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Monsieur Giovannangelo

Camporeale

Sull'origine della corsa armata in Etruria


In: Spectacles sportifs et scéniques dans le monde étrusco-italique. Actes de la table ronde de Rome (3-4 mai
1991). Rome : École Française de Rome, 1993. pp. 7-19. (Publications de l'École française de Rome, 172)

Riassunto
Su due frammenti di bucchero conservati nella collezione C.A. di Ginevra, pertinenti a un'oinochoe di provenienza sconosciuta e
databile agli anni 630-620 a.C, si ha la più antica testimonianza etrusca di danza armata. Nel contesto figurato sono
rappresentati anche cavalieri e una biga a due ruote con auriga. Gli stessi motivi (di norma i guerrieri marciano e non corrono)
ritornano in opere etrusche, comprese tra la metà del VII e la metà del VI secolo a.C, per celebrare un evento militare, che in
quelle più antiche ha un carattere gentilizio-aristocratico e in quelle più recenti - lastre architettoniche destinate a un edificio
pubblico - uno cittadino.

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Camporeale Giovannangelo. Sull'origine della corsa armata in Etruria. In: Spectacles sportifs et scéniques dans le monde
étrusco-italique. Actes de la table ronde de Rome (3-4 mai 1991). Rome : École Française de Rome, 1993. pp. 7-19.
(Publications de l'École française de Rome, 172)

http://www.persee.fr/web/ouvrages/home/prescript/article/efr_0000-0000_1993_act_172_1_3050
GIOVANNANGELO CAMPOREALE

SULL'ORIGINE DELLA CORSA ARMATA IN ETRURIA

La corsa armata è un soggetto che, a differenza di altri soggett


i sportivi, ha avuto scarsissima fortuna nella tradizione figurativa
etrusca. Oggi si dispone di una sola testimonianza di interpretazio-
ne certa, la quale si trova su una base (frammentaria) di pietra feti
dadecorata a rilievo, appartenente alla produzione chiusina subar
caica e acquisita al Museo Archeologico di Palermo con la Collezio
ne Casuccini1.
Stando così le cose, può essere interessante richiamare l'atten
zionesu due frammenti di bucchero sottile di provenienza ignota,
conservati nella Collezione C.A. di Ginevra2, i quali presentano un
fregio figurato ottenuto a incisione il cui contenuto ha attinenza
con la corsa armata (Fig. la-b). Essi, pur non avendo punti di attac
co, appartengono alla stessa oinochoe, più precisamente al corpo :
in tutti e due sono simili la qualità dell'argilla, il colore, la lucen
tezza della superficie, lo spessore, il profilo, lo stile delle figure; di
conseguenza le rispettive rappresentazioni dovrebbero aver fatto
parte del medesimo fregio e vanno viste come un'unica scena. Le
dimensioni ridotte dei due pezzi non consentono una classificazio
ne sicura dell'oinochoe : comunque essa dovrebbe rientrare nei tipi

1 J.-R. Jannot, Les reliefs archaïques de Chiusi, Roma, 1984, p. 105;


J.-P. Thuillier, Les jeux athlétiques dans la civilisation étrusque, Roma, 1985,
p. 325 sg.; G. Camporeale, MEFRA, 99, 1987, p. 14, nota 7. J.-P. Thuillier (Le), a
mio avviso correttamente, esclude l'interpretazione di corsa armata per alcune
scene che prima erano state interpretate in questo senso. L'interpretazione può
essere esclusa anche per la rappresentazione di un'anfora etrusca a figure nere
del Museo di Chiusi (inv. 577), interpretazione che da J.-P. Thuillier era stata
affacciata con riserva : i due guerrieri sono sì in corsa, ma quello che precede è
in fuga per difendersi dall'inseguitore che lo sta minacciando; la scena è
senz'altro di battaglia (così anche J. D. Beazley, Etruscan Vase-Painting, Oxford,
1947, p. 18).
2 Primo frammento: altezza massima cm 10, larghezza massima cm 9,3;
secondo frammento: altezza massima cm 16; larghezza massima cm 19,5. Si
veda ora G. Camporeale, La collezione C.A. Impasti e buccheri, I, Roma, 1991,
p. 82, tav. LXVII b-c.
8 GIOVANNANGELO CAMPOREALE

Rasmussen 3a ο 4c, due tipi diffusi nella produzione di bucchero


dell'Etruria meridionale durante l'ultimo trentennio del VII secolo
a.C.3.
È difficile indicare l'inizio e la fine del fregio mancando di
qualche punto di riferimento, come nel caso specifico poteva esse
re l'ansa del vaso. Del resto la stessa difficoltà esiste spesso per fre
gianaloghi, arrivati anche integri, quando sono distribuiti su una
superficie ad andamento circolare. Perciò l'ordine di successione
in cui saranno presentati i vari motivi figurati potrebbe non corr
ispondere a quello programmato dall'incisore. Si procederà per
comodità da sinistra a destra rispetto all'osservatore. L'orient
amento delle figure è a sinistra : coda di un cavallo - come si preci
serà sotto - con tutta probabilità montato da un cavaliere, armati
in corsa, biga a due ruote con auriga, parte anteriore di un cavallo
con cavaliere di cui si conserva la mano che stringe una delle
redini.
La combinazione in un unico contesto dei motivi che ricorrono
nel nostro fregio - carro(i), cavaliere^), armati - è piuttosto comu
ne nel repertorio figurativo del VII secolo a.C. di diversi ambienti
mediterranei, dal Vicino Oriente alla Grecia ο all'Italia. Normal
menteè in connessione con qualche fatto particolare : con la cac
cia al leone ο con l'assalto a una città nelle coppe fenicio-cipriote4
ο in placchette eburnee siro-f enicie 5, con un combattimento nei
vasi protocorinzi6. La suddetta combinazione si riscontra in un
gruppo di opere etrusche, scalate tra la metà del VII e il terzo
quarto del VI secolo a.C, su cui mette conto soffermarsi sia per un
corretto inquadramento dei due frammenti di bucchero in questio
ne che per talune implicazioni di ordine storico-culturale7. Si ag-

3 T. Rasmussen, Bucchero Pottery from Southern Etruria, Cambridge, 1975,


p. 78 sg. ; 82. Cfr. anche N. Hirschland Ramage, Papers of the British School at
Rome, XXXVIII, 1970, p. 33, tipo 9B.
4 A. Rathje, Analecta Romana Instituti Danici, IX, 1980, p. 16.
5 M. E. Aubet, Los marfïles orientalizantes de Praeneste, Barcelona, 1971,
p. 79 sg. ; F. Canciani(-F. W. v. Hase), La tomba Bernardini di Palestrina, Roma,
1979, p. 68, η. 120.
6 Κ. F. JoHANSEN, Les vases sicyoniens, Copenhague, 1923, p. 151 sg.
7 Dalla lista saranno escluse le scene che, per la presenza di una divinità ο
per l'aggiunta delle ali ai cavalli, vanno interpretate in senso mitologico (su cui
A. Sommella Mura, La parola del passato, XXXII, 1977, p. 68 sg.) e quelle in cui i
personaggi presenti, indipendentemente dal ruolo, sono impegnati in un com
battimento (su cui da ultimo J.-R. Jannot, Römische Mitteilungen, XCIII, 1986,
p. 1 1 1 sg.). Le scene incluse nella lista sono tutte molto note e sono state oggetto
di discussioni spesso controverse in quanto all'ermeneutica specifica. È mio
intento non entrare in questi problemi, ma fermarmi al significato generale del-
SULL'ORIGINE DELLA CORSA ARMATA IN ETRURIA 9

giunga che l'accostamento fra queste opere si riferisce spesso an


che ad aspetti particolari, come la sagoma del carro8 ο l'armament
o di tipo oplitico degli armati9.
1. Oinochoe di bucchero (due frammenti). Decorazione incisa. Ginevra,
Collezione C.A. Provenienza sconosciuta (Fig. 1).
2. Uovo di struzzo. Decorazione incisa. Londra, British Museum GR
1850.2-27.9. Da Vulci, tomba d'Iside (A. Rathje, in AA.VV., Italian Iron
Age Artefacts, Londra, 1986, p. 398, fig. 5-6). Intorno al 630 a.C.
3. Olpe di argilla figulina. Decorazione dipinta. Ischia di Castro, Antiqua-
rium 72969. Da Vulci (F. Zevi, Studi etruschi, XXXVII, 1969, p. 39 sg.,
tav. XIV-XV) ; J. G. Szilâgyi, Ceramica etrusco-corinzia figurata, I, Firenz
e, 1992, p. 122 sg., n. 103). Gruppo della Sfinge Barbuta, intorno al 630
a.C.
4. Coppa di argilla figulina. Decorazione dipinta. Roma, Villa Giulia
65455. Da Vulci, necropoli dell'Osteria, tomba a camera (A. Giuliano,
Jahrbuch des Deutschen Archäologischen Instituts, LXXVIII, 1963,
p. 183 sg.; Id., Prospettiva, 3, 1975, p. 4 sg.). Pittore delle Rondini, 630-
620 a.C.
5. Pisside d'avorio. Decorazione a rilievo. Firenze, Museo Archeologico
73846. Da Chiusi, necropoli della Pania, tomba a camera (M. Cristofa-
ni, Studi etruschi, XXXIX, 1971, p. 63 sg., tav. XXVII-XXX). 620-600
a.C.
6. Lastra fittile di rivestimento architettonico. Decorazione a rilievo.
Roma, Villa Giulia. Da Veio, acropoli (Piazza d'Armi), area dell'«oikos»
(A. Andren, Opuscula Romana, Vili, 1974, p. 6 sg., tav. XXVI 57). Intor
no al 575 a.C.
Si conservano diverse repliche, per lo più frammentarie (E. Stefani,
Monumenti antichi, XL, 1945, e. 249 sg.).
7. Lastra fittile di rivestimento architettonico. Decorazione a rilievo.
Roma, Villa Giulia. Da Veio, acropoli (Piazza d'Armi), area dell'« oikos »
(A. Andren, Opuscula Romana, Vili, 1974, p. 6 sg., tav. XXVI 58). Intor
no al 575 A.C.
Si conservano diverse repliche, per lo più frammentarie (E. Stefani,
Monumenti antichi, XL, 1945, e. 249 sg.).
8. Lastra fittile di rivestimento architettonico. Decorazione a rilievo.

la raffigurazione dei fregi. Perciò le opere saranno accompagnate da rimandi


comprensivi della precedente bibliografia e introduttivi alle varie questioni con
nesse.
8 Su cui E. Woytowitsch, Die Wagen der Bronze- und frühen Eisenzeit in
Italien, Monaco di Β., 1978, p. 80 sg.
9 Su cui A. M. Snodgrass, Journal of Hellenic Studies, LXXXV, 1965, p. 110
sg., in particolare p. 116 sg.; M. Torelli, Dialoghi di Archeologia, Vili, 1974-
1975, p. 13 sg. (ora in La società etrusca, Roma, 1987, p. 43 sg.); P. F. Stary, Zur
einsenzeitlichen Bewaffnung und Kampfesweise in Mittelitalien, Magonza, 1981,
p. 128 sg. Sulla tattica oplitica portata come istituzione alla metà del VI secolo
a.C. B. D'Agostino, in AA.VV., The Greek City from Homer to Alexander, Oxford,
1990, p. 59 sg.
Fig. 1 - Ginevra, Collezione C.A. Frammenti di oinochoe di bu
SULL'ORIGINE DELLA CORSA ARMATA IN ETRURIA 11

terbo, Rocca Albornoz. Da Acquarossa, abitato, Zona F. Fregio Β


(M. Strandberg Olofsson, in AA.VV., Case e palazzi d'Etruria, Firenze-
Milano, 1985, p. 57 sg., n. 31-32). 560-550 a.C.
Si conservano diverse repliche, per lo più frammentarie, alcune delle
quali rinvenute a Tuscania (L. Ricciardi, Archeologia nella Tuscia, I,
1982, p. 143).

La lista può ampliarsi aggiungendo opere in cui manca solo


uno dei tre motivi del fregio e in cui lo schema generale e, con
tutta probabilità, anche il relativo significato (su ciò si tornerà sot
to) restano sostanzialmente inalterati10.
9. «Secchiello» d'argento dorato. Decorazione incisa. Firenze, Museo Ar
cheologico 2594. Da Chiusi (M. Cristofani Martelli, Studi etruschi,
XLI, 1973, p. 97 sg., tav. XXX-XXXVIII). Intorno al 650 a.C.
10. Uovo di struzzo. Decorazione incisa. Londra, British Museum GR 1850.
2-27.8. Da Vulci, tomba d'Iside (A. Rathje, in AA.VV., Italian Iron Age
Artefacts, p. 398, fig. 4). Intorno al 630 a.C.
11. Oinochoe di argilla figulina. Decorazione dipinta. Parigi, Bibliothèque
Nationale 179. Da Caere. (M. Martelli in AA.VV., La ceramica degli
Etruschi, Novara, 1987, p. 279 sg., n. 62; J. G. Szilägyi, Ceramica etru
sco-corinzia figurata, I, p. 122, n. 102). Gruppo della Sfinge Barbuta,
intorno al 630 a.C.
12. Oinochoe di bucchero. Decorazione incisa. Roma, Villa Giulia 64578.
Da Ischia di Castro ο dall'agro di Vulci11 (M. Bonamici, / buccheri con
figurazioni graffite, Firenze, 1974, p. 168 sg.). 630-620 a.C.
13. Oinochoe di argilla figulina. Decorazione incisa e dipinta. Roma, Musei
Capitolini 358 Mob. Da Bracciano, necropoli della Tragliatella, tomba a
camera (J. P. Small, Römische Mitteilungen, XCIII, 1986, p. 63 sg.,
tav. 20-21). Gruppo Policromo, 630-600 a.C.
14. Anfora di argilla figulina. Decorazione dipinta. Londra, British Mu
seum Η 241. Da Civitavecchia (M. Martelli, in AA.VV., La ceramica
degli Etruschi, p. 268, n. 45). Gruppo di Civitavecchia, intorno al 600
a.C.
15. Fregio a cilindretto su buccheri della serie orvietana (G. Camporeale,
Buccheri a cilindretto di fabbrica orvietana, Firenze, 1972, p. 70 sg.,
n. XXII, tav. ΧΧΙΠα-fc; XXIV&). Prima metà del VI secolo a.C.
16. Pisside d'avorio. Decorazione a intaglio e incisione. Firenze, Museo
Archeologico 82193. Da Chiusi, tomba a camera (I. Krauskopf, Der the-
banische Sagenkreis und andere griechische Sagen in der etruskischen
Kunst, Magonza, 1974, p. 8 sg.). 620-600 a.C.

10 Dalla lista sono state escluse anche le lastre architettoniche di provenien


za ceretana con solo il carro e auriga e guerriero e altre con solo i cavalieri
(A. Andren, Opuscula Romana Vili, 1974, p. 4 sg., tav. VIII-XIII), perché, non
conoscendosi la disposizione originaria, non si sa se facessero parte di un unico
fregio ο di diversi fregi.
11 Per un'eventuale provenienza da Vulci o, più in generale, dall'agro vul-
cente G. Bartoloni, Archeologia classica, XXXIII, 1981, p. 391, nota 33.
12 GIOVANNANGELO CAMPOREALE

17. Lastra fittile di rivestimento architettonico. Decorazione a rilievo.


Roma, Villa Giulia. Da Veio, acropoli (Piazza d'Armi), area dell'«oikos»
(A. Andren, Opuscula Romana, Vili, 1974, p. 6 sg., tav. XXV 55-56).
600-575 a.C.
18. Lastra fittile di rivestimento architettonico. Decorazione a rilievo.
Roma, Villa Giulia. Da Veio, acropoli (Piazza d'Armi), area dell'«oikos»
(E. Stefani, Monumenti antichi, XL, 1945, e. 247 sg., fig. 48). Intorno al
575 a.C.
19. Lastre fittili di rivestimento architettonico. Decorazione a rilievo dipint
o. Copenhagen, Ny Carlsberg Glyptotek HIN 711 e 712. Provenienza
sconosciuta (J. Christiansen, Analecta Romana Institua Donici, XVII-
XVIII, 1988-1989, p. 43 sg., fig. 3; 4; 6). Intorno al 575 a.C.
20. Lastra fittile di rivestimento architettonico. Decorazione a rilievo. Col
lezione Gavotti. Da Otricoli (G. Dareggi, MEFRA, 90, 1978, p. 627 sg.).
Intorno al 675 a.C.
21. Lastra fittile di rivestimento architettonico. Decorazione a rilievo. Re
pliche a Monaco, Antikensammlungen; a Parigi, Musée du Louvre; a
Tuscania, Museo Archeologico; a Viterbo, Museo Civico Archeologico.
Da Tuscania e da Acquarossa. Fregio C (A. Andren, Opuscula Romana,
Vili, 1974, p. 5, tav. XVI 36; L. Ricciardi, Archeologia nella Tuscia, I,
1982, p. 141 sg.). 570-560 a.C.
22. Lastra fittile di rivestimento architettonico. Decorazione a rilievo. Re
pliche a Monaco, Antikensammlungen; a Parigi, Musée du Louvre; a
Tuscania, Museo Archeologico. Da Tuscania. Fregio D (A. Andren, Opus
cula Romana, Vili, 1974, p. 5, tav. XVI 37; L. Ricciardi, Archeologia
nella Tuscia, I, 1982, p. 141 sg.). 570-560 a.C.
23. Lastra fittile di rivestimento architettonico. Decorazione a rilievo. Re
pliche a Copenhagen, Ny Carlsberg Glyptotek, da Poggio Buco; a Mo
naco, Antikensammlungen (A. Andren, Opuscula Romana, Vili, 1974,
p. 5, tav. XIV 31-32). 570-560 a.C.
24. Lastra fittile di rivestimento architettonico (frammento). Decorazione a
rilievo. Amburgo, collezione privata. Provenienza sconosciuta (E. v.
Mercklin, Studi etruschi, XI, 1937, p. 385, tav. XLVIII 3). 570-560 a.C.
25. Lastra fittile di rivestimento architettonico (ricomposta parzialmente
da frammenti). Decorazione a rilievo. Oxford, Ashmolean Museum.
Provenienza sconosciuta (A. C. Brown, Archaeological Reports for 1973-
74, 1974, p. 63 sg., fig. 5). 550-525 a.C.
26. Sostegno fittile. Decorazione a rilievo. Murlo, Museo Archeologico
67.450. Da Poggio Civitate (P. G. Warden, Römische Mitteilungen,
LXXXIV, 1977, p. 199 sgg., tav. 101-107). 575-550 a.C.

L'eliminazione può riguardare il carro (n. 9, 13, 14, 24), ο i


cavalieri (n. 15, 16, 17, 18, 20, 21, 22, 23, 25, 26), ο gli armati (n. 10,
11, 12, 19). Il motivo mancante in un'opera pervenutaci lacunosa
poteva trovarsi nella lacuna (n. 23, 25), in qualche caso invece del
iberatamente è stato sostituito con motivi nuovi come lo scontro
armato (n. 11, 12) ο il symplegma (n. 13). Peculiare è il caso della
lastra da Otricoli, in cui un cavaliere è su uno dei cavalli della biga
(n. 20).
SULL'ORIGINE DELLA CORSA ARMATA IN ETRURIA 13

A questo punto l'inquadramento del fregio dei due frammenti


di bucchero ginevrini (n. 1) è alquanto agevole. I confronti più
istruttivi si trovano in fregi di opere comprese nella lista e uscite,
secondo l'opinione corrente, da botteghe attive nell'ambiente vul-
cente intorno al decennio 630-620 a.C. : il carro e il cavaliere richi
amano quelli di un'oinochoe di bucchero con decorazione incisa
dall'agro vulcente (n. 12), datata entro l'ultimo quarto del VII seco
lo a.C. e a ragione apprezzata per il «fregio in cui, anziché la con
sueta teoria di animali, figurano scene alle quali prendono parte
personaggi umani»12; il carro nella tipologia specifica, con il para
petto affiancato alla sponda e reso frontale per una sorta di falsa
prospettiva, si ritrova in due uova di struzzo dalla tomba d'Iside
(n. 2, 10), nella grande coppa del Pittore delle Rondini (n. 4), in
un'oinochoe del Gruppo della Sfinge Barbuta (n. 11); il motivo del
lacoda di cavallo, che a mo' di corda di cerchio taglia lo scudo del
primo armato della teoria, ritorna nel fregio di un uovo di struzzo
dalla tomba d'Iside (n. 2). Quest'ultima coincidenza, molto peculiar
e, fa pensare che le due opere interessate possano dipendere dallo
stesso modello; pertanto nel fregio dei frammenti di bucchero
(n. 1) la coda che taglia lo scudo dovrebbe essere pertinente a un
cavallo montato da un cavaliere. L'oinochoe cui appartenevano i
due frammenti probabilmente sarà da attribuire all'ambiente vul
cente e da datare intorno al 630-620 a.C.
I motivi del fregio presentano alcune varianti nelle opere rac
colte. Il carro, di norma uno ed eccezionalmente in numero di due
(n. 17, 18, 24), può trasportare solo l'auriga (n. 1, 3, 4, 11, 12, 15),
che può essere anche armato (n. 6, 7, 16, 17, 18), ο l'auriga e un
guerriero che vi sta montando nel ben noto schema della partenza
(n. 2, 5, 6, 7, 8, 10, 19, 20, 21, 22). I cavalieri procedono di solito al
passo e raramente al galoppo (n. 10, 12), una volta sono impegnati
nel lusus Troiae (n. 13) e un'altra suonano il corno (n. 11)13. Gli
armati variano nel numero - da sette (n. 2, 13) a uno (n. 6, 7, 14, 16,
20) -, possono essere accompagnati da un «augure» (n. 21), marcia
no e una sola volta corrono (n. 1), in una scena portano una mano
sulla fronte (n. 5).
Frequente è il caso di figure ο motivi nuovi che si inseriscono
nel fregio. A volte si tratta di riempitivi decorativi, quasi per horror
vacui : così il cane ritto sulle zampe posteriori che descrive una
composizione chiusa con i cavalli su lastre architettoniche da Veio

12 M. Bonamici, / buccheri con figurazioni graffite, p. 168 sg.


13 Su questo strumento e il suo impiego per impartire ordini durante la bat
taglia si veda J.-R. Jannot, CRAI, 1988, p. 315 sg.
14 GIOVANNANGELO CAMPOREALE

(η. 17), ο l'armato affiancato ai cavalli sulla lastra architettonica di


Oxford (n. 24), ο la potnia theron (?) nel fregio a cilindretto su buc
cheri della serie orvietana (n. 15); a volte si tratta di aggiunte, che
hanno l'effetto di sottolineare il significato generale della rappre
sentazione : così il danzatore armato e le donne che si battono il
petto su una delle pissidi eburnee da Chiusi (n. 5), i pugili14, il dan
zatore armato e i portatori di animali e di cassette sul «secchiello»
di argento dorato da Chiusi (n. 9), lo scontro armato e due perso
naggi con altrettanti bambini che si allontanano da un edificio
sull'oinochoe del Gruppo della Sfinge Barbuta (n. 11), la monomac
hia sull'oinochoe di bucchero dall'agro vulcente (n. 12), il gruppo
di famiglia e il symplegma sull'oinochoe della Tragliatella (n. 13),
Eracle che strozza il leone sulle lastre architettoniche da Acquaros-
sa (n. 8). Sulla coppa del Pittore delle Rondini (n. 4) la scena nel
suo insieme denuncia qualche disintegrazione 15 : mentre l'armato e
il carro, cui è stata aggiunta una figura femminile che stringe in
una mano una corona e con l'altra fa un gesto di saluto conferendo
alla rappresentazione il senso di una partenza, sono rimasti sostan
zialmente uniti, il cavaliere è stato astratto dal gruppo originario e
giustapposto ad animali fantastici disposti in teoria sull'altra faccia
del vaso.
I motivi eliminati ο variati ο aggiunti nella sequenza dei fregi
che sono stati passati in rassegna comportano differenze contin
genti, relative al significato di ciascuno di essi preso singolarmente,
ma non intaccano il significato generale ed essenziale della scena
nella sua interezza. Dopo il primo tentativo (noto) sul «secchiello»
d'argento dorato da Chiusi (n. 9), che si distingue per la varietà dei
temi e per la peculiarità di alcuni di essi, ad esempio i portatori di
animali e di cassette, che fra l'altro non saranno ripresi nelle repli
chesuccessive, lo schema si assesterà nei suoi elementi fondament
ali e dagli anni intorno al 630 a.C. avrà una discreta diffusione.
Armati, cavalieri e aurighi con carri sfilano in ordine paratatti-
co e in modo cadenzato e solenne formando un corteo, con cui
verisimilmente si intende celebrare ο rievocare un evento di note
vole importanza 16 : la partenza per una spedizione militare, ο il
ritorno vittorioso da una di queste, ο una battaglia, insomma un

14 L'interpretazione del gruppo centrale del fregio come scena di pugilato


non è unanime (cfr. M. Cristofani Martelli, Studi Etruschi, XLI, 1973, p. 113;
Ead., in AA.VV., L'oro degli Etruschi, Novara, 1983, p. 285, n. 116, che propone
«un'offerta propiziatoria»).
15 A. Giuliano, Jahrbuch des Deutschen Archäologischen Instituts, LXXVII,
1963, p. 183 sg.; Id., Prospettiva, 3, 1975, p. 7 sg.
16 In questo senso anche un giudizio di J.-R. Jannot, Ktema, X, 1985,
p. 133.
SULL'ORIGINE DELLA CORSA ARMATA IN ETRURIA 15

evento che ha procurato onore e prestigio ai protagonisti. Si direb


be un'epopea illustrata. Armi, cavalli, carri 17 sono attributi che nel
lacompagine etrusca del VII secolo a.C. connotano la classe emerg
ente. La connotazione diventa tanto più eloquente in quanto i sud
detti attributi sono combinati in uno stesso contesto. Le testimo
nianze più antiche, quelle databili ancora nel VII secolo, sono
poche, si trovano su oggetti di pregio destinati al ceto abbiente, i
quali sono in massima parte oinochoai, cioè vasi impiegati in manif
estazioni cerimoniali ο anche lussuose come il simposio. L'appar
tenenza di questi oggetti a corredi personali porta a ipotizzare che
l'evento rievocato ο la potenza celebrata, in altre parole la cerimo
nia descritta, abbia probabilmente nella maggior parte dei casi un
carattere gentilizio-aristocratico, anche se con qualche possibile
risvolto di carattere pubblico. Al riguardo è indicativa la testimo
nianza dell'oinochoe della Tragliatella (n. 13) : le varie manifestaz
ioni rappresentate nel fregio si svolgono in funzione del gruppo
familiare - padre, madre, figlia -, che è senza dubbio l'elemento
più importante fra quelli che costituiscono il fregio al punto che i
tre componenti, e soltanto essi nell'intero fregio, sono distinti con
le iscrizioni onomastiche, incise quando è stato inciso il fregio18. È
significativo che certe tematiche persistano fino alla metà del VI
secolo a.C. in opere che provengono da residenze principesche,
dove sono allusive dello status del proprietario : il grande sostegno
di Murlo (n. 25), ο le terracotte architettoniche di Acquarossa (n. 8).
Anzi l'inclusione nella rappresentazione di queste ultime di Eracle
che strozza il leone nemeo è con tutta probabilità un'espressione
simbolica, concordata con il committente, per esaltare la sua po
tenza 19.

17 In particolare quelli a due ruote usati dalla metà del VII secolo a.C. in
poi come segno di prestigio per « il trasporto al campo di combattimento, per le
processioni, i trionfi e le gare» (G. Bartoloni, Opus, III, 1984, p. 386, ristampato
in AA.VV., Le donne in Etruria, Roma, 1989, p. 58; L. Galeotti, Archeologia clas
sica, XXXVIII-XL, 1986-88, p. 94 sg.).
18 Pertanto mi sembra molto probabile che la lettura del fregio debba
cominciare dal gruppo familiare, visto che tutti gli altri personaggi, compresa
la figura femminile gradiente a fianco degli elementi sovrapposti, sono orientati
verso questo gruppo (contra M. Martelli, in AA.VV., La ceramica degli Etruschi,
p. 271, n. 49). Per una messa a punto sulle varie interpretazioni del fregio figu
rato si vedano da ultimi L. B. van Der Meer, Ktema XI, 1986 [1990], p. 169 sg.;
M. Menichetti, Ostraka, I, 1992, p. 7 sg.
19 M. Cristofani, in AA.VV., Gli Etruschi e Roma, Roma, 1981, p. 194 sg.;
Id., in AA.VV., Greci e Latini nel Lazio Antico (Atti del convegno della Sisac),
Roma, 1982, p. 42 sg.; Id., / bronzi degli Etruschi, Novarà, 1985, p. 281; G. Co
lonna, in Atti del XIX convegno di studi sulla Magna Grecia, Napoli, 1980, p. 309;
G. Pianu pr. M. Torelli, L'arte degli Etruschi, Roma-Bari, 1985, p. 276; B. D'Agos
tino, Archeologia classica, XLI, 1991, p. 223 sg.
16 GIO V ANN ANGELO CAMPOREALE

Qualche riserva potrebbe essere espressa per il fregio dell'oi-


nochoe del Gruppo della Sfinge Barbuta (n. 11), che è stato spesso
interpretato come una Ilioupersis20. A prescindere dalla mancanza
nella tradizione figurativa di un precedente puntuale in grado di
avallare questa interpretazione, il rifacimento a un tema mitologi
co non esclude una reinterpretazione della scena come rievocazio
ne di un impegno militare qualificante di qualche illustre perso
naggio locale. Il gruppo con cui si chiude il quadro a destra - adult
i (donne?) e bambini che si allontanano - richiama valori familiari
e, in fondo, ribadisce il carattere personale ο personalizzato della
rappresentazione .
Certamente diverso è il discorso con le lastre architettoniche
da Veio (n. 6, 7, 17, 18) se, come comunemente si ritiene, sono per
tinenti a un edificio sacro ο comunque pubblico21. Pertanto il fre
gio non può spiegarsi più in chiave gentilizio-aristocratica. La raf
figurazione su un edificio di destinazione pubblica presuppone un
programma che interessa la comunità urbana e va inquadrata nel
la storia della città. La scena è celebrativa e potrebbe rievocare
qualche impresa che, anche se compiuta ο guidata da un capo, si
sarà svolta per conto e a favore della città. I vecchi schemi (e temi)
continuano ad essere utilizzati, ma ormai in una valenza semantica
nuova, rispondente alla situazione che si è venuta a creare in Etru-
ria tra la fine del VII e il VI secolo a.C. con la nuova realtà socio-
politico-istituzionale della città. Ci sarebbe anche da chiedersi se
l'eliminazione del motivo dei cavalieri, frequente nelle lastre archi
tettoniche a cominciare dal secondo quarto del VI secolo a.C, non
abbia qualche motivazione precisa, nel senso che tiene conto
dell'importante ruolo che hanno avuto gli opliti e la conseguente
tattica militare della falange negli eserciti delle città etrusche fin
dagli ultimi decenni del VII secolo a.C.22. Purtroppo le lastre da
Otricoli (n. 20), da Tuscania (n. 21, 22), da Poggio Buco (n. 23) non
possono essere inserite nel primo ο nel secondo gruppo per la
mancata conoscenza della provenienza circostanziata, cioè se da
un edificio privato ο da un tempio23.

20 Ultimamente M. Martelli, in AA.VV., La ceramica degli Etruschi, p. 279


sg., n. 62 (con bibliografia precedente).
21 E. Stefani, Monumenti Antichi, XL, 1945, e. 228 sg., in particolare e. 244
sg.; F. Melis, in AA.VV., Santuari d'Etruria, Firenze-Milano, 1985, p. 58 sg.
Qualche dubbio, ma senza motivazione, sulla destinazione sacrale dell'«oikos» è
stato sollevato da J. Christiansen, Analecta Romana Instituti Danici, XVII-
XVIII, 1988-1989, p. 50.
22 Cfr. nota 9.
23 Negli ultimi tempi è sempre più forte la tendenza ad ammettere la pert
inenza di queste lastre a edifici residenziali : (A. Maggiani-)E. Pellegrini, La
SULL'ORIGINE DELLA CORSA ARMATA IN ETRURIA 17

*
* *

La particolarità che distingue il fregio dei frammenti (di oino-


choe) della Collezione C.A. (n. 1) è data dall'atteggiamento di corsa
e non di marcia degli armati. Finora è l'unica testimonianza della
variazione iconografica fra le repliche del fregio ed è, inoltre, la
prima testimonianza del soggetto nella tradizione figurativa
dell'Etruria e delle regioni mediterranee. Gli armati hanno elmo,
scudo, schinieri, lancia e cosciali24.
Filostrato (Gymn. 7-8) riferisce che in Grecia la corsa armata si
svolgeva in occasione delle feste celebrate in diversi santuari ο cit
tà, che ad Olimpia fu introdotta relativamente tardi (520 a.C.) e
perciò aggiunta in fondo al programma ufficiale delle gare, che i
partecipanti dovevano essere robusti e forniti di sole armi difensive
(elmo, scudo, schinieri). La manifestazione era esaltante, tanto che
il vincitore veniva proclamato άριστος 'Ελλήνων25. Le raffigurazion
i elleniche note, che non risalgono oltre i decenni finali del VI
secolo a.C, sono una conferma alle notizie della tradizione
ria 26
L'esempio riprodotto sui frammenti di bucchero ginevrini
(n. 1), risalenti agli anni 630-620 a.C, sarebbe per così dire anomal
o se giudicato da un'angolazione ellenica. Ma qui la rappresenta
zione ritrae con ogni probabilità un fatto reale. Del resto l'inclusio-

media valle del Fiora dalla preistoria alla romanizzazione, Pitigliano, 1985, p. 58
sg. ; M. Torelli, in AA.VV., Case e palazzi d'Etruria, p. 22 ; F.-H. Massa- Pairault,
Ktema, XI, 1986 [1990], p. 186.
24 II particolare potrebbe trovare un confronto esplicativo nei cosciali, in
verità più larghi, che portano alcune figure di guerrieri riprodotte in terracotte
templari tardo-arcaiche da Satricum e da Faleri (su cui ha richiamato l'atten
zioneP. F. Stary, Zur einsenzeitlichen Bewaffnung und Kampfesweise in Mitteli
talien, p. 73 sg., tav. 47, 4; 50, 1). Sulla possibilità di un cosciale analogo su un
rilievo arcaico di Xanthos cfr. M. Pallottino, in AA.VV., Études étrusco-itali-
ques, Lovanio, 1963, p. 146. Il cosciale è portato anche dai guerrieri dipinti sul
sarcofago del Sacerdote della seconda metà del IV secolo a.C. (su cui da ultimo
H. Blanck, in Miscellanea archaeologica Tobias Dohrn dedicata, Roma, 1982,
p. 19) e dall'Achille riprodotto su una cista bronzea della serie prenestina ai
Musei Vaticani (G. Foerst, Die Gravierungen der pränestinischen Cisten, Roma,
1978, p. 170 sg., n. 66, tav. 47c).
25 L. Robert, Revue des études anciennes, XXXI, 1929, p. 13 sg.
26 Ε. Ν. Gardiner, Athletics of the Ancient World, Oxford, 1930, p. 140 sg.;
J. Jüthner, Die athletischen Leibesübungen der Griechen, II, Vienna, 1968, p. 112
sg. ; Η. R. Harris, Sport in Greece and Rome, Londra, 1972, p. 33; R. Patrucco,
Lo sport nella Grecia antica, Firenze, 1972, p. 93 sg.; D.G.Kyle, Athletics in
Ancient Athens, Leida, 1987, p. 181 sg.
18 GIOVANNANGELO CAMPOREALE

ne della corsa armata fra le gare ufficiali in Grecia solo a partire


dal 520 a.C. non vuoi dire che la gara non si svolgesse prima di tale
data. Basti pensare a gare come il pugilato ο la lotta, descritte da
Omero (//. 23, 651 sg.) ed entrate piuttosto tardi fra le gare ufficiali
di Olimpia (Philostr., Gymn. 12). Inoltre occorre chiedersi se nel
nostro fregio gli armati gareggino ο corrano semplicemente. Data
la lacunosità della testimonianza, la risposta non può essere perent
oria; comunque nella parte di fregio conservata mancano element
i probanti ο indiziari che possano far ammettere una gara : non ci
sono giudici ο premi, né concorrenti che volgono la testa all'indie-
tro per seguire le mosse degli inseguitori. Si potrà obiettare che
questi particolari potevano trovarsi nella lacuna, ma, disponendo
dell'inizio e della fine del gruppo degli armati in corsa, si può
replicare che nel fregio a) i giudici non dovevano esserci perché di
solito sono a uno dei limiti del percorso, b) i premi non dovevano
esserci perché di norma sono collocati ο sotto il palco dei giudici ο
fra gli atleti ο al traguardo, e) nessuno dei partecipanti volgeva la
testa indietro perché questo è un atteggiamento che impegna per
ovvi motivi solo i concorrenti che sono in testa. I nostri armati a
loro volta impugnano una lancia, un'arma offensiva, contro il
regolamento della corsa armata invalso in Grecia e confermato per
l'Etruria dall'unica testimonianza sicura del già citato rilievo chiu
sino subarcaico27. Né va trascurato il particolare che nel nostro
fregio la lancia è tenuta nello stesso modo in cui è tenuta dagli
armati in marcia. Pertanto è altamente probabile che qui gli armati
non siano in gara.
In questa scena si propone una variazione sullo schema di
marcia, largamente diffuso nel tempo in cui si datano i due fram
menti della Collezione C.A. (n. 1), una variazione voluta e scelta con
piena consapevolezza dal maestro e forse anche dal committente
del vaso. Lo scopo sarà stato di alludere a una manifestazione par
ticolare nell'ambito della cerimonia rappresentata. La variazione di
schema, data l'eccezionaiità e la peculiarità, verisimilmente riflette
una tradizione effettiva. Se nello svolgimento della cerimonia gli
armati gareggiassero anche, è difficile dirlo. La stessa soluzione
alternativa propongono i cavalieri lanciati al galoppo rispetto a
quelli al passo, presenti nelle opere comprese nella lista (n. 10,
12).
Certo è che gli armati in corsa conferiscono alla cerimonia
celebrativa un aspetto più spettacolare di quello degli armati in
marcia. Qualcosa di analogo offre il fregio dell'oinochoe della Tra-

27 Cfr. nota 1.
SULL'ORIGINE DELLA CORSA ARMATA IN ETRURIA 19

gliatella (n. 13), dove i cavalieri inseriti nel corteo sono impegnati
in una vera e propria performance : il lusus Troiae. Forse con il
fregio dellOinochoe della Collezione C.A. ci troviamo di fronte
all'antefatto - logico, tipologico, cronologico - della corsa armata
in Etruria, e cioè a una manifestazione locale che avrà un valore
analogo alle leggende eziologiche tramandate da Filostrato (Gymn.
7) sulla corsa armata in Grecia.

Giovannangelo Camporeale

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