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4 GIGANTI
Dopo il periodo ellenistico e per tutto il medioevo, come già detto, la scienza ufficiale era quella
proposta dai seguaci di Aristotele. Il periodo medievale non fu affatto privo di pensatori, ed anzi in
questo periodo andarono consolidandosi, ma anche ampliandosi, le formulazioni delle leggi della
fisica aristotelica, con l'introduzione ad esempio del concetto di horror vacui.
Siccome in ogni percorso bisogna fare delle scelte, noi facciamo la scelta di non trattare questi
concetti, legati alla formulazione delle leggi del moto e che auspichiamo siano già state trattate con
le tre leggi di Newton.
Detto questo, con l'obiettivo di concentrarci sull'evoluzione del modello di Universo per arrivare a
parlare della teoria della gravitazione di Newton, facciamo un piccolo salto temporale per arrivare
al 1500 ed affrontiamo, ovviamente per linee generali, i quattro giganti che hanno preceduto
Newton.
La forma dell'orbita terrestre era più eccentrica di una circonferenza e poteva trattarsi di una curva
qualsiasi. Non ne conosciamo il motivo, ma Keplero si convinse che si trattava di un ellisse.
Probabilmente era la curva da lui conosciuta con cui i dati sperimentali combaciavano meglio, ma
questa è solo una mia personale idea.
Comunque, una volta risolto il problema per la Terra, Keplero tornò al problema dell'orbita di Marte
e applicò lo stesso procedimento. Questa volta, però non usò più il modello tolemaico, ma il
proprio: anche l'orbita di Marte, come quella della Terra, poteva essere descritta meglio da un
ellisse.
L'ellisse è un figura geometrica che si ottiene fissando su un foglio gli estremi di uno spago e,
mantenendolo teso con la punta di una matita, si trascina quest'ultima.
I punti dove fissiamo lo spago vengono detti FUOCHI dell'ellisse e siccome la lunghezza dello
spago è sempre la stessa, per tutti i punti dell'ellisse la somma delle distanze dai fuochi è costante.
Se preferite, poichè la distanza dai fuochi è fissata all'inizio, tutti i triangoli che otteniamo unendo
un punto dell'ellisse e i due fuochi sono isoperimetrici (vedi figura qui sotto).
3 Li chiamiamo triangoloidi e non triangoli perché sono formati da due segmenti e un pezzo di curva.
In entrambi i casi affrontati da Keplero, e per tutti gli altri pianeti per cui ripetè il procedimento, il
Sole si trovava fisso in uno dei due fuochi, nell'altro fuoco non vi è nulla, mentre il pianeta orbita
lungo la curva che noi chiamiamo ellisse.
Dal disegno è evidente come la distanza tra il pianeta e il Sole non sia costante, ma vari da una
distanza massima, detta afelio, ad una minima, detta perielio4.
Nei dati sperimentali era nascosta anche un'altra caratteristica delle orbite dei pianeti attorno al
Sole. Quest'ultima caratteristica venne messa in luce da Keplero solo 9 anni dopo l'inizio della sua
collaborazione con Brahe.
Immaginiamo di compilare una tabella in cui, per ogni pianeta, facciamo la media di tutte le
distanze del pianeta dal Sole ed eleviamo questo numero al cubo; poi prendiamo il periodo di
rivoluzione del pianeta e lo eleviamo al quadrato.
La cosa sorprendente è che il loro rapporto risulta uguale, entro un certo errore, per tutti i pianeti del
sistema solare.
Quest'ultimo fatto è più facilmente memorizzabile se ne visualizziamo la formula, che scriveremo
fra poco.
Riassumendo, Keplero scoprì prima fra tutte la legge delle aree, che oggi è nota come seconda legge
di Keplero e poi ipotizzò che le orbite di tutti i pianeti fossero ellissi con il Sole in uno dei fuochi,
fatto oggi noto come prima legge di Keplero.
L'ultimo fatto, quello riguardante il rapporto tra i cubi delle distanze medie pianeta-Sole e il
quadrato dei periodi di rivoluzione, è invece noto come terza legge di Keplero.
Le tre leggi vennero pubblicate inizialmente in tempi diversi e poi riassunte nell'opera più famosa di
4 I nomi afelio e perielio derivano dal greco e significano proprio lontano dal sole e vicino al sole. Anche in latino la
particella “a-ab” ha significato di “lontano da”, mentre “peri” in greco significa “vicino”, così come il periscopio dei
sommergibili permette di vedere più vicino...
Keplero De Cometis, del 1619.
In quest'opera, alla fine del I libro, Keplero annuncia fieramente il suo abbandono della dottrina
Tolemaica, omaggiando Copernico:
“Vale Ptolomaee, ad Aristarchum revertor duce Copernico”.
La prima legge
I pianeti del sistema solare orbitano attorno al Sole secondo delle traiettorie che hanno la forma di
ellissi, tutte con un fuoco in comune. Il Sole si trova in questo fuoco.
La seconda legge
Tutti i pianeti percorrono aree uguali in tempi uguali. Detta cioè ∆A l'area spazzata dal segmento
che congiunge il Sole col pianeta, e ∆t il tempo in cui l'area viene spazzata, si ha che:
∆A/ ∆t = costante
La quantità a sisnistra dell'uguale viene detta velocità areolare.
La terza legge
Il rapporto tra il cubo della distanza media pianeta-Sole, RMEDIO, e il quadrato del periodo di
rivoluzione attorno al Sole, T, è costante per tutti i pianeti del sistema solare; in formule:
T2 = k (RMEDIO)3
dove la costante k è la stessa per tutti i pianeti del sistema Solare.