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– Vedi Giuseppe, avere gusti sessuali differenti dai tuoi, da quelli della maggior parte della gente,

non modifica nulla, non cambia lo status di essere umano, non influisce sul fatto di essere una
persona nella società, di avere gli stessi diritti e gli stessi doveri di tutti i cittadini. Il gusto sessuale è
solo una componente dell’individuo, a volte perfino marginale. È come parlare del cibo: la pasta mi
piace in bianco o col sugo, il pollo, arrosto o alla diavola...
Sono varianti, sfumature, che tu, certo, come psicanalista, hai il compito di capire e sviscerare, ma
in sé e per sé vanno accettate come sono. Figurati se io mi espongo per fanatismo, per moda o
magari per acquisire notorietà; voglio solo fare in modo che si discuta serenamente di situazioni
ormai normali nella società, che in Italia non vengono ancora accettate per la cattiva informazione
che per anni si è fatta da parte della Chiesa cattolica e per il moralismo di tanti politici. Va detto poi
che una buona dose di responsabilità ce l’ha anche la psicanalisi, che per lungo tempo ha
stigmatizzato l’omosessualità come una devianza. Io combatterò per portare un messaggio semplice
a tutta la gente, a tutti gli strati sociali. Il messaggio consisterà nella mia stessa immagine di persona
per bene, nella mia evidente normalità.
Proprio la semplicità di questo messaggio farà sì che la massa incominci ad accettare una realtà che
ha sempre rifiutato. Il mio ragionamento è questo, e correggimi se sbaglio: è universalmente
riconosciuto che tutti gli individui “normali” sono pur sempre diversi tra loro: c’è chi è biondo, chi
è bruno, chi parla in un modo, chi in un altro, eccetera. Ora, perché anche la diversità del gusto
sessuale venga vista semplicemente come una delle tante diversità esistenti fra le persone, occorre
che l’omosessuale offra di sé l’immagine più accettata, più naturale appunto, che sia possibile. Tu
m’insegni che la gente giudica a priori: una donna che gira in strada con la minigonna, o che magari
sorride abitualmente a chi incontra, automaticamente per l’immaginario comune diventa una
prostituta; un uomo che si presenta in pubblico come sente di essere, con gesti poco virili, con un
tono di voce aggraziato e poco maschile, con un abbigliamento fuori dall’usuale, viene
immediatamente additato come diverso e quindi ascoltato pregiudizialmente, già sapendo che chi
sta per parlare dirà cose scontate, che sarà uno dei soliti viziosi che s’incontrano di notte, in certi
luoghi.
– Emilio, – lo interruppe il professore – mi vuoi dire perché, visto che ritieni “normali” gli
omosessuali, ti vuoi ergere a paladino della loro categoria, che poi categoria non è, altrimenti di che
normalità parleresti? Ti vuoi prendere la responsabilità di essere un omosessuale, e questo va bene.
Ma perché ci tieni tanto a costruirci sopra una lotta politica, invece di pensare a capire perché sei un
omosessuale?
– Ma che mi frega di capire il perché, abbi pazienza! Allora dovrei anche chiedermi perché mi
cresce poca barba, o perché mi cadono i capelli, perché al mattino mi piace dormire un’ora di più...
Basta coi perché! Vorresti psicanalizzarmi come omosessuale? Non te lo darò questo sfizio. E poi
credo che non ci sia nulla di nuovo da scoprire: il mio rapporto con i genitori, le mie esperienze
dell’infanzia... Luoghi comuni, che non cambiano niente in quello che io oggi sono.
Vuoi conoscere il mio parere? Ebbene, il mio Dna è nato così, e mi ha fatto come sono: quando, a
sei o sette anni, giravo sugli autobus o per le strade con mia madre, guardavo già i ragazzi, ne
valutavo l’avvenenza, fantasticavo che un giorno tutti coloro che, nella mia infanzia, avrei
prescelto, si sarebbero trovati con me in un castello, a condividere piaceri, godere della bellezza,
sviluppare la conoscenza e il dialogo. Ho sempre avuto pulsioni sessuali immaginando uomini, ma
senza fare esclusioni a priori: ho scelto di vivere con un uomo, e quindi l’omosessualità,
semplicemente perché mi sono innamorato di un uomo, senza mai aver escluso l’ipotesi che ciò
sarebbe potuto accadere con una donna.
– Non capisco perché tu sia così polemico, Emilio. Io non sto dicendo che la tua omosessualità è per
te un problema, o che lo sia per noi; vorrei solo farti capire che cosa è successo in te, nella tua
psiche: capire aiuta a stare meglio. Tu hai subito la scissione dell’immagine-guida maschile, hai
vissuto il tuo fallo nel fallo dell’immagine paterna. Mentre Simone, che conosco attraverso le
descrizioni della madre, è un omosessuale riflesso e vive il proprio fallo, simbolo centrale della sua
mascolinità, nell’animus dell’immagine materna. L’omosessualità che proviene dalla scissione
dell’immagine-guida e quella riflessa concorrono alla stessa dinamica. La prima può definirsi un
fattore costituzionale e si caratterizza per un potenziale innato della personalità maschile che
richiede di essere stimolato sul piano erotico da immagini-guida maschili e di essere da queste
rispecchiato. Se tu, giovane omosessuale, ti fissi dapprima, nella fase edipica, al padre e in seguito
all’amico, al punto da perdere il senso di te stesso e del tuo autonomo essere maschio, se l’altro
diventa, in tal modo, il sostituto morbosamente desiderato della personalità maschile centrale, allora
si produce una fissazione dell’immagine-guida. Se la fissazione permane l’omosessuale, quando è
piccolo col padre e, più tardi, con l’amico, si trova a vivere una tensione vivificante, in cui la sua
coscienza maschile viene a essere rafforzata: nell’incontro con un altro uomo, egli vede e percepisce
allo stesso tempo se stesso e l’altro.
In questo caso, che penso sia il vostro, abbiamo a che fare con un’omosessualità che, da “fissata”
che era, si è evoluta in omosessualità “integrata”, “liberata”, che è poi quella che abilita a un
rapporto di coppia gay.
L’omosessualità liberata consente l’incontro di due attitudini inconsce: quella dell’omosessualità
riflessa, che tende a trovare ciò che una donna desidera e ama nell’amico, ma anche in se stesso; e
quella dell’omosessualità dell’immagine-guida, che mira al riconoscersi e percepirsi attraverso lo
stare insieme dell’amato, facendo così, di quest’ultimo, l’immagine-guida alimentatrice
dell’evoluzione psichica.
A questo livello dell’omosessualità, che definirei sano e vivificante, la distinzione tra omosessualità
riflessa e omosessualità dell’immagine-guida può considerarsi superata, anche se in ogni incontro
sessuale di un maschio con un altro prevale comunque l’uno o l’altro aspetto. Se vogliamo, la stessa
distinzione fra omosessualità fissata e liberata è artificiosa. In realtà l’omosessualità solo fissata o
solo liberata non esiste; tuttavia in ogni maschio la dinamica sana procede dalla prima alla seconda.
Per questo quella distinzione è necessaria. Anche perché non va dimenticato che, della realtà
esistenziale di ogni essere umano, etero o omo che sia, fanno inevitabilmente parte le oscillazioni
dell’equilibrio psichico e anche la tendenza alle fissazioni. L’essere umano, teso fra nascita e morte,
non è mai fermo; e un equilibrio perennemente stabile è una pia illusione.
Giuseppe non aveva saputo resistere alla sua pulsione dominante: fare lezione. Preso com’era, non
lo avevano minimamente disturbato i movimenti di Anna che, nel frattempo, in quella stessa stanza
aveva cambiato il pannolino alla bambina, l’aveva allattata e fatta addormentare; né il rumoroso
andare e venire dalla cucina di Antonio, che aveva sparecchiato e rimesso a posto. Sonia era
incantata dalle parole del compagno; e Simone, attentissimo, si sforzava di capire e registrare
ognuna delle rivelazioni ascoltate. Emilio era contento di aver trovato un analista che potesse
renderlo più fiducioso verso una scienza che, in passato, era stata tutt’altro che tenera con gli
omosessuali.
– Mi piace che tu abbia sottolineato – cominciò – la fondamentale differenza che passa tra
omosessualità fissata e omosessualità liberata. È proprio qui il punto di partenza del mio discorso
politico. Io mi propongo come liberato, come integrato negli schemi classici della coppia, ma al di
fuori della tradizione. Mi spiego: io sono fidanzato con un uomo come se lo fossi con una donna,
rispettoso di tutte le regole sociali, fedele; quello che voglio è un rapporto basato sull’amore e sul
rispetto reciproco. Sono libero da preconcetti, ma sono anche scontento dell’immagine che gli
omosessuali, in Italia, offrono di loro. Quest’immagine deriva proprio dal fatto che molti vivono la
loro condizione in maniera fissata, per cui diventa fatalmente un’immagine stereotipata, associata a
luoghi nascosti, a ritrovi equivoci, ad acconciature e atteggiamenti trasgressivi; o, peggio ancora, a
manie sessuali, a situazioni criminogene.
Io voglio combattere questi stereotipi, non voglio più leggere titoli di giornale del tipo: “delitto
maturato nell’ambiente gay”, come se si trattasse di un girone dell’inferno. Spero che non ci sia più
bisogno, un giorno, di manifestare il nostro orgoglio, di rivendicare i nostri diritti in piazza. Due
uomini che si amano, perché non possono sposarsi, perché non possono adottare un figlio? Perché,
se uno di loro muore, l’altro non può subentrargli nell’affitto e non può avere diritto all’eredità?
Il fatto è che, ancora oggi, parlare di omosessualità disturba. Quando in un gruppo di persone il
tema, o solo il termine, si affaccia, puoi starne certo, la maggior parte di quelle persone si sentono
imbarazzate. Anche quando si proclama di avere apertura, comprensione, disinvoltura, nel profondo
la cosa crea disagio. Soprattutto tra gli uomini, che si sentono misteriosamente minacciati.
Perché? Forse perché nell’omosessuale l’uomo vede riflessi alcuni tratti della propria personalità di
cui non era conscio, e che giudica abominevoli.
Eppure la dinamica psichica del maschio, sia omo che etero, è una sola.
Diversa è solo l’attribuzione dell’importanza, l’investimento libidico: prevalentemente orientato
nell’omosessuale verso l’uomo anziché verso la donna.
Dal punto di vista politico, occorre quindi svolgere una paziente opera di convinzione, per
trasformare il rifiuto, l’indifferenza, ma anche la tolleranza, in partecipazione. Democrazia è non
solo rispetto, ma apprezzamento delle differenze. La tanto lodata tolleranza, da sola, non è che una
giustificazione dell’ignoranza, un alibi per preti, moralisti di destra e di sinistra, un comodo pretesto
per chi si rifiuta di capire”.
– Caro Emilio – riprese Giuseppe – i tuoi sono nobili intenti, e ti trovo molto preparato. Sono
contento, anche per Sonia, di questa situazione tua e di Simone, così pulita, onesta. Sappi però che
in politica regnano la gelosia, la prepotenza, l’arrivismo; i sani principi si perdono per strada, gli
interessi di partito accantonano gli ideali per cui ti sei impegnato, li stravolgono. E ci vogliono anni,
tanti, per vedere qualche risultato. E a quel momento, magari, non te ne sarà neppure riconosciuto il
merito, e qualcun altro si vanterà di quella conquista. Non ti voglio scoraggiare, se vuoi combatti,
ma non ti bruciare; se vuoi il mio consiglio, fai il tuo lavoro correttamente nella segreteria del
partito e aspetta il momento giusto, senza crederci troppo: se arriverà, tu sarai lì.

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