Esplora E-book
Categorie
Esplora Audiolibri
Categorie
Esplora Riviste
Categorie
Esplora Documenti
Categorie
Author(s): P. E. Guarnerio
Source: Romania, Vol. 20, No. 77 (1891), pp. 56-69
Published by: Librairie Droz
Stable URL: https://www.jstor.org/stable/45042302
Accessed: 27-08-2020 01:08 UTC
JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide
range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and
facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact support@jstor.org.
Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at
https://about.jstor.org/terms
Librairie Droz is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Romania
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
POSTILLE SUL LESSICO SARDO
ABBUDDARE e ABBUDARE.
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
POSTILLE SUL LESSICO SARDO 57
log., -o«/ mer. e sett. « ingordo, avido, buzzone, panciuto
buddari sm. log. « ghiottone ».; buddudu ag. mer. « ventr
panciuto ». L'altra serie invece si deve riconnettere a bu
che si continua tal quale nel log. e gali, per indicare una sp
di alga o erba palustre, della quale, secca che sia, s'intesson
seggiole e simili, e infatti : budedda sf. log. « stuoja », ond
vrb. abbudare non significa altro che « farsi erba, farsi folto »
quindi « crescere più in foglie che in frutti ».
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
58 P.-E. GUARNERIO
BARRA e CARRA.
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
POSTILLE SUL LESSICO SARDO 59
vansi alcuni continuatori di quadra, nella forma pur legitt
di carra , cioè con la perdita dell' elemento labiale di qu - e anco
con -dr- in -rr-, i quali meritano particolare menzione.
In causa del significato che si distacca completamente da tu
gli altri e rimane isolato, passi per primo carra sf. log. e se
« piazza dove si fa il mercato » e anche oggidì a Sassari son
ben note la carra grande e la carra piccola , denominazioni tr
zionali di una piazza e di una via del centro della città, che
I'Hofmann, Die log. u. camp. Mundart , Marburg, 1885, pp
e 109, fa risalire a quadra, quasi platea quadra piazz
forma quadrata. Entrando poi nella serie delle voci, che si co
gano a quadra come « tavola di foggia particolare e vaso fa
di tavole », abbiamo : carra e il diminut. carretta o -itta sf.
cuarra o quarra mer. « stajo, misura di solidi », nei quali ad
que quadra ha assunto l'idea di doglio adibito ad un uso
ciale x. Da questa accezione si passa quindi a quella più gene
che è in carrada sf. mer. « botte », coi diminut. carrade
sm. log. e mer. « botticello », carraņolu sm. log. e carricci
sf. mer. « doglietto, doglietta » e col collettivo carradâmini
mer. « bottume, quantità di vasi vinari d'ogni maniera. » In
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
6o P. E. GUARNERIO
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
POSTILLE SUL LESSICO SARDO 6 I
I. Foggiati allo stesso modo sono fra gli altri : pipiriolu log. « pifferina, fis-
chietto », d'onde pipiriolare log. « suonare con la pifferina », cfr. Diez, Less A
2$ i , e Z infirióla festa, della Concezione, 8 dicembre, da %infu cinto 'infa incinta,
sost. deverbale da un *sinfiri - cingere, cfr. sinfillu mer. viticcio del ser-
mento, quasi *cing-iculu con -ťl- legittimam. in -II- : un proverbio raccolto
a Sìligo dice : A sa Z infirióla - O faghe bentu - 0 faghe ranfola - E si non
fàghede - Nè ran fola nè bentu - Faghe barania dies - De su male tempus .
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
6 2 P. E. GUARNERIO
CANTERZU.
2. Del quale taccio per ora, rimandando al Körting, Less., 3548, che dopo
aver ricordato l'esito negativo delle ipotesi del Gröber, Wölfflins Arch., II,
430, propone dubitativamente ca vu s.
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
POSTILLE SUL LESSICO SARDO 6ļ
altra voce per guancia, che parmi esclusivamente indigena della
Sardegna e della Corsica, ed è nel log. cantería, mer. cantrexu ,
gali, cantegghia e al di là dello stretto nel còrso cantechia e cante-
ghia. Tutte queste forme, addotte già del Mussafia, Beit.,
62 n., ma senza tentarne l'etimo, non possono risalire fonetica-
mente che a un *canteriu, cfr. improvcriu log. dileggio da
improperiu, e con altra vocal tonica log. chivariu mer. civraxu
da cibariu, log. abbador^u, mer. aquadroxu* aquatoriu, log.
messador^a, gali, missatogghia « falce da mietere » *messatoria,
ecc. Ora il lessico latino ha cantherius1 che vale « trave che
porta il letto », « palo o sbarra transversale da sostenere viti »
e in genere « parapetto, sponda, spalletta, balaustrata » ; e da qui,
con un trapasso metaforico simile a quello già veduto nel caso
di barra, deve essere venuta la voce sarda-còrsa, per indicare
« la sponda dei denti » « il parapetto della bocca » ovverosia
la guancia », d'onde poi le derivazioni secondarie : canter^ada
e iscanteriada sf. log., iscantigghiata gali. « schiaffo », e canterale
sm. log. « sguancia della briglia ».
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
6ą p. e. guarnerio
« vagliare » subentra quella generica di « separ
quindi « fare in parti, in brani » e di poi i so
brano » e simili. E per primo è chirriare log. « se
allontanare » quasi *cern-iare 1 con e atona in
Tempio chirriigghia y prs. sng. ind. « distacc
mettendo Y -i- alla tonica, chlrriu sm. log. « orlo
« un tratto di paese, contrada, regione », e c
com. « brano, brandello, lembo », p. e. fàgher a c
ciare, fare a brandelli » e dicesi festa de chirriolu
suole distribuire un brano di carne o d'altro
Infine col prefisso is - (ex-) ischirriare log. « separ
p. e. ischirriàresi dai su masone « sbrancarsi »,
-i ai mer. « lacerare, fare a pezzi, sbranare ».
Da non confondersi con questa prima serie è
log., d'onde l'avverb. a ischériu , il quale oltre
di « scegliere » e nelP avv. « a scelta », ha an
fico di « separare, cernere il grano o la farina
vazione secondaria da quaerere e il prefiss
quaer-iare;e infatti il log. chèrere o chérrere
di -r- in analogia con gli inf. abbérrere aprire
mórrere morire, ecc., ma Ia prs. sng. ind. ch
« volere » e da questo significato ognun vede,
leggieri quello di « scegliere » generico e speci
ampliata poi è -r- semplice, ischeriare> perchè
l'analogia con la serie sopra indicata abbérrere
FLARÍA, FARIFARL
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
POSTILLE SUL LESSICO SARĎO 6 $
Arch . glott ., II, 342; se non che lo stento di un' inserzione di
-/- fra / ed a e la risoluzione insolita di -l- in -r-, mi inducono
a ravvisarvi piuttosto un sostant. derivato dal vrb. flagrare,
quasi *flagr-ia con -gr- in -r-, come nelle altre voci mer.
aresti agre s tis, pixarega picem graecam, ecc. Ma mentre i tose.
fiara « vampa, fiamma » e fioraglia « fiamma di paglia e simili
materie » che bene il Caix, St. d. et., 318, trae da flagrare, ne
conservano il primitivo significato di mandar fiamme, qui il
senso si è ristretto in anguste proporzioni, fino a indicare sol-
tanto le faville che sono nella cenere calda.
Dallo stesso etimo poi è certo da far discendere anche l'altra
voce farifari sm. mer. e pure log. « cinigia, cenere calda con
faville », che non è altro che una reduplicazione del vrb., quasi
*flagra-flagra, dapprima ridotto con la risoluzione soprad-
detta di -gr- in -r- a *flari-flari (e per la composizione cfr.
toppitoppi zoppicante, ecc.), e di poi a *frari-frari per assimi-
milazione, d'onde infine farifari con caduta del primo r per
ragione contraria, cioè dissimilazione.
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
66 P. E. GUARNERIO
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
POSTILLE SUL LESSICO SARDO 67
dell' arrosto allo spiedo; fúrriu sm. dial. com. « giro, volta,
giravolta » ; furriada sf. log. e mer. « girata, voltata, svolta » ;
furriolu ag. log. « girovago, spensierato ». Con significati
specifici e metaforici, ma sempre connessi all' idea di « girare »,
sono poi : futrióla sf. log. « rotella, giuoco dei ragazzi » ; fur -
rioitu sm. e furrióttula sf. log. e mer. « saliscendi, cricca », e
furriottu de vinu mer. « doglietto »; furrighesu sm. log. « fossa,
buca al centro dell' aja, dove si ficca il piuolo intorno al quale
si gira con la trebbia », sul qual signif. ha influito forse anche
il già veduto isforroju e simili; e con -r- scempia, così almeno
Spano, Foc., furigheddu sm. log. fusajuolo « quel piccolo stru-
mento di terra cotta o d'alabastro o d'altro, rotondo, bucato
nel mezzo, nel quale si infila la cocca a piè del fuso, acciocché,
aggravato per mezzo di esso, giri più unitamente e meglio »; e
furighedda sf. mer. « prurito », cioè « bisogno che fa dimenare,
girare le mani per grattarsi ».
Da questa prima idea fondamentale di « girare, volgere », si
passa poi a quella di « mutare », che ne è la conseguenza, e
passivamente « mutarsi, correggersi, convertirsi », come è dello
stesso vrb. furriai mer.; oppure all' idea di « indietreggiare »
come nel gali, furrià e passivam. « ritirarsi », da cui si può
distaccare furriador^u smģ log., furriadroxu mer. « ritiro, tenuta,
ovile » cioè luogo dove si ritira il bestiame; e infine a quella di
« cambiare violentem. » quindi « gettar via», come talvolta nel
log. furriare , d'onde furriadura sf. log. « rimasuglio » roba
dunque da buttare, e se è da buttare vuol dire che è « in abbon-
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
68 P. E. GUARNERIÖ
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms
POSTILLE SUL LESSICO SARDO 69
tire » ; infine piloni sassar. « uccello » e ptigunà « germogliare »
con u atono in i per dissimilazione di u-o in i-o, come nel sa ss.
niixpla *nuceola, log. Untola e simili; la quale alterazione
ritorna nelle corrispondenti voci mer. : pilloni sm. « uccello »
e « germoglio, rampollo, virgulto », pillonai « uccellare », pil-
lonadorì - ora uccellatore-trice, ispillonai « levare i tralci ».
In tutta questa seconda serie di voci, così parallele nel
duplice significato di nome di pianta e insieme di bestia, si nota
subito che a -dd- normal continuatore di -//- della prima serie,
corrisponde log. sass., -//- mer., -ģ- gall, e -c- temp. Ora data
questa corrispondenza di risultati, non si può legittimamente
risalire per esse che ad una base comune - Ij - (-leu) o meglio in
accordo con la prima serie a - llj - (-lieu) a basterà cfr. log. chiņu,
mer. cxllu, gall, chiģu , temp. chicu da cilius, ovvero log. maņu
mer. mailu , ecc. da malleus, ecc. Avremo dunque una deri-
vazione secondaria di pull-us, cioè *pull-eu, d'onde col
stifF. -on, correttamente si svolgono tutte le voci sopra addotte ł.
P. E. Guarnerio.
This content downloaded from 37.182.90.57 on Thu, 27 Aug 2020 01:08:42 UTC
All use subject to https://about.jstor.org/terms