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DELITTO DI BACCAIANO 19 GIU 1982

TESTIMONI E DICHIARAZIONI

Lorenzo Allegranti intervista su Visto

Lorenzo Allegranti: "Si, io ho parlato con il Mostro. Diverse volte. Al


telefono. Era lui che mi chiamava. Lo ha fatto dal 1982 al 1985, poco
prima dell'ultimo duplice delitto agli Scopeti. Poi è sparito. Quando ha
smesso di uccidere ha smesso anche di telefonarmi. Ma quella voce
non la dimentico. Saprei riconoscerla, ancora oggi, tra mille. Una voce
unica, dal timbro inconfondibile, senza inflessioni, parlava un italiano
perfetto. La voce di una persona istruita. Insomma non era la voce di
uno zoticone. (...) Quella sera ero di turno alla Croce d'Oro. Poco dopo
le 23 arrivò una chiamata. Azionai la sirena e partii a gran velocità con
l'ambulanza. In pochi minuti arrivai a Baccaiano. C'era un buio pesto.
(...) Sono stato io ad aprire lo sportello, dal lato del passeggero. Ho
tirato in avanti i sedili anteriori e, facendo luce con una torcia, ho visto i
due giovani entrambi seduti sul sedile posteriore. Lei, Antonella, era
composta, vestita, con le mani sulle gambe e la testa reclinata
all'indietro. Sembrava dormisse. Aveva solo un piccolo foro in fronte.
Le ho sollevato la testa per capire se respirava ancora e la nuca mi si è
sfaldata fra le mani. Il proiettile era penetrato e poi esploso all'interno,
provocando uno sfacelo. Per lei non c'era più niente da fare. Paolo
invece respirava ancora. Anche lui era seduto con la testa reclinata
verso il finestrino. L'ho sollevato e ho sentito un fiotto di sangue. Ho
cercato di tamponare la ferita e poi con grande fatica, l'ho tirato fuori
dalla macchina. L'ho adagiato in ambulanza e portato all'ospedale di
Empoli (...) ho cercato di comunicare, via radio e poi con il telefono, con
la sede della Croce d'Oro. Ma non ci sono riuscito. Tutte le linee erano
mute. E' stato così per oltre due ore (...) Al lunedì sono stato ai funerali
dei due ragazzi: li conoscevo bene. Alle due del mattino dopo sono stato
svegliato da una telefonata. Ho risposto e ho sentito quella voce:
«Allegranti, se parla lei è un'uomo morto. Farò una strage. Si ricordi: il
Mostro colpirà ancora». E ha riattacato. Una sera dopo cena, mi ha
telefonato e mi ha detto: «Sono della magistratura. Siccome lei ha
messo a verbale cose diverse da quelle riferite dagli altri testimoni,
voglio che mi racconti esattamente tutto quello che sa». E io ho risposto:
se vuole questo mi convochi in Procura o dai carabinieri. Al telefono non
le racconto un bel niente."
Giornalista: "Ma perche' signor Allegranti lei ha detto al magistrato cose
diverse dagli altri?"
Lorenzo Allegranti: Perche' i magistrati sono convinti che sia stato
Paolo Mainardi a tentare la fuga e finire in un fossato. Tutto nasce dal
fatto che i due ragazzi passati sul posto in motorino hanno riferito di
avere visto nell'auto un uomo con la testa reclinata sul volante. Per i
magistrati non poteva che essere Mainardi. Ma non è così, perchè sono
stato io ad aprire per primo la portiera della Seat. Antonella e Paolo
erano entrambi sul sedile posteriore. I corpi li ho estratti io, e so quanta
fatica ho fatto perchè quell' auto ha due sole portiere e non ha i sedili
reclinabili. Quindi non posso essermi sbagliato. Al volante non c'era
nessuno e se davvero c'era, la spiegazione è un' altra: al posto di guida
si era messo il Mostro per spostare l' auto in una zona riparata, ed
invece è finito in una cunetta. (...) Al processo il pm Paolo Canessa ha
sostenuto che io dicevo il falso. Gli ho risposto per le rime tanto che è
dovuto intervenire il presidente per calmarmi. Ma io sono stato chiaro:
mi arresti pure in aula ma io non cambio versione. Racconto solo quello
che ho visto.
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Nel 1982, quando avvenne il duplice omicidio di Antonella Migliorini e
Paolo Mainardi, era alla guida dell'ambulanza che accorse sul luogo del
duplice omicidio.
Il 16 dicembre 1997 fu ascoltato durante il processo ai presunti complici
del "mostro di Firenze" su richiesta dell'avvocato di Mario Vanni, Nino
Filastò.
Giunto a Baccaiano, disse d'aver estratto Paolo Mainardi dall'abitacolo
dell'auto assieme agli altri volontari della Croce d'oro di Montespertoli:
Paolo Ciampi e Silvano Gargalini, il giovane era in fin di vita "sul sedile
posteriore della macchina con i piedi sotto il sedile di guida". La
ricostruzione ufficiale degli inquirenti prevedeva invece che Paolo
Mainardi fosse al posto di guida; le dichiarazioni di Allegranti
dimostrerebbero pertanto che a spostare l'auto non fu Mainardi ma lo
stesso assassino che nel tentativo di rimuovere il mezzo troppo in vista,
finì, con una manovra avventata, per incastrare le ruote posteriori nel
canaletto che costeggiava la strada.
Non furono fatti rilievi volti ad individuare eventuali impronte digitali sul
volante dell'auto non vi furono quindi riscontri in merito a questa teoria.
Lorenzo Allegranti riferì inoltre d'aver ricevuto alcune telefonate nei
giorni successivi il duplice delitto. "Una voce senza accento toscano,
non certamente quella di Pacciani nè di Vanni che voleva sapere se
Mainardi prima di morire aveva detto qualcosa." Una voce che l'aveva
minacciato di morte e che lo aveva tormentato anche due anni dopo, nel
luglio del 1984, mentre si trovava in vacanza a Rimini.
La sua testimonianza durante il processo a Pietro Pacciani fu
scarsamente considerata poichè secondo il PM Paolo Canessa,
Lorenzo Allegranti era "stato vittima di una burla".

SILVANO GARGALINI

Nel giugno del 1982, quando avvenne il duplice omicidio di Antonella


Migliorini e Paolo Mainardi, era l'unico infermiere diplomato che giunse a
bordo dell'ambulanza della Croce d'oro. Durante il processo a carico di
Mario Vanni, il 19 dicembre 1997, dichiarò d'esser giunto sul luogo
dell'omicidio e d'aver notato Paolo Mainardi in stato incosciente sul
sedile posteriore accanto ad Antonella Migliorini. Disse d'aver forzato la
portiera dell'auto con una leva per estrarre il ragazzo assieme a Lorenzo
Allegranti e Paolo Ciampi e d'aver constatato un seppur flebile battito
cardiaco appoggiando le dita sulla sua giugulare.
Rif.1 - Storia delle merende infami pag.396

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PAOLO CIAMPI

Nel 1982, quando avvenne il duplice omicidio di Antonella Migliorini e


Paolo Mainardi, aveva iniziato da poco a fare il volontario presso la
Croce d'oro. Durante il processo a carico di Mario Vanni, il 19 dicembre
1997, dichiarò d'esser giunto sul luogo dell'omicidio e d'aver notato
Paolo Mainardi in stato incosciente sul sedile posteriore con la testa che
toccava il cadavere di Antonella Migliorini. Disse d'aver estratto il
ragazzo dall'auto assieme a Lorenzo Allegranti e Silvano Gargalini.
Rif.1 - Storia delle merende infami pag.397

Marco Martini
Nel giugno del 1982, quando avvenne il duplice omicidio di Antonella
Migliorini e Paolo Mainardi, aveva diciassette anni ed era volontario
presso la Croce d'oro di Montespertoli. Giunse a bordo dell'ambulanza
che fornì i primi soccorsi ai due ragazzi nella Fiat 127. Al quotidiano
"Paese Sera" rilasciò le dichiarazioni che seguono: "Ricordo benissimo
che per togliere il corpo di Paolo dalla macchina, abbiamo dovuto
spostare in avanti i sedili anteriori. Lui stava seduto accanto ad
Antonella su quelli posteriori".
Rif.1 - Paese Sera - 21 giugno 1982 pag.5
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Graziano Marini e Concetta Bartalesi
La sera del 19 giugno 1982 accorsero sul luogo del duplice omicidio di
Montespertoli per fornire soccorso a Antonella Migliorini e Paolo
Mainardi. Furono sentiti il 19 dicembre 1997, durante il processo ai
presunti complici del "mostro di Firenze". Riferirono che il Mainardi stava
sul sedile anteriore, "accanto alla ragazza morta".
Rif.1 - Storia delle merende infami pag.398

Adriano Poggiarelli
La sera del 19 giugno 1982 accorse sul luogo del duplice omicidio di
Montespertoli per fornire soccorso a Antonella Migliorini e Paolo
Mainardi. Queste le sue dichiarazioni ad un giornalista de "La Nazione" :
"Siamo passati di lì ed abbiamo notato la macchina con la coda infilata
nella cunetta laterale e sulle prime abbiamo pensato che si trattasse di
un'auto abbandonata. Poi siamo arrivati a Baccaiano per cercare
qualcuno della società sportiva, ma il bar dove si radunano di solito tifosi
e giocatori era chiuso. Così siamo tornati indietro ed abbiamo pensato
di fermarci per dare un'occhiata. Lei era morta, si capiva subito, invece
lui, respirava ancora. Poi s'è fermata un'altra auto con due fidanzati che
ci hanno detto di aver sentito dei colpi, come degli spari. Abbiamo visto
il vetro anteriore dell'auto forato dalle pallottole, allora siamo corsi a
chiamare i carabinieri mentre gli altri hanno fatto venire l'ambulanza."
Durante il dibattimento nel processo ai presunti complici del "mostro di
Firenze" non fu chiamato a fornire la sua testimonianza.
Rif.1 - La Nazione - xx giugno 1982 pag. xx
Altri Testimoni furono : Mario Di Lorenzo, Stefano Calamandrei, Monica
Del Maschio, Rosanna Campatelli, Francesco Carletti, Fabio Temestini
e Luca Sieni. Solo alcuni di loro furono ascoltati durante il dibattimento
nel processo ai presunti complici del "mostro di Firenze".
Rif.1 - Storia delle merende infami pag.398

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