la Bismarck!
CONOSCERE LA
LORENZO
IL MAGNIFICO
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CELLINI
DONATELLO
MACHIAVELLI
MICHELANGELO
LEON BATTISTA
ALBERTI
RINASCIMENTO
L’ETÀ D’ORO ITALIANA
Thug, tagliatori di teste Roma contro Cartagine
dell’India misteriosa per il dominio del mondo
In onore della dea Kali, decapitavano Una sfida durata tre guerre
e smembravano gli ignari pellegrini tra due culture diverse in tutto
Francesco I di Francia visita
lo studio di Benvenuto Cellini,
che sta realizzando una statua per
lui, in un quadro di Alexandre-
Evariste Fragonard. Il monarca
francese, noto anche per aver dato
asilo a Leonardo da Vinci, fu il
primo re straniero a invaghirsi del
Rinascimento, imponendo il nuovo
gusto italiano nel suo Paese.
Editoriale
Quando l’Italia
stupiva il mondo
«I
n questo periodo meraviglioso per l’Italia, che durò circa un ordinari, insieme a tanti altri le cui opere riempiono i musei di
secolo, compreso tra la seconda metà del Quattrocento e la mezzo mondo, vissero tutti nell’arco di un paio di generazioni e
prima del Cinquecento, sembrerebbe che, per qualche strana più o meno negli stessi luoghi. Insomma, come si verificò questo
ed insolita munificenza della fortuna, l’Italia desse una così miracolo italiano? Perché proprio da noi? Quali furono le circo-
ricca fioritura di genio, da esaurire in tale sforzo la sua stanze straordinarie che permisero una fioritura tanto eccezionale?
potenza creatrice.» Sono le parole di Evelyn Franceschi Marini, E potrebbero verificarsi ancora?
una storica dell’arte che per tutta la vita fu ammaliata dal Rina- Perché ciò avvenga, come vedremo, ci vorrebbe una combina-
scimento italiano. Trascorsi più di cent’anni da questa “dichiara- zione rarissima di condizioni politiche, sociali e culturali, che
zione d’amore”, molto è stato scoperto sulle ragioni per cui un tale per il momento sembra decisamente inverosimile. Ma la Storia è
miracolo artistico e culturale prese corpo proprio nel nostro Paese. prodiga di miracoli e quello italiano è un popolo talmente bizzarro
Il dossier di questo numero non racconta la storia di Leonardo, e indisciplinato che, anche solo per farla in barba alle probabilità,
Michelangelo e Raffaello, ma il motivo per cui questi artisti stra- potrebbe decidere di stupire il mondo per l’ennesima volta.
3
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I sogni segreti e i piani Scapparono e si Il corpo d’élite Usa, Le radici del conflitto I temi più controversi Saghe, storia, imprese,
per conquistare nascosero, ma la i suoi metodi e i suoi più importante dopo e dibattuti dall’alba leggende e scorrerie
il Reich e il mondo giustizia li raggiunse innumerevoli successi le guerre mondiali dei tempi a oggi dei guerrieri del Nord
30
6 Memorie personali 52 Preistoria
Manda le tue foto L’enigma
Alla scoperta del passato delle megalopoli
attraverso le foto dei lettori Città popolose sorsero, in tempi
48 I Thug
80 Storia & Storie 70
Tagliatori di teste Libri, mostre,
La setta più crudele dell’India film, serie tv
QUESTA CARTA
RISPETTA 5
L’AMBIENTE
Memorie personali
Tutte le famiglie conservano un tesoro di fotografie storiche,
testimoni di piccole o grandi avventure, di personaggi
da non dimenticare. Queste pagine sono a disposizione Inviate testi e scansioni
di chiunque voglia raccontarne la storia, ricercarne delle vostre foto all’e-mail:
i protagonisti e condividere con gli altri lettori cls@conoscerelastoria.it
un frammento di vita del nostro Paese.
6
Le bambole hippy degli anni Set tanta
L’ altro giorno, sfogliando alcuni fumetti
ritrovati in cantina (roba mia e di mio
fratello Andrea), ho notato le pagine pubbli-
citarie di queste bambole. Molto moderne, sia
le pagine che le bambole, ma di cui non mi
ricordavo assolutamente. Probabilmente una
delle tante concorrenti della Barbie che hanno
avuto poca fortuna. Però mi sembra davvero
originale l’idea di dare a ciascuna di loro una
personalità e addirittura un riferimento foto-
grafico reale (probabilmente modelle arcinote
all’epoca). Straordinariamente attuale il fatto
che alla mora e alla bionda si accompagnasse
già anche una bambola di colore.
Giulia Corradi, Brescia
7
Fino all’entrata in servizio della giapponese Yamato,
nel dicembre 1941, la Bismarck era considerata
la corazzata più potente del mondo. Nella pagina
a fronte, il berretto di un ufficiale della nave.
8
Churchill non poteva permettere che la nave
ammiraglia tedesca, orgoglio di Hitler, scorrazzasse
impunemente per l’Atlantico. Ecco perché organizzò
la più grande caccia marittima della Storia
Alessio Sgarlato
V
arata il 14 febbraio era lo stesso con cui agivano i sottoma-
1939 ad Amburgo, rini tedeschi: isolare l’Inghilterra, la più
alla presenza di grande potenza navale al mondo nonché
Hitler e di tutti i la nemica giurata del regime nazista, dai
maggiori esponenti rifornimenti americani e coloniali, fonda-
dei quadri militari tedeschi, la Bismarck mentali per la sua sopravvivenza.
era la corazzata destinata a trasformare la La prima volta che la Marina britannica
Kriegsmarine in una potenza navale mo- aveva teso una trappola a questa nave e
derna. La nuova ammiraglia era “inaffon- alla sua scorta, l’incrociatore pesante Prinz
dabile” nelle aspettative del Führer, e con Eugen, la squadra inglese aveva avuto la
essa la Germania avrebbe assunto il con- peggio: il vecchio ma ancora affidabile
trollo dell’Atlantico del Nord. L’intento incrociatore da battaglia Hood, sopranno- ®
9
La caccia alla Bismarck
Inaffondabile (o quasi)
P er aggirare i limiti sul riarmo navale imposti dal Trattato di Versailles
dopo la sconfitta subita nella Grande Guerra, la Germania progettò una
classe di navi da battaglia per due unità: la Bismarck (nel disegno) e la Tir-
disposta strategicamente in modo che le barriere più robuste avvolgessero
i punti vitali; inoltre, le navi raggiungevano la velocità formidabile di 30 nodi
(55,56 km/h) grazie a tre gruppi turboriduttori alimentati da 12 caldaie.
pitz. Dovevano superare in qualità i vascelli della Royal Navy, il cui numero, Questi temibili vascelli furono subito oggetto di violenti attacchi da
per una Marina in via di ricostruzione come quella tedesca, era irraggiun- parte degli Alleati. Dopo il tragico destino della Bismarck, la Tirpitz com-
gibile. Queste nuove navi tedesche, da 50.300 tonnellate a pieno carico, batté tutta la guerra, con pochi successi e soggetta a continui assalti,
erano armate con 8 cannoni da 380 mm, distribuiti su 4 torrette, e nume- compreso uno effettuato da mini-sommergibili. L’ultima aggressione, nel
rosi pezzi di calibro minore; la corazzatura era spessa tra i 100 e i 220 mm, 1944, avvenne per mezzo delle nuovissime bombe Tallboy da 5.400 kg.
10
Nel 1960 fu girato
il film Affondate Un affidabile trabiccolo
la Bismarck! La parte
dell’ammiraglio A ll’inizio della guerra, l’aerosilurante Fairey
Swordfish della Marina inglese, un bipla-
no metallico rivestito in tela, sembrava già un
Matapan, in acque greche, questi aerei con-
tribuirono all’affondamento dell’incrociatore
Pola. L’arma principale dello Swordfish era
Shepard fu affidata modello sorpassato. I piloti lo soprannomina-
rono “string bag”, retina della spesa, proprio
un siluro da 760 kg, che veniva lanciato dopo
una picchiata da 1.500 m, a 5,5 m di quota.
a Kenneth More. per il suo aspetto leggero,
fragile e traballante. Eppure,
servì egregiamente in tutti
quante a convergere verso l’Atlantico centrale. i teatri aeronavali in cui la
Alle ore 14,40, l’ammiraglio inglese John Royal Navy fu coinvolta: la
Tovey diede ordine al comandante della 2ª Manica, l’Atlantico e il Me-
Divisione incrociatori, che scortava la por- diterraneo. Conseguì ottimi
taerei Victorious, di mantenere una distan- successi sia nell’avvista-
za non inferiore alle 150 miglia (278 km) mento sia nel siluramento,
dalla Bismarck, allo scopo di consentire il in scenari quali la battaglia
decollo dei pochi aerei disponibili: nove di Narvik e la caccia alle
aerosiluranti Swordfish e sei caccia Fulmar. navi da battaglia tedesche
L’inseguimento, in condizioni del clima e nell’Atlantico, e si distin-
del mare del tutto sfavorevoli, proseguì per se anche contro la Regia
l’intera giornata con un solo incontro: la Marina. Soprattutto durante
Bismarck aprì il fuoco contro gli inglesi, il bombardamento sul porto
tra le 18 e le 19, per distogliere l’attenzione di Taranto, la notte tra l’11
dalla ritirata della Prinz Eugen che, a corto e il 12 novembre 1940,
di carburante, si stava allontanando verso quando colpì duramente
sud. Passata da dieci minuti la mezzanot- la nuova corazzata italiana
te, dopo aver più volte perso e ritrovato la Littorio e la vecchia Cavour.
localizzazione dell’ammiraglia tedesca, gli Nella battaglia di Capo
inglesi lanciarono finalmente il primo attac-
co aereo, ma senza risultati degni di nota:
Churchill con Stafford Cripps e l’ammiraglio un solo siluro colpì la murata della corazza-
John Tovey, sul ponte della King George V ta, senza infliggere seri danni.
a Scapa Flow, Scozia, l’11 ottobre 1942. Il comandante della Bismarck, ammira-
glio Johann Günther Lütjens, temeva che il
giorno successivo gli aerosiluranti sarebbero
tornati all’attacco con maggiore insistenza,
quindi tentò di far perdere le tracce inver-
tendo la rotta e mettendosi alle spalle dei
suoi inseguitori: la corazzata scomparve per
un po’ dai radar e il 25 maggio trascorse
senza che venisse individuata.
L’avvistamento
Alle 10,30 del 26 maggio, un idrovolante
Catalina di base a Lough Erne, in Irlanda del
Nord, avvistò la Bismarck a circa 700 mi-
glia (1.300 km) dalla costa bretone e a sole
130 miglia di distanza dalla King George V.
Tovey stimò che la corazzata tedesca fosse
intenzionata ad attraccare a Brest (in mano
ai tedeschi) la sera del 27 maggio. Nel frat-
tempo, la sua squadra avrebbe dovuto rior-
ganizzarsi per problemi di autonomia: due
delle navi più potenti della squadra, la Prin-
ce of Wales e la Repulse, furono rimandate
indietro con il poco carburante residuo. Per
l’attacco finale, Tovey poteva contare anco-
ra sulle corazzate King George V e Rodney,
sulla portaerei Ark Royal, su due incrociatori
pesanti (Norfolk e Dorsetshire), uno leggero
(Sheffield) e sette cacciatorpediniere.
Alle ore 14,50 partì il primo, fallimentare ®
11
La caccia alla Bismarck
attacco degli aerosiluranti Swordfish im- può più manovrare. Combattiamo fino all’ul-
12
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Affondamento Hood, Prince of Wales, 6 cacciatorpediniere Bergen
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Hood
Home Fleet Scapa Flow
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(Gotenhafen)
Rodney
2 Affondamento
Bismarck
Edinburgh Brest
Il 18 maggio 1941
la Bismarck lascia 3
il mar Baltico per
l’oceano Atlantico.
1. Il giorno 24 Prinz Eugen
Dorsetshire
la Bismarck affonda
la Hood nello stretto
di Danimarca. 3
For
2. L’incrociatore
z
Suffolk incomincia
aH
l’inseguimento.
3. La Bismarck
viene affondata il 28
maggio 1941, 650 km Gibilterra
a ovest di Brest.
potuto trovare rifugio), valvole di presa d’acqua marina per far af-
chiese alla Spagna di fondare la nave. Alle ore 10,36, la corazzata
Franco di inviare navi in Bismarck si rovesciò e colò a picco.
soccorso dei naufraghi. Oltre cento marinai furono soccorsi da
due navi inglesi ma, dopo un’ora, l’operazio-
L’ultimo girotondo ne di salvataggio fu bruscamente interrotta
Alle ore 8 del 27 maggio, l’in- dalla notizia della presenza di un U-Boot. I
crociatore Norfolk ritrovò e illuminò la tedeschi proseguirono le ricerche di super-
Bismarck con un proiettore, e meno di un’ora stiti fino alle 22,35 del 28 maggio, quando
dopo le corazzate britanniche King George V avvistarono le due luci rosse di una zattera
e Rodney aprirono il fuoco sul vascello tede- con alcuni naufraghi. Nell’affondamento
sco da una distanza inferiore alle 10 miglia. della Bismarck avevano perso la vita 2.091
Due ore più tardi, la corazzata tedesca era dei circa 2.200 uomini a bordo.
in fiamme e i suoi cannoni avevano cessa- L’ammiraglio John Tovey commentò così
to il fuoco. Ma galleggiava ancora: alcuni il successo: «Con il più valoroso dei com-
marinai si buttarono a mare, eppure la nave battimenti, quando tutte le condizioni erano
rimaneva con la bandiera al vento, segno a suo sfavore, la Bismarck si è dimostrata
che non aveva intenzione di arrendersi. To- degna degli anni d’oro della Marina impe-
vey ordinò il cessate il fuoco di batteria e riale tedesca ed è colata a picco con la ban-
annullò l’ultimo attacco aereo di Swordfish, diera ancora alta». Poteva permettersi questo
già pronti sul ponte della Ark Royal; diede gesto di cavalleria: la Royal Navy aveva
invece ordine a tutte le navi che avessero dimostrato la propria superiorità sull’avver-
ancora siluri a bordo di lanciarli per affon- sario attraverso due innovazioni belliche
dare la Bismarck, prima di allontanarsi e determinanti: il radar e l’attacco aeronavale.
fare ritorno in Gran Bretagna. Dopo la sconfitta, la Kriegsmarine poteva
Sulla corazzata tedesca, ormai martoriata, ancora contare su unità di superficie moder-
il comando era passato al capitano di va- ne e potenti, ma cominciò a mobilitarle sem-
scello Ernst Lindemann. Nessuno conosce le pre meno, e la lunga permanenza in porto
circostanze precise della morte dell’ammira- finì per condannare alcune tra le migliori al-
glio Lütjens, ma si ritiene che sia stato uc- lo stesso destino della Bismarck. Il compito
ciso da una salva da 356 mm sparata dalla di far strage dei rifornimenti alleati divenne
King George V, che aveva distrutto il ponte. appannaggio dei soli U-Boot, che continua-
Il fuoco dei cannoni da 406 mm Il nuovo ufficiale in comando, dopo aver rono a infestare le acque atlantiche, con al-
della corazzata inglese Rodney. subito altri colpi, diede ordine di aprire le terni risultati, fino all’estate del 1943. n
13
14
Cesare Delinquenti
Lombroso si nasce!
O
Nella seconda metà ggi sono in pochi a ricordarsi di Paolo
Marzolo, straordinaria figura di medi-
dell’Ottocento, un medico co e linguista dell’Ottocento, studente
di filosofia a soli 14 anni, laureato
veronese elaborò una teoria in medicina a 22, docente e autore di
rivoluzionaria che toglieva numerosi lavori d’importanza fondamentale
nel campo della filologia. Ma il successo
ai criminali ogni possibilità più noto di Marzolo fu aver spinto il quin-
dicenne Marco Ezechia Lombroso ad ab-
di riscatto, ma forniva (così bandonare le scuole pubbliche per coltivare
privatamente la propria istruzione. Senza di
si pensava) nuove armi lui, Marco Ezechia non avrebbe intrapreso
gli studi di medicina e non sarebbe diven-
alla lotta contro il crimine tato il padre dell’antropologia criminale con
il nome di Cesare Lombroso.
Alessandra Colla
Gli anni della formazione
Lombroso nacque a Verona il 6 no-
vembre 1835, in una famiglia di
ebrei osservanti. La frequenta-
zione del cugino David Levi,
patriota mazziniano, e del
geniale Paolo Marzolo si
sommò al contesto storico
in cui trascorse gli anni
giovanili: era l’epoca del
positivismo filosofico di
Saint-Simon e di Comte,
che proclamavano la fidu-
cia nella ragione e l’esal-
tazione della scienza
contro la metafisi- ®
15
Cesare Lombroso
ca, nel quadro di una società borghese solida- tamentali. Ormai, più che la cura dei corpi,
mente ordinata e orientata al progresso. lo interessava la cura del cervello, nel quale
Nel 1853, Lombroso s’iscrisse alla facoltà si annidavano i misteri del comportamento
di Medicina nella prestigiosa Università di umano, e i suoi studi si volsero all’antropo-
Pavia. In quegli anni coltivò un amore in- logia, alla psichiatria e alla criminologia.
felice che lo spinse ad allontanarsi per un
po’ dall’Italia; s’iscrisse, così, alla facoltà di Le prime intuizioni
Medicina a Vienna, dove insegnava Karl von Nel 1861 l’Italia divenne una nazione unita,
Rokitansky, luminare di anatomia patologi- ma soltanto sulla carta. Il governo sabaudo
ca. Qui Lombroso venne a conoscenza del dovette fare presto i conti con il brigantaggio
metodo viennese, empirico e diversissimo da del Sud, un problema che si sarebbe rivelato
quello accademico insegnato a Pavia: gli stu- di difficile soluzione. Nel 1862 Lombroso,
denti non si limitavano a seguire le lezioni già medico militare dal 1859, al tempo della
in aula, ma venivano condotti nelle cliniche Seconda guerra d’indipendenza, fu al seguito
e negli ospedali, a stretto contatto con i pa- dell’esercito in Calabria per la repressione del
zienti, in un approccio diretto con le malattie fenomeno. Qui rimase impressionato da quelle
che consentiva loro di verificare sul campo «terre primitive, imo dell’igiene e della medi-
quanto apprendevano sui libri. cina, abitate da uomini rozzi, incolti»: parole
Lombroso tornò a Pavia nel 1856 per de- che oggi potrebbero suonare politicamente
dicarsi allo studio del cretinismo, una defi- scorrette, se a vent’anni di distanza l’inchiesta
cienza mentale e fisica dovuta alla carenza del deputato Stefano Jacini, conclusa nel 1882,
di iodio, all’epoca particolarmente diffusa non avesse denunciato le terribili condizioni
nel Regno Lombardo-Veneto: fu questo l’og- di arretratezza in cui ancora vivevano ampi
getto della sua tesi di laurea, brillantemente strati di popolazione nel Mezzogiorno, ma an-
discussa il 13 marzo 1858. Lo studio di che in alcune zone del Nord Italia.
quella patologia lo mise in contatto con le Nel 1863, lasciato l’esercito, Lombroso
condizioni di vita delle popolazioni valli- rientrò nell’ambiente accademico, tenendo
giane, suggerendogli le prime intuizioni sul corsi di “clinica delle malattie mentali” a Un prontuario di volti che, secondo Lombroso,
legame tra ambiente e alterazioni compor- Pavia. L’anno seguente pubblicò Genio e fol- predisporrebbero al crimine e all’antisocialità.
16
L’uomo delinquente (1876),
uno dei testi fondamentali
pubblicati da Lombroso.
17
Cesare Lombroso
A sinistra, una scheda di Alphonse Bertillon: lo studioso
francese, negli stessi anni di Lombroso, ideò un sistema
antropometrico per l’identificazione sicura dei criminali.
18
Un museo per Cesare Lombroso
F ondato nel 1876 dallo stesso Lombroso, il Museo di antropologia criminale a
lui dedicato (nella foto) fa parte del circuito museale dell’Università degli Studi
di Torino. Raccoglie una vasta e affascinante collezione di teschi, scheletri, schede
biografiche e foto segnaletiche di criminali, opere d’arte realizzate da carcerati e
malati mentali. C’è anche il plastico del carcere statunitense di Philadelphia, edi-
ficato secondo la teoria del “panopticon”, ideata da Jeremy Bentham a fine Sette-
cento per tenere sott’occhio tutti i prigionieri da un unico punto di osservazione.
Il museo è stato recentemente oggetto di controversie, sia legate ad alcuni
reperti umani conservati, di cui si è richiesta la dismissione, sia sulla base delle
critiche rivolte alla figura dello stesso Lombroso e alla sua opera.
Il museo si trova a Torino, in via Pietro Giuria, 15. Apre tutti i giorni, eccetto la
domenica, dalle 10 alle 17,30. Per informazioni: www.museolombroso.unito.it.
19
Cover Story
ENTO
CIM
R INAS
L’ETÀ
DELL’ORO
ITALIANA Se l’Impero Romano rese grande l’Italia nei tempi
antichi, fu il Rinascimento a darle la massima gloria
nell’età moderna. Dall’impareggiabile Firenze
del Magnifico alla superba Roma dei papi, dalla Milano
di Leonardo alla Venezia di Tiziano: la penisola
brulicava di pittori, scultori, geni e mecenati.
Da dove venne tanta magnificenza? E perché tutto
ciò vide la luce proprio nel nostro Paese?
di Valerio Sofia
20
La creazione di Adamo di Michelangelo, nella Cappella Sistina (1511).
Nella pagina a fronte, la città ideale in un’opera umbra del 1490 ca.
F
u lo scrittore e pittore Giorgio Vasari, nel Cin- nella nostra penisola? Che cosa permise di vedere
quecento, il primo a parlare di “rinascita” del- in azione quasi contemporaneamente e in un ter-
la cultura nella sua epoca. Anzi, per lui que- ritorio circoscritto geni assoluti come Donatello e
sta resurrezione del gusto, delle arti e della Brunelleschi, Botticelli e Palladio, Piero della Fran-
civiltà era cominciata nel Trecento con Giotto, cesca e Masaccio, ma anche Machiavelli e Leon
e ora, dopo il genio di Michelangelo, sembrava Battista Alberti? Molti di loro si conoscevano bene
accennasse già a tramontare. Oggi gli studiosi ed ebbero perfino modo di lavorare spalla a spalla.
articolano in modo più complesso l’incomparabile
periodo della storia dell’arte che chiamiamo Rina- L’arte fu solo l’inizio
scimento, ma nessuno discute il fatto che sia stato E non è finita qui, perché il Rinascimento fu
un fenomeno tutto (o quasi) italiano. Una fioritura anche il tempo di Cristoforo Colombo e dei grandi
così sublime e concentrata da influenzare radical- esploratori italiani, così come italiani erano tanti
mente e per sempre l’intera cultura europea. medici, filosofi e scienziati dell’epoca. La passione
Il periodo storico è quello che va dalla fine del creativa dell’uomo per il mondo che lo circondava,
Medioevo all’inizio dell’età moderna. L’area ge- la curiosità di indagare e rappresentare il cosmo in
ografica interessata comprende tutta l’Italia, ma modo nuovo non si fermarono certo all’arte.
in particolare Firenze, Roma, la Lombardia e il Si trattò senza alcun dubbio di un’epoca d’oro,
Veneto, per poi oltrepassare i confini regionali e in cui principi e mecenati investivano le loro
linguistici e dilagare in Europa. La stessa parola ricchezze in arte e cultura, permettendo agli ar-
“Rinascimento” fa subito pensare a una grande tisti di dar vita a capolavori eterni che avrebbero
ripresa di glorie e bellezze passate, come una luce cambiato per sempre il nostro modo di vedere il
di straordinario fulgore dopo un’epoca oscura. In mondo. Venivano rappresentati e costruiti città
realtà, oggi nessuno mette più il Rinascimento in ideali e luoghi perfetti, così come si studiò il
opposizione al Medioevo; anzi, si è concordi nel modo migliore di applicare il buon governo: il
ritenere che lo splendore rinascimentale fu il risul- Rinascimento, infatti, fu anche un’epoca di pro-
tato delle basi gettate durante i secoli precedenti. sperità diffusa (non per tutti, certo, ma per molti),
Ma sebbene le sue radici siano tanto profonde da di cambiamenti, opportunità e riforme politiche,
affondare nei secoli, stiamo parlando di un frutto economiche, religiose e sociali. Fu il tempo che
che maturò in uno spazio e in un tempo limitati. vide l’alba dei grandi Stati nazionali, a partire
1.500 anni dopo la Roma dei Cesari, l’Italia tornò da Francia, Spagna e Inghilterra. E fu il periodo
a essere il centro del mondo, lasciando un segno in cui l’orizzonte mondiale venne allargato alle
imperituro (e probabilmente mai più eguagliato) Americhe, all’Asia e all’Africa. Tutto questo ebbe
nella storia universale. Quale fu il seme di un feno- un epicentro ben preciso, un luogo unico d’ispira-
meno tanto speciale? E perché si sviluppò proprio zione ed emanazione: la penisola italiana. ®
21
Cover Story: L’età dell’oro italiana
SIAMO NUOVI
PERCHÉ SIAMO
ANTICHI
Fu la riscoperta delle vestigia romane a porre le basi per l’uscita
dal Medioevo: per rinnovarsi, la cultura si volse indietro e guardò
agli splendori dei Cesari e al pensiero illuminato dei Greci
S
e vogliamo capire perché il Rinasci- lo romano, ma anche la medicina, l’architet-
mento esplose in tutta la sua magnifi- tura, l’oratoria e tante altre scienze e arti.
cenza proprio in Italia, allora dobbiamo Con l’Umanesimo, il culto degli antichi
guardare al nostro passato più remoto. Per raggiunse il culmine e alimentò un fervore
quanto i “secoli bui” dell’alto Medioevo che ebbe effetti concreti, primo fra tutti la
avessero troncato di netto le radici del mon- riscoperta di importanti testi del passato, che
do classico greco-romano, la nostra penisola gli amanuensi avevano gelosamente salvato
pullulava ancora di vestigia straordinarie. ma che erano rimasti nascosti nelle biblio-
Dal Duecento in poi, il movimento di ri- teche dei monasteri. Uomini dottissimi del
scoperta delle antichità si fece sempre più calibro di Francesco Petrarca e Giovanni
convinto e autorevole, ed ebbe poi la fortu- Boccaccio, insieme a molti altri, dedicarono
na di trovare successive spinte. i loro sforzi a recuperare gli antichi scritti e
a ridare loro vita, reinterpretandoli in modo
I tesori degli umanisti puntuale e realistico e non più allegorico,
Già dopo l’anno Mille erano sorte, soprat- come si usava fare nei secoli che li avevano
tutto in Italia, le prime università (lo Studium preceduti. Agli inizi del Quattrocento, Pog-
di Bologna è addirittura precedente), che gio Bracciolini, che in qualità di segretario
avevano concentrato l’attenzione proprio sugli apostolico aveva facoltà di viaggiare in tutta Petrarca, Boccaccio e Dante (i tre al centro)
scritti e le opere latine. Se n’erano giovati il Europa, si impegnò a scovare libri antichi in assieme a studiosi molto più tardi, come
Ficino, in un quadro del Vasari del 1505 ca.
diritto, che aveva riscoperto i vertici di quel- ogni angolo del continente: un altro elemento
L’ influenza degli
antichi non fu solo
un’ispirazione astratta.
si rifece alle loro raffigurazioni
di esseri ibridi e decorazioni
geometriche e naturalistiche
farne il centro gravitazionale di tutto ciò che
riguardava il mondo antico. Un momento cru-
ciale fu rappresentato dalla caduta di Costan-
Lo dimostra il caso degli (come quelle nella foto) per tinopoli in mano turca, nel 1453: fu allora
affreschi della Domus creare uno stile che avrebbe che molti sapienti e studiosi greci cercarono
Aurea a Roma. Alcune caratterizzato i suoi lavori rifugio altrove, portando con sé conoscenze
sale della reggia di Nero- nelle Logge Vaticane e a Villa e manufatti preziosi risalenti all’antica Gre-
ne a Colle Oppio furono Madama e che, proprio per cia. Questi dotti bizantini, perlopiù, scelsero
riscoperte già nel 1480, questo, sarebbero state deno- come meta l’Italia, sia per affinità naturale e
sebbene fossero ritenute minate “grottesche”. interesse culturale, sia perché Roma, Venezia
ambienti del palazzo di Come lui, s’introdusse- e Genova avevano intrecciato rapporti pro-
Tito. I maggiori artisti del ro negli antri della Domus fondi e consolidati con l’Impero d’Oriente.
tempo si trasformarono in Aurea altri rinomati artisti,
avventurosi speleologi per quali Michelangelo, il Ghir- Meraviglie dissepolte
vedere quelle meraviglie e landaio, il Pinturicchio, il So- La riscoperta dei classici rappresentò un
trarne ispirazione. Raffael- doma e Filippino Lippi, che si importante momento di risveglio culturale,
lo fu l’esempio maggiore: facevano calare nelle “grotte” perché non si limitò al culto dei testi an-
visitò più volte le grotte e con l’ausilio di corde. tichi, ma li fece propri e se ne servì come
22
imo
L’Um anes
23
Cover Story: L’età dell’oro italiana
IL POTERE
La Pietà Vaticana,
di Michelangelo (1499),
capolavoro del nuovo
gusto scultoreo italiano.
A SERVIZIO
DELL’ARTE
L’Italia non aveva grandi sovrani,
ma una classe dirigente ricca,
colta, raffinata e ambiziosa,
che si batteva con le armi
della bellezza e dell’innovazione
A
l tramonto del Medioevo, la penisola era
il terreno ideale per far germogliare i
semi del Rinascimento, avendo caratteri-
stiche uniche in Europa. Per prima cosa, il
nostro era un Paese popoloso e ricco, e co-
me tale poteva permettersi il lusso e l’arte.
In Italia erano nate le banche e molti dei si-
stemi commerciali e finanziari che si stava-
no imponendo nel mondo. Dai prosperi Co-
muni mercantili del Medioevo alle ricchis-
sime Repubbliche marinare che dominavano
il Mediterraneo, fino alle grandi famiglie
di opulenti banchieri che con i loro prestiti
tenevano in pugno le più potenti monarchie
europee: quasi tutte le linee del potere con-
vergevano in Italia. Per non parlare della
24
Chiesa cattolica, tornata a un periodo di
fulgore grazie a una curia papale che, sia
pure spesso indegna dal punto di vista etico Firenze, culla di geni
e morale, brulicava di uomini intelligenti,
ricchi, colti e ambiziosi, desiderosi di erige-
re monumenti straordinari, in onore di Dio
e della propria gloria personale.
Il Paese delle cento città N on c’è dubbio che fu Firenze (sotto, il
Duomo) il luogo d’origine del Rinascimen-
to. Città ricca e tutto sommato pacifica, fatta
grandiosa trasformazione della città toscana.
Con Lorenzo de’ Medici si raggiunse l’apice
della potenza di Firenze e del suo sviluppo
Tutta questa ricchezza si sposava a una di banchieri prima ancora che di mercanti, artistico, che in quel periodo vide anche una
situazione politica molto particolare, che all’inizio del Quattrocento vide esplodere la qualche forma di sistemazione intellettuale.
in futuro avrebbe preteso un caro prezzo propria potenza e, insieme a essa, la propria Dopo la fase in cui la città fu dominata dal
dagli italiani, ma che in quel momento era creatività culturale. Erede di una già consolidata frate Girolamo Savonarola (durante la quale
la condizione ideale per far prosperare un cultura umanistica e artistica, la Firenze d’inizio l’arte ebbe comunque modo di rinnovarsi), fu
mondo di nuove meraviglie. In Italia si era secolo vide le novità proposte da Brunelleschi, sempre a Firenze che sbocciò il Rinascimento
infatti creato un equilibrio geopolitico tra Donatello e Masaccio, che non vennero accolte maturo, quello di Raffaello, Michelangelo e
Stati regionali, retti da ambiziose signorie subito con favore. Ma il seme era stato gettato Leonardo, anche se questi geni, in seguito,
o da patriziati. Mentre in Europa i grandi e, nel giro di pochi anni, si poté contemplare la andarono a cercare altrove ulteriori fortune.
sovrani concentravano le proprie energie
nell’erezione di Stati nazionali unitari sem-
pre più vasti e monolitici, impegnandosi in
conflitti lunghi e costosi (come la Guerra
dei Cent’anni tra Francia e Inghilterra) e
impiegando forze e denaro per reprimere
ogni moto regionalista ostile al potere cen-
trale, in Italia si visse un periodo di poli-
centrismo: la competizione tra i vari signori
si era spostata sul piano dell’opulenza,
della raffinatezza e dell’arte, prima ancora
che su quello militare.
Fu l’epoca d’oro del mecenatismo, una
realtà in cui in tutte le maggiori corti e le
più importanti città d’Italia impiegarono
notevoli risorse, per produrre bellezza e de-
stare invidia e ammirazione reciproche. Le
signorie eressero monumenti e decorarono i
palazzi con capolavori scultorei e pittorici.
Fu un’epoca impareggiabile, in cui l’intera
Firenze era un cantiere di meraviglie, in
Veneto si edificavano città ideali e i papi
davano il via alla più profonda rivoluzione pontifici più prestigiosi, lavorarono Miche-
urbanistica mai vissuta dalla Città Eterna. langelo Buonarroti (ma anche Botticelli,
Ma anche altre città, più o meno grandi e Pinturicchio, Perugino, Ghirlandaio), alla
potenti, come Milano e Ferrara, Mantova e Cappella Sistina, e Raffaello Sanzio, alle
Ravenna cambiavano pelle per risultare più Logge e alle Stanze Vaticane.
belle, più colte, più ricche delle loro rivali. La Repubblica di Venezia, a sua volta,
raccolse questi fermenti e, forte di una tra-
Tutto comincia dai Medici dizione artistica e di una prosperità che le
La munifica corte fiorentina dei Medici derivava dai secoli delle Crociate, si gettò
fu il primo terreno di coltura di questo definitivamente alle spalle la tradizione
fermento di rinnovamento artistico, seguita bizantina e diede il suo contributo al Rina-
presto da Roma, dove vennero impiegate scimento (con artisti del calibro di Tiziano
ingenti risorse in progetti faraonici (voluti, e Tintoretto, fra gli altri).
fra gli altri, da alcuni pontefici provenienti L’Europa, che si era distinta per il sorge-
o legati alla famiglia Medici). Il rifacimen- re delle cattedrali trecentesche, doveva ora
to della basilica di San Pietro è soltanto lasciare il passo all’inarrivabile genio ita-
l’esempio più luminoso di tutte le chiese liano. Tra le vecchie chiese in stile gotico
Ambasciatori bizantini donano una giraffa restaurate, abbellite o edificate in quel pe- e quelle nuove, come si accorsero tutti, era
a Lorenzo de’ Medici in un’opera di Vasari. riodo. E accanto a San Pietro, negli edifici stato ormai scavato un solco incolmabile. ®
25
Cover Story: L’età dell’oro italiana
La nascita di Venere di Botticelli (1485 ca.)
venne ispirata dai circoli filosofici fiorentini.
S
iamo abituati a pensare al genio come
a un individuo unico, che salta fuori
llievi
M aestri e a
all’improvviso, frutto miracoloso di una
fortunatissima combinazione genetica. Ma
basta volgersi alla storia del Rinascimen-
to, con la sua straordinaria concentrazione
di geni (quasi tutti nel ristretto territorio
dell’Italia, specialmente in Toscana), per
cambiare subito idea: come non pensare,
infatti, che vi sia qualche connessione fra
L e botteghe migliori erano quello dirette da un maestro importan-
te e affermato, tanto lungimirante da selezionare e istruire, senza
troppe gelosie, gli allievi più dotati. Firenze fu il luogo in cui tali
loro? Ciò che ha reso unica l’Italia di quei laboratori d’arte si concentrarono maggiormente. Andrea del Verroc-
secoli, differenziandola dal resto d’Europa, chio fece sì che nella sua scuola, oltre a pittura, scultura e architet-
è il vivacissimo scambio culturale che ha tura, si studiassero anche musica, ottica e botanica. Fu un grande
animato corti e città divise sul piano poli- artista, ma soprattutto ebbe il merito di perfezionare il talento di
tico, ma in continua relazione fra loro. Uno allievi del calibro di Botticelli (che studiò anche con Filippo Lippi),
scambio fatto non solo di idee e di concet- Perugino e Leonardo da Vinci (c’è la sua mano in quest’angelo uscito
ti, ma anche pratico e materiale. Gli artisti dalla bottega del Verrocchio nel 1470 ca). Anche Domenico Ghirlan-
operavano fianco a fianco nell’ambito di daio, oltre a essere un apprezzato artista, fu un ottimo insegnante:
botteghe di antica tradizione, collaborando a lui si deve l’istruzione pittorica di Michelangelo Buonarroti. Tra i
ma anche rivaleggiando tra loro. Per asse- maestri più illustri vi fu Raffaello, che pur non essendo mai egua-
gnare la realizzazione delle maggiori opere gliato dai suoi allievi (a lui si sarebbe ispirato il successivo stile del
d’arte pubbliche, che fossero architettoni- manierismo) “laureò” pittori del livello di Giulio Romano.
che, scultoree, pittoriche o di altro tipo, A Venezia, le botteghe più importanti della svolta rinascimentale fu-
venivano indette gare d’appalto: concorrenti rono quelle dei Vivarini e, soprattutto, di Jacopo Bellini e dei suoi figli.
26
ma anche amici e colleghi, gli artisti (e i
nate
Tecniche r affi
geni) si confrontavano e si scambiavano
conoscenze ed esperienze, litigando e co-
piandosi, discutendo e aiutandosi. Tutto ciò
aveva luogo all’interno da un’istituzione
di origine medievale, ma ancora piena di
vitalità e di risorse: la bottega. Gli artisti
erano prima di tutto artigiani, tecnici, ope-
ratori di laboratorio. Realizzavano le loro
N on bastava il genio per creare un capola-
voro rinascimentale. In quel periodo fer-
vevano anche le sperimentazioni, e il primato
opere imparando e sperimentando dai ma- dell’arte italiana deriva anche dallo sviluppo
estri della generazione precedente, ognuno di quelle tecniche e dal confronto serrato di
dei quali tramandava i propri segreti, che maestri e scuole intorno a quei temi.
andavano dalla preparazione dei colori allo In pittura si affermò una nuova compren-
stile artistico della sua tradizione. sione dello spazio, che portò alla realizzazio-
ne di opere molto diverse da quelle eseguite
Le botteghe, laboratori dell’estro dalle generazioni precedenti. I personaggi
La bottega rinascimentale era organizzata acquisirono corporeità, tridimensionalità,
come un’impresa, piccola o grande che fos- mentre i paesaggi alle loro spalle si animaro-
se, stimolata da un momento di eccezionale no per mezzo di una prospettiva sempre più
fervore del mercato. Un maestro dirigeva plastica e coinvolgente. Tutto ciò rendeva il
i lavori, concorreva agli appalti, distribu- soggetto del quadro sempre più vero prota-
iva gli incarichi e controllava la qualità gonista, e presto scomparvero dalle raffigu-
delle opere prodotte. C’erano squadre di razioni le decorazioni giudicare inessenziali.
lavoratori di vario livello e apprendisti che Lo spazio venne talvolta dominato da edifici
si presentavano ai membri di una corpora- disegnati che nulla avevano da invidiare
zione per imparare il mestiere ed esservi a quelli reali (come in questo Sposalizio
ammessi. Spesso si trattava di attività a della Vergine di Raffaello, del 1504), e anzi
conduzione familiare, ma non era raro ac- accadde che famosi architetti si affiancassero
cettare allievi promettenti che provenivano ai pittori. In questo periodo furono avviati
da ambienti diversi o da città lontane. anche importanti studi riguardanti la luce.
Così, geni assoluti dell’arte come Miche-
langelo o Raffaello, Leonardo o Tiziano,
furono prima di tutto dei giovani appren-
disti, cui veniva insegnato a mescolare i di scuole pittoriche, scultoree, orafe e ar-
colori, pulire i pennelli, scegliere le pietre, “Il Rinascimento chitettoniche, ma anche di geni ineguaglia-
realizzare disegni e cartoni. Era una sorta
di apprendistato scuola-lavoro, e fu suffi- non è stata un’epoca, bili. Grazie a un fenomeno rarissimo nella
Storia (il pensiero va solamente all’Atene di
ciente a sostenere la più grande rivoluzione
estetica che si fosse mai vista, trasforman-
ma un temperamento.” Pericle), nacquero e s’imposero personaggi
quali Michelangelo, Leonardo, Donatello,
do gli artigiani in artisti. In gran parte Ezra Pound Raffaello, Tiziano e altri, la cui statura e
d’Italia si assistette alla fioritura non solo originalità erano tali da farli emergere ben
al di sopra di tanti loro colleghi, che pure
erano artisti eccellenti.
Michelangelo espone i piani per le nuove mura
di Firenze al condottiero Francesco Ferrucci. Testa a testa con i potenti
In nessun altro Paese del mondo si può
osservare, in così poco tempo, una concen-
trazione tanto fitta di campioni assoluti, e
questo miracolo fu reso possibile dal fatto
che l’Italia brulicava di scuole e di botte-
ghe, di committenti e di contratti. Questi
colossi non furono altro che la massima
espressione dello splendore diffuso del Ri-
nascimento italiano. Personalità fuori del
comune, senza dubbio, dotate non solo di
talenti rarissimi, gusto sopraffino e abili-
tà straordinarie, ma anche di un carattere
forte. In un secolo che adorava la bellezza,
essi potevano permettersi, per la prima vol-
ta nella Storia, di presentarsi al cospetto
dei potenti a testa alta: erano uomini ca-
paci di litigare con papi e signori, che in
loro presenza facevano, sì, valere tutta la
loro potenza e ricchezza, ma con la consa-
pevolezza di avere a che fare con i principi
dell’arte, e non con semplici artigiani. ®
27
Cover Story: L’età dell’oro italiana
ITALIA, MAESTRA
D’EUROPA
Mentre la nostra penisola diventava terreno di scontro per gli eserciti
di Francia e Spagna, gli artisti italiani iniziarono a sedurre le grandi
corti europee. Gettando il seme di una rivoluzione inarrestabile
Il primato leonardesco
28
L’artista della politica
cio, dando vita a quella che viene chiamata Venezia: qui si rese conto di come in Italia
“scuola di Fontaineblau”. si fosse compiuto quel passaggio di status
A loro volta, gli artisti stranieri deside- (anche sociale) da artigiano ad artista che
ravano immergersi nel contesto culturale il resto d’Europa avrebbe atteso ancora per
italiano, intraprendendo viaggi di studio lungo tempo. Mentre gli eserciti stranieri
che anticiparono i futuri Grand Tour. Così s’impadronivano dei nostri territori, l’arte
fece l’artista tedesco Albrecht Dürer, che italiana conquistava i cuori e le menti degli
nel 1494-1495 e nel 1506-1507 soggiornò a europei, cambiandoli per sempre. n
29
un eroe
scomodo
Audace, sfrontato e apertamente ribelle, il “gerarca aviatore”
del fascismo divenne così popolare da fare ombra allo stesso Duce.
Ma una morte prematura (e ancora misteriosa) lo spazzò via dalla scena
Alessandra Colla
M
olti gerarchi fa- atteggiamento. Con lui, il
scisti erano fascio ferrarese divenne
avventurieri il più efficiente d’Ita-
in cerca di lia, mentre le squadre
facile gloria, iniziavano a godere
e agli inizi Italo un po’ dovunque
Balbo parve essere dell’appoggio delle
uno di costoro, pri- forze armate. Tra il
vo di scrupoli. Ma 24 e il 25 marzo di
con il passare del quell’anno, deciso a
tempo, Balbo mani- vendicare la morte
festò la tempra del di uno squadrista,
capitano di ventura Balbo invase la citta-
rinascimentale, impo- dina di Portomaggiore
nendosi come condot- con 4.000 armati, sotto
tiero: fu proprio questa la protezione della poli-
la causa della sua fortuna zia. Fino all’estate percorse
e della sua rovina. con le sue squadre le provin-
Nato nel 1896 a Ferrara, Italo ce emiliane, piegando con ogni
Balbo uscì dalla Prima guerra mon- mezzo le ultime resistenze delle leghe
diale con il grado di capitano, due Medaglie contadine controllate dal Partito Socialista.
d’Argento e una di Bronzo. Era imbevuto di
ideali mazziniani. Nel 1920 si laureò in Scien- Squadristi contro Mussolini
ze sociali, a Firenze, proprio con una tesi sul Nell’agosto di quel 1921, però, Mussolini
fondatore della Giovine Italia. Contrario alla si fece promotore di un patto di pacificazione
violenza squadrista, almeno agli inizi, aderì al con i socialisti, nel tentativo di arginare le
fascismo e poi, quando l’Associazione agraria violenze che scuotevano il Paese; ma il vero
lo richiamò nella sua Ferrara per affidargli il obiettivo era la smilitarizzazione delle squadre
comando delle squadre locali, nel 1921 diven- per garantire al fascismo l’ingresso in Par-
ne segretario del fascio, mutando radicalmente lamento. Furono soprattutto i capi squadristi ®
30
Italo Balbo (colorato) con gli squadristi ferraresi nel 1921. Erano gli anni in cui i fascisti si opponevano, spesso anche con la violenza, ai socialisti,
ai sindacalisti e ai popolari. Nel tondo della pagina a fronte, il Balbo pioniere dell’aria degli anni Trenta, ammirato e rispettato anche all’estero.
31
Italo Balbo
gli uomini
del duce
è in edicola
L’ articolo che pubblichiamo è tratto dal
numero speciale Gli uomini del Duce,
ora in edicola (Sprea Editori, euro 9,90).
114 pagine interamente dedicate ai gerar-
chi, ai ministri, ai militari e agli intellettuali
che favorirono l’ascesa di Mussolini al gover-
no e che permisero al fascismo di governare
il nostro Paese per vent’anni: dalla Marcia
su Roma del 28 ottobre 1922 alla seduta
del Gran Consiglio che sfiduciò il Duce, il 25
luglio 1943. E anche oltre, per coloro che
scelsero di seguire Mussolini nella disperata
avventura della Repubblica Sociale Italiana.
Puoi acquistare il volume anche online
o in formato pdf su: www.sprea.it.
32
23 giugno 1927: Mussolini in persona
consegna il brevetto di pilota a Balbo.
33
Italo Balbo
34
Balbo con i galloni di maresciallo dell’Aria,
titolo creato per lui il 13 agosto 1933,
dopo il trionfo delle trasvolate atlantiche.
35
L’EDUCAZIONE FEMMINILE NEL MEDIOEVO
La cultura
si fa donna
A seconda della sua posizione sociale, nel Medioevo alla donna
veniva impartita una certa istruzione. A volte non si limitava
alle “arti muliebri”, come il filato e la tessitura: seppur raramente,
poteva persino procurarle una cattedra nei più prestigiosi atenei
Luigi Lo Forti
36
Maddalena che legge, suoi monasteri, diffusi un po’
opera di Rogier van ovunque in Europa, divennero
der Vyden (1415 ca.). anche centri di studio e, in prati-
ca, erano gli unici istituti educati-
vi dell’intero mondo occidentale.
In questo quadro, destinato a miglio-
rare dall’anno Mille ma perdurante almeno
fino al XIII secolo, solo chi prendeva i voti
poteva dedicarsi allo studio e ricevere un’e-
ducazione culturale degna di questo nome.
Ciò valeva per i figli maschi della no-
biltà e delle classi emergenti, ma anche
per le donne. Bisogna considerare, infatti,
che molte delle novizie non entravano in
convento per abbracciare la vita religiosa:
spesso si trattava di bambine, di non più
di 7 anni d’età, inviate dalle loro famiglie
altolocate a studiare nell’unico ambiente
culturalmente florido, ossia il monaste-
ro. Lo facevano anche per prepararsi
all’età adulta: la maggior parte di
esse, infatti, abbandonava la vita
religiosa intorno ai 14 anni, per
andare incontro a un matrimonio
combinato dai genitori.
Il sapere delle suore
Alla futura consorte di un ric-
co e potente signore si richiede-
va di essere versata nelle cosid-
dette arti muliebri, quindi non
stupisce scoprire che la ragazza
doveva essere capace di tesse-
re, filare e ricamare. Accanto
a tali discipline, però, ve n’e-
rano anche di più “alte”: oltre
che al latino, alla religione e
alla morale (insegnamenti in
fondo prevedibili, considerato
il contesto canonico nel quale
venivano impartiti), le giovani
novizie si applicavano nella
musica e nella pittura. Ancora
più ampio e sorprendente il corso
di studi proposto da alcuni con-
venti, che prevedeva l’insegnamento
delle sette arti liberali (grammatica,
dialettica, retorica, musica, aritmetica,
geometria e astronomia).
Insomma, pur considerandole in
genere intellettualmente inferiori
agli uomini (ma a questo proposito
esistevano già voci discordanti), il
mondo medievale non precludeva
alle donne l’accesso all’istru-
zione, anche a quella più alta.
Del resto, già nel 512, al
momento della fondazione
del monastero femminile di
San Giovanni, il vescovo
di Arles, Cesario, impose
alle converse d’im-
parare quanto prima
a leggere e scrivere,
rovesciando il
paradigma pre- ®
37
L’EDUCAZIONE FEMMINILE NEL MEDIOEVO
38
Le cattedre al femminile
I l libero accesso delle donne all’i-
struzione universitaria, che avrebbe
permesso di vedere riconosciute
Bologna. Fin dalla sua fondazione,
avvenuta nel 1088, l’ateneo aveva
aperto le porte alle studentesse, sal-
le loro capacità intellettuali, è una vo poi recedere da tale decisione. Nel
conquista recente. Tuttavia, fin dal 1239, Bettisia ottenne addirittura una
momento dell’istituzione dei primi cattedra, divenendo la prima docente
atenei, si sono registrate rarissime universitaria di cui si abbia notizia.
eccezioni, che proprio per questo Bisognerà attendere un secolo e
fecero scalpore. Il caso più famo- mezzo per veder salire in cattedra
so, nonché il più antico registrato, altre due donne, sempre a Bologna:
è quello della bolognese Bettisia Novella d’Andrea, insegnante di
Gozzadini, che nel 1237 si guadagnò giurisprudenza, e Dorotea Bucca, che
la laurea in Legge all’Università di invece insegnò medicina e filosofia.
altolocata lasciavano il convento per met- le abitazioni dei ricchi mercanti potevano comparabile a quella prevista per i maschi,
tere a frutto nei castelli o nei palazzi del diventare aule scolastiche, dove le giovani da impartire attraverso lezioni private a
loro signore e marito quanto avevano im- venivano seguite da tutori privati, come domicilio. Tuttavia, a partire dal Duecento
parato, quelle destinate a prendere i voti nel celebre (e sfortunato) caso di Abelar- abbiamo notizia perfino di scuole per sole
potevano continuare nello studio di nuove do ed Eloisa. A proposito della figura del ragazze, come quelle fondate nelle città
discipline, che dovevano prepararle ad af- precettore privato, a partire dal XII secolo delle Fiandre e citate dalla storica Caroly-
frontare i compiti che le attendevano. Per si hanno notizie di insegnanti femmine ne Larrington. Vi erano poi istituti misti,
esempio, alcune di loro venivano istruite chiamate “magistresse”, quantunque le fonti dove scolari di ambo i sessi condividevano
nelle pratiche mediche: la frequenza con cui non chiariscano esattamente quale fosse il aule e insegnamenti. In questi casi specifici
scoppiavano guerre, invasioni e pestilenze loro compito. È comunque accertato che (che, per quanto rari, non erano ecceziona-
le costringeva a far le veci dei medici, il in diversi casi erano gli stessi padri a pre- li) non vi era differenza tra ciò che ragazzi
cui numero era molto esiguo. Il livello di tendere per le proprie figlie un’istruzione e ragazze potevano e dovevano imparare. n
erudizione raggiunto da alcune di queste
donne di Chiesa era tale da far guadagnare
loro una fama e un’autorevolezza che le as- Tra le occupazioni tradizionali
c’erano la filatura e la tessitura,
similavano agli uomini del più alto rango. svolte collettivamente, come
In particolare, quelle che raggiungevano la mostra questa miniatura
posizione di badessa scrivevano trattati di del Quattrocento.
logica e retorica, oltre a gestire enormi pro- Nella pagina a fronte,
prietà terriere, e spesso erano più potenti e una dama francese
ricche di molti vescovi. Notissimo è il caso gioca a scacchi.
della badessa tedesca Ildegarda di Bingen,
che agli inizi del XII secolo era considerata
una delle persone (non solo delle donne) più
sapienti della cristianità, ed era ascoltata da
papi e sovrani con enorme rispetto.
Lezioni pubbliche e lezioni private
Tornando alle semplici suore, anch’esse, al
pari delle signore, si dedicavano al ricamo.
Nel loro caso non si trattava di un’attività
frivola, dal momento che i temi raffigurati
erano spesso di tenore classico o religioso,
e avevano intenti didattici: per ricamarli,
occorreva conoscere la mitologia classica e
la Bibbia, ma anche essere in grado di pre-
parare e mescolare i colori e di disegnare
figure geometriche. In più, soprattutto nel
basso Medioevo, alle suore venne richiesta
un’imponente opera di trascrizione dei vo-
lumi, che contribuì in maniera decisiva alla
conservazione e alla diffusione della cultura
al di fuori delle mura del convento.
I monasteri sono stati i centri di studio
più importanti per le donne medievali, ma
non gli unici. Anche i castelli nobiliari e
39
Per oltre un secolo
si batterono per la supremazia
nel Mediterraneo: due civiltà,
due culture, due imperi entrati in rotta
di collisione perché mossi da identità
e valori diversi. In che cosa differivano?
Domenico Vecchioni
L
o scontro più lungo, sanguinoso e accanito dell’intera storia romana
iniziò per il controllo della Sicilia, dove entrambi i contendenti aveva-
no esteso la loro presenza, diventando irriducibili rivali. Da una parte
c’era Roma, una potenza aggressiva e in ascesa, che stava conquistan-
do l’intera penisola italiana; dall’altra, Cartagine, protesa con la sua
forza marittima verso gli scali del Mediterraneo occidentale. Il conflitto
si prolungò per decenni attraverso le interminabili operazioni militari e le
altalenanti vicende belliche che caratterizzarono le tre Guerre puniche.
A partire dal III secolo a.C., Cartagine era diventata una città portua-
le di grande vitalità e con ampia proiezione commerciale, situata sulla
costa orientale dell’attuale Tunisia, a pochi chilometri dall’odierna Tuni-
si. Fondata dai Fenici sei secoli prima, si era trasformata gradualmente
in una città-stato potente, fiorente, aperta ai commerci e dotata di una
flotta di tutto rispetto. Sembrava non avesse rivali. O meglio, ne aveva
uno solo, la potenza emergente del momento: Roma.
Il primo scontro
Del tutto concentrata sulla sua vocazione marittima, Cartagine aveva
finito per trascurare la creazione di significative forze terrestri, mentre
Roma, al contrario, aveva posto l’attenzione sulla dimensione militare
terrestre, tralasciando in qualche modo quella navale. Così, all’inizio
delle Guerre puniche, l’Urbe partì svantaggiata, ma imparò presto la le-
zione: capì che se voleva affermarsi nel Mediterraneo non poteva fare a
meno di una flotta temibile, capace di tenere testa alle navi cartaginesi, ®
40
CARTAGINE
Una nave romana ne abborda una, più grande, cartaginese, in una stampa del 1883. Nel tondo della pagina a fronte, uno scudo
rinascimentale dedicato all’assedio di Cartagena del 209 a.C., primo successo bellico di Publio Cornelio Scipione contro i Punici.
41
Roma contro Cartagine
EPIRO
tarono il corvus, un ponte mobile articolato
a partire dall’albero della nave e dotato di
agganci metallici che andavano a posizionarsi
sul ponte dell’imbarcazione avversaria, ren-
dendo più agevole l’abbordaggio. In sostanza,
quest’ingegnosa innovazione trasformava la
battaglia navale (dove i Cartaginesi eccelleva-
no, vista la maggiore mobilità e abilità nello
speronamento) in scontro terrestre, dove i Ro-
mani erano superiori ai nemici.
Guerra sulle onde
La Prima guerra punica ebbe inizio a se-
guito dell’occupazione di Messina da parte
dei Cartaginesi. Roma entrò in agitazione,
temendo che la presenza punica potesse
estendersi anche alle città della Magna Gre-
cia da poco sottomesse. Il Senato romano
reagì quindi con estrema decisione, inviando
il console Appio Claudio Caudice a riprende-
L o studioso di strategia antica Edward
Luttwak spiega che una delle maggiori dif-
ferenze fra Impero Cinese e Impero Romano
ficava soltanto accaparrarsi i più ricchi traffici
commerciali, ma anche assicurare il trasporto e
l’approvvigionamento delle proprie truppe.
re il controllo della situazione. Senza troppe è data dal fatto che quest’ultimo si sviluppò Perdendo il conflitto contro Roma, Cartagi-
difficoltà, egli liberò la città, scatenando però come un anello intorno a una gemma: il Medi- ne le cedette, di fatto, lo scettro di superpo-
la guerra con Cartagine. Il conflitto sarebbe terraneo. Controllare le rotte navali non signi- tenza del Mediterraneo occidentale.
durato un ventennio, con risultati altalenanti.
CIVILTÀ DIVERSE
si confrontarono con truppe puniche compo-
ste in gran parte da mercenari provenienti
dall’Africa e dalla Gallia, e per questo scar-
samente motivate. I generali romani, inoltre,
ebbero la meglio perché conoscevano le tec-
L’URBE RURALE I COMMERCIANTI PUNICI niche militari cartaginesi, ereditate dai Greci,
e si mostrarono ben preparati a contrastarle.
42
Il rilievo di una nave romana ritrovato ai Campi Flegrei. sa cartaginese per impossessarsi
Secondo la tradizione, i Romani allestirono i primi di Sardegna e Corsica, grandi
vascelli da guerra copiando quelli catturati ai Punici. isole che la città punica non
riusciva più a controllare.
Il governo cartaginese
non fu in grado di reagire
all’annessione, che ebbe il
solo effetto di esaltare i
sentimenti di rivincita nei
confronti dell’Urbe.
Abbandonato per il mo-
mento il teatro operativo
italiano, ormai dominato
da Roma, i Cartaginesi
andarono a installarsi nel
Sud della Spagna, dove
fondarono Nuova Cartagi-
ne (Cartagena), iniziando a
sfruttare le miniere di ferro
e ricostituendo gradualmente
la potenza economica e com-
merciale perduta. L’idea del
governo era quella di paga-
re i tributi di guerra con
il metallo spagnolo e, nel
contempo, prepararsi alla desi-
derata vendetta contro Roma.
La discesa in Italia
La Seconda guerra punica (218-202 a.C.)
ebbe come principale teatro operativo l’Italia.
Il casus belli, questa volta, fu l’assedio di
Sagunto, in Spagna, da parte dei Cartaginesi,
“Se Roma cominciava appena a essere Roma, in violazione degli accordi di pace del 241
Cartagine era già qualcosa di simile a Londra, a.C., secondo cui i Punici potevano occupare
città e territori situati esclusivamente a sud
con il prestigio e le pompe di una gr ande del fiume Ebro. Il figlio di Amilcare Barca,
capitale del mondo.” Gianni Gr anzotto Annibale, grande condottiero e uomo politi- ®
ad Amilcare Barca, capo dell’esercito rima- Sotto, il rostro in bronzo di una nave romana.
sto in Sicilia, rinforzi di uomini e mezzi, Nel tondo, il console Attlio Regolo,
Cartagine si rassegnò a chiedere la pace. trucidato dai Punici nel 246 a.C.
L’intera Sicilia diventava romana.
I forti tributi richiesti da Roma come
danni di guerra aggravarono la già difficile
situazione economica cartaginese: mille mer-
cenari rientrati dall’isola volevano essere
pagati, mentre la popolazione era in subbu-
glio. Scoppiò una rivolta che si trasformò
in guerra civile. Toccò allora al gene-
rale Amilcare Barca, lasciata a sua
volta la Sicilia, ristabilire la situa-
zione manu militari. Roma, dal
canto suo, seppe approfitta-
re dei disordini in ca-
43
Roma contro Cartagine
CIVILTÀ DIVERSE
temeraria e rischiosa: attaccare Roma sul
territorio italiano, sognando di entrare con i
suoi temibili elefanti nell’Urbe. Non si trat-
tava certo di una passeggiata: l’esercito di
Annibale doveva attraversare la Provenza,
I DUE CONSOLI I DUE SUFFETI presidiata dalle legioni romane, e superare le
Alpi (un’impresa epica, considerando la note-
44
Come i Romani
impar arono lo spionaggio
45
Roma contro Cartagine
CIVILTÀ DIVERSE
contro l’invasore, che disponeva di truppe
fresche e ben motivate. Anche il contesto
geopolitico era favorevole all’Urbe, che con
accorta diplomazia era stata capace di far
passare dalla sua parte i Numidi, tradizionali
SCIPIONE AFRICANO ANNIBALE BARCA alleati dei Punici. Così, a Zama, nei pressi di
Cartagine, nel 202 a.C. Annibale fu battuto
46
Pericolosi fichi
da Cartagine
C artagine veniva vista dai Romani come la
città antagonista per eccellenza. Rappre-
sentava un pericolo tale che nemmeno la sua
sconfitta militare e l’imposizione delle più
dure condizioni di pace riuscivano a tranquil-
lizzare del tutto il Senato dell’Urbe.
Per convincere i Romani che sarebbe stato
saggio radere al suolo Cartagine una volta per
tutte, per molti anni Marco Porcio Catone (nel
ritratto) terminò i suoi interventi al Senato con
le parole “Carthago delenda est”. Si dice che
le pronunciò per la prima volta sfoderando un
cesto di fichi freschi (come quelli sopra, pro-
venienti da un affresco di Pompei): arrivavano
da Cartagine, e ciò dimostrava che l’acerrima
nemica di Roma non era una terra remota,
bensì una metropoli pericolosamente vicina,
situata a pochi giorni di navigazione dall’Urbe.
47
Kali, la dea
dalle molte
braccia, così
rappresentata
dall’artista
indiano Raja
Ravi Varma a
fine Ottocento.
48
I Thug
Tagliatori
di teste
I lettori di Emilio Salgari sanno che la sua India misteriosa
è popolata anche dalla malvagia setta assassina dei Thug.
Ma non si tratta di un’invenzione romanzesca, bensì di una
delle espressioni più crudeli dell’estremismo induista
di Enza Fontana
T
hug, che in lingua hindi significa rasse i demoni nemici di Kali, la tenebrosa
“ingannatore”, è il nome con cui so- divinità del pantheon induista che venerava-
no noti i membri di una delle sette no e nel nome della quale uccidevano.
religiose più fanatiche e malvage
della Storia, dedita a sacrifici umani Servi della Dea Nera
e attiva in India dal Medioevo fino all’età Kali (ossia “nera”) era la signora della
contemporanea. Abbiamo letto di loro in Morte e veniva raffigurata grondante sangue
molti romanzi di Salgari, tanto da ritenerli dalla bocca, con le mani e il petto insangui-
personaggi inventati, sorti dal mito esotico nati e una collana di teschi appesa al collo;
di un’India selvaggia e crudele. Invece sono spesso reggeva la testa mozzata di un demo-
esistiti davvero, e non erano meno subdoli e ne con una delle sue otto mani. Molti Thug
sanguinari di quelli narrati dalla letteratura. erano musulmani, ma ciò non impediva loro
William Sleeman, l’ufficiale britannico di essere anche seguaci di Kali.
che intorno al 1830 fu incaricato dal gover- Nella vita di tutti i giorni, i Thug erano
natore generale dell’India di dar loro la cac- membri irreprensibili della società ed era
cia, ipotizzava che fossero discendenti dei impossibile sospettare di loro. Alcuni erano
Sagartii descritti dal greco Erodoto: l’antica nobili, eppure erano tutti pericolosi assassi-
tribù persiana sarebbe giunta nel subconti- ni, che non conoscevano la pietà e ammaz-
nente indiano durante l’espansione islamica zavano senza rimorso. Si sentivano semplici
dell’800 d.C. I loro guerrieri combattevano strumenti di Kali, alla quale offrivano in
con l’unico ausilio di un pugnale e di un dono i cadaveri dopo averli fatti a pezzi
laccio di cuoio, con il quale strangolavano i secondo un preciso rituale. La loro zona
nemici. E proprio Phansigar, “strangolatori”, d’azione preferita era il cammino che colle-
è l’altro nome con cui i Thug erano cono- gava Delhi con Agra, ma colpivano in tutta
sciuti, dovuto al fatto che uccidevano soltan- l’India centrosettentrionale.
to per strangolamento. Ciò per evitare che il Il loro modo di operare era sempre lo
sangue delle vittime, cadendo al suolo, gene- stesso: sceglievano le vittime tra i pellegri- ®
49
I Thug
ni e i mercanti che camminavano da soli quindici o venti elementi, questo perché ogni
o in gruppo, ne conquistavano la fiducia omicidio richiedeva lo sforzo di almeno due
fingendosi a loro volta viandanti in cerca di loro: uno immobilizzava la vittima, l’altro
di protezione, oppure offrendosi di proteg- la strangolava. Ma in tre era anche meglio,
gerli, e poi li uccidevano quando meno se perché una volta che il rumal era stato attorci-
lo aspettavano, attendendo pazientemente gliato intorno al collo del malcapitato e tirato
il momento giusto, se necessario anche per con forza alle estremità da due degli assassini,
giorni. L’arma del delitto era il rumal, una il terzo gli arrivava alle spalle, gli afferrava
lunga striscia di seta che simboleggiava le gambe e lo spingeva per terra, in modo da
l’orlo del sari indossato dalla dea: i Thug lo renderlo inerme. Inoltre, se a essere attaccata
portavano avvoltolato come un turbante o era una carovana, ci si doveva assicurare di
una fusciacca fino al momento di usarlo. non lasciarsi dietro alcun testimone, perciò era
Secondo quanto ricostruito da Sleeman, preferibile agire in molti.
gli strangolatori agivano in bande di almeno Prima di compiere un omicidio, gli adepti
50
sacrificavano una testa di pecora davanti a
un’immagine di Kali. Una volta compiuto Il mito dei Thug, dai romanzi
l’assassinio, invece, le offrivano il goor, lo
zucchero grezzo di canna, nel corso di un
fino al gr ande schermo
rito che si chiamava tuponee.
La fine degli assassini
Sappiamo che i Thug avevano una lingua
I l fascino oscuro dei sanguinari adepti di Kali
ha alimentato la fantasia di un gran numero
di scrittori e registi. Molti lettori italiani co-
in 80 giorni (1873) e Mark Twain nel diario di
viaggio Seguendo l’Equatore (1897).
Quanto al cinema, in Gunga Din (1939)
segreta, il ramasee, composta da un reperto- noscono i Thug per aver divorato i romanzi di di George Stevens, Cary Grant veste i panni
rio di parole, segnali e frasi in codice con cui Emilio Salgari, dove sono i principali nemici di un sergente inviato a indagare sui Thug.
gli adepti comunicavano tra loro. Mediante di Tremal-Naik fin dalla prima apparizione di Ma è soprattutto Indiana Jones e il tempio
il ramasee, tra l’altro, potevano riconoscersi questo personaggio nel libro I misteri della maledetto (1984, nella foto) di Steven Spiel-
reciprocamente in ogni parte dell’India senza giungla nera (pubblicato per la prima volta a berg a fare della crudele setta la custode di
essersi mai incontrati prima. I matrimoni av- puntate nel 1885 con il titolo Gli strangolatori una pietra sacra e preziosissima, che l’intre-
venivano unicamente tra membri della setta. del Gange). Ma ne parlarono anche Jules Ver- pido archeologo, interpretato da Harrison
Solo i figli dei Thug potevano diventare a ne nel romanzo d’avventura Il giro del mondo Ford, deve recuperare a rischio della vita.
loro volta assassini nel nome
di Kali, dopo un periodo
di apprendistato che
cominciava all’età
di 10 anni, quando
venivano portati
a osservare i
primi omicidi
da lontano, e
si concludeva
dopo la pubertà,
Thug reclusi ad
Aurangabad, in
India occidentale.
Nel tondo, un ignaro
viandante viene distratto
mentre un adepto
si prepara a strangolarlo.
51
La cultura di Cucuteni-Trypillian
UCRAINA
Y PILLIAN
N I-TR
TE
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C UC
DI Moldavia
URA
LT
CU
ROMANIA
BULGARIA
52
L’ENIGMA
DELLE
MEGALOPOLI
T
All’inizio del IV millennio a.C., ra il 3800 e il 3700 a.C. circa, nella
regione dell’attuale Iraq meridionale,
misteriosi popoli dell’Europa Orientale conosciuta come Terra di Sumer, si ve-
rificò un fenomeno complesso, destinato
edificavano giganteschi centri urbani ad avere profonde ripercussioni sullo
sviluppo della civiltà umana. La presenza di
che non avevano rivali al mondo, strutture templari, capaci di richiamare mas-
se di contadini dai villaggi circostanti per
neppure in Mesopotamia: un rompicapo l’attuazione di vasti progetti edilizi in onore
delle divinità locali, gettò le basi per la nasci-
archeologico che attende di essere risolto ta delle prime città. Suddivisione del lavoro,
stratificazione sociale, accentramento del po-
di Antonio Ratti tere e invenzione di un elaborato sistema di ®
53
La cultura di Cucuteni-Trypillian
NIENTE MURA
L e megalopoli erano circondate da
strutture difensive? Fino a oggi non
sono emersi resti di costruzioni erette a
tale scopo. Era invece frequente lo scavo
di fossati o l’innalzamento di palizzate
in legno, non tanto per ragioni difensive
quanto per proteggere le greggi dalle
incursioni di animali selvatici.
I siti sorgevano spesso in prossimità
di terrazzamenti fluviali o canyon, così 4
da garantire la protezione naturale su
uno o più lati. All’interno degli abitati, le
capanne erano addossate una all’altra
per formare strutture allineate, così da
fornire una protezione supplementare. 3
Sotto, la ricostruzione dell’ingresso
del villaggio, con e senza portale.
scrittura: sono solo alcune delle conseguenze in- trovano riscontro in nessun’altra parte del al 4000 a.C. circa, si estendeva invece su 300
nescate da tale processo di aggregazione sociale. mondo, neppure in Mesopotamia. Abitati che ettari, mentre quello di Dobrovody, legger-
Ecco perché centri urbani come Ur e Uruk, tan- in alcuni casi, come rilevato dagli scavi ar- mente più piccolo, raggiungeva la pur incredi-
to per citare i più conosciuti, rappresentano un cheologici effettuati negli anni Ottanta e No- bile estensione di 250 ettari. Tutte dimensioni
modello di sviluppo rivoluzionario, poi replicato vanta (e che continuano ai nostri giorni, gra- ben più cospicue rispetto a quelle mesopota-
in altre regioni, sia nel subcontinente indiano zie all’impiego di tecnologie avanzate come i miche della stessa epoca.
che nel Vicino Oriente. Un quadro che ormai, georadar), potevano raggiungere estensioni del Dagli scavi in alcune porzioni dell’abitato,
a un secolo di distanza dalle prime prospezioni tutto inusitate per l’epoca. Per intenderci, se lo viste le enormi dimensioni dei siti, è stato
archeologiche in Mesopotamia e man mano che sviluppo medio dei centri mesopotamici coevi possibile appurare che questi centri avevano
gli studi proseguono, sembra incontrovertibile. si aggirava mediamente intorno a qualche de- una particolare forma circolare o ellittica, in
Eppure, ancor prima di quelle che noi chiamia- cina di ettari, a Talianki, nell’attuale Ucraina, cui gli anelli concentrici erano delimitati da
mo le prime città della Storia, esistettero altri sono state censite ben 2.700 abitazioni, per fossati e palizzate. Le abitazioni portate alla
agglomerati umani organizzati. Non solo più una superficie complessiva di oltre 450 ettari luce denotano una sostanziale uniformità: si
antichi, ma anche più estesi e popolosi. (pari a quasi 1.000 campi da calcio) e una tratta di capanne in fango e legno, a uno o
popolazione stimata di circa 21 mila abitanti. due piani, dalla forma quadrata o rettangolare,
Un mistero europeo La datazione al radiocarbonio dei resti or- disposte intorno a corti delimitate da bassi
Parliamo di una complessa ed enigmatica ganici trovati all’interno delle abitazioni ha muretti dov’erano presenti forni per la cot-
cultura denominata Cucuteni-Trypillian, dif- permesso di appurare che la megalopoli fu tura e depositi di derrate alimentari. A parte
fusa nella regione tra i fiumi Dnestr e Dne- edificata intorno al 3700 a.C. E non è certo alcune rarissime eccezioni, che richiederanno
pr, ossia a cavallo tra Romania, Moldavia e un’eccezione. A Maydanets si pensa fossero ulteriori studi, non sembrano essere presenti
Ucraina. Oggi sappiamo che, a partire dall’i- presenti ben 3.000 abitazioni, con una popo- templi o palazzi del potere, il che farebbe
nizio del IV millennio a.C., qui si edificarono lazione che è stata valutata intorno alle 29 pensare che si trattasse di società agricole in
insediamenti di enormi dimensioni, che non mila anime. L’abitato di Nebelivka, databile cui non era presente alcuna forma di strati-
54
CAPITALI REGIONALI?
S econdo le ipotesi avanzate dagli arche-
ologici sovietici, che hanno scavato i siti
Cucuteni-Trypillian nel corso di varie cam-
essere garantiti gli elementi essenziali
per il sostentamento di una popolazione
che poteva arrivare fino a diverse migliaia
pagne, questi grandi centri fungevano da di abitanti: la presenza di corsi d’acqua,
“capitali regionali”, circondate da una fitta terre fertili per le attività agricole, pascoli
5 rete di centri satellite minori (di estensione
variabile tra i 10 e 40 ettari) e di villaggi di
e, naturalmente, foreste, da cui ricavare il
legname per le attività edilizie. Lo sfrut-
piccole o piccolissime dimensioni (2-7 etta- tamento intensivo delle risorse poteva
ri), nel raggio di una ventina di chilometri. esaurirsi nell’arco di poche generazioni, e
La scelta del luogo in cui edificare ciò rende ragionevole l’ipotesi secondo cui,
strutture di simili dimensioni non era dopo 60-80 anni, questi centri venissero
certamente casuale, perché dovevano abbandonati e dati alle fiamme.
Alcune abitazioni
(chiamate, in romeno, bordei)
erano strutture seminterrate.
55
arono d’altro
La stampa e la radio non paiarlsembrava Nel luglio 1948 furono solo due i temi
che tennero vivo l’interesse della radio
per giorni e settimane: l’ital civile, e solo e della stampa: l’attentato a Togliatti
Quando
un ciclista
fermò la
rivoluzione
Il 14 luglio 1948, il leader comunista
Palmiro Togliatti viene gravemente
ferito dai proiettili di un attentatore.
Si teme per la sua vita,
in un crescendo di disordini
in tutta la penisola. Ma una prodezza
sportiva in terra francese riesce,
incredibilmente, a calmare le acque
Armando Orlando
T
alvolta accade che la cronaca di poche gior-
nate assuma un’importanza decisiva per il
futuro di un’intera nazione. E non sempre
gli eroi di certi giorni cruciali sono quelli
che ci aspetteremmo. I protagonisti della
nostra storia sembrano davvero male assortiti: un
campione dello sport, uno stimato chirurgo e il
suo illustre paziente. E la furia assassina di un
oscuro individuo venuto dalla Sicilia. Eppure, gli
eventi che intrecciarono le loro vite influirono
con decisione sul destino del nostro Paese.
Hanno sparato al “Migliore”!
Siamo nel 1948. L’Italia ha cessato di essere un
campo di battaglia da appena tre anni e la demo-
crazia nata dai disastri del conflitto ha intorno a
sé soltanto macerie, fame e milioni di disoccupa-
ti, che bivaccano in una penisola quasi totalmente
distrutta. È questa l’Italia che si prepara alla ri- ®
57
L’ATTENTATO A TOGLIATTI
58
Palmiro Togliatti (qui
durante un comizio degli
anni Cinquanta) non era
solo il leader del Pci, ma
anche uno dei comunisti più
influenti del mondo. In suo
onore, l’Urss arrivò a cambiare
il nome della città di Stavropol
in quello di Togliatti. A destra,
la copertina di un periodico
italiano dedicata all’attentato e
un poster del Tour de France del
1948. Sotto, un revolver del tipo
usato da Pallante per attentare
alla vita del parlamentare.
france suscitò
il trionfo di bartali al tour de fic ile da capire.
un’ondata di entusiasmo oggi diftiva: era il riscatto
no n era solo una vittoria spor
o una guerra.
del paese che aveva appena pers
piazza San Pietro”. La maggioranza parlamen- capitale da pochi giorni e ha già cercato d’in-
tare è schiacciante, perché doppia (o quasi) contrare Palmiro Togliatti. Si è presentato nel-
rispetto ai numeri dell’opposizione in Senato, la sede del Partito Comunista di via Botteghe
mentre alla Camera i partiti di governo sur- Oscure, compilando l’apposito modulo per un
classano di un buon terzo gli altri. Il solo appuntamento, ma non è stato ricevuto. Do-
partito del presidente del Consiglio, la Dc, po aver osservato gli spostamenti del leader
conta 305 deputati e 131 senatori. Com- comunista in aula, decide di agire. Prima di
plice la recente, dura contrapposizione partire dalla Sicilia, si è procurato una vecchia
elettorale, quello che sta ascoltando pistola inglese, un revolver Hopkins & Allen
alla radio la notizia dell’attentato a 21 minuti sul campione francese Louison calibro 38, acquistato al mercato nero per
Togliatti è un Paese in fibrillazione. Bobet. La distanza tra i due ciclisti appare 1.500 lire: un ferro vecchio del 1908, che nel
Ma la vita non è fatta di sola pas- così incolmabile che molti giornalisti italiani tamburo custodisce cinque pallottole di quelle
sione politica. C’è anche lo sport, che danno Bartali per spacciato e alcuni di essi utilizzate nei poligoni, con l’ogiva di piombo
nel primo dopoguerra è rappresentato soprat- stanno addirittura per ritornare in patria. tenero e senza camicia blindata. Un particola-
tutto dal ciclismo. Quel 14 luglio, il Tour de Proprio in quelle ore, a Roma va in scena re, questo, che risulterà decisivo nella lotta tra
France, la più prestigiosa gara su due ruote al un autentico dramma nazionale, che si consu- la vita e la morte del leader comunista.
mondo, è al giro di boa. I colori italiani non ma nei luoghi del potere. Il 13 luglio, a Mon-
se la passano per niente bene: Fausto Coppi ha tecitorio, tra i banchi destinati ad accogliere L’Italia sull’orlo dell’abisso
deciso di non partecipare alla corsa, in furiosa il pubblico, compare un giovane studente Il 14 luglio, Togliatti e la compagna Nilde
polemica per la mancata squalifica di Fioren- universitario fuoricorso giunto qualche giorno Iotti decidono di lasciare Montecitorio a metà
zo Magni al Giro d’Italia (per uno spintone prima dalla Sicilia. Da qualche ora osserva i mattina da una delle uscite laterali. Fa molto
che ha danneggiato la squadra della Bianchi lavori in aula. Si chiama Antonio Pallante ed caldo e per strada non c’è quasi nessuno. Pal-
in cui corre il “campionissimo”); il suo rivale è entrato alla Camera grazie a un biglietto di lante li attende, con la pistola già sguainata,
Gino Bartali, che sui Pirenei si è difeso con presentazione avuto da un deputato di Ran- in via della Missione. Spara quattro colpi in
grande difficoltà, ha accumulato un ritardo di dazzo, suo conoscente. Pallante si trova nella rapida successione, alle loro spalle: tre colgo- ®
59
L’ATTENTATO A TOGLIATTI
60
una fortunata coincidenza, Togliatti va lenta-
mente riprendendosi dall’intervento. La prima
cosa che fa, una volta sveglio, è parlare alla
radio dal letto d’ospedale (ripreso dalla Set-
timana Incom, che proiettava cinegiornali in
tutte le sale cinematografiche) per tranquilliz-
zare il Paese circa il suo stato di salute e per
ripetere l’invito alla calma.
E Bartali? Vincerà le due tappe successive
del Tour de France, mandando in visibilio gli
italiani e contribuendo, per alcuni in modo de-
cisivo, a stemperare la tensione accumulata do-
po l’attentato. Il suo arrivo a Parigi in maglia
gialla, dieci anni dopo la sua prima vittoria
alla Grande Boucle del 1938 (è un record), lo
consacra tra i miti del ciclismo di ogni tempo.
Resta da vedere che fine ha fatto Antonio
Pallante. L’attentatore è ancora vivo. Una
lmiro togliatti
Il comportamento tenuto da pa
volta uscito dal carcere, nel 1953, si è trova-
scongiurare il rischio che il paese si spaccasse nianza in un libro pubblicato un paio d’anni
fa, ha fatto intendere di essersi pentito: «Mi
ssero le armi.
in due e che le fazioni impugna
sono preso responsabilità pesanti e me le so-
no tenute strette, per tutta la vita». n
Togliatti e Nilde Iotti in una foto scattata poco prima della morte 61
di Palmiro, avvenuta a Yalta, in Unione Sovietica, il 21 agosto 1964.
L’INVENZIONE
DEI
COGNOMI
Oggi diamo per scontato che ogni persona
sia dotata di un nome e di un cognome,
ma la Storia ci insegna che non fu sempre così.
Ecco dove e perché nacque il moderno sistema
per distinguere gli individui uno dall’altro
La dinastia dei Plantageneti nel Duecento,
Maddalena Freddi epoca in cui si sviluppò l’uso del cognome.
62
lontano antenato, che sembravano ciceri
(ceci); l’imperatore folle Gaio Giulio Cesare
UN FLORILEGIO DI NOMI BIZZARRI Germanico divenne per tutti “Caligola”
perché amava calzare le caligae, i sandali
militari tipici dei legionari.
P er quanto riguarda i nomi di battesimo,
nel Medioevo ce n’erano moltissimi.
Variavano dai classici antroponimi di
Guglielmo Embriaco, detto “Testa di Ma-
glio”, eroe della Prima crociata (qui, nell’af-
fresco sulla facciata di Palazzo San Giorgio
L’uguaglianza all’anagrafe
Dall’antica Roma il Medioevo ereditò
origine romana o greca, come Agostino, a Genova), forse su influsso dei Normanni l’enfatizzazione delle caratteristiche
Monica, Marcello e Felicita, ai barbarici che conquistarono il Mezzogiorno: tra fisiche ma, in un’Europa spopolata dalle
Adaloald, Warnefrit, Leodegard, gli Altavilla troviamo infatti Ro- carestie e dalle guerre, preferì mantenere
Gundiperga, introdotti dai Goti berto il Guiscardo (“l’Astuto”) in uso soltanto il nome. Con la ripresa
e dai Longobardi nel periodo e Guglielmo Braccio di Ferro. demografica, però, dall’anno Mille in poi
delle invasioni germaniche. Il pieno Medioevo è il venne presto a crearsi il problema delle
I Vichinghi, gli Anglosas- momento dei Dietisalvi, omonimie, che fu risolto con il ritorno
soni e in genere le popo- Bonagiunta, Aldobrandino, dei cognomi. Per la loro creazione ci
lazioni nordiche amavano Beldie, Diamante e Bona- si ispirò al solito segno particolare, al
soprannomi coloriti, deri- femmina, oltre che degli mestiere o alla provenienza. Fu l’epoca dei
vati da particolarità fisiche innumerevoli e bizzarri Mastrogiovanni, Beneamato, Diotallevi,
o dal valore militare. Ecco diminutivi ideati perlopiù a Pagano, Massaro (contadino), Canepario
allora i vari Aroldo Dente Firenze: Tessa per Contessa, (addetto ai magazzini) e dei tantissimi
Azzurro (in danese, Harald Bice per Beatrice, Puccia per “De” seguiti dal luogo di provenienza
Blåtand), Sven Barbaforcuta, Jacopa, Mante per Diamante, oppure dal nome del padre o della madre.
Canuto l’Ardito (Harthacanute), Vanna per Giovanna. Dal Concilio Dal Duecento, il cognome non è più solo
Ragnar Loðbrók (Calzoni Villosi), Ívarr di Trento in poi, a prevalere saranno un vezzo di ricchi e blasonati, ma una prassi
il Disossato, Sigurd Serpente nell’Occhio, invece, almeno nei Paesi cattolici, i rassicu- borghese: mercanti, avvocati, medici e notai.
Etelredo lo Sconsigliato. La prassi arriva da ranti nomi biblici, evangelici e romani, che Tra la fine del Cinquecento e il Settecento,
noi, come testimonia il caso del genovese vanno per la maggiore ancora oggi. grazie ai registri di battesimo imposti dal
Concilio di Trento (1563), esso diventa
obbligatorio anche per i più poveri, che
almeno una cosa la possiedono: il nome. n
63
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Il l i b ro d e l l ’ E d d a
LIA
L’I del DE
N O R D e l m ito n ord ico fu messo
L’eroico unive rs o d
dall’i sla nd e se S n o rri Sturluson
per iscritto r c ust o d ire il p atrimonio
, p e
attorno al 1220 ei suoi avi. Ne scaturì
epico e spirituale d e appassionante
un libro “moderno”
di Mirko Molteni
66
Una statuetta
del dio Thor,
che impugna
«G
li dei ebbero la cer- il martello magico. brano che apre l’articolo. Si tratta di
Nella pagina a
tezza che era giunto fronte, Snorri
un “manuale per poeti” del XIII seco-
un gigante. Fu Sturluson in lo che raccoglie l’intero corpus mito-
richiamato Thor, un’illustrazione logico scandinavo. L’opera dell’islan-
il quale giunse dell’Ottocento. dese Snorri Sturluson riprende saghe
e subito fece roteare nell’aria di “scaldi”, cioè poeti, del IX secolo,
il martello Miollnir. Gli vibrò come Bragi Boddason; ma anche
un tal colpo da frantumargli un’altra Edda, l’Edda poetica o “di
il cranio in minutissimi pezzi, Saemundr”, attribuita erroneamente al
cacciandolo giù, sotto Niflhel». sacerdote norvegese Saemundr Sigfus-
Il tono dell’epica norrena, che son, detto “il Saggio”, nato nel 1056
accomunava tutti i popoli ger- e morto nel 1133. In verità, i 29 car-
manici fino ai loro pronipoti, i mi dell’Edda poetica furono raccolti
Vichinghi, è dotata di un dina- nel XII o XIII secolo da un redattore
mismo quasi cinematografico, anonimo, apripista di Snorri.
che la rende modernissima ai
nostri orecchi. L’immagine di La “nonna” dei miti
Thor che ammazza un gigante La parola “Edda” resta un mistero:
e lo scaraventa nelle caverne gli esperti discutono se significhi
oscure di Nilfhel, sotto il “antenata” o “nonna”, oppure “poe-
nono livello delle profondità sia”, o se sia una deformazione della
della Terra, rivaleggia con il località islandese Oddi. Di certo il
mito greco di Zeus che getta i titolo spettò inizialmente alla sola
Titani nel Tartaro. opera di Snorri, sebbene fosse poste-
Probabilmente, le storie di riore all’Edda poetica. Quest’ultima
Thor, Odino, Freya e delle venne riscoperta solo nel 1643 dal
altre divinità norrene, chia- vescovo islandese Brynjólfur Sveins-
mate Asi, furono tramandate son, ma non recava titolazione. Re-
oralmente per secoli prima putata la fonte di quella di Snorri,
di essere cristallizzate nella l’opera più antica fu ritenuta essere
scrittura. Il libro fondamentale la primordiale Edda.
per conoscerle è l’Edda di Snorri, La vita di Snorri Sturluson non
o Edda in prosa, da cui è tratto il fu meno avventurosa dei miti da lui ®
Uomini-lupo e uomini-orso
N elle due Edda, quella poetica e quella in
prosa, così come in altre saghe nordiche,
si accenna a particolari guerrieri, colti in batta-
glia da una furia sovrumana che li trasformava
in uomini-lupo o uomini-orso; ciò ne moltipli-
cava le forze, rendendoli incuranti del peri-
colo, ma al prezzo di una sorta d’incoscienza
dovuta a uno stato di trance.
Questi “lupi mannari” erano definiti Berser-
kir se si ricoprivano di pelli d’orso, Ulfhedh-
nar quando erano coperti di pelli di lupo, e
rappresentavano la massima espressione del
furore guerriero, che i Germani chiamavano
Wut (da cui Wotan, o Wodan, forma gotica
dello scandinavo Odino). Già nel I secolo
d.C. i Romani parlavano di furor teutonicus
e un millennio più tardi, nel 1070, uno dei
primi eruditi tedeschi del Medioevo, Adamo
da Brema, sentenziava: «Wodan id est furor»,
“Wotan, ossia ‘furore’”. Nella foto, due pezzi
degli “Scacchi di Lewis”, che mordono lo scu-
do, come pare facessero gli uomini-lupo.
67
Il l i b ro d e l l ’ E d d a
Angeli con
la corazza
A i guerrieri nordici caduti in
battaglia spetta come premio
eterno la dimora del Valhal-
la. Qui, ospiti di Odino,
essi banchettano con
la carne del cinghia-
le Saherimnir, che
non si consuma
mai, e bevono
la birra servita
dalle Valchirie.
Questi esseri
divini hanno an-
che l’incarico di
cavalcare sopra
i campi di batta-
glia, decidendo a
chi spetti la vittoria
e raccogliendo l’a-
nima di chi si sia bat-
tuto con onore. Snorri li
cita per nome: Hrist, Mist,
Skeggiold, Skogul, Hilldr, Thrudr,
Hlokk, Herfiotur, Goll, Geirahodh,
Randgridh, Rahdgridh e Reginleif.
Coloro che, invece, perdono Odino rappresentato con i tipici attributi del dio greco Hermes: il cappello alato
la vita in modo poco onorevole e la verga con le serpi, o caduceo. Nella pagina a fronte, una pagina dell’Edda.
vengono scacciati nello Hel, il
più orribile dei nove mondi, un
inferno dominato da una regina
Secondo lo scrittore Jorge Luis Borges,
semiputrefatta e malvagia. le saghe nordiche costituiscono
i primi esempi di romanzo moderno.
narrati. Nato nel 1179 a Hvammr, in ipotizzava che gli antichi dei nordici emerse il Midgard, la Terra di Mezzo
Islanda, il suo destino fu segnato dal della stirpe degli Asi, come Odino e abitabile, delimitata a sud dai regni
tentativo del re di Norvegia Haakon Thor, fossero personaggi realmente esi- di fuoco del Muspell, popolati dai
di soggiogare l’isola su cui i coloni stiti, ma trasfigurati nel mito. Cercando Giganti, e a nord dai ghiacci del Nil-
vichinghi e irlandesi si erano stabiliti di nobilitare i miti norreni per acco- fheimr, la Terra delle Tenebre. L’u-
da secoli, mandando spedizioni fino starli alla tradizione classica, l’autore manità fu creata da Odino e dai suoi
in America. Dopo la formazione gio- cercò un legame con Omero e sostenne fratelli Vili e Vè, un giorno in cui si
vanile in una scuola di Oddi, Snorri che gli Asi fossero giunti in Scandina- diedero convegno su una spiaggia e
fu eletto per ben due volte al vertice via provenendo da Troia; un po’ come decisero di ricavare il primo uomo,
del parlamento islandese, l’Althing. La Enea, che si era rifugiato nel Lazio. Askr, dal tronco di un frassino, e la
prima volta ricoprì la carica dal 1215 prima donna, Embla, dal legno di un
al 1218, quando si stava affermando Il crepuscolo degli dei olmo (la sacralità degli alberi riveste
come poeta. Già allora conduceva ne- Segue la parte intitolata “Inganno un ruolo di primo piano nel mondo
goziati con emissari della Norvegia, di Gylfi”, che illustra il panorama norreno). Per difendersi dai Giganti,
dove poi si recò di persona per parlare della mitologia norrena mediante le sopra il Midgard gli dei fabbricarono
con re Haakon: intendeva scongiurare biografie delle principali divinità del la cittadella fortificata di Asgard, nel
una guerra, ma la sua propensione alla pantheon nordico. Vengono poi il cui salone dorato regna Odino con la
trattativa seminò fra i compatrioti cre- “Dialogo sull’arte poetica”, anch’esso sua sposa Frigga.
scenti sospetti di tradimento. ricco di episodi, e un’ultima sezione Tra i figli di Odino, Thor è senz’al-
Frattanto, Snorri componeva la sua che tratta di metrica dei versi. tro il più forte: il suo magico mar-
Edda, divisa in quattro parti. Prima un Secondo la cosmogonia di Snorri, tello Miollnir, maneggiato con guanti
prologo in cui, con un’interpretazione dall’abisso primevo del Ginnunga- di ferro, è potente e infallibile. Fra le
di taglio sorprendentemente moderno, gap e dal gigante primordiale Ymir dee, la più popolare è Freyia, che ha
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il privilegio di scegliere metà delle di rugiada, per poi ripopolare la Terra. suo clan si accordarono segretamente
anime dei caduti in battaglia, mentre Oltre all’Edda, il dotto Snorri pro- con il re di Norvegia per consegnargli
l’altra metà spetta a Odino. Di lei dusse altri scritti, come la cronaca l’Islanda. Il complotto venne scoperto
Snorri scrive: «La sua dimora è Ses- Heimskringla (Orbis Terrarum, in lati- e Snorri fu costretto a fuggire in Nor-
srumnir, che è grande e bella. Quan- no), dedicata alla storia della Scandina- vegia, nel 1237; tornò in patria due
do viaggia siede su un carro trainato via attraverso le biografie dei sovrani. anni più tardi, dopo essersi discolpato.
da due gatti. È assai benevola verso A quel punto fu il sovrano norvegese
gli uomini che la invocano e dal suo La colpa e il perdono Haakon a reputarlo un traditore, ordi-
nome deriva l’alto titolo con cui sono L’autore non si limitò a scrivere e nando al sicario Gizurr Thorvaldsson
chiamate le signore: frovor. Molto le a gestire la sua fattoria di Rykholt. di tendergli un agguato. Il 23 settem-
è gradito il canto d’amore. È bene Preso ancora dalle trame politiche, bre 1241, Gizurr e i suoi uomini cir-
invocarla nelle faccende d’amore». fu di nuovo a capo dell’Althing fra il condarono la casa di Snorri e lo stana-
Equilibrio di forze contrapposte, 1222 e il 1225, poi alcuni membri del rono: a ucciderlo fu uno degli sgherri,
l’universo dell’Edda è però destinato Arni Briskr. Anche il poeta ebbe così
a spezzarsi, secondo le profezie, nel il suo tragico crepuscolo. n
proverbiale “crepuscolo degli dei”: il
Ragnarrokr, la tremenda apocalisse
che rinnoverà il cosmo. «Avrà inizio
quando verrà l’inverno chiamato Fim-
bulvetr. La neve cadrà vorticando da
tutte le parti, vi sarà un gran gelo e
venti pungenti. Non ci sarà più il sole.
Verranno tre inverni assieme, senza
estati di mezzo. Passeranno altri tre
inverni e su tutto il mondo imperver-
seranno grandi battaglie, i fratelli si
uccideranno per cupidigia». Durante
il “crepuscolo”, il lupo gigante Fenrir
divorerà la Luna, poi ingoierà Odino,
infine verrà ucciso dal dio Vidharr.
Poi, un gran fuoco devasterà il mon-
do, ma la coppia umana Lif e Lei-
fthrasir sopravvivrà nascondendosi
nel bosco di Hoddmimir e nutrendosi
69
13 tiranni sanguinari
IL VOLTO TRUCE
DEL POTERE
N
Esiste una grandezza on stupisce il fatto che alcuni potenti della Storia si siano mac-
chiati le mani di sangue, vessando e trucidando migliaia dei loro
anche nel male e un’infinità stessi sudditi. Quel che sbalordisce è l’estrema varietà dei crimini
perpetrati nei secoli dall’alto dei troni o al sicuro dei palazzi pre-
di modi cruenti per entrare sidenziali. Spesso si trattò di crudeltà scaturite più dal capriccio o
dalla follia che dalla necessità di mantenere il potere a ogni costo. Co-
nella Storia: ecco alcuni munque sia, quasi sempre traspare una certa dose di malvagità gratuita.
Abbiamo raccolto 13 brevi ritratti di sovrani, dittatori e condottie-
dei tiranni più crudeli, folli ri che la Storia ha bollato come esecrabili e relegato nella lista nera
dei grandi criminali. Abbiamo volutamente escluso i nomi di Hitler e
e sanguinari di tutti i tempi Stalin, le cui azioni disumane sono fin troppo note, per fare posto a
personaggi meno conosciuti o più lontani nel tempo. Perché ogni epoca,
di Luigi Lo Forti popolo e latitudine ha avuto sul trono i suoi piccoli o grandi demoni.
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1 CALIGOLA
QUANDO LA MALVAGITÀ È MALATTIA
S
econdo quanto leggiamo negli scritti di narlo console. Un’altra stravaganza riguarda i
Svetonio e Dione Cassio, durante i suoi bagni nell’oro e le mense dei banchetti appa-
quattro anni di regno, dal 37 al 41 d.C., recchiate con corni aurei, in cui l’imperatore
Gaio Giulio Cesare Germanico fece davvero beveva perle naturali disciolte nell’aceto.
di tutto per assicurare al suo nome la peg- Non stupisce scoprire che il suo regno
gior fama possibile. Passato alla Storia con terminò con trenta coltellate, inferte da un
il soprannome di Caligola, per l’abitudine di gruppo di congiurati che favorirono l’ascesa
indossare i sandali militari, detti caligae, il al potere di Claudio. Alcuni degli episodi
terzo imperatore di Roma si proclamò dio tramandati furono certamente ingiganti-
vivente. Pare che pretendesse ti dagli avversari politici di Caligola, che
di essere chiamato Neos inizialmente meritò i favori del popolo in
Helios, il “Nuovo virtù di una condotta politica accorta
Sole”, ed era solito e tollerante. La situazione cambiò
mandare a morte drammaticamente in seguito a una
gli avversari po- malattia (forse una complicazione
litici obbligando dell’epilessia) che ne compromise
i loro parenti la sanità mentale, accentuando un
ad assistere carattere instabile e irascibile e
all’esecuzione. moltiplicando gli accessi d’ira e
Costrinse le tre di violenza. Che siano stati o meno
sorelle a intrat- amplificati ad arte dai suoi detrattori,
tenere rapporti questi aneddoti contribuirono a defi-
incestuosi con nire il prototipo del tiranno crudele. ®
lui, mentre obbli-
gò la sua amante,
Ennia Trasilla, suo
marito e i suoi figli
a togliersi la vita. In
un gesto più folle
che crudele, avrebbe
eletto senatore il
suo amatissimo
cavallo Inci-
tatus o, più
probabil-
mente, si
Il malvagio re Erode e la perfida Salomè accontentò
in un quadro di Lucas Kranach del 1539. di nomi-
2 ATTILA
L’ODIO GENERA FLAGELLI
Q
uando si parla di violenza, è dif- solo che l’inizio: nel 445, Bleda morì e
ficile superare la fama di Attila, Attila prese il suo posto sul trono degli
l’Unno. Nato intorno al 406 d.C. Unni, pronto a rivolgere lo sguardo ver-
nel Caucaso, come tutti i bambini della so l’odiatissima Roma.
sua gente a 5 anni era già in grado di La sua calata nella penisola italica fu
cavalcare e di usare arco e frecce. Do- contrassegnata da massacri e violenze
po aver trascorso l’infanzia a Ravenna inaudite. Le conquiste di Attila si con-
come ostaggio a garanzia del trattato di cludevano spesso con torture e uccisioni
pace tra il suo popolo e Roma, Attila di massa. Quando, dopo un lungo asse-
tornò tra gli Unni insieme al fratello dio, prese la città di Aquileia, la rase al
Bleda, che nel frattempo era succeduto suolo, cancellando ogni traccia della sua
allo zio Rua. Cominciò a compiere raz- presenza. Morì nel 453, letteralmente
zie, aggredire le carovane di mercanti, affogato nel suo sangue, vittima di un
mettere a ferro e fuoco le città. Ma era banale attacco di epistassi notturna.
71
13 tiranni sanguinari
3
GIOVANNI SENZATERRA
UN’ONTA PER L’INGHILTERRA
R
e Giovanni Plantageneto, detto anche loro avversari, imprigionandoli invece di
Giovanni Senzaterra, viene ricordato ucciderli, Giovanni preferiva sbarazzarse-
soprattutto per due motivi, di segno ne in modo sadico. In un’occasione, fece
opposto: per aver firmato (controvoglia), morire di fame 22 cavalieri che erano
nel 1215, la Magna charta libertatum, un stati catturati al castello di Corfe, nel
documento che garantiva alcuni diritti Dorset. Procurò la morte per inedia an-
fondamentali ai feudatari della Corona che alla moglie e al figlio di un suo ex
inglese, e per essere stato uno dei peg- amico, William de Briouze.
giori sovrani d’Inghilterra. Un cronista La pessima fama di Giovanni Senza-
dell’epoca lo definì «un uomo molto cat- terra è legata inoltre al suo tentativo di
tivo… pieno di qualità malvagie». strappare il trono al fratello Riccardo
A sostegno di tale giudizio, si tra- Cuor di Leone mentre questi era tenuto
mandano numerosi episodi di crudeltà prigioniero dopo aver capeggiato la Terza
gratuita. Per esempio, in un’epoca in cui crociata: tale episodio fa da sfondo alla
i nobili erano soliti risparmiare la vita ai celebre leggenda di Robin Hood.
La crudeltà è
(anche) femmina MÁTYÁS RÁKOSI 4
E L’ALLIEVO SUPERÒ IL MAESTRO
A nche tra le donne di potere si annoverano esempi di
squisita crudeltà. Il fatto che il loro numero risulti signi-
A
ficativamente inferiore a quello degli uomini è da imputare lla fine della Seconda guerra mondiale, nel 1945, l’Ungheria venne in-
a una mera questione statistica, poiché la loro presenza clusa nella sfera d’influenza dell’Unione Sovietica, ritrovandosi soggetta
sui troni costituì più un’eccezione che la regola. Tra queste all’autorità di Stalin, al pari di altre nazioni dell’Europa Orientale. A
spicca Wu Zetian, unica imperatrice cinese in più di 4.000 rappresentare l’autorità di Mosca venne designato Mátyás Rákosi. Sopranno-
anni di Storia, che si dimostrò capace minatosi “il miglior allievo di Stalin”, Rákosi fece davvero l’impossibile per
di assassinare sorella, fratelli, dimostrarsi degno di tale
amante e perfino la figlia pur appellativo, distinguendosi
di aprirsi la strada verso il per la sua determinazione
potere. Alla fine, però, fu nell’instaurare un regime
proprio la maternità a tirannico perfettamente
nuocerle: si limitò a allineato alle posizioni
esiliare la progenie, sovietiche. Nel febbraio
finendo poi per del 1947 iniziò a far in-
essere deposta, carcerare i rappresentanti
ormai ottantenne, dei contadini, poi fece
proprio da uno condannare all’ergastolo
dei suoi figli. il cardinale e impiccare il
Anche Maria suo rivale, Rajk. Pare ab-
I d’Inghilterra, bia fatto giustiziare oltre
la famigerata 2.000 persone, mettendone
“Sanguinaria” (nel in galera 100 mila.
ritratto), acquistò la La sua solerzia fu tale
sua terribile nomea che, quando Stalin morì,
quando, nel 1555, da nel 1953, gli stessi diri-
cattolica devota or- genti dell’Urss decisero di
dinò di mandare al rogo sollevarlo dal suo incarico,
trecento protestanti. perché il suo regime si era
La palma di peggior sovra- dimostrato troppo brutale.
na, tuttavia, dovrebbe andare Del resto, la “tattica del
a Ranavalona I, regina del Mada- salame” (termine da lui
gascar, che in 33 anni di regno, a cavallo stesso coniato) consisteva
tra XVIII e XIX secolo, riuscì a dimezzare la popolazione nell’eliminare i nemici
dell’isola, vendere numerosi sudditi come schiavi, decapi- politici uno dopo l’altro,
tare i missionari che avevano la sventura di spingersi nelle proprio come se stesse af-
sue terre e far bollire vivi i cristiani malgasci. fettando un salame.
72
5
TAMERLANO
UN UOMO DA
PERDERE LA TESTA
C
onfrontando le diverse fonti che ne fanno
menzione, Tamerlano, il cui vero nome
era Timūr i-lang, o Timur lo Zoppo,
emerge come una delle personalità più con-
tradditorie ed enigmatiche dei suoi tempi.
Nato a Samarcanda nel 1336, venne descritto
come un uomo dal carattere mite e generoso,
protettore di artisti e poeti, ma allo stesso
tempo un condottiero spietato e capace dei
gesti più crudeli. In poco più di trent’anni
di guerre, riuscì a governare un impero che
dalla Mesopotamia arrivava fino all’India,
ma anche a crearsi una terribile fama, so-
prattutto tra le popolazioni ebree e cristiane
che ebbero la sfortuna di affrontarlo.
Si narra che, dopo la presa di una città
che si era arresa senza opporre resistenza,
Tamerlano abbia comunque ordinato la deca-
pitazione di circa 100 mila abitanti. Doveva
6
avere una certa predilezione per le teste dei
nemici, visto che dopo la conquista di Alep-
po, in Siria, ordinò di utilizzarle per erigere
IVAN IL TERRIBILE
piramidi alte fino a cinque metri. A Dama-
sco, poi, avrebbe fatto rifugiare migliaia di LA TORTURA COME ARMA POLITICA
cittadini nella moschea cittadina, promet-
I
tendo loro di avere salva la vita, per poi far van IV, detto poi il Terribile, granduca di episodi di violenza, e durante i quali i suoi
sigillare le porte dell’edificio e appiccare il Mosca prima, poi zar di tutte le Russie, sbalzi d’umore divennero sempre più repen-
fuoco, bruciando vivi gli occupanti. concentrò la sua attività politica sulla rior- tini e temibili, egli divenne finalmente zar.
ganizzazione del regno, sia da un punto di Fu, anzi, il primo a potersi fregiare di tale
vista militare che economico. Ridimensionò titolo e si dedicò all’eliminazione sistematica
il potere dei membri dell’alta nobiltà russa, degli avversari politici con una creatività de-
i boiardi, che fino a quel momento avevano gna di miglior causa. «Faceva sbranare dai
condotto una sotterranea guerra di potere. cani gli avversari, divorare i monaci ribelli
Al di là delle ragioni politiche, Ivan aveva da orsi selvaggi tenuti in gabbia», racconta il
altri validi motivi personali per combattere giornalista Piero Citati, «stuprava ragazze e
la nobiltà russa. Rimasto orfano nel 1538, donne sposate… massacrava chi si rifiutava
all’età di otto anni, aveva avuto modo di di danzare con lui ad un ballo mascherato,
sperimentare in prima persona la crudele fece arrostire i corpi degli abitanti di Nov-
ambizione dei boiardi, potendo contare solo gorod… fece stringere i figli alle madri per
sull’aiuto del futuro metropolita Macario. poi gettarli nel fiume, mentre i suoi uomini
Ivan cominciò a mostrare la sua indole in barca trapassavano con le lance coloro
appena quattordicenne, quando assistette che risalivano a galla, tagliava a strisce la
impassibile allo strangolamento del capo pelle degli interrogati». Il tutto veniva però
della famiglia Sujskij, da lui stesso commis- intervallato da pellegrinaggi presso i mona-
sionato. Dopo un’adolescenza punteggiata da steri per chiedere perdono a Dio. ®
73
13 tiranni sanguinari
P
numerose e poco sensate campagne mili- ochi uomini hanno ricevuto dalla Storia un caucciù, per ottenere il quale il re non esitò a
tari, era possibile sentirlo conversare con giudizio così severo come il re del Belgio impegnare per intero la popolazione indigena,
un certo generale Zhu Shou, che però non Leopoldo II, al punto da essere indicato trasformando i suoi sudditi in veri schiavi che
esisteva, se non nella sua mente. In 16 anni come l’autore di uno dei peggiori crimini degli lavoravano senza percepire compenso. Anzi,
di regno, dal 1505 al 1521, Zhengde ebbe ultimi secoli. Nascondendosi dietro la patina erano sottoposti alle angherie di un esercito
modo di distinguersi per la sua dissolutezza di filantropo e promotore della conoscenza e di circa 16 mila mercenari, pronti a punire in
e stravaganza: si fece costruire una casa di dello sviluppo scientifico, Leopoldo, di fatto, modo spietato ed esemplare chi non con-
tolleranza dove, oltre alle regolari prostitu- costruì in Africa un impe- segnasse abbastanza caucciù. Si arrivò al
te, venivano ospitate anche belve feroci, e ro coloniale personale, punto di amputare gli arti a chi non
una volta rischiò di essere sbranato da una fondando lo Stato riusciva a raggiungere la quota minima
tigre. Si circondò di eunuchi e, poiché tra- Libero del Congo. di materia prima: si calcola che, tra
scorreva molto tempo in viaggio alla ricerca Nel 1865, sfruttando il 1880 e il 1920, la popolazione del
di oggetti preziosi da acquistare per capric- le capacità del celebre Congo venne dimezzata.
cio, affidò a esploratore inglese Hen- Leopoldo era conscio degli orrori
uno di loro, Liu ry Morton Stanley, riuscì commessi: quando, nel 1908, fu
Jin, le chiavi a mettere le mani su un finalmente costretto a cedere
del potere. territorio enorme, quasi la colonia al Governo del
Quando scoprì ottanta volte più esteso del suo Paese, dichiarò: «Re-
che il luogote- Belgio. E sulle sue ricchez- galerò il mio Congo ai
nente cospi- ze, rappresentate inizialmente belgi, ma costoro non
rava contro di dall’avorio e di altre materie potranno sapere quel
lui, Zhengde pregiate, ma ben presto dal che vi ho fatto».
non esitò a
condannarlo
FRANCISCO
a una morte
atroce, facen-
dolo affettare 8
lentamente.
Secondo i suoi
ordini, la tor-
MACÍAS NGUEMA
tura sarebbe
dovuta durare
LO STERMINATORE NERO
tre giorni, ma
L’
il povero Liu Africa Nera ha conosciuto un gran odoro Obiang Nguema Mbasogo, che lo
Jin resistette numero di dittatori crudeli, da Amin rovesciò nel 1979 con un colpo di Stato
solo per due. Dadà a Bokassa, ma Francisco Macías e si trova tuttora al governo della Guinea
Passando al- Nguema ha pochi concorrenti nel macabro Equatoriale. Purtroppo, anch’egli si è di-
la Turchia, mol- conteggio delle vittime inflitte da un uomo mostrato un feroce tiranno.
ti sultani della politico al suo stesso Paese. Proveniente
Sublime Porta da una famiglia povera, divenne il primo
si dimostraro- presidente della Guinea Equatoriale nel
no crudeli, ma 1968, quando gli spagnoli tolsero le tende
nessuno superò Ibrahim I (nel ritratto), che da una delle loro colonie africane. Nguema
regnò dal 1640 al 1648 (nonostante il suo non organizzò mai elezioni, e nel 1972 si
predecessore, Murad IV, sul letto di morte dichiarò addirittura presidente a vita. Si
avesse ordinato di farlo uccidere). Ibrahim fece subito conoscere come un ladro di pro-
soffriva di depressine e di nevrastenia e la porzioni notevoli: gran parte delle ricchezze
sua vita fu una catena di orrori, uno peggio- del suo Paese veniva custodito in valigie
re dell’altro. Fece giustiziare numerosi visir nascoste sotto il suo letto, pronte per esse-
che egli stesso aveva portato al potere, ma re portate via in caso di colpo di Stato.
la sorte più terribile la riservò alle donne Nguema non si limitò a rubare, ma uc-
dell’harem (che voleva grassissime, le più cise o costrinse all’esilio un terzo dei suoi
obese che si potessero rintracciare nell’im- compatrioti, ossia 100 mila persone circa.
pero): un giorno fece rinchiudere tutte le Proprio come Pol Pot, detestava gli intellet-
280 ragazze in sacchi gravati da pesi, che tuali, che perseguitò con particolare fero-
poi gettò nelle acque del fiume: una sola cia, e fece predisporre un campo di concen-
di loro si salvò. Dopo quest’agghiacciante tramento tanto disumano da essere definito
bravata, Ibrahim venne deposto e assassi- “una Dachau preindustriale”. Le vittime
nato a sua volta, assieme alla madre. della sua dittatura furono almeno 50 mila.
Nguema fu giustiziato dal nipote, Te-
74
AUGUSTO PINOCHET 9
UCCISIONI, RAPIMENTI E SCOMPARSE
D
a un punto di vista meramente economico, la dittatura del generale Augusto Pinochet
Ugarte (con gli occhiali, da giovane) non può essere considerata fallimentare: sotto la
sua guida, il Cile conobbe un periodo di apertura al libero mercato, una drastica ridu-
zione del tasso d’inflazione, la sparizione del traffico degli stupefacenti e una spinta che, a
partire dalla fine degli anni Settanta, portò il Paese a vantare una delle migliori economie
dell’area sudamericana. A fronte di tali risultati, però, vanno considerati i tremendi crimini
commessi nei 17 anni di un governo inaugurato con il colpo di Stato del 1973 (avallato da-
gli Stati Uniti), grazie al quale il generale rovesciò il potere legittimo di Salvador Allende.
È difficile tracciare un bilancio delle vittime del regime di Pinochet: i rapporti ufficiali
parlano di oltre 3.000 uccisioni, quasi 30 mila persone torturate o imprigionate per motivi
politici e oltre mezzo milione di uomini e donne internati oppure mandati in esilio. Inoltre,
sono annoverati oltre 1.200 casi di “sparizioni forzate”: è il caso dei tristemente noti desa-
parecidos, alcuni dei quali vennero imbarcati su aerei dell’esercito e gettati fuori bordo ad
alta quota per farli inabissare nelle acque dell’oceano Pacifico.
POL POT 10
DELIRIO
ROSSO SANGUE
I
sogni, si sa, possono generare mostri. Lo dimo-
stra il sogno comunista di Pol Pot che, in soli
4 anni, provocò la morte di oltre 2 milioni di
persone. Nato nel 1925 in quella che all’epoca
era conosciuta come Indocina, e che poi sarebbe
diventata Cambogia, Sloth Sar (questo il suo ve-
ro nome) proveniva da una famiglia benestante.
Nel 1949 si trasferì a Parigi per proseguire gli
studi, entrando in contatto con gli ideali marxi-
sti. Tornato in patria, aderì al Partito Comunista
locale, per poi mettersi a capo dell’esercito di
contadini che, il 17 aprile 1975, entrò nella capi-
tale Phnom Penh, prendendo il potere e inizian-
do una radicale riforma agraria. La rivoluzione
rossa prevedeva l’evacuazione forzata dei grandi
centri urbani e la “rieducazione” dei cittadini
attraverso il lavoro in grandi fattorie comuni con
turni di 18 ore e un solo giorno di riposo ogni
dieci. Ai dissidenti spettava la morte. In parti-
colare, gli intellettuali erano considerati i veri
“nemici del popolo”: bastava portare gli occhiali
o conoscere una lingua straniera per rischiare la
vita. Vi furono altre assurde mostruosità, come i
medici e gli ingegneri bambini, considerati adatti
a operare perché mai entrati in contatto con il
perfido mondo borghese e capitalista.
La lunga parabola politica di Pol Pot terminò
con la morte, avvenuta il 15 aprile 1998, poche
ore dopo che i dirigenti dei Khmer Rossi ave-
vano annunciato la decisione di consegnare il
loro ex leader al Tribunale internazionale. ®
75
13 tiranni sanguinari
VLAD III 11
RADOVAN KARADZIC 12
L’IMPALATORE,
FRA MITO E REALTÀ UN NUOVO GENOCIDIO EUROPEO
F
u il primo presidente della Republika Srpska, l’auto-
L
a figura del principe di Valacchia Vlad III, proclamata Repubblica Serba di Bosnia ed Erzegovina,
discendente della casata dei Drăculesti e creatasi nel 1992 dopo lo smembramento della Iugo-
denominato Vlad Tepes (l’Impalatore), sta slavia. Forte di tale titolo, Radovan Karadzic promosse e
a metà strada tra realtà e leggenda. Più noto supervisionò una vera campagna di pulizia etnica contro i
con il patronimico Dracula, oggi Vlad incarna musulmani bosniaci, tramite azioni che sono state incluse
la figura del mostro: merito dello scrittore ir- tra le più gravi violazioni dei diritti umani commesse sul
landese Bram Stoker, che suolo europeo nel secondo dopoguerra.
nel 1897 lo eternò come L’episodio che connota più chiaramente la statura crimi-
vampiro nel celebre nale di Karadzic è il massacro di Srebrenica, avvenuto del
romanzo Dracula. luglio 1995: in tre giorni, le milizie serbe inseguirono e
Benché fosse catturarono migliaia di cittadini bosniaci musulmani che
venerato come un si erano rifugiati nell’enclave di Potocari. In teoria, il sito
eroe in molte re- avrebbe dovuto essere difeso dalle truppe dell’Onu, che in
gioni dell’Europa quel momento erano sotto il comando olandese, le quali
Orientale per la invece si ritirarono. Le truppe serbo-iugoslave guidate dal
sua opposizione generale Mladic entrarono quindi nel villaggio, presero
all’espansioni- tutti i maschi, adulti e bambini, li portarono nei boschi e
smo ottomano, li trucidarono: le vittime superarono il numero di 8.000.
all’interno del Al termine della guerra civile, Karadzic riuscì a ricostruirsi una vita e una nuova
Sacro Romano identità, riciclandosi come esperto di omeopatia e firmando diversi articoli sull’argomen-
Impero la fama to. Finalmente, nel 2008, è stato arrestato in Serbia e inviato al Tribunale internazionale
di Dracula diven- per l’ex Iugoslavia. Nel 2016 è stato condannato in primo grado a 40 anni di carcere,
ne quella di un ma nel processo d’appello del marzo del 2019 la giuria ha ritenuto la pena troppo leg-
capo militare san- gera per i crimini dei quali era stato ritenuto colpevole: oltre al genocidio di Srebreni-
guinario. Cosa che ca, a suo carico vi erano i bombardamenti che martoriarono la città di Sarajevo.
in effetti era, al pari
di molti altri leader del
13
QIN SHI HUANG
Quattrocento. In particolare,
Vlad era noto per la frequenza
con cui impalava i nemici, condannandoli a una
delle morti più atroci e dolorose (nella stampa
sotto). Si narrava inoltre che facesse tagliare i LA GRANDEZZA A CARO PREZZO
seni alle donne dei villaggi occupati, così che
D
non potessero allattare i figli, e che arrostisse i iventato famoso per aver in disaccordo con le sue idee ed era
bambini per poi costringere i genitori a cibarsene. ordinato la tomba più solito bruciare i documenti che con-
Facendo di Dracula il protagonista del suo sontuosa della Sto- tenevano cenni critici nei confronti
romanzo, Bram Stoker nobilitò un mostro reale ria, quella che ospita del suo operato. Il trattamento peg-
ben peggiore del vampiro della leggenda. il celebre “esercito di giore era forse riservato ai prigio-
terracotta” (oltre 6.000 nieri di guerra: secondo quanto
guerrieri a grandez- narrato dal professor Xun Zhu
za naturale), Qin Shi dell’Università di Hong Kong,
Huang fu il primo, nel essi venivano castrati e impiegati
221 a.C., a unire la Ci- come schiavi fino alla morte. n
na. Durante il suo re-
gno, venne eretto quello
che può essere considerato
l’antesignano della Grande
Muraglia, un muro che doveva
tenere lontane le orde dei nomadi
provenienti dalle regioni centrali dell’Asia.
Queste opere costarono la vita a moltissimi
uomini, ma se gli operai coinvolti nell’erezione
della muraglia morirono per incidenti sul lavoro
o stroncati dalla fatica, quelli impiegati per edi-
ficare il mausoleo vennero fatti uccidere perché
non rivelassero l’ubicazione della tomba. Come
se non bastasse, Qin era noto per l’abitudine di
mandare a morte gli studiosi che si trovavano
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Frugando tra le pieghe della Storia emergono mille fatti curiosi che solitamente
non trovano posto nei libri, ma che contribuiscono a gettar luce su persone ed eventi
78
il libro che salvò notre-dame de paris
Storie
da record
Dletteratura
alla metà dell’Ot-
tocento in poi la
popolare
stava seriamente pensando di abbattere la cat-
tedrale, gravemente compromessa da secoli di
degrado. Fu proprio grazie allo straordinario
occidentale si arric- successo del romanzo di Hugo, scritto per
chì del genere detto l’occasione, che rinacque invece l’interesse per
“feuilleton”, reso la chiesa: i lavori di restauro iniziarono negli
famoso anche grazie anni Quaranta del XIX secolo, ripristinando l’epopea più antica...
ad autentici capo- l’antico splendore della basilica per conse- I poemi epici, presenti
lavori usciti dalla gnarla alla storia dell’umanità. presso tutte le civiltà,
penna di roman- sono una sorta di cas-
zieri illustri, come saforte letteraria in cui
Catore
mo, universalmente onvinto dello stretto legame fra genio I poemi più antichi
noto come l’autore artistico e alterazioni psichiche, il cre- di cui siamo finora
dell’immortale I miserabili, scrisse anche dell’antropologia criminale Cesare a conoscenza sono
altri testi non meno appassionanti, come Lombroso vi aveva dedicato, nel 1893, un due, entrambi di
Notre-Dame de Paris (nell’illustrazione), una libro dal titolo significativo: Genio e follia. area mesopotamica:
cupa storia d’amore e morte ambientata nella Nell’agosto del 1897 Lombroso si trovava l’Epopea di Gilga-
Parigi medievale e incentrata sulla cattedrale a Mosca per partecipare a un convegno, e mesh, il mitico re
simbolo della Francia. Ma l’importanza di volle approfittare dell’occasione per recarsi di Uruk, risalente a
questo lavoro non sta soltanto nel suo valore in visita da Lev Tolstoj. Il suo interesse circa 4.500 anni fa
letterario: il romanzo, infatti, uscì nel 1831, non era letterario: lo scienziato nutriva la (in foto), e l’Atrahasis o
negli anni in cui l’amministrazione francese segreta speranza di carpire dal vivo qualche Utnapištim, di poco più
dettaglio che avvalorasse la sua teoria. recente, che narra il mito
Ma Tolstoj non si fece cogliere di sorpresa: del Diluvio Universale.
aveva compreso perfettamente che la visita
la maglia nera dell’italiano non era di cortesia, e si comportò
di conseguenza. La moglie di Tolstoj, Sofi-
ja, così descrisse Lombroso nel suo diario:
Sricorda
i dice “maglia nera” e si pensa a un
primato negativo, ma spesso non ci si
da dove derivi quest’espressione,
«Un vecchietto piccolo, molto malfermo sulle
gambe, che nell’aspetto dimostra molto più
dei suoi 62 anni». Di rimando, Lombroso vide
ormai entrata nell’uso comune. Nell’im- nello scrittore russo la perfetta personificazio-
mediato dopoguerra, la maglia nera veniva ne dell’accoppiata “genio e follia”. … e quella più lunga
attribuita al corridore che arrivava per L’incontro fu una delusione per entrambi: Su quale sia il poema epico più lungo
ultimo nel Giro d’Italia. A renderla leg- tra i due non scattò nessuna scintilla di sim- del mondo, invece, non ci sono dubbi: la
gendaria fu il corridore piemontese Luigi patia, e se Lombroso vi trovò conferma delle palma spetta incontestabilmente all’in-
Malabrocca (nella foto, che riuscì a colle- sue teorie, Tolstoj, nel suo diario, liquidò diano Mahabharata, che conta oltre
zionare alcuni record negativi. così l’episodio: «È venuto Lombroso. Vec- 220 mila versetti, per un totale di circa
Arrivò ulti- chietto ingenuo e limitato». E nel romanzo 1,8 milioni di parole. Per farsi un’idea,
mo nel Giro Resurrezione, che concluse pochi mesi dopo, si pensi a un testo dieci volte più lungo
del 1946, a 4 inserì alcune pagine contenenti una serrata dell’Iliade e dell’Odissea messe insieme,
ore 9’34” dal critica alle teorie lombrosiane. o circa cinque
vincitore Bar- volte più lun-
tali, e ultimo go dell’in-
nel 1947, a 5 tera Divina
ore 52’20” da Commedia.
Coppi. Composto
Nel 1949 arrivò penultimo, a 7 ore interamente
47’26” da Coppi: a batterlo era stato il in lingua
veneto Sante Carollo, arrivato a 9 ore sanscrita,
57’07” dal vincitore. I due si erano dati venne conce-
una battaglia senza quartiere, facendo pito nell’arco
ricorso anche a colpi bassi, e non solo per di ottocento
una sorta di idealismo alla rovescia: anche anni circa,
la “maglia nera”, infatti, riceveva premi in probabilmente
denaro e in natura, spesso molto più consi- tra il IV secolo
stenti di quelli riservati ai “piazzati” nella a.C. e il IV
media classifica. secolo d.C.
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Libri, mostre, film, serie tv Storia & Storie a cura di Alessandra Colla
L
più semplicemente, come J.R.R.) vita, risalendo fino alla stagione più a Conferenza di pace di Parigi, inaugurata il 18
è uno degli scrittori più amati bella, quella della prima giovinez- gennaio 1919 al termine della Grande Guerra, si
del mondo. La sua saga del Signore za, vissuta assieme a una serie di proponeva di delineare il nuovo assetto geopolitico
degli anelli, oltre ad aver ispirato compagni unitisi a lui per affinità d’Europa e regolare i rapporti con le potenze uscite
una serie di film di straordinario elettiva e interrotta bruscamente perdenti dal conflitto. Le richieste avanzate dall’Italia
successo, è un libro di culto per dallo scoppio del conflitto. Il film non furono totalmente esaudite: le si negarono l’annes-
milioni di appassionati, e così pure s’interroga anche su una questione sione della Dalmazia (promessa con il patto di Londra
Lo Hobbit. Tuttavia, non fondamentale: da dove del 1915) e quella della città di Fiume. Denunciando
molti conoscono la sua nacque l’idea della Com- l’oltraggio della “vittoria mutilata”, il poeta Gabriele
vita da serio e brillante pagnia dell’Anello? Il D’Annunzio si recò a Roma per tenere una serie di
professore universitario colpo di genio di questa comizi, in cui invocava il riconoscimento dell’italiani-
a Oxford, dove contri- biografia per immagini tà di Fiume; frattanto, nella città contesa, già si organizzavano gruppi di
buì alla realizzazione sta nel mostrare come gli resistenza per impedirne l’annessione al Regno di Iugoslavia.
del New Oxford English eventi della sua esistenza Il 12 settembre 1919 D’Annunzio, alla testa di 2.600 “legionari”, come
Dictionary, o la sua abbiano nutrito l’opera del ribattezzò i volontari che lo seguirono nell’impresa, fece il suo ingresso
infanzia. Ancor meno grande romanziere. a Fiume, accolto trionfalmente dai cittadini. Il Vate governò la città per
nota è la sua giovinez- Forse era impossibile, sedici mesi, istituendovi la Reggenza italiana del Carnaro, proclamata
za: a colmare la lacuna in meno di due ore, spie- ufficialmente il 12 agosto 1920. Sulla base di una proposta del sinda-
provvede questo Tolkien, gare tutti i misteri della calista rivoluzionario Alceste De Ambris, D’Annunzio scrisse la Costi-
diretto dal finlandese mente creativa di un uo- tuzione della Reggenza: un documento straordinariamente innovativo,
Dome Karuloski e inter- mo capace di dar vita a ispirato da principi modernissimi, che fece di Fiume la “città ideale” del
pretato da Nicholas Hoult nei panni un intero universo, ma la pellicola Novecento rivoluzionario sognato dal Vate.
dello scrittore e da Lily Collins in rivela l’affetto sincero del regista titolo: La Carta del Canaro e altri scritti su Fiume
quelli della moglie, Edith Bratt. per Tolkien: affetto che offre mo- autore: Gabriele D’Annunzio, a cura di Marco Fressura e Patrick
Coinvolto nella Prima guerra menti di lirismo e poesia che il Karlsen, con una prefazione di Giordano Bruno Guerri
mondiale (era nato il 3 gennaio grande mago del genere fantasy editore: Castelvecchi, pp. 155, 17,50 euro
1892), mentre si trova in trincea avrebbe di certo apprezzato.
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bre teatro di Parma di Complemento - 5
- 18 Chiudono il cor- 24 25 26 27 Brevi canti popolari -
teo - 19 Iniziali del 6 Massacro - 8 Altro
Manzoni - 20 Capo 28 29 30 31 nome del carbamma-
dell’antico coro greco to - 9 Isola greca del-
- 22 Famosi quelli di 32 33 34 35 le Cicladi - 10 Ezio
Matera - 24 Gruppo Greggio - 11 Sonori,
Intervento Speciale 36 37 38 39 echeggianti - 12 Fette
- 26 Silvio, poeta fio- di pancarré imbottite
rentino contempora- 40 41 42 43 44
- 13 Danneggiate giu-
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il mare - 28 Si rischia 45 46
sigla del nostro ex im-
sull’Himalaya... - 32 pero - 16 Si dice con
Anouk attrice - 33 rimpianto - 21 Pareti
Erba delle composite - 34 Partito Popolare Italiano - 36 Il calice rocciose a picco sul mare - 23 Alt stradale - 25 Aerea traccia odoro-
dell’Ultima cena - 37 Lo è il siciliano - 39 Articolo spagnolo - 40 sa - 27 Nascoste alla vista - 29 Cavità dello stomaco dei ruminanti
Cuore di topo - 41 Abitano nell’Europa orientale - 43 Composizioni - 30 Animale da soma - 31 Le fumavano i soldati - 32 C’è quella
per archi e fiati - 45 Antoine, fondatore della chimica moderna - 46 eolia - 35 Il nome di Cajkovskij - 36 Fa urlare i tifosi! - 37 Avverbio
Herbert, compositore e critico tedesco. di luogo - 38 Onde elettromagnetiche (sigla) - 42 Alberto Sordi - 44
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