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LA FAVOLA

DERIVA DAL LATINO FABULA CHE VUOL DIRE RACCONTARE.


SONO UN GENERE LETTERARIO
LE FAVOLE CLASSICHE MOLTO ANTICO

SONO RACCONTI PRESENTI NELLA


CULTURA DI TUTTI I POPOLI
CARATTERISTICHE
I PROTAGONISTI SONO DI SOLITO DEGLI
ANIMALI CON CARATTERISTICHE UMANE
LA VOLPE IL LUPO L’AGNELLO

LA LEPRE E LA
LA FORMICA IL TOPO L’ASINO LA SCIMMIA
TARTARUGA
GLI ANIMALI SONO IL SIMBOLO DEI VIZI E DELLE
VIRTÙ DEGLI UOMINI
• Vizi: qualità negativa • Virtù: qualità positiva
LA VOLPE È ASTUTA SAGGEZZA
L’ASINO È STUPIDO PRUDENZA
IL LUPO È PREPOTENTE TENACIA
LA FORMICA È LABORIOSA
C’È SEMPRE UN INSEGNAMENTO…
Gli scrittori di favole si propongono di indicare quali comportamenti sono da
seguire e quali da condannare, ma vogliono anche far capire come va il
mondo: i potenti opprimono sempre gli umili o i più deboli.
LA FAVOLA È UN RACCONTO BREVE
CI SONO I DIALOGHI
I PERSONAGGI SONO POCHI, DI SOLITO DUE

LA VICENDA È COSTITUITA DA UN SOLO EPISODIO


LA MORALE È SPESSO ESPLICITA
IL CERVO ALLA FONTE
Un cervo, dopo aver bevuto ad una fonte, stava ad ammirare la sua immagine nello specchio
dell’acqua. Lodava le sue corna eleganti e disprezzava le gambe, troppo gracili e sottili. Spaventato
improvvisamente dalle grida di caccia, prese a fuggire per i campi e con una rapida corsa riuscì a
disperdere i cani. Ecco un bosco accogliere il fuggiasco. Ma le corna gli si impigliano nei rami, i
cani gli piombano addosso e lo straziano a forza di morsi. Allora, in punto di morte, si dice che così
abbia parlato: - oh me infelice! Soltanto ora capisco come sia utile ciò che disprezzavo e quali
disgrazie mi abbiano procurato le cose che lodavo. Questa favola dimostra che spesso possono
essere più utili le cose disprezzate di quelle lodate.
(da Fedro, Animali nelle favole, trad. T. Loschi, Firenze, Giunti Marzocco, 2002)
PROTAGONISTI:
Il cervo
SITUAZIONE INIZIALE:
Un cervo ammira le sue CORNA riflesse
nell’acqua, ma non sopporta le sue zampe
fragili

COSA ACCADE
Spaventato dalle grida di caccia, fugge in un bosco
ma le CORNA gli si impigliano tra i rami e viene
ucciso dai cani

MORALE, INSEGNAMENTO
Ciò che si disprezza, spesso risulta più utile di
ciò che piace.
I VIANDANTI E L’ORSO

Due amici erano in cammino assieme, quand’ecco appare loro un orso. Uno dei due si
arrampicò in fretta su un albero e vi si tenne di nascosto; l’altro, sul punto di essere preso, si
gettò a terra fingendosi morto. L’orso lo sfiorò col muso, annusandolo da capo a piedi, e
l’uomo tratteneva il respiro perché si dice che l’orso non tocchi i cadaveri. Allontanatasi la
belva, quello che era sull’albero scese e chiese all’altro che cosa gli avesse detto l’orso
all’orecchio; – di non viaggiare mai più con amici che nel pericolo non restano al tuo fianco
– rispose l’interpellato. La favola insegna che gli amici veri si riconoscono nella sfortuna.
(da Esopo, Le più belle fiabe di Esopo, trad. F. Saba, Sardi, Milano, A. Mondadori, 1987)
PROTAGONISTI:
Due viandanti e un orso

SITUAZIONE INIZIALE:
Due amici erano in cammino insieme,
quand’ecco apparire loro un orso

COSA ACCADE
Uno dei due si arrampicò in fretta su
un albero, l’altro si gettò a terra
fingendosi morto.

MORALE, INSEGNAMENTO
Gli amici veri si riconoscono nel momento
del bisogno
LA FORMICA E LA COLOMBA
Una formica scendeva verso il ruscello perché aveva voglia di bere. Sopraggiunse
un’onda che la sommerse e per poco non annegò. Una colomba che portava un
ramoscello nel becco, vide la formica in grave pericolo e le gettò un ramoscello. La
formica vi si appoggiò e fu salva. Qualche tempo dopo, un cacciatore stava per
catturare con una rete la colomba. La formica si arrampicò verso di lui e lo morse al
piede. Il cacciatore allora lasciò cadere la rete. La colomba batté le ali e volò via.
(da L. Tolstoj, I quattro libri di lettura, Napoli, Liguori, 1981)
PROTAGONISTI:

SITUAZIONE INIZIALE:

COSA ACCADE

MORALE, INSEGNAMENTO
JEAN DE LA FONTAINE
GLI AUTORI
Nella sua produzione (1621-
1695) si trovano molte favole di
ESOPO FEDRO Esopo e Fedro, riscritte in modo
raffinato e piacevole.
Secondo la tradizione era uno Nato in Grecia (15 a.C – 50
schiavo deforme e balbuziente, d.C.) fu fatto prigioniero
vissuto in Grecia nel VI secolo quand’era ancora ragazzo e
a. C. Probabilmente molte portato come schiavo a LEV TOLSTOJ
delle favole che si attribuirono Roma; in seguito divenne
a lui furono scritte da autori liberto dell’imperatore Il grande scrittore russo (1828-
diversi rimasti sconosciuti. Le Augusto. Scrisse 5 libri di 1910) ha riscritto molte favole
favole esopiche costituirono il favole in versi, ma molte di Esopo e Fedro. Si ritrovano
materiale ed il modello di andarono perdute. ne I quattro libri di lettura che
molte delle raccolte successive sono un insieme di racconti. Li
come quelle di Fedro. scrisse per i figli dei contadini
che frequentavano la scuola da
lui fondata e dove egli stesso
insegnava.
LA VOLPE E L’UVA

FEDRO JEAN DE LA FONTAINE


Spinta dalla fame sotto un alto pergolato, Una volpe, mezza morta di fame, vide pendere
una volpe cercava di afferrare l’uva, da un alto pergolato dei bellissimi grappoli
saltando con tutte le sue forze. Visto che d’uva che sembravano maturi, succosi, dalla
buccia liscia. La brava bestia li avrebbe
non riusciva neppure a toccarla,
sicuramente mangiati, però, accorgendosi di non
allontanandosi disse: - Non è ancora poter in alcun modo raggiungerli, disse: - Sono
matura. Non voglio mangiarla acerba. ancora troppo acerbi, buoni soltanto per
Coloro che disprezzano a parole ciò che qualche rozzo palato. Non vi pare che abbia
non riescono a fare, devono riferire a sé agito meglio così che se si fosse rammaricata a
lungo e inutilmente?
questo esempio.

MORALE: MORALE: È OPPORTUNO FARSI UNA


CHI NON RIESCE A RAGGIUNGERE UN RAGIONE QUANDO NON SI PUÒ
OBIETTIVO DEVE DARE LA COLPA RAGGIUNGERE UN OBIETTIVO
SOLTANTO A SÉ
ALLA VOLPE (G. RODARI, FILASTROCCHE IN CIELO E IN TERRA, TORINO, EINAUDI, 1999)

GIANNI RODARI (1920-1980)


Questo è quel pergolato
e questa è quell’uva
che la volpe della favola
giudicò poco matura
perché stava troppo in alto.
Fate un salto,
fatene un altro.
Se non ci arrivate
riprovate domattina,
vedrete che ogni giorno
un poco si avvicina
il dolce frutto;
l’allenamento è tutto.

MORALE: BASTA IMPEGNARSI PER


RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO CHE SI
DESIDERA.
PREPOTENZA, MALVAGITÁ, EGOISMO
Fedro IL LUPO E L’AGNELLO
Un lupo e un agnello, spinti dalla sete, erano giunti allo stesso ruscello. Più in alto si fermò il lupo, molto più
in basso l’agnello. Allora quel furfante, spinto dalla sua sfrenata golosità, cercò un pretesto di litigio. Perché
– disse – sporchi l’acqua che sto bevendo? Pieno di timore l’agnello rispose: - Scusa, come posso fare ciò
che tu mi rimproveri? Io bevo l’acqua che passa prima da te. E quello, sconfitto dall’evidenza del fatto, disse:
- sei mesi fa hai parlato male di me. E l’agnello rispose: - ma se non ero ancora nato!
- Per Ercole, fu tuo padre, a parlar male di me – disse il lupo. E subito gli saltò addosso e lo sbranò fino ad
ucciderlo ingiustamente. Questa favola è scritta per quegli uomini che opprimono gli innocenti con falsi
pretesti.
(da Fedro, Animali nelle favole, trad. T. Loschi, Firenze, Giunti Marzocco, 2002)
Esopo IL TOPO E LA RANA
Un topo campagnolo per sua disgrazia strinse amicizia con una rana. Questa, che nutriva cattive intenzioni
nei suoi riguardi, legò la zampa del topo alla propria, e così se ne andarono insieme, dapprima a mangiar
grano per i campi, poi allo stagno, e qui la rana trascinò il topo nell’acqua, dove essa sguazzava. Il povero
topo, gonfio d’acqua, annegò, ma continuò a galleggiare attaccato alla zampa della rana. Un nibbio lo vide,
lo afferrò tra gli artigli, e la rana, legata al topo, servì anch’essa da cena al rapace. Anche i morti possono
vendicarsi, perché la giustizia divina che tutto vede e pesa sulla bilancia, dà a ognuno il dovuto.
(da Esopo, Le più belle fiabe di Esopo, trad. F. Saba, Sardi, Milano, A. Mondadori, 1987)
PRUDENZA E SAGGEZZA

Esopo IL LEONE INVECCHIATO E LA VOLPE


Un leone divenuto vecchio, e quindi incapace di procacciarsi il cibo con la forza, giunse alla conclusione che doveva farlo
con l’astuzia. Si ritirò dunque in una grotta e vi si sdraiò, fingendosi malato; e gli animali che venivano a fargli visita li
catturava e li divorava. Già molti erano morti, quando una volpe, che aveva capito lo stratagemma, si presentò al leone, si
fermò a qualche distanza dalla grotta e si informò della sua salute. – Va male – rispose il leone e poi le chiese: - perché
non entri? – Ecco vedi – disse la volpe – sarei entrata se non avessi visto tante orme di animali dirette alla grotta ma
neppure una che esca. Così gli uomini di buon senso, sensibili agli indizi, prevedono i pericoli e li evitano.

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