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Meno grano per i nostri agricoltori

di Maurizio Mazziero
Copyright ©2011 – Tutti i diritti riservati

Meno grano, più soia e più mais, queste le intenzioni di semina degli agricoltori italiani,
secondo quanto riportato dalla rilevazione Istat per l’annata agraria 2010-2011.
L’incremento di mais (+5,8%) e soia (+ 15,3%) nelle semine si accompagna a quello di
altri cereali impiegati come mangimi quali orzo (+18,4%) e sorgo (+54,8%); segno che gli
agricoltori credono più in una ripresa dei consumi zootecnici che dalla presenza in tavola
di proteine vegetali.

Infatti, il calo del frumento nelle coltivazioni è sensibile sia per quanto riguarda il
grano tenero (-5%) sia per il grano duro (-13,5%), di cui siamo forti importatori per la
produzione di pasta. In particolare il forte calo è maggiormente guidato dalle regioni del
Centro con una riduzione che supera il 20%.
Un aspetto per certi versi anomalo, dato che il frumento ha visto un incremento del prezzo
nel 2010 di circa il 50% al CME di Chicago e oltre un raddoppio in Europa, al Matif di
Parigi, a causa dei devastanti incendi estivi in Russia e delle inondazioni nel Centro
Europa.

Pur essendo la dinamica dei prezzi agricoli influenzata dai sussidi europei, la
cosiddetta PAC, evidentemente i nostri agricoltori non confidano in un lungo mantenersi di
elevati prezzi del frumento o scontano un possibile incremento del raccolto da parte di altri
Paesi.
Ulteriore segno di scetticismo da parte degli agricoltori giunge dall’incremento delle
superfici lasciate a riposo (+19,1%), motivate per una metà dalla rotazione agronomica e
per ben un terzo dagli andamenti del mercato.

Anche questo dato è emblematico dell’attuale situazione agricola, pur in presenza di


significativi aumenti dei prodotti da coltivazione questi non sono sufficienti ad assorbire in
modo adeguato i costi di produzione, anch’essi lievitati in particolare per energia e
concimi, e non forniscono il necessario incentivo alla coltivazione. Una situazione che
perpetua la carenza strutturale di materie prime alimentari e la scarsa attenzione verso il
mondo agricolo; il tutto mentre, nei grandi tavoli internazionali, si continua a puntare il dito
verso la speculazione.

Vanzago, 14 febbraio 2011

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