Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
INTRODUZIONE
La storia del diritto va collocata tra le scienze giuridiche e non tra le scienze
storiche; infatti il focus dello studio è il diritto nella sua dimensione storica. In
altri termini è una materia di carattere storico che apparentemente è incentrata
sul passato; in realtà è così inteso da chi ritiene che la cultura sia qualcosa di
inutile, che non produce, qualcosa che “non si mangia”; è un luogo comune, un
pregiudizio pericoloso, perché anche l’Università stessa è portatrice sana di
cultura.
La fenomenologia della realtà del diritto è empirica ed assume forme mutevoli
nel tempo: lo studio di queste forme, del perché il diritto le assuma e che cosa le
origina è l’oggetto del nostro studio. Lo studio della storia del diritto fornisce
strumenti di lettura critica della realtà del diritto che consiste, appunto,
nell’appropriazione concettuale.
FASI STORICHE:
1. Età tardo‐medievale : (sec. XI – XV) che si divide in basso medioevo
(caratterizzato da una crisi della cultura poiché si è ancora troppo affetti dal
secolo precedente) e tardo medioevo (si sviluppa in questo periodo un
diritto scientifico più moderno e studiato) → ius commune. Paolo Grossi
considera il Medioevo come quel periodo senza Stato.
2. Età moderna: sec. XVI – XVIII
3. Età contemporanea: sec. XIX‐XX, il cui inizio si fa coincidere
convenzionalmente con il Congresso di Vienna, conferenza tenutasi
nell'omonima città, allora capitale dell'Impero austriaco, dal 1 novembre
1814 al 8 giugno 1815. Vi parteciparono le principali potenze europee allo
scopo di ridisegnare la carta dell'Europa e ripristinare l'Ancien régime dopo
gli sconvolgimenti apportati dalla Rivoluzione francese e dalle guerre
napoleoniche. Con il Congresso di Vienna si apre infatti quella che viene
definita come l'età della Restaurazione.
DALL’ALTO AL BASSO MEDIOEVO
Nel passaggio da uno all’altro di questi due periodi storici, si assiste a:
una nuova geografia dei poteri politici – a causa della nascita delle città
le quali concentrano in un territorio circoscritto un insieme di ceti ed
interessi tra loro complementari e sinergici; si crea dunque un
microcosmo funzionale. Per capire ed ordinare questa complessità si
rende necessario che il diritto offra schemi ordinanti adatti a questa nuova
realtà. In questo nuovo contesto è la dimensione giuridica che è ordinante,
in quanto auto‐ noma, e non quella politica. E l’unico soggetto il quale
può produrre il diritto come nuovo sistema ordinante oggettivo è la
scienza giuridica.
I principi di quasi tutte le scienze sono individuate dai maestri che li
tramandano ai discepoli attraverso un ordine. L’ordine, infatti, riesce ad
armonizzare i principi con gli strumenti conoscitivi e questi con i loro fini;
sapere cosa fare ma ignorare in quale ordine fare non è proprio della
conoscenza compiuta, come insegna S. Ambrogio. L’ordine è infatti
un’armonia della realtà, in forza della quale la scheda della memoria – grazie al
collegamento tra intuizione e ordine – viene resa più efficace. E questo ordine è
costituito dal Corpus Iuris Civilis Iustinianeo, non come fonte in quanto tale,
impossibile pertanto da utilizzare a secoli di distanza in una società
profondamente mutata, ma come strumento di interpretazione del diritto.
L’autorità del testo, dunque, si trasferisce nell’attività di interpretazione del
giurista e nell’ambito europeo l’utilizzo di un’unica fonte dà ai giuristi una
connotazione unitaria.
Gli strumenti utilizzati dai giuristi per tale interpretazione possono essere così
classificati:
I. Glossa ‐ era l'interpretazione di parole oscure (perché ermetiche o cadute
in disuso) attraverso altre più comprensibili, ossia attraverso il linguaggio
corrente;
II. Commento – ovvero uno scritto di interpretazione e di valutazione di un
fatto, di un evento, di un’opera artistica. La sua struttura, a differenza di
quella della glossa, ricalca quella del Corpus Iuris Civilis e sostituisce il
commento a quest’ultimo;
III. Consilium (o responsum) ‐ si tratta di un parere su un caso specifico e
concreto, realizzato facendo ricorso alla “interpretatio” delle fonti
romanistiche, attraverso il filtro della glossa e del commento; il parere
(“consilium pro veritate”) veniva richiesto al giurista da un giudice di una
controversia con lo scopo di individuare la soluzione concreta al caso. Ciò
accadeva in quanto il giudice non era un giurista e pertanto necessitava di
un supporto tecnico proveniente da fonte autorevole;
IV. Tractatus – non è una trattazione sistematica, ma una dissertazione ed un
approfondimento su determinati argomenti, anche citando altre fonti di
riferimento.
IUS COMMUNE
Si tratta di un diritto prodotto dall’attività sapienziale, dall’attività di
interpretatio del Corpus Iuris Civilis dai giuristi, scienziati della scienza
giuridica. Maestri che insegnavano nelle università di tutta Europa ma che
erano anche chiamati a fare da consiglieri ai detentori del potere, consulenti nei
tribunali di giudici e delle parti, avvocati e notai; personaggi, dunque, ben
immersi nella realtà di ciò che accadeva nella vita di tutti i giorni fuori dalle
mura universitarie. Viene considerato un diritto senza stato, lo ius commune,
ma soprattutto un diritto senza frontiere, che realizza l’unità giuridica europea.
Oltre all’elemento geografico e cronologico, l’esperienza giuridica europea è
unificata dal dato culturale dello ius commune. Lo ius commune si spinge fino
all’età moderna, fino alle codificazioni del ‘700, le quali rappresentano un
punto di chiusura fondamentale. In questo periodo cominciano infatti a crearsi
le prime teorie che saranno alla base degli ordinamenti attuali.
Il dato culturale di identificazione è rappresentato dall’Imperatore (Sacro
Romano Impero) e dal Papa, ed il periodo storico è inquadrato
dall’incoronazione di Carlo Magno (notte di Natale del 800) fino alla scoperta
dell’America (12 ottobre 1492). Per la storia del diritto è importante il 1088,
data di fondazione dell’Università di Bologna, ove inizia a costruirsi il giurista
sulla base del sapere giuridico (struttura sapienziale del diritto).
Con l'espressione "diritto comune", o alla latina ius commune, gli storici del
diritto usano definire l'esperienza giuridica che si sviluppò nell'Europa
continentale dall'XI secolo fino alle codificazioni ottocentesche. Ne è esclusa
l'Inghilterra, il cui sistema, detto di common law, si sviluppò fin dalle origini
senza rilevanti influenze del diritto romano. Ciò avvenne anche perché i
common lawyers, al contrario degli omologhi continentali, non usarono mai il
latino come lingua dei tribunali, bensì il francese dei Normanni fino al Seicento
e l'inglese dopo.
si riferiscono al contenuto