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Leonardo da Vinci, Vie di comunicazione ed edifici a diversi livelli, 1490 circa. Ms. B, f.

16r (particolare)

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Vista a volo d’uccello dell’area oggetto dei progetti del Dottorato

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Nuove urbanità per i Navigli
Marco Lucchini*

Il sistema dei Navigli Lombardi costituisce un fatto territoriale e cordare noi stessi». Ciò non giustifica l’imitazione del passato o
urbano che nel corso della sua lunga storia ha assunto il valore di la sua conservazione ad oltranza. La temporalità infatti si manife-
monumento storico1. Esso, infatti, non è stato concepito per ri- sta simultaneamente nella presentificazione del passato e in quel-
cordare e celebrare eventi o idee, ma ha acquisito una capacità la del futuro. Questa è la condizione che permette alla moderni-
rappresentativa a posteriori grazie al suo valore d’uso e al radica- tà di trovare la propria coerenza in se stessa e non nella ripropo-
mento nel paesaggio. sizione di strutture formali inautentiche4.
I monumenti storici, non avendo nella loro genealogia un’esplici- Le porzioni urbane dei Navigli e alcuni piccoli frammenti della
ta volontà di rimemorazione, hanno un’importanza determinata Cerchia sono state oggetto, da qualche lustro, di una conserva-
dal valore storico e non dal valore di antichità. Quest’ultimo, nel zione che da un lato appare nostalgica, dall’altro è invece sfrut-
caso dei Navigli, è addirittura divenuto un fattore negativo poi- tata dal mercato del divertimento di massa. Nella società globa-
ché nel momento in cui l’utilità pratica si è esaurita l’appartenen- lizzata assistiamo infatti al «feticismo del patrimonio»5 ossia alla
za al passato e la presenza dei segni del tempo sono stati inter- sopravvalutazione delle testimonianze storiche, a cui si attribuisce
pretati come ostacolo al progresso. L’indebolimento del ruolo di equivocamente un valore storico di passato, e alla loro estranea-
rete commerciale, iniziato nei primi anni del Novecento, li ha re- zione dal tempo tramite pratiche forzate di conservazione. Que-
si progressivamente estranei all’urbanità e al funzionamento del- sto fenomeno è analogo alla produzione di accattivanti immagi-
la macchina urbana. Poiché il loro ruolo rappresentativo, nei con- ni architettoniche alla moda, prive di spessore culturale, impron-
fronti del passato e dell’identità della città, è rimasto confinato tate all’esibizione formale e al virtuosismo tecnologico. Quindi il
agli ambiti letterari e pittorici e ad una dimensione prevalente- dilagare dei mercatini e dei locali notturni nella cornice artificial-
mente nostalgica, la perdita del valore d’uso li ha precipitati nel- mente finta dei “Navigli vecchia Milano” altro non è che il rifles-
la condizione di rovina, che per l’appunto, ha esclusivamente un so, nello specchio delle trasformazioni urbane, di City Life e del-
valore storico. la Città della Moda, in cui si riconoscono alcune delle ragioni al-
La copertura della Cerchia Interna e la scomparsa di una parte si- la base della perdita di incisività della cultura architettonica.
gnificativa del sistema fu l’evento più noto e probabilmente Giu- Il processo di passaggio dall’antico al nuovo non può quindi es-
seppe Gramigna non ha avuto torto a definirla «infausta e balor- sere che dialettico. Lo stesso Ruskin condannando il restauro
dissima»2, anche perché essa fu portata a compimento in un pe- (non la manutenzione) auspicava la formazione di un’architettu-
riodo storico in cui, in Europa, “il culto dei monumenti” era più ra contemporanea capace di instaurare una «dialettica tra con-
che consolidato. Ma altre volte Milano ha cancellato la sua me- servazione e innovazione»6.
moria, come nel caso dei Bastioni Spagnoli o, più di recente, del Questo significa anche accettare, come scrisse Manfredo Tafuri a
complesso storico della Fiera: la demolizione è parte del proces- proposito della celebre dialettica negativa, le contraddizioni. Per
so di costruzione della città. La questione più importante in que- questo motivo è impossibile ricostruire, come auspicato da alcu-
sto processo, per molti versi ineluttabile, è il cambiamento delle ni, la Cerchia Interna, mentre sarebbe più interessante mettere in
relazioni tra i fatti urbani. Il nuovo è una condizione necessaria luce, tramite realizzazioni di architettura contemporanea, le più
per il divenire; si distingue dall’antico perché in grado di aprirsi al significative tracce storiche dei Navigli presenti sia nella Darsena
futuro rompendo con il passato per ricostruire immediatamente sia lungo le sponde dei Navigli Grande e Pavese, in particolare in
dopo delle relazioni con esso3; se questa ricostruzione avviene prossimità dei manufatti idraulici. A questo proposito appare del
con superficialità e indifferenza, il nuovo diventa un fatto estra- tutto attuale il contributo metodologico lasciato dai maestri affe-
neo alla città e non è in grado di rappresentarne l’identità. renti alla Scuola Milanese che ricerca la consistenza della storia e
Il passato è un costruito che dà forma alla memoria rendendola del passato nel presente e nell’invenzione progettuale. Alcuni
visibile; come scrisse John Ruskin, l’architettura ci permette di «ri- progetti sviluppati nell’ambito del Dottorato di ricerca in Proget-

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Naviglio Grande con la chiusa davanti alla piscina Argelati Conca in via Senato

tazione Architettonica e Urbana presentati in questo volume van- due ponti di Gaggiano progettati da Luigi Ferrario ne sono una
no esattamente in questa direzione. testimonianza.
Accettare le contraddizioni vuol dire anche cercare dei rapporti di Se, come scrisse Vittorio Gregotti, non si dà modificazione senza
coerenza, con le dinamiche insediative contemporanee senza es- appartenenza7, essi ci ricordano la necessità di vincolare la fenome-
serne succubi. Le trasformazioni indotte dalle reti per le comuni- nologia del nuovo alla rappresentazione di un’identità considerata,
cazioni, la dispersione insediativa o il proliferare di contenitori non come un valore immutabile alla maniera della città di Zora di
atopici hanno come effetto la dissipazione dello spazio e la ridu- Italo Calvino, ma come una categoria in movimento.
zione della città a coacervo di frammenti. I Navigli sono stati in- Per un’idea corretta dell’identità, nel caso dei Navigli, occorre con-
teressati notevolmente da tali fenomeni che hanno complessiva- siderare due aspetti essenziali: il loro ruolo come reti, interrogan-
mente degradato lo spazio urbano. Numerosi sono i luoghi in at- dosi se essi possano ancora essere attuali da questo punto di vista,
tesa di trasformazione: alcuni sono spazi interstiziali circondati da e la ricerca di riferimenti permanenti a cui ancorare o con cui con-
preesistenze storiche, altri sono aree da cui la città si è ritirata in frontare le scelte di progetto.
seguito alla dismissione industriale, altri ancora sono vuoti pre-
senti nelle smagliature dei già fragili tessuti della periferia indu- Il problema della scala e delle reti: l’urbanità alla scala
striale. microurbana e il paesaggio
I numerosi saggi, pamphlet e dibatti contro tali fenomeni sono I Navigli sono una rete per le comunicazioni a scala territoriale. La
importanti e condivisibili ma non sono utili se non si traducono in genesi del sistema è riconducibile alla necessità di spostare merci e
azioni concrete. Il nuovo esige la responsabilità del progetto di persone; il trasporto dei marmi ad usum fabricae fu una delle ra-
trasformazione agendo su ambiti precisi, magari circoscritti, ma gioni che nel 1438 portò gli ingegneri della Fabbrica del Duomo a
in grado di modificare effettivamente la realtà. Non sono quindi inventare un nuovo tipo di manufatto idraulico, – la conca – per va-
da respingere le trasformazioni sulle aree attraversate dai Navigli, riare il livello dell’acqua in un ambito circoscritto8. Le relazioni tra la
purché regolamentate e soggette ad orientamenti vincolanti, ba- città e i Navigli sono state determinate dal rapporto tra il movimen-
sati sulla conoscenza critica delle regole morfotipologiche conso- to e la forma del costruito: «il protagonista dello spazio è ciò che
lidate nel secolare confronto tra acqua e costruito. Esse grazie al- si muove» e non casualmente gli edifici che si affacciano sui Navi-
la loro profondità storica contengono gli elementi essenziali per gli sono conformati da due esigenze essenziali: accogliere ciò che
uno sviluppo sostenibile; il confronto tra il nuovo e quanto sedi- si sposta sull’acqua e successivamente contemplare l’acqua stessa
mentato nel tempo conduce a scelte rispettose della lunga dura- e il paesaggio, urbano o della campagna. Il movimento sui Navigli
ta, in grado di introdurre elementi di innovazione nell’identità dei è molto lento, circa 3 km all’ora, dato che le imbarcazioni sono
luoghi senza disconoscerne il significato. spinte dalla corrente o dalla trazione animale. I flussi di relazioni si
La riqualificazione dell’Alzaia di Turbigo e lo spazio pubblico tra i muovono quindi in modo congruente con la scala della prossimità

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Via San Marco verso la Martesana Ponte di legno sul Naviglio in corso Genova

e dello spazio di contatto, proprie della città medievale e della so- heideggeriano prendersi cura delle cose del mondo, in cui oggi de-
cietà preindustriale; il rapporto tra il costruito e lo spazio aperto si ve rientrare non solo la semplice manuntenzione ordinaria ma una
fonda sulla contiguità e la prossimità ed è coerente con le misure più profonda attenzione al progetto del futuro del sistema Navigli.
antropometriche. Nel 1886 più di trecento opifici erano alimentati dai Navigli; l’ac-
La particolare struttura dei canali li rende adatti ad essere scena- qua oltre ad essere la principale risorsa dell’agricoltura, muoveva le
rio urbano nella scala dello spazio dello spettacolo: nella seconda ruote dei mulini, usati sia per macinare il grano sia per azionare
metà del Quattrocento quando Beatrice d’Este, sposa di Ludovi- qualunque tipo di macchina utensile. La diffusione del vapore pri-
co il Moro entra a Milano, percorre un Naviglio Grande sulle cui ma e dell’energia elettrica poi rende rapidamente obsoleta l’acqua
sponde sono stati esposti i migliori prodotti della produzione ar- come fonte di energia. Con il piano Beruto e il successivo Pavia-
tigianale. Masera, Milano assume un nuovo ordine di grandezza caratteriz-
Il sostanziale cambiamento che introduce una scala incommensu- zato dallo spazio di circolazione: la crescita economica richiede luo-
rabile con le precedenti è dovuto allo sviluppo delle reti tecniche ghi adatti alla movimentazione rapida delle merci e allo sfrutta-
per le comunicazioni e al contemporaneo esaurimento del ruolo mento della rendita fondiaria; lo sviluppo urbano si orienta quindi
storico dei Navigli come infrastruttura commerciale, iniziato poco verso un aumento della densità insediativa e l’espansione della cit-
dopo la conclusione del Naviglio Pavese e conclusosi con il declas- tà. Se nelle aree più centrali della città la Cerchia si trasforma in una
samento a canali per l’irrigazione. Le cause, pur essendo comples- circonvallazione di scorrimento, in quelle periferiche, dove i Navigli
se e intricate, sono ascrivibili al mancato raggiungimento del colle- Grande e Pavese si uniscono con la Darsena, il cambiamento di sca-
gamento stabile tra Milano e il mare9, e allo scarso aggiornamen- la è segnato dalle geometrie dei piano Beruto e Pavia Masera che
to tecnologico; mentre le reti dei trasporti su terra progrediscono tracciano una maglia di isolati sovrapposta alle preesistenze. Que-
rapidamente grazie alle innovazioni meccaniche, i Navigli rimango- ste ultime, costituite da un tessuto piuttosto consolidato, resistono
no a velocità di esercizio lentissime dovute anche alla persistenza di alle trasformazioni programmate per cui del piano Beruto sono
forti limiti strutturali10. realizzati solo gli assi anulari e non quelli radiali.
La coerenza tra Navigli e misure antropometriche si riconosce an- Ancora negli anni Venti del Novecento Riccardo Bacchelli parla di
che nelle pratiche di controllo delle acque sviluppate sin dal XIII se- una «campagna al vertice del triangolo tra i due canali [che] s’ac-
colo da quando la necessità di aprire le “bocche in fregio” ovvero costava di più al Duomo»11 riferendosi a un «suburbio campestre»
le derivazioni che dalle sponde dei canali consentivano i deflussi in cui modi di vita e forme insediative legate alla campagna intrec-
d’acqua, richiede gli interventi di regolazione gestiti dai campari ciate con opifici stanno per essere coinvolti nelle trasformazioni
d’acqua che introdusero una misura comune l’oncia magistrale mi- programmate dal Piano Regolatore che al momento in cui scrive
lanese (2,5 mc al minuto primo). La società pre-industriale ovvia- l’autore è rimasto «nei cartelli che indicavano vie cittadine laddove
mente non esiste più ma il senso di queste antiche pratiche è un eran sentieri fra i prati e gli orti».

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Ex Fabbrica
Richard Ginori,
Naviglio Grande, 2009

Oltre alle strade il cambiamento più importante è la costruzione se della Nuova Vigevanese, ma ha fatto da volano alla dispersio-
della ferrovia per Mortara, collegata all’anello pre-esistente che ne insediativa. Un magma di “casette fatte come pare a me” –
circondava la città; l’infrastruttura introduce un segno molto for- testimonianza di come la pianificazione urbanistica degli enti lo-
te, parallelo al Naviglio Grande, che diventa il principale attrat- cali abbia di fatto favorito i più disparati particolarismi – ha inva-
tore di attività produttive. Il tracciato, curvando in prossimità del- so le aree periurbane trasformando la campagna in un “urbano”
la stazione di Porta Genova, delimita una parte di città compre- privo dei valori figurativi propri della città.
sa tra la stessa ferrovia e la Darsena in cui il tessuto è caratteriz- Ai Navigli si sovrappongono altre reti di tipo protesico che ten-
zato da una geometria a tridente; l’asse maggiore di tale figura dono a rimuovere la concezione tradizionale dello spazio e del
– l’odierno viale Gorizia – richiama una composizione urbana movimento accelerando la velocità dello spostamento, renden-
barocca e collega visivamente la stazione con la Darsena stessa. do lontani i luoghi vicini e viceversa; la metropolitana 2, che in-
La ferrovia, alla scala territoriale, annulla il ruolo commerciale del crocia la stazione di Porta Genova, oltre a occupare una parte
Naviglio, mentre a quella locale accentua la condizione di sepa- del sedime – ora ipogeo – della Cerchia in via Carducci, istitui-
ratezza introdotta, nel tessuto urbano, dal canale. Acqua e fer- sce delle relazioni con altri punti della città e altri nodi delle reti,
rovia formano così un limite impermeabile dove le relazioni se- la cui distanza dai Navigli si esprime in termini temporali e non
colari tra acqua, ripa e alzaia sono bloccate, verso ovest, dalla più spaziali.
barriera formata dai binari. I Navigli hanno un ruolo analogo a quello di un fatto primario al-
Un’altra strada ferrata di scala minore si affianca al Naviglio la scala del paesaggio e, se considerati nella loro globalità, sono
Grande: la ripa è infatti percorsa dalla tramvia per Abbiategras- effettivamente un’emergenza. Considerando i cambiamenti della
so che, per un certo periodo, rappresenta una forma di coesiten- città contemporanea, oggi il loro futuro appare vincolato a prati-
za tra mobilità lenta e veloce. Lo sviluppo della motorizzazione che dello spazio ancorate ad una simultaneità di scala: quella del-
privata, dal dopoguerra in avanti, ha soffocato i Navigli; negli ul- la prossimità che si esprime nella mobilità lenta, quella della circo-
timi trent’anni la rete stradale extraurbana non solo ha moltipli- lazione, con cui occorre convivere e quella, inevitabile, dei flussi.
cato a dismisura i contenitori commerciali, in particolare sull’as- Il recupero della scala dello spazio di contatto, non scomparsa ma

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Ceccucci Marescotti,
Centro Sociale
Cooperativo
“Grandi e Bertacchi”,
Milano, 1955

degradata, è stato finora messo in atto dal Masterplan dei Navi- sistenza storica. Quest’ultima è uno dei più importanti materiali per
gli Lombardi – «cornice di riflessione di tutto un sistema di com- il progetto ma non è utilizzabile direttamente13; poiché non è con-
petenze pluridisciplinari finalizzate ad individuare gli interventi divisibile né auspicabile un processo di costruzione basato sulla ta-
prioritari […] per il riscatto dell´ecosistema Navigli»12 – che ha già bula rasa, la disciplina della progettazione architettonica ha svilup-
reso operative alcune linee di navigazione a scopo turistico e sta pato tecniche ampiamente collaudate che, tramite la nozione di ti-
risolvendo i punti critici delle reti per la mobilità dolce. Tali reti in- po, costruiscono un rapporto dialogico con il passato14. Il nuovo,
teragiscono ovviamente con la mobilità su ferro contribuendo a secondo Henry Van de Velde, era giustificato se attingeva dall’eter-
recuperare quell’integrazione con sistemi di scala maggiore rap- no ovvero alla ripetizione15; il tipo permette proprio di ancorare la
presentata storicamente dalle connessioni con il sistema fluviale definizione del nuovo a invarianti della forma consolidate dall’uso
Ticino-Adda-Po e, tramite questi, con i laghi e il mare. e dalla cultura. Lo studio tipologico è infatti finalizzato a cogliere
La scala della prossimità deve comunque essere ricostituita non quella “diversità nella somiglianza”16 che è l’analogo della ripeti-
solo attraverso sistemi di trasporto ma soprattuto con la riconfi- zione di Van de Velde.
gurazione di luoghi in grado di generare delle urbanità. Questo I Navigli sono una forma tecnica che influenza la morfologia urba-
può avvenire, per quanto riguarda i Navigli, innazitutto a partire na. Quando il fossato delle mura medievali diviene canale di navi-
dal ricomposizione delle tracce e dal ridisegno di tutti quegli gazione e luogo di scambio tra la campagna e città, essi si sovrap-
spazi aperti abbandonati o privi di identità che, sommati fra lo- pongono alle tracce della forma urbana ad assi ortogonali di origi-
ro, possono portare un paesaggio urbano inteso come sistema ne romana, imponendo una struttura polare e “quasi circolare”
unitario e organico, in cui costruito e spazi aperti sono legati da che diviene uno dei più importanti caratteri di permanenza della
valori figurativi riconoscibili. città. Comincia a delinearsi una costante del rapporto tra acqua e
costruito: sui canali si sedimenta un waterfront la cui identità divie-
Il tipo e la morfologia urbana come elementi di permanenza ne riconoscibile in base a corrispondenze tra funzionalità dei cana-
La progettazione del nuovo, nel sistema Navigli, si inserisce in un li e la morfologia urbana.
contesto molto diversificato e caratterizzato da una notevole con- La dimostrazione più evidente di questo processo si osserva nella

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formazione, a partire dal secolo XV, del tessuto in fregio alla spon- to il controllo delle acque –regolandone il flusso, il livello e la por-
da più interna della Cerchia Interna; l’afflusso di merci dall’acqua tata – e l’efficienza degli scambi tra i canali e la città.
induce l’insediamento delle sciostre – spazi di deposito coperti La seconda che potremmo dire “fenomenologica”, riguarda inve-
ma aperti – costruite su aree ricavate dalla demolizione delle mu- ce l’interpretazione dei Navigli. Oltre all’abbondante produzione
ra medievali e dal restringimento dell’alveo del canale. Questo di rappresentazioni pittoriche e letterarie costituiscono un esem-
processo porta alla formazione di isolati stretti e lunghi ancora pio di particolare pregnanza le architetture dei Maestri del Mo-
oggi riconoscibili in pianta. I tipi edilizi più diffusi sono corti aper- derno milanese. Luigi Caccia Dominioni, Marco Zanuso, Franco
te verso l’acqua che funzionano come elementi di filtro tra Navi- Marescotti e Carlo Ceccucci hanno dato tre diverse letture del ti-
glio e costruito. po insediativo delle sciostre.
Nella parte di città a sud della Darsena attraversata dai Navigli «Non è opera veramente moderna quella che non abbia autenti-
Grande e Pavese il tessuto in pianta, presenta alcuni caratteri di che fondamenta nella tradizione»18, scriveva Ernesto Nathan Ro-
permanenza mantenutisi anche dopo il radicale cambiamento di gers nel 1958. L’edificio per uffici realizzato in Corso Italia da Lui-
attività dovuto alla dismissione degli impianti produttivi e il suc- gi Caccia Dominioni rappresenta icasticamente questa afferma-
cessivo insediamento di attività commerciali e residenza pregiata. zione poiché la configurazione in pianta, a corte aperta verso la
Un esempio molto noto sono le “casere”, corti passanti molto al- strada, presenta una forte continuità formale con i tipi edilizi pre-
lungate localizzate tra corso S. Gottardo e il Naviglio Pavese: senti nella vicina Cerchia Interna.
mentre il piano terra era destinato alla lavorazione dei latticini La casa in viale Gorizia di Marco Zanuso (1950-51) presenta un
trasportati sull’acqua dalle marcite del Sud milanese, i piani supe- impianto analogo rivolto verso la Darsena, in cui la distanza tra
riori erano invece caratterizzati da alloggi distribuiti a ballatoio17. le ali del corpo di fabbrica e il fronte arretrato che definisce l’in-
Prevale, anche se in modo discontinuo, l’organizzazione per vaso della corte è più compressa. Inoltre la facciata, articolata in
isolati che risultano però molto variegati nella forma – rettan- un sistema di logge alternate a sporgenze, allude ai ballatoi –
golare, trapezoidale, mistilinea – e nelle dimensioni; la variabili- comuni nell’edilizia residenziale a basso costo – che pur non es-
tà e il mix tipologico sono uno dei caratteri persistenti più im- sendo ovviamente circoscritti ai Navigli ne hanno caratterizzato
portanti presenti sia nell’ambito urbano della Cerchia Interna – l’immagine. Rispetto alle citazioni e all’attenzione nei confronti
dove la residenza popolare e gli opifici si alternano ai palazzi dei materiali di Caccia, Zanuso insiste maggiormente sulla dialet-
nobiliari – che nelle aree a sud della Darsena. Queste ultime so- tica pieno-vuoto dove le masse murarie diventano una superfi-
no caratterizzate da una forte commistione tipologica anche al- cie destinata ad ospitare le composizioni pittoriche astratte di
l’interno dei singoli isolati dove possono coesistere attività pro- Giovanni Dova.
duttive, terziarie e residenza. Le cortine continue sono tenden- Il complesso abitativo denominato Centro Sociale Cooperativo
zialmente compatte e caratterizzate da due modelli sostanziali: (1952-56) di Franco Marescotti e Carlo Ceccucci abbandona
possono essere i margini di un’edificazione disordinata che oc- completamente la morfologia a corte aperta verso l’acqua, rap-
cupa l’interno degli isolati; in questo caso le cortine si pongono presentando la permeabilità verso il Naviglio tramite un arretra-
come limite tra interno ed esterno. Oppure si configurano co- mento dei corpi di fabbrica rispetto al margine della strada. L’in-
me bordi, sul Naviglio o su strada, di tessiture a tappeto com- sediamento è localizzato poco più a sud del complesso ex-indu-
poste dalla somma di piccole unità edilizie che in pianta si svi- striale Richard Ginori, ed è costituito da un corpo di fabbrica al-
luppano lungo direzioni ortogonali alla ripa o all’alzaia, analo- to, ortogonale al Naviglio e attestato su via Faraday, da un secon-
gamente ai lotti gotici delle città mercantili europee. Tra il Navi- do edificio ancora più alto e parallelo ma arretrato rispetto ad es-
glio Pavese e l’odierno corso San Gottardo l’insediamento delle so e, infine, da una terza bassa costruzione, destinata a servizi
attività di trasformazione dei latticini provenienti dal Sud Mila- collettivi, allineata su via Ludovico il Moro e parallela al sedime
nese, dà luogo alle ben note casere, corti passanti che collega- del canale. Il fronte sull’acqua è formato dall’accostamento tra la
no un doppio margine edificato. Le cortine sono quindi dei li- testa del primo edificio e la facciata dell’ultimo; i due fabbricati
miti permeabili che rappresentano l’affaccio della città sull’ac- essendo di altezza molto diversa inducono una certa dinamicità
qua e permettono l’ingresso alle attività all’interno del tessuto. della figura architettonica complessiva. Uno spazio interstiziale
Gli isolati sono diversi da quelli della pianificazione ottocente- tra i due edifici, segna l’ingresso al complesso: si accede ad una
sca e si configurano come dei blocchi compatti e densi innerva- sequenza di spazi compressi tra i fabbricati che richiamano quel-
ti da percorsi normali ai Navigli. la situazione di “internità” che non può non ricordare le strette
Il valore estetico dei Navigli da cui proviene la loro identità, si fon- corti passanti delle casere.
da su valori figurativi stabiliti da due concezioni essenziali. La pri- Le relazioni tra vuoto e pieno sono mediate da pensiline che pro-
ma che potremmo definire “materialista” fa riferimento alla con- seguono la sobria esposizione del sistema strutturale e alleggeri-
formazione dei manufatti e alla cultura tecnica che ha consenti- scono il peso dei volumi.

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Le case furono realizzate dalla cooperativa “Grandi e Bertacchi”, lo- darietà tra gli abitanti di una medesima condizione sociale ora
calizzata in un’osteria poco lontana dal sito della costruzione grazie probabilmente da cercare nelle forme di intrattenimento serale
ad una forma di progettazione partecipata tra Marescotti e i soci che creano qualche disturbo ai residenti.
della Cooperativa stessa, che condividevano la passione per un mo- Nessuno dei tre edifici imita i caratteri storici del tessuto storico
do di abitare diverso da quello consentito dal mercato dei suoli. dei Navigli, ma sono profondamente radicati in esso tanto da di-
La particolare vicenda storica in cui maturò la realizzazione può venirne parte essenziale Ognuno di essi con mezzi espressivi di-
essere considerata coerente con la convivialità storica presente versi dice la stessa cosa: esiste una tradizione propria dei Navigli,
lungo le sponde dei Navigli un tempo riconoscibile in quella soli- ma essa vive nella misura in cui è trasgredita.

*
Ricercatore di Composizione Architettonica e Urbana, Politecnico di glio. (G. Bruschetti, Istoria dei progetti e delle opere per la navigazione in-
Milano terna del milanese, Milano, 1821).
9
Nè gli austriaci, nè gli stati minori nè i Piemontesi e il successivo Regno
1
La differenza tra monumento e monumento storico fu stabilita da Alois d’Italia riescono a garantire una navigazione regolare sul Po tra Pavia e
Riegl e ripresa da Françoise Choay: il primo è edificato con un’esplicita in- Venezia; la rete quindi non riesce a superare la scala regionale e i traspor-
tenzionalità commemorativa, il secondo assume tale ruolo nel corso del- ti di lungo raggio come quello molto celebre dell’obelisco della villa del
la storia. Cfr. Francoise Choay, L’allegorie du patrimoine, Seul, Paris 1992, principe di Torlonia dalle cave di Candoglia a Roma rimangono un even-
trad. it. L’allegoria del patrimonio, a cura di Ernesto D’Alfonso e Ilaria Va- to sporadico.
lente, Officina, Roma, 1995. 10
Fra cui la difficoltà a rimontare la corrente (le barche dovevano risalire
2
Giuseppe Gramigna, Bei Navigli, amate sponde in Toti Celona, Gianni vuote o mezze vuote), la presenza di ostacoli fissi dovuti ai manufatti
Beltrame, I Navigli milanesi. Storia e prospettive, Silvana Editoriale, Mila- idraulici, mulini, rasse etc., variabilità stagionale del livello delle acque che
no, 1982, p. 108. se erano accettabili nell’era preindustriale diventano inaccettabili in quel-
3
Questo concetto è stato espresso da Jurgen Habermas e ripreso da To- la industriale.
mas Maldonado; cfr. T. Maldonado, Il futuro della Modernità, Feltrinelli, 11
Riccardo Bacchelli, Oggi, domani e mai, Fratelli Treves, Milano, 1932.
Milano, 1987. 12
http://www.naviglilombardi.it/CRP/pubblicazione/Informazioni_M
4
Jurgen Habermas, Der philosophische Diskurs der Moderne. Zwolf Vor- 13
Vittorio Gregotti, Il territorio dell’architettura, Feltrinelli, Milano, 1966,
lensungen Suhrkamp Verlag, Frankfurt am Main 1985, trad. It., Il discor- p. 133.
so filosofico della modernità, Laterza, Bari, 1997, p. 7. 14
Manfredo Tafuri, Teorie e storia dell’Architettura, Laterza, Bari 1968, p. 68.
5
Francoise Choay, Patrimoine: quel enjeu de sociète. L’evolution du con- 15
H. Van de Velde, Il nuovo e perché sempre il nuovo?, in Per il nuovo sti-
cept de patrimoine, Conferenza tenuta all’Acadèmie d’Architecture, giu- le, Il saggiatore, Milano, 1966, pp. 225-227.
gno 2004, ora in Francoise Choay, a cura di Alberto Magnaghi, Del desti- 16
Ernesto Nathan Rogers, Presentazione del corso di Storia dell’Architettu-
no della città, Alinea, Firenze, 2008, p. 108. ra Moderna, Politecnico di Milano A.A. 1964/65 ora in E. N. Rogers, Il sen-
6
Francoise Choay, cit., p. 110. so della storia, a cura di F. Bucci e R. Neri, Unicopli, Milano, 1999, p. 16.
7
Cfr. Vittorio Gregotti, Modificazione, in “Casabella”, n. 498-99, genna- 17
Cfr. Maurizio Boriani, Corinna Morandi, Augusto Rossari, Milano con-
io-febbraio, 1984. temporanea. Itinerari di architettura e urbanistica, Designers Riuniti Edi-
8
In precedenza era necessario intervenire sul livello complessivo delle ac- tori, Torino, 1986.
que della Cerchia Interna interrompendo il prelievo per usi irrigui alimen- 18
Ernesto Nathan Rogers, Esperienza dell’Architettura, Einaudi, Torino,
tari e produttivi e consentendo così il pareggiamento tra Fossato e Navi- 1958, p. 132.

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Convegno Seminario

20 maggio 2009 ore 14,45 – 18,00 27 maggio 2009 ore 14,45 – 18,00
Milano, Sala Alessi di Palazzo Marino Milano, Urban Center

Milano e la via d’acqua: Al vertice del triangolo fra i due canali


quale ruolo per i Navigli? Modernità e plurifunzionalità nei paesaggi urbani dei Navigli

L’affascinante alternativa tra via di terra e via d’acqua del progetto Oggi, mentre le proposte di riapertura della Cerchia interna appaiono
Expo 2015 attinge l’idea della via d’acqua nella memoria della città. poco concrete e molto nostalgiche, i Navigli esistenti sono oggetto
Se dunque la via d’acqua, nei modi in cui è stata tratteggiata nel di una rinnovata attenzione che in particolare vede la Navigli Lombardi
documento di candidatura per l’Expo, può rappresentare “in vitro” s.c.a.r.l. impegnata nelle attività di programmazione necessarie
un percorso educativo sull’acqua come elemento primario per la vita per il recupero della plurifunzionalità dell’intero sistema.
e per la nutrizione, i Navigli esistenti sono testimonianza viva di ciò che A fronte di questo rinnovato impegno a scala locale i Navigli sono
l’acqua ha rappresentato nel corso dei secoli per la geocomunità milanese. interessati da fenomeni che richiedono specifiche elaborazioni culturali.
Il convegno si propone di orientare l’attenzione e le riflessioni, che da In particolare sull’area a sud della Darsena da tempo si confrontano
qualche tempo si sono andate manifestando intorno ai Navigli milanesi, iniziative, progetti, e programmi di intervento.
verso una consapevole assunzione di responsabilità, da parte della Il convegno, riflettendo sui materiali esposti nella mostra
cultura e della politica, per costituirsi come momento di accelerata e sulle relazioni che intrecciano i Navigli con le problematiche fisiche,
riflessione su come i Navigli possano diventare la via d’acqua navigabile sociali ed economiche dell’area, si propone di coinvolgere associazioni
dell’Expo 2015. e studiosi in un dibattito sul ruolo dell’acqua nei progetti di
ammodernamento dei paesaggi urbani.
14,45 Saluti augurali
Emanuele Errico, Presidente Navigli Lombardi s.c.a.r.l. 14,45 Saluti augurali e introduzione
Carlo Masseroli, Assessore allo Sviluppo del Territorio del Comune
15,00 Relazioni: di Milano
Milano e la via d’acqua: quale ruolo per i navigli?
Raffaele Pugliese, Prof. Ordinario di Composizione architettonica 15,00 Relazioni:
e urbana, Politecnico di Milano Navigli e Darsena nella storia
Graziella Leyla Ciagà, Ricercatore di Storia dell’Architettura Politecnico
I navigli come monumenti di Milano
Fulvio Irace, Prof. Ordinario di Storia dell’Architettura, Politecnico
di Milano Modernizzare la plurifunzionalità dei Navigli
Alessandro Meinardi, Direttore Generale Navigli Lombardi s.c.a.r.l.
Problemi idraulici nel recupero dei navigli
Enrico Larcan Prof. Ordinario di Idraulica, Politecnico di Milano Verde arredo e nuove immagini della città
Flora Vallone, Direttore Settore Arredo, Verde e Qualità Urbana Comune
Esperienze di riqualificazione lungo il Naviglio Grande di Milano
Luigi Ferrario, Architetto
Rigenerazione urbana in un contesto multifunzionale
I navigli e l’itinerario Locarno Milano Venezia Corinna Morandi, Prof. associato di Urbanistica, Politecnico di Milano
Empio Malara, Presidente Associazione Amici dei Navigli
Mesopotamia milanese
Il restauro dei Navigli nel quadro del Codice dei beni culturali Franco Guidi, Presidente Associazione Mesopotamia Milanese
Alberto Artioli, Soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici
di Milano Progettare il nuovo al vertice del triangolo fra i due canali
Marco Lucchini, Ricercatore di Composizione Architettonica e Urbana,
17,00 Tavola Rotonda: Politecnico di Milano
Davide Boni, Assessore al Territorio e Urbanistica della Regione Lombardia Nuove immagini del paesaggio
Maurizio Cadeo Assessore all’Arredo, Decoro Urbano e Verde del Note a cura dei dottorandi
Comune di Milano Coordina:
Carlo Masseroli, Assessore allo Sviluppo del Territorio del Comune di Milano Raffaele Pugliese, Prof. Ordinario di Composizione Architettonica e
Urbana, Politecnico di Milano
Introduce e coordina:
Raffaele Pugliese, Prof. Ordinario di Composizione Architettonica 17,30 Premiazione dei progetti meritevoli della mostra
e Urbana, Politecnico di Milano Emanuele Errico, Presidente Navigli Lombardi s.c.a.r.l.

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Bibliografia

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Referenze fotografiche e cartografiche

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Attività Culturali, concessione n. 6430/28.13.11: pp. 12a (da Trattati, c.
72), 12b (da Fondo Clerici, c. 21)
Archivio Ceccucci - DPA, p. 31
Bibliothèque de l’Institut de France, Parigi: p. 10
Civico Archivio Fotografico Milano: pp. 14a, 14b, 20, 22, 23, 24a, 25a,
28a, 28b, 29a, 29b, 39, 42a, 42b, 67
Raffaele Pugliese: pp. 16a, 16b, 17a, 17b, 18a, 18b, 43a, 43b, 44a, 44b
Marco Lucchini: pp. 30, 35

Alcune illustrazioni sono state tratte da volumi e riviste:


Toti Celona, Gianni Beltrame, I Navigli Milanesi, Silvana Editoriale, Milano,
1982: p. 6
AAVV, Milano Zona 5, Comune di Milano Decentramento ICI, Milano,
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Walter Benjamin, Parigi capitale del XIX secolo: i passages di Parigi,
Einaudi, Torino, 1986: pp. 57a, 57b
Sogno della materia: Domenico Mangione, catalogo della mostra, Città
di Lodi Vecchio, a cura di Amedeo Anelli, Lodi Vecchio, 2006: p. 66a
Lotus navigator, n.2, 2001, n. monografico: I nuovi paesaggi: p. 66c

Altri materiali provengono da documenti della Regione Lombardia, del


Comune di Milano, di Navigli Lombardi s.c.a.r.l. e da siti web.

L’editore e i curatori sono a disposizione degli aventi diritto per le even-


tuali fonti iconografiche non individuate.

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