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Vincenzo After an attempt to clarify the general concept of ‘piano school’ in


Appiani both its pedagogical and interpretative meaning, the article presents
the most recent research results concerning the pianist, composer
(1850-1932) and pedagogue Vincenzo Appiani (Monza, 1850 – Milano, 1932),
nel contesto an outstanding representative of the Milanese piano tradition. The
paper includes a biographical sketch of the musician and a first
della scuola reconstruction of his artistical and teaching activities in the wider
pianistica context of the new physiological achievements in piano technique
- arm weight, wrist mobility asf. - and their influences in Italy at the
milanese beginning of the XX c.

Silvia Del Zoppo


Università degli Studi di Milano / Delle grandi scuole interpretativo.
Ruprecht-Karls-Universität Heidelberg pianistiche - o delle Come nota cautelativa, occorre
silvia.delzoppo@unimi.it vanagloriose chimere sottolineare che entrambe le acce-
romantiche? zioni, tra loro inevitabilmente con-
nesse, si presentano storicamente
Un’introduzione al concetto di contestualizzate: in altre parole, il
‘scuola pianistica’ non potrebbe che concetto di ‘scuola’ tanto in senso
prendere le mosse dall’ormai clas- didattico quanto in senso interpreta-
sico saggio di Piero Rattalino del tivo non può prescindere dall’humus
19921, che titola in modo quasi omo- storico, estetico e culturale della sua
nimo. Tuttavia, appena citata, l’e- manifestazione e soprattutto dalle
spressione sembra implicare tanto la evoluzioni dello strumento stesso,
necessità di una definizione quanto che costituisce insieme il medium
di una problematizzazione2. Volen- del fatto interpretativo e il limite in-
do limitare la discussione all’uni- trinseco con cui qualsivoglia prassi
verso degli ottantotto tasti, come si performativa deve confrontarsi. La
può definire il concetto di ‘scuola’? questione è oltremodo vera per uno
ed è esso utile o indispensabile alla strumento ‘giovane’ come il pia-
comprensione delle linee di sviluppo noforte – che attraversa più di un
della prassi esecutiva e interpretativa secolo di sperimentazioni e innova-
del repertorio di un dato strumento zioni meccaniche prima di raggiun-
o viceversa semplice fascinazione gere la moderna configurazione,
romantica o ancora avveduta opera- non prima degli anni ’60 del XIX
zione di ‘marketing’? sec.; è noto come, in precedenza,
È evidente che la risposta a tale le possibilità performative sullo
domanda non possa essere univo- strumento - e per conseguenza anche
ca, a maggior ragione confrontando quelle compositive, didattiche ed
le talora contrapposte posizioni di interpretative - fossero condizionate
musicisti e musicologi in proposito. dagli esemplari a disposizione,
Tuttavia, è possibile identificare al- fortemente differenziati da
meno due diversi ambiti di impiego produttore a produttore e per altro in
del termine: in particolare quello continua evoluzione progettuale3.
didattico e quello più propriamente La prima definizione di ‘scuola’,

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in senso propriamente didattico, si lega alle co-pratico agli aspetti performativi. Il focus
metodologie e alla trattatistica via via svilup- era incentrato sulla risoluzione di problemi
pate da grandi maestri: a fianco e a sostegno meccanici dell’esecuzione; una pletora di
della pressoché sconfinata letteratura per formule reiterate ed esercizi su pentagramma
pianoforte del XIX secolo, è comprensibile prendevano così il posto delle considerazioni
come una vastissima produzione teorico-pra- più strettamente teoriche, compositive e for-
tica ebbe, negli stessi anni, il suo floruit. Da mali che avevano caratterizzato in larga mi-
Clementi, a Czerny, Pollini e Adam non vi sura i trattati del Settecento. È evidente che
fu didatta dell’Ottocento che rinunciò ad af- tali metodi, a sé presi, non siano sufficienti
fidare alla carta i propri princìpi, né Conser- a restituire fedelmente la prassi esecutiva di
vatorio che potesse esimersi dall’adozione di un certo periodo in una certa area geografica:
questo o quel metodo4. tuttavia forniscono un’idea piuttosto chiara
Anzi, il metodo connotava a tal punto di come una determinata scuola si caratteriz-
una specifica tradizione, da assumere esso zasse nell’approccio allo strumento.
stesso la denominazione di ‘scuola’: ne sono La seconda accezione del termine ‘scuo-
un chiaro esempio le numerosissime Pia- la’, più moderna e al contempo più intricata,
noforte- (o Klavier-, sia nella grafia antica è connessa alla vexata quaestio dell’interpre-
con “C”, che in quella moderna con “K”) tazione e alla sua eventuale trasmissibilità da
Schulen che invasero il mercato editoriale maestro ad allievo.
germanofono, e non solo, per tutto il XIX se- Innanzitutto, occorre tenere presente la
colo. Tali metodi, in effetti, si distinguevano premessa metodologica sottolineata da Phi-
dai trattati del secolo precedente proprio in lip5:
virtù di un approccio essenzialmente tecni-

The principle that the performers should be allowed some scope to ‘inter-
pret’ the notation subjectively was challenged successfully for the first time
in the 20th century, with the advent of recordings and electronic means of
fixing a composition in its definitive form once and for all.

Non per nulla il termine-chiave che Rat-


In altre parole, di ‘scuole interpretative’ si talino chiama in causa a fianco di ‘scuola’, è
poté iniziare a parlare solo dopo che l’inter- quello di ‘tradizione’6: comunque lo si voglia
pretazione ebbe trovato un proprio modo di intendere, il concetto di ‘scuola’ riguarda
essere fissata su un supporto, divenendo dun- strettamente le radici e la formazione dell’ar-
que riproducibile e veicolabile. La registra- tista, più che le sue scelte personali. D’altra
zione sonora costituì dunque la prima mo- parte, il fatto interpretativo è frequentemente
dalità in cui le influenze da una generazione e a ragione considerato un comportamento
all’altra furono manifeste e percettibili, of- individuale e tentativi di affiliazioni musicali
frendo anche la possibilità di stabilire simi- hanno talora rimarcato vistose differenze tra
litudini e differenze tra allievi di una stessa maestri e allievi piuttosto che sancire pre-
scuola e di questi ultimi con i loro maestri. sunte ereditarietà di caratteri.
Questo vale in particolare per i primi pianisti A complicare il quadro si aggiunge an-
che furono registrati, provenienti dalle gran- che la considerazione che, se le registrazioni
di scuole ottocentesche di Franz Liszt, Clara senza dubbio resero possibile l’inizio delle
Schumann, Anton Rubinstein, Theodor Le- scuole pianistiche, intese come correnti ‘se-
schetizky, Fryderyk Chopin, la cui eredità di miotico-interpretative’, è altresì vero che nel
interpreti poté essere per la prima volta tra- corso del secolo XX ne determinarono in un
smessa. certo senso anche il declino7:

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By the end of the century the principal means of hearing classical music
was by recordings, which could be repeated many times. [As a consequen-
ce], at the beginning of the century there were substantial contrasts between
performers in different countries and of different schools, but as the century
wore on a growing uniformity of style and approach could be discerned, as
the availability of recordings […] enabled musicians to be influenced by
each other.

La circolazione delle incisioni, assurta a Pollini, Angeleri e la ‘scuola


proporzioni inimmaginabili agli albori delle pianistica milanese’
tecniche di registrazione e divenuta sul finire Per quanto concerne il contesto milane-
del XX sec. la modalità di fruizione prefe- se, il capostipite della più antica tradizione
renziale della musica, in particolare classica didattica italica può essere individuato nella
- tale da soppiantare quantitativamente i con- figura di Francesco Pollini (Ljubljana, 1762
certi dal vivo - ha determinato una sorta di li- - Milano, 1846). La sua personale carriera
vellamento delle differenze locali, rendendo si lega alle vicende napoleoniche, in quanto
di fatto possibile influenze e contaminazioni non solo Pollini fu il compositore per l’inco-
a distanza e spostando il gusto estetico dalla ronazione del primo imperatore francese, ma
particolarizzazione e singolarità dell’esecu- soprattutto perché buona parte della sua for-
zione ad un ideale più assolutizzato di accu- tuna discese dall’adozione del suo metodo
ratezza e perfezione8: «[…] recordings had presso il conservatorio fondato da Napoleone
accostumed both musicians and audiences to nel capoluogo lombardo. Nato in Slovenia, il
expect a very high standard of competence pianista, compositore e didatta Pollini appar-
and accuracy, an expectation enhanced by teneva in realtà ad una famiglia veneziana e
the development of sophisticated editing te- fu cresciuto nella nobiltà austriaca, vivendo
chniques». dal 1783 a Vienna, dove conobbe Mozart e
In conclusione, le due chiavi di lettura del Salieri, e dal 1790 a Milano, dove studiò con
termine ‘scuola’ sono tra loro connesse. In Zingarelli. Curiosamente, non esistono trac-
particolare, come è ovvio, l’accezione tec- ce relative a suoi incarichi di docenza presso
nico-didattica e quella interpretativa sono il Conservatorio di Milano, ma è certo che
strettamente interdipendenti, ma non intrin- ne divenne membro onorario e che gli ven-
secamente e storicamente equivalenti: la sto- ne commissionato un metodo per tastiera,
ria dell’interpretazione e la storia della sua licenziato nel 1812 per Ricordi con il titolo
sistematizzazione tecnica si intrecciano sen- Metodo pel clavicembalo. Il metodo, positi-
za necessariamente procedere in parallelo. vamente recensito e in circolazione per alcu-
È degno di menzione come nella sua “nota ne decadi, presentava quale principale tratto
apologetica” Rattalino stesso assommi capa- distintivo rispetto ad altri coevi (Clementi,
cità riferite a entrambi gli ambiti nell’ideale Adam, Pleyel, Dussek) l’intuizione della
platonico del ‘maestro’ che, secondo l’auto- correlazione profonda tra tecnica e qualità
re, «è maestro di grammatica, cioè di tecnica del suono. La rigidità prescritta al polso ne
pianistica, [ed] è maestro di stilistica ed este- costituiva il principale limite, specie se con-
tica, cioè di interpretazione»9, ma riconosca frontato con il metodo, cronologicamente
realisticamente la possibilità di uno iato tra successivo, di uno dei suoi allievi: Antonio
le due sfere10. Angeleri (Pieve del Cairo, 1801-Milano,
Se dunque, fino all’avvento delle registra- 1880), divenuto docente presso il Conser-
zioni sonore, poco o nulla si può affermare vatorio di Milano nel 1826 e titolare di una
sulle scuole pianistiche in senso interpretati- cattedra di pianoforte fino al 1870. La sua
vo, già dall’inizio del XIX secolo è possibile classe annoverò alcuni tra i più illustri pia-
individuare e circostanziare nella penisola nisti e compositori della seconda metà del
italica l’esistenza di ‘scuole pianistiche’ nel XIX secolo, che a loro volta influenzarono
senso didattico del termine. tutto il contesto nord-italiano e non solo, in-
cludendo personalità del calibro di France-

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sco Sangalli11, Adolfo Fumagalli12, Giovanni concertistica anche quella didattica con la
Rinaldi13 e Vincenzo Appiani. Dei musicisti vittoria del concorso per una cattedra di Pia-
citati, quest’ultimo rappresenta oggi forse la noforte principale nel 1873. Come interpre-
figura più trascurata dalla musicologia italia- te fu attivo sia in qualità di solista, sia come
na e sicuramente meritevole di più approfon- membro di formazioni stabili (fu fondatore
diti studi. del Trio Milanese con il violinista Rampaz-
zini17, poi sostituito da De Angelis, e il vio-
Vincenzo Appiani (Monza, loncellista Magrini), sia in collaborazioni
1850-Milano, 1932) occasionali con altri esponenti di spicco del
Vincenzo Appiani nacque a Monza, nella panorama musicale tra i due secoli (in par-
contrada San Paolo, il 18 agosto 1850, da fa- ticolare, Martucci18, Longo19 e Toscanini)20.
miglia «cattolica [di] mercanti benestanti»14. La sua classe di pianoforte annoverava
Del padre Emilio Paolo (n. 1820) si ha notizia numerosissimi allievi, tra cui alcuni celebri
attraverso un documento conservato presso musicisti quali Riccardo Pick-Mangiagalli,21
l’Archivio storico civico: si tratta di una let- Ettore Pozzoli22, Alberto d’Erasmo23.
tera, con la quale il generale Radentzky au- Come compositore, secondo tutti i prin-
torizzava l’irredentista Appiani, in esilio in cipali dizionari biografici dell’epoca (Sch-
Svizzera «per delitti politici», al rimpatrio15. midl, DBI con una voce curata da Riccardo
Nel 1848 aveva sposato Giovanna Veronelli Allorto riportata anche dal DEUMM, De
(n. 1825), figlia di Giacomo Veronelli e Mar- Angelis, Enciclopedia Le Muse), scrisse
tina Scotti, «negozianti possidenti»16. soprattutto componimenti pianistici, musi-
Delle possibili relazioni tra gli Appiani di ca vocale e strumentale da camera, rimaste
Monza e l’omonima famiglia di Milano - i inedite: eccetto alcuni manoscritti custoditi
cui esponenti più celebri annoverano i pittori nella Biblioteca del Conservatorio di Milano
Andrea Appiani padre (1754-1817) e nipote (I-MC)24, non è noto se la gran parte delle
(1817-1865), la madre di quest’ultimo Giu- composizioni sia sopravvissuta, né ove sia
seppina Strigelli e la virtuosa del pianoforte oggi custodita. È altresì utile ricordare che
Emilia Appiani - non esiste, allo stadio ini- Appiani fu attivo anche come organizzatore
ziale delle ricerche, alcuna prova documen- di concerti assumendo, assieme a Carlo An-
taria, pur parendo un’evenienza molto pro- dreoli25, la direzione dei concerti popolari di
babile, dato il ruolo di spicco che Vincenzo Milano, fondati nel 1877 dallo stesso Andre-
ebbe nel contesto milanese in particolare le- oli e da Rampazzini. Le recensioni relative
gato al Conservatorio cittadino. alle mattinate musicali sono pressoché as-
Le prime lezioni di pianoforte risalgono senti: si può tuttavia intuire che i programmi
verosimilmente all’infanzia di Appiani nella di tali concerti, esclusivamente dedicati alla
città natìa, con il M° Francesco Pezzoli. Nel musica da camera, avessero un taglio ‘po-
novembre 1865, all’età di quindici anni, Vin- polareggiante’ e privilegiassero compositori
cenzo venne ammesso presso il Regio Con- stranieri consolidati, piuttosto che offrirsi
servatorio del capoluogo lombardo, nelle come sipario per giovani italiani emergenti.
classi di Pianoforte del M° Antonio Angeleri Cosi si esprime ad esempio il critico della
e di Composizione del M° Alberto Mazzu- Gazzetta Musicale di Milano relativamente
cato. Concluse gli studi sei anni dopo, nel al concerto d’inaugurazione del 14 gennaio
1871 e affiancò da subito all’intensa attività 187726:

Si sono inaugurati con fortuna i concerti popolari degli egregi signori


Andreoli e Rampazzini al Conservatorio. Il programma era classico, molto,
e non dirò troppo […]. Popolari quanto volete, i concerti in un Conservatorio
devono formare il gusto, non già accarezzare gli orecchi pigri e distratti. Ad
ogni modo, anche scegliendo nel repertorio classico, bisogna aver riguar-
do ai profani […] e i concerti saranno belli egualmente se si permetterà a
qualche italiano non classico di fare la sua figura accanto ai romantici Raff,
Schumann e Mendelssohn.

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Nonostante dal 1893 agli incarichi di Ap- ché la maggior parte delle sue composizio-
piani si fosse aggiunto anche l’insegnamen- ni risultano irreperibili e dei suoi concerti
to presso il Regio Collegio delle fanciulle e sopravvivono solo alcune recensioni, dalle
il conseguente trasferimento a Milano, pare quali pure è possibile evincere l’apprezza-
che il musicista avesse mantenuto rapporti mento di critica e di pubblico che normal-
vividi con la sua città natale, tanto da rice- mente seguiva le sue esibizioni solistiche o
vere gli encomi del podestà in occasione del nelle più svariate formazioni28.
suo pensionamento, con grandi celebrazioni Emblematico ad esempio l’articolo di
pubbliche per l’occasione27. Anche la prima Giovanni Anfossi, relativo al Concerto di
scuola musicale di cui la cittadina monzese chiusura dell’anno sociale 1900 della So-
si era nel frattempo dotata per iniziativa di cietà del Quartetto, tenutosi il 30 novembre
Angelo Berti e Riccardo Malipiero, sul mo- e replicato il 2 dicembre. Il programma, che
dello dei numerosi Licei Musicali che anda- includeva la Sinfonia in do min. per orche-
vano diffondendosi in tutta la penisola, ven- stra, organo e pianoforte di Saint-Saëns il
ne intitolata all’illustre musicista poco dopo “nuovissimo” Till Eulenspiegels lustige
la sua morte, occorsa il 25 dicembre 1932. Streiche di Richard Strauss e l’Incantesimo
del Venerdì Santo dal Parsifal wagneriano
L’eredità di Appiani e della incorniciati rispettivamente dalle Ouvertu-
‘scuola milanese’ nel contesto res della Medea di Cherubini (in apertura) e
dell’evoluzione della tecnica e del Fidelio di Beethoven (in chiusura), era
della didattica pianistica stato così celebrato dall’eminente allievo di
È al momento arduo ricostruire musical- Martucci e futuro maestro di Benedetti Mi-
mente la figura di Vincenzo Appiani, giac- chelangeli29:

Concludo con i più vivi elogi alla splendida esecuzione di questi pezzi.
Essa è stata, come meglio non si potrebbe desiderare e come, del resto, non
è da far meraviglie, se si pensa che il duce di un’orchestra cotanto valente, è
Arturo Toscanini. Aggiungo che condivisero gli onori di una così eletta ese-
cuzione i professori Mapelli (organo) e Appiani (pianoforte).

In conclusione, resta ancora oggetto di fase di ripresa della musica strumentale ita-
indagine la precisa collocazione di Appiani liana, iniziata proprio intorno agli anni ’60
nel complesso panorama musicale italiano e del XIX secolo, con la nascita di organismi,
in particolare nel contesto della ‘tradizione enti e società volti alla diffusione del reper-
milanese’, se il termine ‘scuola’ pare trop- torio mitteleuropeo e il recupero della tradi-
po impegnativo. In generale, infatti, la lunga zione strumentale autoctona del Sei-Sette-
parabola artistica del pianista, compositore e cento, di contro al fino ad allora imperante
didatta monzese si innesta nella significativa gusto per il melodramma30:

Le développement de la musique de chambre en Italie depuis la fin du


XIXe siècle commence avec l’imitation de modèles d’abord allemands, puis
français. Elle est liée à une renaissance de la musique instrumentale dans
tous les genres, et finit par trouver des solutions idiosyncratiques dans les
années vingt et trente.

Ulteriore elemento di rilievo in questo letteratura cameristica italiana del secondo


periodo è l’emancipazione del pianoforte, da Ottocento31.
strumento d’accompagnamento con funzio- In questo senso, Appiani - tanto in quali-
ne ausiliaria ad autentico protagonista della tà di interprete che di direttore artistico dei

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concerti popolari - si rese partecipe di quella le evinte dalla specifica letteratura pianisti-
stagione di rinascita che pose i presuppo- ca (novità che anticipava le idee di Cortot,
sti estetici e sociologici per l’affermazione quali furono attuate nella sua revisione degli
della cosiddetta ‘generazione dell’Ottanta’, Études chopiniani) - e l’adozione del peso
contribuendo inoltre allo sviluppo di Milano del braccio attraverso la mobilità del polso -
quale centro musicale nevralgico per l’Italia principio sconosciuto alla scuola napoletana,
postunitaria, insieme a Napoli, Roma, Firen- la cui tecnica ‘classica’ era di derivazione es-
ze e Bologna. senzialmente cembalistica.
Da un punto di vista strettamente didatti- Per quanto riguarda il contesto milanese,
co, occorre infatti ricordare come a cavaliere Angeleri sembrò recepire le innovazioni di
tra il XIX e il XX secolo, il più prestigioso Mugellini, e il suo metodo appare in questo
e autorevole centro per la didattica pianisti- assai più moderno del precedente di Pollini.
ca fosse rappresentato da Napoli e dal suo Non per nulla anche Angeleri divenne ber-
Conservatorio, che vedeva in Beniamino saglio di Pietro Boccaccini nella polemica
Cesi (1845-1907) il suo caposcuola e in una prefazione a L’arte di suonare il pianoforte36,
affollata schiera di allievi - della medesima opera pubblicata appunto a difesa della tra-
generazione di Appiani - i suoi prosecutori: dizione napoletana, «della gloria imperitura
basti citare i nomi di Florestano Rossomandi della linea Clementi-Cesi e [per] combattere
(1857-1933), Vincenzo Romaniello (1858- fino alla morte tutto ciò che attenta alla sua
1932), Giuseppe Martucci (1856-1909) e purezza»37.
Sigismondo Cesi (1869-1936). L’inizio del Appiani non scrisse mai un metodo pro-
secolo aveva inoltre visto la pubblicazione di prio, la qual cosa rappresenta certamente un
alcuni fondamentali trattati che affrontavano deficit per il ricercatore che si accinga a ri-
la questione della tecnica pianistica dal pun- scoprirne l’attività didattica. D’altra parte, si
to di vista fisiologico: si trattava della pio- potrebbe trattare di un’assenza rivelatrice, da
nieristica opera The act of touch32 di Tobias cui evincere o che l’insigne didatta monzese
Matthay, apparsa in lingua inglese nel 1903 prediligesse la veicolazione esclusivamen-
(prima traduzione italiana integrale ad opera te orale dei propri insegnamenti oppure, più
di Maria Bertola, Società Tipografico-Editri- verosimilmente, che trovasse nel metodo del
ce Nazionale, Torino, 1921, anche se versio- suo maestro Angeleri un riferimento ancora
ni italiane più sintetiche circolavano già dagli attuale e non abbisognasse dunque di super-
anni ‘10). A Lipsia nel 1905 furono pubblica- ficiali operazioni lucrative.
te quasi contemporaneamente Die natürliche «Aggredire un mercato, arroccarsi su
Klaviertechnik33 di Rudolf Maria Breithaupt metodi antichi […] difenderl[i] con le un-
(ed. Kahnt) e Die physiologischen Fehler ghie e con i denti», come lamenta Rattalino
und die Umgestaltung der Klaviertechnik rispetto ad altri maestri dell’epoca,38 non fu
del medico Friedrich Adolf Steinhausen, certo tra gli obiettivi di Appiani, che anzi si
quest’ultimo autore anche dell’introduzione tenne lontano da sterili polemiche. Al con-
a Die Gewichtstechnik des Klavierspiels del- trario, testimonianza dell’integrità del mae-
la pianista Tony Bandmann, entrambi per i stro sono le sincere manifestazioni di stima
tipi di Breitkopf&Härtel34. Già dalla cronolo- e affetto parte di colleghi, amici ed allievi,
gia di tali pubblicazioni appare chiaro come oltre alle numerosissime dediche di opere
i metodi ancora in uso in Italia soffrissero di da parte di compositori, specie di area na-
un certo anacronismo rispetto al mondo an- poletana39. Del resto, come ricordato, la vo-
glosassone. Il primo articolo in Italia che, cazione didattica di Appiani non solamente
in controtendenza, parve recepire le nuove si concretizzò nell’insegnamento presso il
prospettive internazionali sulla didattica pia- Conservatorio e il Regio Collegio delle Fan-
nistica fu pubblicato nel 1907 dalla Rivista ciulle del capoluogo milanese, ma trovò de-
Musicale Italiana a firma di Bruno Mugelli- gno riconoscimento anche nell’intitolazione
ni.35 Due le sostanziali novità introdotte dal di una scuola che garantisse la possibilità di
pianista bolognese e divulgate poi nel meto- una formazione professionale o semi-pro-
do elaborato dai suoi allievi: l’abbandono di fessionale a musicisti ed amatori di tutta la
esercizi di tecnica astratti in favore di formu- provincia.

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Note
1 Rattalino 1992. chivio del Duomo di Monza, nonché la Fondazione
2 Cfr. Philip 2004, pp. 183-203. Musicale Appiani, per l’autorizzazione all’utilizzo di
3 Cfr. Belt 1992, pp. 11-67. materiali archivistici inediti.
4 Si vedano in particolare i metodi di: Clementi, 1827- 15 Archivio storico civico, sezione I, fascicolo “Tra-
1843; Czerny, 1866-1893; Pollini, 1801; Adam, sporto dei resti mortali di Carlo e Pietro Rivolta dal
1804. cimitero di S. Gregorio al cimitero urbano”, busta 7,
5 Philip, 2001 p. 378. fascicolo 3, recita: «Considerando che i delitti poli-
6 Rattalino 1992, p. 5. tici imputabili al fuggitivo possidente Paolo Emilio
7 Philip 2001, p. 378. Appiani appartengono ad un periodo antecedente e
8 Ibid. che perciò sono annullati dal manifesto di Sua maestà
9 Rattalino 1992, pp. 5-6. l’Imperatore graziosamente emanato il 20 settembre
10 L’autrice tralascerà considerazioni sul successivo 1848 - ho trovato di dargli il permesso di ritornare in
asserto («il maestro di pianoforte è anche maestro di patria». Firmato: Feld maresciallo Conte Radetzky, 6
morale»), ritenendo ogni inflessione etica avulsa dalla giugno 1849.
presente trattazione. 16 Cfr. Certificato di Battesimo di Vincenzo Appia-
11 Francesco Sangalli (Romanengo, Cremona 1820 - ni-Archivio Duomo di Monza.
Varese, 1892) studiò pianoforte con Angeleri e com- 17 Giovanni Rampazzini (1835-1902).
posizione con Vaccaj. Le sue composizioni compren- 18 L’11 marzo 1877 Martucci si esibì in concerto con
dono una vasta gamma di brani musicali strumentali e Appiani, eseguendo la sua Fantasia in re min. per due
vocali, una messa a quattro parti e un’opera, Alboino, pianoforti – Cfr. Fano, p. 54.
composta nel 1845 e presentata al Teatro alla Scala 19 L’11 marzo 1900 Appiani affiancò De Angelis e Lon-
di Milano. Probabilmente le tiepide recensioni della go, in un variegato programma comprendente diverse
critica convinsero Sangalli ad abbandonare il teatro e composizioni di quest’ultimo: il Tema con variazioni
dedicarsi ad organici più ridotti, con la sola eccezione op.30, la Suite op.33, la Suite op.25 n.5, la Suite in
del suo Concerto per clarinetto, fagotto e orchestra. stile antico op. 31 e la Sonata op.32.
Si distinse da molti altri compositori del suo tempo - 20 V. nota 25.
come i fratelli Fumagalli o Stefano Golinelli – poiché 21 Riccardo Pick-Mangiagalli (1882-1949) fu un com-
non perseguì una carriera virtuosa, ma ha insegnato positore italiano di origine ceca. Fino al 1914 attivo
per tutta la sua vita, contribuendo piuttosto alla rifor- come pianista anche a Vienna, successivamente si
ma dei programmi educativi e dell’organizzazione dedicò soprattutto alla didattica e alla composizione,
interna del Conservatorio di Milano. succedendo a Ildebrando Pizzetti alla direzione del
12 Adolfo Fumagalli (Inzago, 1828- Firenze, 1856), Conservatorio di Milano nel 1936.
secondo dei quattro fratelli - Disma (1826 - 1893), 22 Ettore Pozzoli (1873-1957), pianista, compositore e
Polibio (1830 - 1901) e Luca (1837 - 1908) tutti in- didatta, fu celeberrimo docente di Teoria e Solfeggio
terpreti e compositori - fu un acclamato virtuoso, in presso il Conservatorio di Milano.
particolare rinomato per le sue fantasie operistiche di 23 Alberto d’Erasmo (1874-1941), compositore e piani-
Liszt estremamente virtuosistiche, i pezzi di carattere sta, futuro direttore dell’Istituto Musicale «Donizzet-
e le opere per la sola mano sinistra. Nonostante la sua ti» di Bergamo.
breve vita, si esibì a Torino, Parigi, Belgio e Danimar- 24 Presso il Conservatorio di Milano è in particolare
ca e vanta un catalogo di 112 numeri d’opera. conservata la trascrizione della Sonata per pianoforte
13 Giovanni Rinaldi (1850-1892) fu prima allievo di op.81a (‘Les Adieux’) di L. van Beethoven per ensem-
Angeleri e successivamente di Sangalli. Si trasferì a ble di fiati (2 fl., 2 ob., 4 cl., 2 fg., 1 cor., 1 tr., 1 trb.):
Genova, dove sposò Gioconda Anfossi, da cui ebbe trascrizione in sintonia con la più generale diffusione
sei figli. Tra questi, Ernesta (Ernestina) Rinaldi era della musica pianistica beethoveniana nei programmi
anche un pianista di talento che diede alla luce il com- d’insegnamento e nelle accademie finali del Conser-
positore Nino Rota. Ha dedicato tutta la sua produzio- vatorio (l’op.81a compare ad esempio il 23 agosto
ne al pianoforte, pubblicando in Italia e all’estero. 1879 nell’esecuzioni di Marco Enrico Bossi).
14 Ringrazio la Dott.ssa Rosanna Meroni Presidentes- 25 Carlo Andreoli (1840-1908) fu indubbiamente il
sa dell’Ass. Amici della Fondazione Appiani, per le membro più prominente della famiglia Andreoli.
informazioni fornitemi, evinte dal Certificato di Bat- Studiò con il padre Evangelista e con Angeleri e suc-
tesimo di Vincenzo Appiani custodito presso l’Ar- cessivamente al suo debutto nel teatro milanese di

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S. Radegonda, si produsse in tournee internazionali cales, de recréer la musique italienne comme modèle
(Regno Unito, Francia, Germania e Austria). La sua absolu de la musique tout court, comme c’était le cas
attività di concertista contribuì alla diffusione in Italia au XVIIe et XVIIIe siècles». Ivi, p.169.
del repertorio tedesco sette-ottocentesco: fu tra i primi 31 Cfr. Del Zoppo 2017, pp. 195-198.
ad eseguire Bach, Beethoven e gli autori Romantici 32 Matthay, 1903.
in Italia. Come compositore, mostrò nelle sue opere 33 Breithaupt, 1905.
influenze di Chopin, Mendelssohn, Schubert e Liszt. 34 Occorre tuttavia precisare che tali opere non vennero
Attivo anche come revisore, curò edizioni chopinia- tradotte ed ebbero dunque una diffusione marginale
ne, clementine, bachiane e beethoveniane. nel nostro Paese.
26 S.F., Gazzetta Musicale di Milano, anno 1877, n.1- 35 Mugellini, 1907.
52, p. 20. 36 Il titolo di Boccaccin, 1913 si ispira esplicitamente al
27 Cfr. Missiva del Sindaco di Monza a V. Appiani del sottotitolo del Gradus ad Parnassum di Clementi, «o
23 maggio1912 per il 40° anno di docenza presso il l’arte di suonare il pianoforte, dimostrata con esercizi
Conservatorio di Milano. Cfr. inoltre invito del 30 nello stile severo e nello stile elegante».
giugno 1932 alla cerimonia del 02 luglio 1932 in ono- 37 Rattalino, 2010.
re di V. Appiani, f.to U. Cattaneo, podestà di Monza – 38 Ivi, p.104.
entrambi i documenti sono custoditi presso l’Archivio 39 A titolo d’esempio citiamo le dediche «all’amico ca-
della Fondazione Musicale Appiani. rissimo Vincenzo Appiani» di Vincenzo Romaniello
28 A fianco della recensione del concerto del 30 novem- (Romanza in Si Magg., Sonata in la min. per violino e
bre (cfr. ultra), ulteriori positive note critiche relative pianoforte, Romanza senza parole in Mib Magg.), di
all’Appiani figurano nella Gazzetta Musicale di Mi- Alfredo Catalani (Le Rouet. Pezzo caratteristico), di
lano del 25 marzo 1877, n.12, p.94 (esibizione a due Giovanni Rinaldi (Sotto il castagno, op 78), di Ales-
pianoforti con Giuseppe Martucci) e dell’11 marzo sandro Longo (Passacaglia), di Marco Enrico Bossi
1900, p. 152 (esibizione a due pianoforti con Alessan- (Valse melancolique, op.101 n.6); «à Monsieur Vin-
dro Longo). cenzo Appiani» di Giuseppe Frugatta (Andalousien-
29 G. Anfossi, Concerto in Gazzetta Musicale di Mila- ne. Danse caractéristique pour piano) e di Niccolò
no, anno 1900, n.1-52, p. 643-644. Disponibile all’in- van Westerhout (Badinerie pour orchestre); «al mio
dirizzo: http://www.internetculturale.it/jmms/iccu- maestro prof. Vincenzo Appiani» di Riccardo Pi-
viewer/iccu.jsp?id=oai%3Awww.lacasadellamusica. ck-Mangiagalli (Le ronde des Arlequins) e «al chiaris-
it%3A6%3APR0164%3A1900GMM&mode=all&te- simo prof.re» di Michele Saladino (Giga); agli «egre-
ca=Casa+della+musica+di+Parma&fulltext=1 (ulti- gi pianisti coniugi Vincenzo ed Elvira Appiani» di
ma consultazione: 31.3.2018). Filippo Fasanotti (Preludio e Scherzo per pianoforte
30 Flamm 2015, p.159. L’autore sottolinea inoltre come a quattro mani), etc. Infine sono dedicate al musicista
«A la différence d’autres pays de la Méditerranée, monzese le revisioni degli Studi per pianoforte di F.
les compositeurs italiens n’ont utilisé des mélodies Chopin. Edizione didattico-critico-comparativa rea-
ou rythmes traditionnels folkloriques que très rare- lizzata da Attilio Brugnoli e delle trascrizioni per or-
ment pour créer un style national. […] Une raison est gano di Bach-Liszt curate da Carlo Boghen, ambedue
l’aspiration des compositeurs italiens à regagner et à edite da Ricordi.
reformuler un langage musical au-delà de couleurs lo-

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