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Senofonte, Economico, Biblioteca Universale Rizzoli, Milano, 2000.
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Anche allora, naturalmente, esistevano delle grosse realtà
imprenditoriali, nel senso che vi erano famiglie che
svolgevano attività di carattere produttivo e commerciale, che
potevano raggiungere dimensioni notevoli, anche attraverso
l’uso degli schiavi.
Senofonte non soltanto ci dà il significato del termine
“economia”, ma ci dà pure alcune fondamentali nozioni
riguardanti i principi da osservare per governare “la casa”.
Questi principi, pur non esaurendo la totalità dei principi di
governo delle aziende, possono dirsi validi ancora oggi.
Quello di Senofonte, infatti, è un libro molto moderno,
anche se scritto oltre duemilaquattrocento anni fa, perché le
indicazioni che contiene illuminano con straordinaria lucidità
e semplicità su temi di “governo” ancora attuali.
Nella prima parte di esso si svolge un dialogo tra Socrate e
un certo Critobulo, il quale vuole imparare a fare
l’imprenditore agricolo e chiede a Socrate cosa debba fare.
Socrate non era certo esperto nel campo
dell’imprenditorialità ma lo era nell’ars maieutica, cioè nel
sapere estrarre i concetti dal dialogo con le persone e nel
trasformare questo dialogo in fonte di ricerca e di conoscenza.
Socrate, dunque, risponde di non sapere nulla sull’agricoltura
e su come si produce in agricoltura, ma riferisce, a sua volta,
di un dialogo con un certo Iscomaco, il quale era, invece, un
imprenditore di successo.
Alla base di qualunque successo, egli dice, non c’è soltanto
il denaro e il patrimonio materiale, ma ci sono le qualità delle
persone: è molto difficile vedere fallire un’impresa solo per
mancanza di mezzi, mentre si vedono fallire parecchie
imprese, di cui si dice che l’imprenditore, anziché occuparsi
della sua attività, si sia lasciato distrarre da altre occupazioni
non sempre nobili.
Da questo dialogo emerge una circostanza ancor oggi Il segreto
fondamentale e cioè, che l’uomo, non solo in quanto essere dell’imprendit
ore
umano, bensì come detentore di specifiche “qualità”, è
fondamentale per il successo dell’impresa.
Iscomaco sostiene, dunque, che il vero segreto
dell’imprenditore sta nel saper cogliere la potenziale “utilità”
di cose all’apparenza “inutili”, o addirittura pericolose: “E’
dunque di un buon amministratore sapersi servire anche dei
nemici in modo da ricavare dai nemici dell’utile.”2 .
2
Senofonte, Op. cit., cap. I, 15.
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Il segreto dell’imprenditore, per Senofonte, sta dunque nel
riuscire a vedere l’utilità in cose che lasciano assolutamente
indifferenti tutti gli altri. In questo contesto, Iscomaco
afferma di avere imparato ad essere imprenditore dal padre,
il quale non poteva resistere al desiderio di acquistare campi
che trovava abbandonati e incolti, nell’intento di lavorarli
adeguatamente, per rivenderli successivamente ad un prezzo
più alto.
Per Iscomaco, quindi, è proprio questo il segreto
dell’imprenditore: riuscire a vedere le cose che gli altri non
vedono, fare un progetto e avere la capacità di realizzarlo;
trasformare le cose che gli altri considerano “inutili”, in cose
“utili”.
Se si considerano le storie imprenditoriali di tutti i tempi,
non si può che confermare la validità di questa affermazione.
L’Economico di Senofonte fornisce un’utile introduzione
allo studio del “governo” delle aziende e alla individuazione
dei principi fondamentali che lo regolano.
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Zappa G., Le produzioni nell’economia delle imprese, Tomo I, Giuffrè, Milano, 1956, p. 37
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L’azienda è definita da Gino Zappa come una
“coordinazione economica in atto, istituita e retta a
soddisfacimento dei bisogni umani”4.
Tale coordinazione economica è coordinazione di
operazioni, ma anche di azioni, a seconda che si prenda in
considerazione l’attività nel suo aspetto “oggettivo”, di ciò
che si compie, ovvero nel suo aspetto “soggettivo”, con
riguardo, cioè, agli uomini che la svolgono.
Per interpretare correttamente la nozione di economia
aziendale, occorre considerare contestualmente i due aspetti
sin ora trattati:
• quello del significato del termine “economia” come
scienza del “governo della casa”, come definito da Senofonte;
• e quello del significato del termine “azienda”, così
come definito da Zappa e, cioè, come “istituto” realizzato da
uomini allo scopo di soddisfare determinati bisogni e,
contemporaneamente come “sistema” e, cioè, come insieme
coordinato di operazioni ed azioni.
Dalla contestuale considerazione dei due aspetti appena
riassunti, è evidente l’identificazione della disciplina come
scienza del governo, o dell’amministrazione delle aziende.
Tale governo punta a ricondurre ad un unico fine una
pluralità di atti ed operazioni, in tal modo sistematicamente
interconnessi.
4
Zappa G., Tendenze nuove negli studi di ragioneria, dattiloscritto, Venezia, 1926;
Tendenze nuove negli studi di ragioneria, Giuffrè, Milano, p. 37
5
Art. 2555 del Codice Civile.
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dell’imprenditore, nel quale si rispecchia il principale
fondamento della garanzia dei terzi creditori.
Il codice civile definisce a sua volta imprenditore “chi
esercita professionalmente un’attività economica
organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o
di servizi.”6.
Anche la definizione codicistica di imprenditore punta
maggiormente sull’identificazione di un responsabile delle
obbligazioni assunte, piuttosto che su quella del responsabile
del governo delle operazioni.
6
Art. 2082 del Codice Civile.
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