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PARAGUAY

E' stato detto che le reducciones in Paraguay, così come pensate ed organizzate dai
gesuiti, erano ispirate al modello proposto da Platone o Campanella, ma in realtà questa
affermazione non è esatta poiché la Corona e la Chiesa Spagnola, già prima dei gesuiti,
avevano attuato questo esperimento.
I gesuiti diedero inizio al loro lavoro con l'opera di Padre Alonso de Barzana, un
missionario molto qualificato, del quale un compagno tesse gli elogi commentando la sua
somma povertà e umiltà, nonché la sua infaticabilità nel portare il messaggio evangelico
agli ultimi di quella terra assimilandosi ad essi.
Questo, in effetti, era lo spirito che necessitava nell'organizzazione delle reducciones, e
così furono effettivamente i suoi creatori secondo quanto ci riferisce il Padre Provinciale
Rodrigo de Cabredo parlando delle condizioni estreme di vita di quei religiosi, che
nonostante gli estremi sacrifici fisici mostravano gioia e condizioni di salute eccellenti.
Il primo organizzatore delle riduzioni fu Padre Diego de Torres, che per la sua coerenza
nell'applicazione della giustizia ha molti punti in comuni con Padre de Las Casas.
Nel 1608, in qualità di Provinciale del suo ordine, in Cile ed in Perù procede alla
soppressione delle encomiendas sollevando la protesta generale degli encomenderos.
A tali proteste il Padre de Torres rispose adducendo le giuste ragioni sulle quali era
fondata la soppressione delle encomiendas, e sulla iniquità del servizio personale così
come era praticato in quei paesi. Lo stesso accadde in Tucuman e Paraguay, con gli
spagnoli che lo accusarono di essere un sovversivo dell'impero spagnolo.
Padre Torres viaggiò in Spagna ed Italia, dove reclutò 45 missionari che lo aiutassero nel
lavoro delle missioni. Con essi ritornò in America e, con 13 di loro, inaugurò le celebri
missioni con gli indomiti indios Guaranì su proposta del Governatore Hernando Arias de
Saavedra.
Una delle condizioni poste dal Padre Torres fu che gli indios concentrati fossero esentati
dal servizio personale e vivessero indipendentemente dai bianchi.
La prima concentrazione si fondò nell'anno 1610 e fu chiamata San Ignazio-Guazù, da
quel momento, e per tutto il secolo XVII, sorsero lentamente nuove fondazioni, nonostante
il sacrificio personale di alcuni missionari, alcuni morti per mano degli indios (tre di essi
furono canonizzati), altri morti di fame.
Le reducciones si estendevano su di un ampio quadrilatero, occupando terre che oggi
appartengono in parte al Paraguay ed in parte al Brasile. La popolazione passò dalle
28,000 unità del 1647 alle 140,000 unità del 1732. In questo periodo nelle reducciones del
Paraguay vivevano più abitanti che nei tre governatorati civili di Rio de la Plata, Paraguay
e Tucuman.
Dopodiché si cominciò ad avvertire una flessione demografica dovuta in parte alle
epidemie di vaiolo ed in parte ad una certa stanchezza morale dei missionari; ma grazie
ad un energico intervento del generale dei gesuiti, si pose fine alla crisi e, dal 1739, inizia
lentamente il recupero sino a raggiungere la cifra di 100,000 abitanti, prima dell'espulsione
dei gesuiti da tutta l'America.
In quasi 160 anni i gesuiti realizzarono in Paraguay 37 reducciones, quando i missionari, a
metà del secolo XVII, decisero di sospendere la fondazione di nuove reducciones per
dedicarsi al consolidamento di quelle già esistenti. La chiesa educò mezzo milione di
indios.
Contemporaneamente i gesuiti istituirono altre reducciones nelle pianure orientali della
Colombia, Ecuador, nord del Perù, Bolivia, nel tentativo di realizzare una impresa
gigantesca in quanto si intendeva collegare tutta questa catena di reducciones
dall'Orinoco fino al Paranà.
I missionari erano ben preparati, sia dal punto di vista fisico che morale e spirituale,
addestrati e vigorosi, disciplinati ed obbedienti e costituirono il nucleo di una struttura
gerarchica continua ed efficace.
In definitiva i gesuiti seguirono la tradizione dei grandi missionari spagnoli occupandosi
anche di medicina e dell'allevamento del bestiame.
Due furono le grandi direttrici che informarono l'organizzazione e la vita nelle reducciones:
a) autonomia dell'indio rispetto al bianco; b) educazione politica e religiosa.
Scelto il terreno adeguato tutta le reducciones ed i villaggi indiani si costruivano in maniera
uniforme: prima si erigeva la chiesa; ad un lato di questa la casa dei missionari e le
scuole; dall'altro lato le officine; dietro una recinzione o un orto e davanti una gran piazza
al centro della quale si elevava una croce o l'immagine della Vergine. Ai lati della piazza si
costruivano le case secondo uno schema geometrico ordinato. Una reduccion poteva
ospitare dai mille ai settemila abitanti, ed era sempre indipendente dalla città abitata dagli
spagnoli affinché non perdesse la sua indipendenza: Gli unici abitanti erano indios, non
meticci o negri e le autorità erano scelte dagli stessi indios sotto la direzione del parroco, il
quale era il direttore assoluto della reduccion, ed esercitava il potere con grande equilibrio.
La base fondamentale delle reducciones fu la famiglia ed i missionari istruivano gli abitanti
in tutto ciò che un popolo civilizzato può necessitare di modo che ogni reduccion era una
comunità autarchica, in grado di soddisfare tutte le necessità umane pertinenti ad una vita
sobria come quella dell'epoca, addirittura nel campo delle abilità manuali raggiunsero un
livello superiore a quello dei lavoratori europe.
L'agricoltura e l'allevamento degli animali li liberò dalla fame, anziani, vedove ed orfani
erano assistiti dalla comunità; si avviarono scuole professionali e di belle arti, laboratori
tessili pubblici, giornate di lavoro corte inframmezzate da numerose feste.
I gesuiti ci parlano del carattere e dell'attitudine dei guaranì definendoli pigri e
disinteressati al futuro e paragonandoli a bambini di otto o nove anni, capaci di sprecare
tutto in un attimo senza preoccuparsi del dopo. I missionari dovettero confrontarsi con
questa esasperante attitudine e lo fecero per mezzo del razionalismo, opposto al
tradizionalismo indio.
Si doveva passare da un livello di mera sopravvivenza, ad un grado di esistenza tale da
soddisfare le necessità di un livello di vita più sviluppato.
Si introdusse il concetto di proprietà privata, specialmente della terra, “abambaé”, per
stimolare l'iniziativa al lavoro agricolo e contrastare la naturale indolenza dei nativi.
Gli indios lavoravano la terra con i propri strumenti personali ed il frutto del loro lavoro gli
apparteneva. Al contrario sia il bestiame che gli animali da carico e trasporto, erano
pertinenza della comunità, in quanto i nativi non sapevano accudirlo ed era alto il rischio di
rovinarlo.
I beni comuni, specialmente il terreno comune dove si coltivavano i cereali ed il cotone ed
il bestiame erano proprietà di Dio.
Era necessario essere previdenti per far fronte ai periodi di siccità. Nei campi comuni si
lavorava il lunedì ed il sabato e si era pagati con prodotti del campo o altri generi di
scambio; con i proventi del lavoro nel campo comune si pagavano le imposte e si
comperavano gli strumenti per il lavoro comune.
Le reducciones abbondavano di bestiame e cavalli che pascolavano spargendosi per ogni
dove, era quindi necessario riunirlo: gli indios erano stati ammaestrati per questa funzione
e, ci dicono, che “cinquanta indios in due mesi, o tre sogliono raccogliere e riportare al
proprio villaggio, da una distanza di 50 leghe, cinquemila o seimila vacche”.
Esistevano inoltre laboratori artigianali comunali che costruivano strumenti di lavoro ed
altri articoli ad uso della comunità che corrispondevano, come dice il Padre Cardiel, “ad
una popolazione di buona cultura”.
Le attività che si svolgevano nei laboratori erano le più svariate: argentieri, falegnami,
fabbri, armaioli, calzolai, muratori, tessitori, sarte, tornitori ecc.
Ogni artigiano aveva una equipe di aiutanti ed, a dispetto della semplicità degli strumenti
di lavoro a disposizione, avevano acquisito una tale destrezza da sfidare i più esperti
artigiani europei.
Nell'attività industriale i missionari puntarono sulla specializzazione: in ogni villaggio si
trovano esperti artigiani dipendenti dalla comunità, che non possiedono un laboratorio
proprio.
La vita quotidiana trascorreva in modo estremamente dettagliato, con un continuo
riferimento alla religione. Per i missionari era una vita molto semplice ma estremamente
impegnata in quanto il sacerdote si occupava di tutto: dalle orazioni del mattino, a cui
convocavano tutto il popolo, alla organizzazione del lavoro diario, curando che, soprattutto
i più giovani, non rimanessero in ozio. Nel pomeriggio si recita il rosario e quindi si
distribuisce la carne (nei villaggi che possiedono meno bestiame la distribuzione della
carne si fa ogni due o tre giorni).
All'imbrunire tutti tornavano alle loro case e, nella notte, ronde di sorveglianti, per le
strade, vigilavano il sonno notturno. Si è criticato che il ritmo giornaliero fosse uniformato e
scandito al tocco delle campane, senza dubbio, però, i guaranì apprezzavano questo
regime paternale.
I gesuiti approfittarono della naturale predisposizione alla musica ed al canto dei guaranì e
la posero al servizio della metodologia evangelizzatrice. La liturgia si convertì in uno
strumento di educazione dell'uomo e del cristiano.
Cardiel ci fornisce un racconto minuzioso di come trascorreva il giorno del Signore: al
suono della campana tutto il popolo va in Chiesa dove si celebra una Messa piena di
solennità con musica e canti, in maniera tanto armonica da non sfigurare nelle migliori
cattedrali d'Europa.
Oltre alla Messa cantata si celebra anche la Messa pregata per i convalescenti e per quelli
che non poterono partecipare alla celebrazione solenne.
Dopo i vespri si celebrano con grande solennità i battesimi dei nati nella settimana, che nei
villaggi più grandi potevano essere anche in numero di quindici o sedici.
Questa singolare esperienza fu però soggetta a persecuzioni e ostilità, prima di tutto dai
coloni portoghesi e dagli encomenderos spagnoli, che spesso organizzarono attacchi ai
villaggi in una sorta di caccia all'uomo.
Non tutti erano portoghesi e spagnoli, molti erano avventurieri di altri paesi che venivano a
catturare schiavi abili e preparati. Il Padre Francisco Diaz ci dice, sulla base di
testimonianze, che furono catturati almeno 300,000 indios!
Le proteste elevate alle autorità del paese caddero nel vuoto in quanto le medesime
autorità erano complici dei malfattori.
Per questo motivo i gesuiti decisero di emigrare con tutti gli indios; il padre Ruiz de
Montoya organizzò una gigantesca odissea, discendendo il fiume Paranà per raggiungere
terre più vicine alle città spagnole. Per sfamare tanta gente arrivarono a vendere persino i
propri vestiti e gli ornamenti ecclesiastici, e non morirono di fame solo grazie alla
generosità di uno spagnolo che regalò loro 40,000 vacche.
Per garantire la sicurezza degli indios padre Ruiz chiese a Re Filippo IV, ed ottenne, il
permesso di armare gli indigeni. Dal Perù giunsero armi da fuoco e polvere da sparo; si
addestrarono gli indios all'uso delle armi e quando nel 1641 furono nuovamente attaccati
gli indios delle reducciones si difesero , lasciando morti sul campo di battaglia varie
centinaia di malfattori.
Lo stato di allerta continuò ancora circa 80 anni, a volte gli indios erano coadiuvati da
contingenti spagnoli, nel 1676 sconfissero i paulistas e riscattarono 4,000 prigionieri.
I guaranì furono non solo valorosi nel difendere se stessi ma si dimostrarono anche fedeli
nei confronti degli spagnoli contro gli attacchi dei portoghesi.
Anche il papa Urbano VIII, come prima aveva fatto papa Paolo III, prese posizione contro
lo schiavismo e lo sfruttamento degli indigeni americani pubblicando nell'aprile dell'anno
1639 la bolla “Commissum Nobis” con la quale si minaccia di scomunica chiunque osasse
attentare, o anche solo consigliare, contro la libertà, dignità ed economia degli
indoamericani. La minuziosa redazione del documento lascia intendere che alla sua
estensione parteciparono testimoni diretti delle atrocità perpetrate.
Questo sforzo di evangelizzazione cristiana ebbe fine in seguito alla cacciata dei gesuiti da
tutti i domini spagnoli. 3,000 religiosi dovettero abbandonare improvvisamente il lavoro
apostolico lasciando, nei territori spagnoli, quasi mezzo milione di nuovi fedeli.
Per rimpiazzarli, e curare una tanto grande estensione di territorio, i vescovi disponevano
di solo dieci sacerdoti.
Gli antichi missionari non opposero resistenza all'intervento militare, subendo
carcerazione e sequestro di tutti i loro beni.
Le reducciones in pochi anni vennero distrutte dall'incompetenza dei nuovi religiosi, che
furono installati nel nuovo incarico senza preparazione, senza conoscere la lingua e
modificando il sistema di autorità (che fu affidato a civili nella maggior parte dei casi inetti o
corrotti), infine gran parte del territorio fu assegnato al dominio portoghese.
I nemici europei dei gesuiti, timorosi del potere che la Compagnia di Gesù aveva acquisito
in campo politico, attuarono contro di essa una serie di attività sostenute da calunnie,
ottenendo da papa Clemente XIV, nell'anno 1773, lo scioglimento della Compagnia.
L'esperimento realizzato in Paraguay è stato sottoposto ad ogni classe di critica: dal
panegirico incondizionato alla denigrazione più assoluta.
Per emettere un giudizio sereno è necessario considerare i numerosi elementi che
entrarono in gioco: situazione geografica; situazione umana; dato cronologico.
Si devono inoltre considerare altri aspetti di importanza estrema:
L'aspetto religioso, ossia il passaggio da una infrastruttura spirituale ad un fede compresa
e vissuta;
L'aspetto familiare, ossia il passaggio da uno stato di primitivismo poligamico ad uno stato
familiare e cristiano;
L'aspetto sociale, ossia il passaggio da una situazione di organizzazione tribale in ragione
di difesa dal nemico, alla formazione di una comunità umana con istituzioni politiche ed
amministrative comuni;
L'aspetto economico, che comprendeva il regime familiare dei beni congiuntamente
all'esercizio del diritto di proprietà ed al regime collettivo e pubblico.
E' fuori di dubbio che le reducciones furono un esperimento di evangelizzazione e
civilizzazione ammirevole, come testimoniano alcuni visitatori indipendenti, non gesuiti,
dell'epoca, addirittura secondo il governatore di Buenos Aires, Bruno Mauricio Zabala, le
reducciones avevano superato il miglior governo del mondo, e nello stesso senso si
espresse ufficialmente anche la Corona Spagnola.
Una critica fatta al regime gesuitico delle reducciones fu di essere eccessivamente
paternalistico e prolungato nel tempo, tuttavia non si deve dimenticare che si trattava di
uomini totalmente ignari di ogni condotta di vita civile che necessitavano una tutoraggio
lungo e approfondito.
In seguito alla cacciata dei missionari gesuiti in tutta l'America Latina accadde la stessa
cosa: gli indios ritornarono alle loro vecchie abitudini e costumi di vita. Gli stessi indios
riconoscevano la loro incostanza ed incapacità di perseverare senza una guida, che è
obbligo precisare non fu mai interessata ma altruista.
Lo stesso José Nicolas de Azara, irriducibile avversario de gesuiti, riconobbe che questi,
nel loro tratto con gli indigeni, meritarono i massimi elogi per la prudenza e moderazione
dimostrata e comprovata dall'amore profondo che gli indigeni ebbero per i loro missionari.
Per quanto riguarda l'aspetto economico si esagera la bontà del sistema comunista in
quanto esistette la proprietà privata familiare ne si negò giammai tale diritto, voler
sostenere il contrario significherebbe forzare la realtà storica!
In conclusione l'esperienza delle reducciones del Paraguay si fonda sopra un'esperienza
concreta del modello ignaziano vissuto in totale semplicità e molto spesso con l'effusione
del sangue dei missionari a testimoniare il loro amore eroico a Cristo, come ebbe a
scrivere papa Giovanni Paolo II nella sua lettera ai religiosi e religiose dell'America Latina.
Oltre ai tre missionari fondatori delle reducciones del Paraguay canonizzati, la lista dei
martiri è ben lunga e comprende morti per assassinio, fame, malattia, inclemenza del
tempo, punture di insetti e morsi di animali, estenuazione. Il martirologio tanto del martirio
rosso (di sangue) quanto del martirio bianco (di sofferenze fisiche e morali) sarebbe
interminabile, dovettero operare in condizioni estreme inventando nuovi metodi di
evangelizzazione adatti a nuovi popoli e genti di culture differenti.
Soltanto la fede e l'anelo a diffondere il messaggio evangelico sosteneva questi uomini
nella loro difficile missione nella ferma speranza del rinnovamento di quei popoli e da cui
nasceva la loro totale donazione.

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