A CURA DI
MARIO BONESCHI
VOLUME III
FIRENZE
FELICE LE MONNIER
1966
.
COMITATO ITALO-SVIZZERO
PER LA PUBBLICAZIONE DELLE OPERE DI
CARLO CATTANEO
CARLO CATTANEO
SCRITTI POLITICI
A CURA DI
MARIO BONESCHI
VOLUME TERZO
FIRENZE
FELICE LE MONNIER
1965
PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA ©
alla Casa Editrice Felice Le Monnier
Firenze, 1965
LIBERTÀ ELVETICA
E SUOI NEMICI
1852.
I carabinieri del Ticino
ai carabinieri di Uri e Svitt *
Cari e primogeniti confederati! Le parole che si sono
udite nei vostri comizi ebbero un eco giulivo nei no-
stri cuori. Dunque noi siamo fratelli più concordi che
non credessimo, più concordi che non credessero i ne-
mici della nostra libertà? Dunque voi, che avete tanto
ragione di gloriarvi del passato, volete anche voi cam-
minar coll’avvenire? In nome della Provvidenza. cam-
miniamo dunque insieme!
Voi siete i veterani della libertà. Noi siamo co-
me i vostri figli, anzi come i figli dei vostri figli; per-
ché voi entraste nel santo patto federale prima di noi.
Dio vi ha prediletti.
Purtroppo anche i nostri padri avevano versato il
sangue per la libertà, e prima dei vostri. Non era nato
Tell, laggiù, sulla riva del vostro lago, quando il ves-
sillo di Sant’Ambrogio e del Popolo sventolava sulle
nevi del Gottardo, dopo aver affrontato per trent’anni
la potenza del gran Barbarossa. Ma i nostri padri
non ebbero il senno dei vostri. Essi fabbricarono la
loro libertà sull’arena delle imperiali promesse. Essi
vennero a Costanza a stringere in patto di pace il fer-
reo guanto dell’imperatore, che aveva desolato i loro
campi, disfatte le loro città. II loro giuramento in
Pontida era obliato dal mondo, quando voi pronun-
3 Agosto 1853
Intorno al confiitto austro-elvetico *
L'intemperanza nello scrivere è uno di que' mali
che la Società non ha mai abbastanza deplorato. Lun-
ge dall'educare le menti ad apprezzare la verità, le
irrita, e dal vero, e dal giusto le allontana. L'ingiuriar
malizioso sente di personale vendetta, e questa nè può,
nè deve essere il tipo di una critica ragionevole, ed
anche quel poco di vero che l'ingiuria talvolta racchiu-
de passa inavvertito, perchè ciò che disgiusta, svia la
riflessione, anzi l'uccide.
Ho voluto ciò premettere onde sdebitare la parte
sensata de' Ticinesi da qualsiasi responsabilità di con-
nivenza a quella stampa che fece argomento di ridi-
3 Agosto 1853
Intorno al confiitto austro-elvetico *
L'intemperanza nello scrivere è uno di que' mali
che la Società non ha mai abbastanza deplorato. Lun-
ge dall'educare le menti ad apprezzare la verità, le
irrita, e dal vero, e dal giusto le allontana. L'ingiuriar
malizioso sente di personale vendetta, e questa nè può,
nè deve essere il tipo di una critica ragionevole, ed
anche quel poco di vero che l'ingiuria talvolta racchiu-
de passa inavvertito, perchè ciò che disgiusta, svia la
riflessione, anzi l'uccide.
Ho voluto ciò premettere onde sdebitare la parte
sensata de' Ticinesi da qualsiasi responsabilità di con-
nivenza a quella stampa che fece argomento di ridi-
Giugno 1854
Giugno 1854
Giugno 1855
Tiro cantonale di Bellinzona *
Io porgo un saluto a voi, fratelli carabinieri.
Io vi porgo un saluto a nome di quanti miei com-
militoni di studi segnano ora i primi passi su la via
che voi da lungo ne avete generosamente aperta.
Voi foste in questa terra i profeti della libertà. Ma
non foste già quei profeti disarmati ai quali il savio
fiorentino prediceva poco fausta fortuna. Voi comincia-
ste la vostra missione col darvi un’arme, col darvi
l’arma che rappresenta nel mondo moderno la sacra
balestra di Tell. L‘arma sacra vi diede potenza irresi-
stibile, e voi poteste infondere al Ticino, già da più
anni inutilmente libero, vita nuova e nuova libertà.
Prima della vostra apparizione non v’era nel nostro
popolo la chiara coscienza del suo diritto, del raro suo
destino, del sublime suo posto d’avanguardia su que-
sto pendio delle Alpi sul quale la lingua d’Italia suo-
na libera.
Voi gliene foste rivelatori.
La fratellanza dei carabinieri è lo scoglio a cui si
frangono le visioni dei superstiziosi, le trame dei ser-
vili, le insidie dei disertori. No! a questo corsiero indo-
mito la reazione non potrà mai porre la sella e il morso.
No! questa non è la chinea dei re che piega vilmente
Giugno 1855
Tiro cantonale di Bellinzona *
Io porgo un saluto a voi, fratelli carabinieri.
Io vi porgo un saluto a nome di quanti miei com-
militoni di studi segnano ora i primi passi su la via
che voi da lungo ne avete generosamente aperta.
Voi foste in questa terra i profeti della libertà. Ma
non foste già quei profeti disarmati ai quali il savio
fiorentino prediceva poco fausta fortuna. Voi comincia-
ste la vostra missione col darvi un’arme, col darvi
l’arma che rappresenta nel mondo moderno la sacra
balestra di Tell. L‘arma sacra vi diede potenza irresi-
stibile, e voi poteste infondere al Ticino, già da più
anni inutilmente libero, vita nuova e nuova libertà.
Prima della vostra apparizione non v’era nel nostro
popolo la chiara coscienza del suo diritto, del raro suo
destino, del sublime suo posto d’avanguardia su que-
sto pendio delle Alpi sul quale la lingua d’Italia suo-
na libera.
Voi gliene foste rivelatori.
La fratellanza dei carabinieri è lo scoglio a cui si
frangono le visioni dei superstiziosi, le trame dei ser-
vili, le insidie dei disertori. No! a questo corsiero indo-
mito la reazione non potrà mai porre la sella e il morso.
No! questa non è la chinea dei re che piega vilmente
Ai Carabinieri ticinesi *
I
Fratelli Carabinieri!
Eccoci qui, colle nostre carabine in pugno, colle
nostre bandiere spiegate al vento delle Alpi, voi mem-
bri d'una fratellanza che poté resistere e durar ferma
nel suo diritto, quando li autocrati traballano sul tro-
no, e le loro sterminate ambizioni diventano la favola
del mondo e il miserabile spettacolo di poche ore.
Si, noi siamo qui colle armi in pugno e le bandiere
spiegate, qui su questa terra di Leventina dove ancora
vive chi poté udire da testimoni di vista, come un po-
polo disarmato fu costretto un giorno ad assistere gi-
nocchione al supplicio de' suoi magistrati e dei capi-
tani della sua libertà. Vedete, fratelli, se qui non fu
Ai Carabinieri ticinesi *
I
Fratelli Carabinieri!
Eccoci qui, colle nostre carabine in pugno, colle
nostre bandiere spiegate al vento delle Alpi, voi mem-
bri d'una fratellanza che poté resistere e durar ferma
nel suo diritto, quando li autocrati traballano sul tro-
no, e le loro sterminate ambizioni diventano la favola
del mondo e il miserabile spettacolo di poche ore.
Si, noi siamo qui colle armi in pugno e le bandiere
spiegate, qui su questa terra di Leventina dove ancora
vive chi poté udire da testimoni di vista, come un po-
polo disarmato fu costretto un giorno ad assistere gi-
nocchione al supplicio de' suoi magistrati e dei capi-
tani della sua libertà. Vedete, fratelli, se qui non fu
II
Fratelli Carabinieri,
con un solo affettuoso saluto io accolgo e abbrac-
cio in nome del popolo tutte quante sono le vostre fra-
terne bandiere.
Noi abbiamo tanto maggior bisogno di serrar le
nostre file, dacché un doloroso evento involò dal no-
stro mezzo quell'illustre e compianto cittadino al qua-
le da trenta e più anni il popolo guardava come al-
l'immancabile custode della nostra libertà. Egli era il
primo in quello stuolo di generosi che crearono nel Ti-
cino un'era nuova; che trovarono le tenebre, e fecero
la luce; che ci redensero dall'orde nera, la quale
stendeva su queste valli lo sfrenato suo dominio. Ora-
16 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - III
mai, di tutta quella fratesca e pretesca superbia, ri-
mane solo una vana voce, una bugiarda e maledica
voce, che, in dispregio d'ogni vera credenza, si chia-
ma il Credente; e sparge con sacrilega mano tra il po-
polo la calunnia e la discordia. Lasciamo pure che ri-
corrano alla libertà della stampa da noi difesa e ri-
vendicata anche quei malvagi che furono sempre ne-
mici della stampa e della libertà.
Fratelli carabinieri! Paragonate questo libero Ti-
cino, governato com'essi gesuiticamente dicono dai mi-
scredenti, paragonatelo con quegli sventurati paesi do-
ve all'ombra del soldato straniero dura e imperversa
ancora il regno dei preti, dove goccia ancora dal pati-
bolo il sangue dell'innocente Locatelli. Vedete come
l'infelice Roma divenne un antro d'assassini, che colà
pasciuti di rubate elemosine e benedetti da un ponte-
fice traditore, si spargono per le maldifese e disarmate
provincie napoletane a incendiare le messi, a scannare
i bestiami, a trascinare in ostaggio i padri di fami-
glia per costringerli a pagare esorbitanti riscatti, sot-
to minaccia di recidere loro le orecchie o di strappare
li occhi o d'abbruciarli vivi: questi orrori si commet-
tono a papale istigazione da scelerati tolti dalle galere
e stipendiati col denaro che si estorce alla gente cre-
dula e imbecille da quei perfidi aggiratori che si con-
gregano sotto l'empio nome della società Piana. Io
mi fo avanti e vi dico di paragonar pure cogli Stati
più potenti e gloriosi, il nostro piccolo e modesto Ti-
cino; pensate che qui l'ordine domestico è consegnato
da più anni alla legge del matrimonio civile; che qui
ogni curato è un semplice funzionario del popolo, se-
condo i meriti eletto o secondo i meriti congedato con
libero voto di suoi parrocchiani; che qui la immunità e
licenza ecclesiastica è disciplinata dal governo e il
prete cittadino è difeso anche contro le prepotenze del
vescovo; , c h e qui l'insegnamento è affidato a mani
. .. . .. .
Fratelli Carabinieri!
Su questo vessillo io vi presento il saluto fraterno
del popolo luganese.
Fratelli, l'onorata tomba deli'amico De Giorgi sa-
rà perpetuo monumento d'una vittoria che fu com-
prata col solo sangue dei vincitori. Sì, sa un popolo li-
bero esser generoso. Così la sua morale si distingue da
quella dei suoi corruttori e nemici. Ma dite, fratelli,
vi par giusto che dopo sì segnalata e illimitata vittoria,
noi siamo sempre da capo a combattere? Fu ella mai
più mendace, più calunniatrice, più temeraria la negra
setta che durante il processo di Locarno? Non diffuse
ella a onde il suo veleno contro la patria fino al di là
dei laghi e dei monti? Non fece ella ogni umana possa
per infamare il libero Ticino e dipingerlo come un an-
tro d'obbrobrio e di delitto? Or dite chi furono sem-
pre in questo paese i consigliatori del delitto? Chi fu-
rono quelli che sperarono sempre nel delitto? i fari-
sei venditori e compratori del Cristo, non furono mai
più che adesso sfacciatamente inferociti contro le nuo-
ve istituzioni che la provvida patria consacra ai suoi
figli, e ch'essi hanno giurato di diffamare ai di fuori
e depravare e lacerare al di dentro. Nulla di santo vi
è per loro; nulla che per loro non sia strumento di di-
scordia e di scandalo, nemmeno l'olio sacro con cui si
aspergono i sudori gelidi dell'agonia sulla fronte dei
moribondi.
Noi abbiamo visto, giorni sono, i giovani sacerdotel-
li, degni allievi di più vecchie e più livide serpi, im-
perversare e stridere nei caffè e nelle piazze, sma-
niando di trarre a qualche inconsiderata vioIenza i cit-
tadini. Qual disastro per noi, se la colpevole loro voce
VI - LIBERTÀ ELVETICA E SUOI NEMICI 19
Marzo 1835
27 Febbraio 1856
27 Febbraio 1856
24 Giugno 1856
24 Giugno 1856
28 Giugno 1857
28 Giugno 1857
1638
Un brindisi *
Il mio primo brindisi è alla salute dei Vescovi im-
periali e reali!
Come vorreste voi, cari amici, che chiudessimo la
porta in faccia a questi pastori di tanto augusta ori-
gine senza nemmeno dar loro un saluto? Or qual sa-
luto più sincero e cordiale di quello che io vi propon-
go di dare per l’ultima volta alle Riverenze loro impe-
riali e reali col bicchiere alla mano in così solenne oc-
casione ed in così onorevole compagnia?
E propongo che nel solenne saluto sieno com-
presi anche tutti i nostri frati e tutte le nostre mona-
che, perché una volta per sempre avrei veramente ca-
ro di non sentirne a parlar più, mai più. Volete dire,
cari amici, che il giorno finalmente spunterà nel quale
1638
Un brindisi *
Il mio primo brindisi è alla salute dei Vescovi im-
periali e reali!
Come vorreste voi, cari amici, che chiudessimo la
porta in faccia a questi pastori di tanto augusta ori-
gine senza nemmeno dar loro un saluto? Or qual sa-
luto più sincero e cordiale di quello che io vi propon-
go di dare per l’ultima volta alle Riverenze loro impe-
riali e reali col bicchiere alla mano in così solenne oc-
casione ed in così onorevole compagnia?
E propongo che nel solenne saluto sieno com-
presi anche tutti i nostri frati e tutte le nostre mona-
che, perché una volta per sempre avrei veramente ca-
ro di non sentirne a parlar più, mai più. Volete dire,
cari amici, che il giorno finalmente spunterà nel quale
23 Agosto 1858
Al signor De Giorgi,
editore responsabile del « Credente » *
Un anonimo nel vostro giornale m’impone d’inse-
gnare la filosofia di San Tomaso. Quella filosofia da tre
secoli abbandonata vuolsì studiare, ammirare, lodare
e insegnare nel Liceo! Questo è il suo voto; questo il
principal motivo che lo indusse a scrivere; cioè, ad in-
veire contro di me con lunga serie d’articoli in modo
tale, che un editor responsabile ben potrebbe venirvi
interessato1
Voi sapete benissimo che il principal motivo è ve-
ramente un altro: ma non importa. Quella dimanda
porta seco la sua risposta. Poiché se, a detta dell’ano-
nimo, è una filosofia già morta da tre secoli, come può
toccare a me di risuscitarla?
Dobbiamo noi forse tenerla come un Evangelio? Ma
San Tomaso lo scrittore, San Tomaso d’Aquino, nac-
que solamente nell’anno 1224. La cristianità dunque,
per ben dodici secoli, cioè per due terzi della sua du-
rata, poté star senza quella filosofia.
Ma forse il vostro anonimo avrà scambiato San
Tomaso d’Aquino con San Tomaso l’Apostolo. Né que-
sto sarebbe ancora il più grave de’ suoi sbagli.
Assai più grave è quello d’imaginare che si possa
oggidì pubblicamente insegnare la morale e la poli-
tica di San Tomaso. Poiché questo scrittore, infervorato
nella setta dei guelfi, che in quei tempi avevano quer-
reggiato l’imperatore Federico 11, e ucciso il SUO fi-
3. . CATTANEO.
Scritti politici. III.
34 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - III
Senza data
Lettres Tessinoises
Le Libre Échange et le Canton Tessin *
Avant 1848, le libre échange serrait de prés les fron-
tières autrichiennes en Italie. A la suite des derniérs
événements les Etats de Parme, de Modène, de To-
Senza data
Lettres Tessinoises
Le Libre Échange et le Canton Tessin *
Avant 1848, le libre échange serrait de prés les fron-
tières autrichiennes en Italie. A la suite des derniérs
événements les Etats de Parme, de Modène, de To-
i
i
VII
PUBBLICO INSEGNAMENTO
1
6 Aprile 1824
-*Pubblicato
M.R.M. Ms. Archivio Cattaneo, cart. 11, 1. I, doc.
3, in S.I.D.,
pp. 180-183 con il tito o : « Sulla
istruzione nazionale » .
.... .
.
44 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - III
intrapresero la predicazione e la custodia del dogma,
ma non ebbero parte alcuna all’insegnamento. Fu solo
verso la metà del secolo XVI e propriamente l’anno
1540 (Si noti l’epoca) che colla instituzione dei gesuiti
lo spinto monastico prese aspetto più socievole e insi-
nuante. Numerose furono le imitazioni di quella più
celebre e più potente fra le unioni monastiche. Si vi-
dero ben presto sorgere qua e là i Barnabiti, i Teatini,
gli Scolopi, i Somaschi, i Filippini e più altre compa-
gnie meno ricche e meno potenti, ma tutte simili
nello scopo e nei modi a quella primissima e prin-
cipale.
Esse si stesero rapidamente da paese a paese, inva-
sero in ogni dove l’istruzione e in pochi anni tutta la
gioventù f u ridotta a crescere nelle loro mani e a pren-
dere colore da loro. Però partendo dal 1540 fu loro
necessario un certo spazio di tempo prima per formar
se stesse e propagarsi e poi per formare altrui, e poi
finalmente per dar luogo ai loro allievi di divenire ma-
turi e uscire alla luce del mondo. Cosicché dovette
giungere almeno il principio del 1600 prima che si
potesse dire che la società risentisse alcun effetto da
quelle novità.
Due secoli e forse meno furono bastevoli a disgu-
stare e disingannare gli uomini che da principio tanto
caldamente avevano promosse le associazioni gesuitiche,
cosicché in mezzo ai sospetti de’ governi, all‘alienazione
de’ popoli, e alla continua e segreta guerra delle altre
corporazioni i gesuiti si videro strappato di mano l’in-
segnamento pubblico, e tolta la sociale esistenza.
Questo avvenne dopo la metà del secolo XVIII. Ma
se si esamina ben addentro il fatto stesso della loro
caduta si vede che il loro infiusso erasi indebolito già
molto prima, e che una lunga decadenza morale aveva
dovuto precedere la materiale soppressione. Le altre
corporazioni gesuitiformi (che non altrimenti saprei dar
VII - PUBBLICO INSEGNAMENTO 45
Marzo 1839
cioè, più d'un quarto dei fanciulli e più della metà del-
le fanciulle.
Maschi Femmine Ambo i sessi
Scolari 122,281 74,608 196,889
Inculti 49,716 90,861 140,577
Maschi Femmine
Scolari 61.3 71.9 45
Insulti 38.7 28.1 55
- - -
100. 100. 100.
49,715 90,911
52 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - III
Né i Comuni senza publica scuola possono dirsi
affatto interclusi dall'istruzione; e perché talora vi sup-
pliscono almeno in parte le scuole private, e perché
possono prevalersi delle scuole dei Comuni più vicini.
Talora ne mancano per mancanza di fondi; ma talora
per l'estrema piccolezza della popolazione, la quale non
somministra ancora il numero di 50 fanciulli che la
legge dimanda per l'instituzione di una scuola publica.
Il numero degli istruttori publici era in ragguaglio
all'intero triennio :
Maestri Aggiunti Maestre Aggiunte
Nelle scuole maggiori 253 41 46 17
Nelle scuole minori 2296 88 1225 82
- - - -
2549 129 1271 99
Agosto 1839
Agosto 1839
. . , , . . . ... .
62 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - 111
1845
Storia. Istruzione publica *
Si dice che Beccaria fu allievo di gesuiti; io ac-
consento e aggiungo: e prima ancora fu allievo della
balia, e sia gloria alla balia che gettò le prime fila
del libro de’ delitti e delle pene.
Difatti ditemi che cosa recò seco dal collegio Bec-
caria. Vediamo nella sua vita domestica quali abitu-
dini e qual fermezza di senno egli avesse portato da
una indegna educazione. Tutti a Milano sanno come
- . . . .._..
VII - PUBBLICO INSEGNAMENTO 65
1845
Storia. Istruzione publica *
Si dice che Beccaria fu allievo di gesuiti; io ac-
consento e aggiungo: e prima ancora fu allievo della
balia, e sia gloria alla balia che gettò le prime fila
del libro de’ delitti e delle pene.
Difatti ditemi che cosa recò seco dal collegio Bec-
caria. Vediamo nella sua vita domestica quali abitu-
dini e qual fermezza di senno egli avesse portato da
una indegna educazione. Tutti a Milano sanno come
- . . . .._..
66 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - III
21 Aprile 1852
21 Aprile 1852
..
... .. . ....
21 luglio 1852
Illiceo di Lugano *
Ai giorni in cui viviamo è men danno essere ignaro
affatto di geografia e di geometria che non di chimica;
poiché dei paesi nostri e degli altrui qualche cosa si
ode e s'impara ogni giorno; e d'un triangolo, d'una
circonferenza, d'un raggio, ogni uomo, che non sia sce-
mo, ha qualche implicita idea. Ma non così delle in-
visibili combinazioni e delle proporzioni numeriche
con cui l'ossigene, il carbonio, l'idrogene si compon-
gono e si scompongono assiduamente in tutto ciò
ch'è intorno a noi e dentro noi. La superficie del
globo è una grande officina chimica, e questo nostro vi-
tale respiro è una delle operazioni che vi si vanno gior-
no e notte arcanamente elaborando. La chimica molti-
plica ogni giorno le sue scoperte, penetra tutto, spiega
tutto, rifonde tutti i principii delle scienze, dei me-
stieri, dell'agricoltura, della medicina, della vita. Edu-
care la studiosa gioventù a farsi un'idea del mondo
senza nozioni chimiche, è come condannarla a vedere
senz'occhi. Ogni giorno che passi renderà sempre più
manifesta e fulgida codesta verità.
Testimonii del favore col quale vennero accolte da
tutta la cittadinanza di Milano le publiche letture
di chimica aperte dalla nostra Società d'arti e me-
stieri presso quella Camera di Commercio, e generosa.-
mente promosse dal Sig. Enrico Mylius : testimonii del-
la quotidiana frequenza di forse quattrocento uditori,
cioè di quanti il teatro chimico ne poteva capire, con-
siglieremo i magistrati a fare ogni sforzo per istituire
7 Maggio 1862
7 Maggio 1862
Gennaio 1862
Gennaio 1862
Luglio 1883
Raccolta di scritti politici
e sulla publica istruzione *
Son qui svolti con ampiezza, con schiettezza, gli
intendimenti che diressero l'ex ministro Matteucci nel-
le riforme da lui progettate o compiute nell'istruzione
Luglio 1883
Raccolta di scritti politici
e sulla publica istruzione *
Son qui svolti con ampiezza, con schiettezza, gli
intendimenti che diressero l'ex ministro Matteucci nel-
le riforme da lui progettate o compiute nell'istruzione
Luglio 1865
Raccolta di alcune proposte di leggi
e di vari scritti sulla publica istruzione
del Senatore C. Matteucci *
L’istruzione elementare ben s’appella primaria, non
solo perché occupa un posto sulla soglia della vita,
ma perché possiede una importanza primissima. I1 di-
Luglio 1865
Raccolta di alcune proposte di leggi
e di vari scritti sulla publica istruzione
del Senatore C. Matteucci *
L’istruzione elementare ben s’appella primaria, non
solo perché occupa un posto sulla soglia della vita,
ma perché possiede una importanza primissima. I1 di-
Totale 4253
i'
VIII - CRITICA ALL'ASSOLUTISMO 169
I.
Benché io non possa, Signore 2, non veder le molte
e singolari difficoltà che involgono e intralciano que-
sto argomento, o ignorare la mia poca perizia a trat-
tarne le varie parti e penetrare nei complicati suoi
particolari con quella chiarezza colla quale vorrei poter
esporre alla considerazione della camera ogni soggetto;
benché io scorga quanto di sopra più sia penoso, fra
le dolorose circostanze che l’onorev. gentiluomo ci ha
dipinto, e fra le sventure che opprimono le popolazioni
I.
Benché io non possa, Signore 2, non veder le molte
e singolari difficoltà che involgono e intralciano que-
sto argomento, o ignorare la mia poca perizia a trat-
tarne le varie parti e penetrare nei complicati suoi
particolari con quella chiarezza colla quale vorrei poter
esporre alla considerazione della camera ogni soggetto;
benché io scorga quanto di sopra più sia penoso, fra
le dolorose circostanze che l’onorev. gentiluomo ci ha
dipinto, e fra le sventure che opprimono le popolazioni
III.
IV.
Ma è al commercio di contrabbando, è alla illecita
e immensa importazione delle seterie estere, che i petenti
universalmente ascrissero i loro presenti disastri. i o
credo che l'aumento delle merci frodate sia esagerato.
Ma di questo a suo tempo. Ora vorrei dimandare all'ono-
revole gentiluomo se vigente il sistema proibitivo, non
vi fosse contrabbando? Non è ella cosa nota e innegabile
che a quel tempo vedevansi in ogni famiglia ed in ogni
socievole convegno le stoffe francesi? La estensione dei
contrabbando e i suoi riprovevoli effetti, erano oggetto
di universale lamento. Nelle indagini fatte innanzi una
commissione dell'alta camera vi si fece particolare osser-
vazione, e si proposero provvedimenti per affrontarlo
e distruggerlo. Ma cinque anni prima, quando questa
manifattura nella capitale soggiaceva ad una di quelle
crisi da cui fu periodicamente colpita, quando ad onta
delle proibizioni si diceva che due terzi dei telai giace-
vano inoperosi - tutto il male non fu attribuito al con-
trabbando delle seterie forastiere? Lo stesso si asserì
nell'anno seguente, ed io credo che fosse tanto quanto
al presente. Se volete accrescere il contrabbando delle
stoffe estere, proibitele; se volete dar vigore al capric-
cio della moda, e accreditare l'imaginaria superiorità
delle merci straniere, appigliatevi alle proibizioni! Ma i
petenti, ci si dice, fanno questa dimanda perché si pos-
sano distinguere le manifatture estere dalle nazionali
e perseguitar quelle, e i loro proprietarj, ovunque si
scoprano. Io credo che se sperano di poterle così legger-
mente distinguere, s'ingannano. All'ombra nociva d'una
indebita protezione le stoffe nazionali erano riconoscibili
184 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - III
V.
Signore, esposte così alcune delle cagioni per cui
mi oppongo alla proposta dell'onorevole gentiluomo,
passo alle altre parti dell'argomento. A convincer tutti
dell'indole dei presenti disastri col risalirne alle fuori
sorgenti, non sarà di proposito fare una breve revista
dello stato del setificio in alcuni anni che precedettero
le riforme fatte in primavera del 1824; seguir l'anda-
mento e i progressi delle riforme, e confrontare lo stato
presente e conseguente alle riforme, con un egual periodo
anteriore. Utile sarebbe tracciar l'istoria di tal manifat-
tura in Francia, riportando i relativi effetti sulle mani-
fatture nostre. Io penso esser fuori di dubbio una delle
VIII - CRITICA ALL'ASSOLUTISMO 185
10,925,646
Secondo quinquennio.
18,584,213
10,925,646
7,658,567
VIII - CRITICA ALL’ASSOLUTISMO 187
VI.
VII.
Lo stato della torcitura sotto il passato sistema è
specialmente degno di considerazione. Con un dazio
di scell. 9 den. 2 (che è la differenza tra i dazj delle
sete grezze e delle torte) in favore del torcitore in-
glese, egli non era capace di escludere le sete torte
all'estero; e si è visto che l'importazione delle sete
torte nel primo intervallo eguagliò quella del secon-
do, poiché qualche cosa bisogna pure attribuire al
contrabbando sotto la tentazione di 14 scellini e 8
denari per libra. Ma in proporzione alla quantità della
seta grezza introdotta in ambedue gli intervalli, la
seta torta importata nel primo, sotto un sì grave da-
zio proibitivo superava di gran lunga quella che si
importò nel secondo sotto un dazio rispettivamente
. ... - . . ......
VIII.
La riforma introdotta nel setificio dall'atto di aprile
1824 ci si rappresenta come tale da cagionarne la
distruzione, e quei che tengono simil discorso affer-
mano che ogni uomo assennato fin dal momento della
promulgazione ne previde le conseguenze. Ma se la
succennata opinione avesse qualche fondamento, sa-
rebbe ad osservarsi che le persone date al setificio
avrebbero operato colla più strana imprudenza; poi-
ché invece & restringere le loro intraprese, immanti-
nenti le estesero. Asseriscono che il manifattor fran-
190 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - III
IX.
Laonde le cause veraci delle .disgrazie dei nostri
torcitori possono chiarirsi osservando pochi fatti. Io
tengo un prospetto del numero dei filatori stabiliti
dopo il 1823, come pure del numero dei rocchetti
ch'erano in opera allora, e di quelli che sono inope-
rosi a quest'ora o che piuttosto lo erano di recente
,
VIII - CRITICA ALL’ASSOLUTISMO 193
quando si assunse il prospetto. Molti fatti mi furono con-
fermati, o per relazioni trasmessemi, o per confessione
delle stesse persone esaminate all’officio commerciale; e
chiaramente proveranno che le più gravi angustie pro-
vengono dall’improvido accrescimento dei filatoj. Preso
un certo numero di città considerevoli, ritrovo che prima
del 1824 il numero dei rocchetti che vi erano in opera
era 780,000; e nel 1829 nelle stesse città il numero
era 1,180,000; il che dà un incremento di 400,000.
Supposto che prima del 1824 fossero in opera tutti e
senza eccezione, siccome il numero degli inoperosi in
quest’anno ci si annunzia essere 300,000, è chiaro che
a fronte del 1824 non vi è diminuzione di lavoro. E qui
voglio aggiungere che nello stesso anno 1823 il nu-
mero dei filatoi era di 175; ed ora è di 266. È forse
d’uopo aggiungere altre prove di un’eccessiva produ-
zione in questo ramo? Ma sfortunatamente l’improvida
gara dei torcitori accrebbe le angustie che opprimono i
manifattori. Avrebbe giovato al tessitore, qualora il tor-
citore non avesse preteso una protezione che è il più
grave inciampo pel manifattore, perché eleva il prezzo
di quella che è per lui materia di quel particolar ramo
di manifatture ch‘ei si lagna di aver perduto. È manife-
sto che il dazio sulle sete torte italiane, pesando princi-
palmente sugli organzini che s’importano dal Piemonte
toglie ai nostri manifattori di poter produrre le seterie
più fine, e gli esclude dai mercati stranieri. E noi troviam
necessario di proteggerli anche in patria non solo con-
tro la differenza dei salarj in Francia e in Inghilterra,
non solo contro i naturali svantaggi a cui si lagnano di
soggiacer essi soli e non i loro rivali; ma eziandio contro
gli effetti di questo dazio stesso che i loro rivali hanno
il senno di non imporre, un dazio che in coscienza
non credo necessario (tale qual è al presente) per pro-
teggere il torcitore. I o ammetto che questo sia i1 più
difficile lato della questione. E la difficoltà è aumentata
X.
È mestieri forse ch’io m’inoltri a provare che questo
ingrediente delle più eleganti manifatture non può
somministrarsi dal torcitore inglese? S e i fosse capace
di somministrarlo, non lo avrebbe fatto all’ombra del
dazio anteriore di scellini 14 den. 7? Un così enorme
dazio non avrebbe egli prodotto gii effetti di una vera
proibizione, se gli organzini inglesi avessero concesso
al manifattore di far senza gli organzini italiani? La dif-
ferenza del dazio tra la seta grezza e la torta era allora
di sc. 9 den. 2; somma più che bastevole invero a qua-
lunque protezione. Ma la quantità importata non fece
che aumentare d‘allora in poi, quandanche la differenza
attuale sia di soli 5 scell. E comparativamente alla quan-
VIII - CRITICA ALL’ASSOLUTISMO 193
XI .
Nel proporre una riduzione del dazio presente io
tengo ferma credenza che darà sufficiente protezione,
e che senza tal riduzione il manifattore non può so-
stenersi. Io non impegno né me, né il governo a qual-
siasi riduzione futura; né ciò deve involgere alcuna
nostra obligazione in ciò ch'io considero come uno spe-
rimento per mettere il manifattore in istato di conservarsi
sui mercati nazionali, all'ombra di quei dazj sulle ma-
nifatture compite che ci è possibile imporre. Laonde
i dazj sulle tre qualità di seta torta saranno: sugli
organzini scell. 3 den. 6 per lib. il che suppone una
riduzione di scell. 1 d. 6; sulle trame scell. 2 cioè
una riduzione di 1 scell. e sulle semplici scell. 1 den. 6
cioè una riduzione di den. 6 per libb. Io opino che
così ridotti i dazj sulla materia, e nella maniera ch'io
verrò proponendo ridotti i dazj sulle stoffe estere,
avremo assicurato ai nostri tessitori la gran massa del
consumo interno.
XIII.
Ora io vengo, Signore, a una parte dell'argo-
mento, la quale sia che si riguardi all'interesse del
consumatore o a quello del produttore, non è di minor
momento delle già ,trattate; intendo di parlare della
quantità del dazio che ci converrà imporre sulle stoffe
estere; e che dovremmo calcolare sui principio di pro-
teggere le manifatture patrie portandolo alla maggior
somma che si possa riscuotere, senza dar con ciò una
troppo grande tentazione al contrabbandiere. Quando
io dico la maggior somma, m'intendo naturalmente quel-
la che s'accorda col solo giusto principio di protezione,
e che si misura da un lato sul prezzo del lavoro negli
altri paesi; e dall'altro sugli svantaggi dimostrati che
agiscono contro il manifattore britannico e in favore
dell'estero competitore. Non ho mai udito che si im-
plorasse una tariffa daziaria superiore al 30 per 100.
Avanti la Camera dei Pari il 15 per 100 fu considerato
da alcuni come sufficiente, ma ognuno riconoscerà
che se si oltrepassasse il 30 per 100 non se ne ritrar-
rebbe una verace protezione, poiché quel commercio
200 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - III
XIV.
Io propongo di unire il principio di un dazio ad
valorem con quello della tariffa che si esige al pre-
sente, riducendola però come verrò poi esponendo.
Egli è giovevole ed agli importatori ed al pubblico
reddito il continuare a riscuotere il dazio sul peso; ma
per prevenire l’importazione delle merci di gran va-
lore e di una classe più distinta il cui valore non si
possa stabilire e desumere da una tariffa, propongo
che l’officiale abbia facoltà di caricarle di un dazio
sul valore. Con questo ripiego si proteggeranno i ma-
nifattori contro l’introduzione di merci superiori con un
dazio insufficiente, del che si mosse già lamento; poi-
ché è manifesto che promulgata una tariffa, deve essa
applicarsi a tutte quante le merci di una data classe
comunque diverso ne sia il valore. I1 più basso dazio
sulle stoffe non indiane sarà del 25 per 100 il che
darà per le stoffe liscie circa 11 scellìini per libbra in-
vece di 15 che è il dazio presente. E la bassezza di
questo dazio è l’unico efficace mezzo di attraversare
le speculazioni dei contrabbandieri le quali coll’incen-
tivo di un dazio elevato si estesero oltremodo sulle
VIII - CRITICA ALL’ASSOLUTISMO 201
XV.
XVI.
1 Gennaio 1833
. SOCIETÀ
degli editori degli Annali universali
delle scienze e dell'industria.
La nostra Società è lieta di annunziare per l'anno no-
vello la prospera continuazione di tutte le sue intra-
1 Gennaio 1833
. SOCIETÀ
degli editori degli Annali universali
delle scienze e dell'industria.
La nostra Società è lieta di annunziare per l'anno no-
vello la prospera continuazione di tutte le sue intra-
La SOCIETÀ
degli Editori degli Annali
Universali delle Scienze e
dell'Industria.
Agosto 1836
La SOCIETÀ
degli Editori degli Annali
Universali delle Scienze e
dell'Industria.
Agosto 1836
Novembre 1836
10 Dicembre 1836
10 Dicembre 1836
t
. .. .. . -
17 Dicembre 1836
17 Dicembre 1836
.
28 Dicembre 1836
Mezzi di miglioramento per le ultime classi
-
della Società Casse di Risparmio *
Uno dei caratteri rimarchevoli dell'epoca nostra, è
lo zelo ardente che eccita gli animi illuminati e gene-
.
28 Dicembre 1836
Mezzi di miglioramento per le ultime classi
-
della Società Casse di Risparmio *
Uno dei caratteri rimarchevoli dell'epoca nostra, è
lo zelo ardente che eccita gli animi illuminati e gene-
22 Gennaio 1837
5 Febbraio 1837
i
VIII - CRITICA ALL’ASSOLUTISMO 247
5 Febbraio 1837
i
248 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - III
12 Febbraio 1837
16 Aprile 1837
16 Aprile 1837
Dicembre 1837
Illuminazione a gaz *
La preparazione del gaz è ormai volgare presso
tutte le principali città d'Europa. Gli immensi bazars
di Londra, il Tunnel, le famose officine del Times, le
Dicembre 1837
Illuminazione a gaz *
La preparazione del gaz è ormai volgare presso
tutte le principali città d'Europa. Gli immensi bazars
di Londra, il Tunnel, le famose officine del Times, le
Gaz
18.000 kilogr. d'olio a 45 cent. . . fr. 8.100
Combustibile . . . . . . . » 1.000
Interesse del capitale delle macchine
al 5 % . . . . . . . » 1.500
i
fr. 10.600
Lucerne
7.200 kilogr. a 1 fr. 40 cent. . . fr. 10.080
Lucignoli. . . . . . . . » 300
Interesse del capitale delle lucerne al
5 % . . . . . . . . » 300
fr. 10.680
Maggio 1839
Maggio 1839
Febbraio 1841
Aprile 1841
Ottobre 1841
« Un curato di campagna » *
I1 dottor Ravizza, ben noto ai nostri lettori, è uno
dei giovani ai quali il buon Pozzone insegnò il secre-
to d'esporre cose non frivole con elegante facilità. Que-
sto primo libro, ch'egli ci porge, abbraccia sotto sem-
plici forme una profonda cognizione di quella supre-
ma delle umane scienze, la scienza del publico bene.
Il curato nelle nostre campagne non è solo il pre-
te di una povera chiesuccia, ma il magistrato d'un
i
298 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - III
stessi industrianti. Queste società tendono a sviare il
concorso dei poveri ai publici ospitali. Molte volte es-
se dimandano d'essere legalmente riconosciute per di-
venir abili a ricevere i lasciti testamentari, molte volte
hanno necessità di protezione e di sussidio publico, ep-
però giova che dell'indole di ciascuna d'esse l'autorità
riceva particolare notizia.
In tutto ciò l'autorità non mira ad una violenta e
generale innovazione, ma bensì ad imprimere alle pie
fondazioni il più fruttuoso e provido andamento.
Venendo dalla circolare del sig. Rémusat al nostro
caso, noi raccomandiamo alla riflessione degli ammini-
stratori e dei privati ciò sopratutto ch'egli vien dicendo
sui soccorsi domestici, in sostituzione ai piccoli e di-
spendiosi ospitali, sui soccorsi da dare alle povere al-
lattanti per diminuire l'abbandono dei bambini, sulle
case di riposo e a tutte quelle altre instituzioni le quali
nei meriti e nei risparmj della gioventù fondano il
tranquillo e onorato vivere dell'età più matura.
Ottobre 1841
« Un curato di campagna » *
I1 dottor Ravizza, ben noto ai nostri lettori, è uno
dei giovani ai quali il buon Pozzone insegnò il secre-
to d'esporre cose non frivole con elegante facilità. Que-
sto primo libro, ch'egli ci porge, abbraccia sotto sem-
plici forme una profonda cognizione di quella supre-
ma delle umane scienze, la scienza del publico bene.
Il curato nelle nostre campagne non è solo il pre-
te di una povera chiesuccia, ma il magistrato d'un
i
VIII - CRITICA ALL'ASSOLUTISMO 299
Ottobre 1841
Gaetano Cattaneo *
Gaetano Cattaneo, direttore del Gabinetto Numi-
smatico, membro dell’Istituto di Scienze e Lettere e
della Accademia di Belle Arti, nato nel 1771 a Son-
cino presso Casorate nel Basso Milanese, fu posto
da’ suoi genitori a studiar lettere nel Collegio Calco di
Milano e quindi a studiar pittura in Roma, al tempo in
cui ferveva in Italia la restaurazione delle arti, e si
riaccendeva da ogni parte l’amore della bella antichi-
tà. Non è meraviglia, se nel mezzo di quei pensieri e
nell’ardore della gioventù, gli facessero somma impres-
sione le vicende militari, che sopravennero singolari
e improvise a scuotere l’Italia nel 1796. Queste, sedu-
Ottobre 1841
Gaetano Cattaneo *
Gaetano Cattaneo, direttore del Gabinetto Numi-
smatico, membro dell’Istituto di Scienze e Lettere e
della Accademia di Belle Arti, nato nel 1771 a Son-
cino presso Casorate nel Basso Milanese, fu posto
da’ suoi genitori a studiar lettere nel Collegio Calco di
Milano e quindi a studiar pittura in Roma, al tempo in
cui ferveva in Italia la restaurazione delle arti, e si
riaccendeva da ogni parte l’amore della bella antichi-
tà. Non è meraviglia, se nel mezzo di quei pensieri e
nell’ardore della gioventù, gli facessero somma impres-
sione le vicende militari, che sopravennero singolari
e improvise a scuotere l’Italia nel 1796. Queste, sedu-
Giugno 1842
Pietro Custodi *
I1 barone Pietro Custodi, nato a Gallinate presso
Novara, verso l’anno 1771, in umile fortuna, ma se-
, gnalato fin dalla prima gioventù per ingegno e dottri-
na e zelo del commun bene, s’inaizò in breve, per le
singolari circostanze dei tempi, ad eccelsi officj; dai
quali si raccolse nel più bel vigore dell’età, per vivere
quasi trent’anni di vita campestre in seno agli studi
e alla domestica pace, nella sua villa di Galbiate pres-
so Lecco, ove chiuse gli onorati suoi giorni.
Dallo studio giovanile delle leggi egli era stato
Giugno 1842
Pietro Custodi *
I1 barone Pietro Custodi, nato a Gallinate presso
Novara, verso l’anno 1771, in umile fortuna, ma se-
, gnalato fin dalla prima gioventù per ingegno e dottri-
na e zelo del commun bene, s’inaizò in breve, per le
singolari circostanze dei tempi, ad eccelsi officj; dai
quali si raccolse nel più bel vigore dell’età, per vivere
quasi trent’anni di vita campestre in seno agli studi
e alla domestica pace, nella sua villa di Galbiate pres-
so Lecco, ove chiuse gli onorati suoi giorni.
Dallo studio giovanile delle leggi egli era stato
1843
1843
Febbraio 1845
Febbraio 1845
I
318 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - III
1845
Delle istituzioni militari
nel regno Lombardo-Veneto*
[Capitolo del Rapporto di Carlo Cattaneo all’Istituto
delle Scienze].
Ciò che concerne la facultà matematica non po-
trebbe dirsi compiuto, se oltrepassassimo in silenzio
una importantissima delle matematiche applicazioni,
l’arte militare; quella che presso molte genti è la
principale, e presso altre è l’unica parte della pu-
blica educazione.
Avevamo nel 1814 un Collegio del genio (a Mo-
dena); una Scola d’artiglieria (a Pavia); una Scola mi-
litare (a Pavia); una Scola equestre (a Lodi); e un
Istituto topografico (a Milano), il quale lasciò prova
della sua scientifica attività colla carta del Regno Lom-
bardo-Veneto in 42 fogli, con quella in pari scala de-
gli Stati estensi e parmensi, e con quella del Mare
Adriatico. Tutte queste istituzioni militari furono suc-
cessivamente abolite. Tolta del pari è la pratica istru-
zione che gli operai ricevevano nelle fabbriche darmi
e nelle fonderie. Mentre altri Stati finitimi, e soprat-
tutto la Prussia e la Sardegna, si vantano di fare ogni
opera per educare i popoli ai doveri militari e alla
difesa dello Stato, quasi nessuna cura vi si consacra
in questo Regno. I1 quale, nell’indifesa sua ricchezza,
sarebbe preda d’ogni assalto, se ad ogni minimo moto
non occorressero, con immenso dispendio, alla sua di-
fesa, i soldati d‘altre più lontane provincie. Qualora,
come avvenne cinquant’anni addietro (1796), Pavia
fosse chiamata un’altra volta a levarsi in pro della
1846
1846
27 Maggio 1847
27 Maggio 1847
i.
VIII - CRITICA ALL'ASSOLUTISMO 353
gare qual grado di temperatura crescesse virtù ai pre-
same, e quale gliela scemasse o la estinguesse del tut-
to; ma ogni giorno teneva con vano studio diversa
via, e introduceva di sua mano nella volubil opera
della natura quelle assai più enormi varietà delle qua-
li poi si doleva. E intanto soffriva che il zotico ce-
saro si arrogasse secolui il sembiante di non so qua-
le inspirazione, benché troppe volte costui dovesse po-
scia confessargli gemendo, d'avere smarrito l'estro, e
com'egli diceva nel ruvido suo gergo, d'aver perduto
la balla. Fra questi vetusti arzigogoli che facevano ras-
segnata e stupida la ragione, l'agricultore non era pa-
drone del latte della sua mandra; appena osava por
piede nel sucidume dell'arcana officina. E il paese
sciupava intanto ogni anno il frutto d'un regale pa-
trimonio.
Tre riforme principali erano a divisarsi - l'una di
conservare al latte la maggior costanza delle sue chi-
miche proporzioni, non sottraendo più o men butirro
nell'estate che nel verno, affinché nell'estate non aves-
se troppo fragile natura, e nel verno non avesse trop-
po scarsa bontà; - l'altra era d'applicare costante azio-
ne di caglio, sotto uniforme grado di calore e unifor-
me misura di tempo; - la terza di porre diligente cura
a scacciare il siero, affinché prosciugandosi poi, non
lasciasse nelle vuote sedi adito all'aria perturbatrice. I
modi di pervenire a queste tre riforme potranno essere
varj, potranno farsi coll'esperienza più perfetti, massi-
me se il termometro del fisico o la bilancia del chi-
mico vi tenesse dietro mano mano, finché tutta l'opera
fosse divenuta l'espressione d'un assiduo ragionamento.
Intanto non è poco l'avere scosse le fondamenta d'una
dannosa opinione, l'aver rivendicato all'arte e alla dili-
genza, ciò ch'era trastullo all'ignoranza e alla fortu-
na. Ma il conflitto coll'oscurità delle cose, e colla Per-
vicacia e l'inerzia delli uomini sarà lungo; né si ha forse
26 Dicembre 1847
26 Dicembre 1847
..
360 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - III
Altre tre città che finora sono per tal modo con-
giunte nel nostro consorzio, e che per singolari casi
dovevano anche prima delle altre trovarsi avvicinate
da una rotaja ferrata, nulla poteva tornare più op-
portuno che il pensamento dell'ingegner Giacomo Ber-
mani di recare a publica dimostrazione in queste sa-
le le doviziose notizie ed esperienze da lui raccolte
intorno alle strade ferrate, sì nell'operoso suo soggior-
no presso le strade e le officine del Belgio, sì nei pa-
recchi anni ch'egli spese intorno alla costruzione e al-
l'esercizio della Strada ferrata Veneta. Questo ramo
speciale dell'insegnamento mecanico, che speriamo non
ci torrà di approfittare delle offerte fatteci per altre
parti delle scienze mecaniche dai signori Guido Su-
sani e Francesco Brioschi, avrà due aspetti, l'uno in-
teso ad appagare una dotta curiosità, l'altro ad ammae-
strare la solerzia laboriosa. Epperò alle publiche let-
ture si alterneranno diligenti privati esercizj intorno ai
disegni d'opere e alle regole d'arte; dimodoché for-
se d'ora in poi conduttori e focolieri, dopo essersi pro-
cacciati qui una piena ed esplicita contezza di tutto
l'apparato ferroviario, potranno prestare al paese no-
stro più valevole e sicuro servigio, e divenire maestri
ed esemplari ai confrateIIi loro nei paesi vicini. Si-
gnori, come la patria nostra primeggia all'intorno con
un'opulenza fondata dal precoce intendimento dei no-
stri antichi, così ella deve primeggiare anche in quel
nuovo campo d'industrie che prepara una progressiva
i
opulenza ai nostri figli.
Ma l'assenso generale di tutte le provincie non
sembra potersi conseguire se non col promovere preti-
362 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - III
1847
i -
, .
Ottobre 1851
Un « errata corrige »
ai Misteri repubblicani » *
«
i
. -
28 Febbraio 1859
28 Febbraio 1859
1859
i
380 CATTANEO - SCRITTI POLITICI - lll
i
IX - POLEMICHE CONTRO I MODERATI 381
i
I N D I C E
VI
VII
.
PUBBLICO INSEGNAMENTO
VIII
CRITICA ALL’ASSOLUTISMO
E PREPARAZIONE ALLA DEMOCRAZIA (1829-1847)
i
INDICE 385
Associazione per lo scavamento de’ combustibili fossili
nel Regno Lombardo-Veneto . . , . . , 247
I1 consumo effettivo delle sete in Inghilterra dal 1814
al principio del 1836 . . , , . , , , 252
II nuovo Monte delle sete .
. . . . . . 256
Illuminazione a gaz . . .
. . . , , , 259
Sulla riforma del sistema monetario . , , . , 265
Igiene e moralità degli operai di seterie . . . . 287
Del poveri e della carità legale, lettera circolare ai pre-
fetti, del signor De Remusat ministro dell’interno 288
« Un curato di campagna » . . . . . . . 298
Gaetano Cattaneo .
. , , . . . , , 300
Pietro Custodi .. .
. , , . . . , 306
Proposta per un annuario della Lombardia 309
Della censura del commercio librario nel regno Lom-
bardo-Veneto .. . . . . . . . . 315
Delle istituzioni militari nel regno Lombardo-Veneto 318
Prefazione al Volume II di « Alcuni scritti » . . . 322
Allocuzione alla distribuzione dei premj della Società
d’incoraggiamento d‘arti e mestieri . . . . 345
Rapporto annuale del Dr. Carlo Cattaneo, relatore del
Consiglio sulle operazioni della Società d’incoraggia-
mento d’arti e mestieri . . . . . . . 357
Corbellerie sul sistema proibitivo .
. . . .. 367
IX
POLEMICHE CONTRO I MODERATI (1851-1859)
Un « errata corrige » ai « Misteri repubblicani » . . 373
All’Associazione degli operai genovesi . . . . 377
Dell’uso strategico delle acque d’irrigazione . . . 379
4
CASA EDITRICEFELICE LE MONNIER - FIRENZE
BIBLIOTECA NAZIONALE
EDIZIONE DELLE O P E R E D I
CARLO CATTANEO
a cura del Comitato Italo-Svizzero
Dì prossima pubblicaszione:
- Scritti letterari, artistici e linguistici. Nuova edizione
a cura di MARIO FUBINI.
PREZZO
L. 2800