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Viva la fuga...

C
hi non ha mai sentito parlare della più di mille anni di sedimentazione, fino a che rappresentazioni. La polifonia con-
‘Toccata e fuga’ di Johann Seba- divenire il canto ufficiale della Chiesa e trappuntistica era praticata in realtà anche
stian Bach? I più spiritosi avranno fondamento artistico della tradizione musi- prima dell’anno mille, non si sa bene
associato a questo titolo l’immagine di cale euro-occidentale. La monodia grego- dove, ma si sa bene perché: rappresentò
poco eleganti avances fatte a qualche fan- riana è l’esempio di un canto in cui la in un primo tempo l’unico modo di im-
ciulla seguite da una precipitosa ritirata; parola si fa naturalmente vibrazione in una maginare qualcosa di nuovo e di ade-
tanti avranno alzato le spalle pensando a esaltazione simbiotica. L’idea di più suoni guato a ornare l’antico canto liturgico,
chissà quale stramberia musicale si ce- combinati a formare un complesso intrec- costituito, come detto, da una sola melo-
lasse nel titolo; i più curiosi avranno ma- cio musicale, alla quale noi oggi siamo dia salmodiata dal solista o dal coro; in
gari cercato su manuali specialistici, abituati , di più elementi organizzati tra un secondo tempo servì ad esprimere,
individuando che si tratta di un’opera no- loro è una prassi modellatasi intorno al- con una sorta di progressivo impeto crea-
bilissima per organo. In realtà persino le l’anno mille, quando alle intonazioni mo- tivo, la tendenza ordinatrice del nascente
interpretazioni più audaci appaiono, da un nodiche dei canti tradizionali si razionalismo europeo. Il fondamento del
certo punto di vista, corrette. La toccata contrappunto consisteva nel ricavare da
era una forma così chiamata perché in sin- una melodia liturgica, talvolta da un solo
tesi nasceva, appunto, dal ‘toccare’ quasi frammento di essa, figure musicali su-
casualmente la tastiera di uno strumento, scettibili di trasformazioni tali da consen-
come per cercare, improvvisando, una tire costruzioni formate da linee
melodia che prendesse forma pian piano; melodiche sovrapposte. In tali casi,
la fuga invece, che solitamente seguiva, l’ascoltatore non è chiamato a ricono-
era effettivamente un procedimento molto scere le singole idee melodiche, ma ad
complesso, per cui quella melodia che apprezzare un tessuto musicale nel suo
fuggiva tra le mani veniva inseguita da insieme monumentale: se si ascoltano le
altri motivi che ne imbrigliavano il cam- varie forme polifoniche, da quelle me-
mino, fino a coagularsi in una struttura dioevali come l’organum a quelle forma-
coerente ed elevatissima. Dunque sia tesi fra il Trecento e il Cinquecento come
l’evocazione ‘tattile’, benché molto più la Messa, il Mottetto o la Chanson soprat-
pudica, sia l’astruseria, benché molto tutto nell’area franco-fiamminga si ha
meno cervellotica, sono associazioni es- l’impressione che un tessuto così com-
senzialmente condivisibili. La Fuga è plesso immobilizzi nel tempo lo svolgersi
l’arte di far germogliare da un semplice della musica; in mancanza di interpun-
seme musicale un organismo sonoro com- affiancarono sempre più spesso delle rie- zioni dovute al mutamento di armonie e
pleto, attraverso altissime tecniche in cui laborazioni con altre voci che li accompa- alla netta dialettica fra dissonanze e con-
la creatività si sposa con la forma ed il gnavano prima in maniera quasi casuale; sonanze, cui ci ha abituato il sistema mu-
genio con la ‘regolatezza’ in un percorso poi secondo sempre più precisi rapporti a sicale moderno, appare un dipanarsi delle
che parte dagli albori della civiltà musi- formare degli insiemi coerenti. Oggi ap- idee su se stesse in un infinito caleidosco-
cale e giunge fino ai giorni nostri insi- pare normale distinguere in un brano mu- pio. Declina inoltre, nell’antica polifonia,
nuandosi persino nella musica più sicale melodia ed ‘accompagnamento’, il punto di riferimento nella parola, tipico
leggera. Gli studi musicologici hanno por- ritmo ed armonia, ma tale pur semplice ar- della monodia: nelle forme più antiche di
tato nel tempo ad affermare, con notevole chitettura deriva dall’antichissima idea di mottetto, generalmente a due-tre parti
attendibilità, che la musica delle epoche combinare più melodie insieme per arric- voci, ad esempio, i compositori non si cu-
più antiche fosse sostanzialmente chirne il reciproco senso sonoro. ravano di adottare un testo unico, ed ogni
un’espressione monodica, ossia costruita Nei dintorni dell’anno Mille veniva codi- linea melodica appare col suo testo parti-
intorno ad un’unica linea melodico-rit- ficato il cosiddetto contrappunto, termine colare, talvolta addirittura in lingue
mica eventualmente solo sostenuta da derivato dal fatto che le note visualizzate, differenti; un risultato acustico modernis-
qualche altro suono in funzione amplifi- oggi come allora, generalmente in ‘punti’ simo, straniante e nel quale la simbologia
cante ed eterofonica, un canto a voce sola. si sovrapponevano verticalmente creando va oltre l’effetto sonoro. Per questo mo-
Tale era, ad esempio, la prassi più comune agglomerazioni sonore: una polifonia. Nel tivo nacque anche una sorta di diffidenza
presso la civiltà greco-romana, ove sem- linguaggio parlato immaginare più di- verso la pratica polifonica liturgica, che
plici ma intense figurazioni melodiche or- scorsi contemporaneamente può dar l’idea toglieva alle parole dei testi sacri ogni
navano l’intonazione di una lirica di Saffo di confusione; in musica invece i suoni possibilità di essere intese dagli ascolta-
o un inno omerico. Simile situazione si ri- opportunamente combinati tra loro danno tori, e si addivenne a successive decanta-
trova nel ‘Canto gregoriano’; un reperto- vita ad innumerevoli sfumature sonore, zioni: nel Quattrocento con l’unità del
rio nato come spontanea effusione lirica alla maniera in cui le combinazioni di co- testo, alla fine del Cinquecento, con la
della ritualità cristiana e consolidatosi in lore in pittura generano le più immaginifi- semplificazione del tessuto polifonico

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Cultura musicale
a cura di Cesare Marinacci

nelle pratiche rituali in funzione della pa- colarmente nelle sue composizioni tastie- mosa Toccata e fuga in re minore di
rola. Questo è il senso della cosiddetta ri- ristiche, in cui la tecnica di unire un brano Johan Sebastian Bach? la tecnica della
forma palestriniana del ‘500; di più immediata comunicativa ad uno di fuga ed il suo corollario di artifici polifo-
l‘ascoltatore, infatti, tra una Messa dei più complessa architettura è perfezionata nici, un florilegio fantastico dalla grani-
grandi autori del Quattrocento come e realizzata nel dittico della fuga prece- tica logica interna, riappare dai primordi
Dufay e Ockeghem e un’ opera di Gio- duta da una più libera fantasia, un’im- della musica ogni qualvolta, ad un muta-
vanni Pierluigi da Palestrina trova una provvisata toccata o un interlocutorio mento di stile, di estetica, di linguaggio
fondamentale differenza: in Palestrina in- preludio, come nella monumentale rac- vi è l’urgenza di ricollegare tra loro
tende le parole che, nei maestri cosiddetti colta Wohltemperierte Klavier composta quelle idee naturalmente astratte che
‘franco¬fiamminghi’, annegano invece da quarantotto ‘Preludi e Fughe’. compongono la musica in un equilibrio
nella struttura musicale. Resta il fatto che La fuga per Bach era archetipica, la usò comunicativo e coerente. Se Bach ha
la pratica musicale polifonica adotta sem- infatti per sottolineare, nel succitato Cla- esplorato questa capacità della polifonia
pre più spesso leggi autonome di costru- vicembalo ben temperato, la possibilità di di ritrovare in se stessa la sua ragion d’es-
zione che diano coerenza ad una forma adoperare tutte le tonalità disponibili nel sere, anche durante il tumulto romantico
altrimenti fortemente incorporea. Si parla sistema tonale e, ne l’Arte della fuga autori come Beethoven, Schumann,
di canoni e presto di fughe per indicare come elemento strutturale di una compo- Mendelssohn o Brahms hanno scorto
melodie che si rincorrono tra loro cre- sizione fondata esclusivamente sulla de- nella fuga un sicuro approdo che gli per-
ando, con continue sovrapposizioni, un duzione logica. L’Arte della fuga infatti, mettesse di esprimere il proprio originale
tessuto in cui dall’unità melodica scaturi- non venne composta per essere principal- linguaggio in una forma universale; per-
sca la varietà creativa; un esempio molto mente eseguita, ma per essere letta da mu- sino il ‘900, da quello sensuale di De-
conosciuto e semplice di tale pratica è il sicisti dotti; e la successione delle sue bussy, Ravel o Rachmaninov a quello
canto conosciuto come ‘Fra Martino cam- parti è incerta, forse intenzionalmente, radicale di Schoemberg, di Hindemith di
panaro’ nel quale le entrate ‘sfalsate’ della quasi a creare una contraddizione fra la Webern trova nell’architettura del fugato
stessa melodia realizzano un infinito rin- logica rigorosa delle singole fughe e la un archetipo intramontabile laddove si
corrersi. Basata su tale architettura con loro disponibilità a venir collocate in suc- sgretolano le certezze della melodia,
delle complesse varianti è l’antica forma cessioni diverse: una atemporale opera dell’armonia e del ritmo; fino ad arrivare
della ‘Fuga’ di cui appare ora forse più aperta. Con la forma della fuga Bach rag- al Jazz di Bill Evans, al pop dei Genesis,
chiaro il significato del nome: le voci si giunse un mirabile equilibrio tra le antiche ai Pink Floyd, ai canti popolari, alle me-
rincorrono ritrovandosi insieme solo alla tecniche polifoniche, miranti come detto lodie natalizie…costante appare quel
conclusione di una struttura divenuta nel a creare un affresco sonoro nel quale le tanto di polifonia che ci ammalia pur non
tempo emblema di creatività e rigore ad singole idee si perdessero nel tutto, e la emergendo, che ci rapisce sotterranea ma
un tempo. Nel Seicento, secolo in cui si moderna idea compositiva tendente in- inesorabile con le sue linee di contro-
fa iniziare l’epoca barocca della musica, vece ad una riconoscibilità più immediata canto che tanto discretamente sostengono
la tecnica polifonica veniva maggior- del materiale melodico impiegato; se in- e magnificano le idee principali, che si
mente limitata alle forme strumentali, fatti pochi ricordano la complessa Missa comporta come le fondamenta di un mo-
mentre quelle vocali si dirigevano verso Prolationum del quttrocentesco Johannes numento, tanto solide e necessarie quanto
una nuova forma detta ‘monodia accom- Ockeghem chi non ricorda ancora la fa- invisibili.
pagnata’in cui la melodia fosse netta-
mente riconoscibile e sostenuta da altre
parti assolutamente secondarie. All’incon-
tro di linee melodiche paritarie dell’antico
contrappunto polifonico si sostituiva una
gerarchia sonora che assegnava nuova-
mente alla melodia più acuta tutta l’im-
portanza espressiva; una pratica che è alla
base della sensibilità musicale contempo-
ranea; basti pensare ancora una volta alle
canzoni, di cui ricordiamo perfettamente
le melodie ma non altrettanto il fonda-
mentale tessuto sonoro che le sostiene e
le esalta. Al culmine del Barocco appare
la figura monumentale di Johan Sebastian
Bach attraverso la cui opera speculativa
trovano sintesi tutte le diverse tendenze
musicali del tempo, da quella più espres-
siva e immediata della monodia accompa-
gnata a quella più arcaica complessa e
meditativa della polifonia contrappunti-
stica. Queste ascendenze si rilevano parti-

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