel punto medio dei lati della cella
(Harlow & Welsh, 1965). In questo caso la locazione si dice STAGGERED e lo schema è
cosiddetto MAC (Marker and cell)
vi,j+1/2
P ui+1/2,j
i,j
In pratica si deve usare la locazione staggered delle variabili anche se il sistema discreto
corrispondente al sistema (78), risulta essere più complesso. Si ha infatti che:
1 n +1
∆t
( )
u i +1 / 2, j − u in+1 / 2, j + ∆1x/ 2 (uu ) in+1 / 2, j + ∆1y/ 2 (vu ) in+1 / 2, j = − ∆1x/ 2 Pi +n1 / 2, j +
1
Re
(∆ xx + ∆ yy )uin+1 / 2, j (79)
1 n +1
∆t
( )
vi , j +1 / 2 − vin, j +1 / 2 + ∆1x/ 2 (uv ) in, j +1 / 2 + ∆1y/ 2 (vv) in, j +1 / 2 = − ∆1y/ 2 Pi ,nj +1 / 2 +
1
Re
(∆ xx + ∆ yy )vin, j +1 / 2 (80)
1 n +1
∆t
( ) (
Pi , j − Pi ,nj = c 2 ∆1x/ 2 u in, j + ∆1y/ 2 vin, j ) (81)
∆y ∆y
∆1y/ 2 = ∆0y con passo . Ad esempio
2 1/ 2 (vu )i +1 / 2, j +1 / 2 − (vu )i +1 / 2, j −1 / 2
∆ y (vu )i
n
+1 / 2 , j =
∆y
Inoltre:
(u )2
i, j
1
4
= (
u i +1 / 2, j + u i −1 / 2, j
2
)
( )(
(uv )i +1 / 2, j +1 / 2 = 1 u i +1 / 2, j +1 + u i +1 / 2, j ⋅ vi +1 / 2, j +1 / 2 + vi , j +1 / 2
4
)
253
Si noti infine che gli operatori ∆1x/ 2 e ∆ y delle (79) e (80) possono essere sostituiti rispettivamente
1/ 2
Convergenza (=consistenza+stabilità)
4
(
1 2 2
)
u + v ∆t Re ≤ 1 se si è trascurato ∇P
r
(82)
4∆t 1 c 2 ∆t r rr
+ ≤1 se si è trascurato ∇ ⋅ (u u ) (83)
∆x 2 Re 2
r
I valori u, P noti al passo n+1, possono essere utilizzati nel calcolo risultando in uno schema tipo
Gauss-Seidel (Fortin, 1971) ma più rapido e stabile (anche se non consistente nei transitori).
Condizioni al contorno
Senza entrare nei dettagli, accenniamo solo al fatto che nello schema staggered, è necessaria una
procedura di interpolazione per le condizioni al contorno sulla velocità. Riferiamoci allo schema
seguente:
u1-1/2,j vi,j+1/2
v1,j+1/2
ui-1/2,j i,j ui+1/2,j
1,2 2,2
vi,j-1/2
1
r r
Ad esempio sul lato 4, se la condizione al contorno è u = u , si ha:
254
v1, j −1 / 2 = v [0, ( j − 1 / 2 )∆y ]
u1−1 / 2, j + u1+1 / 2, j = 2u [0, ( j − 1)∆y ]
In questi casi il termine convettivo non lineare richiede l’accoppiamento di tutte le equazioni.
Anche in questo caso si può usare un metodo con compressibilità artificiale ma da un punto di vista
computazionale, il procedimento è pesante.
9.5.1.4 Problemi 3D
I metodi visti in 2D possono essere estesi facilmente a 3D tenendo conto che si hanno ora 4
equazioni nelle quattro incognite velocità (3) e pressione (1). Come visto in precedenza, anche in
questo case le variabili devono essere staggered come nello schema seguente:
z
w r
V
Pressione (o altre quantità
scalari come temperatura,
concentrazione, ecc.) calcolata
al centro della cella
u
y
x
Occorre utilizzare l’equazione del trasporto della velocità applicando l’operatore rotore
all’equazione di bilancio della quantità di moto. L’equazione che si ottiene scritta in forma non
conservativa, è la seguente:
r
∂ω r r r r r r 1 2 r
∂t
( )
+ u ⋅∇ ω − ω ⋅∇ u = (
Re
∇ω ) (84)
255
(notiamo che si sono implicitamente imposte le condizioni di solenoidalità sia per la velocità che
per la vorticità).
Il sistema (85-86) va completato con le condizioni al contorno che in pratica consistono
nell’assegnare velocità e vorticità sul contorno del campo.
∂ω r r 1 2
+ ∇ (u ω ) = ∇ω (87)
∂t Re
I termini di derivate temporali si trattano ancora utilizzando un metodo cosiddetto di falso transiente
in modo che le equazioni (85-86) risultino parabolizzate nel tempo:
1 ∂ω r r 1 2
α + ∇ (u ω ) − ∇ ω =0
ω ∂t Re
r (88)
1 ∂u r r r
− ∇ × ω − ∇ 2u = 0
α u ∂t
con le opportune condizioni al contorno. In questo modo il sistema (88) è ben posto (3 eq. In 3
incognite) e le due equazioni hanno la stessa struttura. Analogamente a quanto visto per le variabili
primitive, le incognite devono essere allocate in maniera staggered affinché siano rispettate le
conservazioni delle quantità integrali e, in particolare, della massa.
Senza entrare in ulteriori dettagli, si ricorda solo che il sistema può poi essere risolto utilizzando
metodi impliciti, espliciti, utilizzando Crank-Nicholson o con il metodo ADI.
In problemi non stazionari reali, le equazioni di governo della dinamica e della cinematica sono
accoppiate:
∂ω r r 1 2
+ ∇ (u ω ) − ∇ ω =0 (89)
∂t Re
r r r
∇ 2 u = −∇ × ω (90)
Se si effettua un passo temporale sulla (89) e poi si risolve la (90) (utilizzando ad esempio un
solutore diretto) non viene soddisfatta la conservazione della massa. Le possibilità che si hanno per
superare questa difficoltà, sono le seguenti:
- Utilizzare un solutore diretto per tutte le equazioni
- Utilizzare un metodo iterativo per tutte le equazioni
- Assegnare delle condizioni integrali per le condizioni al contorno della vorticità
- Utilizzare un solutore tri-diagonale
9.5.2.3 Problemi 3D
L’equazione del trasporto della vorticità è quella completa (85). E le variabili devono essere
allocate in maniera staggered, come nello schema che segue:
256
u3
u2
ω2
ω1
ω3 u1
r v
9.5.3 Formulazione Vorticità-Potenziale vettore (ψ , ω )
Nei casi 2D, invece del potenziale vettore, è possibile utilizzare la funzione di corrente che soddisfa
ancora identicamente la continuità. Come visto in precedenza, anche in questi casi è necessario
introdurre un metodo di falso transiente in modo che le equazioni che descrivono la dinamica e la
257
cinematica siano accoppiate il più possibile. Il sistema di equazioni da risolvere (analogo al sistema
88) è quindi il seguente:
1
α
∂ω r r r
∂t
+ ∇ ∇ × ψω −
1 2
Re
(
∇ ω =0 )
ω
(92)
1 ∂ψ r
− ∇ 2ψ − ω = 0
αψ ∂t
con le condizioni al contorno:
r r
ω = ∇ × u = −∇ 2ψ
(93)
ψ = ψ
l
r r r r
dove ψ = ∫ u ⋅ n dl con n la normale alla superficie che delimita il volume e u la velocità nota sul
0
contorno.
La soluzione stazionaria si ottiene per t → ∞ se le seguenti condizioni sono soddisfatte:
1 1
ω n +1 − ω n , ψ n +1 − ψ n < ε (94)
α ω ∆t α ψ ∆t
(ψ i, j − ψ i , j −1 ) i,j
u i , j −1 / 2 = − ω,Ψ
∆y
(ψ i, j − ψ −1, j )
(95)
vi −1 / 2, j = −
∆x
La discretizzazione delle condizioni al contorno può essere effettuata tenendo conto che la funzione
di corrente in generale ha associate delle condizioni di Dirichlet al contorno. Per l’equazione della
vorticità, occorre utilizzare la sua definizione sul contorno.
Nei casi 2D non stazionari, il sistema di equazioni di governo (in analogia con le equazioni 89-90) è
il seguente:
∂ω r r r
∂t
(
+ ∇ ∇ ×ψω −
Re
)
1 2
∇ ω =0 (96)
r
∇ 2ψ = −ω (97)
9.5.3.3 Problemi 3D
ω2,Ψ 2
ω1,Ψ 1
ω3,Ψ 3
259
In generale, i vantaggi della formulazione vorticità-potenziale vettore, sono i seguenti:
- Le condizioni di continuità sono identicamente soddisfatte
- In 2D si può utilizzare una mesh non staggered
- La pressione non appare nella formulazione
- E’ facilmente estendibile a sistemi di riferimento non Galileiani
Bibiliografia
- Batchelor F.R.S., “An introduction to Fluid Dynamics”, Cambridge Univ. Press, 1967.
- Peyret R, Taylor T.D., “Computational methods for fluid flows”, Springer Series in Comp.
Phys., 1982.
- Roachie P.J., “Computational Fluid Dynamics”, Hermosa Publ., 1972.
- Canuto C., Hussaini M.Y., Quarteroni A., Zang T.A., “Spectral methods in fluid dynamics”,
Springer-Verlag, 1988.
- Wait R., Mitchell A.R., “Finite element analysis and applications”, John Wiley & Sons, 1985.
- Thual O., Sulem P.L., “Methodes spectrales puor des problemes aux limites simples”, Minist.
Des Tranp., 1984.
- Hinze J.O., « Turbulence », McGraw-Hill, 1975.
- Rodi W., « Turbulence models and their applications in hydraulics – a state of the art », Inst. Fur
hydromechanik, 1980.
- Tennekes H., Lumley J.L., “A first course in turbulence”, the M.J.T., 1980.
- Jones W.P., “Numerical solutions of elliptic flow equations”, Imp. Coll., London, 1981.
260