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Ateneo di Brescia
Accademia di Scienze Lettere ed Arti
Crediti fotografici:
Bologna, Biblioteca Universitaria
Brescia, Biblioteca Civica Queriniana
Brescia, Musei Civici di Arte e Storia
Brescia, Museo Diocesano
Brescia, Pinacoteca Tosio-Martinengo
Cremona, Biblioteca del Seminario Vescovile
Londra, British Library
Londra, British Museum
Oxford, Bodleian Library
Tolosa, Musée Paul-Dupuy
Tunisi, Museo del Bardo
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rilasciata da CLEARedi, Centro Licenze e Autorizzazioni per le Riproduzioni Editoriali, Corso di Porta Romana n. 108,
20122 Milano, e-mail autorizzazioni@clearedi.org e sito web www.clearedi.org
ISBN 978-88-372-3155-2
LegoDigit srl - Via Galileo Galilei, 15/1 - 38015 Lavis (TN)
1. Premessa
regola tutte le nostre osservazioni riguardo alla lettura dei neumi: difatti
una notazione che permette in qualche modo la lettura degli intervalli è
detta diastematica. Con l’alfa privativo rimane adiastematica, priva, cioè,
di queste indicazioni: la collocazione dei neumi “in campo aperto” senza
alcuna guida non è melodicamente decifrabile.
Il codice 10673 della Vaticana2, in notazione beneventana orientale
(o di Bari) che è adiastematica, ha un numeroso seguito in manoscritti
con notazioni analoghe, ma con differenti gradazioni di diastemazia; da
questo ceppo dipenderanno molte delle italiche che adotteranno – am-
morbidendone gli angoli – una scrittura analoga.
Nel dominio delle adiastematiche coesistono caratteri di originalità e
di autonomia, sono notazioni esuberanti, ricche di precisazioni e di figure
innovative.
In queste pagine osserveremo le notazioni neumatiche a Brescia secon-
do un criterio temporale, dalla loro prima apparizione in campo aperto fino
alla completa diastemazia, passando attraverso un periodo di oscillazione
di tracciati, fino all’applicazione di un sistema perfettamente diastematico
con la collocazione dei neumi su due righe, rossa di Fa e gialla di Do.
2. Le adiastematiche
Per le numerose descrizioni del codice rimando al mio recente Maria Teresa Rosa Barez-
3
zani, Le notazioni neumatiche del codice queriniano H vi 21, «Rivista Internazionale di Musica
sacra», xxxvi/1-2 (2015), pp. 117-167, soprattutto alle pp. 117-118 e note relative.
4
Codice queriniano G vi 7, tradizionalmente noto come Codice Necrologico-liturgico di
S. Salvatore o S. Giulia, titolo con il quale apparve nell’edizione di Andrea Valentini, Ateneo
di Brescia, Brescia 1887. Il manoscritto conobbe intitolazioni diverse a seconda degli studiosi
che nel corso degli anni ebbero a studiarne alcune parti. Recentemente è apparso come Der
Memorial-und Liturgiecodex von San Salvatore / Santa Giulia in Brescia, hrsg. von Dieter
Geuenich - Uwe Ludwig, Hahnsche Buchhandlung, Hannover 2000 (Monumenta Germaniae
Historia Libri Memoriales et Necrologia, Nova Series, iv). In queste pagine lo definiamo sem-
plicemente come Memoriale di Santa Giulia.
5
Ludovico ii aveva preso in moglie Angelberga, figlia di Adalgiso conte di Parma, pure
educata nel monastero.
lungo elenco di personaggi più o meno illustri che consegnavano alla san-
ta regola del monastero figlie, sorelle, nipoti e mogli secondo una politica
svolta ad ampio raggio che vedeva coinvolti nel ix secolo molti monasteri
femminili di fondazione carolingia.
Nel Salterio-Collettario le notazioni adiastematiche corredano tre inni
con caratteristiche diverse:
6
Ringrazio il dottor Gianni Bergamaschi per questa segnalazione e la dottoressa Miche-
langiola Marchiaro per avermi fatto avere la riproduzione dell’inno.
7
Codici liturgici musicali del Fondo Manoscritti della Biblioteca Queriniana, a cura di
Remo Lombardi, Compagnia della stampa-Massetti Rodella, Roccafranca 2012 (Annali Que-
riniani, Monografie 16). Descrizione della Miscellanea alle pp. 61-64; analisi del contenuto
alle pp. 195-201. L’inno appare anche nel repertorio Thesauri Hymnologici Hymnarium. Die
Hymnen des Thesaurus Hymnologicus H. A. Daniels und anderer Hymnen-Ausgaben. I. Die
Hymnen des 5. - 11. Jahrhrunderts und die Irish-Keltische Hymnodie aus den altesten Quellen,
neu hrsg. von Clemens Blume S.J., Johnson, New York-London 1961, pp. 156-157 (n. 134).
Stando a questa pubblicazione, il Martyris, ecce, dies Agathae è attestato, a partire dal x secolo,
in un buon numero di manoscritti di varia natura appartenenti a differenti luoghi d’origine.
8
Le glosse sono state aggiunte dopo la notazione musicale come risulta evidente dalla
collocazione delle sillabe e dalla loro distribuzione attorno al neuma. Sulla qualità delle glos-
se interlineari e marginali, sulle parentele più o meno strette con altri manoscritti, sulle loro
funzioni sintattiche e sul loro evidente utilizzo didattico rimando a Martina Pantarotto - Susan
Boynton, Ricerche sul Breviario di Santa Giulia (Brescia, Biblioteca Queriniana, ms. H vi 21),
«Studi Medievali», s. iii, xlii/1 (2001), pp. 301-318, soprattutto pp. 311-316, 318.
lodica più diffusa12 e alle sue ricercate varianti, altre tradizioni melodiche
assolutamente inconsuete appaiono in testimoni diversamente localizzati.
Tuttavia nessuna delle melodie rintracciate può essere assimilata alle linee
neumatiche dell’inno queriniano: questa versione di Jam lucis orto sydere
rimane pertanto unica13. Soltanto in un caso e limitatamente al primo verso
si può fare ricorso ancora una volta all’innario di Nevers (f. 148v)14: l’ana-
logia si verifica in una composizione alternante due differenti melodie in
una struttura antifonale che prosegue anche nell’inno successivo.
Pure proveniente dal monastero di Santa Giulia è un secondo testi-
mone bresciano in notazione adiastematica. In questo prezioso manufatto
– che definiamo semplicemente come Memoriale di Santa Giulia (si veda
alla nota 4) – in un foglio rimasto parzialmente in bianco è segnato un
responsorio, il Multa egerunt iudei, che rievoca l’episodio della crocefis-
sione di Gesù fra i due ladroni e il suo dialogo con uno di essi.
Fig. 2 – Brescia, Biblioteca Queriniana, ms. G vi 7, sec. xi, Memoriale di Santa Giulia,
f. 32, responsorio Multa egerunt iudei
12
Presente anche nei moderni libri liturgici Liber Usualis Missae et Officii pro Dominis et
Festis cum canto gregoriano [...], Desclée, Parisiis-Tornaci-Romae 1929, p. 229.
13
Per la descrizione dei neumi di questi tre inni rimando alle Tavole inserite nello scritto
segnalato alla n. 3 del presente contributo.
14
Mmmæ, Band 1. Hymnen (I) Die mittelalterlichen Hymnenmelodien des Abendlandes,
n. 1311 n. e 1312.
dinato, la notazione meno calligrafica che nel Graduale, più sciatta e con
differente tracciato della virga, l’uso dilagante del torculus verticale re-
supino, e soprattutto la mancanza di razionali raggruppamenti neumatici
sul testo, a sua volta tracciato velocemente senza le necessarie spaziature.
Considerato nel suo insieme è il testimone di tradizioni in parte già
assestate, che riferiscono di scelte di repertori, di assimilazioni e di influs-
si, in momenti in cui si verificavano fenomeni di espansione e fenome-
ni di sedimentazione dei repertori, quando l’identità locale della liturgia
era frutto delle scelte operate dal centro. Le celebrazioni che spaziano
nel Graduale e nel Breviario costituiscono l’inizio della nostra tradizio-
ne liturgica all’interno della cattedrale dell’xi secolo. Nel Graduale sono
presenti tutte le Messe dell’Anno Liturgico; nel Breviario sono riportate
le Ufficiature del Temporale e del Santorale, le feste principali dedicate
al Signore, e quelle dedicate ai santi venerati nella città: i santi Faustino
e Giovita, santa Giulia, santo Stefano e sant’Agata (per non citare che
quelli), ma anche, con celebrazione ampia e solenne, san Filastrio, ottavo
vescovo bresciano. Per la selezione di tradizioni locali e di innovazioni
questo codice diventa un esemplare unico. Vi si riconoscono le adozioni
e gli adattamenti di usi liturgici di centri vicini e lontani: le assimilazioni
incidono sull’assetto liturgico, sia nel Graduale, sia nel Breviario dove
più forte si avverte l’autonomia di chi ha predisposto la stesura dei testi,
scegliendo e accostando liberamente le parti delle Vitae dei santi.
Nelle selezioni operate si ravvisano le antifone bizantine accolte per
la prima volta alla fine del ix secolo nell’Antifonario di Carlo il Calvo
(ora alla Bibliothèque Nationale de France come Liber responsalis sive
antiphonarius 17436), compilato nell’abbazia di Saint-Medard-de Sois-
sons e più tardi presente a Compiègne. In queste antifone, che a Brescia
ebbero lunga vita17, si ripercorre l’episodio del Battesimo di Cristo e si
ricorda l’azione di san Giovanni Battista, coniugando l’Epifania come la
celebrazione del Salvatore, all’Ottava dell’Epifania come l’esaltazione
del suo Precursore.
Frutto di adozione è pure l’inserimento nella solenne celebrazione di
san Pietro, di cinque antifone dei primi Vespri selezionate dall’Ufficia-
tura che Hucbald di Saint-Amand, forse discendente da Ludovico il Pio,
autore di opere letterarie e agiografiche, compositore, noto ai musicologi
come teorico carolingio, scriveva a Reims (e quindi in un periodo com-
preso fra l’893 e il 900) per la commemorazione della cattedra di san
Pietro in Antiochia (22 febbraio)18.
il Breviario mm. 298x180. La maggior parte della “collezione Canonici” veniva venduta alla
Bodleian Library di Oxford nel 1817 dall’ultimo coerede del Canonici, Giovanni Perissinotti.
17
Maria Teresa Rosa Barezzani, Antifone bizantine nella liturgia bresciana, «Brixia Sacra.
Memorie storiche della diocesi di Brescia», xvi/3-4 (2011), pp. 123-160.
18
A Reims Hucbald era stato chiamato dall’arcivescovo Folco nell’893 per restaurarvi,
con Remi d’Auxerre, due Scuole, quella canonicale e quella claustrale, che erano state distrutte
dalle incursioni normanne nell’889.
19
Ampiamente studiata a partire dal xix secolo e nei primi anni del secolo successivo,
come specifica Michel van Esbroeck, La Lettre sur la Dimanche descendu du ciel, «Analecta
Bollandiana», cvii (1989), pp. 267-284.
20
Ibi, p. 284.
21
Rotonde d’Italia. Analisi tipologica della pianta centrale, a cura di Valentino Volta, Mi-
lano, Jaca Book 2008, p. 28. Paolo Guerrini, Al tempo in cui il Duomo Vecchio era nuovissimo,
«Il Giornale di Brescia», 26 giugno 1946, riferiva che cinquantamila lombardi crocesegnati
con a capo l’arcivescovo di Milano Anselmo di Bovisio e il vescovo di Pavia partivano nel
settembre 1100 per l’Oriente e fra essi molti giovani bresciani, nobili e plebei, che ritornando
in patria riportavano reliquie e memorie e tesori erogati poi per sciogliere voti e promesse a
edifici sacri. Notizie che potrebbero essere applicate anche al gruppo di cavalieri bresciani, che
di ritorno dalla quinta Crociata al seguito del vescovo Alberto da Reggio nel 1219 avrebbero
riportato interessanti reliquie.
credo che davvero questa lettera entrasse in qualche modo nella nostra
liturgia nonostante la minaccia di sanzioni rivolta ai sacerdoti che si ri-
fiutavano di leggerla ai fedeli; ritengo piuttosto che fosse riportata per un
compiacente adeguamento al suo dilagante uso in quel periodo.
Nell’assetto liturgico della nostra cattedrale trova luogo anche un
evento storico che rievoca la conversione dell’imperatore Costantino:
Fig. 3 – Oxford, Bodleian Library, Canon. Lit. 366, sec. xi, Graduale-Breviario
bresciano, f. 25r, offertorio Veniens vir splendidissimus ad Costantinum regem
Nella Messa in cui si celebra l’Inventio sancte crucis (f. 25r) il testo
dell’Offertorio così lo viene a narrare:
«Veniens vir splendidissimus ad Costantinum regem nocte suscitavit eum du-
cens aspice in celum et vide signum crucis Domini per quod accipies virtutem et
fortitudinem viso autem signo hoc rex fecit similitudinem crucis quam viderat in
celum et glorificavit deum alleluia».
22
I vari passaggi della narrazione erano ricostruiti da Ennio Ferraglio, Echi settecenteschi
di un episodio della leggenda dei santi Faustino e Giovita, «Brixia Sacra», s. iii, v/4 (2000),
pp. 65-78. Per quanto riguarda il responsorio Refulsit sol in clipeos aureos, che segue la Lectio
vi, le origini bibliche del testo e il suo adattamento alla celebrazione dei nostri santi patroni
rimando il lettore interessato al mio I miracoli in musica, di prossima pubblicazione.
23
Per la descrizione particolareggiata e l’uso di ciascun neuma rimando a Maria Teresa
Rosa Barezzani, La notazione neumatica di un codice bresciano (secolo xi), Fondazione Clau-
dio Monteverdi, Cremona 1981; nel contributo citato si presentano i neumi più significativi (si
veda la tav. 1 in Appendice).
24
Martina Pantarotto, Manoscritti dei secoli xi e xii: Brescia e dintorni, Tesi di dottorato,
Università “La Sapienza” di Roma, xi ciclo, tutor Paola Supino Martini, a.a. 1996-1999 (che si
può consultare a Brescia, Biblioteca Queriniana, Tesi, 292), ipotizza che il copista del Graduale
ponesse in opera, contemporaneamente, testo e notazione. Altrove si dà come scontato che per
tradizione i manoscritti liturgici fossero copiati e annotati in tempi successivi.
27
Intonazioni e cadenze sono riprodotte in Appendice alla tav. 2.
28
La descrizione del frammento e la bibliografia relativa si trovano in Paolo M. Galimber-
ti, Censimento dei frammenti manoscritti della Biblioteca Queriniana di Brescia, «Aevum»,
lxxvi (2002), pp. 471-514: 495, n. 72.
29
Paolo Tentori, Il Proprium Missae del Messale di Civate (cod. 2294 N.A. D 127 Biblio-
teca Trivulziana di Milano), Novantiqua Multimedia, Lecco 1994.
3. Le diastematiche
30
Maria Teresa Rosa Barezzani, Uno scandicus speciale per una formula d’intonazione:
letture e interpretazioni, in Codex Angelicus 123. Studi sul Graduale-Tropario bolognese del
secolo xi e sui manoscritti collegati, a cura di Ead. - Giampaolo Ropa, Una Cosa Rara, Cremo-
na 1996 (Istituto per la Storia della Chiesa di Bologna-Università degli Studi di Pavia-Scuola di
Paleografia e Filologia musicale, Cremona, Saggi e Ricerche, 7), pp. 231-267.
31
Klosterneuburg, Stiftsbibliothek, ms. 588, sec. xii.
32
Le manuscrit 807 Universitätsbobliothek Graz (xii e siècle), pm xix, Berne 1974.
33
Missale Notatum Strigoniense ante 1341 in Posonio, ed. by Janka Szendrei - Richard
Rybaric, Magyar Tudomanyos Akadamia ZenetudomanyiIntezet, Budapest 1982 (Musicalia
Danubiana, 1).
34
Cantorinum seculi xii vel xiii multas complectens sacras preces quae canebantur in
missis et in processionibus.
35
Secondo Stäblein e altri studiosi che lo hanno preceduto il manoscritto sarebbe pro-
veniente dal monastero di Santa Giulia. Bruno Stäblein, Schriftbild der einstimmigen Musik,
Band iii, Musik des Mittelallters und der Renaissance / Lieferung 4. Musikgeschichte in Bil-
dern, veb Deutscher Verlag für Musik, Leipzig 1975, p. 129, Abb. 19. Le Litanie comprese in
questo codice riportano i nomi di Faustino e Giovita, Apollonio, Antigio, Giulia, Benedetto,
Silvestro patrono di Nonantola. Manca il riferimento a Filastrio.
36
Sui due codici si vedano: Stefania Vitale, Il Graduale ms. 150 della Biblioteca Civica
“Angelo Mai” di Bergamo xi-xii secolo, Tesi di laurea, Università degli Studi di Pavia, Scuola
di Paleografia e Filologia musicale, rel. Giacomo Baroffio, a.a. 1996-1997; Ead., Il canto gre-
goriano a Brescia tra xi e xiii secolo, «Civiltà Bresciana», x/3 (2001), pp. 422-447; Serenella
Finesso, Due Graduali della Biblioteca Civica di Bergamo, testimoni della tradizione brescia-
na, Tesi di laurea, Università degli Studi di Padova, Facoltà di Lettere e Filosofia, Dipartimento
di Storia delle Arti Visive e della Musica, a.a. 1992-1993. Altre precisazioni su questi mano-
scritti in M. Pantarotto, Manoscritti dei secoli xi-xii.
37
Remo Crosatti, Il Codice Brescia, Biblioteca Capitolare 13, Liber Antiphonarius divi-
norum Officiorum cum notis musicis scriptus circa saeculum xiii. Studio codicologico-liturgi-
co-musicale del più antico Antifonario della cattedrale di Brescia, Capitolo della Cattedrale di
Brescia - Editrice Turris, Cremona 1996. Simona Gavinelli mi precisa che l’Antifonario Capi-
tolare 13 appartiene più al xii che non al xiii secolo. In queste pagine l’Antifonario bresciano
è citato come Cap 13. La descrizione codicologica del manoscritto si legge in Paola Bonfadini,
Antichi colori. Catalogo della sezione Codici miniati del Museo Diocesano di Brescia, Museo
Diocesano di Brescia, Brescia 2002, pp. 21-32.
Fig. 4 – Brescia, Museo Diocesano, ms. 13, sec. xii-xiii, Liber Antiphonarius
(Capitolare 13), f. 43r, prosa Ab oriente stellam sequentes
39
Versiculi et Responsoria in processionibus et in missis. Contiene anche i canti relativi
alla Messa di san Filastrio (si veda all’interno di questo volume il contributo di Paola Dessì).
40
Il Sacramentario benedettino bresciano del secolo xi (Ricerche sul ms. 2547 della Bi-
blioteca dell’Università di Bologna), a cura di Emidio Zana, Ateneo di Scienze, Lettere ed Arti
di Brescia, Brescia 1971 (Monumenta Brixiae Historica Fontes, 11).
Fig. 6 – Bologna, Biblioteca Universitaria, ms. 2493, sec. xiii-xiv, Hymnarium cum
notis musicis, bresciano, f. 23v, inno Jam lucis orto sydere
Due fogli sono aggiunti in tempo imprecisato alla fine di questo In-
nario; l’appartenenza dei fogli aggiunti al codice 2493 resta, purtroppo,
incerta: indubbiamente sarebbe consolante poterli credere di tradizione
bresciana, ma non è certo che l’assemblaggio codice-fogli allegati sia
avvenuto in sede bresciana e non esistono indicazioni sull’epoca in cui
furono uniti al codice i due piccoli fascicoli finali42.
41
Sul centro di conservazione del codice 2493 si veda Elena Tomasoni, L’Hymnarium cum
notis musicis, codice ms. 2493 della Biblioteca Universitaria di Bologna (sec. xiv), «Civiltà
Bresciana», x/3 (2001), pp. 48-55.
42
Per quest’ultima indicazione ringrazio la dottoressa Rita De Tata della Biblioteca Uni-
versitaria di Bologna. Secondo Lodovico Frati, Codici musicali della R. Biblioteca Universi-
taria di Bologna, «Rivista musicale italiana», xxiii (1916), pp. 219-242: 226, alla conclusione
di un indice a penna inserito nel xviii sec. alla fine del volume, si legge, di mano dell’abate
Giovanni Crisostomo Trombelli (1697-1784): «Addiiciuntur fragmenta veterum Breviariorum,
ex quibus desumitur hymni ad tertiam, sextam, nonam in Quadragesima. Compara hos hymnos
cum iis quos praebet Cassandri collectio», p. 213.
Fig. 7 – Bologna, Biblioteca Universitaria, ms 2493, sec. xiii-xiv, Hymnarium, ff. 142-
143 [fogli aggiunti], inno Martyris, ecce, dies Agathae
Per altre osservazioni di carattere strettamente paleografico rimando a M.T. Rosa Ba-
44
rezzani, Le notazioni neumatiche del codice queriniano H vi 21, soprattutto alle pp. 129-130.
45
Remo Crosatti - Oscar Mischiati - Luigi Salvetti, La vita musicale in S. Giovanni Evan-
gelista a Brescia. Appunti per una ricerca, Parrocchia di S. Giovanni Evangelista, Brescia
1994. La chiesa raggiunse il massimo splendore nei secoli xii-xiii e i canonici di San Giovanni
ottennero ampi privilegi dai pontefici che si sono avvicendati in quel periodo. Il codice, in
quanto testimone della vita canonicale a San Giovanni dall’xi al xv secolo, è stato studiato da
Rosa Angela Comini. La sua tesi di laurea costituisce un contributo al Corpus Consuetudino-
rum Italicum.
46
Secondo E. Zana, Il Sacramentario benedettino bresciano, p. 97, 30 novembre, la festa
è segnata in rosso perché era celebrata solennemente in tutte le chiese della città di Brescia che
all’apostolo aveva dedicato l’antica cattedrale fuori le mura orientali.
Fig. 10 – Brescia, Biblioteca Queriniana, ms. A ii 8, sec. xii, Bibbia, Profeti, f. 87r,
Explicit liber ieremie prophete. Incipit liber baruch
47
Tracciati alla tav. 3 in Appendice.
48
Per la cui riproduzione fotografica ringrazio vivamente Remo Lombardi.
49
P.M. Galimberti, Censimento dei frammenti manoscritti, tav. ii, n. 75.
4. Conclusioni
Modena, Biblioteca Capitolare O i 13: elementi per una scheda descrittiva, con un’appendice
sulla notazione neumatica, in Codex Angelicus 123. Studi sul Graduale-Tropario bolognese del
secolo xi e sui manoscritti collegati, pp. 335-371.
E la notazione non ebbe un ruolo primario nemmeno quando nel periodo fiammeggiante
51
dell’ars subtilior toccò punte di indescrivibile complessità perché anche allora fu al servizio del
compositore che ne adottò le malizie piegandole a criteri personalissimi, ma sempre soggetti
alle creazioni melodiche.
Appendici
Tavole
ISSN 2283-7736
ISBN 978-88-372-3155-2
€ 35,00