Sei sulla pagina 1di 8

Lessema

unità minima che costituisce il lessico di


una lingua

Un lessema è, in lessicologia strutturale,


l'unità minima che costituisce il lessico
di una lingua. Dunque, a ogni lessema di
una lingua può corrispondere la sua
registrazione in un dizionario sotto forma
di lemma.[1]

Descrizione
Come unità lessicale, il termine fa
riferimento tanto al piano
dell'espressione quanto a quello del
contenuto. Come unità astratta esso
appartiene al piano della langue e nasce
sulla falsariga di "fonema", anche per
evitare il termine controverso "parola".[2]

Si prenda, ad esempio, la parola italiana


parti[3]. Ad essa corrispondono:

la seconda persona singolare


dell'indicativo presente di partire
la seconda persona dell'imperativo di
partire
il plurale di parte (intesa come
porzione)
il plurale di parto (inteso come
travaglio)
il plurale di parto (inteso come
appartenente alla cultura partica)

In un dizionario si troveranno quattro


lemmi, uno corrispondente alle prime due
forme, un altro corrispondente alla terza
forma, un altro corrispondente alla
quarta ed uno alla quinta. A parti
(indicativo presente) e a parti
(imperativo) corrisponde dunque un solo
lessema, partire, così registrato nei
dizionari.

Se una pluralità di parole grafiche


costituiscono un unico semema (come
nel caso di tirare le cuoia, alla carlona,
lemme lemme[4]) esse verranno intese
come lessema unico.[2] In questo caso si
parla di "lessemi complessi"[1].

Il termine "lessema" è utilizzato con


significati parzialmente diversi dai diversi
linguisti, anche se è costante il
riferimento ad esso come ad un'unità
astratta. In particolare, per André
Martinet il lessema sarebbe il monema
lessicale (inteso in opposizione al
monema grammaticale): quindi, in
parlerò, parl è il lessema.[2] Secondo
Bernard Pottier, invece, il lessema è un
morfema lessicale che si attualizza nella
parole con il concorso di morfemi
grammaticali. L'autore però circoscrive
questa argomentazione a lingue come
l'italiano o il francese: se si prende, ad
esempio, la forma gave (cioè il past
simple del verbo inglese give), si vede
che non è possibile separare morfema
lessicale e morfema grammaticale.[2]

Note
1. www.demauroparavia.it , su
old.demauroparavia.it (archiviato
dall'url originale il 1º gennaio 2008).
2. Beccaria, cit., 2004, pp. 444-445.
3. ^ L'esempio è tratto da Beccaria, cit.,
2004, pp. 444-445.
4. ^ Esempi tratti da Beccaria, cit., 2004,
pp. 444-445.
Bibliografia
Patrizia Magli, Semiotica, Marsilio,
2004, ISBN 978-88-317-8367-5
Gian Luigi Beccaria (a cura di),
Dizionario di linguistica, ed. Einaudi,
Torino, 2004, ISBN 978-88-06-16942-8
Alberto Sobrero (a cura di),
Introduzione all'italiano contemporaneo.
Le strutture, ed. Laterza, Roma-Bari,
1993 (11ª edizione: 2011), ISBN 978-
88-420-4309-6.

Voci correlate
Lemma (linguistica)
Lessicologia
Semema
Morfema
Polirematica

Collegamenti esterni
(EN) Lessema , su Enciclopedia
Britannica, Encyclopædia Britannica,
Inc.
Controllo
GND (DE) 4035546-9  · BNF
di
(FR) cb13197199g (data)
autorità

Portale Linguistica: accedi alle voci di


Wikipedia che trattano di linguistica

Estratto da "https://it.wikipedia.org/w/index.php?
title=Lessema&oldid=116581134"
Ultima modifica 11 giorni fa di Scalvo98

Il contenuto è disponibile in base alla licenza CC


BY-SA 3.0 , se non diversamente specificato.

Potrebbero piacerti anche