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Durante un burlesco concilio,gli Dei sono chiamati a prendere una decisione sul

destino della città di Roma e di una figura politica di spicco del tempo,Cornelio
Lentulo Lupo,priceps senatus dal 131 a.C.,un personaggio la cui voracità non era solo
alimentare ma anche politica:voleva accumulare denaro e cariche politiche.Era anche
un avversario degli scipioni,e per questo inviso a Lucilio.
Il primo a intervenire è Giove,preoccupato per la corruzione imperante nella
città:persino le legioni combattono non spinte dall'amore per la patria,bensì dal
denaro e cittadini disprezzano tutto ciò che non ostenta ricchezza.
Dopo Giove prende parola Nettuno,che accusa Apollo di frequentare di sminuire la
gravità della situazione poichè il dio dei vaticini non pensa che punire Lupo sarebbe
utile a eliminare la corruzione.
Successivamente Romolo critica la moda linguistica grecizzante.
Lupo viene paragonato ad un avvoltoio per la sua malvagità e ingordigia,vizio che lo
porterà alla morte,Giove infatti lo farà morire di indigestione.

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