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Terzo nucleo tematico

L’emostasi
Percorso di potenziamento-orientamento
“BIOLOGIA CON CURVATURA BIOMEDICA”
Prima annualità

Prof.ssa Francesca Torretta


L’emostasi
È una sequenza di reazioni
che permette di arrestare il
sanguinamento, impedendo
la perdita di sangue
attraverso la parete
danneggiata di un vaso.

I processi emostatici inducono la formazione di un coagulo o tappo emostatico in modo rapido e


localizzato presso la sede del danno vascolare.
Il tappo emostatico, è una formazione transitoria necessaria per permettere la riparazione della
lesione tissutale.
Le fasi dell’emostasi

1. La fase vascolare
2. La fase piastrinica o
emostasi primaria
3. La fase coagulativa o
emostasi secondaria
4. La fase fibrinolitica o
dissoluzione del
coagulo
La fase vascolare
Il danno alla superficie interna del vaso
sanguigno (endotelio) provoca il rilascio da
parte delle cellule dello stesso tessuto di alcuni
fattori chiamati endoteline.
Tali sostanze agiscono come
potenti vasocostrittori sulla muscolatura liscia
delle pareti del vaso che si contrae
immediatamente nello spasmo vascolare.
La vasocostrizione ha anche origine nervosa, è
dovuta ai riflessi avviati dai recettori del dolore.
Il restringimento del vaso a livello della lesione
riduce la perdita di sangue.
La fase piastrinica
• Durante la seconda fase le piastrine vengono
richiamate e accumulate nel sito danneggiato.
• Le cellule endoteliali del vaso, a causa del
danno, secernono il fattore di von Willebrand
(vWF), una proteina che si dispone presso la
lesione, permettendo l'adesione piastrinica alle
fibre collagene della matrice extracellulare.
• Entro qualche minuto le piastrine iniziano ad
aderire alle pareti del vaso e cambiano forma,
da discoidale a sferica, emettendo pseudopodi
che permettono il contatto tra piastrine vicine.
• Le piastrine liberano inoltre dei fosfolipidi e dei
fattori (come il trombossano) che aumentano la
loro adesività, favorendone l’aggregazione
reciproca.
• Tali fattori hanno anche azione vasocostrittrice e
prolungano lo spasmo vascolare.
• L’aggregazione piastrinica presso la lesione forma
un primo tappo emostatico instabile, detto
«trombo bianco» o tappo piastrinico, che arresta la
perdita ematica, a condizione che la lesione del
vaso non sia molto estesa.
La fase coagulativa
• Questa terza fase è caratterizzata dal
consolidamento del tappo piastrinico, tramite la
deposizione di fibrina.
• La fibrina è una proteina insolubile che si trova
normalmente nel plasma nella sua forma solubile,
detta fibrinogeno.
• La trasformazione del fibrinogeno in filamenti di
fibrina porta alla formazione di una rete che
intrappola le cellule del sangue, generando un
coagulo stabile detto « trombo rosso» che chiude il
vaso lesionato.
La fase coagulativa
La formazione del coagulo è un processo
complesso costituito da una serie di reazioni a
catena alle quali partecipano molti fattori di
coagulazione, normalmente presenti nel sangue in
forma inattiva, che si attivano a cascata.
I fattori della coagulazione, numerati con numeri
romani da I a XIII, in base all’ordine di scoperta,
comprendono:
• Fattori plasmatici: diverse proteine prodotte
dalle cellule epatiche e rilasciate nel sangue in
forma inattiva
• Fattori tissutali e piastrinici: varie molecole
rilasciate dai tessuti danneggiati e dalle
piastrine.
L’attivazione del fibrinogeno e la sua La fase coagulativa
trasformazione in forma insolubile
avviene tramite due vie, una via
intrinseca ed una via estrinseca.
Una lesione tissutale attiva
entrambe le vie della coagulazione.
Queste due vie differiscono tra loro
principalmente per:
l'agente iniziale che le attiva
il numero di fattori coinvolti nella
cascata
Le due vie convergono, originando la
via comune, che ha inizio con la
formazione di un complesso tra il
fattore X attivato e il fattore V.
La via comune • Il complesso tra il fattore X attivato e il fattore
V converte la protrombina (proteina
plasmatica prodotta dal fegato con l’aiuto
della vitamina K) nell’enzima attivo trombina.
• La trombina attiva il fibrinogeno, proteina
plasmatica solubile prodotta dal fegato.
• L'ulteriore intervento del fattore XIII attivato
permette la precipitazione della fibrina
insolubile e la formazione del coagulo.
La fase coagulativa: la via estrinseca
• La via estrinseca è rapida (pochi secondi) per
il ridotto numero di fattori che vi prendono
parte.
• Essa viene attivata quando le cellule delle
pareti vascolari danneggiate rilasciano nel
sangue una proteina detta Fattore Tissutale
(III) o tromboplastina tissutale.
• Il Fattore VII, unito al Fattore Tissutale e
attivato con l’intervento degli ioni calcio,
opera a sua volta l'attivazione del Fattore X.
La via estrinseca
Pur avendo il vantaggio di essere veloce,
da sola non porta alla formazione di un
coagulo stabile, se non viene rafforzata
dall'attivazione della via intrinseca.

Se quest’ultima non può avvenire per l'assenza di


uno dei suoi fattori plasmatici, si manifestano
gravi malattie emorragiche, note come emofilie.
La fase coagulativa: la via intrinseca
• è più complessa e lenta, dura alcuni minuti
• inizia con l’attivazione del fattore XII (Fattore
di Hageman) all’interno del sangue entrato in
contatto con le fibre collagene esposte nella
zona di lesione
• Il Fattore XII attivato rende attivo
(tagliandone un frammento) il Fattore XI, che
a sua volta attiva il Fattore IX .
• Il Fattore IX attivato si unisce al Fattore VIII
attivato, provocando per taglio proteolitico
l'attivazione del Fattore X.
• Da questo punto inizia la via comune che, con
la sua cascata di reazioni, porta alla
formazione del coagulo che interrompe
l’emorragia.
• La formazione del coagulo avviene
localmente e non si estende oltre il sito della
ferita
La retrazione del coagulo
• Consiste nel successivo consolidamento e
ispessimento del coagulo di fibrina
• È caratterizzata dalla cessione di acqua da parte
del polimero di fibrina con il conseguente
accorciamento dei filamenti.
• Questa fase richiede un dispendio di energia sotto
forma di ATP che viene prodotta dalle piastrine
stesse ed è denominata metamorfosi viscosa.
• Quando il coagulo si ritrae i lembi del vaso
lesionato si riaccostano
• Intanto i fibroblasti formano nuovo tessuto
connettivo nella zona della rottura e il vaso viene
riparato in modo permanente.
La fase fibrinolitica
• Una volta che il danno
vascolare è riparato avviene la
quarta fase, la dissoluzione del
coagulo
• Ogni coagulo al suo interno
incorpora una certa quantità di
un enzima plasmatico inattivo,
il plasminogeno
• L’attivazione del plasminogeno
in plasmina permette la
digestione dei filamenti di
fibrina in frammenti solubili.
Coagulazione ematica
versione fisiologica versione patologica

emostasi trombosi

Nonostante la fibrinolisi e l’azione degli anticoagulanti, talvolta


nei vasi sanguigni si formano dei coaguli detti trombi.
In base alla sede i trombi possono essere distinti in arteriosi,
venosi o intracardiaci.
In caso di trombosi, il coagulo può dissolversi spontaneamente.
Se resta intatto, può essere trascinato dal flusso ematico
diventando un embolo e aumentando la sua pericolosità.
Gli emboli possono causare:
• infarto cardiaco
• ictus cerebrale
• blocco renale
• embolia polmonare

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