L’articolo 3 della Costituzione Italiana stabilisce che tutti i cittadini sono uguali sia
formalmente che sostanzialmente. L’uguaglianza formale è garantita da un pari trattamento
di fronte alla legge e dall’assenza di discriminazioni per razza, sesso, religione… L’uguaglianza sostanziale invece è far sì che tutti possano esercitare i propri diritti, e lo stesso articolo impegna la Repubblica a rimuovere attivamente gli ostacoli di ordine economico e sociale. Possiamo citare a questo proposito l’atleta afroamericano Jesse Owens. Durante la sua vita egli fu sempre insofferente alle regole di segregazione degli Stati Uniti. Esse erano giustificate dalla dottrina “separati ma uguali”, il quale obiettivo era evitare il più possibile il contatto tra le due razze e, almeno sulla carta, fornire servizi distinti ma di uguale qualità. In realtà però, i cittadini neri non potevano esercitare i loro diritti se non prima aver ricevuto intimidazioni o vessazioni. (disuguaglianza sostanziale) Tuttavia la corsa, ma più in generale lo sport, rende tutti uguali. (Una testimonianza di ciò sarà l’integrazione di culture che si ebbe nella nave che trasportò gli atleti americani fino in Germania.) L’allenatore di Jesse lo spinge a perfezionare la sua tecnica e perfino a diventare capitano di una squadra di bianchi. Uomo di alti valori, quando gli proposero di partecipare alle Olimpiadi di Berlino nel 1936 egli inizialmente rifiutò, proprio perché in Germania le minoranze non erano rispettate. Infatti nel 1933 Hitler assunse il potere, e da subito iniziò la sua propaganda nazista, promulgando le leggi di Norimberga: gli atleti ebrei non potevano allenarsi con gli ariani, e molti non furono nemmeno considerati per la partecipazione alle Olimpiadi. (disuguaglianza formale) Le Olimpiadi del 1936 vennero usate come un ottimo mezzo di propaganda nazista: la Germania venne ripulita dai cartelli antisemiti, vennero affittati negozi a basso prezzo per far sembrare l’economia fiorente, i valori olimpici erano una facciata che nascondevano il volto ultranazionalista del regime hitleriano. Le coreografie erano spettacolari e impressionavano il pubblico; la Germania mostrava una netta supremazia tecnologica e militare. In questo contesto, la vincita di quattro medaglie d’oro di Jesse Owens ebbe un forte impatto sull’ideologia nazista rispetto alla “razza”: se un “negro” aveva superato gli atleti tedeschi, la superiorità degli ariani era solo una costruzione. L’atleta fu un vincitore non solo da un punto di vista sportivo, ma anche sociale, riuscendo a squarciare il fondamento di un’ideologia. I suoi successi ebbero molta risonanza, tanto che la stampa (che era stata comunque corrotta dal regime hitleriano) si dimenticò totalmente della assenza di atleti ebrei. Tuttavia quando tornò negli Stati Uniti non ebbe alcuno sponsor, proprio perché come in Germania, anche nella sua madrepatria c’era il razzismo, seppur non esplicito ma bensì velato; i giornali statunitensi ostentavano un trattamento discriminatorio della Germania nei confronti di Owens, che però in realtà non era mai avvenuto. Fu un eroe anche da questo punto di vista: difensore della verità contro la propaganda americana.