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5 - Partenze-motore

capitolo

5 Partenze-motore
Presentazione:
- Funzioni necessarie alla realizzazione
di una partenza-motore
- Tabella di scelta delle funzioni
delle partenze-motore e dei relativi prodotti

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Sommario 5. Partenze-motore

b 5.1 Generalità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 98 1


b 5.2 Le funzioni base delle partenze-motore . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 98

b 5.3 Una funzione complementare: la comunicazione. . . . . . . . . . pagina 101

b 5.4 Partenze-motore e coordinamento . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 102

b 5.5 I variatori di velocità. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 105


2
b 5.6 Composizione, componenti degli avviatori

e variatori elettronici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 110

b 5.7 Variatore-regolatore per motore a corrente continua . . . . . . pagina 114 3


b 5.8 Convertitore di frequenza per motore asincrono . . . . . . . . . . pagina 116

b 5.9 Variatore di tensione per motore asincrono . . . . . . . . . . . . . . pagina 123

b 5.10 Moto-variatori sincroni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 125 4


b 5.11 Moto-variatori passo-passo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 126

b 5.12 Le funzioni complementari dei variatori di velocità . . . . . . . . pagina 127

b 5.13 I variatori di velocità e il bilancio energetico. . . . . . . . . . . . . . pagina 129

b 5.14 I variatori di velocità e il risparmio energetico


5
e di manutenzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 131

b 5.15 Tabella di scelta delle partenze-motore. . . . . . . . . . . . . . . . . . pagina 132


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Partenze-motore 5.1 Generalità


5.2 Le funzioni base delle partenze-motore

5.1 Generalità
Una partenza-motore garantisce quattro funzioni base:
- il sezionamento,
- la protezione contro i cortocircuiti,
- la protezione contro i sovraccarichi,
- la commutazione o comando (marcia - arresto).
Ogni partenza-motore può essere arricchita con funzioni supplementari in
base alle esigenze applicative.
Le funzioni supplementari possono riguardare:
- la potenza: variazione di velocità, avviamento progressivo, inversione
di fase, ecc...
- il controllo: contatti ausiliari, temporizzazione, comunicazione, ecc...
A seconda della composizione di una partenza-motore le funzioni
possono essere ripartite in diversi modi, come illustrato nella Fig. 1.
La variazione di velocità o gli avviatori progressivi, sistemi sofisticati di
partenze-motore, sono oggetto di una sezione specifica di questo
capitolo 5.5.
I motovariatori particolari come i variatori per motori sincroni e motori
passo-passo trovano anch’essi spazio in questa sezione grazie alle
caratteristiche di funzionamento molto simili.
Nella sezione 5.13 e 5.14, verranno trattati e sottolineati argomenti quali il
bilancio energetico e i possibili risparmi, informazioni troppo spesso mal
interpretate.

A Fig. 1 Le diverse funzioni e la loro


associazione per comporre
una partenza-motore

5.2 Le funzioni base delle partenze-motore

b Il sezionamento
La funzione di sezionamento è obbligatoria e si deve trovare all’origine di
ogni circuito (cf. norme d’installazione NF C15-100, CEI 60364-5-53); non
è imposta, ma consigliata a livello di ogni partenza-motore.
Il sezionamento consiste nell’isoalre i circuiti dalla loro fonte di energia
(rete di alimentazione potenza) in modo sicuro, per garantire la protezione
dei beni e delle persone in caso di operazioni di manutenzione, di
riparazioni o modifiche sui circuiti elettrici a valle.
Il sezionamento deve essere progettato in conformità con le specifiche
che esigono:
- l’interruzione omnipolare e simultanea,
- il rispetto delle distanze d’isolamento in funzione delle tensioni
d’alimentazione,
- l’interblocco,
- l’interruzione visibile o sezionamento visualizzato:
- con «interruzione visibile» si intende che l’apertura dei poli è
direttamente visibile da un operatore,
- il sezionamento visualizzato viene identificato dalla posizione
dell’organo di manovra o da un indicatore meccanico di posizione che,
in base alla norma, può indicare la posizione « fuori tensione » solo se i
contatti sono effettivamente separati da una distanza sufficiente
conforme a quanto previsto dalle norme. I costruttori offrono numerosi
apparecchi con questa funzione. Spesso lo stesso apparecchio
associa le funzioni di sezionamento e di protezione contro i
cortocircuiti (ad esempio il sezionatore a fusibili). Per questo motivo
alcuni apparecchi base devono essere completati da un dispositivo
complementare, quale ad esempio un supporto di aggancio.

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Un sezionatore è destinato ad isolare un circuito e non ha potere d’interruzione


né potere di chiusura. Viene sempre comandato a vuoto.
Un interruttore offre, oltre alla capacità di sezionamento, quella di poter stabilire,
sopportare ed interrompere delle correnti (norme IEC 947-3).

b La protezione
v La protezione contro i cortocircuiti (C capitolo 4 Avviamento e
protezione dei motori)
Questa funzione richiede il rilevamento delle sovracorrenti consecutive ai
cortocircuiti (generalmente superiori a 10 volte la corrente nominale) e
l’apertura del circuito in difetto.
Viene realizzata da fusibili o da interruttori automatici magnetici.
v La protezione contro i sovraccarichi (C capitolo 4 Avviamento e
protezione dei motori)
Questa funzione richiede il rilevamento delle sovracorrenti consecutive ai
sovraccarichi (Ir < I sovraccarichi < Im) e l’apertura del circuito in difetto.
Viene realizzata da dispositivi elettromeccanici o elettronici (relè di
sovraccarico) associati ad un organo d’interruzione (interruttore
automatico o contattore) o integrati agli avviatori o variatori di velocità
elettronici. Protegge anche la linea del motore contro i sovraccarichi
termici. 5
v Protezioni associate agli avviatori e ai variatori di velocità
elettronici
L’avviamento diretto sulla rete di distribuzione dei motori asincroni è la
soluzione più utilizzata, più economica e spesso più conveniente per una
gran varietà di macchine. Tuttavia questa soluzione si rivela talvolta non
adatta ad alcune applicazioni, o addirittura non compatibile con il
funzionamento desiderato a livello della macchina (spunto di corrente
all’avviamento, impulsi meccanici durante gli avviamenti, impossibilità di
controllare l’accelerazione e la decelerazione, impossibilità di far variare la
velocità, ecc...).
Gli avviatori e i variatori di velocità elettronici (C Fig. 2) permettono di
eliminare questi inconvenienti, ma le protezioni convenzionali descritte
precedentemente non sono efficaci con questi apparecchi che modulano
l’energia elettrica fornita al motore.
I variatori di velocità e gli avviatori elettronici hanno quindi delle protezioni
integrate. I variatori moderni garantiscono generalmente la protezione di
sovraccarico dei motori e la protezione dei motori stessi.
A partire dalla misura della corrente e da un’informazione sulla velocità,
un microprocessore calcola l’aumento di temperatura del motore e
fornisce un segnale d’allarme o di sgancio in caso di riscaldamento
A Fig. 2 Variatore di velocità
(ATV61 - ATV71 - Schneider Electric) eccessivo.
Inoltre le informazioni elaborate dalla protezione termica integrata nel
variatore possono essere scambiate con un controllore programmabile o
un supervisore mediante il collegamento di comunicazione di cui sono
dotati i variatori e gli avviatori più evoluti.
La variazione di velocità è oggetto del paragrafo 5.5 di questo capitolo.

b La commutazione o comando
v La funzione di comando
Con « comandare », è necessario comprendere il concetto di chiudere
(stabilire) e aprire (interrompere) un circuito elettrico in carico.
La funzione di comando viene realizzata dagli interruttori, dagli interruttori
automatici magneto-termici, dagli avviatori e dai variatori di velocità.
Il contattore è tuttavia il prodotto più utilizzato per realizzare questa
funzione poiché permette il comando a distanza (telecomando).
Per i motori, questo dispositivo di comando deve consentire un elevato
numero di manovre (durata elettrica) ed essere conforme alle norme CEI
60947-4-1.

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Partenze-motore 5.2 Le funzioni base delle partenze-motore

In base a queste norme i costruttori devono precisare le seguenti


caratteristiche relative al prodotto:
• Circuito di comando
- tipo di corrente di comando, oltre alla frequenza in caso di corrente
alternata,
- tensione nominale dei circuiti di comando (Uc) o tensione
d’alimentazione di comando (Us).
• Circuito di potenza
- tensione nominale d’impiego (Ue): si esprime generalmente mediante
la tensione tra fasi. Determina l’impiego dei circuiti ai quali fanno
riferimento i poteri di chiusura e d’interruzione, il tipo di servizio e le
caratteristiche di avviamento,
- corrente nominale d’impiego (Ie) o potenza nominale d’impiego:
questa caratteristica viene definita dal costruttore a seconda delle
condizioni d’impiego specificate e prende in considerazione in
particolare la tensione nominale d’impiego e la corrente termica
convenzionale (Ith corrispondente al valore massimo della corrente di
prova). In caso di materiale per il comando diretto di un unico motore,
l’indicazione di una corrente nominale d’impiego può essere sostituita
o completata con quella della potenza nominale massima disponibile.
In alcuni casi queste informazioni possono essere completate:
- dal servizio nominale, con indicazione della classe di servizio
intermittente, se prevista. Le classi definiscono diversi cicli di manovre,
- dai poteri nominali di chiusura e/o di interruzione. Sono i valori massimi
di corrente, fissati dal costruttore, che un materiale può stabilire
(chiusura) o interrompere (interruzione) in modo soddisfacente e in
condizioni specifiche. I poteri nominali di chiusura e di interruzione non
sono obbligatoriamente specificati dal costruttore, ma la norma esige dei
valori minimi per ciascuna categoria d’impiego.
v Le categorie d’impiego degli apparecchi di comando
Le norme CEI 60947 definiscono delle categorie d’impiego in base
alle applicazioni a cui gli apparecchi di comando sono destinati (C Fig. 3).
Ciascuna categoria è caratterizzata da una o più condizioni di servizio
quali:
- correnti,
- tensioni,
- fattore di potenza o costante di tempo,
- e, se necessario, altre condizioni di servizio.
Tipo di corrente Categorie d’impiego Applicazioni caratteristiche
Corrente alternata AC-1 Carichi non induttivi o poco induttivi, forni a resistenze.
Distribuzione di energia (illuminazione, gruppo elettrogeno, ecc…).
AC-2 Motori ad anelli: avviamento, interruzione.
Apparecchiatura a servizio intensivo (sollevamento, movimentazione,
frantumatrici, treni di laminazione, ecc…).
AC-3 Motori a gabbia: avviamento, interruzione dei motori lanciati*.
Comando motore (pompe, compressori, ventilatori, macchine utensili,
trasportatori, presse, ecc…).
AC-4 Motori a gabbia: avviamento, inversione di marcia, marcia ad impulsi.
Apparecchiatura a servizio intensivo (sollevamento, movimentazione,
frantumatori, treni di laminatoi, ecc…).
Corrente continua DC-1 Carichi non induttivi o poco induttivi, forni a resistenze.
DC-3 Motori shunt: avviamento, inversione di marcia, marcia ad impulsi.
Interruzione dinamica di motori per corrente continua.
DC-5 Motori seriali: avviamento, inversione di marcia, marcia ad impulsi.
Interruzione dinamica di motori per corrente continua.
* La categoria AC-3 può essere utilizzata per marcia ad impulsi o inversione di marcia di manovre occasionali di durata limitata, quali il montaggio di una
macchina; il numero di manovre per i tempi limitati definiti non supera normalmente le cinque manovre al minuto, né le dieci manovre per 10 min.

A Fig. 3 Le diverse categorie d’impiego dei contattori in base alla norma CEI 60947-1

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5.2 Le funzioni base delle partenze-motore


5.3 Una funzione complementare:
la comunicazione

Ad esempio vengono prese in considerazione:


- le condizioni di definizione e interruzione di corrente,
- il tipo di apparecchio controllato (motore a gabbia, motore ad anelli,
resistenza),
- le condizioni in cui vengono effettuate le chiusure e le aperture
(motore lanciato, motore bloccato, in corso di avviamento, frenatura in
controcorrente, ecc...).
v Scegliere un contattore
Le categorie d’impiego definite dalla norma consentono una prima
selezione di un prodotto in grado di rispondere alle esigenze applicative
a cui è destinato il motore. Tuttavia è necessario tenere conto anche di
altre caratteristiche che esulano da quanto stabilito dalla norma.
Tra questi, ad esempio, i fattori esterni all’applicazione: condizioni
climatiche (temperatura, umidità), situazione geografica (altitudine,
vicinanza del mare), ecc...
In alcune situazioni, l’affidabilità dell’apparecchiatura può essere un
fattore critico, in particolar modo quando la manutenzione è difficile.
La durata elettrica (durata dei contatti) degli apparecchi (contattore) è
quindi una caratteristica importante.
Sarà quindi necessario disporre di cataloghi completi e precisi
per verificare che il prodotto offra tutte le caratteristiche richieste.
5

5.3 Una funzione complementare: la comunicazione

b La comunicazione: una funzione diventata essenziale


Nei processi e nei sistemi di produzione industriali, la funzione di
comunicazione consente di controllare, interrogare e comandare a
distanza le apparecchiature e le macchine di un impianto di produzione.
Per assicurare la comunicazione tra tutti gli elementi di un impianto di
produzione è necessario che molti apparecchi, compresi i dispositivi di
protezione quali i relè multifunzione o le partenze-motore, integrino
componenti o moduli comunicanti (C Fig. 4).

b L’apporto della comunicazione


Le interfacce di comunicazione AS-I, Modbus, Profibus, ecc...,
consentono di comandare un motore (telecomando marcia-arresto
A Fig. 4 L’avviatore controllore con relativo dell’avviatore-motore), di conoscere a distanza il carico motore (misura
modulo di comunicazione Modbus della corrente) e/o i guasti esistenti (sovracorrenti, sovraccarichi, ecc...) o
(Tesys U - Schneider Electric) passati (report cronologico).
La funzione di comunicazione, oltre ad essere utile per l’integrazione delle
protezioni nei processi di automazione industriali, offre i seguenti servizi:
- preallarmi per la segnalazione anticipata della comparsa di un guasto,
- report cronologico dei guasti per la facilitare la ricerca
e l’identificazione di un evento ricorrente,
- aiuto alla messa in servizio,
- aiuto alla manutenzione tramite l’identificazione di una deriva delle
condizioni di funzionamento.
La funzione di comunicazione migliora sensibilmente la gestione delle
apparecchiature con conseguenze positive anche sui risultati economici.

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Partenze-motore 5.4 Partenze-motore e coordinamento

5.4 Partenze-motore e coordinamento

b Le soluzioni partenze-motore
Come già detto all’inizio del capitolo le principali funzioni che una partenza-
motore deve assicurare (sezionamento, comando e protezione contro i
cortocircuiti e i sovraccarichi), possono essere realizzate da diversi apparecchi.
Perchè una partenza-motore realizzi correttamente tutte queste funzioni,
sono possibili tre modalità di associazione degli apparecchi (CFig. 5) che
non richiedono comunque la compatibilità tra le caratteristiche dei diversi
apparecchi associati.
• La soluzione « tutto in uno »
Un solo apparecchio riunisce tutte e tre le funzioni. Le sue prestazioni globali
sono garantite dal costruttore. Per l’utente, dalla fase di progettazione all’in-
stallazione, questa è la soluzione più semplice: facile da installare (cablaggio
ridotto) e scelta immediata (non richiede studi particolari).
• La soluzione « 2 apparecchi »
Interruttore automatico magneto-termico + contattore
La compatibilità tra le caratteristiche di entrambi gli apparecchi deve
essere verificata dall’utente.
• La soluzione « 3 apparecchi »
Interruttore automatico magnetico + contattore + relè di sovraccarico.
Consente di coprire un’ampia gamma di potenza. Questa associazione
A Fig. 5 Le tre possibilità di associazione richiede uno studio di compatibilità per la scelta degli apparecchi e
di apparecchi per realizzare d’installazione per il loro montaggio su telaio o in cassetta.
una partenza-motore
Questo procedimento (compatibilità, scelta e installazione) non è sempre
alla portata degli utilizzatori finali poiché richiede la raccolta delle
caratteristiche dei diversi apparecchi e il loro successivo confronto.
Questo spiega perché i costruttori studiano e poi offrono nei loro cataloghi,
associazioni di prodotti. Nella stessa direzione si sforzano di trovare
combinazioni ottimali tra le protezioni: è la nozione di coordinamento.

b Il coordinamento tra le protezioni e il comando


Il coordinamento è la combinazione ottimale delle diverse protezioni
(contro i cortocircuiti e i sovraccarichi) e dell’organo di comando
(contattore) che compongono una partenza-motore.
Studiato per una data potenza, consente di proteggere al meglio
le apparecchiature comandate dalla partenza-motore (C Fig. 6).
v I principi del coordinamento
Per il corretto funzionamento di una partenza-motore il coordinamento tra
tutti gli apparecchi deve rispondere contemporaneamente alle seguenti
istanze:
- il relè di sovraccarico deve proteggere l’interruttore automatico
magnetico nella zona di sovraccarico: la sua curva "1" deve passare
al di sotto di quella della tenuta termica dell’interruttore automatico,
- inversamente, nelle zone di cortocircuito, per proteggere il relè
termico, la curva di sgancio su cortocircuito deve passare al di sotto
di quella della tenuta termica del relè,
- infine, per assicurare la protezione del contattore, il suo limite di
tenuta termica deve essere al di sopra delle curve dei due sganciatori
termici "1" e magnetico "3" (o fusibile "2").
Occrre notare che la norma stabilisce dei limiti per le correnti di prova:
- fino a 0.75 Ic deve intervenire solo la protezione termica,
- a partire da 1.25 Ic deve intervenire solo la protezione contro i
cortocircuiti.
A Fig. 6 I principi del coordinamento
Il coordinamento presenta un doppio vantaggio: la riduzione dei costi
dell’apparecchiatura e della manutenzione poiché le diverse protezioni si
completano in modo ottimale, senza ridondanza.

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v Coordinamenti tipo 1 e tipo 2


La norma CEI 60947-4-1 definisce due tipi di coordinamento (tipo 1 e tipo 2)

• Coordinamento tipo 1: è la soluzione standard, la più utilizzata.


In condizioni di cortocircuito, il materiale non deve risultare pericoloso
per le persone e gli impianti. In seguito alla scomparsa del cortocircuito,
può non essere in grado di funzionare senza riparazione o sostituzione
di pezzi.
• Coordinamento tipo 2: è la soluzione per prestazioni elevate.
In condizioni di corto-circuito, il materiale non deve risultare pericoloso
per le persone e gli impianti. In seguito alla scomparsa del cortocircuito
non deve presentare nessun deterioramento e nessuna deregolazione.
È ammesso solo il rischio di saldatura, ma in questo caso il costruttore
deve indicare le misure da adottare per la sepoarazione dei contatti.
• In base alla Norma IEC 947-6-2 esiste un’ulteriore soluzione per
prestazioni elevatissime definita « Coordinamento totale ». In caso di
cortocircuito sugli apparecchi che compongono la partenza non è
ammesso alcun guasto, né rischio di saldatura. Il materiale non deve
risultare pericoloso per le persone e gli impianti e in seguito deve essere
in grado di funzionare. Il riavviamento della partenza-motore deve poter
essere immediato. 5
v Gli ACP: Apparecchi integrati di manovra e protezione
Gli ACP o apparecchi integrati di manovra e protezione sono adatti a
realizzare contemporaneamente le funzioni di comando e di protezione
(sovraccarico e cortocircuito); sono inoltre in grado di realizzare comandi
in condizioni di cortocircuito.
Possono anche garantire funzioni complementari quali il sezionamento
assicurando quindi in toto la funzione di « partenza-motore ».
Rispondono alla norma CEI 60947-6-2, che definisce in modo specifico le
caratteristiche e le categorie d’impiego degli ACP, secondo le norme CEI
60947-1 e 60947-4-1.
Le diverse funzioni realizzate da un ACP sono associate e coordinate in
modo da consentire la continuità di servizio con qualsiasi corrente fino al
potere nominale di interruzione di servizio in cortocircuito (Ics) dell’ACP.
L’ACP può comprendere uno o più apparecchi, ma le sue caratteristiche
sono sempre nominali come se si trattasse di un unico apparecchio.
La garanzia di un coordinamento « totale » tra tutte le funzioni consente
inoltre all’utente di scegliere in modo semplice la migliore soluzione di
protezione da installare.
Benché si presenti come un unico apparecchio, l’ACP è in grado di offrire
la stessa modularità o anche superiore di una soluzione partenza-motore « tre
prodotti ». È il caso ad esempio del Tesys U di Schneider Electric (C Fig. 7) che
consente di inserire o sostituire in qualsiasi momento un’unità di controllo
con funzioni di protezione e di comando integrate per motori da 0.15 A
fino a 32 A, in una base potenza o base generica da 32 A.
È possibile integrare funzioni supplementari a livello:
• della potenza: blocco invertitore, limitatore
• del comando/controllo
- moduli funzione: allarmi, carico motore, riarmo automatico, ecc...
- moduli di comunicazione: AS-I, Modbus, Profibus, CAN-Open, ecc...
- contatti ausiliari, contatti aggiuntivi.

A Fig. 7 Esempio di modularità di un ACP


(avviatore controllore
Tesys U - Schneider Electric)

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Partenze-motore 5.4 Partenze-motore e coordinamento

Questo sistema offre inoltre funzioni di comunicazione evolute (C Fig. 8).

Funzioni di comunicazione disponibili: Unità di controllo:


Standard Evolutive Multifunzione
Stati dell’avviatore (pronto, in marcia, in difetto)
Allarmi (sovracorrenti, ecc...)
Allarme termico
Riarmo a distanza mediante bus
Indicazione del carico motore
Differenziazione dei guasti
Configurazione e consultazione delle funzioni di protezione
Funzione « report cronologico »
Funzione « controllo »
Comandi di Marcia e di Arresto

Informazioni trasmesse dal bus (Modbus) e funzioni realizzate

A Fig. 8 Le funzioni di comunicazione del Tesys U

v Quale coordinamento scegliere?


La scelta del tipo di coordinamento dipende dai parametri di utilizzo.
La scelta deve essere effetuata in funzione delle esigenze dell’utente e di
un’ottimizzazione dei costi dell’impianto:
• Tipo 1
Scelta accettabile quando non è necessaria la continuità di servizio e
quando è possibile riavviare in seguito alla sostituzione degli elementi guasti.
In questo caso è necessario che il servizio di manutenzione sia efficace
(disponibile e competente).
Il vantaggio è nel costo ridotto dell’apparecchiatura.
• Tipo 2
Scelta da effettuare quando è richiesta la continuità di servizio.
In questo caso il servizio di manutenzione può essere ridotto.
• « Coordinamento totale »
Scelta da effettuare quando è necessario il riavviamento immediato del
motore. Non richiede alcun servizio di manutenzione.
Le soluzioni di coordinamento proposte nei cataloghi dei costruttori
semplificano la scelta dell’utente e assicurano la conformità del prodotto
alle norme.

b La selettività
In un impianto elettrico i ricevitori sono collegati ai generatori attraverso
una serie di dispositivi di sezionamento, protezione e comando.
Se lo studio di selettività non è realizzato correttamente, un guasto
elettrico può provocare l’intervento di più dispositivi di protezione.
Un solo guasto può provocare ad esempio la messa fuori tensione di una
parte più o meno grande dell’impianto con gravi conseguenze quali la
mancata distribuzione di enegia elettrica alle partenze sane.
Per evitare questi tipi di problemi (C Fig. 9) lo scopo della selettività è di
scollegare dalla rete la partenza o il motore in difetto, e solo quello,
mantenendo sotto tensione la maggior parte possibile di apparecchiature
dell’impianto. La selettività consente quindi di garantire sicurezza e continuità
di servizio, facilitando inoltre la localizzazione del guasto.
Per garantire una continuità di servizio ottimale è necessario utilizzare
A Fig. 9 Principio della selettività: in caso di dispositivi di protezione coordinati tra loro. A questo scopo vengono
guasto, si apre solo D2 utilizzate diverse tecniche che consentono di ottenere una selettività che

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5.4 Partenze-motore e coordinamento


5.5 I variatori di velocità

potrà essere totale, se garantita per tutti i valori della corrente di guasto,
fino al valore massimo disponibile nell’installazione, oppure parziale nel
caso contrario.
v Le diverse tecniche di selettività
Esistono diversi tipi di selettività:
• amperometrica: risulta dalla differenza tra le soglie degli interruttori
posti in serie sull’impianto.
• cronometrica: consiste nel temporizzare differentemente (di alcune
decina o centinaia di millisecondi) l’intervento dell’interruttore automatico
a monte, o nell’utilizzare le caratteristiche normali di funzionamento legate
ai calibri degli apparecchi. Quindi è possibile garantire la selettività tra due
relè di sovraccarico rispettando la condizione Ir1 > 1,6. Ir2 (con r1 a
monte di r2).
• Sellim o energetica: consiste nell’installare a monte di un interruttore
rapido, un interruttore ultralimitatore equipaggiato con uno sganciatore
specifico la cui particolarità è quella di aprire per il tempo necessario al
funzionamento dell’interruttore automatico a valle e poi si richiude.
• logica: consiste in un trasferimento dell’informazione di superamento di
soglia tra gli sganciatori degli interruttori dei diversi livelli della
distribuzione radiale, lasciando la possibilità di apertura all’interruttore 5
automatico più a valle.
Per maggiori dettagli consultare il Dossier Tecnico Schneider-Electric
n°167.
v La selettività nei processi
Per le apparecchiature di comando processi (linee di produzione, unità
produttive chimiche, ecc...), le tecniche di selettività più utilizzate tra le
partenze-motore e la distribuzione elettrica che alimenta i processi sono
generalmente la selettività amperometrica e la la selettività cronometrica.
Nella maggior parte dei casi la selettività è garantita dal potere limitatore o
ultralimitatore delle partenze-motore.

5.5 I variatori di velocità


Questa parte descrive in dettaglio tutti gli aspetti della variazione
di velocità. Alcune tecnologie molto specifiche quali ad esempio
ciclo-convertitori, cascata subsincrona, convertitore per motore sincrono
o asincrono non sono trattate. L’impiego di questi variatori è molto specifico
ed è proprio di settori e mercati particolari. Ad essi sono dedicate opere
specializzate. Il lettore interessato troverà una descrizione esauriente nelle
opere, Funzionamento Elettrico a velocità variabile, Bonal (Jean) e Séguier
(Guy), Ed. Tec e Utilizzo industriale dei motori a corrente alternata, Bonal
(Jean), Ed. Tec e Doc.
La variazione di velocità per motori a corrente continua, sostituita in gran
parte dalla variazione di velocità con converitori di frequenza viene
comunque trattata, poiché riteniamo importante comprendere il principio di
funzionamento per affrontare facilmente alcune specificità e caratteristiche
della variazione di velocità nel suo insieme.

b Storia e note
v Storia
Per avviare i motori elettrici e controllarne la velocità gli avviatori
reostatici, i variatori meccanici e i gruppi Ward Leonard in particolare sono
state le prime soluzioni utilizzate.
Gli avviatori e i variatori elettronici si sono quindi imposti nel settore
industriale come soluzione moderna, economica, affidabile che non
richiede manutenzione.

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Partenze-motore 5.5 I variatori di velocità

Un variatore o un avviatore elettronico è un convertitore di energia con il


ruolo di modulare l'energia elettrica fornita al motore.
Gli avviatori elettronici sono destinati esclusivamente ai motori asincroni.
Fanno parte della famiglia dei variatori di tensione.
I variatori di velocità garantiscono una messa in velocità e una
decelerazione progressive, consentono un adattamento preciso della
velocità alle condizioni di utilizzo. I variatori di velocità sono del tipo
raddrizzatore controllato per alimentare i motori a corrente continua; i
variatori per motori a corrente alternata sono convertitori di frequenza.
Storicamente, il variatore elettronico per motore a corrente continua
è stato la prima soluzione offerta. I progressi dell’elettronica di potenza e
della microelettronica hanno permesso la realizzazione di convertitori di
frequenza affidabili ed economici. I convertitori di frequenza moderni
consentono di alimentare i motori asincroni standard con prestazioni
analoghe ai migliori variatori di velocità a corrente continua. Alcuni
costruttori propongono anche motori asincroni con variatori di velocità
elettronici integrati in un’apposita cassetta terminale; questa soluzione
viene proposta per degli insiemi di potenza ridotta (qualche kW).
Nelle ultime pagine di questo capitolo vengono citate le recenti evoluzioni
dei variatori di velocità e la future tendenze presso i costruttori.
Queste eleganti evoluzioni ampliano notevolmente l’offerta e le possibilità
dei variatori.
v Note: le principali funzioni degli avviatori e dei variatori di
velocità elettronici
• Accelerazione controllata
La messa in velocità del motore è controllata mediante una rampa
di accelerazione lineare o a « S ». Questa rampa generalmente è
regolabile e consente, di conseguenza, di scegliere il tempo di messa in
velocità adatto all’applicazione.
• Variazione di velocità
Un variatore di velocità può non essere allo stesso tempo anche un
regolatore. In questo caso, è un sistema rudimentale che possiede
un comando elaborato a partire dalle grandezze elettriche del motore
con amplificazione di potenza, ma non anello di reazione.
Viene detto « ad anello aperto ».
La velocità del motore è definita da una grandezza d'ingresso (tensione
o corrente) chiamata impostazione o riferimento. Per un valore dato
dell'impostazione, questa velocità può variare in funzione dei disturbi
(variazioni della tensione di alimentazione, del carico, della temperatura).
La gamma di velocità si esprime in funzione della velocità nominale.
• Regolazione di velocità
Un regolatore di velocità è un variatore asservito (C Fig. 10).
Possiede un sistema di comando con amplificazione di potenza
e un anello di reazione. Viene detto « ad anello chiuso ».
La velocità del motore è definita da un’impostazione.
Il valore di impostazione viene confrontato costantemente con un segnale
di ritorno, immagine della velocità del motore.
Questo segnale è generalmente fornito da una dinamo tachimetrica o da
un generatore di impulsi montato all'estremità dell'albero motore o ancora
da un dispositivo stimatore che determina la velocità del motore a partire
da grandezze elettriche disponibili nel variatore. I convertitori di frequenza
A Fig. 10 Principio della regolazione di velocità
che alimentano i motori asincroni ne sono spesso dotati.
Se viene rilevato uno scarto in seguito ad una variazione della velocità,
le grandezze applicate al motore (tensione e/o frequenza) vengono
automaticamente corrette in modo da riportare la velocità al suo valore
iniziale.
Grazie alla regolazione, la velocità è praticamente insensibile ai disturbi.

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La precisione di un regolatore è generalmente espressa in % del valore


nominale della grandezza da regolare.
• Decelerazione controllata
Quando un motore viene messo fuori tensione, la sua decelerazione è dovuta
unicamente alla coppia resistente della macchina (decelerazione naturale).
Gli avviatori e variatori elettronici consentono di controllare la
decelerazione mediante una rampa lineare o a « S », solitamente
indipendente dalla rampa di accelerazione.
La rampa può essere regolata in modo da ottenere un tempo di passaggio
della velocità in regime stabilito ad una velocità intermedia o nulla:
- se la decelerazione desiderata è più rapida della decelerazione naturale, il
motore deve sviluppare una coppia resistente che si aggiunge alla coppia
resistente della macchina; si parla quindi di frenatura elettrica che può
essere effettuata mediante rinvio di energia alla rete di alimentazione o
mediante dissipazione in una resistenza di frenatura,
- se la decelerazione desiderata è più lenta rispetto alla decelerazione
naturale, il motore deve sviluppare una coppia motore superiore alla
coppia resistente della macchina e continuare ad azionare il carico
fino all’arresto.
• Inversione del senso di marcia
5
L’inversione della tensione d’alimentazione (variatori per motore a corrente
continua) o l’inversione dell’ordine delle fasi d’alimentazione del motore
viene realizzata automaticanmente, mediante inversione dell’impostazione
all’ingresso, mediante un ordine logico su un morsetto o mediante
un’informazione trasmessa da una rete seriale. La maggior parte dei
variatori attuali per motori alternati consente questa funzione di base.
• Frenatura di arresto
Questo tipo di frenatura consiste nell’arrestare un motore senza
controllare la rampa di rallentamento. Per gli avviatori e variatori di
velocità per motori asincroni, questa funzione viene realizzata in modo
economico mediante iniezione di corrente continua nel motore con un
funzionamento particolare dello stadio di potenza. Tutta l’energia
meccanica viene dissipata nel rotore della macchina e, di conseguenza, la
frenatura non può che essere intermittente. Su un variatore per motore a
corrente continua, questa funzione verrà garantita collegando una
resistenza ai morsetti dell’indotto.
• Protezioni integrate
I variatori moderni garantiscono generalmente la protezione termica dei
motori e la loro propria protezione. A partire dalla misura della corrente e
da un’informazione sulla velocità (se la ventilazione del motore dipende
dalla sua velocità di rotazione), un microprocessore calcola l'aumento di
temperatura del motore e fornisce un segnale di allarme o di blocco in
caso di riscaldamento eccessivo.
I variatori, e in particolare i convertitori di frequenza, sono d'altra parte
spesso dotati di protezioni contro:
- i cortocircuiti tra fasi e tra fase e terra,
- le sovratensioni e le cadute di tensione,
- gli squilibri di fase,
- la marcia in monofase.

b I principali modi di funzionamento e i principali tipi di variatori


elettronici
Nei seguenti paragrafi verranno descritti i principi fondamentali.
v I principali modi di funzionamento
I variatori di velocità possono, a seconda del convertitore elettronico,
far funzionare un motore in un unico senso di rotazione, nel qual caso
saranno chiamati « unidirezionali », oppure comandare entrambi i sensi di
rotazione, e allora verranno chiamati « bidirezionali ».

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Partenze-motore 5.5 I variatori di velocità

I variatori possono essere « reversibili » quando possono recuperare


l’energia del motore funzionante in generatore (modo frenatura).
La reversibilità è ottenuta mediante un rinvio di energia sulla rete (ponte
d’ingresso reversibile) oppure dissipando l’energia recuperata in una
resistenza con un chopper di frenatura.
La Fig. 11 illustra le quattro situazioni possibili nel diagramma coppia-
velocità di una macchina riassunte nella tabella associata.
È importante notare che quando la macchina funziona in generatore deve
beneficiare di una forza di trascinamento. Questo stato è utilizzato in
modo particolare per la frenatura. L’energia cinetica presente sull’albero
della macchina viene trasferita alla rete di alimentazione oppure dissipata
in delle resistenze o, per le piccole potenze, nelle perdite della macchina.
• Variatore unidirezionale
Questo tipo di variatore è nella maggior parte dei casi non reversibile ed è
realizzato per:
- un motore a corrente continua, con un convertitore diretto (CA => CC)
A Fig. 11 LLe quattro possibili situazioni di una
macchina nel suo diagramma coppia comprendente un ponte misto a diodi e tiristore (C Fig.12a I),
velocità - un motore a corrente alternata, con un convertitore indiretto (con
trasformazione intermedia in corrente continua) comprendente in
ingresso un ponte di diodi seguito da un convertitore di frequenza che
fa funzionare la macchina nel quadrante 1 (C Fig.12a II).
In alcuni casi questo tipo di montaggio può essere utilizzato in
bidirezionale (quadranti 1 e 3).
Un convertitore indiretto comprendente un chopper di frenatura e una
resistenza correttamente dimensionata è adatto per una frenatura
momentanea (rallentamento o su un apparecchio di sollevamento quando
il motore deve sviluppare una coppia di frenatura in discesa per trattenere
il carico).
In caso di funzionamento prolungato con un carico trascinante,
I II
un convertitore reversibile è indispensabile poiché il carico restituisce
potenza continuativamente, ad esempio un motore utilizzato come freno
su un banco di prova.
• Variatore bidirezionale
Questo tipo di variatore può essere un convertitore reversibile o non
reversibile. Se è reversibile, la macchina funziona nei quattro quadranti (C
Fig.11) e consente il funzionamento in frenatura permanente.
A Fig. 12a LSchemi di principio: Se non è reversibile, la macchina funziona solo nei quadranti 1 e 3.
[I] convertitore diretto a ponte misto;
[II] convertitore indiretto con (1) ponte La progettazione e il dimensionamento del variatore o dell’avviatore sono
di diodi in ingresso, (2) dispositivo di direttamente determinati dal tipo di carico azionante. In particolar modo
frenatura (resistenza e chopper),
per quanto riguarda le capacità di fornire una coppia sufficiente per la
(3) convertitore di frequenza
messa in velocità.
Le differenti gamme di macchine e le relative curve caratteristiche sono
descritte nel capitolo Motori e carichi.
v I principali tipi di variatori
In questa sezione sono citati soltanto i variatori più comuni e le
realizzazioni tecnologiche usuali.
In effetti, esistono numerosi schemi di variatori di velocità elettronici:
- cascata sottosincrona,
- ciclo-convertitori,
- commutatori di corrente, chopper, ecc...
Il lettore interessato troverà una descrizione esauriente nelle opere
Funzionamento elettrico a velocità variabile Bonal (Jean) e Séguier (Guy),
Ed. Tec e Doc e Utilizzo industriale dei motori a corrente alternata Bonal
(Jean), Ed. Tec e Doc.

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• Raddrizzatore controllato per motore a corrente continua


Fornisce, a partire da una rete alternata monofase o trifase, una corrente
continua con controllo del valore medio della tensione.
I semi-conduttori di potenza sono assemblati a ponte di Graëtz, monofase
o trifase (C Fig.12b). Il ponte può essere misto (diodi / tiristori) o completo
(tutto tiristore).
Quest’ultima soluzione è la più frequente poiché permette un miglior
A Fig. 12b LSchema di un raddrizzatore controllato fattore di forma della corrente fornita.
per motore a corrente continua Il motore a corrente continua è spesso a eccitazione separata, tranne nel
caso delle piccole potenze in cui i motori a magneti permanenti sono
abbastana frequenti.
L’utilizzo di questo tipo di variatore di velocità si adatta ad ogni
applicazione. Gli unici limiti, in particolare la difficolta di ottenere velocità
elevate e la necessità di manutenzione (sostituzione delle spazzole), sono
imposti dal motore a corrente continua.
I motori a corrente continua e i relativi variatori associati sono stati le
prime soluzioni in campo industriale. Da oltre un decennio, il loro utilizzo è
in costante diminuzione a vantaggio dei convertitori di frequenza. Infatti, il
motore asincrono è più robusto e più economico di un motore a corrente
continua. Contrariamente ai motori a corrente continua, standardizzati in
involucro IP55, i motori asincroni sono anche praticamente insensibili alle
5
condizioni ambientali (gocciolamento, polveri, ambienti pericolosi, ecc...).
• Convertitore di frequenza per motore asincrono
Fornisce, a partire da una rete alternata a frequenza fissa, una tensione
alternata trifase di valore efficace e di frequenza variabile (C Fig.13).
L’alimentazione del variatore potrà essere monofase per le basse potenze
(ordine di grandezza di qualche kW) e trifase per potenze più elevate.
Alcuni variatori di bassa potenza accettano indifferentemente tensioni
d’alimentazione monofase e trifase. La tensione di uscita del variatore è
A Fig. 13 LSchema di principio di un convertitore sempre trifase. I motori asincroni monofase non sono molto adatti
di frequenza
all’alimentazione mediante convertitore di frequenza.
I convertitori di frequenza alimentano motori a gabbia standard con tutti i
vantaggi legati a questo tipo di motore: standardizzazione, basso costo,
robustezza, tenuta stagna, nessuna manutenzione. Dal momento che
questo tipo di motore è auto-ventilato, il suo unico limite d’impiego è
l’utilizzo prolungato a bassa velocità per la riduzione di ventilazione.
Se si desidera questo tipo di funzionamento è necessario prevedere un
motore speciale dotato di una ventilazione forzata indipendente.
• Variatore di tensione per l’avviamento dei motori asincroni
Questo tipo di variatore (conosciuto anche con il nome di soft starter,
vedere anche il capitolo Motori e Carichi) è utilizzato quasi unicamente
per l’avviamento dei motori. In passato, associato a motori speciali
(motori a gabbia resistente), veniva utilizzato per realizzare la variazione di
velocità di questi motori.
Questo dispositivo fornisce, a partire da una rete alternata, una tensione
variabile della stessa frequenza.
Lo schema più comune comporta due tiristori montati in anti-parallelo in
ciascuna fase del motore (C Fig.14).
Lo stesso variatore può essere utilizzato per realizzare una decelerazione
programmata.
Una volta effettuato l’avviamento, il variatore può essere messo in
cortocircuito mediante un contattore ed essere utilizzato per l’avviamento
di un altro motore.
Questo tipo di utilizzo è frequente nelle stazioni di pompaggio poiché, per
A Fig. 14 LAvviatore di motori asincroni e forma mettere in servizio una pompa supplementare in funzione delle esigenze
della corrente d’alimentazione della rete d’impiego, viene utilizzato un solo avviatore.
Lo schema di principio è descritto nel capitolo Motori e carichi.

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Partenze-motore 5.6 Composizione, componenti


degli avviatori e variatori elettronici

5.6 Composizione, componenti degli avviatori e variatori elettronici

b Composizione
Gli avviatori e i variatori di velocità elettronici sono composti da
due moduli generalmente integrati nello stesso contenitore
(C Fig.15) :
- un modulo di controllo che gestisce il funzionamento dell'apparecchio,
- un modulo di potenza che alimenta il motore con l'energia elettrica.
v Il modulo di controllo
Sugli avviatori e i variatori moderni, tutte le funzioni sono comandate
da un microprocessore che utilizza le regolazioni, gli ordini trasmessi
da un operatore o da un'unità di elaborazione, e i risultati di misurazioni
come la velocità, la corrente, ecc...
Le capacità di calcolo dei microprocessori e dei circuiti dedicati (ASIC)
hanno permesso di realizzare algoritmi di comando estremamente
performanti e, cosa importantissima, il riconoscimento della macchina
azionata.
A partire da queste informazioni, il microprocessore gestisce le rampe di
accelerazione e decelerazione, l'asservimento di velocità, la limitazione di
corrente e genera il comando dei componenti di potenza.
Le protezioni e le sicurezze sono elaborate da circuiti specializzati (ASIC)
o integrati nei moduli di potenza (IPM).
Le regolazioni (limiti di velocità, rampe, limitazione di corrente, ecc...)
si effettuano mediante tastiere integrate, o a partire da controllori
programmabili mediante bus di campo o PC per il caricamento di
regolazioni standard. Gli ordini (marcia, arresto, frenatura...) possono
essere dati mediante interfacce di dialogo uomo/macchina, controllori
programmabili, PC. I parametri di funzionamento e le informazioni di
allarme e di difetto possono essere visualizzati mediante lampade spia,
LED, visualizzatori a segmenti o a cristalli liquidi, o possono essere
remotati verso supervisori mediante bus di campo.
Dei relè spesso configurabili forniscono le informazioni di:
- difetto (rete, termico, prodotto, sequenza, sovraccarico, ecc...),
- controllo (soglia di velocità, preallarme, fine avviamento).
Un’alimentazione integrata al variatore e separata galvanicamente dalla
A Fig. 15 LStruttura generale di un variatore rete fornisce le tensioni necessarie all’insieme dei circuiti di misura e di
di velocità elettronico controllo.
v Il modulo di potenza
Il modulo di potenza è costituito principalmente da:
- componenti di potenza (diodi, tiristori, IGBT, ecc...),
- interfacce di misura delle tensioni e/o delle correnti,
- e spesso da un elemento di ventilazione.
• I componenti di potenza
I componenti di potenza sono dei semi-conduttori che funzionano in
ON/OFF, quindi paragonabili a interruttori statici che possono assumere i
due stati: passante o bloccato.
Questi componenti, associati in un modulo di potenza, costituiscono un
convertitore che alimenta, a partire dalla rete a tensione e frequenza fisse,
un motore elettrico ad una tensione e/o una frequenza variabili.
I componenti di potenza sono la chiave di volta della variazione di
velocità; i progressi di questi ultimi anni hanno permesso di realizzare
variatori di velocità economici.

I materiali semi-conduttori, quali il silicio, hanno una resistività situata tra quella
dei conduttori e quella degli isolanti.

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I loro atomi hanno 4 elettroni periferici. Ciascun atomo si associa con 4


atomi vicini per formare una struttura stabile a 8 elettroni.
Un semi-conduttore di tipo P si ottiene incorporando al silicio puro una
proporzione ridotta di un corpo con atomi a 3 elettroni periferici.
Mancherà quindi un elettrone per formare una struttura a 8 elettroni e si
avrà quindi un’eccedenza di cariche positive.
Un semi-conduttore di tipo N si ottiene incorporando un corpo con atomi
a 5 elettroni periferici. Si avrà quindi un’eccedenza di elettroni, ovvero
un’eccedenza di cariche negative.
Il diodo (C Fig.16a)
Il diodo è un semi-conduttore non controllato che comprende due zone P
(anodo) e N (catodo) e che lascia passare la corrente in un solo senso,
dall'anodo verso il catodo.
Il diodo è conduttore quando l'anodo è a una tensione più positiva rispetto
a quella del catodo comportandosi quindi come un interruttore chiuso.
Se la tensione dell'anodo diventa meno positiva di quella del catodo, il
diodo blocca la corrente e si comporta come un interruttore aperto.
Il diodo presenta le seguenti caratteristiche principali:
A Fig. 16a L • allo stato passante:
- una caduta di tensione composta da una tensione di soglia e una 5
resistenza interna,
- una corrente massima permanente ammessa (ordine di grandezza fino
a 5 000 A per i componenti più potenti).
• allo stato bloccato:
- una tensione massima ammessa che può superare i 5 000 V cresta.
Il tiristore (C Fig.16b)
È un semi-conduttore controllato composto da quattro strati alternati:
P-N-P-N. Si comporta come un diodo mediante invio di un impulso
elettrico su un elettrodo di comando chiamato «porta» (gate).
Questa chiusura (o accensione) è possibile solo se l'anodo è ad una
tensione più positiva del catodo.
Il tiristore si blocca quando la corrente che lo attraversa si annulla.
L'energia di accensione da fornire sulla porta non è collegata alla corrente
da commutare e non è necessario mantenere una corrente nella porta
A Fig. 16b L durante la conduzione del tiristore.
Il tiristore presenta le seguenti caratteristiche principali:
• allo stato passante:
- una caduta di tensione composta da una tensione di soglia e una
resistenza interna,
- una corrente massima permanente ammessa (ordine di grandezza fino
a 5 000 A per i componenti più potenti).
• allo stato bloccato:
- una tensione inversa e diretta massima ammessa (che può superare i
5 000 V cresta),
- generalmente le tensioni dirette e inverse sono uguali,
- un tempo di ripristino che è il tempo minimo durante il quale non è
possibile applicare una tensione anodo catodo positivo al
componente per evitare il suo rinnesco spontaneo,
- una corrente di porta che consente l’accensione del componente.
Vi sono tiristori destinati a funzionare alla frequenza della rete, altri detti
« rapidi » in grado di funzionare a qualche kilohertz, disponendo di un
circuito di estinzione.
I tiristori rapidi presentano talvolta dissimetria tra le tensioni di bloccaggio
diretta e inversa.
Negli schemi comuni sono infatti spesso associati ad un diodo collegato
in antiparallelo e i costruttori di semi-conduttori utilizzano questa
particolarità per aumentare la tensione diretta che il componente può
sopportare allo stato bloccato.

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Partenze-motore 5.6 Composizione, componenti


degli avviatori e variatori elettronici

Oggi questi componenti sono stati completamente sostituiti dai tiristori


GTO, dai transistori di potenza e soprattutto dagli IGBT (Insulated Gate
Bipolar Transistor).
Il tiristore GTO (Gate Turn Off) (C Fig.16c)
È una variante del tiristore rapido che presenta la particolarità di poter
essere bloccato dal proprio gate. Una corrente positiva inviata sul gate (o
porta) genera la messa in conduzione del semi-conduttore a condizione
che l’anodo sia ad una tensione più positiva del catodo. Per mantenere il
A Fig. 16c L GTO conduttore e limitare la caduta di tensione è necessario mantenere
la corrente di porta che generalmente è molto inferiore a quella necessaria
per inizializzare la messa in conduzione.
Il bloccaggio si effettua invertendo la polarità della corrente di porta.
Il GTO viene utilizzato sui convertitori di fortissima potenza poiché è in
grado di controllare le tensioni e le correnti forti (fino a 5 000 V e 5 000 A).
Tuttavia i progressi degli IGBT ne hanno ridotto il mercato.
Il tiristore GTO presenta le seguenti caratteristiche principali:
• allo stato passante:
- una caduta di tensione composta da una tensione di soglia e da una
resistenza interna,
- una corrente di mantenimento di porta (o gate) destinata a ridurre la
caduta di tensione diretta,
- una corrente massima permanente ammessa,
- una corrente di bloccaggio per provocare l’interruzione di corrente.
• allo stato bloccato:
- tensioni inversa e diretta massime ammesse, spesso dissimmetriche,
come con i tiristori rapidi e per gli stessi motivi,
- un tempo di ripristino che è il tempo minimo durante il quale è
necessario mantenere la corrente di estinzione per evitare il suo
rinnesco spontaneo,
- una corrente di porta che consente l’accensione del componente.
I GTO possono funzionare a frequenze di qualche kilohertz.
Il transistor (C Fig.16d)
È un semi-conduttore bipolare controllato costituito da tre zone alternate
P-N-P o N-P-N. Lascia passare la corrente in un solo senso: dall’emettitore
verso il collettore in tecnologia P-N-P, dal collettore verso l’emettitore in
tecnologia N-P-N.
I transistori di potenza in grado di funzionare a tensioni industriali sono
del tipo N-P-N, spesso montati in « Darlington ».
Il transistore è un amplificatore di corrente.
Il valore della corrente comandata dipende quindi dalla corrente di
comando che circola nella base. Tuttavia può funzionare anche in ON/OFF
come interruttore statico: aperto in assenza di corrente di base, chiuso
iniettando nella base una corrente sufficiente per mantenerlo allo stato di
A Fig. 16d L saturazione. Si tratta di un secondo tipo di funzionamento che viene
utilizzato nei circuiti di potenza dei variatori.
I transistori bipolari coprono tensioni fino a 1 200 V e accettano correnti
che possono raggiungere gli 800 A.
Nei convertitori questo componente è stato sostituito dall’IGBT.
Nel funzionamento che ci interessa il transistore bipolare presenta le
seguenti caratteristiche principali:
• allo stato passante:
- una caduta di tensione composta da una tensione di soglia e da una
resistenza interna,
- una corrente massima permanente ammessa,
- un guadagno in corrente β (per mantenere il transistore saturo è
necessario che la corrente iniettata nella base sia superiore alla
corrente che circola nel componente, divisa per il guadagno).

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• allo stato bloccato:


- una tensione diretta massima ammessa.
I transistori di potenza utilizzati in variazione di velocità possono funzio-
nare a frequenze di qualche kilohertz.
L’IGBT (C Fig.16e)
È un transistore di potenza comandato da una tensione applicata ad un
elettrodo chiamata griglia o « gate » isolata dal circuito di potenza, da cui
il nome « Insulated Gate Bipolar Transistor ».
Questo componente richiede delle energie minime per far circolare delle
correnti elevate.
Viene oggi utilizzato in interruttore ON/OFF nella maggior parte dei
convertitori di frequenza fino a potenze elevate (dell’ordine di MW).
Le sue caratteristiche tensione corrente sono simili a quelle dei transistori
A Fig. 16e L bipolari, ma le sue prestazioni in energia di comando e frequenza di
commutazione sono nettamente superiori a tutti gli altri semi-conduttori.
Le caratteristiche degli IGBT progrediscono molto rapidamente; attual-
mente sono disponibili dei componenti alta tensione (> 3 kV) e correnti
elevate (diverse centinaia di Ampere).
Il transistore IGBT presenta le seguenti caratteristiche principali:
• una tensione di comando:
5
- che consente la messa in conduzione e il bloccaggio del componente.
• allo stato passante:
- una caduta di tensione composta da una tensione di soglia e da una
resistenza interna,
- una corrente massima permanente ammessa.
• allo stato bloccato:
- una tensione diretta massima ammessa.
I transistori IGBT utilizzati in variazione di velocità possono funzionare a
frequenze di qualche decine di kilohertz.
Il transistore MOS (C Fig.16f)
Questo componente funziona in modo diverso dai precedenti, mediante
modifica del campo elettrico in un semi-conduttore ottenuta polarizzando
una griglia isolata da cui il nome MOS che stà per Metal Oxide Semiconductor.
Il suo impiego in variazione di velocità è limitato agli utilizzi a bassa
tensione (variatori di velocità alimentati tramite batteria) o bassa potenza,
poiché la superficie di silicio necessaria all’ottenimento di una tensione di
bloccaggio elevata con una caduta di tensione non importante allo stato
passante non è realizzabile dal punto di vista economico.
Il transistore MOS ha le seguenti caratteristiche principali:
A Fig. 16f L • una tensione di comando:
- che consente la messa in conduzione e il bloccaggio del componente.
• allo stato passante:
- una resistenza interna,
- una corrente massima permanente ammessa.
• allo stato bloccato:
- una tensione diretta massima ammessa (che può superare i 1000 V).
I transistori MOS utilizzati in variazione di velocità possono funzionare a
frequenze di alcune centinaia di kilohertz.
Sono d’impiego quasi universale negli alimentatori switching, sotto forma
di componenti discreti o di ciruito integrato comprendente la potenza
(MOS) e i circuiti di comando e regolazione.

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Partenze-motore 5.6 Composizione, componenti degli avviatori


e variatori elettronici
5.7 Variatore-regolatore per motore a corrente
continua
L’IPM (Intelligent Power Module)
Non è proprio un semi-conduttore, ma un assemblaggio (C Fig.17) che
raggruppa un ponte ondulatore a transistori di potenza IGBT e la loro
elettronica di comando basso livello.
Sono contenuti nella stessa cassetta compatta:
- 7 componenti IGBT, di cui sei per il ponte ondulatore e uno per la
frenatura,
- i circuiti di comando degli IGBT,
A Fig. 17 LModulo IPM (Intelligent Power Module) - 7 diodi di potenza di ruota libera associati agli IGBT per consentire la
circolazione di corrente,
- le protezioni contro i cortocircuiti, le sovracorrenti e il superamento dei
limiti di temperatura,
- l’isolamento galvanico di questo modulo.
Il ponte raddrizzatore a diodi è spesso integrato a questo stesso modulo.
Questo assemblaggio consente di gestire nel miglior modo possibile i
vincoli di cablaggio e di comando degli IGBT.

5.7 Variatore-regolatore per motore a corrente continua

b Principio generale
L’antenato dei variatori di velocità per motori a corrente continua è il
gruppo Ward Leonard (C capitolo 3 Motori e carichi).
Questo gruppo, composto da un motore di azionamento, generalmente
asincrono e da un generatore a corrente continua a eccitazione variabile,
alimenta uno o più motori a corrente continua. L’eccitazione è regolata
da un dispositivo elettromeccanico (Amplidyne, Rototrol, Regulex) o da
un sistema statico (amplificatore magnetico o regolatore elettronico).
Questo dispositivo è stato oggi totalmente abbandonato a vantaggio dei
variatori di velocità a semi-conduttori che realizzano in modo statico le
stesse operazioni ma con prestazioni superiori.
I variatori di velocità elettronici sono alimentati ad una tensione fissa a
partire dalla rete alternata e forniscono al motore una tensione continua
variabile.
Un ponte di diodi o un ponte a tiristori, generalmente monofase, consente
l’alimentazione del circuito di eccitazione.
Il circuito di potenza è un raddrizzatore. Poichè la tensione da fornire deve
essere variabile, questo raddrizzatore deve essere di tipo controllato, deve
cioè comprendere componenti di potenza la cui conduzione può essere
comandata (tiristori). La variazione della tensione di uscita si ottiene
limitando più o meno il tempo di conduzione durante ogni semi-periodo.
Più l'innesco del tiristore viene ritardato rispetto allo zero del semi-periodo,
più il valore medio della tensione viene ridotto e, di conseguenza, la
velocità del motore sarà più bassa (ricordiamo che lo spegnimento di un
tiristore avviene automaticamente quando la corrente passa a zero).
Per dei variatori di bassa potenza o dei variatori alimentati da una batteria
di accumulatori, il circuito di potenza, talvolta costituito da transistori di
potenza (chopper), fa variare la tensione continua di uscita regolando il
tempo di conduzione.
Questo modo di funzionamento è detto MLI (Modulazione a Larghezza
d’Impulso).

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b Regolazione
La regolazione consiste nel mantenere con precisione la velocità
al valore impostato nonostante i disturbi (variazione della coppia resistente,
della tensione di alimentazione, della tempertaura).
Comunque, in fase di accelerazione o in caso di sovraccarico, l'intensità
della corrente non deve raggiungere un valore tale da danneggiare il
motore o il dispositivo di alimentazione.
Un anello di regolazione interno al variatore mantiene la corrente
ad un valore accettabile. Questo limite è accessibile per consentire
la regolazione in funzione delle caratteristiche del motore.
La velocità è fissata da un segnale, analogico o digitale, trasmesso
tramite un bus di campo o da un altro dispositivo che fornisce una
tensione immagine della velocità desiderata.
Il riferimento può essere fisso o variare durante il ciclo di funzionamento
della macchina azionata.
Delle rampe di accelerazione e di decelerazione regolabili applicano in
modo progressivo la tensione di riferimento corrispondente alla velocità
desiderata.
L’evoluzione di questa rampa può seguire tutte le forme volute.
La regolazione delle rampe definisce la durata dell’accelerazione e del 5
rallentamento.
Ad anello chiuso la velocità reale viene misurata permanentemente da una
dinamo tachimetrica o da un generatore di impulsi (C capitolo 6
Acquisizioni di dati) e confrontata con il riferimento. Se viene rilevato uno
scarto, l'elettronica di controllo realizza una correzione della velocità.
La gamma di velocità si estende da alcuni giri al minuto fino alla velocità
massima. All’interno di questa gamma di variazione, si ottiene facilmente
una precisione superiore all’1 % in regolazione analogica e superiore a
1 / 1 000 in regolazione digitale. Accumulando tutte le variazioni possibili
(vuoto/carico, variazione di tensione, di temperatura, ecc...), la regolazione
può anche essere effettuata a partire dalla misura della tensione del
motore tenendo conto della corrente che lo attraversa.
Le prestazioni sono in questo caso nettamente inferiori, sia nella gamma
di velocità che nella precisione (qualche % tra marcia a vuoto e marcia in
carico).

b Inversione del senso di marcia e frenatura con


recupero di energia
Per invertire il senso di marcia, è necessario invertire la tensione
dell’indotto mediante dei contattori (soluzione ormai abbandonata) o in
statico mediante inversione della polarità di uscita del variatore di velocità
o della polarità della corrente di eccitazione.
Quest’ultima soluzione è molto rara data la costante di tempo dell’induttore.
Quando si desidera una frenatura controllata o il tipo di carico la impone
(coppia di azionamento), è necessario rinviare l’energia alla rete.
In fase di frenatura il variatore funziona come ondulatore, in altri termini la
potenza che lo attraversa è negativa.
A Fig. 18 LSchema di un variatore con
inversione di marcia e frenatura I variatori in grado di effettuare i due tipi di funzionamento (inversione e
mediante recupero di energia per frenatura mediante recupero di energia) sono dotati di due ponti collegati
un motore a corrente continua in antiparallelo (C Fig.18).
Ciascuno dei due ponti consente di invertire la tensione, la corrente e il
segno dell’energia che circola tra la rete e il carico.

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Partenze-motore 5.7 Variatore-regolatore per motore a


corrente continua
5.8 Convertitore di frequenza per motore
asincrono
b Modi di funzionamento possibili
Il tipo di carico viene trattato in modo più dettagliato nel capitolo 3
Motori e carichi. Per quanto riguarda il funzionamento del motore a
corrente continua, verrà trattato il funzionamento « a coppia costante » e il
funzionamento a « potenza costante ».
v Funzionamento detto a « coppia costante »
Ad eccitazione costante, la velocità del motore dipende dalla tensione
applicata all’indotto del motore. La variazione di velocità è possibile
dall’arresto fino alla tensione nominale del motore scelta in funzione della
tensione alternata d’alimentazione.
La coppia motore è proporzionale alla corrente d’indotto e la coppia
nominale della macchina può essere ottenuta in modo continuo a tutte le
velocità.
v Funzionamento detto a « potenza costante »
Quando la macchina è alimentata alla sua tensione nominale è ancora
possibile aumentare la sua velocità riducendo la corrente di eccitazione.
Il variatore di velocità deve, in questo caso, comprendere un ponte
raddrizzatore controllato che alimenta il circuito di eccitazione.
La tensione d’indotto rimane allora fissa e uguale alla tensione nominale e la
corrente di eccitazione viene regolata per ottenere la velocità desiderata.
La potenza viene espressa con la formula:
P=E.I
ove
E rappresenta la tensione di alimentazione,
I rappresenta la corrente d’indotto.
La potenza, per una data corrente d’indotto, è quindi costante sull’intera
gamma di velocità, ma la velocità massima viene limitata da due
parametri:
- il limite meccanico legato all’indotto e in particolare la forza centrifuga
massima supportabile dal collettore,
- le possibilità di commutazione della macchina, generalmente più
limitative.
Il costruttore del motore deve quindi effettuare la scelta più corretta,
soprattutto in funzione della gamma di velocità a potenza costante.

5.8 Convertitore di frequenza per motore asincrono


Il variatore di velocità per motore asincrono riprende gli stessi principi
base del variatore per motore a corrente continua.
La comparsa sul mercato di variatori di velocità economici per motori
asincroni è abbastanza recente. In Francia Schneider Electric è stata una
delle aziende pioniere del settore. L’evoluzione delle tecnologie ha
permesso la realizzazione di variatori economici, affidabili e performanti.

b Principio generale
Il convertitore di frequenza, alimentato a tensione e frequenza fisse
dalla rete, garantisce al motore, in funzione delle esigenze di velocità,
la sua alimentazione a corrente alternata con tensione e frequenza variabili.
Per alimentare correttamente un motore asincrono a coppia costante,
qualsiasi sia la velocità, è necessario mantenere il flusso costante;
perché questo si verifichi occorre che la tensione e la frequenza evolvano
simultaneamente e nelle stesse proporzioni.

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b Composizione
Il circuito di potenza è composto da un raddrizzatore e un convertitore
che, a partire dalla tensione raddrizzata, produce una tensione di
ampiezza e frequenza variabili (C Fig. 19).
Per rispettare la direttiva CE e le norme associate, a monte del ponte
A Fig. 19 LSchema di principio di un convertitore raddrizzatore viene posizionato un filtro «rete».
di frequenza
v Il raddrizzatore
Il raddrizzatore è generalmente dotato di un ponte raddrizzatore a diodi e
di un circuito di filtraggio costituito da uno o più condensatori in funzione
della potenza. Un circuito di limitazione controlla la corrente alla messa
sotto tensione del variatore. Alcuni convertitori utilizzano un ponte a
tiristori per limitare la corrente di spunto dei condensatori di filtraggio,
caricati ad un valore più o meno uguale al valore cresta della sinusoide
rete (circa 560 V in 400 V trifase).
Malgrado la presenza di circuiti di scarica, i condensatori potrebbero conservare
una tensione pericolosa in assenza della tensione rete. Un intervento all’interno
del prodotto può quindi essere effettuato esclusivamente da personale qualificato
che ben conosce le precauzioni indispensabili da prendere (circuito di scarico
aggiuntivo o conoscenza del tempo di attesa).
v L’ondulatore
Il ponte ondulatore, collegato a questi condensatori, utilizza sei semi- 5
conduttori di potenza (solitamente degli IGBT) e dei diodi di ruota libera
associati.
Questo tipo di variatore è destinato all'alimentazione dei motori asincroni
a gabbia. L’Altivar di Schneider Electric consente di creare una mini-rete
elettrica a tensione e frequenza variabili in grado di alimentare un unico
motore o diversi motori in parallelo.
Comprende:
- un raddrizzatore con condensatori di filtraggio,
- un ondulatore a 6 IGBT e 6 diodi,
- un chopper collegato ad una resistenza di frenatura (generalmente
esterna al prodotto),
- i circuiti di comando dei transistori IGBT,
- un’unità di controllo organizzata intorno ad un microprocessore che
garantisce il comando dell’ondulatore,
- sensori interni per misurare la corrente motore, la tensione continua
presente ai morsetti dei condensatori e in alcuni casi le tensioni
presenti ai morsetti del ponte raddrizzatore e del motore oltre che tutte
le grandezze necessarie al controllo e alla protezione dell’insieme
moto-variatore,
- un’alimentazione per i circuiti elettronici basso livello.
L’alimentazione viene realizzata da un circuito a sezionamento collegato ai
morsetti dei condensatori di filtraggio che utilizza la riserva di energia.
In tal modo l’Altivar permette di evitare fluttuazioni della rete e brevi
interruzioni della tensione, offrendo prestazioni interessanti in presenza di
reti fortemente disturbate.

b La variazione di velocità
La generazione di tensione di uscita si ottiene mediante modulazione
della tensione raddrizzata attraverso impulsi la cui durata, quindi
larghezza, viene modulata in modo tale che la corrente alternata risultante
A Fig. 20 LLa modulazione di larghezza di impulsi sia il più possibile sinusoidale (C Fig.20).
Questa tecnica conosciuta con il nome di MLI (Modulazione a Larghezza
d’Impulsi o PWM in inglese) condiziona la rotazione regolare a bassa
velocità e limita i riscaldamenti.
La frequenza di modulazione è un compromesso: deve essere sufficientemente
elevata per ridurre l’ondulazione di corrente e il rumore nel motore senza
naturalmente aumentare le perdite nel ponte ondulatore e nei semi-conduttori.
Due rampe regolano l'accelerazione e il rallentamento.

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Partenze-motore 5.8 Convertitore di frequenza


per motore asincrono

b Le protezioni integrate
Il variatore è autoprotetto e a sua volta protegge il motore contro i
riscaldamenti eccessivi, bloccandosi fino al ripristino di una temperatura
accettabile.
Lo stesso vale per tutti i disturbi o le anomalie che possono alterare il
funzionamento dell’insieme, quali sovratensioni, sottotensioni, assenze di
fase in ingresso o uscita.
Alcuni modelli di variatore integrano in un unico modulo IPM (Intelligent
Power Module) il raddrizzatore, l’ondulatore, il chopper, il comando e le
protezioni contro i cortocircuiti.

b Legge di comando del motore asincrono


I variatori di velocità per motori asincroni di prima generazione utilizzavano il
comando scalare o V/Hz, che dal punto di vista economico rappresentava
l’unica possibilità realizzabile. La comparsa dei microprocessori con le
loro notevoli potenze di calcolo ha permesso il passaggio al controllo
vettoriale, molto più performante. I costruttori di variatori propongono
oggi sulla maggior parte dei loro prodotti il controllo scalare, il controllo
vettoriale senza sensore e, su alcuni modelli il controllo vettoriale con
sensore.
v Funzionamento in U/f
In questo tipo di funzionamento il riferimento velocità impone una
frequenza all’ondulatore e di conseguenza al motore, determinando la
velocità di rotazione. La tensione d’alimentazione è in relazione diretta
con la frequenza. Questo funzionamento viene spesso chiamato
funzionamento a U/f costante o funzionamento scalare.
Se non viene effettuata nessuna compensazione, la velocità reale varia con il
carico e in questo modo la gamma di funzionamento e le prestazioni vengono
limitate. Una compensazione sommaria può essere utilizzata per tener conto
dell’impedenza interna del motore e limitare la caduta di velocità in carico.
v Controllo vettoriale di flusso senza trasduttore
Grazie all’elettronica di comando che utilizza il controllo vettoriale di
flusso o CVF (CFig.21) le prestazioni aumentano notevolmente.

A Fig. 21 LSchema di principio di un variatore a controllo vettoriale di flusso

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Quasi tutti i variatori moderni integrano questa funzione di base.


Nella maggior parte delle applicazioni, l’impostazione o la valutazione dei
parametri della macchina consente di fare a meno del sensore di velocità.
In questo caso un motore standard può essere utilizzato con la limitazione
usuale del funzionamento prolungato a bassa velocità.
Il variatore elabora le informazioni a partire dalle grandezze misurate ai
morsetti della macchina (tensione e corrente).
Questo modo di controllo offre prestazioni accettabili senza aumentare i
costi.
Per ottenere tali prestazioni è necessario conoscere alcuni parametri della
macchina.
Alla messa in servizio l’operatore deve inserire nei parametri di
regolazione del variatore le caratteristiche indicate sulla targa motore:
UNS: tensione nominale motore,
FRS: frequenza nominale statore,
NCR: corrente nominale statore,
NSP: velocità nominale,
COS: coseno motore.
Queste sigle vengono utilizzate dai variatori Altivar di Schneider Electric.
A partire da questi valori il variatore calcola le caratteristiche del rotore: 5
Lm, Tr. (Lm: induttanza magnetizzante, Tr: momento della coppia).
Alla messa sotto tensione un variatore con controllo vettoriale di flusso
senza sensore (tipo ATV71 di Schneider Electric) esegue un’autoregolazione
che gli consente di determinare i parametri statorici Rs, Lf.
Questa misura può essere effettuata con motore collegato alla meccanica.
La durata varia in funzione della potenza motore (da 1 a 10 s).
Questi valori vengono memorizzati e consentono al prodotto di elaborare
le leggi di comando.
L’oscillogramma della Fig. 22 rappresenta la messa in velocità di un
motore alla sua coppia nominale alimentato da un variatore senza sensore.
Si noterà la linearità della messa in velocità e la rapidità di ottenimento
della coppia nominale (meno di 0.2 s).
La velocità nominale si ottiene in 0.8 secondi.

A Fig. 22 LCaratteristiche di un motore alla sua messa sotto tensione mediante


un variatore con controllo vettoriale di flusso senza sensore
(tipo ATV71 – Schneider Electric)

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Partenze-motore 5.8 Convertitore di frequenza


per motore asincrono

v Variatore con controllo vettoriale di flusso ad anello chiuso con


trasduttore
Il controllo vettoriale di flusso ad anello chiuso con trasduttore è un’altra
possibilità. Questa soluzione ricorre alla trasformata di Park e consente di
controllare indipendentemente la corrente (Id) garantendo il flusso nella
macchina e la corrente (Iq) garantendo la coppia (uguale al prodotto Id, Iq).
Il comando del motore è analogo a quello di un motore a corrente continua.
Questa soluzione (C Fig.23) garantisce la risposta alle applicazioni
esigenti: forte dinamica durante i transitori, precisione di velocità, coppia
nominale all’arresto.

A Fig. 23 LSchema di principio di un variatore con controllo vettoriale di flusso


con trasduttore

La coppia massima transitoria è pari a 2 o 3 volte la coppia nominale


a seconda del tipo di motore.
Inoltre, la velocità massima raggiunge spesso il doppio della velocità
A Fig. 24 LOscillogramma della messa in velocità
di un motore, caricato alla sua coppia nominale, o di più se il motore lo permette dal punto di vista meccanico.
nominale alimentato mediante un Questo tipo di controllo consente anche delle bande passanti molto
variatore con controllo vettoriale di elevate e delle prestazioni paragonabili e anche superiori a quelle dei
flusso (tipo ATV71 – Schneider Electric).
migliori variatori a corrente continua. In compenso, il motore utilizzato non
è di costruzione standard per la presenza di un encoder ed
eventualmente di una ventilazione forzata.
L’oscillogramma della Fig. 24 rappresenta la messa in velocità di un
motore caricato alla sua coppia nominale, alimentato mediante un
variatore con controllo vettoriale di flusso con trasduttore.
La scala dei tempi è di 0.1 s per divisione. Rispetto allo stesso prodotto
senza sensore, l’aumento delle prestazioni è sensibile. La coppia
nominale si stabilisce in 80 ms e il tempo di salita in velocità, nelle stesse
condizioni di carico, è di 0.5 secondi.
In conclusione, la tabella della Fig. 25 mette a confronto le rispettive
prestazioni di un variatore nelle tre configurazioni possibili.

b Inversione del senso di marcia e frenatura


Per invertire il senso di marcia, un ordine esterno (su un ingresso dedicato
A Fig. 25 LPrestazioni rispettive di un variatore a questo effetto, oppure per un segnale che circola su un bus di
nelle tre configurazioni possibili (tipo comunicazione) genera l’inversione nell’ordine di funzionamento dei
ATV71 – Schneider Electric) componenti dell’ondulatore, quindi del senso di rotazione del motore.

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Sono possibili diversi funzionamenti.


v 1° caso: inversione immediata del senso di comando dei
semiconduttori
Se il motore è sempre in rotazione al momento dell’inversione del senso
di marcia, si avrà uno scorrimento importante e la corrente nel variatore
sarà uguale alla soglia massima ammessa (limitazione interna).
La coppia di frenatura è debole a causa del forte scorrimento e la
regolazione interna riporta il riferimento di velocità ad un valore basso.
Quando il motore raggiunge la velocità nulla, si avrà l’inversione della
velocità secondo la rampa. L’eccesso di energia non assorbita dalla
coppia resistente e dagli attriti viene dissipata nel rotore.
v 2° caso: inversione del senso di comando dei semiconduttori
preceduta da una decelerazione con o senza rampa
Se la coppia resistente della macchina è tale che la decelerazione
naturale è più rapida della rampa fissata dal variatore, quest’ultimo
continuerà a fornire energia al motore.
La velocità diminuisce progressivamente e si inverte. Se la coppia
resistente della macchina è tale da avere una decelerazione naturale più
lenta della rampa fissata dal variatore, il motore si comporterà come un
generatore ipersincrono e restituirà energia al variatore.
Tuttavia, dal momento che la presenza del ponte di diodi impedisce il 5
rinvio di energia verso la rete, i condensatori di filtraggio si caricano, la
tensione aumenta e il variatore si blocca.
Per evitare questo è necessario disporre di una resistenza collegata ai
morsetti dei condensatori mediante un chopper in modo da limitare la
tensione ad un valore accettabile. La coppia di frenatura sarà limitata solo
più dalle capacità del variatore di velocità: la velocità diminuisce
progres-sivamente e s’inverte.
Per questo tipo di funzionamento il costruttore del variatore fornisce delle
resistenze di frenatura dimensionate in funzione della potenza del motore
e delle energie da dissipare.
Poiché nella maggior parte dei casi il chopper è incluso di base nel
variatore, solo la presenza di una resistenza di frenatura distingue un
variatore in grado di garantire una frenatura controllata.
Questo modo di frenatura quindi risulta essere particolarmente economico.
Questo tipo di funzionamento consente di rallentare un motore fino
all’arresto senza necessariamente invertire il senso di rotazione.
v 3° caso: funzionamento prolungato in frenatura
Un caso tipo di applicazione è rappresentato dai banchi di prova per
motori. Essendo impossibile ipotizzare la dissipazione dell’energia così
prodotta nelle resistenze, il bilancio energetico sarebbe inaccettabile e la
dissipazione delle calorie problematica. La maggior parte dei costruttori
propone della associazioni che consentono di restituire alla rete l’energia
recuparata.
Generalmente il ponte di diodi collegato alla rete viene sostituito da un
ponte di semiconduttori controllati composto da IGBT. La restituzione,
con un comando MLI adatto, avviene nella maggior parte dei casi sotto
forma di corrente sinusoidale.
v Altre possibilità di frenatura
Una frenatura economica può essere facilmente realizzata facendo
funzionare l’uscita del variatore come chopper con iniezione di corrente
continua negli avvolgimenti. La coppia di frenatura non è controllata.
Si tratta di un metodo poco efficace soprattutto a grande velocità, che
non assicura il controllo della rampa di decelerazione.
Tuttavia è una soluzione pratica per diminuire il tempo di arresto naturale
della macchina. Poiché l’energia viene dissipata nel rotore questo tipo di
funzionamento è, per natura, occasionale.

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Partenze-motore 5.8 Convertitore di frequenza


per motore asincrono

b I modi di funzionamento possibili


v Funzionamento detto a « coppia costante »
Finchè la tensione fornita dal variatore può evolvere e nella misura in cui il
flusso nella macchina è costante (rapporto U/f costante o meglio ancora
con controllo vettoriale di flusso), la coppia motore sarà grosso modo
proporzionale alla corrente e la coppia nominale della macchina potrà
essere ottenuta sull’intera gamma di velocità (C Fig.26a).
Tuttavia il funzionamento prolungato alla coppia nominale a bassa velocità
A Fig. 26a LCoppia di un motore asincrono a è possibile solo se è prevista una ventilazione forzata del motore che
carico costante alimentato da un richiede quindi un motore speciale. I variatori moderni dispongono di
convertitore di frequenza [a] – zona di circuiti di protezione che stabiliscono un’immagine termica del motore in
funzionamento a coppia costante, [b] –
funzione della corrente, dei cicli di funzionamento e della velocità di
zona di funzionamento a potenza
costante rotazione: la protezione del motore è quindi garantita.
v Funzionamento detto a « potenza costante »
Quando la macchina è alimentata a tensione nominale è ancora possibile
aumentarne la velocità alimentandola ad una frequenza superiore a quella
della rete di distribuzione. Tuttavia, dal momento che la tensione di uscita
del convertitore non può superare quella della rete, la coppia disponibile
si abbassa in modo inversamente proporzionale all’aumentare della
velocità (C Fig.26b).
Al di sopra della velocità nominale, il motore non funziona più a coppia
costante, ma a potenza costante (P = Cω), fino a quando la caratteristica
nominale del motore lo consente.
La velocità massima è limitata da due parametri:
- il limite meccanico legato al rotore,
- la riserva di coppia disponibile.
A Fig. 26b LCoppia di un motore asincrono a Per una macchina asincrona alimentata a tensione costante, dal momento
carico costante alimentato da un che la coppia massima varia con il quadrato della velocità (C capitolo 3
convertitore di frequenza [a] – zona di Motori e carichi), il funzionamento a « potenza costante » è possibile solo
funzionamento a coppia costante, [b] – all’interno di una gamma limitata di velocità determinata dalla
zona di funzionamento a potenza
costante caratteristica di coppia della macchina.

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5.9 Variatore di tensione


per motore asincrono

5.9 Variatore di tensione per motore asincrono

b Storia e presentazione
Questo dispositivo di variazione della tensione (C Fig.27) utilizzabile per
l’illuminazione e il riscaldamento non viene praticamente più utilizzato
come variatore di velocità.
Nel passato questa soluzione veniva utilizzata con motori asincroni
a gabbia resistente o ad anelli. Il modo di funzionamento è riportato nella
Fig. 28. Si può chiaramente vedere che una variazione di velocità è
possibile facendo variare la tensione e in particolare con un motore a
gabbia resistente. Questi motori asincroni sono nella maggior parte dei
casi trifase, solo occasionalmente monofase per le piccole potenze (fino a
3 kW circa). Molto utilizzati in passato per alcune applicazioni quali la
variazione di velocità dei piccoli ventilatori, i variatori di tensione sono
quasi scomparsi a vantaggio dei più economici convertitori di frequenza.

5
A Fig. 27 LAvviatore di motori asincroni e forma
della corrente d’alimentazione

A Fig. 28 LCoppia disponibile di un motore asincrono alimentato a tensione


variabile e il cui ricevitore presenta una coppia resistente parabolica
(ventilatore) [a] – motore a gabbia di scoiattolo,
[b] – motore a gabbia resistente

Il variatore di tensione, chiamato anche soft starter, è universalmente


utilizzato per l’avviamento dei motori.
I motori asincroni sono nella maggior parte dei casi trifase, solo
occasionalmente monofase per le piccole potenze (fino a 3 kW circa).
Il variatore di tensione viene utilizzato come avviatore rallentatore
progressivo se non è necessaria una coppia di avviamento elevata e
consente di limitare lo spunto di corrente, la caduta di tensione che ne
deriva e gli urti meccanici dovuti alla comparsa improvvisa della coppia.
Tra le applicazioni più comuni citiamo l’avviamento delle pompe
centrifughe e dei ventilatori, dei nastri trasportatori, delle scale mobili,
degli impianti di lavaggio automobili (a tunnel), delle macchine dotate di
cinghie, ecc... e in variazione di velocità sui motori di bassissima potenza
o sui motori universali, come negli utensili elettrici portatili.
Nel caso delle pompe la funzione rallentatore consente anche di eliminare
i colpi di ariete.
Sul mercato sono disponibili tre tipi di avviatori: ad una fase controllata
nelle piccole potenze, a due fasi controllate (la terza è una connessione
diretta), o con tutte le fasi controllate.
I primi due sistemi sono adatti solo per cicli di funzionamento poco severi
a causa dell’elevato tasso di armoniche.

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Partenze-motore 5.9 Variatore di tensione


per motore asincrono

b Principio generale
Il gruppo di potenza comprende per ciascuna fase 2 tiristori montati in
antiparallelo (C Fig. 28).
La variazione di tensione si ottiene facendo variare il tempo di conduzione
dei tiristori nel corso di ogni semi-periodo. Più l'istante di innesco viene
ritardato, più il valore della tensione risultante sarà basso.
L'innesco dei tiristori è gestito da un microprocesssore che garantisce
anche le seguenti funzioni:
- controllo delle rampe di aumento tensione e di diminuzione tensione
regolabili; la rampa di decelerazione potrà essere seguita solo se il
tempo di decelerazione naturale del sistema azionato è più lungo,
- limitazione di corrente regolabile,
- sovracoppia all’avviamento,
- comando di frenatura con iniezione di corrente continua,
- protezione del variatore contro i sovraccarichi,
- protezione del motore contro i riscaldamenti dovuti ai sovraccarichi o
agli avviamenti troppo frequenti,
- rilevamento squilibri o assenze di fase, difetti tiristori.
Un’unità di regolazione dei diversi parametri di funzionamento offre un
valido aiuto alla messa in servizio, all'impiego e alla manutenzione.
Alcuni variatori di tensione come l’Altistart (Schneider Electric) possono
comandare l’avviamento e il rallentamento
- di un solo motore,
- di più motori simultaneamente, entro i limiti del suo calibro,
- di più motori in successione mediante commutazione.
In regime stabilito, ogni motore viene alimentato direttamente dalla
rete attraverso un contattore.
Solo l’Altistart dispone di un dispositivo brevettato che consente una
stima della coppia motore permettendo di effettuare accelerazioni e
decelerazioni lineari e, se necessario, di limitare la coppia motore.

b Inversione del senso di marcia e frenatura


L’inversione del senso di marcia si effettua mediante inversione delle fasi
d’ingresso dell’avviatore. La frenatura si effettua quindi in contro corrente
e tutta l’energia viene dissipata nel rotore della macchina.
Il funzionamento è quindi per natura intermittente.

b Frenatura di rallentamento mediante iniezione di


corrente continua
Una frenatura economica è facilmente realizzabile facendo funzionare
l’uscita dell’avviatore come raddrizzatore iniettando una corrente continua
negli avvolgimenti.
La coppia di frenatura non è controllata e la frenatura è poco efficace,
soprattutto a grande velocità. Di conseguenza la rampa di decelerazione
non è controllata. Si tratta di una soluzione pratica per diminuire il tempo
di arresto naturale della macchina.
Poichè l’energia viene dissipata nel rotore questo modo di funzionamento
è occasionale.

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5.10 Moto-variatori sincroni

5.10 Moto-variatori sincroni

b Principio generale
I motovariatori sincroni (C Fig. 29) sono l’associazione di un convertitore
di frequenza e di un motore sincrono a magneti permanenti dotato di un
sensore. Questi servomotori vengono spesso chiamati « motori brushless ».
Questi servomotori sono destinati a mercati specifici, come quello dei
robot, dell’automazione o delle macchine-utensili, che richiedono volumi
ridotti, accelerazioni rapide e una banda passante tesa.

b Il motore
Questo tipo di motore è presentato nel capitolo sui motori e quanto segue
completa le informazioni per consentire al lettore di comprendere l’alimen-
tazione con variatore di velocità. Il rotore del motore è dotato di magneti
permanenti in neodimio e samario (terre rare) per ottenere un campo elevato
in un volume ridotto. Lo statore comprende avvolgimenti trifase A, B, C (C
Fig.30).
Questo tipo di motori possono accettare correnti di sovraccarico importanti
A Fig. 29 LFotografia di un moto-variatore
sincrono (Variatore Lexium + motore,
per realizzare accelerazioni molto rapide. Questo tipo di motori sono
dotati di un sensore per indicare al variatore la posizione angolare dei poli
5
Schneider Electric)
del motore, al fine di garantire la commutazione degli avvolgimenti (C Fig.31).

A Fig. 30 LRappresentazione semplificata dello


statore motore sincrono a magneti
permanenti « motore brushless »

A Fig. 31 LRappresentazione semplificata di un motore sincrono a magneti


permanenti « motore brushless » che illustra il sensore angolare di
posizione del rotore

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Partenze-motore 5.10 Moto-variatori sincroni


5.11 Moto-variatori passo-passo

b Il variatore
Nella sua composizione il variatore è simile ad un convertitore di
frequenza: funziona in modo analogo.
È costituito da un raddrizzatore e da un ondulatore a transistor a modula-
zione di larghezza di impulsi (MLI) che fornisce una corrente di uscita di
forma sinusoidale. È frequente trovare più variatori di questo tipo alimentati
da una stessa sorgente di corrente continua. Su una macchina-utensile,
ad esempio, ciascun variatore comanda uno dei motori associati agli assi
della macchina. Una sorgente comune a corrente continua alimenta in
parallelo il gruppo di variatori. Questo tipo di installazione consente di
mettere a disposizione dell’insieme di variatori l’energia che verrebbe dalla
frenatura di uno degli assi.
Come nei convertitori di frequenza una resistenza di frenatura associata
ad un chopper consente di smaltire l’energia di frenatura in eccesso.
Le funzioni di asservimento dell’elettronica e le basse costanti di tempo
meccaniche ed elettriche garantiscono accelerazioni e più in generale
bande passanti molto elevate unite ad una grandissima dinamica di
velocità.

5.11 Moto-variatori passo-passo

b Principio generale
Il motovariatore passo-passo, progettualmente simile ad un convertitore
di frequenza, è un apparecchio che associa l’elettronica di potenza ad un
motore passo-passo.
Funzionano ad anello aperto (senza trasduttore) e sono adatti alle
applicazioni di posizionamento.

b Il motore
Il motore può essere a riluttanza variabile (VR(), a magneti permanenti o
combinare le due soluzioni (C per informazioni dettagliate, capitolo 3
Motori e carichi).

b Il variatore
Nella composizione il variatore è analogo ad un convertitore di frequenza
(raddrizzatore, filtraggio e ponte costituito da semiconduttori di potenza).
Lo stadio di uscita alimenta le bobine del motore passo-passo, come
nell’esempio della Fig. 32 per un motore passo-passo bipolare.
Tuttavia il suo funzionamento è fondamentalmente diverso nella misura
in cui l’obiettivo è iniettare una corrente costante negli avvolgimenti.

A Fig. 32 LSchema di principio di un variatore per motore bipolare passo-passo

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5.11 Moto-variatori passo-passo


5.12 Le funzioni complementari
dei variatori di velocità

Talvolta ricorre alla modulazione a larghezza d’impulsi (MLI) per ottenere


migliori prestazioni, soprattutto nei tempi di salita della corrente (C Fig.33),
permettendo in tal modo di estendere la gamma di funzionamento.
Il funzionamento (C Fig.34) a micropassi, già citato nel capitolo 3 Motori e
carichi, consente di moltiplicare artificialmente il numero di posizioni
possibili del rotore creando degli stadi successivi nelle bobine, per
ciascuna sequenza. Le correnti in entrambe le bobine sembreranno quindi
due correnti alternate sfasate di 90°.

A Fig. 33 LAndatura della corrente risultante di un


comando a MLI

A Fig. 34 LDiagramma, curve di corrente e principio di gradi per un comando a


micropassi di un moto-variatore passo-passo

Il campo risultante è la composizione vettoriale dei campi creati dalle due


bobine. Il rotore assume così tutte le posizioni intermedie possibili.
Lo schema rappresenta le correnti di alimentazione delle bobine B1 e B2
e le posizioni del rotore sono rappresentate dal vettore.

5.12 Le funzioni complementari dei variatori di velocità

b Le possibilità di dialogo
Per poter assicurare un funzionamento corretto del motore, i variatori
integrano un certo numero di sensori per il controllo della tensione, delle
correnti e dello stato termico del motore. Questi dati, indispensabili per il
variatore, possono essere utili per l’utilizzo.
Grazie ai progressi tecnologici e ai bus di campo I variatori e gli avviatori
più recenti integrano funzioni di dialogo avanzate. Consentono quindi la
generazione di informazioni utilizzabili da un controllore programmabile e
da un supervisore per il comando della macchina; le informazioni di
controllo vengono fornite dal controllore programmabile attraverso lo
stesso canale.
La funzione di dialogo mette a disposizione le seguenti informazioni:
- impostazioni di velocità,
- ordini di marcia o di arresto,
- regolazioni iniziali del variatore o modifiche delle regolazioni con
motore in funzione,
- stato del variatore (marcia, arresto, sovraccarico, difetto),
- allarmi,
- stato del motore (velocità, coppia, corrente, temperatura).

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Partenze-motore 5.12 Le funzioni complementari


dei variatori di velocità

Le funzioni di dialogo vengono utilizzate anche in collegamento con un PC


per semplificare le regolazioni all’avviamento (telecaricamento) o per
l’archiviazione delle regolazioni iniziali.

b Le funzioni integrate
Per assicurare un gran numero di applicazioni i variatori dispongono di
diversi parametri di regolazione quali:
- i tempi delle rampe di accelerazione e di decelerazione,
- la forma delle rampe (lineari, a S, a U o configurabili),
- le commutazioni di rampe che permettono di ottenere due rampe di
accelerazione o di decelerazione per consentire ad esempio un
accostamento in dolcezza,
- la riduzione della coppia massima comandata da un ingresso logico o
da un’impostazione,
- la marcia passo-passo,
- la gestione del comando di un freno per le applicazioni di sollevamento,
- la scelta di velocità preselezionate,
- la presenza di ingressi sommatori che consentono di sommare le
impostazioni di velocità,
- la commutazione dei riferimenti presenti all’ingresso del variatore,
- la presenza di un regolatore PI per gli asservimenti semplici (velocità o
portata ad esempio),
- l’arresto automatico in seguito ad un’interruzione rete che permette la
frenatura del motore,
- il recupero automatico con ricerca della velocità del motore per una
ripresa al volo,
- la protezione termica del motore a partire da un’immagine generata
nel variatore,
- la possibilità di collegamento di sonde PTC integrate al motore,
- l’occultazione di frequenza di risonanza della macchina (la velocità
critica viene occultata in modo che il funzionamento permanente a
quella frequenza sia reso impossibile),
- il blocco temporizzato a bassa velocità nelle applicazioni di
pompaggio in cui il fluido partecipa alla lubrificazione della pompa ed
evita il grippaggio.
Sui modelli più sofisticati di variatori quali l’ATV61 - ATV71
di Schneider Electric queste funzioni sono spesso funzioni base.

b Le schede opzionali
Per le applicazioni più complesse i costruttori offrono delle schede
opzionali che consentono di realizzare funzioni specifiche, quali ad
esempio il controllo vettoriale di flusso con sensore, oppure schede
dedicate ad una funzione specifica.
Sono ad esempio disponibili:
- schede « commutazione di pompe » per realizzare in modo economico
una stazione di pompaggio con un solo variatore che alimenta in
successione più motori,
- schede « multimotori »,
- schede « multiparametri» che consentono la commutazione
automatica dei parametri predefiniti nel variatore,
- schede personalizzate sviluppate su specifica richiesta del Cliente.
Alcuni costruttori propongono anche delle schede controllore integrate al
variatore per le applicazioni semplici. L’operatore dispone quindi di
istruzioni di programmazione e di I/O per la realizzazione di piccoli sistemi
di automazione che non giustificano la presenza di un controllore
programmabile.

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5.13 I variatori di velocità


e il bilancio energetico

5.13 I variatori di velocità e il bilancio energetico

b Fattore di sfasamento
v Nota
Il fattore di sfasamento o coseno ϕ è il coseno dell’angolo di sfasamento
della corrente rispetto alla tensione. Il fattore di sfasamento ha significato
solo per tensioni e correnti sinusoidali della stessa frequenza.
Se la corrente prelevata alla sorgente presenta delle armoniche, come
accade per la maggior parte dei variatori di velocità, il fattore di potenza
sarà per definizione lo sfasamento della fondamentale (o prima armonica)
della corrente rispetto alla fondamentale della tensione d’alimentazione.
v 1° caso: il circuito d’ingresso composto da semiconduttori
comandati tipo tiristore (es. variatore per motore a corrente continua)
Il fattore di sfasamento è all’incirca uguale al coseno dell’angolo di ritardo
all’innesco. In altri termini se la tensione di uscita è bassa (bassa velocità),
il coseno ϕ è basso. Se la tensione di uscita è elevata (velocità elevata) il
coseno ϕ si avvicina all’unità.
Il coseno ϕ diventa negativo se il variatore restituisce energia alla rete nel
caso di variatore reversibile. 5
v 2 caso: ponte di diodi composto da diodi (es. convertitore di
°

frequenza per motore asincrono)


La componente fondamentale della corrente è quasi in fase con la
tensione d’alimentazione e il coseno ϕ è vicino a 1.
v 3° caso: circuito d’ingresso composto da semiconduttori
comandati tipo IGBT
Questa soluzione viene utilizzata per prelevare corrente sinusoidale.
Con un comando MLI appropriato, il coseno ϕ è pari o vicino a 1.

Un convertitore di frequenza associato ad un motore asincrono ha un miglior


fattore di sfasamento rispetto al motore stesso. Infatti il ponte di diodi di cui
generalmente è dotato questo tipo di convertitore ha un fattore di sfasamento
vicino a 1. Sono i condensatori di filtraggio integrati nel variatore che fungono da
« riserva » di energia reattiva.

b Fattore di potenza
v Nota
Il fattore di potenza è il rapporto tra la potenza apparente S e la potenza
attiva P.
Fp = P/S
La potenza attiva P è il prodotto della tensione fondamentale per la
corrente fondamentale e il coseno ϕ
P = U x I x coseno ϕ
La potenza apparente S è uguale al prodotto del valore efficace della
tensione per il valore efficace della corrente. Se la tensione e la corrente
sono deformate sarà necessario effettuare la somma quadratica dei valori
efficaci di ciascun ordine.
Se l’impedenza della rete è bassa (come si verifica generalmente),
la tensione d’alimentazione sarà vicina alla sinusoide. In compenso la
corrente assorbita dai semiconduttori è ricca in armoniche, tanto più ricca
quanto più bassa sarà l’impedenza della rete.
Il valore efficace della corrente viene espresso con la seguente formula:
Ieff = (I1_ + I2_+ I3_+ …… In_) 0.5
E la potenza apparente S con: S= Veff x Ieff
oppure: S = V x Ieff

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Partenze-motore 5.13 I variatori di velocità


e il bilancio energetico

Un basso rapporto P/S denota una rete di alimentazione sovraccarica


per la presenza di armoniche, con rischi di riscaldamento dei conduttori
che dovranno quindi essere dimensionati di conseguenza.
v 1° caso: circuito d’ingresso composto da semiconduttori
comandati tipo tiristore (es. variatore per motore a corrente continua)
Il prelievo di corrente è più o meno quadrato. Il fattore di potenza è basso
con una bassa tensione di uscita e migliora con l’aumentare della
tensione di uscita per raggiungere il valore di 0.7 circa.
v 2° caso: ponte di diodi composto da diodi (es. convertitore di
frequenza per motore asincrono)
La corrente prelevata è ricca di armoniche (C Fig.35) e il fattore di potenza
è basso qualsiasi sia la velocità del motore.
Questo fenomeno può essere sopportato dai piccoli variatori ma diventa
penalizzante con l’aumentare delle potenze. Per ridurre questo problema
diventa indispensabile installare delle induttanze di linea e delle induttanze
nei circuiti dell’alimentazione continua, in serie con i condensatori di
A Fig. 35 LForme della corrente assorbita da filtraggio. Si otterrà quindi un’attenuazione dell’ampiezza delle armoniche
un variatore di velocità e il miglioramento del fattore di potenza.
I convertitori di frequenza che utilizzano un ponte di diodi, senza
induttanza di linea o induttanza nel circuito continuo hanno un fattore di
potenza dell’ordine di 0.5.
v 3° caso: circuito d’ingresso composto da semiconduttori
comandati tipo IGBT
Questa soluzione viene utilizzata per prelevare corrente sinusoidale.
Con un comando MLI adatto. Permette di ottenere una corrente vicina
alla sinusoide e un fattore di potenza ottimale quasi uguale al fattore di
sfasamento e vicino all’unità (C Fig.36).
Il costo elevato di questa soluzione spiega la sua limitata diffusione
nell’offerta dei costruttori.

b Rendimento
v Perdite nel convertitore
Le perdite nei convertitori sono associate ai semiconduttori da cui sono
composti.
La perdite di energia nei semiconduttori sono di due tipi:
- perdite per conduzione dovute alla tensione residua nell’ordine del
volt,
- le perdite per commutazione legate alla frequenza di commutazione.
I semiconduttori con tempi di commutazione rapidi presentano le perdite
A Fig. 36 LPrelievo sinusoidale di commutazione più basse, come nel caso degli IGBT che consentono
frequenze di commutazione elevate.
Di conseguenza i convertitori presentano rendimenti eccellenti superiori al
90%.
v Perdite nel motore
I motori associati ai convertitori vedono aumentare le loro perdite a causa
della commutazione della tensione applicata. Tuttavia dal momento che la
frequenza di commutazione è elevata la corrente assorbita è quasi sinusoidale
(C Fig. 37) e le perdite supplementari possono essere considerate
insignificanti.

A Fig. 37 LAndatura della corrente motore

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5.14 I variatori di velocità e il risparmio


energetico e di manutenzione

5.14 I variatori di velocità e il risparmio energetico e di manutenzione

b Scelta del motore


I convertitori di frequenza possono alimentare motori standard senza
particolari precauzioni, se non il declassamento a bassa velocità nel caso
di motori autoventilati.
Tuttavia sarà sempre preferibile scegliere il motore con il miglior
rendimento e il più alto cos ϕ.
Per le basse potenze un motovariatore sincrono può essere una scelta
intelligente per il rendimento superiore di questa associazione.
La differenza del prezzo di acquisto viene infatti rapidamente ammortizzata.

b Tipo di carico
I convertitori di frequenza sono la soluzione migliore per la regolazione di
portata delle pompe e dei ventilatori in ragione della caratteristica di
coppia di questi carichi (C capitolo 3 Motori e carichi).
L’utilizzo di variatori di velocità, per funzionamenti ON/OFF o sistemi di
regolazione che utilizzano valvole, saracinesche o alette, permette un
risparmio energetico notevole. 5
La documentazione dei costruttori fornisce esempi di calcolo di risparmio
energetico che consentono di valutare il ritorno sull’investimento. Questo
risparmio può essere valutato solo conoscendo perfettamente
l’applicazione; gli specialisti dei costruttori sono in grado di guidare
l’utente nella scelta.

b Riduzione delle operazioni di manutenzione


I convertitori di frequenza e gli avviatori elettronici (C capitolo 4
Avviamento dei motori) effettuano un avviamento progressivo che elimina i
limiti meccanici imposti alla macchina che può in questo modo essere
ottimizzata direttamente in fase di progettazione.
Nei comandi multimotore (ad es. una stazione di pompaggio) la gestione
appropriata dei motori permette di equilibrare le ore di funzionamento di
ciascun motore e di aumentare la disponibilità e la durata dell’installazione.

b Conclusione
Dal momento che la scelta di un variatore di velocità è profondamente
legata al tipo di carico azionato e alle prestazioni desiderate, la ricerca e
la definizione di un variatore devono passare attraverso l’analisi delle
esigenze funzionali dell’apparecchioe e quindi delle prestazioni richieste
per il motore stesso.
Nella documentazione dei produttori di variatori di velocità vengono
anche indicati parametri quali coppia costante, coppia variabile, potenza
costante, controllo vettoriale di flusso, variatore reversibile, ecc...
Queste indicazioni caratterizzano tutti i dati necessari per una corretta
scelta del variatore più adatto.
Una scelta non corretta del variatore può portare ad un funzionamento
deludente.
Allo stesso modo occorre tener conto della gamma di velocità desiderata
per una corretta scelta dell’associazione motore/variatore.
Si consiglia di rivolgersi ai servizi di assistenza specializzati dei costruttori
con tutti i dati necessari a selezionare il variatore che possa garantire il
miglior rapporto prezzo/prestazioni.

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Partenze-motore 5.15 Tabella di scelta delle partenze-motore

5.15 Tabella di scelta delle partenze-motore


Prodotto Avviatore Variatore Relè Protezioni Porta Interruttore Interruttore Interruttore autom. Avviatore
Contattore Interruttore
progressivo velocità termico complementari fusibili fusibili autom. linea magneto-termico controllore

Funzione

Seziona-
mento

Interruzione

Protezione
cortocircuiti

Sovraccarico

Funzioni
complemen-
tari

Commutazione
(ON/OFF, 2V, Δ)

Commutazione
a velocità
variabile

Commutazione
a velocità
variabile

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