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SCOPRIRE E CAPIRE IL MONDO 338

21 NOVEMBRE 2020
DICEMBRE 2020
€ 3,90 IN ITALIA
Mensile: Austria € 8,20 / Belgio, Francia, Lussemburgo, Portogallo (cont.), Spagna € 7,00 / MC, Côte d’Azur € 7,10 / Germania € 10,00 / Svizzera Chf 8,90 – C.T. Chf 8,40 / USA $ 12,00. Poste Italiane / Spedizione in A.P. D.L. 353-03 art. 1, Comma 1 / Verona CMP

NUMERO
SPECIALE
IN OCCASIONE
DEL FESTIVAL
FOCUS LIVE
ABBIAMO
CHIESTO A
LUCA
PARMITANO
DI IDEARE CON NOI
IL GIORNALE
DI QUESTO MESE

UN ASTRONAUTA IN REDAZIONE

MISSIONE
SPAZIO TERRA
SCARICA
L’ESPERIMENTO ASTRONOMIA EMERGENZE LA APP
LO SCIENZIATO PARALIZZATO COME SI CERCANO I PIANETI VIRUS DI OGGI E DI DOMANI: INQUADRA
CHE DIVENTERÀ UN CYBORG DOVE PUÒ ESSERCI LA VITA LA LEZIONE DI COVID-19 E ANIMA LA
COPERTINA!
338 DICEMBRE 2020 www.focus.it

Scoprire
e capire
il mondo
PRISMA
13 Gli insetti in numeri 17 Come è andata
la missione
MOSAiC Riusciremo a
contare tutti
14 Piccola fisica gli alberi
del mondo
19 Il caro estinto
20 La foto curiosa 23
23 Come natura insegna
24 Parlare col gatto
26 Prisma sonoro

frontiere
34 ORGANI STAMPATI IN 3D
La promessa per il futuro è offrirci cuori
o polmoni creati per ogni malato.
60 AMONDI
CACCIA DI ALTRI
Oltre il Sistema solare sono stati
scoperti più di 4mila pianeti.

40 DIVENTERÒ UN CYBORG
Lo scienziato Peter Scott Morgan, malato
Ospiteranno anche la vita?

di Sla, sta testando un vero avatar di se


stesso, che comunica al suo posto. 68 SPAZIO ALLE INVENZIONI
Andare nello spazio porta vantaggi per
tutti. Grazie alle tecnologie sviluppate

46 A LEZIONE DAL VIRUS


Quali insegnamenti possiamo trarre
da Covid-19?
che entrano negli oggetti di tutti i
giorni. E migliorano la nostra salute.

52 RITORNO DAL FUTURO


Quando si rientra dallo spazio, non ci si
74 L’UNIVERSO INVISIBILE
La materia oscura è uno dei grandi
misteri della scienza moderna: da che
può riposare. cosa è composto il cosmo?

58 I NUMERI DELL’ESA
Satelliti, missioni, astronauti: lo sforzo
titanico dell’Agenzia Spaziale Europea.
81 QUESTO È FOCUS LIVE
Come assistere – dal vivo o in differita
– all’edizione 2020 del nostro festival.

84 E SE ALESSANDRO MAGNO...
46
storia

... non fosse morto così giovane? Il vaccino non


farà sparire
90 ORDINE E DISORDINE
comportamento

Il primo è utile e rende il lavoro più semplice. Ma SARS-Cov2, ma ne


non deve essere eccessivo. Il secondo è meglio non
diventi un sistema. Sebbene un po’ di caos aiuti. ridurrà la circolazione

In copertina: Foto grande; Lauren Harnett/Nasa/Jsc: In basso da sinistra; stampa 3D, Reuters/Contrasto; Nasa; Reuters/Contrasto. Focus | 3
96 E COME ESTINZIONI
scienza

La storia della vita sulla Terra è un lungo percorso di


morti e rinascite. Ma all’orizzonte potrebbe esserci
un’altra estinzione di massa. Causata da noi.

104 IN CHE LINGUA FISCHI?


mondo

Sono almeno 70 le lingue tradizionali fischiate.


Nate quando non esistevano cellulari e bisognava Come funziona
comunicare a distanza. Molte sono ancora in uso. il Mose di Venezia

111 COMUNICARE CON IL TATTO


tecnologia

La ricerca della Lega del Filo d’Oro per le persone


sordocieche.

95
114 QUESTI PAZZI PAZZI RECORD
società

Pistole ad acqua enormi, vasche da bagno a Un aiuto per


essere più efficaci?
motore... Per entrare nei Guinness, oggi i primati
bisogna soprattutto saperseli inventare!

In edicola con Focus


il manuale per migliorare
la produttività

128 COME FERMARE IL MARE


tecnologia

Dai grandi sbarramenti olandesi al Mose di Venezia,


fino ai piani futuristici di chiusura del Mare del Nord.
Così l’uomo mette un freno alla forza delle onde.

Una gara
di fischi in 136 LA DOMESTICAZIONE DELLE PIANTE
natura

Il pomodoro delle origini era come un mirtillo. E le


Irlanda
del Nord banane avevano i semi. Così frutta, verdura, cereali
sono stati modificati dall’uomo.

RUBRICHE
6 L’oblò 124
121 Domande & Rispost Perché le
balene sono
così grandi?

145 MyFocus
151 Giochi
Ci trovi anche su:

4 | Focus
1 LA NOSTRA “VETRINA”
animazione

Il nostro giornale non Scopri come la copertina di Focus prende vita.

è soltanto sulla carta.


Con la realtà aumentata 7 UN ASTRONAUTA A FOCUS
video

La riunione di redazione via web che abbiamo


alcune pagine... si fatto con Luca Parmitano per realizzare questo
numero da lui condiretto.
animano. Ecco come
funziona e che cosa 25 CHE CORAZZA!
video

trovi in questo numero.


Le incredibili doti di resistenza del coleottero
Phloeodes diabolicus.

SCARICA LA APP 26 CASTELLO ULULÌ, CANE ULULÀ


audio

Ascolta il verso di un cane della Nuova Guinea.


Vai sul tuo store

35 RICAMBI STAMPATI
(App Store o Google Play) video
e cerca la app gratuita Focus
Realtà Aumentata; scaricala Cornee e vasi del corpo: gli straordinari
e aprila. Se l’avevi già fatto
esperimenti di stampa 3D di tessuti e organi.
per i numeri scorsi, basta
aggiornarla.
61 CACCIATORI DI NUOVI MONDI
video

Tutti i metodi con cui gli astronomi cercano


INQUADRA LA PAGINA (e scoprono) gli esopianeti.

Dove trovi l’immagine qui a


fianco, c’è un contenuto in realtà
INQUADRA
LA PAGINA
CON LA
APP
77 SOTTO LE LENTI DELLA GRAVITÀ
video

aumentata: video, foto a 360°, INFO A PAGINA 5 Come funziona una lente gravitazionale?
test, modelli 3D e tanto altro.

79 IL GEOMETRA DELL’UNIVERSO
Inquadra la pagina con la app, video
che attiva la fotocamera di
smartphone o tablet. E goditi Alla scoperta di Euclid, il satellite che studierà
lo spettacolo (più a destra, i
la geometria del cosmo.
contenuti di questo numero).

85 IL CONQUISTATORE DEL MONDO


quiz

DA SAPERE Quante ne sapete su Alessandro Magno?

• La app ti mostra i contenuti in realtà aumentata


di Focus in edicola. Per vedere quelli dei numeri
precedenti, seleziona il numero nel menu della
90 HAI BISOGNO DI ORDINE?
test

Scopri se vuoi avere tutto sotto controllo.


app, in alto a sinistra sullo schermo.
• Per vedere alcuni contenuti può essere
necessario che sia attiva una costante
connessione dati cellulare o quella di una rete
105 FRANCAMENTE ME LO FISCHIO
audio

Ascolta come si dice ti amo in Silbo, la lingua


Wi-Fi. Inoltre, la rivista deve essere abbastanza fischiata delle Canarie.
illuminata.

128 IL PROTETTORE DELLA LAGUNA


• La nostra app è ottimizzata per molti device. modello 3D
Tuttavia, dato che richiede smartphone con
prestazioni relativamente elevate, potrebbe non Il Mose di Venezia e il suo funzionamento.
funzionare perfettamente su alcuni modelli.

Focus | 5
L’OBLÒ

È ATTERRATO
UN ASTRONAUTA
IN REDAZIONE di Raffaele Leone

I l 16 luglio del 1969, mentre attorno all’Apollo 11


cominciava il conto alla rovescia per lasciare la Terra
e portare l’uomo sulla Luna, io avevo quasi nove anni e
(quest’anno). Durante le sue missioni, ha trascorso nello
spazio un anno e due giorni mentre cumulando il tempo
passato a galleggiare fuori dalla stazione ha battuto tutti
piangevo sul balcone della mia casa catanese. Papà era in i precedenti record di permanenza esterna: 33 ore e nove
ritardo, rischiava di perdere la partenza e non volevo godere minuti. Era il candidato perfetto, anche perché ha titolato
di un evento storico di cui lui non potesse godere. Poi arrivò “Beyond” la sua missione conclusasi quest’anno. Vuol dire
in tempo e ci sedemmo davanti alla Tv. oltre, vuol dire guardare avanti.

H o memoria di quei giorni, delle immagini in bianco e


nero, del centro di controllo Nasa a Cape Canaveral,
degli occhialoni spessi del conduttore della Rai che si
S e gli astronauti non guardassero avanti non potrebbero
fare il loro mestiere. Lo spiegano bene due bei film come
Apollo 13 (la storia di quella missione diventata disperata
chiamava Tito Stagno, dell’emozione generale, della retorica per un guasto alla navicella) e Il primo uomo (sulla vita di
inevitabile che accompagnò la missione di allunaggio. E Neil Armstrong). Mostrano quante soddisfazioni si hanno
ricordo loro: gli astronauti. Ricordo gli scafandri, i loro nell’addentrarsi in territori inesplorati ma anche quanti
caschi spaziali, il saltello di Neil Armstrong sulla polvere rischi si corrono. Eppure, quando si vive guardando avanti,
grigia mentre la radio gracchiava portando la sua celebre i pericoli diventano ostacoli da superare, esperienze da cui
frase: “Questo è un piccolo passo per un uomo, un grande imparare. Ne sa qualcosa Luca, che per due volte se l’è vista
balzo per l’umanità”. brutta. La prima, nel 2005, quando il suo aereo militare
monoposto colpito da un grosso uccello mentre sorvolava
Q uanti bambini alla domanda su che cosa vorrebbero
fare da grandi hanno risposto: l’astronauta. Ai miei
la Manica è diventato ingovernabile. Invece di lanciarsi col
paracadute, lui ha tenuto duro e lo ha riportato a terra. La
tempi andava forte anche il pompiere e i due mestieri hanno seconda disavventura lo ha colto nel 2013 mentre era fuori
in comune una certa aura di eroismo dettata dall’essere dalla stazione spaziale: per un guasto, il casco ha cominciato
intrepidi e coraggiosi. Ma l’astronauta ha in più quella a riempirsi d’acqua fin quasi a non farlo più respirare. È
caratteristica che avevano i grandi esploratori del passato: riuscito e rientrare a bordo con lucidità e sangue freddo.
sono pionieri, affrontano sfide su terreni sconosciuti, Ci serviva uno così per questo numero di Focus che, come
superano i limiti, si cimentano in prove inedite. Oltretutto lo gli astronauti, ha nel suo Dna l’obiettivo di raccontare la
fanno sfrecciando nello spazio. scienza e la ricerca, di seguirne i progressi e spiegarne le
dinamiche.

P erciò per il numero di Focus che apre il Focus Live


(quest’anno in versione interattiva sul Web dal 19 al 22
novembre), ho voluto un astronauta che dirigesse il giornale M a c’è un ulteriore motivo di questa direzione in tandem
che mi ha divertito: Luca è nato sette anni dopo lo
con me. “Frontiere” è il titolo del nostro festival, parola che sbarco sulla Luna e chissà in quale cielo si trovava mentre
nella sua accezione negativa indica limiti, recinti e chiusure, io bambino piangevo sul balcone. Però quando è venuto al
ma in quella positiva ne vede il superamento. mondo, lo ha fatto in un paese – Paternò – che è a un tiro
di schioppo da quel mio balcone, ha studiato in un liceo

H o pensato all’astronauta non tanto per parlare di lui,


quanto per parlare con lui. È nata così un’edizione
speciale in cui un uomo dello spazio è entrato in redazione
che conosco, ha imparato a nuotare nel mio stesso mare,
suppongo sia cresciuto anche lui ad arancini, pasta alla
norma, granite e brioche.
(virtualmente, visti i tempi), ha dato il suo contributo, i
suoi suggerimenti, le sue idee e ha scelto con noi molti degli
argomenti trattati nell’edizione di Focus che avete in mano.
Luca Parmitano era il candidato perfetto. Perché è tornato
A rrivato alla direzione di Focus ho titolato L’Oblò questa
mia pagina di editoriali proprio pensando a questo
giornale come a una navicella che viaggia nell’universo della
quest’anno dalla stazione orbitante e perché nella sua conoscenza. Quando mai potrà più capitarmi di stare ai
carriera ha inanellato tanti primati, tra cui quelli di primo comandi con un astronauta vero, catanese anche lui? Più
italiano dell’Esa – che ringrazio per aver reso possibile che una coincidenza, visto il contesto, una fortunata
questo numero speciale – a fare una passeggiata spaziale congiunzione astrale.
(nel 2013) e a ricoprire l’incarico di comandante dell’Iss raffaele.leone@mondadori.it

6 | Focus
NELLO SPAZIO

M. Pedoussaut/Esa
PER SUPERARE
OGNI CONFINE di Luca Parmitano*

S ono abituato a parlare di scienza, tecnologia ed


esplorazione come di un’esperienza diretta, vissuta in
prima persona: gli ultimi dieci anni di vita, professionale
una trentina di fortunati, sulle scoperte finora effettuate
grazie ai dati raccolti da AMS-02, lo spettrometro
magnetico alfa installato a bordo della Stazione Spaziale
e personale, mi hanno avvicinato moltissimo alla grande Internazionale durante la missione STS134.
avventura della ricerca, e sono stato impegnato in
numerosi esperimenti, dalla biologia alla scienza dei
materiali, dalla fisica dei fluidi alla fisiologia; test di nuovi
sistemi e apparati; e spedizioni dal fondo del mare a quello
I l professor Ting, durante la lezione, ci ha trasportati
ai limiti dell’universo, dove elementi cosmici dalle
incredibili masse – come i super massive black holes, o
delle caverne, fino allo spazio aperto. buchi neri super massicci – interagiscono con quella che
al momento è indicata come materia oscura, generando

H o imparato che, come quelli geografici, anche nella


scienza i confini sono immaginari, imposti da
limitazioni umane che non ci permettono di abbracciare
così alcuni degli elementi più pesanti della tavola
periodica. Ting spiegava che AMS-02 ha completamente
eliminato alcune delle teorie sulla composizione ed
tutti i campi: come scrive Charles Cockell nello splendido evoluzione del nostro universo, e che tantissimo resta
libro The equations of life, non c’è differenza tra fisica, ancora da analizzare per poter rivedere quelle che ancora
chimica o biologia. Tutto risponde alle stesse leggi di “sopravvivono” ai dati inaspettati forniti dal formidabile
questo universo. spettrometro. AMS-02 è per questo considerato il più
importante esperimento di astrofisica a bordo della

L’ idea di poter vivere in prima persona l’esperienza


diretta mi ha condotto verso la mia carriera
astronautica e sulla Stazione Spaziale Internazionale
Iss: progettato per lavorare circa cinque anni, il suo
contributo alla scienza è stato talmente rivoluzionario
che il Programma Iss ha deciso di prolungarne la
(Iss). Durante le due spedizioni di cui ho fatto parte – e permanenza.
in un anno intero trascorso in orbita – il laboratorio
orbitale è diventato per me un luogo familiare, in cui tutto
ciò che mi circondava – e ogni mia attività – era pregno
dell’inestinguibile desiderio umano di comprendere e
E
d ecco perché, quel giorno di primavera, il mio collega
Drew Morgan, della Nasa, e io eravamo a quella
lezione: insieme, ci eravamo preparati per mesi e mesi
allargare le nostre conoscenze: per ogni risposta trovata, a una serie di complessissime riparazioni, da effettuare
scoprivamo molte nuove domande alle quali dedicare il in attività extraveicolare (le cosiddette “passeggiate
nostro tempo e ingegno. spaziali”) per migliorare e prolungare le prestazioni
dell’Ams. Centinaia di ore passate a studiare, rivedere

G razie a queste esperienze ho avuto l’opportunità e


il privilegio di incontrare persone straordinarie,
che hanno percorso distanze molto, molto più grandi di
e progettare le procedure, per poi provarle sott’acqua,
in uno scafandro che riproduce quello spaziale in
assetto neutro, poi in un laboratorio di realtà virtuale,
quelle raggiunte da qualsiasi essere e ancora con un complesso sistema di
umano: astronomi e astrofisici, che sospensione che permette di riprodurre
con le loro osservazioni viaggiano nei VIDEO i movimenti in microgravità.
luoghi più reconditi dell’universo,

D
LA RIUNIONE
noto o sconosciuto, raccogliendo DI REDAZIONE rew e io saremmo partiti pochi mesi
informazioni attraverso i racconti CON LUCA dopo alla volta dell’Iss, e avremmo
di particelle infinitamente rare, nel PARMITANO effettuato quattro uscite extraveicolari
linguaggio complessissimo della fisica per realizzare le riparazioni… ma questo
INQUADRA
atomica e subatomica. LA PAGINA è un racconto per un altro giorno.
CON LA

U O
APP
na di queste persone, decisamente INFO A PAGINA 5
ggi, invece, vi raccomando di leggere
fuori dal comune, è il premio gli articoli da noi scelti per questa
Nobel per la fisica Samuel Ting. In una edizione, e di farvi trasportare lontano:
fresca giornata di primavera, nel 2019, oltre ogni limite.
seguivo una sua lezione, destinata a * Astronauta dell’Esa

Focus | 7
PRISMA DI TUTTO
UN PO’

8 | Focus
ARTE O BIOLOGIA?

Dipingere con
i batteri. Per
farli conoscere
T al Danino non è solo un artista: è
innanzitutto un bioingegnere,
abituato a maneggiare i batteri per
scopo di ricerca. Nel suo laboratorio
alla Columbia University di New York
conduce studi sul genoma batterico
allo scopo di riscriverlo almeno in parte
e così trasformare questi organismi
unicellulari, spesso patogeni, in potenti
alleati contro le malattie (il cancro in
particolare).
Petri. Per studiare i batteri è
indispensabile farli crescere in colonie,
cioè farli moltiplicare in laboratorio
nutrendoli con un mix di zuccheri,
proteine e altri nutrimenti immersi in un
gel. Questi gel vengono spalmati proprio
su piattini tondi, trasparenti, detti
Tal Danino/taldaninoart.com

“piastre di Petri”, dove i batteri si


sviluppano in senso concentrico a
partire dal punto in cui vengono
“seminati”. In ogni angolo del mondo, i
microbiologi hanno a che fare con
questi piattini ogni giorno. E di sicuro
molti di loro pensano che le colonie
batteriche siano anche belle da vedere.
Divulgazione. Ma Tal Danino ha
trasformato la sua abilità nel gestire
colonie batteriche in un’arte vera e
propria, che affianca alla sua attività
scientifica. Utilizzando diverse specie,
dall’innocuo Proteus mirabilis, ad alcune
specie di Salmonella e di Paenibacillus,
capaci di provocare infezioni, realizza
veri e propri quadri e installazioni
artistiche. Le sue opere sono state
esposte in varie mostre a New York,
Parigi, Seoul e Pechino. Lo scopo di
Danino è far conoscere meglio questi
esseri viventi molto primitivi, ma già
capaci di percepire il loro ambiente,
riprodursi e comunicare tra loro.
Nell’opera qui a fianco, Microbial
Rainbow, sono raccolte le colonie di
specie diverse immerse in gel nutritivo
che contiene anche alcuni coloranti utili
a dare l’effetto “gradazione di colore”.
Un arcobaleno, appunto. (R.P.)

Focus | 9
PRISMA

TECNOLOGIA

I sensori elettronici tatuati sulla pelle


I dispositivi indossabili sono di sensori stampati direttamente sul

Acs Applied Materials & Interfaces, 2020


tecnologie che sempre più spesso dorso di una mano (con uno strato
abbiamo la possibilità, di materiale di nanoparticelle tra la
letteralmente, di metterci addosso: pelle e i sensori stessi) e da una
non solo sotto forma di smartwatch serie di circuiti che si incollano
ma anche integrati, per esempio, all’interno della manica di una
nelle scarpe da jogging. La nuova camicia. L’apparato è in grado di
frontiera sono però i circuiti flessibili monitorare temperatura, umidità,
stampabili sulla pelle. battito cardiaco, ossigenazione e
Nanoparticelle. Un recente pressione del sangue con una
articolo su Applied Materials & accuratezza anche migliore di quella
Interfaces, di un team di ricercatori dei dispositivi già in uso. Inoltre, il
cinesi, descrive come sia possibile sensore è ecologico e può essere
realizzare un sistema che consiste rimosso con una doccia. (G.R.)

SCIENZA

Le parole con cui un


virus si trasmette meglio
S i sa che i virus si possono diffondere per mezzo di tosse e
starnuti. Le ricerche mostrano però che anche la voce è
un’efficace via di trasmissione, soprattutto negli ambienti
chiusi che si frequentano nella stagione invernale.
A raffica. Per mezzo di tecniche di imaging ad alta velocità,
Manouk Abkarian dell’Università di Montpellier (Francia) e
Howard Stone della Princeton University (Usa) hanno
analizzato la pronuncia di consonanti come la “p” o la “b”: tra
le labbra si forma una sottile membrana di saliva, la quale si
rompe per creare filamenti che a loro volta proiettano in avanti
una raffica di goccioline. Anche la “t” e la “d” sono efficaci nel
generare goccioline; mentre la “m” lo è meno. Gli studi
mostrano anche che un normale balsamo per le labbra riduce
Shutterstock

l’emissione di goccioline di quattro volte. (A.P.)

Focus | 11
GRISPORT
quotidiane certezze

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COLLECTIO N
Brevetto internazionale Grisport
per un incomparabile comfort del ppiede.
PRISMA INSETTI IN NUMERI

RECORD

396
MILIONI DI ANNI

50
L’età di un
Rhyniognatha hirsti,
CONSIDERATO IL PIÙ
ANTICO FOSSILE DI
INSETTO FINORA
TROVATO.

3 4 43 000
DELL’APEINDONESIANA
MEGACHILEPLUTO:

-
volte il suo peso.
L’APEPIÙGRANDE,DAPOCO
POCO È quanto può
RITROVATADOPOESSERESTATA sollevare una
CONSIDERATAESTINTA. formica.

MG DI SANGUE
È IL PASTO
.
IL NUMERO DI UOVA CHE UNA TERMITE AFRICANA
GIORNALIERO REGINA PUÒ DEPORRE IN UN GIORNO.
DI UNA ZANZARA.

1/200 2.086 445


MILIONI
RAPPORTO TRA IL
MILIONI DI
TONNELLATE
È IL PESO
DI TUTTE
LE TERMITI
NUMERO DI UOMINI E DELLA
IL NUMERO DI INSETTI TERRA.
SUL PIANETA. LE SPECIE CHE
VENGONO MANGIATE
Shutterstock

OVVERO: CI SONO 200

2.000
DALL’UOMO.

INSETTI VIVI
BACHI HANNO CAMMINATO
SUL CORPO DELL’ATTRICE
KATE CAPSHAW SUL SET
DI INDIANA JONES
E IL TEMPIO MALEDETTO.
ILO DI SETA.

Focus | 13
PRISMA

Getty Images
PICCOLA FISICA I l pallone da football americano ha una forma affusolata (tecnicamente è uno
sferoide prolato), è più piccolo di uno da rugby e presenta una cucitura esterna, su

La scienza cui le dita possono fare presa. Queste caratteristiche permettono a chi lo lancia di
imprimere alla palla, con una sola mano, un marcato effetto di rotazione attorno al suo

del football asse maggiore. Il risultato è che il pallone vola dal quarterback (il “regista” della
squadra) al ricevitore, senza oscillare: parte rivolto verso l’alto, compie una parabola e

americano abbassa progressivamente il suo “muso” nel volo, fino a quando il ricevitore lo afferra.
Questo è ciò che gli appassionati vedono.
Punta in basso. Ma se mettete un tema così in mano a un fisico, tutto si complica.
Timothy Gay, dell’Università del Nebraska (Usa), si è reso conto che il moto del pallone
sembra violare uno dei principi fondamentali della fisica: la conservazione del
momento angolare. Secondo questo principio, un oggetto in rotazione attorno a un
asse non può cambiare il proprio orientamento nello spazio a meno che non
intervenga una forza esterna; in sostanza, il pallone non potrebbe “abbassare il muso”
nel corso del volo. Per risolvere il problema, Gay si è fatto aiutare da Richard Price del
Mit e da William Moss, del Lawrence Livermore National Laboratory. E la soluzione è
arrivata. Il punto è che nessun quarterback può effettuare un passaggio del tutto privo
di oscillazioni. Per questo, e a causa dell’effetto combinato di gravità e resistenza
dell’aria, il pallone inizia un moto di precessione attorno al proprio asse; cioè modifica
la direzione di quest’ultimo, che disegna idealmente un cono. La precessione induce
una torsione aerodinamica del pallone che alla fine, mostrano le simulazioni, ne
spinge la punta anteriore verso il basso. Touchdown! (G.R.)

14 | Focus
PSICOLOGIA
M ettere un “like” distrae da ciò che si sta leggendo. Lo hanno dimostrato i ricercatori

Se dai like a
dell’Università dell’Ohio (Usa) dando a 235 studenti universitari la possibilità di navigare in
un sito che pubblicava articoli su argomenti controversi come l’aborto o la libera vendita delle

un articolo,
armi. Ovviamente tutti i partecipanti passavano molto più tempo (circa un minuto e mezzo) a
leggere i testi che più erano in linea con le proprie idee rispetto a quelli che portavano avanti

lo leggi poco
tesi contrarie (meno di un minuto). Sorprendentemente, però, se gli studenti potevano votare a
favore delle tesi dell’articolo col quale erano in accordo, lo leggevano il 7% del tempo in meno.
Non solo: la loro opinione in favore di quella tesi diventava ancora più forte. (R.P.)

CORPO UMANO

Shutterstock
Le ghiandole che
non sapevamo
di avere

SCIENZA

Odore di pesce o... di rosa?


S e annusate del pesce marcio e
sentite odore di rosa, siete degli
valutare. I ricercatori hanno così trovato
tre varianti genetiche legate alla

Science Photo Library/Agf


inguaribili ottimisti... o avete una percezione degli odori. Due portano a
mutazione nel gene TAAR5, implicato una più intensa percezione di liquirizia e
nella percezione di un composto di cannella. Una, la variante di TAAR5, fa
odoroso (trimetilammina) presente nel sì che chi la possiede non senta l’odore
pesce marcio. Lo ha evidenziato uno di pesce o lo scambi persino con aromi
studio dell’islandese deCODE Genetics/ di rosa o caramello: in Islanda, che ha
Amgen: 11.326 volontari, sottoposti a
un’analisi genetica, hanno annusato
fialette con vari aromi, da identificare e
una tipica dieta di pesce, è presente nel
2,2% delle persone (nello 0,8% in
Europa Meridionale). (G.C.)
L o studio del corpo umano può
ancora riservare qualche
sorpresa. Un gruppo di medici del
Netherlands Cancer Institute di
Amsterdam (Paesi Bassi) ha infatti
scoperto due nuove ghiandole
salivari, incredibilmente sfuggite fino
a oggi a qualsiasi osservazione.
Identificate inizialmente in pazienti
oncologici, che si erano sottoposti a
una Pet per motivi medici, le due
I geni (circa la metà però non funzionali) legati ai ghiandole si trovano nascoste fra il
recettori olfattivi che rilevano le sostanze odorose. naso e la gola e hanno la
ragguardevole dimensione di circa 4

Qui qualcosa mi puzza


centimetri. I medici le hanno
battezzate “ghiandole tubariali” e si
aggiungono a quelle già note:

D ire che un comportamento


sgradevole o infido “puzza” non è
solo una metafora. Uno studio uscito su
sgradevoli o a dolori indotti da una fonte
di calore, per registrare le loro reazioni
con la risonanza magnetica. Poi hanno
parotidi, sottomandibolari,
sottolinguali e ghiandole minori.
Protette. La scoperta, pubblicata
Science Advances ha accertato che i fatto leggere loro il dilemma del treno: sulla rivista Radiotherapy and
comportamenti malsani attivano le aree 5 persone sono bloccate su un binario, Oncology, spiega perché in alcuni
cerebrali deputate al riconoscimento dei e l’unico modo per salvarle è ucciderne pazienti che si sottopongono a
cattivi odori, piuttosto che quelle legate un’altra buttandola da un ponte. La radioterapia la salivazione diminuisce.
alla reazione a un’altra sensazione lettura del brano ha stimolato le aree Le radiazioni, infatti, potrebbero
negativa, il dolore. Scienziati cerebrali che riconoscono gli odori: compromettere proprio la funzionalità
dell’Università di Ginevra hanno come se fossero di fronte a un cibo di queste ghiandole. Le due strutture
sottoposto alcuni volontari a odori malsano da cui tenersi alla larga. (V.T.) potranno ora essere protette, per
evitare l’effetto collaterale. (M.Fr.)

Focus | 15
PRISMA

SCIENZA

Il ritorno della nave


bloccata tra i ghiacci, con
un carico di dati scientifici

Lianna Nixon
KM NEL PERSONE ORSI POLARI ELICOTTERI CASI COVID
GHIACCIO IMBARCATE AVVISTATI SULLA NAVE A BORDO

3.400 442 PIÙ DI 60 2 0


L a spedizione è durata 389 giorni. La
Polarstern, la nave che si è lasciata
bloccare nella banchisa per studiare
lanciati più di 1.500 palloni sonda (uno è
arrivato a 36.278 m di altitudine) e
ottenuti oltre 1.000 campioni di ghiaccio;
ospitare gli strumenti. Le difficoltà erano
molte: per il freddo e l’umidità si formava
velocemente ghiaccio sulle eliche,
l’ambiente artico, è da poco tornata al 247 boe con sensori hanno raccolto dati mentre la vicinanza al Polo magnetico
porto di Bremerhaven, in Germania. Con fino a 50 km dalla nave. creava problemi al sistema di
un carico di informazioni preziose (sono Droni. E ci sono state 106 ore di volo di navigazione. L’obiettivo era misurare
stati raccolti 135 terabyte di dati droni scientifici. Con un record. «I nostri l’albedo, la radiazione solare riflessa da
scientifici). La missione MOSAiC, che droni sono quelli che hanno volato più una superficie. Il ghiaccio bianco è molto
Focus ha seguito e raccontato fin vicino al Polo Nord per raccogliere riflettente, l’oceano blu no. Con la
dall’inizio, ha coinvolto 80 istituzioni di 20 misure scientifiche», racconta Roberta diminuzione del ghiaccio marino,
Paesi. E 7 navi: la Polarstern e 6 di Pirazzini, ricercatrice na (nella foto, è aumenta la porzione di mare aperto e
appoggio. Sulla nave si sono alternati a sinistra) dell’Istituto Meteorologico quindi l’energia solare che viene
337 ricercatori e 105 persone di Finlandese. «Avevamo un drone piccolo assorbita, provocando un ulteriore
equipaggio. Molte le ricerche: sono stati e uno grande, costruito su misura per riscaldamento». (G.C.)

Focus | 17
PRISMA
La durata dell’immersione
di uno zifio: un nuovo
record, per i cetacei.

3 ore e 42 minuti
Getty Images
STORIA

Che moderni,
quei filtri
dei Maya
S orpresa: duemila anni fa i Maya
usavano gli stessi filtri per l’acqua
potabile che usiamo noi oggi, ovvero
Ipa

cristalli di quarzo e zeolite (un


IL CARO ESTINTO composto cristallino formato da silicio e

A rischio scomparsa alluminio). L’hanno scoperto i ricercatori


dell’Università di Cincinnati (Usa) nel

due piante su cinque bacino idrico Corriental, un’importante


fonte di acqua potabile per l’antica città
maya di Tikal (nella foto), oggi nel

U na perdita annunciata: due piante su cinque sono a rischio di


scomparsa. E anche molti funghi sono minacciati. La stima viene
dall’ultimo rapporto dei Royal Botanic Gardens di Kew, Londra, State
Guatemala Settentrionale.
Acqua potabile. Tikal e altre città
maya sorgevano su calcare poroso,
of the World’s Plants and Fungi 2020. Tra le specie minacciate ci sono che rendeva difficile l’accesso all’acqua
piante usate a scopi medicinali localmente, come l’albero africano potabile per gran parte dell’anno,
Warburgia salutaris. Tra i funghi, per esempio, il Fomitopsis durante i periodi di siccità.
officinalis, dalle proprietà antimicrobiche. «Gli antichi Maya videro che i cristalli di
Terre rubate. Secondo il rapporto, la minaccia principale per la quarzo e zeolite erano associati a fonti
maggior parte delle piante a rischio è l’agricoltura, con la massiccia di acqua pulita, e si industriarono per
conversione delle foreste in campi, ma pesano molto anche l’uso delle procurarseli e portarli nella loro città»,
risorse naturali, le modifiche agli ambienti, l’ampliamento degli dice Nicholas Dunning, coautore dello
insediamenti. I ricercatori sottolineano inoltre che non si può sapere studio pubblicato sulla rivista Scientific
quanto una specie è minacciata (e fare qualcosa) fino a che, Reports. Questi minerali infatti venivano
naturalmente, non sappiamo che esiste: è dunque cruciale il lavoro di prelevati in località a 30 km dalla città.
ricerca. Solo l’anno scorso sono state descritte dagli scienziati 1.942 E sono davvero efficaci nel rimuovere
nuove specie di piante (alcune di esse potrebbero essere utili per dall’acqua microbi dannosi, composti
l’alimentazione) e 1.886 di funghi. (G.C.) ricchi di azoto, metalli pesanti come il
mercurio. (V.T.)

Focus | 19
PRISMA

NEL CUORE DELLA NATURA


La forma a cuore per noi è un simbolo d’amore. Ma di amore in questa scena
ce n’è decisamente pochino. I pesci riuniti nella romantica formazione stanno
infatti cercando di evitare lo squalo al centro, che a sua volta sta provando
ad azzannare qualcuno di loro... Formare un grande gruppo mobile, che
cambia forma in un attimo, è una strategia per confondere i predatori: nel
guizzare simultaneo dei corpi argentei dei pesci, per esempio, è più difficile
per un cacciatore puntare un singolo individuo. Il banco di pesci poi effettua
manovre difensive: all’avvicinarsi del predatore, si apre e si riforma dietro di
lui, oppure si scioglie per riunirsi molto velocemente. I nemici però elaborano
le loro contromisure: cercano per esempio di costringere i pesci a riunirsi in
una palla più compatta e attaccabile, nuotando attorno al banco in gruppo.
La scena è stata fotografata nelle acque di Avoca Beach, in Australia: i pesci
sono del genere Arripis, chiamati salmoni australiani anche se non sono
parenti di quelli “veri” della famiglia Salmonidae. La foto è di Jim Picôt, che
con questo scatto ha vinto il premio Drone Photo Awards 2020, dedicato a
immagini aeree realizzate con ogni mezzo, dal drone all’elicottero. Il concorso
fa parte dei Siena Awards; potete vedere altre foto del premio su https://
droneawards.photo. (G.C.)

20 | Focus
Focus | 21
Jim Picôt/Drone Photo Contest
PRISMA
TECNOLOGIA

Presto i satelliti potrebbero mappare


ogni albero della Terra
U n’analisi di immagini satellitari basata sull’intelligenza artificiale ha permesso di individuare le
chiome di tutti gli alberi di diametro superiore a due metri su una vasta area dell’Africa
Occidentale che include Mauritania Meridionale, Senegal e Mali Sud-occidentale.
A miliardi. Le chiome censite sono state più di 1,8 miliardi, individuate passando al setaccio
più di 11.000 immagini con una risoluzione spaziale di 0,5 metri. I dati suggeriscono che presto
sarà possibile, con alcune limitazioni, mappare la posizione e le dimensioni di ogni albero nel
mondo, migliorando le nostre conoscenze sull’ecologia terrestre su scala globale. La sfida più
difficile rimane quella di identificare le varie specie a partire da forma, colore e struttura; un
compito che è ancora al di fuori della nostra portata. (A.P.)

COME NATURA INSEGNA


La lezione degli uccelli, in volo
tra le raffiche di vento

PSICOLOGIA

I brutti pensieri
aumentano se
non si dorme
Getty Images
S ei preda di pensieri angosciosi? Può
darsi che tu abbia dormito troppo
poco. L’ha scoperto l’Università di York con
un esperimento. Sessanta volontari sono
stati addestrati ad associare volti a foto
negative (una zona di guerra) oppure a
G li uccelli volano da milioni di anni, noi da poco più di un secolo (se
consideriamo che il primo aereo a motore dei fratelli Wright è decollato
nel 1903). E hanno evoluto soluzioni per affrontare l’aria in ogni condizione,
scene neutre (il panorama di una città). anche con forti raffiche di vento e variazioni improvvise delle correnti:
Rimane in mente. La mattina dopo, ai un’abilità essenziale per atterrare o afferrare le prede. Ora un team della
partecipanti sono stati mostrati quei volti, University of Bristol e del Royal Veterinary College (Uk) ha studiato come ci
chiedendo loro di sopprimere i pensieri riescono, pensando ad applicazioni per lo sviluppo di piccoli aerei.
relativi alle scene abbinate. Chi era stato Altro che turbolenze. I ricercatori hanno analizzato con telecamere il volo
privato del sonno ha avuto difficoltà a farlo, di un barbagianni (nella foto), mentre planava attraverso potenti raffiche
mostrando un aumento dei pensieri verticali. Hanno seguito come cambiava la forma e la posizione delle ali e della
indesiderati di quasi il 50% rispetto a chi coda: queste venivano “mosse”, mentre la testa e il torso rimanevano stabili.
aveva dormito. La scoperta, pubblicata su L’analisi ha così visto nei dettagli come gli uccelli usano le ali per assorbire
Clinical Psychological Science, potrebbe l’impatto dell’aria, mentre mantengono la loro traiettoria verso l’obiettivo.
aiutare la terapia della depressione, del «La massa stessa delle ali assorbe le raffiche», ha detto Jorn Cheney, del
disturbo da stress post-traumatico e della team. Inoltre, la forza delle raffiche agisce nel punto delle ali da cui la
schizofrenia. (V.T.) trasmissione del disturbo al resto del corpo è al minimo. (G.C.)

Focus | 23
PRISMA

ANIMALI

Vuoi parlare col tuo gatto?


Chiudi gli occhi!

Shutterstock
COMPORTAMENTO

Quando le
amicizie
funzionano
di più
A vere una rete di amicizie su cui
contare in caso di difficoltà è
fondamentale nella vita. Ma che tipo di
rete? Gli studiosi dell’Università statale
dell’Ohio (Usa) hanno scoperto che dà
molto più supporto un gruppo di amici i
cui membri si conoscono e si aiutano a
Getty Images
loro volta tra loro, piuttosto che un
uguale numero di amicizie non
collegate però le une alle altre.
Bisogno. Hanno preso in esame le

N on è vero che con i gatti non si può comunicare. Anzi: si può perfino
conversare con loro usando i movimenti degli occhi. Lo hanno provato due
ricercatori del comportamento animale all’Università del Sussex (Uk).
dichiarazioni di 339 individui: a ognuno è
stato chiesto di indicare 8 persone sulle
quali avrebbero potuto contare. E di
Sto bene. Bisogna sfruttare un segnale che i gatti adottano quando sono in valutare, su una scala da 1 a 7, quanto
situazioni di benessere: socchiudere gli occhi e poi chiuderli brevemente di a loro giudizio sarebbero stati d’aiuto in
fronte a un interlocutore. Si tratta di una sorta di “segnale di pace” che un momento di difficoltà. Hanno così
interrompe lo sguardo fisso, che invece il gatto adotta quando vuole apparire scoperto che i partecipanti si
minaccioso (e che a sua volta considera ostile se rivolto verso di lui). I aspettavano più supporto quando
ricercatori hanno condotto due esperimenti. Nel primo, hanno osservato le queste 8 persone si conoscevano bene
reazioni di 21 diversi gatti quando i loro proprietari si sedevano a un metro da anche tra loro. In un altro esperimento, i
loro, socchiudevano gli occhi e poi li tenevano chiusi un paio di secondi, partecipanti hanno immaginato di venire
ripetendo più volte l’operazione: invariabilmente, i gatti si comportavano allo derubati. Una metà doveva chiedere
stesso modo. Nel secondo esperimento, invece, una persona estranea tendeva aiuto a 4 amici tra loro estranei, l’altra a
il palmo della mano verso un gatto. Se socchiudeva gli occhi, il micio di solito si 4 amici coesi. Il secondo gruppo ha

36,1
avvicinava, se non lo faceva invece restava guardingo al suo posto. (R.P.) dichiarato di sentirsi più aiutato. (R.P.)

Il limite teorico della


velocità del suono, a
prescindere dal tipo

km/s
di materiale in cui
questo si propaga.
Finora non era stato
calcolato: lo hanno
fatto alla Queen Mary
University di Londra.

24 | Focus
VIDEO
IL SEGRETO DEL
COLEOTTERO
CHE NON SI FA
SCHIACCIARE

INQUADRA
LA PAGINA
CON LA ANIMALI
APP

Un insetto super
INFO A PAGINA 5

corazzato: resiste se

X.Y. Chen and P. Wertmann


un’auto lo schiaccia
1

2
Kisailus Biomimetics and Nanostructured Materials Lab/University of California, Irvine

0 3 6 9

cm
3

ARCHEOLOGIA

Giochi antichi
U na ciabatta, arma spesso usata dagli umani contro gli insetti che
scorrazzano a terra, sarebbe inutile con lui. Gli scienziati hanno
persino provato a passargli sopra con una macchina, due volte. Niente. Il
Q uanto ci piace giocare a palla. Lo
facciamo da tantissimo tempo. In
Eurasia, da almeno 3.000 anni: si è scoperto
piccolo coleottero americano Phloeodes diabolicus (sopra) se l’è cavata con una nuova datazione di alcune palle da
senza un graffio. Jesus Rivera, il ricercatore della University of California gioco, trovate in 3 tombe del cimitero di
Irvine che ha provato a schiacciarlo con l’auto (non per sadismo, ma per la Yanghai, in Cina. Le palle sono tre (sopra, con
scienza), ha calcolato che resiste a una forza di 39.000 volte il suo peso i disegni che le ricostruiscono), di circa 9 cm
corporeo: come se noi stessimo sotto a una ventina di balenottere azzurre. di diametro. Sono fatte di pelle e imbottite con
Forma. Rivera ha analizzato la struttura della formidabile corazza di strisce di pelle, lana e pelo.
questo insetto lungo 2 cm che non vola, ma si muove sotto piante e rocce A palla. Un team di archeologi guidati da
in cerca di funghi e deve proteggersi da uccelli, rettili, roditori. Tale corazza Patrick Wertmann dell’Università di Zurigo
si è evoluta dalle elitre (le ali anteriori indurite dei coleotteri, usate come (Ch) ha ora eseguito una datazione con il
scudo per le ali sottostanti). Innanzitutto, è ricca di proteine che ne carbonio-14 e ha stabilito che risalgono a
aumentano la resistenza. Poi è fusa alla guaina che protegge il ventre circa 3.000 anni fa: le più antiche dell’Eurasia
dell’insetto, con giunzioni che permettono però una deformazione ai lati. (la più vecchia in assoluto, di 4.500 anni fa,
Inoltre, le due parti della corazza sono unite sul dorso come i pezzi di un viene dall’Egitto). E l’uomo sepolto in una delle
puzzle. Gli scienziati hanno visto che la forma di questa giunzione evita che tombe indossava i più antichi pantaloni mai
le parti si separino e distribuisce lo stress. (G.C.) ritrovati: forse, usati nel gioco. (G.C.)

Focus | 25
a cura di Giovanna Camardo

PRISMA SONORO

ZN

AUDIO
IL VERSO UNICO
DI UN CANE
DELLA NUOVA
GUINEA

INQUADRA
LA PAGINA
CON LA
APP
INFO A PAGINA 5

AUDIO: New Guinea Highland


Wild Dog Foundation
Getty Images
CHE CANTANTE QUEL CANE
Cantanti cani ne avete forse già sentiti, ma un cane cantante probabilmente
no: ascoltatelo ora con la nostra realtà aumentata. Si tratta, per la precisione,
delle vocalizzazioni di un cane canoro della Nuova Guinea: questi cani sono i
discendenti di animali arrivati sull’isola del Pacifico (divisa tra l’Indonesia e lo
Stato di Papua Nuova Guinea) e lì rimasti, separati dai loro simili. «Dal pelo
rossiccio ma anche bianco e nero, pesanti 13-18 kg, sono considerati una
forma intermedia tra i primi cani domesticati e quelli attuali», dice James
McIntyre, presidente della New Guinea Highland Wild Dog Foundation. «Non
abbaiano, ma emettono un ululato melodioso, dai toni particolari. Gli esami
dei versi hanno rivelato che la frequenza è unica, non corrisponde ai suoni
emessi da nessun altro cane». Questi cani sono circa 200 in zoo e case del
mondo, ma erano considerati scomparsi in natura. Ora una ricerca di
McIntyre e di un team di biologi internazionali ha provato che vivono ancora
tra le montagne della Nuova Guinea. «Abitano aree remote, lontane dagli
insediamenti, e non erano più stati documentati scientificamente», dice
McIntyre. «Ma abbiamo trovato una popolazione che vive sopra i 4.000 metri
e in una spedizione siamo riusciti a raccogliere campioni di sangue». Il Dna lo
ha confermato: sono cani canori della Nuova Guinea. Ritrovati nelle loro terre.

Focus | 27
PRISMA CIBO

Le misure
P er produrre una forma di
Grana Padano servono
500 litri di latte. A oggi sono tre

Contro le
le stagionature in commercio:
da 9-16 mesi, oltre 16 mesi e

intolleranze
oltre 20 mesi Riserva . Durante
la stagionatura, che avviene
naturalmente in ambienti tenuti
a temperature tra i 15 °C e i
COSE DA I l Grana Padano è privo di
22 °C, il formaggio modifica
lattosio. Questo succede

SAPERE SULLA
sapore, consistenza e
perché durante la produzione
caratteristiche chimiche e
naturalmente questo
LAVORAZIONE DEL
fisiche. Una forma pesa non
zucchero resta nel siero che
meno di 24 kg e non più di 40,

GRANA PADANO
si separa dalla cagliata, che è
il suo diametro oscilla da 35 a
la frazione utilizzata per fare il
45 centimetri e l’altezza tra 18
formaggio. Il poco lattosio
e 25 cm.
che rimane si degrada
durante la stagionatura; in

La sua Per tutti


100 grammi di questo
formaggio il residuo di lattosio

storia
è molto inferiore a 0,1 grammi.

G razie alle sue qualità


nutrizionali il Grana

A ttorno all’anno Mille


l’opera di bonifica messa
Padano è adatto a tutti. Per
esempio, nello svezzamento Formula
in atto dai monaci cistercensi
trasformò campi inutilizzati in
pascoli adatti al bestiame.
fornisce ai bambini proteine e
vitamine fondamentali. Ne
basta un cucchiaino, circa 5
inimitabile
Si pose allora il problema di
come conservare il latte
prodotto. La tradizione vuole
grammi, nella pappa per dare
al bimbo 1,65 grammi di
proteine e 58 milligrammi di
N el 1996 il Grana Padano
è diventato un prodotto
DOP, cioè a denominazione
che furono proprio i monaci calcio, insaporendo il cibo di origine protetta. Viene
cistercensi dell’Abbazia di senza aggiungere sale. È prodotto solo in cinque
Chiaravalle, fondata pochi km adatto anche agli sportivi: la regioni italiane: Piemonte,
a sud di Milano nel 1135, a presenza di valina, isoleucina Lombardia, Veneto, Emilia-
trovare il metodo giusto: e leucina, infatti, fornisce Romagna e Trentino-Alto
cuocere il latte, aggiungere il energia immediata, contrasta Adige da latte che proviene
caglio e sottoporre il la produzione di acido lattico solo da mucche Frisone
formaggio così ottenuto a e aiuta a riparare le fibre italiane e Brune Alpine con
salatura e a stagionatura. muscolari. metodi regolamentati.

Focus | 29
Nuova Audi A3 Sportback.
What a time to be an Audi.
L’unica compatta premium disponibile in tutte
le alimentazioni: benzina, diesel, g-tron, mild-hybrid
e anche ibrida plug-in TFSI e, elettrica e benzina.
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ciclo combinato (WLTP): 141-154. Emissioni CO₂ (g/km) ciclo combinato: (WLTP) 24 - 31; (NEDC) 30 - 34.
I valori indicativi relativi al consumo di carburante e alle emissioni di CO₂ sono rilevati dal Costruttore in base al metodo di omologazione WLTP (Regolamento UE 2017/1151 e successive modifiche e
integrazioni). Eventuali equipaggiamenti aggiuntivi, lo stile di guida e altri fattori non tecnici, possono modificare i predetti valori. Per ulteriori informazioni sui predetti valori, vi invitiamo a rivolgervi alle
Concessionarie Audi. È disponibile gratuitamente presso ogni Concessionaria una guida relativa al risparmio di carburante e alle emissioni di CO₂, che riporta i valori inerenti a tutti i nuovi modelli di veicoli.
Focus FRONTIERE

Esa

GUARDANDO
OLTRE
Il nostro Festival Focus Live quest’anno si intitola
Frontiere. Per l’occasione abbiamo chiesto a un ospite
d’eccezione, l’astronauta dell’Esa Luca Parmitano, di
affiancare il direttore e la redazione nell’ideare questo
Speciale dedicato alle frontiere della scienza.
STAMPARE DA UOMO A CHE COSA IL RITORNO L’EUROPA SI A CACCIA DI INVENZIONI MATERIA
GLI ORGANI CYBORG CI STA (DALL’ORBITA) FA SPAZIO ALTRI MONDI DALLO OSCURA:
IN 3D pag. 40 INSEGNANDO SULLA TERRA pag. 58 pag. 60 SPAZIO L’UNIVERSO
pag. 34 IL VIRUS pag. 52 pag. 68 INVISIBILE
pag. 46 pag. 74

Focus | 33
Focus FRONTIERE

a frattura è seria, molto complicata da affron-


tare. I chirurghi ortopedici del Policlinico
San Matteo di Pavia devono decidere in fretta
come trattare il paziente. Il dubbio: in che

La promessa per il modo fissare una placca metallica ai frammenti di osso, per
tenerli in posizione. Le immagini della Tac sono già pronte e

futuro è offrirci cuori vengono subito inviate al laboratorio 3D4Med. Da qui, dopo
poche ore, esce una perfetta riproduzione delle ossa del pa-

o polmoni creati per ziente, realizzata con la stampa 3D. E i chirurghi possono così
preparare l’intervento.

ogni malato FACCIAMO UNA PROVA?

i tessuti direttamente Il laboratorio 3D4Med è un’eccellenza italiana, un’unità di cui


poche strutture sanitarie possono avvalersi. «Qui usiamo tre

nel corpo. Ma già oggi stampanti 3D per produrre copie fedeli al 100% di organi, ossa e
vasi sanguigni su cui si deve intervenire. La stampa è realizzata

questa tecnologia ci dà a partire dai modelli tridimensionali ottenuti dalle immagini


diagnostiche del paziente, come Tac e risonanze magnetiche»,

impianti su misura ci spiega la responsabile Stefania Marconi, dell’Università di


Pavia. «Grazie a queste riproduzioni uniche e personalizzate
– realizzate in vari tipi di materiali, anche morbidi per simu-
di Riccardo Oldani lare la consistenza degli organi interni – i chirurghi possono

Organi di ricambio

3D
fatti con le stampanti

34 | Focus
VIDEO
CORNEE E VASI:
STRAORDINARI
ESPERIMENTI DI
STAMPA 3D

INQUADRA
LA PAGINA
CON LA
APP
INFO A PAGINA 5

“ Questa ricerca si fa
in varie parti del mondo.
E anche in orbita: sulla
Stazione Spaziale
Internazionale abbiamo la

BioFabrication Facility,
struttura rivoluzionaria
che permette di costruire
tessuti organici
Luca Parmitano

CUORICINO
Il mini cuore
in stampa
all’Università di
Tel Aviv. Non
funziona, però:
le cellule si
contraggono,
ma non in modo
coordinato.
Reuters/Contrasto
UNA PROTESI SU MISURA
A destra, due applicazioni della stampa 3D,
dell’olandese Xilloc (i primi a produrre una mandibola di
titanio con questa tecnica). Sopra, un impianto per la
ricostruzione del cranio, di titanio; sotto, una protesi per
l’articolazione temporo-mandibolare, in cui le due parti
principali sono state realizzate con stampa 3D.

pianificare nel dettaglio i loro interventi, provare l’operazione

Xilloc (2)
con il robot che li assisterà poi nell’intervento sul paziente o
spiegare ai malati come avverrà l’operazione».
Questa è solo una delle applicazioni in medicina della stampa
3D: una tecnologia che già ci permette di realizzare, oltre a que-
sti modelli fedeli, persino “pezzi” su misura pronti per essere
impiantati nel corpo. E che va verso un traguardo ambizioso:
la stampa di organi di ricambio per i trapianti. L’anno scorso,
per esempio, gli scienziati dell’Università di Tel Aviv (Israe-
le) hanno stampato un mini-cuore con atri, ventricoli e vasi
sanguigni. Al posto delle plastiche con cui le stampanti 3D di
norma producono oggetti, è stato usato un materiale vivo: un
“bioinchiostro” composto da un idrogel organico e da cellule.

STRUTTURE INTRICATE
Creare un organo a partire da cellule staminali del paziente
sarebbe la chiave per futuri trapianti senza problemi di riget-
to. Per questo è essenziale lo sviluppo
dei bioinchiostri: materiali composti
appunto da cellule sospese in un gel, Si usano “bioinchiostri”: sono
con sostanze che fanno da sostegno e
permettono alle cellule di svilupparsi composti da cellule umane sospese
in un tessuto rigenerato. Un gruppo di
ricercatori della Ohio State Universi- in un gel, con sostanze che permettono
ty e di altre università Usa ha appena
messo a punto un bioinchiostro che loro di svilupparsi in un tessuto
può essere usato per stampare orga-
ni o tessuti addirittura all’interno del
corpo del paziente, con un intervento in laparoscopia poco stampante. Con esso, in pochi minuti è stata stampata una cor-
invasivo. Se altri bioinchiostri richiedono spesso l’impiego di nea, lo strato più esterno dell’occhio: sulla forma, simile a una
luce ultravioletta per solidificarsi, dopo essere stati depositati lente a contatto, le cellule hanno iniziato a crescere. Un grande
dalla stampante, il nuovo materiale solidifica alla temperatura ostacolo però è stampare una struttura complessa e attraver-
del corpo. Gli scienziati hanno usato il bioinchiostro con un sata da vasi sanguigni come un organo. Servono perciò ricerche
ugello fissato a un braccio robotico – facendolo uscire un po’ come quella condotta dagli scienziati della Rice University e
come la crema da una sacca da pasticciere – che ha “ancorato” della University of Washington (Usa): hanno elaborato una
la struttura stampata a diversi tessuti molli (carne e gelatina). tecnica per stampare reti vascolari complesse, come quelle che
Un approccio simile è in via di sviluppo anche in una struttu- trasportano sangue, aria, linfa e altri fluidi nel nostro corpo. Il
ra italiana, il Centro di Ricerca Enrico Piaggio dell’Università sistema deposita, strato dopo strato, una soluzione liquida che
di Pisa, dove un team di bioingegneri ha ottenuto un gel bio- si solidifica se esposta a una luce particolare; proiettando que-
compatibile, con cui riparare i tessuti direttamente nel corpo sta luce, si fa solidificare un preciso “disegno” (in pratica, una
umano, dalla cheratina ricavata dalle piume di pollo. Giovanni sezione della forma cava da creare) su ogni strato. Si possono
Vozzi, direttore del Biofabrication Lab, dove viene condotto così produrre elementi di gel con all’interno un’intricata rete
questo progetto, spiega la tecnica sviluppata per applicare il di tubi: gli scienziati hanno realizzato una struttura simile agli
gel nel punto voluto. «Abbiamo pensato di usare», dice, «un alveoli polmonari, con una sacca a cui arriva l’aria circondata
braccio robotico costruito anch’esso in stampa 3D, quindi rea- da vasi sanguigni.
lizzabile su misura per le necessità di ogni tipo di intervento, e
dotato di una siringa caricata con il nostro bioinchiostro. Con I VANTAGGI DELLA MICROGRAVITÀ
esso, i chirurghi possono effettuare l’intervento nel modo Le sperimentazioni di questa tecnologia di frontiera sono dun-
meno invasivo possibile». que in corso in tutto il mondo. E anche in orbita. Sulla Stazione
Un altro bioinchiostro è stato elaborato nel 2018 alla Newca- Spaziale Internazionale (Iss) è infatti attiva la BioFabrication
stle University (Uk): composto di cellule staminali della cornea Facility (Bff ), in grado di stampare tessuti e organi nello spa-
e gel con alginato e collagene, abbastanza rigido da mantenere zio, sempre con bioinchiostri. Approfitta delle condizioni di
una forma ma abbastanza soffice per uscire dall’ugello della microgravità sulla Iss. Sulla Terra, infatti, quando si usano

36 | Focus
E LA PILLOLA VA GIÙ
Una nuova frontiera della ricerca è anche la
produzione di farmaci speciali. Per esempio,
si possono usare filamenti di polimeri
contenenti il principio attivo per creare
pastiglie di forme particolari, o che uniscano
più medicine in una sola pillola. Il
Dipartimento di Scienze Farmaceutiche
dell’Università degli Studi di Milano sta
lavorando per esempio a qualcosa di molto
particolare. «L’idea», spiega la ricercatrice
Lucia Zema, «è stampare involucri di farmaci
destinati a organi “a lume”, cioè cavi, come lo
stomaco o la vescica. Capsule in grado di
assumere una forma sottile quando devono
essere ingerite e poi di “gonfiarsi” una volta
giunte a destinazione, in modo da permanere
all’interno dell’organo e consentire un rilascio
graduale e mirato del farmaco. Svolto il loro

Jordan Miller/Rice University


compito questi materiali si dissolvono». Anche
in questo caso, la stampa 3D consentirebbe
di realizzare facilmente farmaci personalizzati
per ogni paziente.

VASI E OCCHI
Sopra, una struttura
(realizzata negli Usa)
che imita
il funzionamento
dei polmoni: l’aria
viene pompata in una
sacca interna,
circondata da una
rete di vasi
sanguigni. A destra,
una cornea creata
alla Newcastle
University (Uk).
John Millard
Si possono creare
biomateriali morbidi e fluidi, la gravità fa “schiacciare” il tes-
suto che si sta costruendo. Le strutture stampate in microgra-
vità invece mantengono la loro forma e non hanno bisogno dei
sostegni di norma necessari. modelli fedelissimi
Ma torniamo sulla Terra. Se per gli organi complessi dovremo
ancora aspettare, altri “pezzi di ricambio” sono già realtà. Oltre delle parti dove si dovrà
che per produrre modelli, come a Pavia, la tecnologia viene in-
fatti impiegata per realizzare impianti su misura, dentali o os- operare: così il chirurgo
sei. Un metodo prevede di stampare in 3D i calchi usati per dar
forma al pezzo desiderato. Un campo di intervento proposto è prepara l’intervento
la cranioplastica, in cui larghe porzioni della scatola cranica
(rimosse per incidenti od operazioni) devono essere sostituite
con placche realizzate con la massima precisione: è possibile struttura tridimensionale porosa in poli-epsilon-caprolatto-
farle di cemento osseo acrilico, grazie a calchi prodotti con una ne, un polimero già utilizzato in chirurgia per le suture. Ripro-
stampante 3D commerciale. duce fedelmente la forma del seno della paziente, determinata
con una risonanza magnetica, e viene posizionata al momen-
FORME DA COLONIZZARE to dell’asportazione del tumore. Contestualmente si iniettano
Un’altra strada è produrre direttamente l’impianto, usando cellule di tessuto adiposo prelevate dalla stessa paziente. Ric-
materiali capaci di riprodurre le caratteristiche del tessuto ma co di cellule staminali, questo tessuto colonizza la struttura di
anche utilizzabili con le stampanti 3D. Anche in questo ambito policaprolattone e poi si rigenera fino a ridare gradu
sono scesi in campo ricercatori di tutto il mondo. Un esempio al seno la forma e la consistenza originarie, mentre il
proviene dalle statunitensi Northwestern University e Uni- ro viene progressivamente riassorbito e scompare». Il
versity of Illinois, che hanno messo a punto un “osso iperela- consentirebbe di evitare l’impiego di protesi in silic
stico”, costituito da idrossiapatite (un minerale di calcio di cui offrono risultati poco stabili nel tempo e possono dare
sono fatte le ossa) e da acido poliglicolico (un polimero). Una canze. A che punto è il progetto? «La tecnica», spiega R
mistura malleabile con cui stampare la forma desiderata: que- in attesa di avere il via libera dal comitato bioetico pe
sta è una sorta di impalcatura che può essere colonizzata dalle zare il primo intervento su una paziente».
cellule, che si moltiplicano e ricostituiscono il tessuto osseo.
L’impalcatura, una volta impiantata, consente all’osso di rifor- TIMPANI DI ALTA PRECISIONE
marsi gradualmente: un’alternativa ai trapianti di frammenti Sempre sul concetto di “impalcatura” su cui innestar
ossei prelevati dallo stesso paziente. Una strategia simile, ma per ricostruire un tessuto, si basa il progetto europeo
questa volta per la ricostruzione del seno dopo un intervento EarDrum, coordinato da una ricercatrice dell’Univ
di mastectomia, è stata messa a punto da un gruppo di ricer- Pisa, Serena Danti, pensato per ricostruire il timpano
ca dell’Università Federico II di Napoli, coordinato da Nicola ha subìto la lacerazione. In questo caso non si usa la
Rocco, specialista in chirurgia della mammella. 3D vera e propria, ma un processo chiamato elettrofila
«Grazie alla stampa 3D», spiega, «possiamo realizzare una tessere un polimero biocompatibile con cui viene ri
complessa struttura del timpano umano, ricca di ne
Nei test, su questa impalcatura sono state poi fatte at
cellule staminali del paziente.
Poi ci sono le protesi. Nella produzione di protesi di
braccio, per chi ha subìto amputazioni, si fa ormai amp
Wfu School of Medicine

so alla manifattura additiva. E non solo. Si stampano,


talli, le protesi del ginocchio – sulla base dell’anatomi
ziente – o quelle per altre articolazioni. Infine,
dimensioni se ne sta aggiungendo una quarta: il te
stampanti si usano cioè per produrre oggetti che cam
loro forma dopo un po’, in date condizioni (per esemp
lore). Una tecnica utile per gli stent, strutture usate pe
re arterie o organi cavi: deformati per l’impianto, assu
forma “giusta” al loro posto nel corpo.

ESPERIMEN
Da sin.: l’imp
per una vesc
viene “semin
con cellule;
la stampa di
Ohio State University

struttura
a reticolo fat
direttamente
tessuti viven

38 | Focus
MODELLI PRECISI
A sinistra, un modello realizzato dal laboratorio
3D4Med di Pavia: si possono per esempio riprodurre
parti del sistema vascolare cerebrale di un paziente.
Sotto, un laboratorio all’Università di Jilin
in Cina, dove sono stati creati anni fa impianti
stampati in 3D per l’ortopedia.

Visual China Group/Getty Images


3D4MED

Nasa
Focus FRONTIERE

o scorso agosto, il 62enne esperto di robotica colpito dalla sindrome locked-in (il cervello resta attivo men-
Peter Scott Morgan, affetto da Sla, malattia tre il corpo è immobile), scrisse il best seller Lo scafandro e la
che immobilizza progressivamente tutti i farfalla, dettandolo lettera per lettera a una persona che inter-
muscoli del corpo compresi quelli facciali, ha pretava il movimento dell’unico muscolo che ancora gli funzio-
raccontato di volersi trasformare in un cyborg, sostituendo nava, quello della palpebra sinistra. Da quell’epoca, però, scien-
man mano gli organi che non funzionano più. E dopo essersi za e tecnologia hanno permesso ad altre persone in condizioni
fatto applicare un miniventilatore al collo per garantire la re- simili di uscire dal silenzio. A beneficiarne per esempio è stato
spirazione e un tubo nello stomaco per l’alimentazione, mira a uno degli scienziati più famosi del mondo, Stephen Hawking,
“indossare” un esoscheletro intelligente per tornare a cammi- anche lui affetto da Sla e per questo privo dell’uso della parola
nare. «Entro due anni», ha scritto nel suo blog, «avremo inno- dal 1985: dapprima in grado di usare un dito per selezionare 15
vazioni rivoluzionarie in questo campo, perché la tecnologia parole al minuto pronunciate da un sintetizzatore vocale, si è
esiste già». dovuto poi affidare, per comunicare, al movimento della guan-
cia sinistra, rilevato da un sensore a infrarossi posizionato sugli
SENSORI A INFRAROSSI occhiali. Poi nel 2015, a causa del peggioramento della malattia,
La sfida più audace sulla strada del “ritorno alla normalità” si è ridotto a scrivere solo due parole al minuto, e ha chiesto ai
che Scott Morgan sta affrontando riguarda però la capacità di ricercatori di Intel, che quindici anni prima avevano creato per
comunicare. Nel 1996, passò alla storia il caso del giornalista lui un’efficiente interfaccia uomo-macchina, di trovare nuove
francese Jean-Dominique Bauby che, nonostante fosse stato e più adatte soluzioni.

Trasformatemi
in CYBORG
Con la collaborazione degli
scienziati di Intel, l’esperto di
robotica Peter Scott Morgan,
malato di Sla, sta testando
un vero avatar di se stesso,
che comunica al suo posto.
di Marco Consoli

INNOVATRICE
Lama Nachman, direttrice
dell’Anticipatory Computing
Lab di Intel. Ha permesso a
scienziati come Hawking e
Scott Morgan, colpiti da Sla,
Intel

di comunicare e scrivere libri.

40 | Focus
SPIRITO INDOMITO
A sinistra, Scott Morgan con il
supporto che gli permette di
stare in piedi, seduto e sdraiato
(sopra, il suo aspetto nel 2005,
prima che si ammalasse di Sla).

È fondamentale
portare alla luce anche
le tecnologie con risvolti
etici controversi. Perché,
se una tecnologia esiste,
non si può pensare di
non utilizzarla: se
diventa applicabile, le
persone la vorranno
usare e vorranno sapere
in che modo. Occorre
quindi cominciare a
parlarne per arrivare a
regolamentarla. Solo
così l’impiego sarà poi
quello più giusto
Luca Parmitano
Intel

Focus | 41
SCANSIONAMI
Il viso di Scott Morgan è
stato scansionato in modo
che, diventando immobile,
fosse possibile creare un
avatar che dallo schermo
parlasse con le sue stesse
espressioni. Sotto, Stephen
Hawking al lavoro.

Peter Scott Morgan


permette al sistema,
che lavora con
l’intelligenza
artificiale, di
indovinare che cosa
sta per dire. E di
imparare dagli errori
Cardiff Productions

PREDIRE LE PAROLE
«Il suo problema non era solo aumentare la velocità della co-

Horst Friedrichs/Anzenberger/Contrasto
municazione ma usare il computer per scrivere e-mail, fare
ricerche su Internet, scrivere libri», spiega Lama Nachman di
Intel, direttrice dell’Anticipatory Computing Lab dell’azienda,
e a capo del team incaricato di aiutarlo. «La gran parte dell’in-
terazione con un pc richiede il movimento di un mouse, che
è difficile da emulare, perciò abbiamo riscritto il software per
consentire a Hawking di selezionare tra una serie di opzioni
a seconda che dovesse scrivere, comunicare a voce, navigare
sul Web e così via. Inoltre abbiamo migliorato il programma in
grado di predire e completare le parole in base al contesto, au-
mentando così la velocità della performance». Anziché sposta- IPOTIZZARE LE RISPOSTE
re il cursore utilizzando la guancia e muoverlo per aprire i vari È a questo che ha pensato Peter Scott Morgan, quando ha con-
menu a tendina per poi selezionare un file, Hawking poteva con tattato proprio Nachman per trovare un modo di continuare a
un solo comando attivare la ricerca del file o altre funzioni. comunicare col mondo. «Per Peter all’inizio abbiamo usato il
Questa esperienza ha condotto alla realizzazione di un soft- tracking degli occhi, che con Hawking non funzionava, e con
ware chiamato ACAT, che i ricercatori di ogni parte del mondo cui poteva selezionare le parole sul monitor per rispondere alle
possono modificare per trovare soluzioni adatte ai differenti domande», spiega la scienziata. «Ma anche usando un software
bisogni delle persone in difficoltà. «Una delle sfide maggiori ri- predittivo, per completare più velocemente le parole e la frase,
guarda il fatto che ciascuno di loro è diverso», spiega Nachman. la comunicazione era comunque molto lenta. Per questo ab-
«Per esempio, persone con la stessa malattia, diciamo la Sla biamo creato un sistema basato sull’intelligenza artificiale in
(Sclerosi Laterale Amiotrofica), riescono a muovere muscoli grado di ascoltare la domanda, comprenderla, e ipotizzare una
diversi, e quindi è necessario usare tecnologie differenti per risposta in base all’argomento trattato, che lo stesso Peter può
catturare il movimento di una palpebra, un sopracciglio o altro manipolare a piacimento, selezionando le parole per sceglie-
ancora, trasformandolo in input per comandare il computer». re quella da affidare al sintetizzatore vocale. Per ottenere ciò
Enormi passi avanti sono stati fatti in questo campo grazie a abbiamo dovuto addestrare il sistema, in modo che le rispo-
sensori a infrarossi, telecamere che catturano meglio le sfu- ste non fossero troppo generiche, permettendo al software di
mature dei movimenti facciali, software di autocompletamen- imparare dall’utilizzo che Peter ne fa». Quando l’intelligenza
to dei vocaboli e di sintesi della voce, ma una spinta ulteriore artificiale lavora insieme all’essere umano la comunicazione
potrebbe venire ora dall’utilizzo dell’intelligenza artificiale. che ne deriva, per il momento, non può che essere un com-

42 | Focus
COL RESPIRATORE
Peter Scott Morgan
nella sua casa nel
Devon (Regno Unito).
Per facilitare la
respirazione, si
è fatto impiantare un
apparecchio in gola
che però gli impedisce
di parlare. Al suo
posto parla il suo
avatar (nello schermo
che ha sul petto),
che riproduce alla
perfezione il suo
viso e la sua voce,
cambiando anche
il tono.

Channel4
promesso. «È una scelta personale: Il prossimo passo sarà consentire
Stephen Hawking voleva il controllo
su ogni singola parola, mentre Peter è a un software di leggere i
pronto ad abbracciare i suggerimenti
dell’IA. Bisogna considerare che l’at- pensieri e comunicarli agli altri
teggiamento di una persona può essere
serio, sarcastico, divertente, e cambia
in base al contesto e dunque il sistema deve imparare le sfu- dia come quella di chi vorrebbe fondersi con l’intelligenza ar-
mature della nostra personalità e usarle in modo appropriato». tificiale o addirittura sopravvivere al proprio corpo, caricando
la propria coscienza online.
CERVELLO CHE PARLA Del resto, c’è anche chi è convinto che questo prima o poi suc-
Quanto alla voce, che è parte dell’identità di una persona, an- cederà: Michael Graziano, professore di neuroscienze a Prin-
che qui sono stati fatti passi da gigante: «Peter ne utilizza una ceton, per esempio, ritiene che sia solo questione di tempo e
che è stata creata a partire dalla propria, registrata quando che si potranno “scannerizzare, mappare e archiviare i dati di
ancora poteva parlare, grazie al software Cereproc. Questo è ogni connessione neuronale del cervello di una persona”. L’op-
un altro campo in cui si stanno facendo enormi progressi, che portunità per gli scienziati di rendere possibile questo scena-
consentiranno di replicare la voce di chiunque a partire da una rio, dice però Nachman, è una questione da discutere con chi si
quantità di dati sempre più ridotta». Il futuro delle tecnologie occupa di bioetica: «posso dire che noi non abbiamo intenzione
di questo tipo è pieno di promesse ma apre anche nuove sfide di creare un’intelligenza artificiale che si sostituisca all’essere
e interrogativi, visto che si parla sempre di più dello sviluppo umano, ma una che collabori con lui, con un reciproco appren-
di sistemi che trasformano il pensiero in input per le macchi- dimento e una progressiva evoluzione». Frontiere della ricerca
ne. «Le interfacce cervello-computer apriranno nuovi scena- scientifica e tecnologica che hanno una ricaduta per tutti:
ri, soprattutto per chi ha la sindrome locked-in e quindi non «Aiutare persone con varie forme di disabilità permette di
può muovere proprio nulla, ma siccome il segnale misurato spingere al limite la tecnologia, perché i problemi da risolvere
sull’encefalo attualmente non è molto accurato, c’è bisogno di sono tanti quanti quelli degli individui in difficoltà», dice
addestrare il computer per essere sicuri che interpreti corret- Nachman. «Soluzioni come il riconoscimento visivo, la sintesi
tamente la lettera, la parola, la frase o l’immagine visualizzata vocale e la predizione dei vocaboli possono rivelarsi utili per
dalla persona. Inoltre, dato che si tratta di sistemi da cui dipen- ognuno di noi: basti pensare ai sistemi di riconoscimento della
dono tutte le funzioni quotidiane dell’individuo, è necessario voce, inizialmente progettati per aiutare chi non può più muo-
che siano affidabili e preservino la privacy di chi li utilizza». vere le mani, e ampiamente utilizzati oggi nella funzione di
La storia di Peter Scott Morgan è stata descritta da alcuni me- assistente vocale sullo smartphone».

44 | Focus
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Focus FRONTIERE

GUERRA TECH
Computer potenti,
al servizio di aziende
e centri di ricerca,
prevedono i focolai,
l’andamento delle
epidemie, ed
elaborano i dati
dei test su farmaci
e vaccini.

“ Il mondo sta cambiando. Sta


cambiando il clima e l’interazione

dell’uomo con la natura. Allora è
necessario intervenire con
politiche forti di salvaguardia
dell’ambiente, che si trasformano
in una salvaguardia di noi stessi
Luca Parmitano
Siamo nell’era
delle pandemie.
Quali insegnamenti
possiamo trarre
da Covid-19,
per ridurre
l’impatto delle
malattie emergenti?
di Margherita Fronte

A LEZIONE DAL
VIRUS
Getty Images
Getty Images

Getty Images

Reuters/Contrasto
Pipistrelli, suini,
polli, primati
LA NATURA SI VENDICA
Un pipistrello del genere
e zanzare sono
Rhinolophus, serbatoio di virus.
A destra sopra, un’area gli “animali
deforestata in Indonesia.
Sotto, la sperimentazione del serbatoio” più
pericolosi per noi
vaccino russo Sputnik-V.

« no storico assalto alla specie umana, inim-


maginabile fino a pochi mesi prima, capa-
ce di mettere in discussione le nostre co-
noscenze e le nostre certezze sul futuro».
Così, in settembre, due fra i massimi esperti mondiali di malat-
virus. Gli animali sotto osservazione sono numerosi, ma i più
pericolosi sono i pipistrelli del genere Rhinolophus, da cui è ar-
rivata Covid-19, ma anche la SARS, e la MERS (diffusa in Medio
Oriente); i maiali, vettori dell’influenza suina del 2009; i polli,
a rischio per l’aviaria; i primati, che ci hanno trasmesso l’Aids;
tie infettive – gli statunitensi Anthony Fauci e David Morens – e le zanzare, portatrici di molte malattie. I contesti più critici
definivano la pandemia di Covid-19 in un articolo pubblicato sono invece gli allevamenti intensivi, i mercati di animali vivi
dalla rivista Cell. Comparsa alla fine dello scorso anno, e diffu- e le aree deforestate. La deforestazione, in particolare, ha un
sasi a un ritmo crescente, la nuova malattia ci ha infatti catapul- ruolo rilevantissimo, perché ci mette a contatto con animali
tato in uno scenario che pareva possibile soltanto nei film di che, perdendo il loro habitat, si avvicinano pericolosamente a
fantascienza. Uno scenario che potrebbe però ripetersi, se non villaggi e città, con tutto il loro carico di virus. Recentemen-
impareremo ad “addomesticare” i virus che verranno. Nel loro te, sulla rivista Science, un gruppo di ecologi ed economisti ha
articolo, Fauci e Morens lo sottolineano con grande efficacia: «I stimato che un investimento annuo di appena 9,6 miliardi di
passaggi di agenti infettivi dall’animale all’uomo hanno caratte- dollari potrebbe dimezzare il ritmo della deforestazione nelle
rizzato tutta la nostra storia. Ma l’accelerazione alla quale stia- aree più a rischio (Sud-est asiatico, Amazzonia, alcune parti
mo assistendo negli ultimi decenni non ha precedenti». Delle 18 dell’Africa) e ridurrebbe del 40% la probabilità di spillover.
pandemie che hanno colpito la specie umana, 11 si sono verifi-
cate nel XX secolo e ben 8 negli ultimi 40 anni. Non solo: alle UN’IMPROVVIDA RETROMARCIA
pandemie – termine che indica la diffusione a tutto il mondo di Ma finché la situazione resterà quella che è, l’arma che dob-
agenti infettivi nuovi – si aggiunge una miriade di altre epide- biamo imparare a usare meglio è il monitoraggio. L’istituzione
mie che sono rimaste per ora confinate a livello locale. «Siamo di sistemi di sorveglianza, capaci di identificare gli spillover, è
entrati nell’era delle pandemie», scrivono i due esperti. «Le cau- stata tentata più volte; la pandemia in corso ne testimonia il fal-
se di questa nuova situazione sono molteplici, complesse e van- limento, legato a finanziamenti inadeguati e, in un caso, anche
no valutate con grande attenzione». a una clamorosa marcia indietro. Ce la racconta Paolo Vineis,
epidemiologo dell’Imperial College di Londra e autore, con
NOI E LA NATURA Luca Carra e Roberto Cingolani, del libro Prevenire: «Dopo l’e-
Il primo insegnamento di Covid-19 riguarda il rapporto fra noi pidemia di Ebola, che ha colpito l’Africa Occidentale fra il 2013
e la natura. Infatti, la probabilità che si verifichi uno spillover (il e il 2016, spaventando molto anche gli Usa, l’allora presidente
passaggio di un agente infettivo dall’animale all’uomo) aumen- Obama aveva predisposto un sistema di sorveglianza globale,
ta con la frequenza dei contatti fra noi e le specie portatrici di istituendo una rete di esperti in diversi Paesi, che avrebbero

48 | Focus
Heartland virus Criptosporidiosi
Criptosporidiosi Criptosporidiosi
Batteri antibioticor E. coli O157:H7
rus di Powassan
Tubercolosi multiresistente
Vaiolo delle scimm
ubercolosi multiresistente Epatite C
Influenza H3N2v Malattia del sonno
attia di Lyme Febbre della Rift Valley
E. 7:H7 Akhmeta virus
Difterite
irus West Nile Febbre tifoide
Nipah virus
Nipah virus
Morbillo Colera
Tubercolosi multiresistente
Adenovirus 14
enza H5N6
Dengue
Listeriosi Colera . coli O157:H7
Malaria
Influenza suina farmaco SFTSV bunyavirus
Hantavirus resistent
IV virus
Mielite flaccida acuta
Vaiolo delle scimmie
Bourbon virus Virus Zika
Ciclosporiasi Peste
Malattia di Marburg
Enterovirus D68 Ebola

bercolosi multiresistente Influenza H10N8


Colera
Colera
Influenza H7N9
Virus Zika Malaria farmacoresistente
Tubercolosi multiresistente Influenza H5N1
Chikungunya Nipah virus SARS
Hantavirus Ebola Enterovirus 71
Febbre gialla Malaria farmacoresistente
Febbre gialla
Febbre di Lassa
LE MALATTIE EMERGENTI
dovuto a loro volta attivare dei piani locali. Questo sistema è Le malattie comparse dal 1981 a oggi. In
però stato smantellato da Trump poco dopo essersi insediato». rosso: gli agenti infettivi nuovi; in blu, quelli
che sembravano sconfitti, ma sono tornati a
colpire. Accanto ai virus, ci sono anche batteri
PIPISTRELLI E MAIALI e protozoi diventati insensibili ai farmaci.
Peraltro, organizzare un sistema di sorveglianza globale è
tutt’altro che banale. Servono piani internazionali e obiettivi
condivisi, che possono cozzare con gli interessi economici di si. «L’idea è quella di raccogliere le ricerche fatte su Internet
tanti Paesi; in Cina, per esempio, lo stop al consumo di carne da persone malate, che interrogano la rete per sapere che cosa
di animali selvatici costerebbe 19,4 miliardi di dollari all’anno. potrebbero avere», spiega Vineis. «In questo modo si possono
Serve, inoltre, personale con competenze multidisciplinari, identificare le aree in cui sta accadendo qualcosa che va inda-
capace di individuare situazioni di rischio che possono sfuggire gato. Studi condotti all’Imperial College di Londra, e anche
a un osservatore meno esperto. Situazioni come quella che, nel dall’italiano Alessandro Vespignani, alla Northeastern Univer-
1998-1999 ha determinato lo spillover del Nipah virus in Ma- sity di Boston, mostrano che si tratta di un metodo affidabile».
lesia. Questo agente infettivo arriva dai pipistrelli del genere Una volta individuato il focolaio, le misure di contenimento
Pteropus e determina una malattia che ha un tasso di letalità sono le stesse che, su scala molto più vasta, stiamo attuando da
particolarmente elevato (40-75%). Nella vicenda malese, la mesi per limitare la circolazione di SARS-Cov2.
deforestazione, attuata per ottenere nuove terre da coltivare,
spinse i pipistrelli a migrare sugli alberi che facevano ombra LE MISURE CHE FUNZIONANO
agli allevamenti intensivi di maiali, presenti nella zona. Il pas- Sul piano deicomportamentiindividuali,l’usodellemascherine
saggio del virus dai volatili ai suini avvenne attraverso le feci. e il distanziamento riducono sensibilmente il rischio di amma-
La carne dei maiali infettò gli allevatori. larsi, come confermano numerosi studi. L’ultimo, pubblicato da
Nature Medicine, ha stimato che negli Usa, il Paese che conta il
SENTINELLE E BIG DATA maggior numero di vittime per Covid-19, l’impiego universale
La sorveglianza può però basarsi anche sull’identificazione delle mascherine potrebbe evitare 130.000 dei 500.000 decessi
dei focolai epidemici che, se presi sul nascere, possono essere previsti dai modelli matematici entro la fine di febbraio.
controllati con relativa facilità. Il monitoraggio può coinvol- Ma per “abbassare la curva” contano moltissimo anche la ca-
gere medici sentinella, che rilevano aumenti anomali nella pacità dei singoli Stati di identificare i casi e tracciare i contatti,
frequenza di sintomi collegabili a malattie infettive (disturbi e le caratteristiche dell’assistenza sanitaria. A settembre, una
respiratori, gastrointestinali e così via). Ma i sistemi di analisi ricerca pubblicata su Lancet ha valutato secondo questi para-
dei big data potrebbero essere altrettanto validi, e meno costo- metri i risultati ottenuti da 9 Paesi durante la prima ondata.

Focus | 49
,
in una settimana

Getty Images
sono stati sottoposti
al tampone nove
milioni di persone.

In generale, hanno fatto meglio i Paesi che già avevano un’effi- lano. «Il primo è che è importante sostenere la ricerca anche
cace medicina del territorio, che hanno potuto assistere i ma- quando non siamo in emergenza. Se non disponiamo di un an-
lati nelle loro abitazioni, o in strutture dedicate, riservando gli tivirale efficace è anche perché i laboratori non hanno ricevu-
ospedali ai casi più gravi. La mortalità è stata poi influenzata to abbastanza fondi per cercarlo. Il secondo insegnamento ri-
dalla disponibilità di posti letto nelle terapie intensive (per guarda la fretta: in situazioni di emergenza possiamo accettare
esempio, la Germania ne aveva 34 ogni 100.000 abitanti, contro di usare farmaci, anche in assenza di dati sufficienti su efficacia
i 9,7 della Spagna). Mentre sistemi di tracciamento come quello e sicurezza. Ma dobbiamo sapere che è un rischio, e non va fatta
della Corea del Sud, capace di seguire i singoli individui 24 ore passare l’idea che si sia trovata “la cura”».
su 24, hanno consentito di controllare la diffusione del virus, Lo sottolinea anche un editoriale pubblicato dalla rivista me-
ma sarebbero forse improponibili da noi per motivi di privacy. dica Jama, riferito proprio all’idrossiclorochina: «La vicenda
E poi c’è il lockdown, contestatissima misura, che è però la illustra bene i problemi delle autorizzazioni di emergenza», vi
sola in grado di invertire la tendenza se la curva dei contagi si si legge. «Essi includono: il fatto che si approvino medicinali
impenna. Lo abbiamo imparato durante la prima ondata. «Il inefficaci e potenzialmente nocivi; l’interferenza di personaggi
principale determinante della diffusione del virus è la mobilità politici e di non esperti che generano pressioni sulle agenzie
delle persone», riprende Paolo Vineis. «Nelle diverse regioni regolatorie; i costi che queste autorizzazioni determinano per
italiane, il numero di casi nella prima fase è stato direttamente la salute delle persone e per la credibilità delle istituzioni».
proporzionale al ritardo con cui è avvenuto il lockdown. Il Sud è
stato risparmiato perché il lockdown è stato emesso prima che IL VACCINO NON È LA PANACEA
arrivassero i casi dal Nord. Quello che ha influito sull’attenua- Le questioni legate all’efficacia e alla sicurezza diventano an-
zione è stata la tempestività del lockdown, e quindi la riduzione cora più critiche con i vaccini, che sono dati a persone sane, per
di mobilità e trasporti». prevenire una malattia che magari non avrebbero mai preso.
«L’accelerazione alla quale stiamo assistendo per Covid-19 non
TROPPA FRETTA? ha precedenti, ed è stata possibile grazie al grande dispiega-
L’ultima lezione di Covid-19 riguarda i farmaci e i vaccini. mento di forze dei laboratori pubblici e privati», dice Clavenna.
Nell’emergenza, sono infatti saltate tutte le procedure che si Già ora ci sono una cinquantina di preparati in fase di speri-
seguono normalmente per verificarne l’efficacia e la sicurez- mentazione, e Cina e Russia hanno persino approvato i loro
za. Anche prima della pandemia, le agenzie regolatorie (la FDA vaccini, ammettendo tuttavia di non aver completato l’iter spe-
negli Usa, l’Aifa in Italia) disponevano di iter accelerati per l’ap- rimentale. «Per prodotti occidentali, i dati sono già sufficienti
provazione di medicinali destinati a malattie particolarmente a garantire la sicurezza», prosegue l’esperto. «La valutazione
gravi, per cui non esiste una cura. Queste procedure sono state dell’efficacia però richiede più tempo e si farà necessariamente
ampiamente usate per Covid-19, con risultati misti. C’è il caso sul campo, una volta che i vaccini saranno disponibili».
positivo del desametasone, un antinfiammatorio noto da tem- L’errore da evitare è considerare il vaccino una panacea. «Il
po, che si è mostrato utile nei pazienti più gravi. Ma c’è anche la vaccino ridurrà la circolazione del virus e ci restituirà una vita
vicenda dell’idrossiclorochina, approvata in emergenza a mar- più normale», conclude Clavenna. «Ma SARS-Cov2 resterà con
zo sulla base di pochissimi dati, ma ritirata poi a fine maggio, noi ancora a lungo, e non potremo abbassare la guardia».
quando studi più approfonditi hanno mo-
strato che non serviva contro la malattia,
ed era persino tossica. Il vaccino ridurrà la circolazione di
«Da queste vicende possiamo trarre due
insegnamenti», dice Antonio Clavenna, SARS-Cov2, ma non lo farà sparire.
responsabile dell’Unità di farmacoepide-
miologia dell’Istituto Mario Negri di Mi- Il virus starà con noi ancora a lungo
50 | Focus
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Focus FRONTIERE

Al rientro dallo spazio non


ci si può riposare. Oltre al
recupero fisico si
devono raccogliere i dati
degli esperimenti.
di Gianluca Ranzini - Fotografie di Francesco Algeri
Ritorno

futuro
dal

Esa
FASE 1 Tono muscolare
Luca Parmitano, il nostro astronauta in forza all’Agenzia
Spaziale Europea, è tornato sulla Terra lo scorso 6
febbraio, dopo circa sei mesi e mezzo di permanenza
sulla Stazione Spaziale Internazionale. Nel corso della
propria missione, chiamata Beyond, Parmitano ha svolto
numerosi esperimenti, alcuni dei quali prevedono
sessioni di raccolta dati anche dopo il ritorno a Terra,
come mostrato nelle pagine seguenti. Inoltre, dopo il
rientro si è sottoposto a un programma di recupero.
GINNASTICA. Sopra, alla barra Luca fa esercizi per
la schiena, in particolare per i muscoli romboidali, per
recuperare la postura corretta. Sopra a destra: gli esercizi
di trazione sono ottimi per tutta la parte superiore del
corpo, e soprattutto per il muscolo grande dorsale. Luca
non ha potuto eseguire questo esercizio sulla Iss a causa
di limitazioni nel dispositivo per l’allenamento della forza;
è quindi importante recuperare la sensazione di sollevare
il proprio peso. Qui accanto: l’uso della palla serve invece
a recuperare la coordinazione occhio-mano.
FASE 2 Coordinazione
L’ESPERIMENTO GRASP: afferrare un
oggetto è un’azione che coinvolge le mani, gli occhi e
le orecchie. In altre parole, il cervello trae informazioni
da diversi sensi per coordinare l’azione delle mani.
Sulla Terra, in questo tipo di attività gioca un ruolo
anche la forza di gravità, ma in orbita si è in una
situazione di assenza di peso. L’esperimento Grasp ha
lo scopo di comprendere come il sistema nervoso
centrale integri il ruolo della gravità nei processi neurali
alla base della coordinazione occhio-mano.
CON LA REALTÀ VIRTUALE. Luca indossa
un visore per realtà virtuale, completo di cuffie, e
sensori alle mani. Deve compiere alcune azioni su
oggetti virtuali nello spazio; per esempio, ruotare la
mano e allinearla con gli oggetti in VR. Nel monitor si
può osservare dall’esterno ciò che Luca vede nella
simulazione. Si effettuano sessioni sulla Stazione
Spaziale e si comparano i risultati con quelle fatte a
terra. I risultati sono utili anche per aiutare persone che
hanno vertigini, disturbi dell’equilibrio e altri problemi al
sistema vestibolare. Agli astronauti, l’esercizio serve
anche a migliorare la resa nelle attività extraveicolari.

IN SCALA REALE
A sinistra, il centro per
l’addestramento degli
astronauti europei
dell’Esa a Colonia, in
Germania, dove sono
state scattate tutte le
foto di questo servizio.
A destra, la riproduzione
del portello di aggancio
di un modulo cargo Atv
nello stesso centro di
addestramento.


Esiste un effetto intangibile della tecnologia spaziale, ed è quello che
noi astronauti riusciamo a comunicare agli scienziati come
esseri umani e come ‘cavie’. Per migliorare la vita di tutti sulla Terra
Luca Parmitano
Gli astronauti europei hanno il proprio centro di
addestramento a Colonia. Dove si recano anche
dopo il rientro, per sottoporsi al recupero fisico e
alla raccolta dei dati post-missione
56 | Focus
COME QUELLO VERO
A sinistra, una
riproduzione del
modulo Columbus al
centro addestramento
astronauti dell’Esa a
Colonia. Si tratta di una
sezione dedicata agli
esperimenti. A destra,
un dettaglio dell’interno
dello stesso modulo.

FASE 3 Forze e udito


ESPERIMENTO GRIP. Quasi gemello
dell’esperimento Grasp, della pagina precedente,
è Grip (foto qui a sinistra). Mira a capire come il
sistema nervoso centrale controlla i movimenti e le
forze esercitate dagli astronauti per manipolare
oggetti con le mani. In microgravità, dove gli oggetti
non hanno peso, il cervello deve abituarsi a questa
nuova situazione. Questi esperimenti servono a
studiare la fisiologia umana e possono tornare utili
per le progettazioni di protesi per gli arti.
ACOUSTIC DIAGNOSTIC. L’esperimento
(nelle due foto sotto), sviluppato dall’Agenzia
Spaziale Italiana insieme all’Università di Roma Tor
Vergata, studia l’effetto che ha sull’udito degli
astronauti il rumore di fondo sempre presente sulla
Stazione Spaziale. Un brusio prodotto dalle molte
pompe e ventole continuamente in funzione, che può
generare problemi di udito, di norma temporanei.
Lo scopo è capire se questo sarà un problema per le
future missioni di lunga durata verso la Luna o Marte.
Focus FRONTIERE

L’Esa (Agenzia Spaziale Europea) è l’organismo che coordina a scopi


pacifici la politica spaziale del nostro continente. Vi aderiscono 22
nazioni, tra cui l’Italia; ogni nazione è rappresentata nel Consiglio,
l’organo direttivo, e ha un voto. L’Esa è stata fondata nel 1975 e la sua sede
centrale è a Parigi. L’attuale direttore generale è il tedesco Jan Wörner.
L’agenzia è attiva in ogni settore dell’attività spaziale, che mette i benefici
derivanti dallo spazio a disposizione sia delle aziende sia delle persone
nella loro quotidianità. Gli Stati membri lavorano condividendo le risorse
finanziarie e scientifiche, allo scopo di raggiungere i migliori risultati
possibili. Le varie attività dell’Esa fanno tutte parte di una visione
complessiva per l’Europa nello spazio.

L’Europa
si fa spazio
22 Stati membri
Austria, Belgio, Danimarca, Estonia, Finlandia,
Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia,
Lussemburgo, Norvegia, Olanda, Polonia,
Portogallo, Regno Unito, Repubblica Ceca,
Romania, Spagna, Svezia, Svizzera, Ungheria.
Lettonia e Slovenia sono Membri Associati.
Il Canada partecipa ad alcuni programmi
Esa in base a un accordo di cooperazione.

I centri dell’Esa
ESA Headquarters a Parigi (Francia)
ESTEC (European Space Research and Technology Centre) a Noordwijk (Olanda)
ESRIN (European Space Research Institute) a Frascati (Italia)
ESOC (Esa Mission Control) a Darmstadt (Germania)
EAC (European Astronaut Centre) a Colonia (Germania)
ECSAT (European Centre for Space Applications and Telecommunications a Harwell (Regno Unito)
ESAC (European Space Astronomy Centre) a Villanueva de la Cañada (Spagna)
ESEC (European Space Security and Education Centre) a Redu (Belgio)
Inoltre, utilizza il Centro spaziale guyanese a Kourou, in Guyana Francese, che garantisce accesso
autonomo allo spazio per missioni scientifiche e commerciali.

58 | Focus
È dal 1988 che l’Italia vola oltre il cielo
attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana
(Asi), che ha il compito di coordinare
e gestire i finanziamenti legati a Gli astronauti
7
tutte le attività spaziali, sia a livello attualmente in forze
nazionale sia per le collaborazioni
internazionali. È tra le prime sei agenzie spaziali del mondo all’Esa, tra i quali i
e, in seno all’Esa, l’Italia è il terzo Paese contributore dopo nostri Samantha
Francia e Germania. Grazie al suo lavoro, l’Asi ha permesso
di far crescere una filiera di prodotti, servizi e applicazioni,
Cristoforetti e Luca
compresi i sistemi di lancio. Vanta collaborazioni con tutte Parmitano.
le principali agenzie spaziali: prima fra tutte la Nasa per
la realizzazione in Italia, tra le altre cose, di oltre il 40%
della parte abitativa occidentale della Stazione Spaziale
Internazionale (Iss). Questo ha permesso all’Italia di avere
così un duplice passaggio sulla Iss; attraverso gli accordi
diretti con la Nasa e come terzo Paese in ambito Esa.
2.200
Le persone che lavorano per
l’Esa nelle diverse nazioni.
Nel 2020 ha gestito un budget di
6,68 miliardi di euro

Razzi
4 aree
Scienza ed esplorazione
Lee missioni scientifiche ci fanno guardare fuori dal nostro Pianeta,
veerso le stelle e oltre. L’Esa è anche coinvolta nell’esplorazione dello
sp
pazio da più di 40 anni.
curezza e protezione
Esa contribuisce a rendere più sicuri e sostenibili i voli spaziali ma
aiiuta anche a monitorare i possibili pericoli che arrivino dallo spazio.
Peer esempio, i detriti spaziali, le eruzioni solari e gli asteroidi.
Applicazioni
A
In
n questo settore, le attività dell’Esa sono volte a utilizzare lo spazio
ab beneficio dei cittadini e a raccogliere le sfide future sulla Terra.
Con questo obiettivo, l’Esa sviluppa fondamentali programmi di
ossservazione della Terra, per le telecomunicazioni e la navigazione.
Abilitazione e supporto
L’Esa opera affinché le industrie europee siano all’avanguardia nei
mercati emergenti del trasporto spaziale. E una volta che i satelliti
arrivano in orbita, il centro Esa di controllo delle missioni li segue
per garantire che funzionino come previsto. L’agenzia sviluppa poi
tecnologie innovative per rendere possibili future missioni e rafforzare
la competitività internazionale del settore spaziale europeo.
Esa-J. Huart

Primo satellite lanciato, il 9 agosto 1975:


Esa

COS-B, per lo studio del cielo nei raggi gamma. Vega Ariane 5 ECA
Ultimo satellite: SENTINEL-6, per il monitoraggio del Altezza: 30 m Altezza: fino a 53 m
Diametro: 3 m Diametro: fino a 5,4 m
livello dei mari. Lancio previsto per fine novembre. Massa al decollo: 137 t Massa al decollo: 780 t
Carico utile*: 1.500 kg Carico utile*: 10,0 t
* In orbita circolare, inclinazione * In orbita di trasferimento
90°, 700 km geostazionaria (GTO)
Per altre info: www.esa.int www.asi.it

Focus | 59
Focus FRONTIERE

A CACCIA

ALTRI
DI
MONDI
Oltre il Sistema solare sono stati
scoperti più di 4mila pianeti.
Stanno svelando scenari
inimmaginabili, rivoluzionando
le conoscenze astronomiche.
Ospiteranno anche la vita?
di Vito Tartamella

40 miliardi
I pianeti di tipo terrestre stimati nella nostra galassia, la Via
200mila
I pianeti terrestri stimati
Lattea. Ce n’è uno ogni 5 stelle. Quelli che orbitano intorno a attorno al milione di stelle
una stella (compresi i giganti gassosi) sarebbero 200 miliardi. osservabili dalla Terra.

60 | Focus
Nasa
“ La ricerca della vita su
altri pianeti è un
argomento che mi sta
molto a cuore, sia come
astronauta sia come
essere umano.
È il motivo per cui
cerchiamo – anche di
persona – di andare
nello spazio. E il bello
della vita è che oggi
nessuno è in grado di

definire che cosa sia
Luca Parmitano

NEL CIGNO
Ricostruzione artistica
di Kepler-186 f, nella
costellazione del Cigno
a 582 anni luce dalla
Terra. Roccioso, ha un
raggio del 17% più
grande della Terra.

VIDEO
COME GLI
ASTRONOMI
SCOPRONO
GLI ESOPIANETI

4.296 60
INQUADRA
LA PAGINA
CON LA
APP
INFO A PAGINA 5

Gli esopianeti scoperti Il numero di esopianeti potenzialmente abitabili secondo


fino a oggi. La maggior il Planetary Habitability Laboratory di Arecibo (36 sono
parte sono giganti. superterre, 23 terrestri, 1 delle dimensioni di Marte).

Focus | 61
rbita intorno a una stella nella costellazio- Una sfida epocale, che porta all’estremo le tecnologie di oggi.
ne del Cancro. Si chiama Janssen: è largo il Perché stiamo parlando di distanze difficili anche solo da im-
doppio della Terra, e per un terzo è fatto di maginare. «Se tutto il Sistema solare si riducesse alle dimen-
diamanti. Merito del suo clima estremo: ha sioni di un biscotto, la stella più vicina, Proxima Centauri,
molti vulcani attivi, e ruota così vicino al suo sole da avere starebbe a due campi da calcio di distanza», spiega Lisa Kal-
una temperatura di 2.300 °C. Abbastanza per fondere il ferro. tenegger, direttrice del Carl Sagan Institute alla Cornell Uni-
Nella costellazione del Centauro, poi, c’è il più spettacolare, versity, Usa. A quelle distanze, vedere un pianeta che riflette
J1407b: è circondato da una fascia di anelli larga 120 milioni la luce della sua stella è come «distinguere una lucciola vicino
di km, 400 volte più ampi di quelli di Saturno. Per vedere un a un faro acceso, stando a 10 km di distanza», aggiunge Yamila
pianeta blu come la Terra, invece, c’è HD 189773 b, nella co- Miguel, astronoma all’osservatorio di Leiden (Paesi Bassi).
stellazione della Volpetta: ma è l’unica somiglianza, perché Come fare? Per vederli, i telescopi oscurano le stelle con un
qui i venti soffiano fino a 8.700 km orari, e sono composti filtro, per annullarne i bagliori. Così si evidenziano minuscoli
da particelle di silicati roventi. In pratica, piove vetro fuso. puntini: sono i pianeti che riflettono la luce della loro stella o
quelli incandescenti perché ancora in formazione. Una mis-
UN BISCOTTO A DUE CAMPI DA CALCIO sione difficile: basti dire che la Terra riflette solo un miliar-
Sembrano mondi usciti dagli episodi di Star Trek. Ma esisto- desimo della luce del Sole. Gli esopianeti, quindi, si possono
no davvero: sono tre dei pianeti scoperti fuori dal Sistema vedere se sono lontani dalla loro stella (per poterli distingue-
solare grazie ai più potenti telescopi. Sono 4.296 e sono solo re), massicci e giovani. E non troppo distanti da noi, visto che
un piccolo assaggio: secondo gli scienziati, c’è almeno un eso- la loro luce, soprattutto infrarossa, è molto debole rispetto a
pianeta (così si chiamano i mondi esterni al Sistema solare) una stella. Per questo ne sono stati fotografati solo 44.
intorno a ciascuna dei 200 miliardi di stelle della nostra ga-
lassia, la Via Lattea. Fra loro, gli esopianeti di tipo terrestre LUCI E DEVIAZIONI DELL’ORBITA
sarebbero uno su cinque: 40 miliardi. Senza contare quelli Gli esopianeti, quindi, si scoprono per lo più in modi indiretti:
certamente presenti in tutte le altre galassie. cercando gli effetti della loro presenza sugli astri attorno a
Questo zoo cosmico, che si arricchisce ogni settimana, svela cui ruotano. Ad esempio misurando i cali di luminosità del-
mondi che superano l’immaginazione non solo della fanta- le stelle quando un pianeta vi transita davanti. Sono eclissi
scienza, ma anche della scienza: le loro caratteristiche inat- quasi impercettibili: se un alieno vedesse il nostro Sole al
tese (v. riquadro nelle pagine seguenti) stanno sgretolando telescopio, il transito della Terra ne ridurrebbe la luce dello
molte certezze. E forse potrebbero aiutarci a rispondere a 0,01%. E la nostra atmosfera crea turbolenze che rendono
una domanda millenaria: siamo soli nell’universo? più difficili le osservazioni: per questo sono più efficaci i te-
Eso/M. Kornmesser

Gli astronomi cercano i cali di luminosità delle stelle:


sono minieclissi causate dal passaggio di questi pianeti
ANNI DI OSSERVAZIONE
L’orbita dell’esopianeta
rovente Beta Pictoris b attorno
alla sua stella (a 63 anni luce da
noi), dal 2014 al 2018. Orbita a
una distanza simile a quella tra
il Sole e Saturno.

62 | Focus
lescopi spaziali. Quelli terrestri di grandi dimensioni – come
il Vlt (Very Large Telescope, Cile), con specchi larghi 8 me-
tri – sono invece fondamentali per «raccogliere più fotoni
emessi dalle stelle e poter misurare così anche altri effetti
di un pianeta sulla sua stella: quelli gravitazionali», spiega
Francesco Pepe, direttore del Dipartimento di astronomia
all’Università di Ginevra. IN ORBITA NELLA POLVERE
La massa di un pianeta, infatti, modifica la velocità di una PDS 70 è una stella giovane a 370 anni

Eso/A. Müller et al.


stella: a causa della Terra, il Sole varia la propria velocità di luce da noi (costellazione del Centauro).
9 cm al secondo (cm/s) nel corso di un anno. Questa varia- È circondata da un disco di polveri e gas
zione si può registrare con gli spettrometri, che misurano la dove si distingue un pianeta nascente.
lunghezza d’onda della luce di una stella: si sposta verso il blu
quando si avvicina alla Terra, e verso il rosso quando si allon-
tana. È l’effetto Doppler. «I fotoni emessi da una stella arriva-
no su un rilevatore di luce (ccd, charge-coupled device), che li
trasforma in cariche elettriche. Sul sensore, il moto indotto
dalla Terra sul Sole corrisponde alla distanza fra due atomi di
silicio: è al limite della rilevabilità», dice Pepe che è responsa-
bile di Espresso, uno degli spettrografi più potenti al mondo
montato sul Vlt. «Un pianeta massiccio come Giove, invece,
provoca un moto con velocità di 13 m/s. Oggi la precisione dei
migliori spettrografi è di 0,5-1 m/s: con Espresso ci spingia-
mo fino a 10 cm/s su stelle brillanti e vicine».
Insomma, per percepire questi mondi lontani siamo limi-
tati dalle enormi distanze in gioco: «I limiti della tecnologia
ci impongono di puntare su pianeti di grandi dimensioni, e
su astri non troppo lontani (qualche centinaio di anni luce),
ASTRO CON MONDI GIGANTI
grandi e caldi. Ma i più diffusi nel cosmo sono le nane rosse,
La stella TYC 8998-760-1 (310 anni luce,
molto meno luminose del Sole», precisa Pepe. Dunque, una costellazione della Mosca, a sin.) con 2
rete a maglie larghe. Ecco perché gran parte dei pianeti

Eso/Bohn et al.
esopianeti giganti. L’immagine è stata
ottenuta bloccando la luce della stella.

PANORAMA ALIENO
IL PRIMO FOTOGRAFATO
Ricostruzione del pianeta
Proxima b, un po’ più Il pallino rosso è 2M1207b, il primo
massiccio della Terra. esopianeta visto in modo diretto, nel
Nel suo cielo ci sono due 2004. Orbita attorno a una nana bruna,
soli, e potrebbe ospitare a 173 anni luce da noi (nel Centauro).
osE

acqua liquida.
ESso/Lagrange/Sphere consortium.

Focus | 63
Esa/Atg medialab

IN ARRIVO
Il telescopio
spaziale Plato
dell’Esa: sarà
lanciato nel 2026.
Avrà 26 camere per
cercare esopianeti:
equivalgono a un
telescopio di 1 m
di diametro con
grandangolo.

Possiamo vedere
mondi appena nati
o antichi quanto
la nostra galassia
scoperti sono giganti (e gassosi): hanno un diametro da 2 a può formarsi un gigante gassoso vicino a una stella? Il suo
6 volte quello terrestre, e masse fino a 300 volte superiori. calore dovrebbe impedire ai gas di congelarsi addensandosi.
Il primo esopianeta trovato, 51 Pegasi b, ha metà della massa Eppure c’era, e non era l’unico», sottolinea Pagano, coordina-
di Giove e orbita vicinissimo alla sua stella: il suo anno dura trice nazionale del telescopio spaziale Cheops dell’Esa. «Oggi
solo 4 giorni. Già nel 1584, il filosofo Giordano Bruno aveva pensiamo che questi pianeti si formino in periferia per poi
immaginato “un’infinità di mondi simili al nostro”: ma solo avvicinarsi alle loro stelle. Sono i gioviani caldi, una nuova
nel 1995 gli astronomi svizzeri Michel Mayor e Didier Que- categoria di pianeti insieme ai nettuniani e alle superterre
loz riuscirono a rilevare 51 Pegasi b grazie allo spettrografo, (v. riquadro). Gli esopianeti ci permettono di capire come si
Elodie, montato all’osservatorio dell’Alta Provenza, capace evolve un sistema planetario: possiamo osservare mondi ap-
di captare spostamenti stellari di 7 m/s. pena nati o antichi quanto la nostra galassia. Si è aperta una
finestra straordinaria sul cosmo».
UN MODELLO IN FRANTUMI Con una varietà così ampia, la Terra diventa solo uno dei
Una scoperta premiata con un Nobel ai due astronomi nel tanti esemplari di questo smisurato zoo astronomico. Pos-
2019. Ci sono voluti più di 20 anni, infatti, per riconoscere sibile che sia l’unico pianeta abitato? C’è vita in questi strani
che 51 Pegasi b aveva sgretolato un paradigma considerato mondi? Per rispondere, dovremmo sapere cosa sia la vita.
incrollabile: che il Sistema solare fosse l’unico modello per «Ne esistono 70 diverse definizioni, e sono tutte valide. Ma
i sistemi planetari, «con i pianeti piccoli e rocciosi vicini al nessuna mette d’accordo tutti gli scienziati», premette John
loro sole, e quelli grandi e gassosi più lontani», ricorda Isa- Brucato, docente di astrobiologia all’Università di Firenze.
bella Pagano, direttrice dell’osservatorio astrofisico di Ca- «La Nasa definisce la vita “un processo chimico che evolve e
tania. «Invece, il primo esopianeta destò incredulità: come si autosostiene”, ovvero è capace di nutrirsi e duplicarsi. Ma
questa definizione esclude altre possibili forme di vita. Per-
ché conosciamo una sola biologia: quella terrestre. D’altra
parte, essendosi evoluta in 4 miliardi di anni, è ragionevole
che sia anche il miglior modo possibile di funzionare».
Per gli esopianeti, poi, c’è il solito ostacolo: le distanze. Se
in un altro mondo si fossero sviluppati microrganismi, non
potremmo vederli da qui: possiamo cercare solo macro indizi
di vita. Partendo da una condizione di base: «La presenza di
acqua allo stato liquido: è il solvente che utilizza la vita», pre-
cisa Brucato. Per avere acqua liquida, l’esopianeta non deve
essere troppo freddo o caldo: deve orbitare alla giusta di-

DATI DA ANALIZZARE
Monitor con l’analisi degli spettri di luce
Eso/X. Dumusque

di una stella raccolti all’osservatorio di La


Silla, in Cile. I cacciatori di esopianeti li
studiano per trovare tracce d’altri mondi.

64 | Focus
Phl@UprArecibo
IL PIANETA Teegarden b

PIÙ ABITABILE
Fra i 60 esopianeti potenzialmente abitabili,
quello col più alto indice di abitabilità, 0,95 (il
massimo è 1, la Terra) è Teegarden b: è a 12 anni Terra
luce da noi, nella costellazione dell’Ariete.

Fonte: PHL Planetary Habitability Laboratory (Arecibo)


Teegarden b è 40 volte più vicino alla sua stella
rispetto noi al Sole, e il suo anno dura meno di 5
giorni. La sua stella ha solo il 9% della massa del
Sole: è una nana rossa con temperatura di 2.600
°C (contro i 5.400 °C del Sole, una nana gialla).
La temperatura superficiale del pianeta sarebbe
vicina a 28 °C. La sua massa è poco superiore a
quella terrestre: dovrebbe essere roccioso e
potrebbe avere un oceano sulla sua superficie.

8 MONDI DA RECORD
(NOME, DISTANZA DALLA TERRA, COSTELLAZIONE)

IL PIÙ PICCOLO IL PIÙ GRANDE IL PIÙ VICINO IL PIÙ LONTANO

Fonte: Nasa exoplanet archive, PHL Planetary Habitability Laboratory (Arecibo), Wikipedia
378 KM DI RAGGIO, UN 2,5 VOLTE IL RAGGIO LA SONDA SPAZIALE PIÙ UNA SONDA COME
QUINTO DELLA LUNA DI GIOVE E 9 VOLTE VELOCE (VOYAGER 2, 61.000 VOYAGER 2 ARRIVEREBBE
SDSS J1228+1040 b, 413 anni LA SUA MASSA KM/H) CI ARRIVEREBBE IN IN 489 MILIONI DI ANNI
luce, Vergine ROXs 42B (AB) b, 440 anni 75.000 ANNI Sweeps-11 b, 27.710 anni
luce, Ofiuco Proxima Centauri b, 4,2 anni luce, Sagittario
luce, Centauro
IL PIÙ VECCHIO
L’ORBITA PIÙ LUNGA IL PIÙ FREDDO
HA 12,7 MILIARDI DI ANNI
IL PIÙ CALDO
(LA TERRA NE HA 4,5 IL PIANETA ORBITA -242 °C, 41° IN MENO
MILIARDI). SI È FORMATO INTORNO ALLA SUA STELLA, 4.300 °C, PERCHÉ ORBITA DI NETTUNO, IL PIANETA
ATTORNO A UNA STELLA UNA NANA ROSSA, MOLTO VICINO ALLA PIÙ LONTANO
SIMILE AL SOLE APPENA 1 IN 900MILA ANNI SUA STELLA: UN ANNO DAL NOSTRO SOLE
MILIARDO DI ANNI DOPO LA (IL PIÙ LONTANO DAL SOLE, DURA MENO DI 1,5 GIORNI OGLE-2016-BLG-1195Lb,
NASCITA DELL’UNIVERSO NETTUNO, ORBITA KELT-9b, 670 anni luce, 12.750 anni luce, Scorpione
CON IL BIG BANG IN 165 ANNI) Cigno
Psr B1620-26 b, 12.400 anni 2MASS J2126–8140, 104 anni
luce, Scorpione luce, Ottante

LE 4 FAMIGLIE DI ESOPIANETI
GIOVIANI
(pianeti giganti gassosi grandi quanto o più di Giove.
Possono essere caldi o ghiacciati) 32,6%

NETTUNIANI
(di dimensioni simili a Nettuno, sia ghiacciati sia caldi) 22,5%

SUPERTERRE
(con una massa fino a 10 volte quella della Terra,
sia rocciosi sia gassosi) 26,7%

TERRESTRI
(rocciosi e di dimensioni simili alla Terra) 16,5%
(+1,3% più piccoli)
Nasa

SCONOSCIUTI 0,4%
SCOPERTA DA NOBEL
Gli astronomi svizzeri Didier

L. Weinstein/Ciel et Espace Photos/Eso


Patrick Queloz (a sinistra) e
Michel Mayor, premi Nobel per
la fisica. Nel 1995 hanno
scoperto 51 Pegasi b, il primo
pianeta extrasolare in orbita
attorno a una stella simile al
Sole, misurandone l’effetto
gravitazionale sul movimento
dell’astro. Il pianeta è un
gigante gioviano caldo: ha una
temperatura di 1.000 °C. Ruota
vicino alla propria stella: il suo
anno, infatti, dura 4 giorni.

Se un pianeta passa davanti a una stella si vede la sua


atmosfera. Può svelare segni vitali come la clorofilla
stanza rispetto alla propria stella. È la “fascia di abitabilità”: vita», spiega Brucato. Questi mattoni, peraltro, reagiscono da
lontana per le stelle più calde, vicina per quelle più fredde. La soli nello spazio per formare molecole complesse: sul meteo-
vita, infatti, può fiorire solo fra -20 e 120 °C di temperatura. rite di Murchison, vecchio di 4,6 miliardi di anni e caduto in
Ma da sola non basta: nel Sistema solare, la fascia abitabile è Australia nel 1969, sono stati trovati oltre 100 diversi ammi-
compresa fra Venere e Marte, oggi privi di vita. Per questo, fra noacidi, composti organici complessi.
i 60 pianeti considerati “abitabili” dal Planetary Habitability «Ancor più importante sarebbe trovare nelle atmosfere de-
Laboratory dell’Università di Porto Rico ad Arecibo (l’1,2% gli esopianeti ozono, metano o ossido di azoto: sono prodotti
del totale), ben pochi hanno le carte in regola per ospitare dai batteri. Questi elementi sono indizi di vita, ma non pro-
forme di vita. Bisogna valutare infatti anche altri parametri ve inconfutabili come sarebbe la presenza di acidi nucleici
geofisici: il raggio del pianeta (fino a 1,5 volte quello terrestre, (DNA, RNA), indispensabili per trasmettere l’informazione
altrimenti è un gigante gassoso) e la densità (alta per i pianeti genetica, di ATP (adenosina trifosfato), capace di immagaz-
rocciosi). «Un pianeta deve avere abbastanza gravità per trat- zinare l’energia, o di clorofilla, indizio di vita vegetale».
tenere l’atmosfera, che filtra i raggi ultravioletti e protegge la Finora su alcuni esopianeti è stata accertata la presenza di
vita, e mantiene la giusta quantità di effetto serra», aggiunge atmosfera, nuvole e acqua, ma non basta: «Acqua e atmosfera
Dirk Schulze-Makuch, docente di astrobiologia all’Universi- ci sono anche su Marte, che è deserto. Sugli esopianeti non si
tà di Berlino. «E occorre un campo magnetico per proteggere è trovato ancora un vero biomarcatore», conclude Brucato.
il pianeta dalle particelle cariche del vento solare. Un pianeta
deve avere pure un’attività tettonica e vulcanica, per regolare VIAGGI E MESSAGGI
i cicli di azoto e carbonio». Anche avere una luna potrebbe Ma la ricerca è infinita: le stelle della Via Lattea che potreb-
contare, visto che la nostra rende più stabile l’asse di rotazio- bero ospitare un pianeta terrestre sono 40 miliardi. «Di que-
ne della Terra e quindi le stagioni, e attiva le maree. ste, ne possiamo osservare circa 1 milione. Ma occorrono
settimane, talora anni per identificare un esopianeta», dice
IN CERCA DELLA VITA Pagano. Oggi se ne scoprono 4 nuovi al mese: con questo rit-
Per quanto riguarda i tipi di stelle, finora le ricerche hanno mo, occorrerebbero 20mila anni per studiare quel milione di
privilegiato quelle simili al Sole, le nane gialle, con tempera- stelle. «L’obiettivo raggiungibile è approfondire com’è fatta
ture fra i 4.300 e 5.400 °C. Ma diversi pianeti sono stati sco- l’atmosfera dei pianeti già scoperti, in cerca di segnali di vita».
perti vicino a soli più caldi o più freddi. Secondo Schulze-Ma- Quand’anche la trovassimo, però, resta il problema della
kuch, bisognerebbe puntare su questi ultimi, in particolare le distanza. Se fosse sul pianeta più vicino, Proxima Centauri
nane arancioni: meno calde (2.900-4.300 °C), meno massicce b (costellazione del Centauro, a 4,2 anni luce), e volessimo
e meno luminose del Sole: «I mondi abitabili potrebbero orbi- andare a vederla usando la navicella spaziale più veloce mai
tare più vicini al loro astro. Le nane arancioni si stima durino costruita, il Voyager 2 (61.000 km/h), il viaggio durerebbe
anche 20 miliardi di anni (contro i 10 del Sole), e hanno più 75.000 anni. Decisamente troppo lungo.
tempo per far sviluppare la vita». Questo tipo di pianeti, un Ma un nuovo studio ribalta la prospettiva: un’ipotetica ci-
po’ più vecchi, più grandi e più caldi della Terra sono definiti viltà intelligente di un altro pianeta potrebbe vederci? Lisa
“superabitabili”. Ma finora non ne è stato trovato nessuno. Kaltenegger ha individuato un centinaio di pianeti rocciosi
Oltre ai requisiti geofisici, gli astronomi cercano segni di da cui si potrebbero rilevare i biomarcatori della nostra at-
vita, i biomarcatori. Gli spettrometri, infatti, riescono a cap- mosfera quando la Terra passa di fronte al Sole: fra loro c’è
tare la luce emessa dall’atmosfera di un pianeta quando tran- Teegarden b, il pianeta considerato più adatto a ospitare la
sita di fronte alla propria stella. Dato che ogni gas assorbe una vita (v. pag. precedente). La Terra, vista da lì, si allineerà con
lunghezza d’onda diversa, è possibile capire quali molecole ci il Sole a partire dal 2044. Se i suoi ipotetici abitanti ci ve-
siano nella loro aria. E quali sostanze indicano la vita? «Sul- dranno subito, un loro messaggio radio impiegherebbe 12
la Terra, gli organismi usano 6 elementi: carbonio, idrogeno, anni per arrivarci. Quindi, dal 2056 ogni momento è buono.
ossigeno, azoto, fosforo e zolfo. Sono i mattoni di base della Basta avere pazienza.

66 | Focus
Focus FRONTIERE

OCCHIO!
L’astronauta
americana Karen
Nyberg conduce
un esperimento
che riguarda la
vista a bordo della
Stazione Spaziale
Internazionale.

SPAZIO
INVE
Nasa

ALLE
68 | Focus
Andare nello spazio
porta vantaggi per tutti.
Le tecnologie
sviluppate entrano negli
oggetti di tutti i giorni
e migliorano la nostra
vita e la nostra salute.
di Marco Consoli

Q uando qualche anno fa le tv private inizia-


rono a popolarsi di vendite dei materassi
degli astronauti, i più pensarono alla solita
trovata da imbonitori. In realtà la memory
foam, la schiuma plastica che mantiene per un po’ la forma del
corpo che vi si è adagiato, prima di tornare a quella originale, è
nata proprio dalle ricerche compiute negli anni ’60 dall’inge-
gnere Charles Yost per proteggere gli astronauti dalle alte vi-
brazioni e dall’impatto del rientro nelle missioni Apollo. La


tecnologia, sperimentata dapprima sugli aerei della Nasa, è
diventata uno dei più celebri spin-off, ovvero quelle invenzioni
che dallo spazio arrivano nella vita di tutti i giorni, tanto che
questo materiale è entrato oltre che nei materassi, anche nei
sedili degli aerei di linea, nei cuscini per disabili, nei caschi di
Ogni anno l’Esa e la Nasa football americano, nelle auto del circuito Nascar, nelle prote-

pubblicano dei volumi,

web, con le migliaia di



scaricabili dai nostri siti

spin-off che vengono fuori


si mediche. A ben vedere siamo circondati da oggetti e stru-
menti che sono stati inizialmente studiati per la ricerca spazia-
le: dai materiali antigraffio degli occhiali, creati per le visiere
dei caschi degli astronauti, ai sensori per le immagini digitali,
che hanno permesso di miniaturizzare le fotocamere portate
fuori dall’atmosfera e poi hanno cambiato il nostro modo di
fotografare, anche grazie agli smartphone, fino alle “coperte”
dalle nostre ricerche metalliche riflettenti, usate per mantenere al caldo i feriti e gli
atleti, introdotte nelle missioni spaziali fin dal 1964 per proteg-
Luca Parmitano gere le sonde dal gelo del cosmo.

NZIONI Focus | 69
ASSORBIRE GLI URTI
I materiali a memoria di forma
sono stati originariamente
sviluppati per proteggere il modulo
di comando delle missioni Apollo.

NIENTE GRAFFI
Dalle ricerche sui
materiali fatte per
le visiere dei
caschi degli
astronauti derivano
le lenti antigraffio e
filtranti di occhiali
normali e da sci.
Nasa

DIECI TECNOLOGIE CHE


INVESTIMENTI E RITORNI
La ricerca spaziale richiede ogni anno investimenti cospicui: il
VENGONO DALLO SPAZIO budget per il 2020 prevede 22 miliardi di dollari per la Nasa e
6,68 miliardi di euro per l’Esa, l’Agenzia Spaziale Europea. Ma

1 IL TERMOMETRO
AURICOLARE registra
eseguire esperimenti a
distanza.
non sono certo fondi a perdere: vari studi mostrano che, per
ogni dollaro speso, il ritorno economico è pari a circa 7-8 dollari,
la temperatura del timpano
con la tecnologia a
infrarossi usata per misurare
6 IL RADAR DELL’AUTO
autonoma che
ricostruisce in 3D l’ambiente
mentre in Europa per ogni euro investito se ne ricavano circa 6.
Naturalmente non tutti i guadagni sono diretti: una ricerca con-
dotta dell’ente spaziale americano ha verificato che tra il 2000 e
l’energia emessa da stelle vicino proviene dalla ricerca il 2012, grazie alle applicazioni provenienti dal suo programma,
e pianeti. per mappare gli asteroidi e sono stati creati 14mila posti di lavoro, con un fatturato di 5 mi-

2 LO PNEUMATICO
RADIALE usa un telaio
incredibilmente resistente
fare atterrare le sonde.

7 LA TUTA DEI
POMPIERI AMERICANI
liardi di dollari e una riduzione di costi per 6,2 miliardi.
Talvolta l’impatto non solo economico di un ritrovato può
essere rivoluzionario. Un esempio è il contributo della ricerca
studiato in origine per i li protegge dal fuoco grazie spaziale al Gps, che ha permesso al sistema con cui possiamo
tiranti del paracadute delle a un alluminio composito individuare la posizione di un oggetto sulla Terra di raggiun-
sonde Viking atterrate su originariamente creato per il gere un margine di errore nella localizzazione di 5 centimetri:
Marte. rivestimento dei razzi. viene utilizzato da così tanti settori (navigazione aerea e marit-

3 IL CONGEGNO
SMINATORE che riesce
a bruciare l’esplosivo delle
8 LO SMARTWATCH che
misura lo stress con
l’analisi del battito cardiaco
tima, agricoltura di precisione, trivellazione ecc.) che nel 2020
il mercato dovrebbe superare il valore globale di 62 miliardi di
dollari. Sul fronte dei risparmi invece si può pensare a quan-
mine senza farle detonare ha la tecnologia usata per to ha contribuito l’invenzione del winglet, ovvero l’appendice
funziona grazie agli studi sul monitorare quello degli che piega all’insù la punta delle ali di molti aerei commerciali.
combustibile solido per i astronauti. Teorizzata dall’ingegnere britannico Frederick W. Lanchester
razzi.

4 IL PURIFICATORE
D’ACQUA che permette
9 LA PALESTRA IN
CASA che usa la
resistenza elastica anziché
addirittura nel 1897, è stata messa a punto dalla Nasa nel 1973
per rispondere alla crisi petrolifera: ovviando alla resistenza
dei vortici che frenano l’aereo causati dalle ali, permette di ri-
di bere anche da fonti i pesi è stata inventata per sparmiare tra il 4 e il 6 per cento di carburante in ciascun volo.
insalubri in Paesi molto aridi tenere in esercizio gli Se si considera che nel 2019 gli aerei civili ne hanno consumato
viene dalla ricerca per astronauti a bordo della Iss. circa 3,2 miliardi di tonnellate, il risparmio di kerosene annuo
riciclare i fluidi degli
astronauti. 10 GLI ALTOPARLANTI
portatili usano un
ammonta a 200 milioni di tonnellate, pari a 6 miliardi di dolla-
ri. Senza contare che tutto questo si riflette in mancate emis-

5 IL FRIGO CONNESSO 
si può comandare da
remoto con un software
fluido magnetizzato, per
ridurre distorsioni di suono,
usato per far muovere il
sioni di CO2, che giovano alla salute del Pianeta.

INVENTIVA E TRASFORMAZIONE
creato in origine per carburante nei motori dei “La maggior parte dei problemi più pressanti che abbiamo
consentire agli astronauti di veicoli spaziali. sulla Terra può essere risolta soltanto andando nello spazio”,
SI RISPARMIA
Le winglet, o alette
di estremità, cioè
le punte incurvate
delle ali, furono
Getty Images (3)

sviluppate da Nasa
e aviazione Usa.

scriveva il celebre autore di fantascienza e visionario Arthur I satelliti attorno alla


C. Clarke. E in effetti molte sono le tecnologie sviluppate nel
corso degli anni per rispondere alla salvaguardia del Pianeta: Terra servono anche a
per monitorare la salute degli oceani, ridurre le conseguenze
dei disastri naturali, mappare e arginare gli incendi, costruire monitorare l’ambiente e
edifici a basso impatto ambientale e così via.
Al di là dell’effetto sui problemi epocali che ci assillano, a sti- ad aiutare in occasione dei
molare la nostra immaginazione è la capacità di trasformare
qualcosa che è stato sperimentato nello spazio in strumenti disastri naturali
della nostra vita quotidiana. Un esempio è il purificatore d’aria,
la cui origine è in un esperimento avvenuto nel 1995 a bordo
dello Space shuttle: lo scopo originale era di rimuovere dalla
navicella l’etilene in eccesso rilasciato dalle piante coltivate
per produrre cibo in vista delle future missioni di lunga durata, NON È TUTTO ORO...
perché questo gas accelera l’avvizzimento dei fiori e la matura- Le coperte termiche per atleti
zione dei frutti, impedendone dunque la conservazione. Men- e feriti proteggono anche i
satelliti. Non sono d’oro, ma
tre il risultato cui si è giunti successivamente è stato quello di di un tessuto alluminato.
creare un congegno in grado di rimuovere diversi agenti pato-
geni dall’aria di una stanza.
Un altro caso è quello dell’aspirapolvere portatile, introdotto
sul mercato nel 1979, dieci anni dopo che un aggeggio simile
era stato usato durante lo sbarco sulla Luna per raccogliere più
facilmente campioni di roccia. Invece, nelle nostre canottiere,
camicie e lenzuola è finita la ricerca sui materiali a cambia-
mento di fase, in grado di assorbire calore o cederlo a determi-
nate temperature e studiati originariamente per i guanti degli
astronauti, per proteggere le loro mani dall’escursione termica
tra -100 e +120 gradi che si può avere durante una attività ex-
traveicolare, cioè una “passeggiata” spaziale.

700
PER CENTO
IL RITORNO
ECONOMICO
DEGLI INVESTIMENTI PER
LA RICERCA SPAZIALE

Focus | 71
Getty Images (2)

LUCENTISSIMO
DAI SATELLITI
Le statuette degli
Oscar si Quando si parla di ricerca applicata non si fa riferimento solo ai
scolorivano. Dal sistemi di supporto agli astronauti o a quanto viene sperimen-
2016 sono tato su un velivolo, ma anche a tutti gli studi fatti per strumenti
placcate d’oro e satelliti. L’Agenzia Spaziale Europea ha un programma che
con un sistema prevede il trasferimento di tecnologie nei più svariati campi:
galvanico usato per esempio, una startup ceca ha impiegato un microchip usato
anche per lo
specchio del a bordo del satellite Proba-V, in orbita per monitorare la ve-
telescopio getazione e studiare la biosfera terrestre, nell’identificazione
spaziale James delle opere d’arte false, mentre un’azienda tedesca ha invece
Webb. sfruttato gli esperimenti condotti nello spazio per creare un
filtro basato sul plasma freddo in grado di avere un effetto bat-
tericida e di rompere le molecole che generano cattivo odore,
evitando per esempio il diffondersi della puzza di fritto nei
fast-food.

I VANTAGGI PER LA MEDICINA


Un settore che ha beneficiato moltissimo di quanto viene te-
stato fuori dall’atmosfera è quello della salute. Non solo oggi si
possono eseguire ecografie a distanza grazie a uno strumento
sperimentato per la prima volta a bordo della Iss, ma la ricer-
ca ha permesso per esempio di sviluppare una tecnologia di
tracking usata in chirurgia oftalmica per far sì che il laser sia
sempre perfettamente allineato con la posizione dell’occhio.
L’idea è nata da una semplice osservazione: quando siamo sulla
Terra riusciamo a fissare un oggetto con gli occhi anche quan-

In 20 anni di attività,
do muoviamo la testa, perché il cervello, insieme all’orecchio
interno, garantisce il nostro equilibrio e una visione stabile.

sulla Stazione Spaziale


Ma quando siamo sottratti alla gravità, il meccanismo fisiolo-
gico si inceppa, tanto che gli astronauti devono adattare alla

Internazionale gli
microgravità anche la vista, e rientrati sulla Terra riprendere
confidenza con quanto “disimparato” in orbita.

astronauti hanno svolto


In questo senso, un vero trasferimento di conoscenza, meno
visibile ma estremamente utile, è quello che deriva dall’esposi-

circa 3mila esperimenti


zione degli astronauti a una lunga permanenza in orbita: ecco
perché appena atterrati, e a intervalli regolari per molti mesi,

NEI CAMPI ANTIFUOCO


Gps sempre più Anche i materiali ignifughi che
accurati aiutano usano piloti di Formula 1, vigili
non solo auto, del fuoco e operai delle fonderie
aerei e navi ma sono stati originariamente
permettono la sviluppati per gli astronauti.
cosiddetta
agricoltura di
precisione.
Ipa

72 | Focus
130 STARTUP
NASCONO OGNI
ANNO SOTTO
L’EGIDA DELL’AGENZIA
SPAZIALE EUROPEA
SULLA LUNA
Gli aspirapolvere
a batteria, senza
fili, sono parenti
degli apparecchi
sviluppati per
aiutare gli
sono sottoposti ad analisi mediche di vario tipo. È tramite esa- astronauti delle
missioni Apollo a
mi come la risonanza magnetica che studia l’adattamento del raccogliere
cervello umano alla microgravità e la conseguente percezione campioni del
dello spazio, che si è riusciti a curare persone che soffrono di suolo lunare.
una forma di vertigine causata dal movimento e che per que-
sto non riescono a camminare in grandi spazi come quelli dei
supermercati. Lo stesso principio vale quando si cerca di stu-
diare alcuni effetti che la microgravità ha sull’organismo degli
astronauti, quali disfunzioni del sistema immunitario o della
circolazione sanguigna, decalcificazione ossea, problemi alla
retina e così via. Risolverli sugli organismi sani degli astronauti
equivale a trovare cure per i malati sulla Terra.

ORO PIÙ LUCENTE


Moltissimi sono i casi in cui l’applicazione segue in maniera
prevedibile la ricerca originale: come la pedana di Zibrio, in
grado di valutare l’equilibrio di una persona e prevedere il ri-
schio di caduta, nata per gli astronauti nel Johnson Space Cen-
ter di Houston, o il sensore di pressione usato per allertare i
piloti dello Space shuttle del fatto che uno pneumatico fosse
sgonfio e applicato poi a milioni di gomme in tutto il mondo.
Ma tra le migliaia di trasferimenti tecnologici eccone apparire
talvolta qualcuno inatteso: il processo di produzione dell’oro
sviluppato nel 1990 dalla Nasa, per renderlo più durevole e bril-
lante in uno strumento usato nella missione Mars Orbiter e nel
telescopio spaziale James Webb, il cui lancio è previsto per la
fine del 2021, è stato poi applicato alla placcatura delle statuet-
te dei premi Oscar. Se le star che lo hanno vinto possono gode-
re per anni della sua lucentezza è anche grazie alla ricerca di chi
è interessato ad ammirare un altro genere di stelle.

PICCOLE MA BUONE
Le fotocamere degli
smartphone derivano dallo
sforzo di miniaturizzarle
Getty Images (2)

per portarle nello spazio.

Focus | 73
Focus FRONTIERE

L’UNIVERSO

È uno dei grandi misteri della scienza moderna:


da che cosa è composto il cosmo? L’unica
certezza è che, con le teorie attuali, riusciamo a
spiegarne solo una piccola parte. Il resto è “oscuro”.
di Andrea Parlangeli

OCCHI PUNTATI
Schiera di telescopi
dell’Atacama Large
Millimeter Array
(Alma), in Cile, uno
degli strumenti
che ci offrono uno
sguardo più profondo
Eso

sul cielo stellato.

74 | Focus
IN SINTESI
• L’85% della • Non si ha idea • Recentemente,
materia di che cosa sia si è scoperto
nell’universo costituita, che è più
è invisibile. ma se ne può concentrata
Viene chiamata misurare l’effetto di quanto si
“materia oscura”. con i telescopi. pensasse.

“Porci domande complesse come quelle sulla


materia oscura è nella nostra indole: la
scienza ha l’obiettivo di rispondere a domande
davvero universali, che poi ci costringono a
porcene di nuove. E trovare sempre nuove
domande è un segno di evoluzione.
Luca Parmitano
Luigi Di Carlo/Xenon collaboration
L’ABBIAMO GIÀ VISTA?
Rivelatori dell’esperimento
Xenon, nei Laboratori
Nazionali del Gran Sasso.
Hanno misurato
un’anomalia che alcuni
attribuiscono alla materia
oscura (v. Focus 325).

gli occhi della scienza, il cielo


notturno è molto diverso da
come normalmente lo immagi-
niamo. Innanzitutto, è molto
più variegato, pieno di stelle e pianeti, variopinte
nebulose, esplosioni inimmaginabili su scala uma-
na, galassie lontane e tanto altro che a occhio nudo
non riusciamo nemmeno a intuire. In secondo luo-
go, quei puntini luminosi che vediamo brillare
nell’oscurità non sono eterni e immutabili come
appaiono a prima vista: anche loro, come tutte le L’85% delle galassie è costituito
cose di questo mondo, nascono, hanno un ciclo di
vita, e muoiono. Soprattutto, gran parte di quella da una massa invisibile, che
realtà immensa che i nostri occhi riescono appena
a scorgere è costituita da entità ancora ignote, invi- chiamiamo materia oscura
sibili anche ai più moderni telescopi, di cui però
troviamo traccia indiretta nelle osservazioni astronomiche. L’attrazione gravitazionale dovuta alla sola massa visibile non
Infatti, l’85% della materia che compone l’universo sembra era sufficiente: l’anomalia si poteva spiegare solo ammettendo
non essere costituita dagli atomi della tavola periodica, bensì la presenza di una grande quantità di materia “nascosta”. Era
da misteriose entità di altra natura: la materia oscura. un fatto, ma all’epoca sembrava troppo strano per essere vero.
Le prove si moltiplicarono negli anni ’70, quando l’astronoma
NON SI VEDE, MA ATTRAE statunitense Vera Rubin notò che anche nelle periferie delle
In realtà, più che oscura, questa forma di materia è invisibile: galassie le stelle si muovevano troppo velocemente. E la spie-
«Non emette, né assorbe, né riflette la luce», spiega Massimo gazione doveva essere la stessa: ammettere l’esistenza di ma-
Meneghetti, dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf ), «per teria oscura, in quanto tutta la massa osservata sotto forma di
cui il solo modo di rilevarla è attraverso l’attrazione gravitazio- stelle e gas di gran lunga non poteva bastare per spiegare i dati.
nale che esercita sulla materia ordinaria, quella che compone
le stelle e le galassie che invece possiamo vedere». A trovar- DISTORSIONI DELLO SPAZIO-TEMPO
ne le prime tracce significative fu l’astronomo svizzero Fritz Un’ulteriore svolta avvenne nel 1979, quando fu individuato
Zwicky, già negli anni ’30 del secolo scorso. Zwicky notò che per la prima volta al di fuori della nostra galassia un fenome-
le galassie all’interno di una struttura, detta ammasso della no di “lente gravitazionale”, o lensing. Questo effetto si genera
Chioma, si muovevano a velocità più elevate del previsto, per perché la gravità deflette la traiettoria della luce nei pressi del-
cui – in base alle conoscenze dell’epoca – avrebbero dovuto le concentrazioni di materia, in prossimità delle quali i raggi
schizzare via, allontanandosi le une dalle altre invece che re- luminosi si piegano come se stessero attraversando una lente,
stare raggruppate. Che cosa le teneva insieme nell’ammasso? anche se in realtà si muovono nel vuoto. Per questo motivo,
stelle e galassie si comportano come lenti che deformano (e
talvolta ingrandiscono o moltiplicano) le immagini di ciò che
si trova alle loro spalle (v. riquadro in alto a destra). A vederlo
FIN DAL PRINCIPIO nelle foto astronomiche può sembrare ovvio: in realtà è una
conseguenza straordinaria della Relatività generale di Ein-
La materia oscura serve a particelle troppo caldo e stein, una teoria che ha rivoluzionato le nostre concezioni di
spiegare i movimenti delle uniforme per spiegare la spazio, tempo e materia, aprendo nuove strade – prima impen-
stelle nelle galassie, e quello distribuzione di massa e sabili – alle conoscenze umane: dai buchi neri al Big Bang, pas-
delle galassie negli ammassi. radiazione che oggi sando per le lenti gravitazionali. La deflessione della luce che
Ma non solo. «È necessaria osserviamo. «Le continue osservano i telescopi in questi casi, infatti, non ha nulla a che
anche per spiegare come interazioni con la radiazione vedere con i normali fenomeni ottici che si studiano a scuola:
sono nati le galassie e gli impedivano alla materia è invece dovuta a una complessa deformazione della struttura
ammassi», dice Massimo ordinaria di condensarsi», dello spazio-tempo che a fatica i nostri più potenti calcolatori
Meneghetti. Subito dopo il Big dice Meneghetti. «Fu la riescono a simulare. «Il lensing è proporzionale alla quantità di
Bang, infatti, la materia materia oscura a costituire i materia e di energia contenuta all’interno delle galassie e degli
ordinaria era un oceano di primi nuclei di attrazione». ammassi», spiega Meneghetti. «E risulta molto maggiore ri-

76 | Focus
Galassia lontana

Immagine 3
SOTTO LA LENTE
DELLA GRAVITÀ
I grandi ammassi di galassie
contengono materia ordinaria e
materia oscura. La gravità molto VIDEO
intensa di questi conglomerati AMMASSO DI GUARDA UNA
deforma lo spazio-tempo, facendo GALASSIE SIMULAZIONE
in modo che le immagini retrostanti DI LENTE
GRAVITAZIONALE
appaiano distorte e ingrandite, un
fenomeno chiamato “lente INQUADRA
gravitazionale”. Lo schema a destra LA PAGINA
CON LA
mostra, appunto, come i raggi di APP
INFO A PAGINA 5
luce emessi da una galassia
lontana vengano piegati in
prossimità di un ammasso, creando
distorsioni e immagini multiple (qui
Nasa/Esa

indicate con 1, 2 e 3) nelle riprese


dei telescopi, come Hubble.

Immagine 2

Telescopio spaziale Hubble Immagine 1


Volker Srringel/Max Planck Insitute for Astrophysics

E C’È ANCHE
L’ENERGIA OSCURA
Nonostante sia almeno 4 volte più abbondante della
materia ordinaria, la materia oscura non è l’ingrediente
principale del cosmo. Secondo i modelli attuali, infatti,
l’universo è costituito per circa il 5% da materia
ordinaria, per il 26% da materia oscura e per ben il 69%
da un’entità detta “energia oscura”.
ESPANSIONE ACCELERATA. L’energia oscura serve a
spiegare il fatto che le galassie remote si stanno
allontanando sempre più velocemente tra loro. Ma
ancora non si sa nulla sulla sua natura (v. riquadro in
fondo all’articolo).

5%
ATOMI

LA GRANDE RETE COSMICA


La materia si distribuisce nell’universo formando un’enorme
rete, che gli astrofisici chiamano “ragnatela cosmica”.
L’immagine qui sopra ne mostra la struttura (su scala di
69%
ENERGIA
26%
MATERIA
decine di milioni di anni luce), calcolata per mezzo dei OSCURA OSCURA
supercomputer della Max Planck Society a Garching, in
Germania, che hanno simulato 20 milioni di galassie
all’interno di un cubo con lato di 2 miliardi di anni luce. Si
tratta di una delle simulazioni più complesse mai realizzate, e
il miglior modo che abbiamo per visualizzare in 3D il nostro
universo. La materia oscura e quella ordinaria si concentrano,
rispettivamente, nelle aree viola e in quelle più luminose.

Focus | 77
Nasa
STRUMENTO IN ORBITA
L’astronauta Luca Parmitano in
una delle sue missioni per riparare
lo strumento AMS-02 sulla
Stazione Spaziale Internazionale.

spetto a quello che potrebbe generare la materia ordinaria che


rileviamo sotto forma di gas e stelle. In tutti i casi, circa l’85%
della massa necessaria a spiegare le osservazioni deve essere
sotto forma di materia oscura».

LENTI DENTRO LE LENTI


L’osservazione delle lenti gravitazionali, negli anni, è diven-
tato un potentissimo strumento per studiare la distribuzione
di materia nell’universo. Tanto che oggi è addirittura possibile
osservare lenti all’interno di altre lenti, come nel caso delle ga-
lassie all’interno degli ammassi. Lo ha fatto recentemente un
gruppo di ricerca internazionale guidato da Meneghetti, tro-
vando ancora una volta una sorpresa: «La nostra idea era quel-
la di verificare le predizioni teoriche sulla distribuzione della
materia oscura intorno agli ammassi e alle singole galassie che
Superficie ne fanno parte», spiega Meneghetti. «Quello che abbiamo visto
LABORATORIO del ghiaccio
è che la materia oscura è molto più concentrata attorno alle
galassie di quantto emerge dalle simulazioni». In pratica, sono
stati osservati molti più effetti di lensing “forte” del previsto (a
livello sia di galaassie sia di interi ammassi), cioè lenti così in-
50 m curvate da generrare immagini multiple delle porzioni di cielo
che ingrandiscon no, come in un gioco di specchi (vedi schema
Rete di nella pag. precedente). «Il semplice fatto di vedere questi effetti
sensori dimostra che in q quelle zone c’è molta massa concentrata, per-
ché fenomeni di questo tipo si possono osservare solo quando
la densità di materia supera un certo valore critico», commen-
Amanda II
(vecchio ta Meneghetti. «S Se prendiamo uno qualsiasi degli ammassi che
esperimento) abbiamo studiato, tipicamente troviamo al suo interno centi-
1.450 m naia di immagini multiple delle galassie restrostanti».
Rete più fitta Questa ricerca aggiunge un tassello importante a quello che
di 480 sensori sappiamo sulla massa
m mancante dell’universo. Ma la madre di
tutte le domandee resta ancora aperta: da che cosa è costituita
Torre Eiffel questa fantomatica forma di materia? Le ipotesi non mancano.
324 m Ci sono tentativii teorici di spiegare i dati senza materia oscu-
ra, ma richiedon no di modificare la Relatività, e questa sembra
2.450 m
forse la strada più ardua da percorrere. Ci sono esperimenti
2.820 m per individuare la materia oscura negli acceleratori di parti-
celle come quellli del Cern di Ginevra, a cominciare dal Lar-
ge Hadron Collider (Lhc) dove è stato scoperto il Bosone di
IceCube

Higgs. Ci sono so ofisticati rivelatori, che puntano a intercettare


ROCCIA

SOTTO IL GHIACCIO
Il rivelatore IceCube,
in Antartide. Con la
sua rete di sensori
(schema sopra) può
rilevare anche le
particelle generate
della materia oscura.
IceCube

78 | Focus
direttamente le presunte particelle invisibili, sparsi ovunque
nel Pianeta, per esempio nei Laboratori Nazionali sotto il
massiccio del Gran Sasso, al riparo da qualsiasi disturbo e in-
LA GEOMETRIA
fluenza esterna. Ci sono, infine, altri rivelatori che potrebbero DELL’UNIVERSO
osservare la materia oscura indirettamente, attraverso la sua Per misurare con precisione la geometria dell’universo,
trasformazione in altre particelle, come IceCube in Antartide l’Agenzia Spaziale Europea (Esa) lancerà nel 2022 il
e AMS-02 nella Stazione Spaziale Internazionale (Iss). satellite Euclid (sotto), che prende il nome dal
matematico Euclide di Alessandria (IV sec. a.C.-III sec.
E SE FOSSERO BUCHI NERI? a.C.). Osservando la posizione delle galassie, e la
Nessuno di questi tentativi ha trovato tracce evidenti di ma- distorsione della loro forma dovuta agli effetti di lente
teria oscura. Tutti, però, portano un contributo: aiutano a gravitazionale (v. articolo) in forma debole,
formulare ipotesi migliori, e a scartarne altre. Attualmente, Euclid otterrà una mappa 3D della distribuzione
l’idea più accreditata è quella di una materia oscura definita di materia – visibile e oscura – nel cosmo.
“fredda”, costituita da particelle che si muovono a velocità TOMOGRAFIA COSMICA. «Sarà come fare una
basse rispetto a quella della luce. «Si pensa a particelle con tomografia», spiega Luca Valenziano, responsabile
masse dell’ordine di 100 volte la massa del protone, le cosid- scientifico della missione per l’Istituto Nazionale di
dette Wimp», dice Meneghetti. Alcune teorie molto raffinate, Astrofisica (Inaf), «come se osservassimo sfere
dette supersimmetriche, prevedono l’esistenza di particelle di concentriche che possiamo paragonare ai diversi strati
questo tipo. Il problema è che finora non hanno avuto alcun di una cipolla, ognuno dei quali ci dà informazioni sulla
riscontro sperimentale. «Un’altra possibilità è che la materia posizione delle galassie in una determinata epoca.
oscura sia costituita da assioni, particelle molto più leggere Infatti, dobbiamo ricordare che guardare lontano
previste da altre teorie. E poi ci sono gli ipotetici neutrini ste- nell’universo significa osservare nel passato: per
rili, che però avrebbero caratteristiche un po’ diverse rispetto questo misuriamo le distanze in anni impiegati dalla
alla materia oscura fredda, con conseguenze che potrebbero luce a raggiungerci (anni luce)».
essere osservabili in futuro sulle strutture più piccole all’in- EVOLUZIONE NEL TEMPO. Euclid potrà anche
terno delle galassie», continua Meneghetti. «Recentemente, è determinare la storia evolutiva dell’universo: «Usando
tornata in auge anche una vecchia ipotesi, che la materia oscu- le galassie come boe luminose, studieremo in funzione
ra possa essere costituita da buchi neri». del tempo le proprietà della rete cosmica che
In realtà, quella dei buchi neri è stata una delle prime ipotesi osserviamo (v. riquadro alle pagine precedenti)»,
a essere analizzata ed esclusa. All’epoca, però, si pensava a bu- conclude Valenziano, «e ci darà anche informazioni
chi neri di origine stellare, cioè a quelli che si creano al termine importanti sulla natura dell’energia oscura. Aiutandoci
del ciclo di vita di stelle con grande massa (decine di volte il a capire, in particolare, se si tratti di una forma di
Sole). «Recentemente, gli osservatori di onde gravitazionali energia del vuoto, se tragga origine da una particella, o
LIGO e Virgo hanno rilevato i segnali prodotti dalla fusione di se sia dovuta a una modifica da apportare alla
buchi neri con masse elevate, più frequenti di quanto le teorie Relatività generale di Einstein».
di evoluzione stellare prevedono», dice Meneghetti. «Quindi
sembra che questi buchi neri così massicci siano più abbon-
danti di quanto le stelle possano produrre, e per questo è stata
avanzata l’idea che parte della massa mancante dell’universo
sia costituita da buchi neri primordiali, nati subito dopo il Big
Bang». La ricerca resta più che mai aperta. E, come sempre ac-
cade nella scienza, già sappiamo che quando avremo la risposta
al grande mistero della materia (e dell’energia) oscura, il per-
corso non sarà finito. Al contrario. Perché ogni scoperta in
campo scientifico apre la porta a nuove possibilità, a nuove
strade che prima nemmeno immaginavamo.

Recentemente è stato
VIDEO
scoperto che la IL SATELLITE
SPIEGATO DAL
materia oscura si RESPONSABILE
DELLA MISSIONE
concentra attorno INQUADRA
LA PAGINA
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GABRIELLA LUCA LARISSA TELMO


GREISON PERRI IAPICHINO PIEVANI

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storia

S
Accontentandosi delle
conquiste in Oriente, forse
avrebbe regolato i conti
con Cartagine, prima
di attaccare Roma.
di Maria Leonarda Leone

Alessandro Magno
non fosse morto
così giovane...
avrebbe cambiato
il corso della Storia?
84 | Focus
QUIZ
QUANTO
CONOSCETE
IL GRANDE
CONDOTTIERO?

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VECCHIO
A METÀ
Un ritratto del
volto, pare
bellissimo,
Mondadori Portfolio

di Alessandro,
per metà
“invecchiato”
da Photoshop.
IN BATTAGLIA
Un dipinto
ispirato al noto
mosaico della
battaglia di Isso
(333 a.C.), vinta
da Alessandro
contro i Persiani
di Dario III.

Mondadori Portfolio (3)

ra un inizio giugno caldo e appiccicoso, a Ba- prassi consolidata alla corte macedone: una scelta del genere
bilonia. Gli ultimi giorni trascorsi nel palazzo sarebbe stata considerata prudente dalla maggior parte dei
imperiale erano stati terribili per Alessandro contemporanei di Alessandro. Tanto più che, nella realtà, cad-
Magno: era stato così male che molti, persino dero proprio su Antipatro i sospetti della regina madre Olim-
i suoi generali, l’avevano dato per spacciato. Invece eccolo lì, il piade, convinta che suo figlio fosse morto avvelenato per mano
trentatreenne sovrano macedone, pallido, ma in piedi e smanio- del reggente. «In fin dei conti, se l’assassinio di Alessandro Ma-
so di rimettersi in gioco. E se il finale fosse stato davvero questo, gno resta un’illazione molto in voga già tra gli antichi, quelli del
per il grande condottiero che in poco più di un decennio conqui- suo giovane figlio Alessandro IV e di suo padre Filippo II sono
stò quasi tutte le terre dell’Oriente allora conosciuto? certezze che confermano come il regicidio fosse prassi comune
Nella capitale ufficiosa del suo immenso impero, il Macedone tra l’aristocrazia macedone», nota Zaccarini.
si spense nel 323 a.C. “Gli eroi muoiono giovani”, si dice. Ma Insomma, a corte c’era ben poco da fidarsi. Gli ex fedelissimi
se Alessandro avesse avuto a disposizione 30 anni in più, cosa del sovrano maltolleravano la sua apertura ai costumi dei Per-
sarebbe successo? Come sarebbe cambiata la Storia? E che cosa siani appena sottomessi: li consideravano “barbari”, infatti, e
avrebbe fatto, nell’immediato, il figlio di Filippo II e della prin- rimproveravano ad Alessandro il fatto di comportarsi invece
cipessa epirota Olimpiade, invincibile combattente che vanta- da despota orientale proprio con loro, che erano uomini liberi.
va tra i suoi antenati l’epico eroe della guerra di Troia, Achille, D’altra parte, il Macedone non poteva fare affidamento nep-
e il divino protagonista delle famose dodici fatiche, Ercole? pure sull’aristocrazia persiana. Risultato? Se fosse vissuto più
«Per rispondere potremmo basarci sulle notizie di grandi a lungo, è probabile che avrebbe dovuto vedersela con almeno
spedizioni, monumenti e imprese pianificate da Alessandro una congiura o una rivolta ordita da generali insoddisfatti e da
prima di morire. Ma è impossibile accertare la veridicità di aspiranti al trono.
queste fonti, perciò, fantasia per fantasia, ipotizzo che nell’im-
mediato avrebbe dovuto pensare a un matrimonio e a un assas- LA CONQUISTA INTERROTTA
sinio», dice Matteo Zaccarini, docente di Storia Greca all’Uni- È anche vero, però, che nozze e funerali non sarebbero bastati
versità di Bologna e ricercatore all’Università di Edimburgo. a riempire le sue giornate. Nel I secolo d.C., lo storico romano
«Il primo per la sorella Cleopatra: l’uomo che l’avesse ricevuta Quinto Curzio Rufo lo descrisse come un uomo la cui “avidità
in sposa sarebbe divenuto un favorito del re e un alleato nei di gloria e l’insaziabile desiderio di fama non lasciavano vedere
giochi di potere a corte, cambiando la storia dei decenni succes- nulla d’impossibile, nulla di troppo lontano” e che “misurava
sivi. L’assassinio, invece, per Antipatro, il reggente di Macedo- se stesso con la durata non della vita, ma della gloria”: se non
nia, e Cassandro, il suo ambizioso figlio,
con cui Alessandro aveva avuto un aspro
confronto non molto prima di morire».
A fermare l’avanzata del
OMICIDI “PRUDENZIALI”
Far uccidere ex alleati divenuti scomo- Macedone aveva già provveduto il
di per affidare la madrepatria a uomini
nuovi e più controllabili era d’altra parte suo esercito, stanco di combattere
86 | Focus
L’IMPERO MACEDONE
In grigio, nella mappa qui sopra, i territori
conquistati in 13 anni da Alessandro Magno.

fosse morto nel 323 a.C, senza dubbio il Macedone si sarebbe


rimesso in marcia. Anzi, fosse stato per lui, non avrebbe inter-
rotto neppure la conquista dell’Estremo Oriente.
«In realtà non fu la morte a fermare l’avanzata di Alessandro:
dopo l’ultima grande battaglia, vinta a fatica nei pressi dell’In-
do contro enormi schiere di Indiani, furono i suoi uomini a
decidere che ne avevano avuto abbastanza. Lontanissimi da
casa, stremati da anni di guerre e da mesi di piogge monsoni-
che, i soldati pretesero di invertire la marcia, esasperati da un
re che sembrava ormai incontentabile e alienato, determinato
a proseguire sempre e comunque, senza peraltro sapere dove
finissero davvero l’Asia e il mondo», afferma lo storico.
Era l’estate del 326 a.C. Ma se non fosse morto tre anni dopo,
migliaia di km più a occidente, da dove avrebbe ripreso l’avven-
tura interrotta? Dall’invasione dell’Arabia, che pare progettas-
se prima di morire? Di nuovo dall’India, per “scoprire i confini
orientali del mondo” una buona volta? O dalla Cina, il cui con-
fine nord-occidentale aveva già raggiunto nel 328 a.C., durante
la conquista delle regioni più lontane dell’Impero persiano?
«Sappiamo che qualche fonte antica attribuiva ad Alessandro TRA STORIA E FANTASIA
grandiosi progetti rimasti incompiuti, ma oggi tendiamo a du- Sopra, Herat (Afghanistan): qui si acquartierò Alessandro
dopo la battaglia di Arbela. Sotto, il porto di Cartagine.
bitare di queste notizie», prosegue il docente. «Indubbiamente
avrebbe tentato, e probabilmente compiuto, molte altre grandi
imprese. Ma il problema è: la Storia avrebbe tratto beneficio
da questo sconvolgimento? Siamo abituati a pensare ad Ales-
sandro come a un personaggio positivo, ma già nell’antichità
i giudizi su di lui non erano esclusivamente entusiastici: per
esempio, al contrario di quella del padre, la sua carriera fu mac-
chiata da massacri e violenze gratuite».

LEGARSELA AL DITO...
Che Alessandro avesse un caratteraccio lo pensavano in molti.
E non era nemmeno tipo da dimenticare uno sgarbo, per questo
molti storici ritengono probabile che volesse attaccare anche
Cartagine. Il motivo? Non gli era piaciuto l’atteggiamento te-
nuto dalla città africana durante l’assedio macedone a Tiro
Mondadori Portfolio
LA MORTE
INCOMPRESA DI
ALESSANDRO
Veleno, malaria, tifo o polmonite?
O piuttosto una grave infezione del
pancreas provocata da calcoli
biliari? Che cosa uccise Alessandro
Magno, all’improvviso e in pochi
giorni? Nessuno lo sa con certezza,
dato che il suo corpo non è mai
stato ritrovato. Eppure le ipotesi,
basate sui suoi sintomi descritti
dalle fonti, continuano a rincorrersi.
Tra le teorie più recenti, ha destato
particolare scalpore quella del
team neozelandese di Katherine
Hall, dell’Università di Otago: il
grande condottiero avrebbe
contratto una particolare forma
della sindrome di Guillain-Barré,
una rara malattia autoimmune
LA FINE che lo privò a poco a poco della
La misteriosa capacità di camminare, di parlare e
morte di infine di respirare.
Alessandro, per Per questo, sostiene la studiosa, i
malattia o forse medici lo avrebbero dichiarato
per veleno, ha
ispirato l’opera morto prima che lo fosse davvero,
di molti artisti. convincendo i presenti che il suo
Qui è in un corpo tardava a decomporsi
dipinto del 1647. perché apparteneva a un dio.

Le falangi macedoni contro contro i Romani, superiori per numero, prestanza fisica e in-
gegno militare: altro che i guerrieri deboli ed effeminati che

l’esercito romano: chi