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qxd 6-02-2008 9:36 Pagina 70

notizie di benessere di Francesco Bottaccioli www.simaiss.it

Con una risata il latte materno è ancora più salutare

Hajime Kimata, un immunologo giapponese, ha recentemente pubblicato un lavoro realizza-
to su donne che allattano, dimostrando che la visione di un film comico causa un incremen-
to della produzione dell’ormone melatonina nel latte materno.
Sono stati studiati 48 bambini di 5-6 mesi di età, tutti affetti da dermatite atopica (malattia
allergica della pelle conosciuta anche come eczema), e le loro madri, di cui la metà affetta dallo
stesso disturbo. Alle donne è stato fatto vedere Tempi Moderni e un film di lunghezza equi-
valente, ma non esilarante come quello di Charlie Chaplin. Successivamente, dalle 20 alle 6 del
mattino, sono stati fatti sei prelievi di latte misurando il livello di melatonina in esso contenuto.
La conclusione è stata che le donne che avevano visto il film di Chaplin avevano livelli di mela-
tonina più alti e i loro figli hanno presentato anche una minore reattività cutanea, probabilmen-
te a causa dell’assunzione di melatonina con il latte, ormone dotato di attività antiallergica. Altri
studi hanno indagato gli effetti del buon umore e delle risate anche in caso di tumori e patolo-
gie autoimmuni, malattie che implicano comunque uno squilibrio immunitario. Su The Oncologi-
st, un gruppo di oncologi di Boston, ha concluso che un “rispettoso e intelligente uso dell’umori-
smo nei reparti di oncologia è un fattore positivo sia per i pazienti sia per gli operatori”.

Cibi giusti da piccoli, buona salute da grandi

Ormai c’è un interesse crescente per lo
studio di quelle che potremmo definire le
impostazioni iniziali della vita di una perso-
na. Infatti si è scoperto che le emozioni e
i cibi di cui ci nutriamo nella prima fase
della vita (fino a 5-6 anni di età) lasciano
segni robusti, che possono diventare anche
permanenti, nella personalità e nella struttu-
ra fisica del bambino e dell’adulto. Per esem-
pio, si è visto che un trauma psichico subito
dalla madre in gravidanza causa nascite di
bambini che da adulti avranno più problemi
di altri dal punto di vista psichico. Ma anche
il cibo può lasciare segni negativi.
Un gruppo dell’Università di Bonn ha pubbli-
cato sul numero di dicembre dell’American
Journal of Clinical Nutrition uno studio realiz-
zato su bambini tedeschi seguiti dalla nasci-
ta fino all’età di 7 anni, dimostrando che una
dieta eccessivamente ricca di proteine del
latte e derivati all’età di 12 mesi, aumenta
la probabilità di trovare quei bambini all’età
di 7 anni in forte sovrappeso. Nello stesso
numero della rivista medica, un gruppo di
ricercatori delle Università di Birmingham e
di Bristol ha portato altri dati rilevanti. Un la-
voro che ha interessato 5000 persone, segui-
te nella loro dieta fin da quando erano pic-
cole, esattamente dal 1937, ha concluso che
una “dieta in famiglia ricca di latte e formag-
gi durante l’infanzia è associata a un mag-
gior rischio di cancro al colon retto nell’età
adulta”. Secondo i calcoli dei medici inglesi i
bambini con il più alto livello di assunzione
di latticini avevano da adulti un rischio tripli-
cato di tumore intestinale.

La pelle scura ostacola la produzione di vitamina D È meglio il pesce

I terapeuti che hanno come pazienti persone di colore dovrebbero aggiornarsi sulle loro ca-
ratteristiche biologiche. Cominciando proprio dalla pelle, così scura per l’eccesso di mela-
nina che è il loro scudo protettivo verso il sole equatoriale. Qui da
noi però questa barriera diventa una corazza che non fa pas-
sare i più timidi raggi di sole. Per questo, le persone di
colore che vivono alle nostre latitudini hanno in gran
parte una carenza di vitamina D, che viene sintetiz-
zata proprio esponendo la pelle al sole. Uno studio
recente ha dimostrato che oltre il 40% dei bam-
bini di origine africana che vive in America sof-
fre di questa carenza. Ma anche gli adulti, in par-
ticolare le donne in menopausa, hanno bisogno
di forti dosi di vitamina D soprattutto d’inverno.
Secondo uno studio controllato di un gruppo di ri-
cercatori di New York, per colmare la carenza di vita-
mina D in donne afroamericane è stata necessaria una
supplementazione della vitamina a dosi di 2000 Unità
Internazionali al giorno per tre anni.
o il suo olio in pillole?
Su American Journal of Clinical Nutrition di
dicembre è stato pubblicato il primo studio
per verificare se mangiare pesce o prendere
pillole di olio di pesce sia la stessa cosa per
quanto riguarda l’assunzione di acidi grassi
della serie Omega 3, sostanze protettive del
sistema cardiovascolare. Effettivamente man-
giare pesce grasso (salmone, tonno) due volte
a settimana o assumere una pillola di olio di
pesce tutti i giorni dà gli stessi risultati in
termini di Omega 3. Personalmente, di fronte
alla domanda a cui oggi risponde in modo
chiaro lo studio, il mio parere non cambia: la
ricchezza e la complessità nutrizionale e, non
di minor importanza, il piacere che regala un
buon alimento come il pesce, non sono certo
paragonabili a una pillola.

70 marzo 2008