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A parte certe descrizioni precedenti, come quella citata dello Schultz o quelle di 

Francesco
Galeazzi[2] il quale nel 1796 formalizza il bitematismo della sonata, con un primo tema
d'apertura tipicamente intuitivo, ritmico e un secondo tema cantabile più eventuali altri
elementi tematici di variazione con conclusiva ripetizione di tutta l'esposizione, e di Carlo
Gervasoni[3] in cui si fa riferimento, nell'accompagnamento, alle modulazioni possibili dopo
l'esposizione comprese quelle nella relativa maggiore o nel quinto grado che diventeranno la
regola per le modulazioni nella forma sonata, la cristallizzazione della forma-sonata in modello
formale fu realizzata principalmente nella prima metà dell'Ottocento sulla base della prassi
musicale della seconda metà del secolo precedente e in particolare di quella di autori
come Mozart e il primo Beethoven (assai meno di Franz Joseph Haydn). Artefici principali ne
furono Antonín Reicha (prima nel Traité de melodie del 1814, e specialmente nel Traité de
haute composition musicale del 1826, vol II), Adolph Bernhard Marx nel III volume di Die
Lehre der musikalischen Komposition (1845), autore al quale si deve anche lo stesso termine
di "forma-sonata", e infine Carl Czerny in School of Practical Composition (1848). L'influenza
di quest'ultimo autore, il più famoso allievo di Beethoven e didatta autorevolissimo, fu
probabilmente la più profonda. L'intento della codifica tradizionale non era tanto di natura
descrittiva quanto prescrittiva, essa doveva cioè servire come modello per la creazione di
nuove opere piuttosto che come strumento analitico. Si sottolinearono e selezionarono perciò
quegli aspetti che più potevano interessare "operativamente" il compositore contemporaneo,
come lo sviluppo tematico nella sezione centrale e conseguentemente anche l'ordine e il
carattere dei temi in quella iniziale.
Una delle maggiori difficoltà nell'utilizzo dello schema tradizionale consiste nella concezione
armonica in esso implicita (e nello stesso rapporto di importanza tra i vari aspetti del discorso
musicale: armonico, tematico, di tessuto ecc.) rapportata all'ampiezza del periodo storico al
quale appartengono le composizioni delle quali si vorrebbe potesse rendere conto. Tra gli
approcci differenti, oltre al citato Rosen (Le forme-sonata, Lo stile classico), quello più recente
di James Hepokoski e Warren Darcy (Elements of Sonata Theory).
Il resto di questa trattazione farà comunque riferimento alla descrizione tradizionale
ampliandola dove opportuno.

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