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Domande collegate
4.1 È possibile l’applicazione analogica delle scriminanti?
Molteplici sono le ragioni addotte contro o a favore della tesi sulla ammissibilità
dell’applicazione analogica delle scriminanti.
Invero, superato l’argomento fondato sull’assolutezza del divieto di analogia in
ambito penale, non è mancato chi ha comunque escluso l’ammissibilità dell’applica-
zione analogica delle scriminanti in considerazione del ritenuto carattere eccezionale delle
stesse.
In dottrina, si preferisce la tesi secondo cui il rapporto tra norma incriminatrice e scri-
minante non sia di regola-eccezione non solo per la mancanza della necessaria unità di
materia, ma anche perché le scriminanti, lungi dal derogare alle norme penali in
base a contrari principi regolatori, sono esse stesse espressione di principi generali.
Sennonché, la rispondenza a principi generali e l’esclusione del carattere eccezio-
nale non bastano a fondare la loro indiscriminata applicazione analogica; non si
può trascurare, infatti, che nel settore delle cause di giustificazione alla prevalen-
za del favor libertatis corrisponde sempre il sacrificio del bene giuridico di un terzo.
L’analogia è, dunque, esclusa per le scriminanti che la stessa legge prevede nel-
la loro massima portata, come nei casi di esercizio del diritto e adempimento del
dovere (art. 51 c.p.); allo stesso modo è preclusa rispetto alle norme che il legisla-
tore ha costruito in maniera tassativa, per cui il superamento di uno degli elemen-
ti costitutivi della scriminante farebbe venir meno la eadem ratio della disciplina,
con inammissibile creazione di nuove scriminanti. Ciò accade, ad esempio, in tema
di uso legittimo delle armi, laddove il legislatore descrive una fattispecie «satura o
esclusiva»: la norma, cioè, dettando una disciplina per il caso descritto, ad esclu-
sione di quelli simili, non risulta suscettibile di applicazione analogica.
Risultano, invece, concordemente estensibili analogicamente le scriminanti del-
lo stato di necessità anticipata e della legittima difesa anticipata (artt. 54 e 52 c.p.).
In questi casi l’analogia si fonderebbe, pur in assenza della richiesta attualità del
pericolo, sull’eadem ratio: si è in presenza di una situazione assimilabile allo stato di ne-
cessità e alla legittima difesa contemplate dal legislatore allorchè, pur non essendo ancora in
atto il pericolo, si abbia tuttavia la certezza della non differibilità dell’intervento difensivo,
senz’altro vano se ritardato in attesa dell’insorgere del rischio. È il caso del sequestrato
che uccide il suo carceriere per fuggire, sapendo che presto verrà ucciso a causa
della mancata corresponsione del riscatto.
fine, l’art. 2 c.p. è volto ad enunciare i criteri di risoluzione dei vari proble-
mi che il tema della successione delle leggi penali nel tempo è destinato a
creare.
La ratio sottesa al «principio di irretroattività» della legge penale è quella
di preservare la libertà individuale (favor libertatis) da possibili arbitrii del-
lo stesso potere legislativo, configurabile laddove si susseguano diverse
maggioranze parlamentari tra un mandato e l’altro. Inoltre, il principio as-
solve anche ad una funzione di prevenzione generale in virtù della quale la
norma incriminatrice deve essere già in vigore al momento del fatto com-
messo, proprio per la necessità che l’efficacia dissuasiva dell’incriminazio-
ne si produca prima del compimento del fatto.
Pur essendo un principio generale per tutti gli atti normativi, esso assurge
al rango costituzionale solo in materia penale, dove il legislatore ordinario
giammai potrebbe prevedere, neppure indirettamente, la retroattività delle
sue disposizioni, ciò che invece può accadere in tutti gli altri settori dell’or-
dinamento. Per questi ultimi il principio è, infatti, posto solo dall’art. 11
disp.prel. c.c., e quindi da una fonte primaria che ben può essere derogata
da una fonte di pari rango.
In materia penale, la ratio del «principio di irretroattività» è tale da limitar-
ne l’ambito applicativo solo alle nuove incriminazioni oppure, in caso di
successione di leggi penali incriminatrici, a quella più sfavorevole al reo.
L’art. 2 c.p., infatti, oltre a consacrare al I comma il principio di irretro-
attività delle norme penali incriminatrici, stabilisce al II comma il prin-
cipio di retroattività della norma penale favorevole, salvo il limite del giu-
dicato, con ciò intendendo l’irretroattività solo in termini relativi; il III com-
ma (introdotto dalla l. 85/2006), derogando alla regola che individua nel
giudicato di condanna un limite alla retroattività della disposizione favo-
revole, dispone che se vi è stata condanna a pena detentiva e la legge po-
steriore prevede esclusivamente la pena pecuniaria, la pena detentiva in-
flitta si converte immediatamente nella corrispondente pena pecuniaria;
il IV comma, infine, contempla l’ipotesi di successione di leggi modificati-
ve prevedendo l’applicazione della legge più favorevole al reo.
Domande collegate
5.1 Cosa si intende per successione di leggi modificative?
Il IV comma dell’art. 2 c.p. disciplina il fenomeno della successione di leggi modifica-
tive: talora l’introduzione di nuove norme penali non elimina fattispecie crimino-
se preesistenti né ne individua delle nuove, ma disciplina diversamente fatti già
costituenti reato e destinati ancora ad esserlo. A tal riguardo, l’articolo in questio-
ne dispone che «se la legge del tempo in cui fu commesso il reato e le posteriori sono diver-
se, si applica quella le cui disposizioni sono più favorevoli al reo, salvo che sia stata pronun-
ciata sentenza di condanna». La successione di leggi penali importa così una abroga-
16 Parte Prima
tio sine abolitione, ovvero una modifica della disciplina di una fattispecie senza l’eli-
minazione tout court della norma preesistente.
Ne consegue una profonda distinzione tra modifica favorevole, come tale retro-
attiva, e modifica sfavorevole per cui opera il «principio di irretroattività». Que-
sto binomio retroattività della legge favorevole – irretroattività della legge sfavore-
vole conferma il carattere relativo del «principio di irretroattività» anche in ambi-
to di successione di leggi modificative (abrogatio sine abolitione), così che la retroat-
tività della norma penale successiva più favorevole è ritenuta anch’essa un princi-
pio di rango costituzionale sia pure implicito nell’art. 25 Cost., proprio perché ispi-
rato alla stessa ratio di garanzia della libertà individuale.
5.3 Quali sono gli effetti della dichiarazione di incostituzionalità di una norma
penale?
La l. 87/1953 risolve espressamente il problema della efficacia temporale della
norma dichiarata incostituzionale, confermando il principio sancito dall’art. 2 co.
II c.p., secondo cui l’abolitio criminis travolge anche il giudicato. L’art. 30 della l.
87/1953 dispone, infatti, che «le norme dichiarate incostituzionali non possono esse-
re applicate dal giorno successivo alla pubblicazione della decisione» (in conformità
con il dettato dell’art. 136 Cost.) e che «quando, in applicazione della norma dichia-
rata incostituzionale, è stata pronunciata sentenza irrevocabile di condanna, ne cessa-
no l’esecuzione e tutti gli effetti penali».
Ma anche con riguardo alle leggi dichiarate incostituzionali si è posto il problema
della loro applicabilità, qualora più favorevoli al reo, ai fatti commessi durante la
loro vigenza.
Da un lato vi sono i sostenitori dell’assoluta prevalenza del dato normativo ex art. 136 Cost.,
che ritengono che l’inefficacia retroattiva della legge incostituzionale produce come
conseguenza ineluttabile l’incapacità della stessa a regolare, persino in senso più
favorevole per il reo, i fatti compiuti nella sua vigenza.
In senso radicalmente contrario, altra parte della dottrina valorizza il principio garan-
tistico propugnato dall’art. 25 co. II Cost., sacrificando in favore della libertà persona-
le del reo l’inefficacia retroattiva sancita per le leggi dichiarate incostituzionali.
I principi fondamentali del diritto penale 17
Sezione seconda
Test a risposta multipla
1. Il divieto dell’interpretazione analogica sancito dall’art. 14 disp. prel. riguarda:
❑❑ A) tutte le leggi penali;
❑❑ B) soltanto le norme che escludono l’antigiuridicità del fatto o l’imputabilità
di chi lo ha commesso;
❑❑ C) soltanto le leggi speciali;
❑❑ D) soltanto le norme incriminatrici.
18 Parte Prima
6. L’art. 646 cod. pen. (appropriazione indebita) punisce chi si appropria del de-
naro o della cosa mobile altrui di cui abbia, per qualunque motivo, il possesso.
Può essere affermata, a questo titolo, la responsabilità penale di chi non
ha alcuna relazione materiale con la cosa di cui si appropria, ma ha sulla
stessa il potere di disporne autonomamente?
❑❑ A) sì;
❑❑ B) no, perché verrebbe violato il divieto di analogia della norma penale;
❑❑ C) no, perché si realizzerebbe il reato di furto;
❑❑ D) no, configurandosi in tal caso il peculato.
8. Può applicarsi all’agente una legge che prevede come reato il fatto da lui
commesso e che sia entrata in vigore dopo la commissione del fatto?
❑❑ A) sì, se si tratta di delitto;
❑❑ B) sì, a condizione che il responsabile conoscesse la prossima emanazione
della legge;
❑❑ C) no, in nessun caso;
❑❑ D) sì, se si tratta di contravvenzione.
10. Tizio, avendo commesso un furto, viene condannato ad una pena detentiva.
Divenuta esecutiva la sentenza, la pena viene applicata e Tizio va in prigio-
ne. Successivamente viene emanata una nuova legge che trasforma il furto
da delitto perseguibile d’ufficio in delitto perseguibile a querela di parte.
Non essendo stata presentata querela nei confronti di Tizio possono cessa-
re l’esecuzione e gli altri effetti penali della condanna?
❑❑ A) sì, in applicazione del principio della retroattività della legge più favorevole;
❑❑ B) no;
❑❑ C) sì, ma solo previa sentenza del primo giudice;
❑❑ D) sì, trattandosi di un’ipotesi eccezionale espressamente disciplinata dalla
legge.
11. Al fatto previsto come reato da una legge eccezionale si applica questa leg-
ge, anche se non più in vigore al momento della condanna?
❑❑ A) sì, a condizione che sia prevista la pena dell’arresto;
❑❑ B) sì, in ogni caso;
❑❑ C) no, in nessun caso;
❑❑ D) sì, a condizione che sia prevista la pena della reclusione.
12. In quali casi le norme penali contenute in un decreto legge non convertito
possono trovare applicazione relativamente ai fatti commessi anteriormen-
te alla sua entrata in vigore?
❑❑ A) sempre;
❑❑ B) soltanto nel caso in cui il decreto contenga norme penali più favorevoli;
❑❑ C) soltanto nel caso in cui il decreto contenga norme sfavorevoli;
❑❑ D) mai.
20 Parte Prima
15. Il reato commesso su una nave italiana si considera commesso nel territo-
rio dello Stato italiano:
❑❑ A) solo se si tratta di nave da guerra;
❑❑ B) solo se la nave si trova in acque territoriali italiane;
❑❑ C) solo se la nave si trova in un porto italiano;
❑❑ D) ovunque la nave si trovi, salvo che sia soggetta, secondo il diritto inter-
nazionale, a una legge territoriale straniera.
Soluzioni:
1. D 6. A 11. B
2. B 7. C 12. D
3. C 8. C 13. A
4. A 9. D 14. A
5. C 10. B 15. D